cattedrale di bisceglie

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cattedrale di bisceglie
CATTEDRALE DI BISCEGLIE
Lavori di consolidamento e restauro conservativo
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza
p
p
per i Beni Architettonici e p
per il Paesaggio
gg
delle Province di Bari e Foggia
Cattedrale di Bisceglie
Lavori di consolidamento e restauro conservativo
I d i a vista
Indagine
i t
Progetto di intervento
Cantiere di restauro
Diagnostica in corso d’opera e
valutazione
l t i
d
dell’intervento
ll’i t
t
Indagine a vista
Materiali
p
Alterazioni macroscopiche
Elementi non idonei
L’indagine è stata effettuata
da un team composto da
diverse professionalità:
Architetto
I
Ingegnere
specializzato
i li
t
Tecnico di cantiere
Restauratore
Geologo
Chimico
Materiali costitutivi
Pietra calcarea
Marmo bianco
Sculture marmoree
a tutto tondo
Finiture superficiali su
statue o modanature
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Materiali costitutivi
Scialbatura su
paramento lapideo
Dipinto murale
Infissi metallici
Infissi lignei
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Degrado diffuso: erosione generalizzata, depositi incoerenti
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Depositi coerenti e croste nere
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Stuccature improprie
Reintegrazioni improprie
Scialbature ocracee
Scialbature biancastre
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Vegetazione infestante e patine biologiche
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Patine
Macchie da
ossidazione
Patine
Patine – dettaglio
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Elementi metallici ossidati
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Distacco della
scialbatura
Erosione e disgregazione
della scialbatura
Lacune del dipinto
Decoesione del dipinto
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Disgregazione
Fratture e fessure
Disgregazione
Mancanze
Il Cenacolo s.r.l.
Centro studi e ricerche, laboratorio analisi
Alterazioni macroscopiche
Elementi pericolanti
Progetto di intervento
Rili
Rilievo
geometrico
ti
M
Mappatura
t
d
dell degrado
d
d
M
Mappatura
t
d
degli
li interventi
i t
ti
Rilievo geometrico
Rilievo geometrico: sezione orizzontale
Rilievo geometrico: prospetto ovest
Mappatura del degrado
Vengono rappresentate in scala 1:50 le tipologie di degrado analizzate
Particolare della mappatura del degrado con relativa legenda
Elaborati di progetto
Progetto di intervento: Prospetto sud
Elaborati di progetto
Progetto di intervento: Sezione AA’
Elaborati di progetto
Particolari degli elaborati di intervento
Il cantiere di restauro
L intervento sulla
L’intervento
Cattedrale di Bisceglie
ha interessato il
monumento nella sua
globalità:
consolidamento,
restauro delle superfici,
p
,
manutenzione, sia delle
facciate esterne che di
quelle interne
Si riportano a titolo esemplificativo
delle schede relative al restauro di
porzioni soggette
gg
ad intervento
alcune p
particolarmente significative
Portale principale
p
p
Il portale principale (prospetto ovest) prima e dopo l’intervento
STATO DI CONSERVAZIONE
Il portale, composto da elementi in calcare e in marmo, ha
subito una tipica alterazione che ha colpito sia le superfici esposte
al dilavamento, sia le parti protette dalle piogge e dagli altri agenti
atmosferici.
Vi sono tracce evidenti di un secondo ordine (una colonnina
sormonta la copertura e l’alloggiamento per altre due è ben
evidente), ma non vi sono altri elementi di questo apparato.
Sono evidenti sull’arco
sull arco decorato con figure, tracce di
ossalati di colore aranciato, così come sulle colonne e nei
piedritti.
Anche gli stipiti in marmo sono molto alterati e ricoperti di
croste nere.
La fessurazioni e il distacco di grosse porzioni sono dovuti
anche
h all metodo
t d di assemblaggio,
bl
i che
h prevedeva
d
l’l’utilizzo
tili
di fferro
colato all’interno di nicchie appositamente scavate, ma sono
evidenti cedimenti strutturali e fessurazioni degli elementi portanti
dovuti probabilmente a schiacciamento.
Leggeri attacchi biologici sotto forma di infestazioni
licheniche e piante radicali.
A causa della sconnessione, risultano mancanti alcune
parti del semicerchio a sezione circolare del primo arco del
timpano e alcuni particolari delle ali dei grifoni.
Principali
p tipologie
p g di degrado
g
riscontrate:
Croste nere
Fessurazioni
Mancanze
Erosione
Abrasione ed appiattimento dei rilievi
Un discorso a parte meritano i due leoni stilofori posti
alla base della composizione su cui grava il peso del
timpano: è mancante la parte più aggettante (testa e
collo) mentrre le parti acora esistenti sono fortemente
degradate da fessurazioni e distacchi.
Buona parte delle stilature dei giunti hanno perso la loro
funzione e/o risultano mancanti.
Nel dettaglio possiamo rilevare, nelle zone dilavate (timpano, figure aggettanti, parti esterne degli
stipiti) fenomeni di degradazione differenziale, fessurrazione e disgregazione granulare. Alle croste
nere invece sono associate fenomeni di degrado del materiale lapideo
lapideo, si riscontrano infatti fenomeni
che si manifestano sotto forma di scagliature ed esfoliazioni, con evidenti distacchi di grosse scaglie
che rivelano la presenza di materiale completamente solfatato.
INTERVENTO DI RESTAURO
Il problema più evidente all’approccio visivo era
certamente costituito dalla diffusa incrostazione nera
che, più che costituire un problema estetico, data l’alta
presenza di esfoliazioni e quindi il suo agire corrosivo
sulla superficie, era necessario rimuovere.
