Il Movimento
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Il Movimento
Foglio di Comunicazione Sociale Associazione Diksha Nazionale Anno II - ottobre 2007 COPIA IN OMAGGIO NEWS Il Movimento dell’unità I Diksha Giver IN ITALIA dove sono, cosa PROPONGONO I corsi in India di 21 e 10 giorni testimonianze ed esperienze Conversazione con anandagiri crescete con passione 8 14 22 25 30 oneness Diksha news Foglio di Comunicazione Sociale Associazione Diksha Nazionale Anno II - ottobre 2007 Copia in omaggio NEWS 6 3 4 6 8 12 14 22 25 29 30 32 34 35 Editoriale un grazie per il LAVORO fatto insieme Il Movimento dell’Unità Fondato da sri amma e bhagavan, è DIFFUSO in tutto il mondo Chi sono le guide della Oneness intervista a rajesh, responsabile dei corsi per l’italia In Italia i Diksha Giver sono 365 in ogni regione vengono organizzati incontri SETTIMANALI Il Risveglio del Divino il corso preparatorio che si svolge a Povegliano, verona Il corso di 21 giorni In India Un processo di crescita per trasformare se stessi E il viaggio continua... dieci giorni PER approfondire il PERCORSO Metteteci la passione! Parola di Anandagiri apprezZiamo con gratitudine ogni momento dell’esistenza L’Oneness Temple Verrà inaugurato nella primavera del 2008 San Francesco d’Assisi incarnazione dell’amore e della semplicità Risvegliarsi all’Unità un libro di arjuna ardagh per capire meglio l’oneness diksha Ricordando Linda Il ricordo di chi l’ha amata e da lei ha ricevuto amore Oneness Diksha Conference il prossimo incontro con Anandagiri in Italia Direttore Responsabile : Mario Lonardi A cura di Alessandra Callegari Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl, Marano di Valpolicella (Verona) Foto: Vito Magnanini, Alessandra Callegari, Archivio Associazione Diksha Nazionale Hanno collaborato: Franco Canteri, Mario Lonardi, Wendy Haigh, Anand, Satyam Per ulteriori informazioni www.diksha.it Editoriale Un grazie a tutti per il lavoro che stiamo facendo insieme P iù di trenta anni fa ho scelto di mettermi una bella etichetta di “ricercatore spirituale” e di dedicarmi alla realizzazione del mio Sé superiore. Dopo alcune esperienze finalizzate a... cambiare il mondo, mi sono reso conto che avrei dovuto partire da me stesso. Ho continuato il cammino insieme con mia moglie Linda e per oltre trent’anni ci siamo dedicati alla meditazione, allo yoga e al nostro percorso spirituale con grandissima determinazione, oltre che con tutta la nostra gioia, vitalità ed esuberanza giovanile. Pian piano ci siamo accorti che il “risveglio” o “illuminazione” non era nelle nostre mani. Noi avevamo fatto tutti gli sforzi possibili e ci avevamo messo tutto l’impegno di cui eravamo capaci, ma ci mancava qualcosa. Quando siamo andati in India da Bhagavan e Amma alla Oneness University, le guide del nostro corso ci hanno fatto capire che il risveglio è una cosa che viene data da un potere più grande di noi, che possiamo chiamare Esistenza, Grazia, Divino, Universo o come altro vogliamo. E che noi, da parte nostra, dovevamo renderci disponibili a riceverlo, aprendo il nostro cuore a questo aiuto speciale dato attraverso il Oneness Diksha. A conferma di questo abbiamo visto operare in noi, e in tantissime persone a noi vicine, straordinarie trasformazioni a vari livelli. Abbiamo dovuto affrontare e accettare le nostre paure, i nostri limiti, le nostre maschere, tutte le parti della personalità che ci impediscono di essere in relazione vera e profonda con noi stessi e con gli altri. L’Oneness Diksha ci ha portato a guardarci profondamente dentro, a vederci e accettarci come siamo, premessa indispensabile per aprirci all’amore e alla possibilità di sentirci uno con tutti e con tutto, che è il messaggio dell’Oneness Movement di Amma e Bhagavan. Sono felice oggi di presentare questo nuovo numero del Diksha News che testimonia il percorso che abbiamo già fatto, tutti insieme, in questi primi tre anni da quando la Oneness University si è aperta agli occidentali e noi italiani abbiamo cominciato a partecipare ai corsi che vi si svolgono. Come vedrete all’interno, abbiamo dato ampio spazio proprio alle testimonianze di chi ha partecipato ai corsi, sia quello di 21 giorni sia quello di approfondimento di 10 giorni, perché è proprio la voce di chi ha vissuto l’esperienza che meglio di ogni altra è in grado di far capire di cosa stiamo parlando. Così come abbiamo dato spazio all’esperienza dei Diksha Giver – in Italia sono ormai 365 – che organizzano incontri in diverse città e contribuiscono con il loro impegno a diffondere nel nostro Paese il messaggio dell’Unità. Un grazie a tutti coloro che collaborano alla nostra associazione e a chi ha contribuito alla realizzazione di questa rivista. Con amore. Franco Canteri Presidente Associazione Diksha Nazionale DIKSHANEWS 3 Il Movimento dell’Unità un messaggio d’amore Fondato da Sri Amma e Bhagavan, si è già diffuso in tutto il mondo risvegliando la coscienza dell’umanità O neness Movement è un Movimento spirituale che ha avuto origine nel sud dell’India negli anni Novanta e si è diffuso in tutto il mondo, coinvolgendo già decine di milioni di persone. Tale movimento si rivolge a tutti, a prescindere da qualsiasi distinzione di razza, nazionalità, credo, e non intende proporre una nuova religione ma un messaggio di unità e 4 amore fra tutti gli esseri umani, con la possibilità di attuare una profonda trasformazione spirituale, partendo dalla constatazione che siamo tutti espressione di un’unica coscienza. Il Movimento è stato fondato da Sri Amma e Sri Bhagavan, che sono riconosciuti come “avatar” del risveglio di coscienza. Avatar è un termine della tradizione indiana che può essere tradotto con “manifestazione” e riferito a un essere umano indica che è un maestro, una persona particolarmente ispirata e dotata in un certo campo (e che, sempre nella tradizione indù che riconosce la reincarnazione nel percorso di evoluzione spirituale, è venuta sulla Terra incarnandosi proprio per manifestare e diffondere quella qualità). Sotto questo punto di vista, si può dire che Francesco d’Assisi è stato un avatar dell’amore universale, Socrate della conoscenza di sé, ma anche che Mozart lo è stato della musica, Dante della poesia, Einstein della fisica e così via. Sri Amma, nata il 15 agosto del 1954 a Sangam, nel distretto di Nellore dell’Andra Pradesh, e Sri Bhagavan, nato il 7 marzo del 1949 a Natham, nel distretto di Arcot del Tamil Nadu, nel Sud dell’India, sono marito e moglie e hanno un figlio, Krishna, di 32 anni. La loro opera è cominciata negli anni Ottanta con la scuola chiamata Jeevashram (letteralmente significa “dove la vita è vissuta e sperimentata senza sforzo”). Nel luglio 1989 alcuni giovani studenti - e per primo proprio Krishna, il figlio di Amma e Bhagavan - cominciarono a sperimentare stati elevati di coscienza e a sentire una particolare energia, che si è rivelata trasmissibile ad altri e che è stata chiamata Oneness Diksha o Oneness Blessing, “benedizione dell’unità”. A partire da quelle prime particolari esperienze, nel corso dgli anni si sono trasformate in un vero e proprio processo spirituale che ha portato Amma e Bhagavan a fondare l’Oneness Movement e a formare finora circa duecento giovani, che sono oggi le guide del Movimento. Nella sola India hanno già insegnato a loro volta a milioni di persone, “risvegliandone” alcune migliaia, e continuano a formare ricercatori spirituali provenienti da tutto il mondo, per metterli in grado di divenire portatori di questa benedizione dell’unità e contribuire alla crescita della consapevolezza umana a livello plane- tario. Anandagiri, 32 anni, è il capo delle guide e ha la responsabilità di fare da “ambasciatore” dell’Oneness Movement nel mondo, tenendo incontri e seminari aperti a tutti. Oggi l’esperienza della scuola di Jeevashram si è trasferita alla Oneness University o Università dell’Unità, posta in un’area rurale circa 70 km a nord di Chennay, ex Madras. L’università comprende diversi campus, all’interno dei quali vengono ospitati i corsi sia per indiani sia per occidentali, e in uno di essi ha sede il Tempio dell’Unità. I corsi per occidentali sono articolati in un livello base della durata di 21 giorni e in uno di approfondimento di 10 giorni, che è ripetibile. Nel corso del processo i partecipanti sono accompagnati in un lavoro che è in parte psicologico e in parte spirituale, con lezioni teoriche frontali. Questo comporta una serie intervallate da meditazioni diverse e di trasformazioni mentali che portadai Diksha delle guide, che facilitano no al superamento del senso di “see accelerano il processo stesso. Al ter- parazione”, senso che è ovviamente mine del corso di 21 giorni i parteci- funzionale al nostro stare nel monpanti sono iniziati come Diksha Gi- do come esseri umani, visto che ci fa ver, cioè a poter trasmettere l’One- sentire la differenza tra un Io e un Tu ness Diksha ad altri, trasferendo così, e ci permette di muoverci nello spacome puri “canali”, questa parogni persona ha una parte ticolare energia. divina dentro di sé: Diksha (o Deeksha) è un termine sanscrito che può essere traanche chi non la sente, dotto con “grazia”, “benedizionon la percepisce, non ci crede. ne”, “iniziazione”. Attiva la caed è possibile riaccendere pacità di essere in contatto con il contatto con questa parte il Divino, nel senso più ampio del termine: l’ineffabile, il tutto, l’infinito, l’esistenza, l’essenza... zio fisico, ma che impedisce a ognuin qualsiasi modo vogliamo chiamar- no di noi di sentirci, come invece sialo. Ma anche con un Dio specifico mo, parte di un Tutto e una fra le sue della propria religione: con Gesù o tante espressioni. Buddha o Allah o Krishna... o qual- Ricevendo l’Oneness Diksha è possibile sentire cose diverse, perché siasi altro Dio della propria fede. In termini fisici, l’Oneness Diksha la sua energia agisce da “acceleratopuò anche essere tradotto “trasferi- re” o “amplificatore” del processo in mento di energia”, dato che in sede cui ognuno si trova in quel momensperimentale si è rivelato un mez- to e di quello che è in grado di ricezo per attivare un processo neurobio- vere. Si può provare uno stato di unilogico nel cervello. Ponendo le mani tà con altre persone, di pace e amore sulla testa di chi lo riceve, per cir- apparentemente immotivati, di gioia ca un minuto, si è potuto dimostra- e gratitudine verso l’esistenza. Qualre che viene ridotta l’attività dei lobi cuno è indotto a provare esperienze parietali e aumentata quella dei lobi più profonde, qualcuno ha degli “in- DIKSHANEWS sight”, qualcuno sente di poter migliorare o guarire i propri rapporti interpersonali. Qualcuno non sente nulla… e va bene così: è semplicemente dove è, nel qui e ora. Si può ricevere l’Oneness Diksha più e più volte - in genere ogni settimana - per rafforzare e consolidare il proprio processo, psicologico e spirituale, diventando più sensibili a questa energia e percependola di più. A prescindere da quanto uno abbia già lavorato su di sé a livello psicologico e spirituale, l’Oneness Diksha “lavora” in ogni essere umano secondo il suo percorso e a seconda della sua “apertura”. Tutti hanno una parte divina dentro di sé: anche chi non la sente, non la percepisce, non ci crede. La cosa interessante è proprio la possibilità di “riaccendere” il contatto con questa parte, attivando la percezione di un qualcosa che spesso è del tutto inspiegabile, indescrivibile, indicibile. La mente razionale ha difficoltà ad accettare questa parte e ha bisogno di definirla, di darle dei contorni, di concettualizzarla. Va bene, purché vediamo con onestà che è solo un modo possibile di vedere le cose e che ce ne sono altri, non necessariamente in contraddizione con la razionalità. 5 Una guida per amico Intervista a Rajesh ji, responsabile dei corsi della Oneness University per l’Italia L e guide (note un tempo come “dasa”, anche se oggi preferiscono chiamarsi “friends”, amici) che accompagnano il processo dei 21 giorni, così come quelli successivi di approfondimento, sono state formate da Amma e Bhagavan per trasmettere i loro insegnamenti. Hanno mediamente una trentina d’anni e può sembrare incredibile che uomini e donne così giovani possano svolgere un compito tanto delicato e impegnativo. Ma appena li si incontra, arrivando alla Oneness University, ci si rende conto della loro amorevolezza e apertura, della loro capacità di capire gli altri, della loro centratura. Ne abbiamo parlato con Rajesh, 32 anni, che è anche il coordinatore dei corsi per gli italiani e gli spagnoli. Chi sono le guide della Oneness University? Le guide sono giovani indiani che hanno studiato con Amma e Bhagavan e sono state formate da loro. In alcuni casi sono stati allievi della scuola di Jeevashram e conoscono Amma e Bhagavan fin da ragazzini. Anandagiri, per esempio, che oggi ha 32 anni, è stato compagno del loro figlio Krishna, così come Samadarshini e Vimalkirti. Oggi sono i tre principali collaboratori di Amma e 6 Bhagavan, responsabili rispettivamente della diffusione dell’Oneness Movement nel mondo, della Oneness University e della attività dei Friends in India. In altri casi si tratta di giovani che sono arrivati alla Oneness un po’ dopo: alcuni lavorano con Amma e Bhagavan da una decina d’anni, altri anche meno. Tu come sei arrivato alla Oneness University? Io sono di Chennai, ho conosciuto Amma e Bhagavan una decina d’anni fa. All’epoca lavoravo in banca, mi ero laureato in economia. Posso dire di essere stato “chiamato”: dopo averli incontrati ho sentito qual era la mia strada, che volevo rimanere con loro e lavorare per la Oneness. E così è stato. In realtà vale un po’ per tutti noi, anche se abbiamo storie e percorsi diversi. Per esempio Krishnaraj è un musicista e ha pubblicato parecchi cd, Murali è medico ed è vissuto per alcuni anni in Russia, Srinivas ha studiato ingegneria… loro insegnamenti, meditando e soprattutto ricevendo il Diksha, che ha operato in noi una profonda trasformazione a livello di coscienza. Abbiamo tutti fatto una scelta di vita, decidendo di dedicarci al servizio nella Oneness. Questo vuol dire che ci mettiamo a disposizione, non solo per insegnare nei corsi, sia per indiani sia per occidentali, ma anche per lavorare nel progetto Friends, cioè nei circa 150 villaggi indiani in cui operiamo a contatto con la gente, in quelli che possiamo chiamare i nostri “centri sociali”. Ciascuno si dedica a un compito particolare, anche se cerchiamo di “ruotare” fra noi in modo da fare tutti le più diverse esperienze, sempre confrontandoci e aiutandoci. E tutto si trasforma ed evolve molto velocemente, compresi i nostri corsi. In che senso? Nel senso che di anno in anno anche Che tipo di formazione avete? noi impariamo di più e via via che conosciamo meglio i partecipanti Come si diventa guide? Sostanzialmente abbiamo studiato con Amma e Bhagavan ascoltando i e il loro modo di pensare siamo in grado di proporre meglio gli insegna- menti. Prima di avviare i corsi per gli occidentali abbiamo dovuto formarci rispetto alla loro mentalità, che è molto diversa da quella degli indiani: e infatti i corsi sono impostati in modo diverso. Non solo: abbiamo dovuto anche studiare il background culturale, la mentalità e il linguaggio degli italiani piuttosto che degli americani, dei russi piuttosto che dei tedeschi. Siamo formati a poter parlare con gli uni e con gli altri. Poi, anche se naturalmente, ognuno di noi ha il suo modo di insegnare e di impostare le lezioni e gli argomenti, ci alterniamo in modo da poter essere intercambiabili. Ogni giorno, anche dopo le lezioni, discutiamo, pianifichiamo, sempre per migliorare il processo. A volte ne discutiamo anche con Amma e Bhagavan: le decisioni importanti vengono prese solo dopo averne dialogato con loro. Ci spingono a essere molto critici su noi stessi e il nostro lavoro. Come ha raccontanto Anandagiri recentemente, non diamo mai nulla per scontato: tra di noi discutiamo molto e le cose si fanno solo se siamo convinti tutti. Alcuni di voi si dedicano a certi gruppi di partecipanti? Sì, ci sono tra noi vari responsabili. Attualmente per esempio io seguo italiani e spagnoli, Rajeev i francesi, Lataji olandesi e belgi, Krishnaraj tedeschi e americani, Srinivas giapponesi e coreani e così via. Questo perché, appunto, ogni gruppo ha necessità diverse e va accompagnato nel corso del processo, rispettandole e tenendone conto. Ma