cattedrale di bisceglie
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CATTEDRALE DI BISCEGLIE Lavori di consolidamento e restauro conservativo Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza p p per i Beni Architettonici e p per il Paesaggio gg delle Province di Bari e Foggia Cattedrale di Bisceglie Lavori di consolidamento e restauro conservativo I d i a vista Indagine i t Progetto di intervento Cantiere di restauro Diagnostica in corso d’opera e valutazione l t i d dell’intervento ll’i t t Indagine a vista Materiali p Alterazioni macroscopiche Elementi non idonei L’indagine è stata effettuata da un team composto da diverse professionalità: Architetto I Ingegnere specializzato i li t Tecnico di cantiere Restauratore Geologo Chimico Materiali costitutivi Pietra calcarea Marmo bianco Sculture marmoree a tutto tondo Finiture superficiali su statue o modanature Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Materiali costitutivi Scialbatura su paramento lapideo Dipinto murale Infissi metallici Infissi lignei Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Degrado diffuso: erosione generalizzata, depositi incoerenti Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Depositi coerenti e croste nere Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Stuccature improprie Reintegrazioni improprie Scialbature ocracee Scialbature biancastre Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Vegetazione infestante e patine biologiche Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Patine Macchie da ossidazione Patine Patine – dettaglio Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Elementi metallici ossidati Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Distacco della scialbatura Erosione e disgregazione della scialbatura Lacune del dipinto Decoesione del dipinto Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Disgregazione Fratture e fessure Disgregazione Mancanze Il Cenacolo s.r.l. Centro studi e ricerche, laboratorio analisi Alterazioni macroscopiche Elementi pericolanti Progetto di intervento Rili Rilievo geometrico ti M Mappatura t d dell degrado d d M Mappatura t d degli li interventi i t ti Rilievo geometrico Rilievo geometrico: sezione orizzontale Rilievo geometrico: prospetto ovest Mappatura del degrado Vengono rappresentate in scala 1:50 le tipologie di degrado analizzate Particolare della mappatura del degrado con relativa legenda Elaborati di progetto Progetto di intervento: Prospetto sud Elaborati di progetto Progetto di intervento: Sezione AA’ Elaborati di progetto Particolari degli elaborati di intervento Il cantiere di restauro L intervento sulla L’intervento Cattedrale di Bisceglie ha interessato il monumento nella sua globalità: consolidamento, restauro delle superfici, p , manutenzione, sia delle facciate esterne che di quelle interne Si riportano a titolo esemplificativo delle schede relative al restauro di porzioni soggette gg ad intervento alcune p particolarmente significative Portale principale p p Il portale principale (prospetto ovest) prima e dopo l’intervento STATO DI CONSERVAZIONE Il portale, composto da elementi in calcare e in marmo, ha subito una tipica alterazione che ha colpito sia le superfici esposte al dilavamento, sia le parti protette dalle piogge e dagli altri agenti atmosferici. Vi sono tracce evidenti di un secondo ordine (una colonnina sormonta la copertura e l’alloggiamento per altre due è ben evidente), ma non vi sono altri elementi di questo apparato. Sono evidenti sull’arco sull arco decorato con figure, tracce di ossalati di colore aranciato, così come sulle colonne e nei piedritti. Anche gli stipiti in marmo sono molto alterati e ricoperti di croste nere. La fessurazioni e il distacco di grosse porzioni sono dovuti anche h all metodo t d di assemblaggio, bl i che h prevedeva d l’l’utilizzo tili di fferro colato all’interno di nicchie appositamente scavate, ma sono evidenti cedimenti strutturali e fessurazioni degli elementi portanti dovuti probabilmente a schiacciamento. Leggeri attacchi biologici sotto forma di infestazioni licheniche e piante radicali. A causa della sconnessione, risultano mancanti alcune parti del semicerchio a sezione circolare del primo arco del timpano e alcuni particolari delle ali dei grifoni. Principali p tipologie p g di degrado g riscontrate: Croste nere Fessurazioni Mancanze Erosione Abrasione ed appiattimento dei rilievi Un discorso a parte meritano i due leoni stilofori posti alla base della composizione su cui grava il peso del timpano: è mancante la parte più aggettante (testa e collo) mentrre le parti acora esistenti sono fortemente degradate da fessurazioni e distacchi. Buona parte delle stilature dei giunti hanno perso la loro funzione e/o risultano mancanti. Nel dettaglio possiamo