Risultava inoltre indispensabile ridonare coesione ed
adesione al materiale lapideo,
p
, tramite il miglioramento
g
meccanico delle sue caratteristiche, e non ultimo,
migliorare la leggibilità dell’opera ripristinandone un
aspetto unitario, pur nel rispetto delle trasformazioni
naturali e degli interventi subiti.
La prima operazione è consistita in una pulitura
preliminare con spazzole, che , oltre ad eliminare i
depositi superficiali, ha consentito di individuare
puntualmente le zone che necessitavano di stuccature
provvisorie di appoggio, incollaggi, preconsolidamenti che
sono stati effettuati
ff
con silicato d’etile
’
(Estel
(
1000).
)
Il consolidante veniva applicato abbondantemente e
ripetutamente a pennello, in quelle zone che
presentavano una particolare decoesione.
p aver effettuato numerosi tests,, si decideva di p
pulire
Dopo
le zone leggermente incrostate con compresse di polpa di
carta imbibite di carbonato d’ammonio in soluzioni variabili
dal 5 al 10%.
In previsione dell’utilizzo di acqua, si è prima intervenuto sulle parti
metalliche che avrebbero potuto risentire del trattamento,
eliminando quelle non appartenenti alla struttura ed isolando quelle
irremovibili o facenti parte del sistema di assemblaggio.
Le superfici interessate da depositi più consistenti di crosta nera
venivano pulite meccanicamente, con l’aiuto di microsabbiatrice di
precisione, utilizzando polvere d’ossido di alluminio; data la fragilità
d l supporto,
del
t i continui
ti i iinterventi
t
ti di consolidamento
lid
t e lla pulitura
lit
estremamente puntuale di queste parti, questa sola operazione ha
richiesto quasi tre mesi di tempo per la sua esecuzione.
La rimozione delle stuccature in cemento o in materiale alterato è
stata effettuata meccanicamente, a mano con scalpelli e
vibroincisore, in particolar modo sulle superfici dove il materiale non
idoneo risultava sovrammesso abbondantemente alla superficie
originale.
I depositi di origine biologica e le piante
aeree sono stati asportati
meccanicamente, dopo l’applicazione di
biocidi opportunamente diluiti (metatin).
Un problema particolare era costituito dall’esistenza di alcuni
“errori costruttivi” del portale, dove il basamento del grifone di dx
non è perfettamente poggiante sul capitello della colonna
sottostante, ma presenta un distacco che va dai pochi millimetri ai
due, tre centimetri nella parte anteriore. Il vuoto creatosi era
riempito con zeppe in pietra messe in opera con una malta di colore
bianco, molto tenace. L’intervento è consistito nel creare diversi
alloggiamenti
ll
i
ti passanti,
ti lunghi
l
hi parii all basamento,
b
t riempiti
i
iti con b
barre
in fibra di vetro e fissate con malta.
L’ultima
operazione
è
consistita nell’applicazione del
protettivo finale eseguita con
silicato d
d’etile
etile idrorepellente,
idrorepellente
applicato in più riprese a
pennello.
Portale laterale
Il portale laterale (prospetto sud) prima e dopo l’intervento
STATO DI CONSERVAZIONE
Ad un primo esame visivo del portale, effettuato
dal basso, risultavano evidenti un attacco di tipo algale
limitato alla parte anteriore del capitello dx e alla
sommità della colonna, una diffusa erosione del
materiale lapideo con appiattimento dei rilievi, una
leggera
gg
crosta concentrata nei sottosquadri
q
delle figure
g
e nella parte centrale dell’architrave, in corrispondenza
delle fessure della cornice dello stesso.
Appariva gravemente compromesso il basamento della
figura centrale (“San Mauro Vescovo”) e delle due
colonnine doriche che affiancano il Vescovo.
Il primo esame ravvicinato ha subito rivelato che lo
stato di conservazione del gruppo scultoreo centrale
era in realtà più compromesso, in relazione alla tecnica
di esecuzione della composizione e soprattutto delle
tecniche decorative adottate.
Infatti, la struttura architettonica (colonnine e capitelli,
basamento, dado, parte del “fondale” e cupola) è
realizzata con una malta compatta a base di polvere di
pietra e sabbia con granulometria grossolana, legate
con ogni probabilità con calce e uno strato di finitura
sottile e coerente, un intonaco probabilmente a base di
gesso. La lunga esposizione al dilavamento di questi
materiali ne ha provocato una forte disgregazione,
soprattutto in corrispondenza della base delle colonne,
della parte superiore della base del trono del Vescovo
e di uno dei capitelli, quasi interamente ricostruito con
una malta cementizia in un precedente intervento di
restauro.
Inoltre, l’aspetto “pulito” delle sculture era determinato da uno strato di scialbo di colore bianco steso in più
mani, che nascondeva una spessa incrostazione di colore scuro, diffusa su tutta la figura del vescovo e sulle
superfici non soggette a dilavamento dei due cavalieri (San Sergio da Betlemme
Betlemme, a sx e San Pantaleone
Pantaleone, a
dx). Di questa “incrostazione” parleremo più diffusamente nella descrizione dell’intervento di restauro.
Alcuni particolari del modellato del Vescovo e dei cavalieri risultano mancanti, una piccola parte della testa
del cavallo di dx era staccata e fatta aderire con colla animale.
Grazie al materiale utilizzato per l’esecuzione
(una pietra compatta, dura, dal suono cristallino)
nonostante la completa esposizione, le superfici
delle due sculture che sormontano le colonne di
marmo (San Pietro e San Paolo) non hanno
subito particolari problemi; purtroppo è il metodo
adottato in tempi probabilmente recenti per
assicurarne la stabilità che ha determinato danni
irreversibili. Infatti, le due statue sono state
perforate all’altezza dello stomaco, nel foro è
stato inserito un perno di acciaio avvitato su un
sistema di zanche affogate nel muro; un altro
perno passa dalla sommità del capitello (dove è
alloggiato in una cavità appositamente creata e
fissato con piombo colato) e penetra nella statua
per circa venti cm. determinando, a causa
dell’aumento di volume del perno provocato dalla
corrosione, profonde lesioni e il distacco di una
buona porzione della parte inferiore delle due
sculture.