non c’è nulla di fisso, di stabilito per sempre. Si può rimanere in contatto con le guide anche dall’Italia? Certo. Le persone che vengono alla Oneness University possono avere dalle guide tutto il supporto di cui hanno bisogno. Dato che il processo continua, è possibile rivolgersi a loro per email, per condividere quello che sta succedendo, avere consigli, imparare sempre di più. DIKSHANEWS Come si svolge la vostra vita? Si tratta di una scelta definitiva, come quella dei monaci di tradizione cristiana o buddista? La nostra non è una chiesa e anche se si tratta di una scelta di vita, che richiede un impegno preciso visto che ci dedichiamo totalmente a questa missione, siamo anche liberi, in qualsiasi momento lo vogliamo, di lasciarla e di tornare nel mondo, in famiglia. In ogni caso, quando abbiamo deciso di seguire Amma e Bhagavan lo abbiamo fatto sempre in accordo con le nostre famiglie. E tutti noi che viviamo alla Oneness University ci sentiamo sempre parte del mondo. I nostri genitori vengono a trovarci, sanno perfettamente come viviamo e cosa facciamo. Possiamo paragonare la nostra vita a quella monacale nel senso che non siamo sposati, che viviamo tutti in comunità in uno dei campus, uomini e donne separati, e abbiamo delle regole e degli orari: una sorta di “ora et labora” fatto di studio, insegnamento, meditazione, preghiera. Ma ci sentiamo molto liberi e stiamo molto bene. Alcuni di voi vengono chiamati “esseri risvegliati” e durante i corsi i partecipanti meditano con loro. Chi sono? Gli esseri risvegliati – che un tempo erano chiamati cosmic beings o “esseri cosmici”, terminologia che abbiamo deciso di cambiare perché dava adito a equivoci – sono semplicemente alcuni di noi guide si trovano diche Nitya Allieviin uno stato di coscienza particolare, molto elevato. Quasi uno stato di perenne meditazione, che viene raggiunto in condizioni particolari grazie al Diksha, e che può durare anche mesi. In questo stato si è meno funzionali nella vita quotidiana: questo spiega perché sembrano essere rallentati in tutto quello che fanno, camminano lentamente, a volte debbono essere proprio aiutati. Meditare insieme a loro è un’esperienza molto potente. Sarebbe possibile per un occidentale, se lo desiderasse, diventare una guida e insegnare nella Oneness University? In realtà noi pensiamo che la gente debba vivere nel proprio paese e aiutare la propria gente. Questa è la responsabilità che ognuno può utilmente assumersi. Anche creando, se lo volesse, delle comunità, fisiche o ideali, nel luogo in cui vive. Noi desideriamo che in tutto il mondo chi ha parteciato ai nostri corsi ed è stato iniziato come Diksha Giver possa diffondere il messaggio di unità di Amma e Bhagavan, che è un messaggio universale, in modo che un numero sempre maggiore di persone lo possa conoscere e possa trarne buoni frutti. 7 Sono 365 i Diksha Giver in italia In ogni regione vengono organizzati incontri settimanali durante i quali viene dato il Oneness Diksha ai partecipanti I l Diksha può essere ricevuto solo dai Diksha Giver, che sono stati specificamente iniziati a trasmettere questa energia divina durante il processo di 21 giorni che si svolge alla Oneness University in India. I Diksha Giver in Italia sono ormai 365, sparsi un po’ in tutta Italia, e molti di essi organizzano serate settimanali e incontri nei weekend durante i quali viene dato il Diksha. L’elenco completo dei Diksha Giver e delle serate si trova sul sito www.Diksha.it Ogni volta che si riceve un Diksha può iniziare un particolare processo che è indipendente da chi lo dà: quello che sente o pensa il Diksha Giver non passa a chi lo riceve perché il Diksha è indipendente dalla personalità del Diksha Giver e non è dato da lui ma dal Divino. Ogni Diksha che si riceve innesca un processo e quando in una sessione se ne ricevono da persone diverse l’esperienza è molteplice perché ogni Diksha contribuirà al processo. Se in chi riceve emerge qualcosa di negativo, per esempio qualche problema insoluto, è perché il processo di trasformazione si sta attivando. Ma non bisogna aspettarsi che emergano solo gioia e felicità, perché il Diksha serve per fare crescere le persone e non per dare loro solo benessere. Può lavorare in modi diversi: a qualcuno può dare esperienze mistiche, per qualcun altro agisce sul piano fisico, per 8 altri può lavorare sulla percezione della vita, per altri è energia, per altri ancora amore. Ogni persona è in uno stadio diverso della propria vita e il Diksha – che è un acceleratore di processi - non può che operare su quello che sta accadendo nel qui e ora. Per chi ricerca da tanto tempo può aprire tutte le porte; per persone che hanno sofferto tutta la vita può aiutare a uscire dal dolore; per coloro che cercano di migliorare il proprio lavoro può rivelarsi un ottimo strumento di crescita professionale, mentre le persone che vogliono dedicarsi ad aiutare gli altri vedranno il Diksha come un meraviglioso fenomeno venuto per aiutare l’umanità. Ma per quelli che in questo momento della loro esistenza non sono interessati alla propria evoluzione, che non sono preparati a trasformarsi e a trasformare la propria vita, il Diksha non potrà essere un aiuto efficace e potranno semmai tornare a riceverlo quando la vita li avrà preparati a questo. Perché se è vero che la Grazia aiuta, bisogna anche che l’essere umano sia disposto a riceverla. S’impara a vibrare con il prossimo e a sentire una forte appartenenza Ho avuto la fortuna di essere fra gli italiani che per primi sono stati a fare il corso di 21 giorni in India nel gennaio del 2005, e poi ho partecipato a due deepening, nel settembre del 2006 e nel marzo del 2007. Sono state tutte esperienze meravigliose, in cui ho sentito che mi è stato passato un vero patrimonio di stimoli, di ricchezze, di comprensioni, di realizzazioni, ma a un livello sempre più sottile, come qualcosa che si stabilizza dentro e mette radici. Ricordo in particolare l’incontro con Samadarshini, di una bellezza assoluta. La sua compassione, la sua capacità di trasmettere amore dando il Diksha anche solo con lo sguardo, è straordinaria e fa capire quanto un essere umano possa evolvere, possa davvero raggiungere la realizzazione del Divino e dell’Unità e testimoniarlo con la sua presenza. Ho potuto constatare da allora che il processo si approfondisce, che il Diksha continua a lavorare dentro di me, con effetti nella mia vita quotidiana e nelle mie relazioni con la gente. Ecco perché organizzare incontri in cui viene dato il Diksha è molto importante, non solo per chi lo riceve ma per chi lo dà, perché ne viene continuamente arricchito e nutrito. A Milano siamo ormai in parecchi ed è belloorganizzare serate Doksha in più persone perché così c’è anche uno scambio fra noi. Come responsabile della Lombardia organizzo anche incontri fra Diksha Giver di tutta la regione. Finora abbiamo organizzato due weekend, a Varese e a Pavia, e contiamo di organizzarne altri per ampliare la condivisione di esperienze e di vissuti. Quanto alle serate, di solito facciamo una piccola introduzione offrendo qualche motivo di riflessione, poi proponiamo una meditazione per raggiungere uno stato di silenzio interiore (di solito guidata, spesso usando il contatto con il respiro) e poi diamo il Diksha. L’importante è creare una situazione di cuore, intima, quindi cerchiamo di non dare grande spazio alle spiegazioni intellettuali, anche con chi ne vorrebbe di più, perché il rischio sarebbe poi di andare troppo nella mente. Semmai, a chi le richiede, le spiegazioni possono essere date a parte. Quello che sento grazie alla esperienza come Diksha Giver è una forte appartenenza: sento di vibrare con il prossimo, anche nei momenti in cui la relazione è più difficile. Massimo Ciocca, Milano DIKSHANEWS Ogni serata è diversa, ogni volta è una grande avventura Ho conosciuto il Diksha nell’estate 2005 e da allora la mia vita è decisamente, inevitabilmente, straordinariamente cambiata! All’inizio sono entrata in contatto con blocchi e sensazioni energetiche a livello fisico: le mascelle, la bocca, il collo erano come anestetizzati; la testa pulsava, il mio corpo sembrava radicato a terra. Poi ho avvertito cambiamenti inaspettati a livello emotivo: oggi mi capita di sentire una gioia molto profonda senza un motivo oggettivo, una gioia talmente reale e immensa che non avrei mai pensato di poterla provare. Sono entrata anche in contatto con un dolore e un pianto molto profondi, sempre senza apparente motivo. In generale sono più aperta al mio sentire e nel quotidiano permangono una calma e un silenzio di fondo. Sono inoltre emersi un grande senso di gratitudine nei confronti del Divino e la riscoperta della sua eterna Presenza e del suo amore immenso. Dall’agosto 2006 ho iniziato a diffondere questo enorme dono con altri amici. Faccio parte dell’Associazione Diksha Pisa: ci definiamo “itineranti” perché organizziamo serate Oneness Diksha in diverse città toscane (Livorno, Pisa, Cecina, Grosseto, Massa Carrara, Lucca). Ogni sera è diversa, ogni volta una grande avventura, un messaggio, una speranza, mille scoperte ed emozioni! Sandra Spataro, Pisa Abbiamo avviato un laboratorio “Percorsi terapeutici e Diksha” Opero come consulente individuale e familiare in uno studio privato e presso un consultorio e conduco gruppi di costellazioni familiari. Ho conosciuto l’Oneness Diksha nel gennaio 2007 e ho trovato i sui effetti così notevoli da indurmi a partecipare al processo dei 21 giorni che si è svolto in agosto. Nel contempo, insieme a Giuliana Nicotra abbiamo attivato a Bologna, dal maggio 2007, il laboratorio “Percorsi terapeutici e Diksha”, ritenendo che avrebbe potuto rivelarsi un aiuto per chi svolge un percorso di questo tipo. Il laboratorio è stato frequentato in tutto da circa 30 persone, la maggior parte dei quali miei clienti. Molti erano scettici, sono venuti più per fiducia in me che per convinzione personale e abbiamo chiesto che seguissero almeno quattro o cinque incontri e poi ne valutassero gli effetti. Per alcuni, dopo i primi incontri si è attivato qualcosa di difficile o doloroso. Li abbiamo incoraggiati a stare con ciò che c’era e a utilizzare l’aiuto della terapia. A fine luglio, quando abbiamo sospeso il laboratorio per la pausa estiva, quasi tutti i partecipanti che avevano ripetuto l’esperienza almeno un po’ di volte erano felici, alcuni felicissimi, dei risultati emersi in diversi ambiti della propria vita. Molti hanno avuto la sensazione di una notevole accelerazione del percorso terapeutico e in due casi è arrivato a compimento. Molti hanno apprezzato l’aspetto della condivisione e del crescere insieme che è emerso e ora che possono ricevere il Diksha durante le sedute (visto che posso darlo anch’io) molti scelgono comunque di riceverlo nelle serate di gruppo. Per me è stata una scoperta meravigliosa vedere come il Diksha interagiva con il percorso terapeutico dei miei clienti, che in alcuni casi vedo da anni. Funziona come un grande acceleratore e i movimenti dell’Anima, come si dice in ambito costellativo, diventano più facili. La paura come per magia si attenua, e a volte scompare. Il coraggio e l’amore aumentano. Qualcosa che sembrava non potesse sbloccarsi improvvisamente si muove, qualcosa che non poteva emergere arriva. E’ stato affascinante anche vedere come incontro terapeutico e serata Diksha interagiscono: come in un gioco di squadra, ognuno passa la palla all’altro, ognuno la prende a volo, e ben presto è goal! Un grandissimo grazie a tutti coloro che hanno operato e operano affinché quest’energia divina possa raggiungere il genere umano su vasta scala. Gilda D’Elia, Bologna Le persone arrivano quando è il momento giusto per loro Tengo serate Diksha da due anni, avendo fatto il processo di 21 giorni nell’agosto 2005. All’epoca mi aspettavo la salvezza, e anche qualcosa che mi aiutasse a superare il dolore. Avevo un sacco di aspettative sulla “illuminazione”, anche se ovviamente non sapevo bene cosa fosse. Poi ci sono stati i due deepening, l’ultimo dei quali nel marzo di quest’anno, e molte cose sono cambiate. Già dopo il primo, e ancora più dopo il secondo, è come se la mente si fosse quietata e se io avessi capito che non dovevo “fare” e soprattutto non dovevo aspettarmi da fuori le soluzioni. Ho capito che il risveglio era già dentro, 9 che non mi mancava niente, che dovevo rilassarmi in questo. E poi ho capito che se accogli il dolore poi arriva anche la gioia, perché le cose cambiano a un livello molto più profondo, energetico. Ora vedo che tutto procede più velocemente, come se nel corso del processo le cose si accelerassero, per me e per gli altri. Per le serate, che adesso qui a Roma organizziamo ogni due settimane, la gente arriva anche senza fare pubblicità. Ovviamente è servito il libro che abbiamo pubblicato con Osvaldo Sponzilli: le persone magari lo leggono, ci pensano un po’ e poi chiamano quando è il momento giusto. Organizzo delle serate a tema, con un breve filmato estrapolato da un video della Oneness University in cui si trattano le relazioni, la salute, il rapporto con il Divino ecc, in modo da offrire uno spazio di riflessione e condivisione. E dopo una breve meditazione con il respiro diamo il Diksha. Ci sono molte persone che rimangono, che vengono ormai regolarmente da un anno e continuano, avendo capito che il processo va avanti. Anche perché non tutti possono o desiderano andare in India a fare il processo di 21 giorni, ma tutti possono lavorare su di sé con l’aiuto del Diksha ed evolvere. Enza Carifi, Roma Una speciale giornata Diksha nel giardino di casa mia Già prima di partire per l’India pensavo che mi sarebbe piaciuto, al mio ritorno, trovare un modo per presentare il Diksha. Mi sembrava carino organizzare una festa che potesse essere attirare l’attenzione del maggior numero possibile di persone. In realtà non avevo la più pallida idea di come sarei stato dopo l’India… Appena tornato, visto che per il lavoro che faccio conosco tanta gente, c’era tanta curiosità e interesse per la mia esperienza. Così, domenica 23 settembre ho invitato a casa mia una sessantina di persone, compreso il sindaco del mio paese con la moglie. Il giardino non è grandissimo, sistemarlo 10 non è stato difficile: ho messo una ventina di grosse candele, ho posizionato sedie e tavoli con vassoi di stuzzichini salati e dolci e la ciliegina sulla torta è stato il tè: una mia amica ne ha preparati diversi tipi con un bellissimo samovar. Non mancava la musica, stupenda e ben studiata. C’erano quattordici Diksha Giver e la festa è perfettamernte riuscita. Ho cercato di fare una piccola introduzione aiutato dal “mitico” Franco Canteri e poi… Diksha a volontà. È stato un grande successo in ogni senso, la gente era molto felice, io al settimo cielo visto che avevo raggiunto il mio obiettivo. È vero, il Divino si manifesta sempre di più nella mia vita e ne sono molto felice. Massimo Sanguanini, Mantova Si dissolve la linea che separa chi dà il Diksha e chi lo riceve La caratteristica principale dell’esperienza delle serate e giornate Diksha che ormai si susseguono, con piccole pause, da un paio d’anni nel Centro di Treviso, che ha cambiato il nome in “Oneness Meditation Center”, forse è proprio un progressivo dissolversi della linea che divide coloro che danno il Diksha da coloro che lo ricevono soltanto. C’è sempre maggiore interesse per l’esperienza della trasmissione in sé e per la meditazione che la precede (che cambia in continuazione, anche grazie alla grande fonte d’ispirazione che è Osho, con le miriadi di piccole tecniche che ci ha lasciato in eredità), che si rivela utile per staccare dalla mente e dalla frenesia delle attività quotidiane. Sempre meno sono invece le parole, le spiegazioni o i commenti. Nella parte iniziale delle serate, che pure rimane come possibilità di condividere o di fare domande, più che la mera curiosità emerge sempre più il piacere di raccontare agli altri cosa succede poi nella vita di tutti i giorni. Da qui risulta chiaro come la differenza è, caso mai, tra chi si avvicina solo occasionalmente e chi, con costanza e fiducia, non si stanca di aprirsi all’energia del Divino. Col tempo quindi si è creato un gruppo di “affezionati”, molti dei quali sono passati dalla parte di chi ora dà il Diksha; anche se arrivano in continuazione nuovi amici che vogliono provare questa che per loro è una