rilevare, nelle zone dilavate (timpano, figure aggettanti, parti esterne degli stipiti) fenomeni di degradazione differenziale, fessurrazione e disgregazione granulare. Alle croste nere invece sono associate fenomeni di degrado del materiale lapideo lapideo, si riscontrano infatti fenomeni che si manifestano sotto forma di scagliature ed esfoliazioni, con evidenti distacchi di grosse scaglie che rivelano la presenza di materiale completamente solfatato. INTERVENTO DI RESTAURO Il problema più evidente all’approccio visivo era certamente costituito dalla diffusa incrostazione nera che, più che costituire un problema estetico, data l’alta presenza di esfoliazioni e quindi il suo agire corrosivo sulla superficie, era necessario rimuovere. Risultava inoltre indispensabile ridonare coesione ed adesione al materiale lapideo, p , tramite il miglioramento g meccanico delle sue caratteristiche, e non ultimo, migliorare la leggibilità dell’opera ripristinandone un aspetto unitario, pur nel rispetto delle trasformazioni naturali e degli interventi subiti. La prima operazione è consistita in una pulitura preliminare con spazzole, che , oltre ad eliminare i depositi superficiali, ha consentito di individuare puntualmente le zone che necessitavano di stuccature provvisorie di appoggio, incollaggi, preconsolidamenti che sono stati effettuati ff con silicato d’etile ’ (Estel ( 1000). ) Il consolidante veniva applicato abbondantemente e ripetutamente a pennello, in quelle zone che presentavano una particolare decoesione. p aver effettuato numerosi tests,, si decideva di p pulire Dopo le zone leggermente incrostate con compresse di polpa di carta imbibite di carbonato d’ammonio in soluzioni variabili dal 5 al 10%. In previsione dell’utilizzo di acqua, si è prima intervenuto sulle parti metalliche che avrebbero potuto risentire del trattamento, eliminando quelle non appartenenti alla struttura ed isolando quelle irremovibili o facenti parte del sistema di assemblaggio. Le superfici interessate da depositi più consistenti di crosta nera venivano pulite meccanicamente, con l’aiuto di microsabbiatrice di precisione, utilizzando polvere d’ossido di alluminio; data la fragilità d l supporto, del t i continui ti i iinterventi t ti di consolidamento lid t e lla pulitura lit estremamente puntuale di queste parti, questa sola operazione ha richiesto quasi tre mesi di tempo per la sua esecuzione. La rimozione delle stuccature in cemento o in materiale alterato è stata effettuata meccanicamente, a mano con scalpelli e vibroincisore, in particolar modo sulle superfici dove il materiale non idoneo risultava sovrammesso abbondantemente alla superficie originale. I depositi di origine biologica e le piante aeree sono stati asportati meccanicamente, dopo l’applicazione di biocidi opportunamente diluiti (metatin). Un problema particolare era costituito dall’esistenza di alcuni “errori costruttivi” del portale, dove il basamento del grifone di dx non è perfettamente poggiante sul capitello della colonna sottostante, ma presenta un distacco che va dai pochi millimetri ai due, tre centimetri nella parte anteriore. Il vuoto creatosi era riempito con zeppe in pietra messe in opera con una malta di colore bianco, molto tenace. L’intervento è consistito nel creare diversi alloggiamenti ll i ti passanti, ti lunghi l hi parii all basamento, b t riempiti i iti con b barre in fibra di vetro e fissate con malta. L’ultima operazione è consistita nell’applicazione del protettivo finale eseguita con silicato d d’etile etile idrorepellente, idrorepellente applicato in più riprese a pennello. Portale laterale Il portale laterale (prospetto sud) prima e dopo l’intervento STATO DI CONSERVAZIONE Ad un primo esame visivo del portale, effettuato dal basso, risultavano evidenti un attacco di tipo algale limitato alla parte anteriore del capitello dx e alla sommità della colonna, una diffusa erosione del materiale lapideo con appiattimento dei rilievi, una leggera gg crosta concentrata nei sottosquadri q delle figure g e nella parte centrale dell’architrave, in corrispondenza delle fessure della cornice dello stesso. Appariva gravemente compromesso il basamento della figura centrale (“San Mauro Vescovo”) e delle due colonnine doriche che affiancano il Vescovo. Il primo esame ravvicinato ha subito rivelato che lo stato di conservazione del gruppo scultoreo centrale era in realtà più compromesso, in relazione alla tecnica di esecuzione della composizione e soprattutto delle tecniche decorative adottate. Infatti, la struttura architettonica (colonnine e capitelli, basamento, dado, parte del “fondale” e cupola) è realizzata con una malta compatta a base di polvere di pietra e sabbia con granulometria grossolana, legate con ogni probabilità con calce e uno