Per ovviare a questo distacco, in un precedente intervento di restauro è stata applicata una lamina di ferro, che fasciava
i t
interamente
t la
l base
b
della
d ll statua
t t di S
San Pi
Pietro.
t A questa
t fasciatura
f
i t
è stato
t t sovrammesso un anello
ll di cemento,
t occludendo
l d d
tutta la base. In tempi probabilmente successivi è stata fatta una legatura sopra la base, con filo di ferro che ha “segato” e
macchiato irrimediabilmente il modellato.
Una parte della base di San Paolo, distaccatasi probabilmente in tempi successivi al restauro, anche se aderente, non era in
alcun modo vincolata al resto della scultura.
Il capitello di dx era interessato da un grosso distacco e la porzione distaccata era incastrata tra il capitello e il muro, la
fessura riempita con cemento.
Una stuccatura in cemento, debordante, era stata eseguita anche tra il capitello di sx e la colonna.
Durante le prime fasi di ricognizione si è subito notato che la colonna dx non era perfettamente aderente al piano di calpestio
e sollecitata per mezzo di spinta
e,
spinta, aveva un lieve movimento ondulatorio
ondulatorio.
Infine, da una fotografia pubblicata negli anni settanta su “Cattedrali di Puglia” ed. Bestetti Roma 1970 si nota che tutta la
composizione centrale era sormontata da una cornice modanata, probabilmente in pietra, attualmente completamente
mancante; si ipotizza che fosse gravemente compromessa e sia quindi stata rimossa nell’intervento precedente.
INTERVENTO DI RESTAURO
SCULTURE DI SAN PIETRO E PAOLO, CAPITELLI E
COLONNE
Sulle superfici lapidee è stato eseguito un completo
intervento di rimozione delle alghe e dei licheni tramite
neutralizzazione con Metatin applicato a spruzzo e successiva
rimozione con spazzolini e bisturi
bisturi.
Sono state trattate anche quelle parti non visivamente
intaccate, per l’evitare del propagarsi delle spore.
Successivamente all’intervento strutturale, è stata condotta una
pulitura con acqua e mezzi meccanici (spazzolini e bisturi), mentre
sulle limitate incrostazioni più tenaci sono state applicate delle
compresse di polpa di carta imbevute con carbonato d’ammonio in
proporzione variabile dal 5 al 10%. In corrispondenza di
esfoliazioni o fessurazioni della pietra, specie in corrispondenza
della colonna dx, è stata iniettata resina bicomponente Epoxy
Davcon distribuita da CTS. Le parti mancanti sono state risarcite,
ove necessario per assicurare una buona sigillatura e un’adeguata
protezione dei bordi delle lesioni, con malta aerea a base di calce
Lafarge, polvere di pietra e sabbia di fiume setacciata. In ultimo è
stato applicato un protettivo a base di silicati Silirain della Rhone
Poulenc..
INTERVENTO STRUTTURALE
Come già detto, le statue di San Pietro e Paolo ed i capitelli erano
interessati da gravi lesioni e distacchi. Con lo smontaggio completo
dei vari elementi si è potuto constatare la presenza (già
precedentemente ipotizzata) di un perno centrale del diametro circa
cm. 3, interposto tra la colonna ed il capitello per pochi centimetri e di
un unico perno centrale anch’esso
anch esso interposto tra il capitello e la base
della statua. Tutti i perni sopraindicati erano completamente ossidati e
friabili al tatto e quindi non assolvevano più in alcun modo alla
funzione di raccordo, anzi avevano provocato danni. Per garantire
quindi l’unione dei tre componenti della colonna ( fusto, capitello e
statua ) e degli stessi con la facciata, lasciando nel contempo la
possibilità di sopportare eventuali movimenti sismici, è stato messo in
opera il seguente procedimento: Dopo aver fatto aderire le parti
lesionate e staccate con incollaggi e iniezioni di resina epossidica
EPO 150 della CTS, in grado di assicurare una perfetta adesione con
il minimo spessore possibile, senza ricorso ad invadenti
imperneazioni in un sistema già abbastanza compromesso (vedi fig. 5
e 6), sono stati eseguiti n. 4 fori del diametro mm. 14 nella parte
superiore della colonna e n. 4 fori alla parte inferiore del capitello,
perfettamente allineati tra loro; successivamente sono stati inseriti
perni in acciaio inox del diametro mm. 12 (vedi fig. 8) ed iniettata
resina EPO 150 della CTS.
Per fissare la statua al capitello è stata eseguita una perforazione del
diametro mm. 18 ed inserito un perno di acciao inox del diametro
mm.16 interposto per circa cm. 60 nella zona baricentrica della statua
e per circa cm. 20 nella parte superiore del capitello. L’unione perfetta
dei tre elementi non avrebbe assicurato però la totale stabilità delle
colonne, pertanto è stata prevista in fase di progettazione una piastra
quadrata in acciaio inox delle dimensioni di mm. 420 x 420 x 5,,
q
collocata tra il capitello e la base della scultura. La piastra è stata
assicurata al capitello mediante 4 perni del diametro mm. 8; su di
essa, per garantire una perfetta stabilità, sono state saldate due
zanche di ancoraggio alla parete.