novità. Satyam, Treviso I partecipanti, anche i più scettici, si scoprono ritrovati L’atto del Diksha ha in sé il segreto della vera condivisione: si dà per riceverlo. Ed è il precursore della vera esperienza d’amore, quando amare è essere amati. Il Diksha Giver è allo stesso momento un receiver, la vibrazione dell’energia trasformatrice che discende non passa dal Diksha Giver a chi lo riceve, bensì unisce entrambi in un abbraccio di pace solida e di gioia. In quell’abbraccio, al sopraggiungere della Presenza, le tenebre si dissolvono sorprendendoci nell’unione con tutto ciò che ci circonda. Bhagavan lo spiega bene: “Nel Diksha influiscono tre aspetti; il sankalpa del Diksha Giver, la risonanza col receiver e infine l’intervento della Grazia”. Il sankalpa del Diksha Giver, ovvero la sua aspirazione, porta al ricevere, la risonanza con il receiver consente il dare, e a questo la Grazia risponde con l’appagamento. E ogni volta l’esperienza si ripete, lasciando i partecipanti meravigliati. Anche i più scettici, quelli che giocano a nascondino con Dio, si scoprono improvvisamente ritrovati. Ai prossimi giocatori: avete gia stabilito chi fa la conta? Noo? Allora nascondetevi, lasciate che sia il Divino a cercarvi! Edda e Riccardo, Cagliari Dobbiamo liberare il cammino per ritornare a casa L’Oneness Diksha altro non è che sperimentare la vita in tutti i suoi aspetti, quelli di grande luce ma anche quelli ombrosi o noiosi, senza paura perché accompagnati per mano dalla nostra Presenza divina. E così sono anche le serate Diksha, caratterizzate dalla grande soddisfazione dei partecipanti di aver potuto vivere pienamente il proprio bisogno del momento. Purtroppo nella nostra società siamo talmente carenti di esperienze amorevoli, gioiose e luminose, da ritenere che una cosa sia efficace solo quando ci mette in contatto con le parti migliori del nostro essere, mentre se ci mostra altre parti più oscure o dolorose siamo pronti a dire che quella stessa cosa non va bene. Questo succede anche nelle serate Diksha: spesso i partecipanti hanno delle esperienze iniziali molto belle, di unità e di profondo contatto con se stessi, ma quando il Diksha li porta in contatto anche con altri aspetti della loro personalità si allontanano pensando che non sia più efficace. Perché hanno rivissuto, per esempio, “quella rabbia” di anni prima che sembrava non esserci più (salvo il fatto di avere sempre la gastrite o l’ulcera…) In realtà sia in un caso sia nell’altro il Diksha: sta aiutando a “sgombrare il cammino per tornare a casa”, a liberare la strada da tutte le emozioni ed esperienze passate che impediscono il contatto con la nostra Essenza, mostrando - in maniera graduale e unica per ognuno – tutte quelle esperienze ed emozioni che prima non vedevamo. Il Diksha aiuta a fare spazio, a liberarci da quanto tenevamo inconsapevolmente dentro di noi, per poter camminare liberi e leggeri lungo il percorso di crescita e risveglio. Le serate Diksha per me sono magnifiche perché mentre do il Diksha sperimento uno stato benedetto di unità, nel quale finalmente tutti i giudizi e le separazioni della mente non hanno più presa su di me e mi sento uno, fusa in un abbraccio di amore con le persone che vi partecipano. Io sono loro e loro sono me: e questo stato è estremamente appagante e di grande pace. Nella vita quotidiana non sono sempre in questo stato meraviglioso… ma posso affermare che il Diksha mi ha aiutato ad allontanarmi ogni giorno di più dalla sofferenza causata dai giudizi e dallo stato di separazione causato dalla mia mente. Simona Simonetta, Verbania DIKSHANEWS Tutti i giorni dico “Grazie!”, anche come funziona il Diksha e dove stanno andando. Lavorando sui chakra l’aiuto del senza uno scopo preciso Per me le serate Diksha sono una festa e una gioia fin dalla preparazione. Gioia che mi viene dalla profondissima gratitudine che sento, e che è una porta verso l’amore: tutti i giorni mi alzo e dico “grazie”, vado a letto e dico “grazie”. Così, senza uno scopo preciso. Ringrazio anche durante gli incontri. Fin dal primo momento della serata mi sento guidato, assistito, dalla Presenza. E la gente lo sente. Così come sento che una parte integrante anche del mio processo prosegue durante le riunioni, in conseguenza del fatto che quando do il Diksha io ricevo. E quando in certe riunioni ci sono persone in difficoltà, che hanno dubbi o paure, che hanno problemi personali e non riescono a concentrarsi, a stare sedute in silenzio a occhi chiusi, sento che sono “pulito” nel non giudicare o avere proiezioni su cosa serve per loro, e se un pensiero si affaccia se ne va subito: l’azione del Diksha va ben al di là di me e di quello posso pensare in quel momento. Partecipo a serate anche lontano da casa e vado regolarmente in Piemonte, a Torino, città per la quale ho grande affezione perché è legata al mio percorso spirituale, oppure mi capita di partecipare a serate anche in giro per l’Italia o all’estero: dare il Diska insieme ad altri Diksha Giver è un elemento di grande forza. Quando è possibile è importante che le serate e gli incontri in generale siano a più voci. E poi è bello anche avere una presenza sia maschile sia femminile, perché, che lo si voglia o no, la gente ha comunque un livello di risonanza diverso rispetto a una persona o un’altra, e alle volte può sentirsi meglio con un uomo o una donna. Organizziamo sia serate che giornate; le prime si svolgono con piccole meditazioni, non sempre a tema. Ma ultimamente abbiamo deciso di proporre ai partecipanti una sorta di percorso sui chakra, come già si fa a Verona, perché abbiamo capito che può essere utile soprattutto per coloro che altrimenti hanno difficoltà a capire Divino in qualche modo si concretizza, e rispetto alla pura concettualizzazione la percezione fisica che le persone hanno meditando e respirando nei chakra rende tutto più reale. Le giornate invece sono sempre a tema, legate per esempio alle relazioni, alla gratitudine, alla fiducia, al perdono. E servono molto perché le persone si possono permettere di condividere ciò che sentono con altri e di sentirsi accolti. Bhagavan ha sottolineato che siamo noi a dover lavorare su noi stessi, e se è vero che il Diskha ci aiuta, servono sempre la nostra collaborazione e il nostro intento. Trovo anche importante la decisione di Bhagavan e Amma di non comparire più: io infatti nelle serate non espongo più la loro immagine e uso solo il simbolo dell’OM, che è più generico. Questo non toglie nulla alla profonda gratitudine che sento per loro e per tutto quello che stanno facendo per noi. Avendoli incontrati, oltretutto, la loro presenza ha significato per me sustanziare una relazione con il Divino, perché sono riuscito a superare la difficoltà intellettuale di non poter immaginare che una persona viva possa essere Dio. Paolo Clauser. Torino Il senso di compassione potenzia l’efficacia del Diksha La mia esperienza durante i seminari è di grande silenzio interiore, con la voglia di rimanere in quello spazio. Il modo di esprimersi della Presenza varia da persona a persona e ci sono volte in cui il legame emotivo che mi lega a chi riceve è così forte che sento come una trasformazione immediata fluire attraverso il Diksha. Non occorre conoscere la persona da decenni, basta avere anche solo per un istante la visione della sua condizione, della sua sofferenza e sorge immediatamente un senso di compassione che potenzia tantissimo l’efficacia del Diksha. in quel caso l’esperienza è bellissima per entrambi. Rudy, Napoli 11 Il Risveglio del Divino Il corso preparatorio che si svolge al Campus di Povegliano P er partecipare al processo dei 21 giorni che si svolge alla Oneness University è necessario aver frequentato in Italia, almeno una volta, il corso preparatorio “Il Risveglio del Divino”, che si svolge al Campus di Povegliano, vicino a Verona, e si sviluppa in un weekend, dal venerdi sera alla domenica pomeriggio (le date sono sul sito www.diksha.it). Sono due intense giornate nelle quali si cominciano ad affrontare alcuni dei temi che poi verranno ampiamente trattati in India: un’introduzione importante rispetto al modo in cui i partecipanti seguiranno e percepiranno poi il processo Oneness. L’obiettivo è di aiutare le persone a godere e sperimentare la vita, e si basa sull’assunto che tutti noi in fondo vogliamo essere felici e quello che facciamo è volto a questo fine: intrecciamo relazioni, inseguiamo il successo, cerchiamo di farci un nome o di diventare famosi, desideriamo molte cose... Ma se guardiamo alla nostra quotidianità, siamo veramente felici e soddisfatti della vita che conduciamo? Secondo Amma e Bhagavan la spiritualità si misura sulla base 12 della nostra gioia. È molta diffusa l’idea che spiritualità sia sinonimo di religiosità, o che per essere spirituali sia necessario aderire a certi dogmi o credenze, vivere secondo determinati insegnamenti o concetti, sperimentare in modo permanente stati elevati di coscienza. Nella concezione della spiritualità alla quale ci ispiriamo c’è invece la comprensione basilare che solo una persona felice può trasmettere felicità ad altri. Non possiamo dire: “Sono triste, ma sono gentile con gli altri, li aiuto e li rallegro...” perché se siamo infelici siamo certamente anche irritabili e scostanti e intorno a noi irradiamo infelicità. Ma il viaggio verso questa comprensione richiede un cambiamento radicale nella nostra coscienza, non solo a livello mentale o psicologico. Perché l’uomo è essenzialmente coscienza. Coscienza è la totalità della nostra esperienza, la totalità di quello che siamo. Il modo in cui facciamo esperienza delle cose, le nostre attitudini, comportamenti, tutto dipende dalla nostra coscien- za, dalla profondità della nostra consapevolezza, e quindi affinché il cambiamento sia reale è necessario che avvenga a questo livello. Così, siccome il nostro livello di coscienza dipende dal cervello, se vogliamo modificare tale livello è necessario che anche il cervello subisca una trasformazione. In questo corso preparatorio inizia il processo che arriverà a produrre una trasformazione neurobiologica del cervello, grazie alla quale un cambiamento a livello della nostra coscienza permetterà una diversa esperienza della vita. E questa trasformazione avviene tramite l’Oneness Diksha. C’è un principio che funge da riferimento durante tutto il processo e la cui comprensione è fondamentale: il mondo esterno è un riflesso del mondo interno. Il corollario che ne deriva è che per prenderci cura della nostra condizione di vita nel mondo esterno dobbiamo cominciare a prenderci cura innanzitutto del nostro mondo interiore. Ed è il messaggio che viene appunto trasmesso a Povegliano Veronese. Durante il corso ho scoperto di voler bene a tutti Durante il corso a Povegliano ho sperimentato una bellissima esperienza di apertura nel mio cuore: mi sembrava enorme e ho sentito che vi trovavano posto anche coloro con i quali avevo avuto delle discussioni o degli screzi, oppure quelli che sono gelosi di me. C’erano tutti, in una unità e in un amore totalmente disinteressato. E io volevo bene a tutti! Mi auguro che mi capiti sempre più spesso. Sisko Naerhi Un’esperienza super in cui regina è stata anche la musica Sono molto contenta di aver partecipato al corso, soprattutto per le tematiche importanti che sono state trattate, la tecnica di respirazione che ci è stata insegnata, il lavoro sulle ferite interiori e i rapporti con i genitori. Tutto gestito splendidamente dai quattro tutor con l’assistenza dei meravigliosi Diksha Giver. Un’esperienza super, in cui la regina è stata la musica, con il Moolamantra 1 e soprattutto il Moolamantra 2, i vari remix e tutto quello che ci è stato proposto. Le informazioni sul corso di 21 giorni in India sono state esaustive, anche se forse se ne potrebbero dare di piú sul cammino spirituale che si innesca in questo corso e sui possibili effetti che un profondo stato di meditazione puó indurre, in modo che ognuno sia più consapevole di ciò cui può andare incontro. Michela Fantinel Ho provato il dolore di mio figlio nel non sentirsi capito da me Dopo che una mia carissima amica, Cristina, mi ha invitata a una stupenda serata Diksha, sono stata incuriosita dal corso a Povegliano e oggi benedico quella mia curiosità. Arrivo da parecchi anni di lavoro su di me, personale e spirituale: corsi su corsi per cercare di buttar giù come un ariete quel composto di dolore, rabbia, aggressività e amore… Ma con quali risultati? A Povegliano ho attarversato anche esperienze molto forti. Abbiamo per esempio lavorato sulle ferite, e ho contattato la relazione con i miei due figli di 22 e 30 anni: con il più giovane ho un dialogo aperto, con l’altro c’è più chiusura, e anche se cerco di parlargli con calma e gentilezza provo rancore e rabbia per alcune scelte che sta prendendo. Ma sento che questo DIKSHANEWS mio comportamento crea un distacco nella nostra relazione. Quando ho contattato un grande dolore, la cosa peggiore è stata sentire che non era il mio ma il suo, quello di mio figlio che non si sentiva amato e compreso da me. Ho provato una vera disperazione, ho sentito quanto amavo mio figlio e ringrazio Dio perché attraverso questa consapevolezza posso avere la possibilità di non comportarmi più così e di cambiare atteggiamento nei suoi confronti. Con un altro esercizio abbiamo lavorato sui nostri genitori. Io non ho avuto una famiglia felice, i miei non si sopportavano, erano litigi e botte continui. Un giorno mia madre ha abbandonato la famiglia lasciando i miei fratelli ancora piccoli a mio padre. Lui è morto quattro anni fa dopo sei mesi di lunghe sofferenze e non ho mai accettato la sua morte. Durante la sessione per primo è comparso lui: c’era tanto dolore, gli ho detto quanto mi mancava e gli ho chiesto perché non ho mai ricevuto da lui una carezza o un bacio. E in quel momento ho sentito che la nostra relazione si stava risanando, e quanto amore c’era tra noi, e quando dopo un lungo abbraccio se ne è andato ho provato molta serenità e accettazione. Quando invece si è presentata mia madre, con la quale non ho più contatti da anni, ho provato nei suoi confronti rancore, rabbia, paura, odio per tutto il male che aveva creato, e gliel’ho detto. Poi però è stato come se tutti questi sentimenti perdessero il loro peso, finché è emersa una grande pace e la possibilità di una forma di perdono reciproco. Quando ci è stato detto di fare un dono ai nostri genitori ho chiesto al Divino che li aiutasse a lasciare da parte i loro sentimenti negativi, e che si abbracciassero con tutto l’amore possibile. E penso che per la prima volta si sono incontrati davvero ed è stato un grande dono anche per me. Questo corso mi ha dato tanto e mi sta dando ancora molto. Mi sento molto più serena e amorevole e voglio ringraziare i conduttori e tutti i partecipanti, la mia amica Cristina che mi ha fatto conoscere questo percorso spirituale, me stessa per essermi fidata e soprattutto il Divino che è qui per noi. Bruna Vaccari A distanza di tempo il Diksha sta facendo tanti piccoli miracoli Il corso “Il Risveglio del Divino” è stato molto importante, posso davvero dire che ha cambiato la mia vita. Mi ha colpito soprattutto l’esperienza della meditazione sui genitori, durante la quale ho sentito per la prima volta di poterli perdonare. È incredibile come il Diksha mi abbia aiutato, ho sentito verso mio padre e mia madre un amore profondo e mi rendo conto che questa esperienza dovrebbero farla tutti, soprattutto coloro che hanno figli, per imparare a non sbagliare con loro come hanno sbagliato, anche senza volerlo, i nostri genitori con noi. Oggi, a distanza di un po’ di tempo, il Diksha sta continuando a lavorare, sta sciogliendo dei nodi dentro di me, sta facendo tanti piccoli miracoli nella mia vita di tutti i giorni. Maria Sessa 13 Un viaggio lungo 21 giorni Un processo di crescita personale di tre settimane per trasformare se stessi e diventare Diksha Giver L ’Oneness University propone da alcuni anni dei corsi anche per occidentali: un processo di 21 giorni che consente una importante trasformazione su di sé e comprende l’iniziazione per diventare Diksha Giver, e un processo di 10 giorni di approfondimento ulteriore, che è possibile seguire a distanza di almeno sei mesi dal primo e può essere utilmente ripetuto. Il processo di tre settimane si svolge in genere in quello che è noto come Campus 2, nel quale