strato di finitura sottile e coerente, un intonaco probabilmente a base di gesso. La lunga esposizione al dilavamento di questi materiali ne ha provocato una forte disgregazione, soprattutto in corrispondenza della base delle colonne, della parte superiore della base del trono del Vescovo e di uno dei capitelli, quasi interamente ricostruito con una malta cementizia in un precedente intervento di restauro. Inoltre, l’aspetto “pulito” delle sculture era determinato da uno strato di scialbo di colore bianco steso in più mani, che nascondeva una spessa incrostazione di colore scuro, diffusa su tutta la figura del vescovo e sulle superfici non soggette a dilavamento dei due cavalieri (San Sergio da Betlemme Betlemme, a sx e San Pantaleone Pantaleone, a dx). Di questa “incrostazione” parleremo più diffusamente nella descrizione dell’intervento di restauro. Alcuni particolari del modellato del Vescovo e dei cavalieri risultano mancanti, una piccola parte della testa del cavallo di dx era staccata e fatta aderire con colla animale. Grazie al materiale utilizzato per l’esecuzione (una pietra compatta, dura, dal suono cristallino) nonostante la completa esposizione, le superfici delle due sculture che sormontano le colonne di marmo (San Pietro e San Paolo) non hanno subito particolari problemi; purtroppo è il metodo adottato in tempi probabilmente recenti per assicurarne la stabilità che ha determinato danni irreversibili. Infatti, le due statue sono state perforate all’altezza dello stomaco, nel foro è stato inserito un perno di acciaio avvitato su un sistema di zanche affogate nel muro; un altro perno passa dalla sommità del capitello (dove è alloggiato in una cavità appositamente creata e fissato con piombo colato) e penetra nella statua per circa venti cm. determinando, a causa dell’aumento di volume del perno provocato dalla corrosione, profonde lesioni e il distacco di una buona porzione della parte inferiore delle due sculture. Per ovviare a questo distacco, in un precedente intervento di restauro è stata applicata una lamina di ferro, che fasciava i t interamente t la l base b della d ll statua t t di S San Pi Pietro. t A questa t fasciatura f i t è stato t t sovrammesso un anello ll di cemento, t occludendo l d d tutta la base. In tempi probabilmente successivi è stata fatta una legatura sopra la base, con filo di ferro che ha “segato” e macchiato irrimediabilmente il modellato. Una parte della base di San Paolo, distaccatasi probabilmente in tempi successivi al restauro, anche se aderente, non era in alcun modo vincolata al resto della scultura. Il capitello di dx era interessato da un grosso distacco e la porzione distaccata era incastrata tra il capitello e il muro, la fessura riempita con cemento. Una stuccatura in cemento, debordante, era stata eseguita anche tra il capitello di sx e la colonna. Durante le prime fasi di ricognizione si è subito notato che la colonna dx non era perfettamente aderente al piano di calpestio e sollecitata per mezzo di spinta e, spinta, aveva un lieve movimento ondulatorio ondulatorio. Infine, da una fotografia pubblicata negli anni settanta su “Cattedrali di Puglia” ed. Bestetti Roma 1970 si nota che tutta la composizione centrale era sormontata da una cornice modanata, probabilmente in pietra, attualmente completamente mancante; si ipotizza che fosse gravemente compromessa e sia quindi stata rimossa nell’intervento precedente. INTERVENTO DI RESTAURO SCULTURE DI SAN PIETRO E PAOLO, CAPITELLI E COLONNE Sulle superfici lapidee è stato eseguito un completo intervento di rimozione delle alghe e dei licheni tramite neutralizzazione con Metatin applicato a spruzzo e successiva rimozione con spazzolini e bisturi bisturi. Sono state trattate anche quelle parti non visivamente intaccate, per l’evitare del propagarsi delle spore. Successivamente all’intervento strutturale, è stata condotta una pulitura con acqua e mezzi meccanici (spazzolini e bisturi), mentre sulle limitate incrostazioni più tenaci sono state applicate delle compresse di polpa di carta imbevute con carbonato d’ammonio in proporzione variabile dal 5 al 10%. In corrispondenza di esfoliazioni o fessurazioni della pietra, specie in corrispondenza della colonna dx, è stata iniettata resina bicomponente Epoxy Davcon distribuita da CTS. Le parti mancanti sono state risarcite, ove necessario per assicurare una buona sigillatura e un’adeguata protezione dei bordi delle lesioni, con malta aerea a base di calce Lafarge, polvere di pietra e sabbia di fiume setacciata. In ultimo è stato applicato un protettivo a base di silicati Silirain della Rhone Poulenc.. INTERVENTO STRUTTURALE Come già detto, le statue di San Pietro e Paolo ed i capitelli erano interessati da gravi lesioni e distacchi. Con lo smontaggio completo dei