GRUPPO SCULTOREO DEL
VESCOVO E DEI CAVALIERI
Da un primo test di pulitura
l’intervento si presentava
complesso: eseguita la
rimozione dello scialbo
bianco, steso in maniera
irregolare, grossolana, in più
punti dilavato o frammentario,
si osservava quella sostanza
di colore bruno-nerastro che
già in più punti si intravedeva:
di notevole spessore (in alcuni
punti anche 4 o 5 mm.) e che
specialmente sulla figura del
vescovo (meno
(
soggetta
tt delle
d ll
altre a dilavamento poiché più
arretrata) era presente in
maniera uniforme e compatta,
si accumulava nelle pieghe
g
della veste del Vescovo e in
tutte le parti in sottosquadro
dei cavalieri (mantello, parte
inferiore delle braccia, collo,
pancia e gambe dei cavalli)
cavalli),
occludendo i tanti particolari
del modellato.
L’aspetto, il colore, la consistenza e il fatto che alcuni campioni prelevati, messi in
acqua per alcune ore, si rigonfiavano, facevano pensare alla colla forte per falegnami,
un collante ricavato dalla bollitura di cascami animali
animali, utilizzato principalmente
nell’incollaggio del legno o come ingrediente per la preparazione di colle più blande
usate largamente dagli artisti e dai restauratori.
Tra lo scialbo bianco e la sostanza bruna si sono trovate delle vaste campiture di
colore nero, molto sottile e regolare.
Altri test di pulitura effettuati in più punti rivelavano che inglobati nello strato bruno si
trovavano delle tracce di pigmenti blu o verdi, foglia d’oro e una sostanza rossoarancio.
Le analisi eseguite su alcuni campioni, hanno
confermato le osservazioni macroscopiche, e cioè la
presenza sulle statue di una doratura eseguita
p
g
con
lamine d’oro sovrapposte, doratura eseguita a guazzo su
un bolo rosso-arancio. Soprammessi alla doratura, strati
di colla e cera, alternati a biacca e tracce di pigmenti.
Questa sequenza è simile in tutti i punti di prelievo, oltre
che essere osservabile microscopicamente: questo fa
ipotizzare che le sculture fossero completamente dorate.
Gli strati soprammessi si può ipotizzare siano imputabili
a protettivi voluti dall’esecutore o successivi, che le
sculture sono state dipinte, o solo ritoccate e poi
completamente
l t
t ridipinte
idi i t e ancora iin seguito
it scialbate.
i lb t
In alcuni punti, purtroppo rarissimi, estremamente
frammentari e molto alterati, è stato possibile liberare
l’oro da tutte le sostanze soprammesse, mentre resta più
visibile il bolo della preparazione.
p p
Vista la colorazione scura della pietra assunta in molti punti, si ipotizza che il substrato sia
stato preparato con miscele a base di oli siccativi.
La pulitura è stata condotta principalmente a bisturi, facendo ammorbidire la sostanza
proteica con acqua e acido citrico al 5%.
S ll sfondo
Sullo
f d dietro
di t i cavalieri,
li i sono state
t t trovate
t
t vaste
t campiture
it
di colore
l
azzurro cielo
i l e
giallo ocra, che sono state integrate con la tecnica della velatura, con pigmenti puri sciolti in
acqua.
Per quanto riguarda i particolari architettonici in stucco, sono stati in precedenza consolidati
con perforazioni eseguite con trapano a mano; i consolidanti usati silicato d’etile SILO 911
CTS e Paraloid B 72 diluito in acetone al 3%.
3%
Successivamente sono state rimosse tutte le stuccature in cemento grigio, comprese le
ricostruzioni; le parti mancanti sono state integrate con malta aerea a base di calce Lafarge,
polvere di pietra e sabbia di fiume setacciata.
A finitura delle parti integrate non è stato riproposto l’intonaco, come
nell’originale, rendendo così perfettamente individuabile l’intervento di restauro.
Le parti intonacate sul fondo delle nicchie e nella cupola dopo la rimozione dello
scialbo si presentavano gravemente deteriorate: c'erano, infatti, delle abrasioni
effettuate probabilmente allo scopo di far meglio aggrappare lo scialbo, oltre a
numerose, piccole integrazioni in cemento che durante la rimozione provocava il
danneggiamento del sottile strato.
P evitare
Per
it
di appesantire
ti e rendere
d
cromaticamente
ti
t ttroppo iirregolare
l
lla
superficie sono state integrate con una malta finissima a base di gesso e
successivamente velate con uno strato di scialbo. Lo scialbo è stato poi
riequilibrato cromaticamente affinché si integrasse meglio con le parti originali.
Il protettivo è il medesimo impiegato sulle statue e sui capitelli laterali, Silirain
della Rhone Poulenc.
La cornice modanata,, ornata da dentelli,, che
sovrasta l’architrave presentava i setti privi di
sigillatura, a causa delle infiltrazioni derivanti dalla
superficie soprastante, protetta da una lastra di
piombo interessata da numerose infiltrazioni. La
lastra è stata rimossa ed è stata eseguita una
protezione a scivolo a base di malta. Le
incrostazioni formatesi ai bordi delle zone dilavate,
sono state rimosse con microsabbiatrice con
ossido d’alluminio 250 mash, mentre alcune
macchie
hi di vernice
i pigmentata,
i
t t provenienti
i ti
probabilmente da vecchie verniciature delle porte
d’ingresso, sono stati rimosse con Remolak.
Frammenti d’affresco
d affresco della navata centrale
Nella Cattedrale di Bisceglie è possibile osservare nella parte più alta della navata centrale una serie di lunette sovrastate
d una sottile
da
ttil modanatura
d
t
d
decorata
t con un motivo
ti a d
dentelli.
t lli Questo
Q
t particolare
ti l
architettonico,
hit tt i
presenta
t una d
decorazione
i
ad affresco, purtroppo molto frammentaria. Nonostante tale stato di conservazione, è possibile individuare un soggetto
unitario: una processione di santi con abiti di foggia orientale, vivacemente tratteggiati su un fondo di colore nero. I campi
sopra le lunette sono decorati (molto probabilmente in epoca successiva) con figure grottesche femminili e motivi stilizzati
g
sovrastati da una fascia rossa. La modanatura p
presenta notevoli tracce di un colore rosso-aranciato, e una
di foglie,
decorazione ad ovoli, mentre il fondo dei dentelli è dipinto di nero.