sono stati ospitati gli italiani che hanno partecipato all’ultimo corso nell’agosto 2007. Si tratta di un ampio spazio recintato, che comprende due edifici a tre piani con i dormitori maschile e femminile; un vasto edificio a un piano che ospita due sale meditazione con aria condizionata dove si svolgono le lezioni e l’ampio refettorio; un altro edificio più piccolo con toilette e servizi comuni. I due dormitori comprendono le stanze per i partecipanti, da un minimo di 10 a un massimo di 20 posti, arredate in modo abbastanza spartano e dotate di aria condizionata e ventilatori a pale; diversi locali adibiti a bagni e servizi comuni; un negozietto che vende generi di prima necessità, libri e cd, e nel quale è possibile telefonare e accedere a internet; un paio di spaziose sale riunioni. Sono attualmente in costruzione un edificio che ospiterà un’ulteriore sala meditazione e due lunghe “passerelle coperte” che uniscono i dormitori agli edifici comuni, per evitare di bagnarsi quando piove. Due vasti prati bordati di aiuole fiorite – dove al sorgere del sole, prima delle lezioni, c’è chi pratica yoga e nei momenti di pausa durante la giornata ci si può sedere a rilassarsi - e qualche alberello completano il tutto. Il processo, per quanto sia complessivamente strutturato, è in realtà in continua evoluzione, anche perché gli inse14 gnanti e le guide sono molto attenti a calibrarlo ed a mo- che consentono di sentirsi meno separati gli uni dagli dificarlo in base alle esigenze dei partecipanti. Le lezioni altri e più in connessione e armonia. inoltre, che di base sono in inglese, prevedono uno o più Il processo si rivela un efficace “laboratorio” per tutti: sia traduttori: per gli occidentali, sono previsti gruppi speci- per coloro che hanno alle spalle già anni di lavoro su di fici per persone che parlano italiano, francese, tedesco, sé, avendo fatto percorsi di psicoterapia, di meditazione olandese, spagnolo, russo ecc. in modo da agevolare al e/o ricerca spirituale, e che vogliono sperimentare stati massimo i partecipanti. più elevati di consapevolezza, sia per coloro che ne sono Uomini e donne risiedono in dormitori diversi (anche del tutto “digiuni”. Ognuno infatti, aprendosi totalmenquando si tratta di coppie), perché è importante stare il te all’esperienza, può trovare le risposte giuste per sé, in più possibile “nel processo” e maschi e femmine richie- base a dove si trova, qui e ora, nel proprio cammino di dono “energie” diverse; le lezioni tuttavia sono in gene- ricerca. Viene richiesto solo di impegnarsi con onestà re svolte in comune, mentre diverse sono le guide che nell’introspezione personale, per poter prendere consaseguono personalmente i partecipanti; unico invece il pevolezza di quel che c’è, riconoscersi e accettarsi, “ripurefettorio. Una delle (poche) relendo” le proprie relazioni con Il programma comprende gole che viene richiesto ai partegli altri (a cominciare da quella cipanti di rispettare è quella del una serie di insegnamenti teorici, con i genitori) e con se stessi. silenzio: per gran parte del proDopo una prima parte in cui si accompagnati da pratiche cesso, e soprattutto per le prime lavora soprattutto su aspetti pidi meditazione quotidiane due settimane, è importante psicologici e in cui si è accome dalla trasmissione del Diksha non parlare, evitando distraziopagnati dalle guide a prendere da parte delle guide ni e “chiacchiere” inutili, per consapevolezza dell’interazioconsentire un maggior contatto ne tra mente e corpo, a lavorare con se stessi nello svolgimento del processo interiore. sull’accettazione, su come sperimentare e gestire la soffeIl percorso comprende una serie d’insegnamenti teorici, renza, soprattutto quella psicologica legata alle relazioni, accompagnati da pratiche di meditazione quotidiane che sulle nostre aspettative, proiezioni, immagini ideali, macomprendono vipassana, meditazioni sui chakra, mantra schere, identificazioni ecc, la seconda parte del processo (in particolare il Moolamantra), visualizzazioni, tecniche è dedicata al “risvegliarsi” alla realtà, come premessa per di respirazione. Qualche volta vengono mostrati spezzo- scoprire o ri-scoprire il nostro rapporto con il Divino. ni di filmati. Le lezioni si svolgono in genere a partire dal- Divino che, è importante sottolinearlo, ognuno è invile 7,30 del mattino, con comodi intervalli per i pasti e il tato a contattare nelle forme e modalità che più gli sono riposo. La sera si è invitati a spegnere la luce alle 22,30. congeniali: può essere una presenza, una voce, una luce, Spesso, in genere nel tardo pomeriggio, si svolge una me- un’immagine, una figura… ditazione alla presenza di guide che si trovano in uno Lasciare spazio al Divino, abbandonarsi con fiducia e farstato di coscienza particolarmente elevato, chiamate per ne esperienza diretta attraverso il processo è la premessa questo “esseri risvegliati”. E tutto il percorso è accompa- per ricevere l’iniziazione che permette ai partecipanti di gnato dal Diksha, che viene trasmesso dalle guide sia con diventare Diksha Giver e portare poi ad altri ciò che si è l’intento sia con l’imposizione delle mani, accelerando sperimentato in India, aiutando così le persone nel loro così i cambiamenti a livello neurobiologico del cervello processo di risveglio personale. DIKSHANEWS 15 Ho riscoperto il piacere della un certo senso accelerato il cammino, mi ha via che trovo risposte metterle in pratica dato una… marcia in più, ha lavorato dentro; il più umanamente possibile. E portare normalità nella vita quotidiana SCIENZA La cosa più straordinaria che mi è accaduta durante il processo di 21 giorni in India in agosto è stata… sentirmi normale! Una frase che Rajesh – uno degli insegnanti e responsabile in particolare del corso per gli italiani – ci ha detto un giorno è stata proprio: “Questo processo serve per trasformare gli esseri spirituali in esseri normali” e mi ricordo che al momento mi ha colpito molto. Era un modo per ricordarci che la cosa importante non è tanto sentirsi “spirituali”, o “illuminati”, nel senso di “speciali” - con il rischio che l’ego si gonfi a mille nell’esaltare la nostra diversità (!) - ma portare il messaggio dell’unità, e la realizzazione, la testimonianza personale di questo messaggio, nella vita di tutti i giorni. Il nostro processo è una tappa in un percorso che continua e non ha mai fine, e per chi crede alla reincarnazione prosegue in altre vite, fino a quando il “risveglio”, cioè la presa di coscienza di chi siamo davvero, della nostra essenza e quindi del nostro essere divini, parte e manifestazione del tutto, diverrà totale e perfetta. Essere e sentirsi normali per me vuol dire sentire che il processo dei 21 giorni ha in 16 e gli insight che ho avuto, le realizzazioni, sono solo una delle tante tappe. Mi ha fatto sentire di più, per esempio, questa meravigliosa possibilità di essere uniti, di provare amore per tutti e per tutto, di sentire gli esseri viventi (persino le formiche… come mi è accaduto un giorno) in un modo più profondo. Mi ha fatto sentire il contatto con il Divino che è in me in un modo più personale, con una voce dentro di me che mi ha detto “Sono qui”. Semplicemente, dolce ma ferma, come a dire “Sono sempre stato qui”: basta saperla ascoltare. Mi ha fatto capire che la mia responsabilità di essere umano è di portare, giorno per giorno, con i limiti della mia umanità, con l’alternarsi dei momenti buoni e meno buoni, con le inevitabili debolezze e lacune legate alla mia personalità, un messaggio che deve essere soprattutto una testimonianza di vita. Nel quotidiano, nelle mie relazioni con le persone, nel modo in cui faccio quello devo fare, nel lavoro e nel tempo libero. Essere in un cammino “spirituale” – un cammino cominciato una ventina d’anni fa – per me vuol dire essere in cerca, e via agli altri, nella condivisione, quello che finora ho trovato. Alessandra Callegari Ho incontrato il Sacro Cuore e ho ritrovato un amico Fin dai primi Diksha del luglio 2006, e per circa quattro mesi durante i quali l’ho ricevuto una volta alla settimana, si sono manifestate strane sensazioni fisiche, come se il cranio si espandesse e non riuscissi a mettere a fuoco gli oggetti. L’esperienza più forte è stata l’apparizione, in varie occasioni, di immagini diverse di santi e del Sacro Cuore di Gesù, cosa che mi ha stupito dato che non sono cattolico praticante e provengo da una famiglia nella quale non si è mai parlato di Dio. A un certo punto le immagini sono sparite per lasciare il posto a un gran senso di calma e tranquillità interiore. Una domenica, mentre curiosavo da un rigattiere con mia moglie, sopra un tavolo con dei quadretti ho notato una stampa che rappresentava il Sacro Cuore che mi guardava. Ho sentito una voce che mi diceva: “Prendimi, costo solo 5 euro”. Ho provato un’immensa sorpresa e ovvia- mente l’ho comprato. Poi, durante il corso di 21 giorni in India, durante una meditazione in cui eravamo invitati a riconoscere il Divino che è in noi, ho sentito una voce nitida che mi diceva: “Mi hai acquistato per 5 euro” e ho provato una strana sensazione al petto, un calore e una dolcezza incredibile, come se tutto l’amore del mondo mi fosse entrato dentro. Era il Sacro Cuore. Abbiamo parlato per ore, è stato come aver ritrovato un amico, un fratello, un genitore, un maestro. Non so ancora oggi come descriverlo, posso solo dire che ha dato una svolta alla mia vita: sento la sua presenza, senza giudizio, che mi fa da guida, come un compagno di viaggio, come una saggezza che cresce sempre di più, come un amore universale che dà frutti ogni giorno. Alessandro Chiozzini Ora sono certa che Dio esiste e provo una grande gioia Fin da bambina mi sono posta delle domande su Dio, sulla nostra vita, sul perché esistiamo… Poi da adulta ho seguito un sacco di seminari, fatto molti viaggi nel deserto e in India, molte cose sono cambiate sul piano professionale e personale e nelle mie relazioni, ma ciò che più desideravo era sentire la presenza di Dio. Aspettavo e aspettavo, e più aspettavo più ero disperata e piena di rabbia contro di lui perché non sentivo nulla, o comunque non abbastanza. Non mi sentivo amata, anzi ero incapace di esserlo, ero abbandonata da Dio e molto molto arrabbiata. Le esperienze che capitavano ad altri mi lasciavano scettica e ancora più triste, ho finito per credere che Dio non esistesse anche se in fondo al mio cuore ero persuasa del contrario. Per molto tempo sono rimasta in attesa che si manifestasse. Un giorno, oltre un anno fa, quando stavo per partire per il Marocco per uno stage di Oneness e la mia rabbia era al massimo, ricevetti un Diksha con un gruppo di altri amici e quello fu probabilmente l’inizio del mio “viaggio”. Non era il primo che ricevevo, ma finora non avevo percepito nulla di significativo. Tornai a casa e quella notte fu un inferno. Non riuscivo a dormire e all’improvviso vidi davanti a me un’altra Anne, come un contenitore di tutti i miei lati negativi, della mia rabbia, del mio orgoglio. Stava davanti a me e l’osservavo. Era orribile. DIKSHANEWS Ho provato un senso di orrore, vergogna, incredulità. Ho capito nel mio dolore che quello era una specie di abito incollato alla mia pelle, ma che non ero io. Sono partita per il Marocco e durante i primi due giorni la mia rabbia era lì, ma in qualche modo la padroneggiavo. Non avevo aspettative dal corso. Il terzo giorno abbiamo ricevuto un Diksha sul desiderio e ho desiderato che il mio ego sparisse. L’indomani, al risveglio, la rabbia era sparita e mi sentivo serena, avevo persino voglia di ridere. Nei giorni successivi ho ricevuto e dato vari Diksha e non ho provato più rabbia. Il penultimo giorno ero piena di tristezza: per me ogni separazione è sempre stata un dramma, una profonda lacerazione. Il giorno della partenza ero ancora triste e nel minibus mi sono messa a piangere. Ma a un tratto mi è venuta addosso una gioia incredibile e ho cominciato a ridere, a ridere fino alle lacrime, E quando il minibus si è fermato nel souk, continuavo a ridere e non mi reggevo in piedi, e cantavo a squarciagola “Allah-hu” (Dio è!) e a girare in tondo sentendomi unita a tutto quanto. Questo stato di euforia diminuì piano piano, lasciandomi un senso di leggerezza incredibile. Al ritorno in Francia non ho sentito separazione né tristezza ma come una continuità senza fine. Ora sono certa che Dio esiste. Provo una grande pace interiore, provo spesso gioia, e non ho più rabbia dentro. Non sento più il vuoto né la solitudine… che immenso regalo ! Posso finalmente abbandonarmi a Lui, perché so che è lì e anche se non mi risponde sento la sua presenza. E’ me- raviglioso. Desidero condividere quello che provo con gli altri, do il Diksha ai miei pazienti e succedono molte cose. Possa Dio offrire loro la sua presenza, glie lo auguro di tutto cuore. Anne Tribout Sono stata chiamata da qualche cosa di sacro dentro di me Da sempre, nella storia dell’umanità, il sacro è rappresentato da un simbolo, da una o più divinità. Così anche noi, invitati al corso dei 21 giorni, siamo stati “chiamati” da quei due personaggi che sembrano uscire dalle immaginette che tutti abbiamo sul nostro tavolo preferito, Amma e Bhagavan. E se invece non fosse così? Confesso che per me non lo era, a chiamarmi è stato il bisogno di fare qualcosa di profondo per me, e la certezza che questo qualcosa si sarebbe poi riflettuto sul mondo esterno, anche in generale. A chiamarmi è stato qualcosa di sacro dentro di me, con un nome non ben preciso. E così la scelta di Amma e Bhagavan di non essere più l’identificazione di questo sacro non mi ha colpita più di tanto, anzi l’ho ritenuta degna di rispetto. Certo, ora tocca a ognuno di noi trovare una nostra”identificazione del sacro: Luce, Divino, Universo o comunque lo vogliamo chiamare. E tocca pure a noi trovare il modo di trasmettere questo sacro che tutti abbiamo dentro ma col quale, in qualche momento della nostra vita, abbiamo perso il contatto. Credo sia un compito molto importante, una presa di responsabilità. 17 Questo è, secondo me, un grande regalo fattoci dai fondatori della Oneness University, la dimostrazione che essi credono nella capacità di noi “uomini di buona volontà” di essere noi stessi e al servizio di tutti nella quotidianità, in nome di qualcosa che fa parte di tutti. Non semplicemente persone che devono inchinarsi davanti a un idolo per percepire che c’è qualcosa di più, ma che lo sentono nei normali gesti di tutti i giorni. Sono stata in India in agosto, sono tornata fondamentalmente uguale a prima ma con qualche prezioso strumento in più e tanti nuovi amici… e con due di essi, pur non avendoli mai visti, mi capita comunque di parlare. Una cosa piacevole, arricchente, è il fatto di non dover più scappare dalle proprie emozioni. Un grazie a tutti gli esseri che hanno partecipato a questo mio percorso. Cinzia Haefeli Sentire Dio come un brivido: un’esperienza incredibile Ho 61 anni e vivo in Olanda. Ho sentito parlare del Diksha all’inizio del mese di giugno da mia moglie. Lei voleva andare subito in India ma io ero perplesso, avevo 18 molti dubbi. Leggendo il libro di Eckart Tolle Un nuovo mondo mi sono convinto. Sono cattolico e per i primi 20 anni della mia vita sono stato praticante, per quanto non mi piacesse il modo in cui la chiesa parlava di Dio. E dai vent’anni fino a tre mesi fa ho pregato di rado e Dio era piuttosto lontano dalla mia vita. In India, durante la lezione in cui ci hanno detto di pregare per poter riconoscere la presenza del Divino, gli ho detto: “Per favore, mostrami che sei qui”. In quel momento ho sentito un brivido dalal testa lungo la colonna vertebrale. Ho pensato che fosse dovuto all’aria condizionata così ho chiesto qualche altra volta di mostrarmi che era lì. E ogni volta ho ottenuto lo stesso brivido. Tuttavia non ero convinto. Così ho chiesto a una guida se fose possibile sentire il Divino fisicamente, nel corpo: “Certo che è possibile” ha risposto. Sono uscito dalla sala, pensando che non avrei più potuto avere brividi per il freddo. “Signore, mostrami se sei qui”. Ed ecco un brivido dalla testa ai piedi. “Sono proprio in te e non qui fuori” mi ha detto una voce. Ho giocato con Lui più di dieci volte in questo modo e tutte le volte ho sentito lo stesso brivido. Mi sono messo a piangere con un senso di felicità mai provata prima. Dopo l’ultima sessione ero ancora fuori e gli ho chiesto di nuovo di manifestarsi e subito ecco il brivido. Mi sono scusato per questo gioco e gli ho detto: “Quello che davvero vorrei è un grande abbraccio”. Credetemi oppure no, sono stato come ricoperto di brividi lungo tutta la schiena fino alle gambe. Durante l’intero processo di 21 giorni questa connessione non mi ha mai abbandonato e la ritrovo tutte le volte che do il Diksha a qualcuno. Non so esprimere la mia gratitudine per tutto questo. È una cosa straordinaria. Ora ho dovuto dire al mio migliore amico che è sceso al secondo posto in graduatoria: il Divino ha preso il suo posto, per tutta la vita. Joop Reijner Per me e mio figlio è stato un processo di guarigione Non sono mai stata una persona religiosa, né una ricercatrice spirituale. Sono arrivata in India perché ero stata molto malata per dieci anni, con un problema congenito al sistema nervoso centrale, attivato da un grave trauma. Provavo un dolore terribile, ero sempre stanca e avevo problemi di mobilità, con la depressione sempre in agguato. Ero stata da molti medici, naturopati, esperti di terapie alternative. Aveva subito innumerevoli trattamenti, ma senza successo. Il mio male era senza speranza, non c’erano cure possibili: mi erano state prescritte diverse medicine, ma anche in dose massima non mi aiutavano. Il mio terapista, frustrato dal fatto di aver lavorato con me per due anni senza risultati, mi suggerì allora di provare con il Diksha. Non sapeva bene cosa fosse, ma aveva sentito dire che serviva. Ho ricevuto il Diksha tre volte, e ogni volta ho provato un grande miglioramento. La quarta volta ho avuto una visione di Bhagavan che mi diceva cosa non funzionava nei miei chakra. Non avendolo mai visto prima sono rimasta sbalordita da questa esperienza. Quando una persona mi ha mostrato la sua immagine ho cominciato a piangere a dirotto e ho deciso di andare avanti con il Diksha, ovunque mi dovesse condurre, e in poco tempo mi sono ritrovata in India. Il mio processo di 21 giorni è stato pieno di guarigione. Il mio dolo- DIKSHANEWS re si è attenuato molto, la mia mobilità è migliorata e il trauma si è sciolto a tal punto che per la prima volta ho provato il desiderio di vivere. Per darvi un’idea, prima non potevo guidare, avevo bisogno di qualcuno che mi portasse a fare la spesa e non potevo nemmeno dormire per il dolore. Non potevo portare i miei figli a giocare al parco perché ero troppo debole. In realtà, già il fatto di essere potuta venire in India era un miracolo, vista la mia malattia. Ma al ritorno ho portato i miei bambini a Disneyworld e sono andata persino sulle montagne russe e loro non riuscivano a crederci, era come avere un corpo nuovo. Più tardiho sentito di avere anc he un nuovo cervello e un nuovo cuore. Una vita nuova mi era stata data da Amma e Bhagavan! Sono tornata dall’India in agosto e in ottobre mio figlio Juan ha manifestato i sintomi della stessa malattia. Stava così male da perdere la scuola per otto settimane, ed ero terrorizzata all’idea che mancasse gli studi, visto che io avevo interrotto la mia carriera dieci anni fa a causa del mio male. In dicembre l’ho portato in India per una settimana e Radhakrishna gli ha dato il Diksha, ha pregato e meditato e siamo tornati in America con Juan che si sentiva molto meglio: non del tutto a posto, ma abbastanza bene da poter riprendere a studiare e finire l’anno con ottimi voti. Voleva continuare a star bene, ed era così grato ad Amma e Bhagavan da voler diventare Diksha Giver. Pur avendo solo 16 anni le guide hanno detto che era pronto per il corso di 21 giorni. Io ero preoccupata perché temevo fosse troppo per lui, visto che avrebbe dovuto trascorrere 21 giorni in silenzio, mangiando cibo al quale non era abituato, dormendo in camerata con altri uomini adulti. Ma Juan se l’è cavata alla grande. Ha finito il processo e non è stato male per niente. Èmolto felice e parla della Oneness con tutti i suoi amici. Evelyne Cole Al ritorno ho dato il Diksha anche al mio capo! Voglio condividere la gioia e l’amore che ho provato nel periodo trascorso insieme in India. Tutto questo è in me ora, compresi tutti i miei compagni di corso. Qui dove abito le persone sono molto curiose e contente dopo aver provato l’Oneness Diksha: non passa quasi giorno senza che mi trovi a donare questa magica energia divina. Mi cercano addirittura al lavoro, compreso il mio coordinatore e il mio capo! Praticamente da quando sono tornato è un continuo dare Diksha e condividere le varie fantastiche esperienze e sensazioni delle persone. Ringrazio dal profondo del mio cuore per tutto ciò Bhagavan e Amma, tutte le guide e il gruppo dei 21 giorni di agosto. Siete nel mio cuore per sempre. Luca Parlanti Che bello l’abbraccio di un essere risvegliato! L’esperienza più forte che ho vissuto in India al processo dei 21 giorni è stata l’abbraccio con gli esseri risvegliati: da allora è rimasta impressa nel mio cuore e nelle mie cellule. Mi sono sempre percepita inquieta, come un eterno viandante che passava i giorni a cercare un posto in cui fermarsi ma senza trovarlo, inseguendo una profonda tristezza senza riconoscerla. Dopo tanto cammino mi sentivo sfinita, ero sicura che avrei passato la vita a cercare qualcosa che nemmeno conoscevo. Poi sono finita nelle braccia di un essere risvegliato. E lì, nel calore dell’accoglienza, ho sentito che finalmente potevo fermarmi, non avevo più alcun posto dove andare, potevo distendermi in quel rilassamento dell’anima, nella certezza di aver trovato quello che avevo cercato per anni. Ho cominciato a piangere e le mie lacrime erano così dolci che avrei voluto annegarvi; poi mi sono persa e abbandonata nella dolcezza dell’abbraccio. Tutto ciò che ho difeso e combattuto si è sciolto ed è scomparso come neve al sole. Quelle braccia erano tutto: erano le braccia di mio padre, di mia madre, del mio uomo, dei miei figli. C’era amore, tenerezza, accoglienza di me nella mia totalità. Mi sono arresa e con gli occhi del cuore ho visto che erano le braccia del Divino. Vi era un amore che non avevo mai provato, e via via che mi sintonizzavo sulla sua frequenza ho ricordato che lo conoscevo già, ma che lo avevo dimenticato. Lui no: nonostante i lunghi anni in cui l’avevo rinnegato e cancellato dalla mia vita era stato lì ad aspettarmi, non mi aveva mai lasciato. Ora so che quando le tempeste attraverseranno ancora la mia vita potrò trovare rifugio tra quelle braccia, protetta dal suo amore potrò affrontarle e aspettare che passino; e forse capirò che sono sempre stata lì, tra le sue braccia, e il suo 19 sguardo mi ha accompagnato ovunque. Un’altra esperienza molto forte è accaduta dopo la meditazione con gli esseri risvegliati. Ero in piedi lungo il percorso che dovevano fare per uscire dalla sala e mentre avanzavano lentamente verso l’uscita ho sentito salire dal profondo un dolore che è diventato sempre più forte, quasi insostenibile. Ho cominciato a piangere senza sapere perché, sentivo una fitta al centro del petto che premeva e mi stringeva il cuore, una disperazione che non riuscivo a collegare a nulla. Poi una di quegli esseri mi è passata vicino e si è voltata verso di me, mi ha guardato e ha steso la mano per accarezzarmi. Nei suoi occhi, in quel gesto, ho riconosciuto la compassione, che avevo incontrato nelle parole dei maestri ma non avevo mai guardato in viso. In quel momento ho compreso cosa vuol dire entrare nel dolore di un altro e scioglierlo. So che lei ha preso il mio dolore e con una tenerezza infinita l’ha accolto, come una madre fa con il suo bambino, e sciolto. Non saprò mai a cosa era legato quel dolore, ma non importa, le mie lacrime sono diventate dolci e fluide. E in quel tempo che mi è sembrato eterno ho compreso che solo avendo la capacità di essere e diventare il sentimento dell’altro si può entrare in contatto vero con una persona. Ho sperimentato la dolcezza e la tenerezza che quella frequenza d’amore può dare. Non ho più dimenticato quegli occhi e l’universo che vi era contenuto. Posso solo ringraziare per avere avuto la 20 possibilità di sperimentarli, e pregare affinché quella nota di compassione diventi così parte di me da permettermi di guardare le altre persone nello stesso modo. Lucia Lamonica Mi sento una persona completa e presente a me stessa I giorni passati alla Oneness University hanno davvero segnato la mia vita. Premetto che non avevo i soldi per partecipare al processo e neanche per il biglietto aereo, e quando ormai avevo accettato l’idea di non partire è arrivata una bellissima notizia con i soldi necessari. È stato il primo di una serie di miracoli. L’India ha lasciato in me un segno indelebile, ha sciolto le mie più dure convinzioni e lavato le mie ferite con una tenerezza che solo l’amore incondizionato può dare. Dal primo all’ultimo giorno mi sono sentita accolta e protetta come in un grembo materno, e nonostante il livello elevato dei temi elaborati, nonostante le dinamiche in gioco e il chiacchiericcio mentale che ho scoperto grazie ai giorni di silenzio che mi hanno permesso di ascoltarmi, la semplicità con cui gli insegnamenti sono stati impartiti hanno lasciato in me una freschezza primaverile. Ringrazio dal profondo del cuore Amma e Bhagavan, tutte le guide che ho conosciuto e tutti quelli che non ho mai incontrato. Ringrazio anche tutta la mia vita, che per anni ho contestato e condannato: oggi posso solo abbracciare ogni momento passato, vissuto nel dolore o nella gioia, perché ognuno mi ha portato al campus dove ha avuto inizio la mia trasformazione. Sento di amare tutto di quei giorni in India e ogni instante è rimasto impresso nel mio cuore: il silenzio contornato dal caos, le notti sotto le stelle, le parole espresse al Divino e quelle che non sono uscite dalla mia bocca, lo sguardo profondo e presente delle nostre guide che non posso descrivere. Amo il Diksha che ha fatto di me un canale grazie al quale diffondersi. Oggi vivere è tutta un’altra cosa. Sono una persona completa. Ho due bambini: il mondo interiore e il mondo esteriore, ed entrambi hanno tutta la mia attenzione e vanno di pari passo come fanciulli spensierati, senza un passato e senza un futuro, senza i perché e i come, senza cercare e senza aspettare. Oggi li vedo e così come sono stata amata e accettata in India sono in grado di stare con loro, nella gioia e nel dolore, e dal profondo di me esce un bacio cosmico che li abbraccia entrambi. Da quando sono tornata non sono più la stessa Martina: perfino nei momenti più difficili dopo il mio ritorno a casa, come la morte di mio padre e la ricaduta di mia madre, quando apro gli occhi al mattino e guardo il presente sento di viverlo da un punto di vista nuovo, lontanissimo rispetto a prima del 2 agosto. Sento come uno “stop” dentro di me, una specie di ordine naturale, un silenzio così pieno che supera tutti i miei desideri; i momenti più difficili li vivo con una profondità e una verità come non mi era mai capitato. Ora sento le mie paure, i miei dubbi, tutte le voci e i pensieri confusi, e questo non mi fa più impazzire. Sento anche lo sguardo del Divino che è là e aspetta che gli parli e gli racconti i miei vissuti, e per la prima volta da quando è iniziato il processo sento Dio in ogni parte di me. C’è, mi guarda e mi ascolta, è attento a quanto vivo e a quanto rinuncio a vivere, è presente e sono felice! Martina Escobar Ricordo le risate e un grande umorismo liberatorio Come a un profano che si rechi per la prima volta in un museo d’arte contemporanea o in un festival di filosofia può accadere di vivere un’esperienza che modifica la sua esistenza, così è accaduto a me con il corso di 21 giorni alla Oneness University. Sono stata avviata, insieme a numerose altre persone, a visioni spirituali dirette e illuminanti, per le quali ho capito come possa esservi paradossalmente una similitudine tra intuizione spirituale e arguzia o semplice battuta di spirito. Tra le varie esperienze, che pure non hanno escluso il dolore, ricordo infatti in modo particolare le risate, ovvero un grande umorismo liberatorio. Il processo meditativo ha generato in me uno stato di consapevolezza immediata e diretta, profonda e continua. E ho capito che tale stato, se praticato ad arte, con l’ausilio cioè di tecniche come il silenzio e il sostegno delle guide, può condurre a un livello elevato di coscienza, che consente di percepire la realtà in maniera immediata, non concettuale, fino al raggiungimento di una possibile “illuminazione”. Per il conseguimento di tale obiettivo esiste una enorme varietà di tecniche, modi e forme, anche artistiche, che accompagnano il processo. L’esperienza è che quando la mente razionale tace, la modalità intuitiva induce uno stato che mette l’individuo in connessione con il Tutto. Nel corso del processo mi è accaduto in sogno e poi anche nella realtà, con i fiori di Amma, quando ho sperimentato una forma di “apertura del cuore”; l’episodio si è ripresentato al mio rientro in Italia, mentre trasferivo il Diksha a un malato di mente. Questo percepire l’ambiente circostante senza l’ausilio di filtri concettuali lo sto ancora vivendo a più livelli e cerco di capire se durerà, e suppongo dipenda molto dalla pratica del Diksha. Adriana Martino Essere al servizio degli altri essere totalmente a disposizione del processo: di chi lo conduce e di chi assistendo il gruppo Ho fatto due esperienze come “helper”, cioè assistente durante i corsi in India: la prima volta nel settembre 2006 e la seconda nell’agosto 2007. La prima volta mi è stato chiesto e ho accettato di buon grado: avevo concluso da poco il mio processo di 21 giorni, ero piena d’amore e sentivo fortemente il bisogno di rimanere nell’atmosfera del campus e ricevere ancora per qualche giorno l’energia trasformativa dell’Oneness Diksha. Per dieci giorni – mentre prestavo assistenza a un gruppo venuto in India per il corso di approfondimento - ho continuato a fluttuare, dando ora sostegno al mio processo, ora a quello dei partecipanti. Non so quanto aiuto reale ho saputo dare agli altri, ma in me è rimasto il desiderio di ripetere l’esperienza e andare più in profondità. La seconda volta sono stata io a offrirmi come assistente dei partecipanti al processo di 21 giorni: nei mesi precedenti molte cose erano cambiate nel mio mondo interiore ed era cresciuto il desiderio di cooperare, di contribuire fattivamente alla visione dell’Oneness Movement. Sentivo che il mio cuore era pronto all’esperienza; ciò che non sapevo, ma l’avrei scoperto presto, erano i compiti che avrei dovuto svolgere, né come. Appena arrivata, nel giro di 24 ore ho imparato che fare l’helper vuol dire vi partecipa. Totalmente vuol dire, è ovvio, essere disponibile in qualunque momento della giornata per soddisfare le richieste delle guide e i bisogni dei partecipanti. Ho capito così che i compiti di un assistente non sono definibili a priori, ma che quando il cuore è aperto dimentichi il tuo ego e fluisci con le situazioni, risolvendo via via creativamente i problemi che sorgono. Quando invece – scoprirlo è stato interessante - accade un evento che in qualche modo porta in superficie la personalità emozionalmente più “carica”, ecco che perdi consapevolezza e con essa la capacità di essere attenta, di percepire con chiarezza che cosa fare, come e quando. Allora la possibilità di cooperare salta e diventi una mina vagante... Dio mio, quante volte mi è successo! Se ogni volta che me ne sono accorta lo conto come un risveglio, posso dire di aver percorso un altro tratto di strada nel cammino di crescita della consapevolezza. L’ultimo giorno, quello dei saluti, ho condiviso con una guida la mia esperienza e lei, in risposta, piena come sempre di compassione, mi ha detto: “Siamo tutti qui per imparare”. Mi sono riconciliata con me stessa e sono pronta per un’altra esperienza di assistente o di traduttrice. Caterina Martucci Questa è la mia testimonianza dopo il corso in India Questo dipinto mi è stato ispirato dopo la prima esperienza in cui abbiamo meditato con gli esseri risvegliati. In quella occasione ho percepito un silenzio mai provato prima, e ho sentito in tutto il corpo qualcosa di molto particolare, come se sentissi pulsare la corona sulla testa, in corrispondenza del settimo chakra. Poi quando gli esseri risvegliati sono usciti dalla meditation hall e ho riaperto gli occhi ho provato un senso di vertigini, ma molto piacevole. Ed era come se ci fosse una grande