STATO DI CONSERVAZIONE
La parte che si ritiene più antica, cioè i santi, è
dipinta a buon fresco, senza parti riprese a secco,
con colori saturi,, poco
p
sfumati,, con campiture
p
definite
in maniera precisa. I particolari dei volti sono
sottolineati da pennellate di nero brillante, i colori
usati sono puri.
Lo strato di intonaco è sottile, ma ben distinto
dalla preparazione ad arriccio,
arriccio non grossolana e ricca
di filamenti e paglia.
Nonostante lo stato frammentario, i lacerti sono
ben aderenti e coesi.
Le cause di tanto degrado si ritiene che siano da
attribuire
ib i più
iù alle
ll condizioni
di i i ambientali,
bi
li grande
d
umidità, infiltrazioni, incuria, abbandono e
danneggiamento da parte dell’uomo (gli affreschi
presentano infatti tracce di scialbo di calce di colore
bianco,, e un personaggio
p
gg rappresentato
pp
in
controfacciata era ancora occultato dalla calce che a
difetti d’esecuzione della tecnica.
E’ importante sottolineare come in occasione del
rifacimento della chiesa in stile barocco, il
controsoffitto andasse ad occultare completamente
alla vista la decorazione ad affresco.
INTERVENTO DI RESTAURO
La prima operazione è consistita nella spolveratura degli
affreschi e l’individuazione di punti eventualmente in fase di distacco.
Il consolidamento è stato eseguito con iniezioni di resina acrilica in
emulsione (Acril 33 della ditta CTS) diluita in percentuali variabili dal
5% al 10% in acqua demineralizzata.
L pulitura,
La
lit
di semplice
li esecuzione,
i
è stata
t t condotta
d tt con acqua
demineralizzata, pura o addizionata di una piccola percentuale di
ammonio carbonato, applicata a spruzzo o con impacchi di polpa di
carta, poiché si trattava di rimuovere esclusivamente pesanti depositi
di polvere e residui di scialbo che, ammorbiditi dagli impacchi,
venivano successivamente asportati meccanicamente con bisturi,
spazzolini o matite di fibra di vetro.
Successivamente si è proceduto con l’integrazione delle piccole
lacune presenti all’interno di campiture e disegni ben definiti: le
stuccature sono state fatte con una malta a base di calce Lafarge e
polvere di pietra finemente macinata. Successivamente tali piccole
lacune sono state integrate pittoricamente con la tecnica delle
selezione del colore, “ricucendo” laddove possibile, piccoli particolari
e ridando unità e maggiore leggibilità al frammento.
Più importante si è rivelato il problema relativo all’integrazione
delle grandi lacune che lasciavano affiorare non la pietra (lacune
assolutamente non risarcibili) bensì grosse porzioni di preparazione
o intonaco senza più alcuna traccia di colore, ma coperte da aloni di
colore grigiastro o giallastro, che sarebbero state percepite dal
basso come grandi macchie biancastre indistinte, rendendo
impossibile la già difficoltosa percezione dei frammenti.
Si è deciso quindi, in accordo con la D.L. di procedere ad una
leggera scialbatura con calce Lafarge leggermente pigmentata,
stesa a pennello allo scopo di uniformare l’intonaco
l intonaco originale.
A distanza di tre mesi è stato applicato a spruzzo un primer di
Paraloid B72 diluito al 2% in acetone, come protettivo
Immagini degli affreschi della navata centrale dopo
l’intervento di restauro
Diagnostica
Caratterizzazione dello stato di fatto e valutazione della pulitura
La diagnostica dello stato di fatto si svolge dopo l’analisi a vista e la relativa prima proposta
di intervento mediante il prelievo di campioni della facciata
La diagnostica per la valutazione della pulitura si svolge prelevando campioni prima e
dopo la pulitura ed analizzando lo stato di fatto della superficie dei campioni
Strumenti e modalità di prelievo
Documentazione del prelievo
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
I risultati della diagnostica dipendono fortemente da:
Campionamento
p
(numero, distribuzione, tipologia e dimensioni dei campioni)
per rispettare l’integrità dell’Opera
Piano analitico
(numero, distribuzione, tipologia e sequenza delle analisi)
per ottenere i migliori risultati con il minor costo
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
C
Campionamento
e piano analitico
Diagnostica finalizzata a
1.PORTALE PRINCIPALE:
caratterizzazione
tt i
i
preliminare
li i
d
dello
ll stato
t t di fatto
f tt
e valutazione della pulitura
2. PORTALE SECONDARIO:
caratterizzazione
tt i
i
in
i corso d’opera
d’
dello
d ll stato
t t di fatto
f tt
3. FACCIATA LATERALE SUD:
valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST:
caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
N° 20 campioni prelevati
N
Tecnica analitica
Numero
Sezione lucida
14
Sezione sottile
12
Diffrattometria a raggi x
3
Spettrofotometria FT/IR
5
Esame microchimico dei leganti organici
1
Osservazione all’ESEM + EDS con mappature
8
Spettrofotometria XRF
1
TOTALE
44
Tutte le analisi sono state eseguite, ove esistenti,
le Raccomandazioni NorMaL
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE:
caratterizzazione preliminare dello stato di fatto
Il p
portale p
principale
p
è costituito ((camp.
p 4)) da un marmo biancastro
caratterizzato da una struttura eteroblastico-xenoblastica e tessitura
leggermente anisotropa a grana da fine a grossolana (in genere 0.1-1.4
mm) composto quasi esclusivamente da blasti di calcite e da tracce di
ossidi e solfuri di ferro; le interfacce tra i blasti sono da curve a lobate.