luce alle mie spalle, mentre a livello del cuore mi sentito del tutto aperto e ricettivo, così come era aperto il terzo occhio. Nirman Laruccia DIKSHANEWS 21 Sprofondare nella luce I dieci giorni di deepening in India, riservati a chi è già Diksha Giver, consentono di approfondire il processo Il corso chiamato Deepening, ovvero di approfondimento, dura dieci giorni ed è riservato ai Disha Giver, ovvero a coloro che hanno già fatto l’esperienza dei 21 giorni. Il “viaggio” infatti continua e in un certo senso si può dire che termina solo quando si raggiunge l’unità con il Divino, in un processo che porta a livelli di consapevolezza sempre più elevati. Anche chi è Diksha Giver e ha il potere di trasmettere il Diksha, anche chi è già “risvegliato” o si trova in un bellissimo stato di coscienza ha infatti sempre un cammino da fare per arrivare all’unità con il Divino, o ai livelli di coscienza dei grandi maestri e avatar. La trasformazione che avviene dopo il processo di 21 giorni è molto importante ed è legata a dove ognuno si trova nel suo percorso personale: difficile generalizzare, anche se alcuni processi sono molto simili. Molti pensano che ci debba essere un improvviso cambiamento subito dopo il corso di 21 giorni, e invece non è detto che questo succeda. Ma se si guarda indietro è possibile vedere da dove si viene e dove ci si trova e come molte cose siano cambiate nella propria vita. 22 Il modo in cui si percepiscono gli altri e il proprio contatto con il Divino è cambiato. Anche se nella vita pratica le cose sembrano uguali, il modo di affrontarle è diverso e il cambiamento è graduale ma molto profondo. Dopo il ritiro dei 21 giorni ci sono due tipi di processo che continuano, anche se per ognuno il viaggio può procedere in modi diversi e con differenti velocità. Il primo processo è quello del proprio “risveglio” ed è un viaggio continuo attraverso vari stadi: ci si apre alle emozioni, a se stessi, al proprio Sé, a come funziona e si manifesta. Dando il Diksha si cresce nello stato di coscienza e questo può essere sentito nel modo in cui viene esperita la realtà, nelle relazioni, nel mondo intorno a noi. Qualche volta questo processo può avvenire nella mente, qualche volta fuori dalla mente: in questo secondo caso è possibile sperimentare stati diversi di coscienza, sentire gioia incondizionata, un senso di unità con la gente e con quanto ci circonda. Il legame con la Presenza, con il Divino, cresce sempre di più. Quando invece il processo avviene dentro la mente porta attraverso i traumi, i condizionamenti e le diverse personalità che si manifestano in ognuno di noi. Quello che chiamiamo depressione o si manifesta come un disagio o un malessere in realtà è dovuto al fatto che non accettiamo o opponiamo resistenza a quello che succede. Ma non possiamo farci niente, è un processo automatico: la natura della mente è di essere in conflitto, di resistere, di lottare. Si tratta di un percorso di purificazione che avviene grazie al Diksha ed è importante permettergli di accadere, sentire tutte le cose che sono incomplete nella nostra vita anche se possono essere esperienze dolorose, legate a nostri desideri inesauditi, alle nostre paure. Osservando tutto quello che succede a poco a poco il malessere passerà. E per ognuno, fino a che si rimane in contatto con la Grazia, il processo andrà avanti in modo potente. Il secondo processo innescato dal corso di approfondimento è quello per prepararsi ad aiutare gli altri, dando loro l’energia del Diksha e portandoli sul sentiero del risveglio. La missione di Amma e Bhagavan è di aiutare l’umanità liberandola dalla sofferenza, e il potere che fluisce dalle mani dei Diksha Giver è il potere trasmesso loro grazie ad Amma e Bhagavan: la visione che hanno nei loro cuori è la loro visione, la conoscenza del processo è la loro. Durante questo percorso per la trasformazione dell’umanità i Diksha Giver sono chiamati a fare dei cambiamenti in modo che la resistenza dell’umanità sia sempre minore. Anche se tutti parlano di voler cambiare il modo in cui è organizzata la società, in realtà nessuno lo vuole davvero perché la gente ha paura, è condizionata dai pregiudizi della mente. Perciò qui entra in gioco il ruolo dei Diksha Giver come portatori del messaggio dell’Unità. Aiutando le persone a trasformarsi le aiutano a vedere al di là della mente e a entrare in contatto con la Grazia. DIKSHANEWS E tramite questa esperienza le persone iniziano a sentire la connessione, la possibilità della guarigione. Tutti vogliono essere connessi con il mondo, la natura, gli altri, il Divino, ma è possibile solo quando siamo connessi con noi stessi. E come facciamo, se siamo divisi dentro? Il viaggio nell’Unità è per aiutarci a connetterci con noi stessi, con le nostre relazioni e con l’intera umanità per diventare un unico organismo. Durante il processo di approfondimento i partecipanti sono guidati a vedere che il proprio Sé si espande verso tutto il genere umano e tutto l’universo: è quella che viene chiamata “realizzazione del Divino”. Vero essere umano è colui che è tornato alla propria natura, che è di essere in connessione con il Divino, ovvero con tutto quello che c’è, con l’intero universo. E questa connessione con il Divino cresce con il Diksha. Il risveglio o “illuminazione” è l’espansione della consapevolezza o coscienza umana individuale nella consapevolezza o coscienza umana collettiva. Man mano che cresciamo in questa consapevolezza, cambia la visione che abbiamo della vita, la nostra percezione della realtà: e questo cambiamento della percezione del mondo cresce nell’Unità. L’illuminazione, alla fine, è essere uno con ogni cosa che c’è. Sono come “esplosa” in un modo dolcissimo e potente Il deepening di agosto 2007 per me è stato come una “scorrevole” continuazione del corso dei 21 giorni dell’anno precedente, scorrevole nel senso che fluiva molto di più. È stato molto “soft”: se dovessi darne un’immagine visiva lo paragonerei a una grande sfera di bambagia dorata, leggera e che comprendeva tutto e tutti. Tra i partecipanti al corso c’erano persone che già conoscevo e altre nuove e all’inizio avevo qualche timore, ma invece è stato tutto stupendo... Certo, le differenze all’interno del gruppo ci sono state e a volte potevano essere strane, non sempre divertenti o piacevoli, ma quello che ho sentito, forte e chiara, molto bella, è proprio questa unità che ci avvolgeva tutti. E anche coloro che quasi temevo mi sono piaciuti e li ho sentiti risuonare con me e in me, Un’esperienza in particolare è stata fortissima: qualche giorno dopo l’inizio del corso una guida che non conoscevo, non avendola incontrata al processo di 21 giorni, ha cominciato a cantare il Moolamantra e io sono… “esplosa”, nell’esplosione più dolce e potente che si possa immaginare. Non c’era niente e c’era tutto. Io ero in un granello di polvere e nello stesso tempo al di là dell’universo, ero nel più piccolo e nell’immenso, ero l’infinito, il vuoto, il silenzio, ero tutti i tipi di creature, angeli, energie, ero amore infinito, ero... non so dire che altro. È andata avanti per un po’, poi ci hanno fatto riposare e al momento di rialzarmi per uscire dalla sala mi sentivo strana e quasi buffa, 23 mi muovevo pianissimo, come al rallentatore... come un essere risvegliato. Dopo il processo del deepening ho notato che è come se l’esperienza del mio vissuto si fosse accelerata, e questo accade specialmente quando do l’Oneness Diksha o faccio l’assistente nei corsi: è come un accrescimento continuo, che fluisce sempre più con la Presenza del Divino. Simona De Robertis Approfondire… ma che cosa? Molto di più di quanto si pensi Chi arriva alla Oneness University per il corso di approfondimento vi arriva con meno ansie rispetto alla prima volta e con una maggiore consapevolezza, dato che ha già sperimentato, nel processo di 21 giorni, quello speciale contatto con la propria interiorità e ha la sensazione piacevole di “tornare a casa”. Si è avvolti da un intimo sentimento di essere connesso con tutti gli altri, con la natura, con la terra, con l’aria; un sentire che lì si fa più sicuro, meno silenzioso e che, con il passare dei giorni e l’avanzare del processo, diviene più solido e consistente. Vuoi approfondire, certo, ma che cosa? Anche se le guide ti offrono insegnamenti che ti colpiscono nell’anima, quello che approfondisci non è solo la conoscenza; anche se ti inondano di Diksha e passi molto tempo in meditazione e nel silenzio interiore, non approfondisci solo la capacità di tacitare la tua mente; anche se ti abbracciano e ti fanno sentire l’amore che ti circonda, non approfondisci solo la tua capacità di accettarti e di amarti; 24 anche se sperimenti sempre di più gli altri e divieni consapevole del loro sentire, quello che approfondisci non è solo la tua capacità di amare gli altri. C’è molto di più ed è inesprimibile! Maurilia Gaviraghi Il corso di dieci giorni è stato un crescendo di sorprese Dopo il deepening nel marzo 2007 c’è voluto un po’ per far depositare l’entusiasmo, cristallizzare i cambiamenti, consolidare le comprensioni e gli effetti di questo incredibile gruppo. Dalla bramosia della mente di volere ancora un’esperienza, ancora un Diksha, alla gratitudine di chiedersi “Per me, per noi, per questo gruppo c’è ancora una sorpresa?” Questo è stato il deepening: un susseguirsi in crescendo di sorprese, una scatola magica da cui è uscito molto di più di quanto ci aspettavamo. Il corso ha sgretolato le corazze e i gusci già rotti nel processo di 21 giorni, differente nei ritmi e nelle proposte; ha portato luce e consapevolezza, in modo dettagliato, analitico e chiarificatore, sulle tematiche e strategie che mettiamo in atto nel nostro quotidiano. L’intero gruppo è stato costantemente coinvolto in modo intellettuale, esperenziale e spirituale e costantemente guidato, condotto e protetto. Gli argomenti chiave della sofferenza, della compassione, del perdono, dell’accettazione sono stati sviscerati con raffinata abilità e amore dalle varie guide, a volte in modo giocoso e coinvolgente, a volte in modo crudo e tagliente, a volte in modo magico e insondabile. Ci è stata riservata ogni attenzione possibile, compresi i Diksha con l’intento ricevuti dagli esseri risvegliati, che con infinito amore venivano a meditare con noi, o come l’incontro con Samadarshini e il suo abbraccio carico di incondizionato amore. Mi sono più volte chiesta, guardando gli amici del gruppo che stavano intorno a me: “Ma chi siamo noi per scomodare la profonda meditazione di queste anime pure?” Ogni giorno abbiamo avuto un incontro in cui condividere la loro meditazione, arrenderci a tanta bellezza, respirare la loro umiltà. L’incanto dei maestri, il loro vuoto, il loro silenzio, la gioia di cantare per loro e la cascata d’amore incessante che ci ha avvolto, cullato e spinto oltre i nostri limiti è stato il dono che ognuno di noi porterà con sé. Con il deepening abbiamo una reale possibilità di lasciare i nostri fardelli e per me è stato come liberarmi da un bagaglio di sofferenza. È accaduto attraverso il gruppo stesso: ho sentito i problemi di tutti i compagni, i miei, dei miei cari, degli sconosciuti, ma senza più sofferenza. È stato semplice e incredibile. Il senso di leggerezza e di vuoto mi accompagna ancora qui, a casa mia, mentre lavoro, nelle relazioni, nella mia vita. È un dono impagabile. Invito tutti a buttarsi in questo gruppo, ad approfondire il lavoro dei 21 giorni: è come innaffiare un germoglio, una piantina che sta nascendo. L’anima è rinforzata, rasserenata, collegata da esperienze d’amore che i dubbi, le frenesie, le difficoltà non riusciranno a inquinare. Subha Metteteci la passione! Parola di Anandagiri Più riconosciamo e apprezziamo con gratitudine ogni momento dell’esistenza, anche i più semplici, più cresciamo Q uesto testo è frutto di un incontro con Anandagiri svoltosi alla Oneness University nell’agosto 2007, alla presenza dei partecipanti ai corsi (di 21 e 10 giorni) provenienti da Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Stati Uniti. Che cos’ è la Oneness University? La Oneness University è un centro per imparare a “fiorire” come esseri umani. Noi - io e tutte le guide - siamo stati formati per aiutare le persone in questo processo. La nostra visione, ispirataci da Amma e Bhagavan, è di aiutare la gente a crescere e a trasformarsi, e siamo impegnati totalmente in questo compito. Se ritenete che Amma e Bhagavan siano dei maestri, fidatevi: il loro intento è che le persone crescano, e per questo diffondono la loro benedizione; vedervi crescere li rende felici perché è la loro missione sulla Terra. Noi tutti siamo impegnati ad aiutare le persone a focalizzarsi nel loro processo di crescita e desideriamo che i partecipanti abbiano lo stesso focus, che si concentrino. I corsi di 21 giorni sono solo l’inizio: non pensate che il viaggio sia finito. L’essere umano è un sistema strutturato in modo da crescere naturalmente: quando non c’è crescita c’è la morte. Se sul piano fisico, mentale, spirituale, emozionale la vita fosse sempre la stessa, in realtà saremmo morti. Quando la crescita si ferma vi sentite senza significato, vuoti, avvertite un senso di insoddisfazione. Deve esserci crescita in tutte le sfere dell’esistenza: a livello di emozioni, di relazioni, di esperienze. Ma la crescita non avviene se non siete appassionati. Se in voi non c’è desiderio, se non c’è passione, nulla avviene davvero. Qualsiasi sforzo o duro lavoro o strumento non bastano per aiutarvi ad andare avanti. Gioia, pace, meditazione DIKSHANEWS 25 possono tutt’al più condurvi a una visione, a un insight, a una comprensione occasionale. Ci possono essere dei bei momenti che possono durare anche giorni, settimane, persino mesi, ma poi vi sentite vuoti e a disagio. Mentre se c’è passione, ogni esperienza – anche il dolore, o la paura del passato, così come un bello stato di coscienza – vi porta avanti. Perciò dovete focalizzarvi. Questo processo è stato messo a punto per iniziare un viaggio, e quanto crescerete dipenderà dalla vostra passione. Se l’avete, l’Oneness Diksha può aiutarvi, ma dovete ancora imparare tanto. Via via che state in relazione con la gente, che contemplate, meditate, imparate, la crescita avviene. Giudicate l’albero dai frutti che produce, osservate il risultato. Nella vostra vita, nella vostra crescita, se condividerete la vostra esperienza gli altri la accoglieranno. Non c’è da avere paura. Può essere difficile da capire a livello razionale, perciò abbiate fiducia. Come si fa a far crescere la passione? Quando fate esperienza, quando esperite qualcosa assaporando la gioia di crescere e imparare, la passione ci sarà sempre. E un ruolo importante ha anche la gratitudine. Se non sentite gratitudine per ogni momento, per ogni esperienza, per ogni incontro, questi non lasciano segni. Più riconoscete e apprezzate ogni momento dell’esistenza, più crescete. E cresce anche la passione. L’ho verificato nella mia vita, può essere così anche per voi. Cosa puoi dirci della coscienza? In realtà non so molto della coscienza. Non sono mai stato particolarmente curioso in proposito, sono sempre stato più interessato alle cose reali, di ogni giorno. Alle 26 relazioni con le persone, alle paure, al peso delle cariche emozionali che ci portiamo dietro, al fatto che più ce ne liberiamo e meglio stiamo nella vita. Sono queste le cose di cui ho più esperienza e quelle su cui è meglio che anche voi vi focalizziate di più. Tutto il resto sarebbero informazioni, dati cognitivi senza utilità pratica: per questo non ne parliamo molto. Ma se crescete nelle relazioni con la gente e parlate con le persone, se fate esperienza delle piccole cose dell’esistenza che si vanno trasformando, se provate gioia nel lavoro, nel mangiare una pizza, nel guidare l’automobile, nel vedere un bel film, insomma nelle cose più semplici, questo è il segno che la vostra coscienza sta crescendo. Quando cambiate in questo modo e la qualità della vostra vita migliora, quando c’è più gioia in ciò che fate, più collegamento, più unità, più amore, allora date un grosso contributo alla trasformazione del mondo. Non potete stilare un programma per trasformare il mondo, o anche solo l’idea del mondo. Ma quando cambiate, quando siete più felici e avete relazioni migliori con le persone intorno a voi, quando tutte queste cose concrete si trasformano, allora sì date un grande contributo per la trasformazione universale. E non pensiate di poter amare tutto il mondo. Tante persone lo dicono, alcune sono quasi possedute da questa idea. Ma poi non sentono nulla per la gente che vive con loro, non hanno sentimenti veri per i bambini, non provano compassione per gli anziani o i malati. Per loro sono importanti i villaggi dell’Africa, le balene del Pacifico, il buco dell’ozono… ma non conoscono il vicino di casa. Il nostro scopo è quello di aiutarvi a crescere rispetto alla vostra realtà, al vostro quotidiano, e allora sì che il mondo cambierà. Non c’è separazione tra la trasformazione del mondo e quella dell’individuo, perché quest’ultima equivale a quella mondiale. Puoi spiegare cos’è la fioritura del cuore? Ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo molto felici e in connessione con il mondo – di solito le due cose vanno insieme – e in cui vorremmo abbracciare tutti. E allora cerchiamo di catturare questi momenti, di tenerli per sempre. Ma non funziona. Immaginiamo per esempio che una sera tornate a casa dal lavoro e quando i vostri familiari, vostra moglie, i vostri figli vi aprono la porta sentite un’ondata d’amore e di gioia. Il giorno dopo siete pieni d’aspettativa e immaginate che tornando a casa sentirete di nuovo lo stesso amore. E invece non sentite niente, e anche se fate le stesse cose al posto della gioia c’è un po’ di paura o di ansia. Sperate allora che le cose migliorino durante il weekend, quando siete a casa tranquilli, e invece no. Solo ogni tanto, quando non avete aspettative, tornate a provare quel sentimento, quell’amore. Succede magari quando vi trovate in un posto nuovo o quando conoscete una persona nuova. Sono momenti in cui il cuore è davvero aperto ed esperite le persone così come sono, senza cercare di capire. Non è in atto un processo cognitivo, di giudizio, di valutazione. Non c’è neanche il verbalizzare “Che bello!”, non c’è alcun processo della mente. Per qualche momento è tutto fermo, immagini e opinioni sono come sullo sfondo. State facendo davvero esperienza dell’altro, e l’altro è sempre bello. Perché tutto questo accada più spesso, e per farvi esperire sempre di più le persone in questo modo, dovete liberarvi del passato con le sue cariche emozionali: il ricordo delle esperienze precedenti può rimanere, ma solo come informazione, non con le cariche emozionali che ne conseguono. Più fate questo, più gioia e amore provate, più sarete e vi sentirete connessi con le persone. Altrimenti il passato vi influenzerà nei vostri rapporti con gli altri per tutta la vita. Più siete liberi dal passato, più il cuore fiorisce. Parli di accettare la vita, di lasciar andare, di alleggerirci del passato: sono stati anche gli insegnamenti che ci sono stati dati durante il processo. Così come ci è stato detto di trovare – o di ritrovare - un’immagine di Dio con cui relazionarci personalmente, per poterlo pregare. Ma nel pregare sento contraddizione tra una certa immagine di Dio che conosco piuttosto che un’altra. Come fare? Vi racconto una storia che forse vi potrà aiutare. Un buddista e un cristiano discutono cercando di dimostrare che il loro Dio è superiore a quello dell’altro. Il cristiano dice: “Il tuo Buddha non ha potere, non fa miracoli. Infatti un giorno una madre andò da lui con in braccio il figlio morto e gli chiese di farlo resuscitare, e Buddha le DIKSHANEWS disse che avrebbe potuto aiutarla, ma che prima doveva trovare un certo seme in una casa dove non ci fosse sofferenza. Lei andò in giro tutto il giorno e poi tornò senza averlo trovato, e si riprese il bambino morto. Questo dimostra che Buddha non sa resuscitare i morti”. Come interpretare questa storia? La donna in realtà ringraziò Buddha perché aveva capito, e anche se la situazione non era cambiata perché il figlio era sempre morto, iI suo dolore era sparito, se n’era liberata. Il cristiano ritiene che Buddha non abbia potere sulla morte e che Cristo sia più potente perché resuscita i morti. Il buddista risponde che mentre l’uomo resuscitato morirà di nuovo e si perpetuerà il dolore, Buddha libera la madre dal dolore per sempre, perché non ha più paura della morte. Ora la domanda è: che cos’è meglio? Quello che Buddha chiama “dissoluzione” del problema o la “soluzione” di Cristo? In realtà è impossibile rispondere in astratto. Alle volte l’uscita dall’illusione come dissoluzione del problema è meglio, altre volte lo è la soluzione concreta. Alle volte è meglio dare un pronto soccorso prima della cura definitiva. Se una persona prova molto dolore, avendo perso qualcuno che le è caro, per un trauma o un incidente, non credo che mentre sta soffrendo si possa dirle semplicemente “Tutto è impermanente, accettalo!” Dobbiamo prima dirle qualcosa di amorevole, consolarla, abbracciarla. Questa è la soluzione. Poi, quando la persona avrà affrontato la situazione, si potrà spiegarle la natura impermanente delle cose. Venendo alla preghiera: dipende per che cosa preghiamo. Preghiamo dicendo “Liberami da questo dolore”, oppure “Fammi abbracciare questo dolore”? In questo secondo caso, se lo attraversiamo, il dolore se ne va per sempre senza residui, altrimenti pri27 ma o poi ritorna. Ma tutte e due le cose sono accettabili. Quando la gente mi chiede “Ho questa paura, cosa posso fare?”, a volte dico “Stai con la paura”, altre volte dico “Prega perché ti venga tolta”. Dipende da dove uno è, da ciò di cui ha bisogno in quel dato momento del suo processo. Scegliete perciò la strada migliore per ogni situazione. Avete gli strumenti, perciò fate la cosa giusta. Non c’è una verità unica in queste cose, a volte ha ragione Cristo, altre Buddha. Cosa fare quando non ci sentiamo connessi con Dio? Niente. È possibile non sentire sempre la connessione, è normale. Qual è il problema? Stiamo con quel che c’è. Stiamo con le nostre paure. Anch’io alle volte ho paura e non so cosa fare. Per esempio, la prima volta che ho lasciato l’India per andare a incontrare le persone di altri paesi e portare loro il messaggio di Amma e Bhagavan avevo molta paura. Li chiamavo sempre dagli aeroporti. Poi la seconda volta è andata meglio. Perciò va bene così, abbiamo fiducia… Qual è stata la tua più recente realizzazione? Nel processo capita di avere molte realizzazioni e io ho spesso degli insight. Ma una cosa in particolare mi ha davvero impressionato. Un anno e mezzo fa ho realizzato che non sapevo pregare. Lo avevo sempre fatto, e spesso avevo ricevuto delle risposte. Ma solo quando ho pregato veramente per la prima volta, ho capito che quello era davvero pregare. E ancora adesso non succede sempre, mi riesce solo certe volte. E non succede quando “voglio” pregare, a comando, o quando mi sforzo. Accade solo quando non mi aspetto una risposta, quando la mia preghiera viene dal profondo del mio cuore. Come spiegare l’Oneness Diksha alle persone che incontreremo in Italia? Dateglielo. La bellezza di questo Diksha è che lo date, che potete condividerlo con gli altri, che lo sperimentate e lo fate sperimentare. La gente capisce, sente il vostro cuore aperto. 28 Per le persone è importante chi fa loro da testimone, ma non è sempre facile dare il Diksha o parlarne con chi vuole capire tutto su un piano razionale. Esiste del materiale divulgativo che parla delle ricerche scientifiche fatte per spiegare l’Oneness Diksha e i suoi effetti? Ci stiamo lavorando. Ci sono vari scienziati, esperti di neuroscienze o neurobiologia come il professor Richard Davidson, che stanno facendo una serie di ricerche in merito e appena possibile vogliamo preparare dei documenti e un video. Un altro aspetto importante è quello legato alle testimonianze. Stiamo preparando un documentario nel quale vari leader religiosi di tutto il mondo raccontano la loro esperienza con la Oneness University e con l’Oneness Diksha. Si sono resi conto che il processo può aiutare chiunque, quale che sia la fede alla quale uno appartiene o in cui si riconosce, perché apre alla connessione e al contatto con il divino in generale. Ci sono anche molti leader politici che si stanno interessando a quello che stiamo facendo e che ci vogliono dare supporto, avendo capito quanto il processo della Oneness può aiutare le persone in ogni parte del mondo. Noi desideriamo che tutti vengano a provare di persona e che verifichino quanto può servire a loro, nella loro vita. Siamo aperti a lavorare con tutti quelli che hanno una visione simile alla nostra, anche se il linguaggio può essere apparentemente diverso. In realtà il messaggio è universale, appartiene a tutti e passa dal cuore. Perciò questo vale anche per tutti voi: se siete stati toccati da ciò che vi è successo, aiuterete gli altri. Oneness Temple Inaugurato nella primavera 2008 è un luogo in cui meditare e connettersi con il Divino I l Tempio dell’Unità è un gigantesco edificio di marmo a tre piani, costruito sulla base dei principi vaasthu, l’antichissima geometria sacra della scienza vedica. Architettura, misure, corrispondenze e geometrie si ricollegano alle proporzioni utilizzate per altri edifici sacri, come le piramidi degli Egizi e dei Maya. Non tutto è completato: si sta ancora lavorando per ricoprire la struttura esterna di marmo bianco e mancano ancora una serie di finiture. L’obiettivo è di inaugurarlo nella primavera 2008. Nel tempio potranno pregare e meditare fino a 8.000 persone contemporaneamente: questo creerà un fortissimo campo energetico, che aiuterà l’umanità a elevare la propria coscienza e a risvegliarsi. Il numero 8.000 è la radice quadrata di 64.000 (ovvero più o meno l’1% della popolazione mondiale, che è oggi di circa 6,5 miliardi di persone) ed è stato calcolato in base alle ricerche sull’effetto campo della Meditazione Trascendentale di Ramana Maharishi: basta infatti che una percentuale, piccola ma significativa, di persone mediti attivando un certo livello di coscienza per influenzare i campi della coscienza umana a livello mondiale e far DIKSHANEWS scattare in breve tempo una trasformazione collettiva. Il tempio è stato pensato e costruito in modo che chi vi entra e lo attraversa, salendo fino al terzo piano, compia un percorso di purificazione, dato che ogni livello del tempio attiva diversi chakra e, via via che si sale verso la grande sala al terzo piano, si sperimentano stati di coscienza differenti. Al centro della sala di meditazione superiore, la più grande senza colonne di tutta l’Asia, ci sarà un trono vuoto, senza nessuna immagine o simbolo, in modo che chiunque vi entri a meditare e a pregare possa immaginarvi il “proprio” Dio: un cristiano potrà sentire la presenza di Cristo, un ebreo di Jahvè, un buddista di Buddha, un hindu di Krishna, un musulmano di Allah, e chi lo vorrà potrà contattare semplicemente la Presenza divina dentro di sé. Da una prospettiva di Oneness, ovvero di unità, non ha importanza infatti se il dono del risveglio e della realizzazione del Divino avvenga attraverso una certa immagine o presenza percepita: quello che conta è l’intento, l’apertura del cuore, la connessione di amore con tutta l’umanità e con l’universo. 29 San Francesco d’Assisi Incarnazione dell’amore e della semplicità, è stato un ponte tra Oriente e Occidente di U. B. Satyam L ’astrazione di Dio - irrangiungibile e ineffabile, come affermano mistici di varie epoche e culture - diventa più comprensibile e “visibile” agli esseri umani quando s’incarna in un loro simile: è la manifestazione più elevata del divino. È il caso di avatar come Sri Bhagavan e Amma, è stato il caso di Osho, di Sri Aurbindo e Mère, per rimanere nella tradizione indiana, e prima ancora, in epoche e contesti diversi, di moltissimi altri mistici del passato. Questa manifestazione assume una connotazione particolare in San Francesco d’Assisi (1181-1226): la sua carica di umanità, la semplicità dei suoi modi e della sua vita sono note ben oltre i confini d’Italia. Dai suoi scritti e dagli aneddoti che ci sono stati tramandati - al di là del dubbio se siano una fedele descrizione della realtà o, come spesso accade in questi casi, una trasposizione libera dei suoi devoti ci rendiamo conto che il nostro Francesco è certo molto vicino a Gesù, ma anche ad altre figure di tradizioni e culture diverse. E in questa sede vogliamo porre in rilievo alcune somiglianze tra lui e quello che viene trasmesso nei corsi in India dell’Oneness Diksha. Prendiamo il suo amore per il divino, non staccato dalla creazione ma totalmente unito: non è forse più vicino al concetto della Oneness, dell’Unità o, per allargare il discorso, alla tradizione advaita della non dualità che in India è nata e fiorita, piuttosto che al pensiero, sviluppatosi nella filosofia occidentale, secondo cui il mondo materiale è contrapposto al mondo spirituale? In questo senso tutto il Cantico delle Creature è testimonianza forte e accorata della lode a Dio, che si accompagna a quella degli elementi da lui creati: sole, luna, stelle, vento, acqua, fuoco, terra, morte. Meglio sarebbe dire che quelle che Francesco chiama “creature del Signore” sono una diretta 30 emanazione del Divino: la concezione non duale (advai- Se nel suo amore folle Francesco ci ricorda tanti mistita, appunto) sembra decisamente prevalere. ci Sufi, inebriati dall’Amore per il Divino, il suo amore Anche gli attributi di Dio che troviamo nel Cantico delle verso gli animali ricorda quello di Sri Bhagavan RamaCreature (altissimo, onnipotente e buono) non possono na Maharshi (1879-1950), il saggio vissuto ai piedi della non richiamare i tre attributi dell’Assoluto dell’Indui- montagna sacra di Arunachala, nell’India del Sud, nel smo: Satyam, Shivam, Sundaram, che si possono tra- secolo scorso. Tre anni fa è uscito un libro dedicato al durre come Verità, Bontà e Bellezza. Al di là di even- suo amore per gli animali, pieno di episodi che fanno tuali contaminazioni fra culture, si può vedere in questi pensare a Ramana come un moderno San Francesco (Sri aspetti sintonici la prova che tutte le tradizioni religiose, Ramana, friend of Animals). Non solo: Ramana trascorse prima ancora delle divisioni sfociate persino in guerre lunghi anni nella grotta di Virupaksha, intitolata a un sanguinarie, hanno una matrice comune e che la Verità è maestro che vi era andato a meditare e che fu più o meno Una sola, pur esprimendosi in mille modi diversi. contemporaneo proprio di Francesco. E che dire del senso di gratitudine, della capacità di in- Anche Ramana, come Francesco, oltre che per l’amore segnare la preghiera non come richiesta di qualcosa da per gli animali è ricordato per la semplicità, per l’amore parte dell’uomo a Dio, ma come espressione di lode e incondizionato, la dolcezza e, allo stesso tempo, la forringraziamento? Se nel Cantico e nei Fioretti è il filo con- za e determinazione nel perseguire il suo cammino di duttore, come non ricollegarla a quanto insegnano le realizzazione spirituale e di condivisione di questa sua guide durante il processo in India? passione con chiunque incontrasse. Un altro aspetto importante nell’intento della Oneness Lo descrive bene Arthur Osborne, uno dei maggiori deUniversity è favorire la fioritura del cuore. Proprio questo voti di Ramana Maharshi. “Il 17 giugno 1948 Lakshmi (la spostamento dalla testa al cuomucca che viveva nell’ashram L’amore è sempre stato re - elemento che fa diventare sin dal 1926) si ammalò e la “brillanti” in qualunque campo mattina del 18 sembrò che la l’insegnamento profondo - è indicata come la soluzione sua fine fosse imminente. Alle di tutti i grandi mistici, ai problemi che attanagliano il dieci Sri Bhagavan andò da lei: maestri, profeti e avatar, nostro pianeta, malato di sen“Amma (Madre)”, disse, “vuoi indipendentemente dall’epoca so di separatezza, divisione ed che ti stia vicino?”