L porosità
La
ità totale
t t l è caratterizzata
tt i
t verso la
l superficie,
fi i fino
fi alla
ll profondità
f dità
massima di 0.4 mm, da una fratturazione inter ed intragranulare
probabilmente collegabile alla fase di lavorazione.
Lo stato di conservazione microscopico non è buono in superficie per la
presenza delle suddette fratturazioni
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione preliminare dello stato di fatto
SUL MARMO esiste uno strato ocraceo-nerastro, con spessore
piuttosto uniforme e continuo di 100-250 µm, composto da finissimi
elementi ocracei e subordinatamente
s bordinatamente nerastri immersi in una
na matrice
probabilmente formata da gesso e da ossalati (come peraltro riscontrato
in altre porzioni).
Su alcune porzioni in calcare biancastro (camp. 5), si osserva la
presenza di un probabile deposito nerastro a matrice gessosa (a causa
della solfatazione del substrato lapideo carbonatico ed al trasporto di
gesso come deposito) ed un trattamento superficiale (cfr.
spettrofotometria FT/IR) costituito da ossalati derivati probabilmente
dall’alterazione di pregressi trattamenti a base proteica. La presenza di
silicati potrebbe essere riferibile al particellato che ingloba il deposito
nerastro-ocraceo; non si osserva la pregressa applicazione di Paraloid.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione preliminare dello stato di fatto
In corrispondenza delle decorazioni laterali
(camp. 6) si riscontra la presenza di incrostazioni
calcaree (cfr. diffrattometria ai raggi x) parzialmente
solfatate che sono probabilmente costituite anche
da ossalati riferibili a pregressi trattamenti a base
proteica.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE:
valutazione della pulitura
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura
PRIMA DELLA PULITURA
Il calcare mostra, prima della pulitura, uno stato di conservazione caratterizzato dalla presenza di una leggera e
discontinua solfatazione della porzione più esterna fino ad una profondità massima di 40-80 mm.
Al di sopra esiste una crosta nera che è microscopicamente costituita,
costituita come peraltro osservato estesamente
presso il finestrone absidale, da un primo deposito ocraceo-brunastro e di un secondo deposito atmosferico
nerastro superficiale.
Il deposito atmosferico ocraceo-brunastro, con spessore variabile da 30 µm a 50 µm, è composto da una
matrice gessosa microcristallina e da finissimi elementi ocracei, brunastri e nerastri.
Il deposito atmosferico nerastro superficiale, con spessore variabile da 50 µm a 150 µm, è composto da una
matrice gessosa microcristallina e da elementi nerastri.
Come rilevato anche sulla facciata est, le analisi al SEM hanno evidenziato nella crosta superficiale la presenza di
una discreta concentrazione di silicio e ad una leggero accumulo di fosforo (probabilmente relative a sostanze
proteiche collegabili
p
g
almeno in p
parte alla p
presenza di g
guano).
)
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura
PRIMA DELLA PULITURA
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura
DOPO LA PULITURA
Dopo la pulitura si riscontra:
1)
l’asportazione totale del deposito atmosferico nerastro superficiale
2)
mantenimento del deposito ocraceo sottostante più antico eliminando la porzione più esterna più scura;
3)
mantenimento del sottostante strato biancastro (probabile scialbatura) come osservato in sezione lucida ed al SEM.
4)
preservato la compattezza della sottostante pietra anche se si riscontra l’esistenza di residui di sostanze silicatiche,
poco gesso,
gesso cloruro di sodio e calcite che sono distribuiti in superficie
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura
DOPO LA PULITURA
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura
DOPO LA PULITURA
In corrispondenza dello strato biancastro preservato, costituito da calcite, si osservano discrete percentuali di fosforo
che appare essere ancora in maggior quantità nella porzione più esterna della pietra sottostante (strato 1a). Il fosforo
rilevato
il
t è presumibilmente
ibil
t correlabile
l bil alla
ll presenza di sostane
t
proteiche
t i h collegabili
ll
bili o ad
d antichi
ti hi trattamenti
t tt
ti o a
contaminazioni da parte di sostanze organiche come il guano (peraltro osservato microscopicamente in più zone).
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2. PORTALE SECONDARIO:
2
caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
A
C
B
Diagnostica finalizzata alla caratterizzazione delle finiture del gruppo
statuario sommitale ed in particolare della statua centrale raffigurate il
santo vescovo.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
CAMP A - Finitura della doratura a guazzo
CAMP.
La stratigrafia è costituita dalla sovrapposizione di n. 7 strati.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2 PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
2.
CAMP. A - Finitura della doratura a guazzo
100,0
90
80
421,91
2344,33
2367,92
70
780,03
712,85
60
%T
874,16
50
470,32
552 16
552,16
677,71
601,86
533,90
40
30
1176,46
20
10
3417,32
1543,00
1419,41
1707,87
1320,97
1654,69
2920,98
2850,51
1095,15
1039,16
0,0
4000,0
3000
2000
1500
cm-1
1000
400,0
L’analisi di dettaglio eseguita,
mediante
spettrofotometria
FT/IR,
sulla
preparazione
attualmente brunastro-traslucida
della doratura a guazzo mostra
la presenza, in ordine di
abbondanza decrescente, di
cere, colle proteiche, ossalato di
calcio,
l i calcite,
l it gesso e frazioni
f i i
argillose.
Le cere e le colle proteiche possono essere collegabili al trattamento della
patinatura della doratura.
p
La calcite e le frazioni argillose possono essere correlabili alle caratteristiche
composizionali del substrato lapideo, mentre l’ossalato di calcio ed il gesso sono
presumibilmente dovute all’alterazione rispettivamente delle sostanze proteiche
applicate e del substrato carbonatico.