. Sedette ace dal luogo in cui sono vissuti egocentrismo. Certo l’amore è canto a lei, poggiandole la testa ed è sempre stato l’insegnamensulle gambe. La guardò fisso to profondo di tutti i mistici, maestri, profeti e avatar, negli occhi e le mise la mano sulla testa, come per darle il indipendentemente dall’epoca e dal luogo in cui sono Diksha (l’iniziazione o benedizione), e sul cuore. Tenenvissuti. Ma non è forse in Francesco d’Assisi un tratto ca- do la guancia sulla sua, l’accarezzò. Contento perché il ratterizzante, che segna non solo le sue parole ma anche suo cuore era puro, libero da reminiscenze di vite passate i più piccoli gesti quotidiani? e concentrato totalmente su Bhagavan, si congedò da lei Osho, che amava profondamente Francesco e se ne di- e andò nel refettorio per il pranzo. Lakshmi rimase cochiarava un ammiratore, ha messo in rilievo ripetuta- sciente fino all’ultimo; i suoi occhi erano calmi. Alle unmente la sua particolare “pazzia”, accomunandolo ad dici e trenta lasciò il corpo, tranquillamente. Fu sepolta altri grandi mistici del passato e sottolineando la sua all’interno dell’ashram con i dovuti riti funebri, accanto qualità rara di saper vivere la vita dal cuore anziché dalla alle tombe di un daino, un corvo e un cane che Sri Bhatesta. Si riferiva al suo parlare agli alberi, agli animali, agli gavan aveva voluto fare seppellire là. Sulla sua tomba fu uccelli chiamandoli fratelli e sorelle e ottenendone rispo- posta una stele quadrata con sopra il suo ritratto. Sulla sta. Oggi Francesco verrebbe forse messo in un manico- stele fu scolpito un epitaffio scritto da Sri Bhagavan che mio… eppure proprio recentissime ricerche scientifiche diceva che essa aveva ottenuto la mukti o liberazione. Dehanno dimostrato che non solo gli animali, ma anche le varaja Mudaliar chiese a Bhagavan se quella dovesse inpiante e persino le rocce e le pietre, ritenute a torto inerti tendersi come una frase convenzionale – come quando si e insensibili, sentono e rispondono agli stimoli, al di là dice che uno ha raggiunto il samadhi, per dire in maniera della loro apparente natura inanimata. garbata che è morto – o se intendeva davvero mukti, e Sri Francesco, fidandosi del proprio intuito e usando la forza Bhagavan rispose che intendeva proprio mukti.” dell’amore, più volte ha parlato, anzi dialogato con crea- Quando ero piccolo il frate di Assisi riusciva a suscitare ture della terra e del cielo. Famosissime sono le prediche in me una forte simpatia, prima ancora che grande amagli uccelli o l’episodio in cui ammansì il lupo di Gubbio, mirazione, più di tanti altri santi. Così Ramana e San ma ci sono anche racconti meno noti, sull’addomesticare Francesco avranno sempre un posto particolare nel mio le tortore o parlare con i pesci (quest’ultimo episodio dei cuore e credo accada a chiunque sia disposto ad aprirsi a Fioretti ha in realtà per protagonista Sant’Antonio). questa dimensione. DIKSHANEWS 31 Risvegliarsi all’Unità Un libro di Arjuna Ardagh per capire cosa c’è “dietro” l’Oneness Diksha “C i sono parecchie cose che mi hanno impressionato nel corso della mia prima visita alla Oneness University. Innanzitutto le guide, con la loro straordinaria qualità di unità. Persone che vivono insieme, lavorano insieme, stanno insieme come tanti corpi e un unico cuore, un’unica coscienza. La seconda cosa è l’Oneness Diksha in sé. Negli anni ho praticato molti tipi di meditazione, preghiere, esercizi fisici. Ed era sempre qualcosa di “casuale”. Potevi fare la stessa pratica giorno dopo giorno, qualche volta ti capitava un colpo di fortuna e ti sentivi immerso in uno stato di pace, ma la maggior parte delle volte ti trovavi in mezzo al guado nella palude della mente. L’Oneness Diksha è un’altra cosa: veloce, lineare, preciso. Sembra colpire nel segno ogni volta e mantenere ciò che promette. Anzi, sembra quasi che abbia una sua propria intelligenza: sa sempre dove andare a parare e di cosa c’è bisogno: di guarire qualche parte, di lasciar andare dei ricordi, o solo di approfondire il silenzio. La terza cosa che mi ha scosso è stata la visione da cui è scaturito tutto quanto. Amma e Bhagavan avevano un piano. E non solo un piano per qualche veterano della meditazione come me e i miei amici, ma addirittura per trasformare la coscienza globale. Un piano che a 32 prima vista può sembrare ridicolmente ottimista, ma che ha attratto l’attenzione e ottenuto il supporto di leader politici e religiosi, uomini di cultura e celebrità dello spettacolo in tutto il mondo”. Con queste parole Arjuna Ardagh spiega com’è cresciuto in lui l’interesse per l’Oneness Movement, al punto da indurlo, dopo la sua prima visita in India per il percorso di 21 giorni, a ritornarci per scrivere un libro. Pubblicato nella primavera del 2007, Awakening into Oneness – The Power of Blessing in The Evolution of Consciousness è oggi il testo più completo e più stimolante sul Movimento dell’Unità, su quanto accade alla Oneness University, sui suoi fondatori, sul percorso che propongono, sul Diksha e i suoi effetti. Ricco di centinaia di testimonianze, fa luce su questo fenomeno ormai planetario con il piglio deciso del giornalista e l’emozione vera di chi ha vissuto in prima persona l’esperienza e ne è rimasto segnato. Arjuna Nick Ardagh, inglese, laureato in letteratura all’università di Cambridge, ha cominciato fin da giovane a interessarsi di spiritualità. Ha viaggiato in tutto il mondo e lavorato con diversi maestri spirituali ed è il fondatore della Living Essence Foundation, un’associazione no profit dedicata al “risveglio della coscienza nell’ambito della vita quotidiana”, che ha sede a Nevada City, California, dove Ardagh vive con la moglie norvegese e due figli. Awakening into Oneness parte dalle esperienze della scuola di Jevashram, fondata da Bhagavan nel 1984, e ripercorre la storia dei primi “risvegli di coscienza” negli alunni, a cominciare da quello di Khrishna, figlio di Bhagavan e Amma, e dei suoi giovani amici, i futuri Anandagiri, Samadarshini, Vimalkirti, principali guide del Movimento. Ardagh ne ripercorre poi le tappe, dopo la chiusura della scuola nel 1994 e la sua riapertura, con il nome di Satyaloka, come campus per la formazione delle guide destinate a diffondere il messaggio dei due avatar. E poi la scelta di fondare la nuova sede della Oneness University in una zona rurale a nord di Chennay, a Varadaiahpalem, dove si trova oggi. E infine l’avvio dei corsi anche per occidentali, a partire dal 2004, nel nuovo campus poco distante dall’Oneness Temple. Ma cos’è l’Oneness Blessing o Diksha? Per rispondere, al di là della propria esperienza personale, Ardagh ha intervistato centinaia di persone. “Per quanto le soggettive esperienze possano essere diverse da una perso- na all’altra, e in ogni singola persona l’Oneness Diksha rispetto alla possi- fra sé, gli altri e l’universo in generatra un Diksha e un altro, i milioni di bilità di raggiungere livelli di coscien- le. In questo senso le persone sono esseri umani che finora lo hanno rice- za più elevati. “Il Diksha può attivare “risvegliate” al loro vero Essere o, se vuto in tutto il mondo ci consentono una trasformazione verso uno stato si vuole usare questo termine, “illudi evidenziare alcune delle esperienze di coscienza totalmente diverso, nel minate”. più comuni che possono accadere”. quale il senso dell’Io come entità Ardagh ne ha intervistate diverse, Ardagh le riassune così: una riduzione separata si dissolve” scrive Ardagh. su indicazione di Bhagavan. E presdel chiacchiericcio della mente, una “Ciò che rimane è una semplice, di- soché tutte, alla domanda “Ti senti maggiore consapevolzza sensoriale, retta realizzazione dell’Unità, non illuminato?”, hanno risposto di non un naturale sentimento di pace e di offuscata dalla nostra mente concet- averne idea, di non sentire niente di benessere, una diminuzione dei con- tuale. In questo senso, è qualcosa di particolare, di stare semplicemente flitti interiori, la capacità di diventare così profondamente semplice e nel molto bene, di essere in pace con il osservatore, la rottura degli schemi. contempo straordinario, da sfidare mondo, di vivere felicemente la proOltre a questi cambiamenti, che atten- ogni logica”. pria vita… Ci sono persone che non gono alla vita quotidiana e la rendo- Ma per esplorare questo aspetto, av- sanno di essere illuminate, mentre no più agevole, meno stressata e più verte l’autore, è importante parlare altre se ne rendono conto. funzionale, alcune persone riescono anche degli equivoci che hanno dato Ma proclamarsi illuminati non è afad avere esperienze più specifiche di adito in questi anni ad alcune criti- fatto una garanzia di esserlo. “Il mae“risveglio nell’unità”, con il dissolversi che verso il Movimento, soprattutto stro indiano Yogananda” racconta graduale del senso di essere separati. su internet. La prima è la presunta, Ardagh in proposito “venne interviArdagh dedica una serie di castato un giorno da un giornalista Il testo contiene anche pitoli ai vari effetti dell’Oneche gli chiese se era illuminato. ness Diksha in diversi ambiti: il Yogananda restò in silenzio per una serie di testimonianze primo descrive, con il supporto sugli effetti dell’Oneness Diksha un po’ ma il giornalista insistetdelle testimonianze di diversi te. Allora il maestro disse: “Se rispetto alla possibilità scienziati, gli effetti a livello qualcuno dice ‘io sono illumineurobiologico sul cervello; un di raggiungere livelli di coscienza nato’ probabilmente non lo è. sempre più elevati altro gli effetti benefici a livello Se qualcuno dice ‘io non sono fisico, anche in termini di vera illuminato’ probabilmente non e propria guarigione. subitanea “illuminazione” raggiunta lo è.” E poi tacque. Perché? Perché Altri capitoli riportano interessantis- dalle persone che avevano seguito il ammesso che l’illuminazione significhi qualche cosa, significa la totale sime testimonianze sugli effetti del corso dei 21 giorni. Diksha in ambito interpersonale, so- “A qualcuno succede di avere delle dissoluzione di un qualsiasi interesse prattutto nelle relazioni con le per- esperienze spirituali particolarmente rispetto a un io. E quindi le parole sone più vicine, nel rapporto con il intense, e di coltivarne il ricordo, ag- “io” e “illuminazione” non possono partner e in quello tra genitori e figli; grappandovisi, al punto da persuade- nemmeno stare nella stessa frase.” altri ancora sono dedicati al lavoro re se stessi e gli altri di aver raggiunto Cosa resta, dunque? Il resto è silendella Oneness University con i gio- i picchi dell’illuminazione”. Ma il zio, diceva Shakespeare. E anche vani, agli effetti benefici del Diksha più delle volte, precisa Ardagh, si Ardagh, raccogliendo i racconti che parlano di pace interiore, di grande rispetto al mondo del lavoro e del- tratta dell’ennesimo gioco dell’ego. l’arte, con il resoconto di persone la Non solo: la parola illuminazione calma, di puro stare con quel che cui vita è totalmente cambiata – e in viene usata, spesso, con significa- c’è, di fiducia e compassione, alla meglio! – anche a livello professio- ti molto diversi. Ardagh spiega che fine conclude: “Tutte queste qualità nale; e più in generale nella società, alla Oneness University in genere ne sono la descrizione di come appare facendo riferimento non solo alle danno una spiegazione molto neuro- la realtà dopo che il cervello è stato positive esperienze del Movimento biologica, in termini di diminuita at- riportato al suo equilibrio naturale… in India, e in particolare con gli abi- tività dei lobi parietali e aumento di non sono la ricetta per come operare tanti dei villaggi rurali che orbitano attività in quelli frontali, soprattutto la trasformazione. Ovvero, le qualità intorno alla Oneness University, ma il sinistro. Questo fatto – quando descritte sono i sintomi di un cervelanche in altri paesi del mondo, piut- diventa permanente ed è verificabi- lo trasformato, non il cammino per tosto che nell’ambito della riabilita- le con metodi scientifici - determina arrivarci.” E la trasformazione può zione dei carcerati. quella trasformazione nel funziona- avvenire davvero soltanto quando ci Infine, un capitolo molto importan- mento del cervello che induce a non si apre alla Grazia, facendole spazio te è quello dedicato agli effetti del- sentire più il senso di separarazione dentro di sé. DIKSHANEWS 33 Linda nei nostri cuori Il 2 luglio 2007 Linda Canteri ha lasciato il corpo. Ma è rimasta con noi la sua anima grande, a continuare il compito di testimoniare e diffondere l’Oneness Diksha in Italia e nel mondo. Con il marito, Franco, è stata una dei primissimi italiani che sono stati in India a fare il processo dei 21 giorni. Poi hanno creato, insieme ad altri amici, tutto questo. Vogliamo ricordarla attraverso le parole di chi l’ha amata e da lei ha ricevuto amore Franco. Quasi trent’anni fa in luglio, durante un corso di meditazione in alta montagna, il Divino mi ha fatto conoscere Linda. Io avevo chiesto di incontrare una persona con tanta gioia dentro e la mia preghiera è stata accolta con molta generosità. Ho trovato un grande Essere, una persona che mi ha fatto vivere la vita con grande intensità, sempre basata sull’amore. Quanto amore mi ha dato! Ho vissuto condividendo con lei grandi sogni e realizzandoli. Insieme abbiamo girato il mondo e incontrato persone straordinarie. Con Bhagavan Linda parlava in totale libertà, come se fosse suo papà e lui comunicava con lei in un modo molto vivo e intenso. Linda aveva molto coraggio, sentiva le cose e andava avanti con un profondo senso di giustizia e di rispetto. Il suo approccio alla vita di tutti i giorni era molto creativo, aveva un senso straordinario del bello e dell’armonia. Sapeva ascoltare le persone e quello che diceva andava direttamente a toccare il loro cuore, in profondità. Aveva molta sensibilità e saggezza: i suoi consigli erano sempre veri e reali, e ha cresciuto una figlia rispet34 tando profondamente la sua natura, aiutandola con tantissimo amore a crescere come era giusto per lei. Christian. Un paio d’anni fa stavo passando un momentaccio, impantanato in problemi su ogni fronte: affetti, lavoro, rapporti familiari e interpersonali. Fino a quel primo, misterioso e sorprendente Diksha e la tua presenza straordinaria che metteva un sigillo d’inconfutabile autenticità, perché tu eri la prova vivente di quel meraviglioso sogno che andavi a diffondere, la Oneness di Amma e Bhagavan, e che ora è anche il mio sogno. Da quel giorno ho intrapreso un percorso di riconquista di me stesso e di liberazione dalla paura e dalla sofferenza. Grazie, Linda. Sandra. Cara Linda, ti sono infinitamente grata! Il mio primo Diksha l’ho ricevuto da te e da Franco a Pisa. Mi ricordo che rimasi profondamente colpita per tutto quello che stavo ricevendo. Mi emozionarono da subito i tuoi occhi così luminosi e amorevoli. La mia vita è decisamente cambiata da quel giorno. Ancora grazie, con infinito amore! Lorenza. Quanti cuori hai toccato e risvegliato! Io ti voglio ricordare con l’amore che ho visto nei tuoi occhioni sorridenti quando ad Abano ti dissi: grazie per tutto l’amore che mi hai trasmesso! E tu molto semplicemente mi hai risposto: “Chi dà amore riceve amore”. Quanta verita’ in questa semplice frase. Tu aiuterai la crescita di consapevolezza di molte anime perché la tua missione sta continuando su altri piani. Ora appartieni a tutti noi. Antonella. Cara Linda, ci avevi dato una grande speranza. Adesso so anche che continuerai a seguirci dalla tua nuova dimensione, a ispirarci, se è possibile, con i tuoi modi garbati e gentili. Com’eri gioiosa e felice alla conferenza di Anandagiri a Milano l’anno scorso! Ho avuto la fortuna ti poterti incontrare e ricevere il Diksha da te. Quello da cui sono rimasta colpita era il tuo modo di stare in mezzo a tutti noi, con umiltà. E mi aveva colpito anche lo sguardo dolce e amoroso con cui Franco, tuo marito, ti guardava… Sarai sempre nella luce, sarai sempre qui con noi. Oneness Conference 2008 con Anandagiri Anandagiri coordina il gruppo delle oltre 200 guide della Oneness University ed è Ambasciatore degli insegnamenti della Oneness University nel mondo e della loro diffusione attraverso l’energia del Diksha. Conduce inoltre il Progetto dei 100 Villaggi, che prevede il progressivo risveglio degli abitanti di oltre 150 villaggi nei dintorni della Oneness University, nel sud dell’India, ed è molto amato da milioni di indiani per la sua natura innocente e amichevole. Dal 1996 ha viaggiato in tutto l’Occidente tenendo ovunque workshop per il risveglio spirituale e toccando gli animi con la sua straordinaria saggezza, eloquenza e semplicità. Stare alla sua presenza è di per sé un potente Diksha, che trasforma tutti coloro che lo circondano. Anandagiri ha già tenuto due importanti incontri in Italia: a Milano nel giugno 2006 e ad Abano nel maggio 2007. Terrà di nuovo una Oneness Conference nella primavera 2008. Per informazioni: www.Diksha.it T O S E T M a n k i n d F R E E . w w w. d i k s h a . i t 36