Sulla base dei gruppi funzionali individuati si ritiene che la classe di solventi più
idonea vada ricercata nelle sostanze organiche (aromatiche o alifatiche) a polarità
piuttosto bassa, quali derivati del benzene, o, meglio, ragia minerale o essenza di
trementina.
trementina
Si sconsiglia invece l’utilizzo di solventi a spiccata polarità quali acetone o alcoli.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2 PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
2.
CAMP. A - Finitura della doratura a guazzo
Immagine al SEM della finitura
(elettroni retrodiffusi Ingr. 270X) e
mappatura dell
dell’elemento
elemento Oro in
corrispondenza
del
pacchetto
stratigrafico con le dorature.
Si notano le quattro lamine d’Oro
i di t dalle
indicate
d ll frecce
f
gialle.
i ll
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
CAMP. B - Finitura grigiastra applicata a pennello
(uniforme su tutta la scultura)
100,0
90
2343,42
2090,97
80
70
3692,13
693,79
2514,89
712,05
1795,50
794,57
94
60
%T
536,53
36 3
429,55
50
909,96
467,32
40
635,01
2854,62
30
1721,91
20
3410,13
2926,23
3250,08
876,30
1546,44
10
1645,61
1178,61
1086,82
610,55
1428,70
1323,79
0,0
4000,0
3000
2000
1500
cm-1
1000
400,0
Incrociando i risultati della fluorescenza ai raggi
X con la spettrofotometria FT-IR è possibile
identificare la presenza dei seguenti composti:
bl di Prussia
blu
P
i (molto
( lt significativo
i ifi ti
il segnale
l a
2090 cm-1 all’infrarosso), solfato di bario e
ossido di zinco, calce e pochissima biacca.
La presenza del rame può essere riconducibile
a malachite, o, più probabilmente, a crisocolla
(silicato di rame).
In spettrofotometria FT-IR sono inoltre
riconoscibili sostanze di tipo organico
(stretching C-H a 2926 e 2854 cm-1)
riconducibili a esteri organici a lunga catena
(picco a 1720 cm-1) invecchiati, attualmente in
parte ossalatizzati (1324 cm-1).
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
CAMP C – Patina di presunta colla animale
CAMP.
La patina risulta essere costituita da sostanze proteiche che
possono essere quindi collegabili all’impiego di colle animali.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
3 FACCIATA LATERALE SUD:
3.
valutazione della pulitura
TEST 1 - PULITURA
p
prima
dopo
TEST 2 - PULITURA
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
3. FACCIATA LATERALE SUD: valutazione della pulitura
TEST 1 – PULITURA - risultati ottenuti
prima
prima
dopo
dopo
Nel test 1 la pulitura ha permesso di
eliminare lo strato superficiale (strato
4 del camp. 1), riferibile ad una
probabile scialbatura superficiale a
calce con legante di natura proteica,
ma non di eliminare lo strato nerastro
sottostante (strato 3 dei campp.
campp 1 e 2),
2)
peraltro molto sottile, che non è
riferibile a biodeteriogeni morti, ma
piuttosto a finissimo particellato;
proprio
p
p
per tale motivo la superficie
p
p
appare attualmente grigiastra.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
3. FACCIATA LATERALE SUD: valutazione della pulitura
TEST 2 – PULITURA - risultati ottenuti
dopo
dopo
Nel test 2 si evidenzia ll’asportazione
asportazione
dello strato nerastro molto sottile con
mantenimento
dello
strato
beige
sottostante (strato 2 del camp. 3), come
peraltro osservato anche sui campp. 1 e
2, riferibile ad un ulteriore probabile
precedente trattamento a base proteica
(infatti si rileva P relativo a fosfati o
fosfopreteine
relative
a
probabili
trattamenti pregressi) ed attualmente
alterato almeno parzialmente in ossalati
di calcio.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST:
caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
9
8
7
5
6
4
3
2
1
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Materiali lapidei naturali (caratteristiche composizionali)
I campioni prelevati hanno evidenziato che le pietre impiegate per la costruzione del finestrone della facciata est e
zone limitrofe (campp. 1, 2, 3, 4, 6, 8 e 9) sono riferibili a calcari beige, in genere piuttosto compatti, riferibili a
tre tipologie
p g differenti.
Si tratta in genere di calcari, a struttura detritico-organogena e tessitura grano-sostenuta da assortita (camp. 1) a
non assortita (campp. 2, 6, 8, 9) composti (cfr. le quantità riportate in tab. 1) da abbondanti grani (da 85% a 95%)
con materiale intergranulare (da circa il 5% a circa 15%) costituito da un cemento calcitico spatico, talvolta con
plaghe e subordinatamente da fango carbonatico.
plaghe,
carbonatico
La differenziazione delle tre tipologie si basa fondamentalmente sul tipo ed abbondanza dei differenti grani (tab. 1)
oltre che per la granulometria (tab. 2) degli stessi.
I tipologia (camp. 1)
II tipologia (camp. 2)
III tipologia (camp. 9)
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Materiali lapidei naturali (caratteristiche dello stato di conservazione)
Lo stato di conservazione microscopico del substrato lapideo è variabile da piuttosto buono a cattivo in relazione
alla tipologia ed alla profondità di coinvolgimento del substrato lapideo (tab. 3).
In genere la tipologia di degrado più frequente (5 casi su 5) è relativa alla presenza di fratturazioni subparallele alla
superficie esterna che determinano la formazione di scaglie da minuscole (spessore massimo di 100 µm) a più
evidenti (spessore di 0.4-0.7 mm); tale fenomeno si manifesta microscopicamente come una diffusa disgregazione
(come peraltro riportato nella tavola allegata - tav. 1 – rilievo delle alterazioni macroscopiche – finestrone absidale).
La seconda tipologia (3 casi su 5) è relativa alla presenza di una leggera e discontinua solfatazione della porzione più
esterna (fino ad una profondità massima di 20-100 µm).
La terza tipologia di degrado (1 caso su 5 – camp. 6) è relativa alla presenza di una .ricristallizzazione di sali, con
abito aciculare (probabilmente gesso), sulle pareti di alcuni pori fino ad una profondità massima di 1-1.5 mm; si tratta
probabilmente di una ricristallizzazione dovuta alla circolazione di acque arricchitesi in solfati (provenienti
probabilmente dai sovrastanti depositi) ed infiltratesi in profondità grazie alla maggiore porosità (in gran parte aperta
verso l’esterno) del substrato lapideo (cfr. camp. 6 della tab. 2).
I tipologia (camp. 9)
II tipologia (camp. 2)
III tipologia (camp. 6)
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Inoltre, su tutti i materiali lapidei naturali, si osserva la presenza di una crosta nera che è microscopicamente
costituita
tit it da
d un primo
i
d
deposito
it ocraceo-brunastro
b
t e di un secondo
d deposito
d
it atmosferico
t
f i nerastro
t superficiale.
fi i l
Il deposito atmosferico ocraceo-brunastro, con spessore variabile da 30 µm a 250 µm, è composto da una matrice
gessosa microcristallina e da finissimi elementi ocracei, brunastri e nerastri ed è spesso interessato da fessurazioni
subparallele alla superficie esterna.
esterna
Il deposito atmosferico nerastro superficiale, con spessore variabile da 30 µm a 250 µm, è composto da una matrice
gessosa microcristallina e da elementi nerastri ed è interessato da fessurazioni che sono spesso subparallele alla
superficie esterna e talvolta trasversali coinvolgedo pariazialmente gli strati sottostanti fino al substrato lapideo.
Le analisi al SEM, inoltre, hanno evidenziato la presenza di una concentrazione di silicio nella crosta superficiale e ad
una leggero accumulo di Fosforo (probabilmente relative a sostanze proteiche collegabili almeno in parte alla
presenza di g
p
guano)) nei p
primi 200 µ
µm di spessore.
p
Le analisi eseguite hanno evidenziato che le pietre impiegate mostrano in genere una finitura determinata
dall’applicazione di una sottile scialbatura, in origine a calce, attualmente per lo più alterata per solfatazione e
spesso sollevata, distaccata e mancante dal substrato lapideo; la spettrofotometria FT/IR ha evidenziato che tale
patina, attualmente di aspetto macroscopico sul giallastro-ocraceo, è stata ottenuta anche con l’impiego di una
componente organica attualmente del tutto alterata in ossalato di calcio biidrato (weddellite).
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Campione 1
Paramento
P
t
presso la cornice inferiore
del finestrone
Campione 2
Leoncino
presso la cornice inferiore
del finestrone
Campione 6
Modanatura della cornice
d l finestrone
del
fi
t
(porzione sup. destra)
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera
d opera dello stato di fatto
Campione 8
Paramento
P
t
in bugne angolari a sinistra
del finestrone
Campione 9
Scultura aggettante
superiore del finestrone
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto
Malte per sigillatura (composizione e stato di conservazione)
Il campione prelevato sul paramento presso la cornice inferiore del finestrone
(
(camp.
7) mostra
t una sigillatura
i ill t
costituita
tit it da
d una malta
lt beige
b i su cuii è stata
t t applicata
li t
una malta biancastra di finitura ricoperta da un sottilissimo deposito atmosferico.
La malta beige, con spessore di almeno 6 mm, è stata ottenuta mediante l’impiego
di un legante a calce e di un aggregato formato da una sabbia quasi esclusivamente
calcarea ((costituita da calcari spatici
p
fossiliferi con p
prevalenza di Foraminiferi e
presenza subordinata di Alghe calcaree e Molluschi) e molto subordinatamente
quarzosa (costituita da quarzo).
La granulometria dell’aggregato è variabile dalla silt grossolano a sabbia media e
talvolta fino a sabbia grossolana.
Il rapporto legante/aggregato in volume è circa 1/2,5.
1/2 5
Lo stato di conservazione microscopico è cattivo per la presenza di fessurazioni di
ritiro che riducono la coesione del legante.
La malta biancastra di finitura, con spessore continuo di 0.4-0.7 mm, è stata
ottenuta mediante l’impiego di un legante a calce e di un rado aggregato formato da
una sabbia
bbi quasii esclusivamente
l i
t calcarea
l
(
(costituita
tit it da
d calcari
l i micritici).
i iti i)
La granulometria dell’aggregato è variabile da silt grossolano a sabbia fine.
Il rapporto legante/aggregato in volume è circa 1/1.
Lo stato di conservazione microscopico è cattivo per la presenza di fessurazioni di
ritiro che riducono la coesione del legante. E’ localmente distaccata dalla sottostante
malta beige.
In superficie esiste un sottilissimo deposito atmosferico, con spessore discontinuo di
40-250 µm, composto da una matrice gessosa microcristallina e da finissimi ed
abbondanti elementi calcarei spatici oltre che elementi ocracei, brunastri e nerastri;
si infiltra nelle fessurazione della malta sottostante ed è presente anche nelle zone
distaccate tra le due malte.
Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura
Finalità della diagnostica:
verificare, dal punto di vista microscopico e chimico,
le caratteristiche composizionali e conservative dei
materiali individuati macroscopicamente durante
ll’indagine
indagine a vista
ffornire
i dati
d ti utili
tili per la
l stesura
t
della
d ll
Mappatura dei materiali e del degrado
da impiegare per la definizione dell’intervento
(Mappatura dell’intervento)
verificare,
ifi
iin corso d’
d’opera o a restauro
t
ultimato,
lti t
l’effetto delle metodologie di intervento adottate