vari elementi si è potuto constatare la presenza (già precedentemente ipotizzata) di un perno centrale del diametro circa cm. 3, interposto tra la colonna ed il capitello per pochi centimetri e di un unico perno centrale anch’esso anch esso interposto tra il capitello e la base della statua. Tutti i perni sopraindicati erano completamente ossidati e friabili al tatto e quindi non assolvevano più in alcun modo alla funzione di raccordo, anzi avevano provocato danni. Per garantire quindi l’unione dei tre componenti della colonna ( fusto, capitello e statua ) e degli stessi con la facciata, lasciando nel contempo la possibilità di sopportare eventuali movimenti sismici, è stato messo in opera il seguente procedimento: Dopo aver fatto aderire le parti lesionate e staccate con incollaggi e iniezioni di resina epossidica EPO 150 della CTS, in grado di assicurare una perfetta adesione con il minimo spessore possibile, senza ricorso ad invadenti imperneazioni in un sistema già abbastanza compromesso (vedi fig. 5 e 6), sono stati eseguiti n. 4 fori del diametro mm. 14 nella parte superiore della colonna e n. 4 fori alla parte inferiore del capitello, perfettamente allineati tra loro; successivamente sono stati inseriti perni in acciaio inox del diametro mm. 12 (vedi fig. 8) ed iniettata resina EPO 150 della CTS. Per fissare la statua al capitello è stata eseguita una perforazione del diametro mm. 18 ed inserito un perno di acciao inox del diametro mm.16 interposto per circa cm. 60 nella zona baricentrica della statua e per circa cm. 20 nella parte superiore del capitello. L’unione perfetta dei tre elementi non avrebbe assicurato però la totale stabilità delle colonne, pertanto è stata prevista in fase di progettazione una piastra quadrata in acciaio inox delle dimensioni di mm. 420 x 420 x 5,, q collocata tra il capitello e la base della scultura. La piastra è stata assicurata al capitello mediante 4 perni del diametro mm. 8; su di essa, per garantire una perfetta stabilità, sono state saldate due zanche di ancoraggio alla parete. GRUPPO SCULTOREO DEL VESCOVO E DEI CAVALIERI Da un primo test di pulitura l’intervento si presentava complesso: eseguita la rimozione dello scialbo bianco, steso in maniera irregolare, grossolana, in più punti dilavato o frammentario, si osservava quella sostanza di colore bruno-nerastro che già in più punti si intravedeva: di notevole spessore (in alcuni punti anche 4 o 5 mm.) e che specialmente sulla figura del vescovo (meno ( soggetta tt delle d ll altre a dilavamento poiché più arretrata) era presente in maniera uniforme e compatta, si accumulava nelle pieghe g della veste del Vescovo e in tutte le parti in sottosquadro dei cavalieri (mantello, parte inferiore delle braccia, collo, pancia e gambe dei cavalli) cavalli), occludendo i tanti particolari del modellato. L’aspetto, il colore, la consistenza e il fatto che alcuni campioni prelevati, messi in acqua per alcune ore, si rigonfiavano, facevano pensare alla colla forte per falegnami, un collante ricavato dalla bollitura di cascami animali animali, utilizzato principalmente nell’incollaggio del legno o come ingrediente per la preparazione di colle più blande usate largamente dagli artisti e dai restauratori. Tra lo scialbo bianco e la sostanza bruna si sono trovate delle vaste campiture di colore nero, molto sottile e regolare. Altri test di pulitura effettuati in più punti rivelavano che inglobati nello strato bruno si trovavano delle tracce di pigmenti blu o verdi, foglia d’oro e una sostanza rossoarancio. Le analisi eseguite su alcuni campioni, hanno confermato le osservazioni macroscopiche, e cioè la presenza sulle statue di una doratura eseguita p g con lamine d’oro sovrapposte, doratura eseguita a guazzo su un bolo rosso-arancio. Soprammessi alla doratura, strati di colla e cera, alternati a biacca e tracce di pigmenti. Questa sequenza è simile in tutti i punti di prelievo, oltre che essere osservabile microscopicamente: questo fa ipotizzare che le sculture fossero completamente dorate. Gli strati soprammessi si può ipotizzare siano imputabili a protettivi voluti dall’esecutore o successivi, che le sculture sono state dipinte, o solo ritoccate e poi completamente l t t ridipinte idi i t e ancora iin seguito it scialbate. i lb t In alcuni punti, purtroppo rarissimi, estremamente frammentari e molto alterati, è stato possibile liberare l’oro da tutte le sostanze soprammesse, mentre resta più visibile il bolo della preparazione. p p Vista la colorazione scura della pietra assunta in molti punti, si ipotizza che il substrato sia stato preparato con miscele a base di oli siccativi. La pulitura è stata condotta principalmente a bisturi, facendo ammorbidire la sostanza proteica con acqua e acido citrico al 5%. S ll sfondo Sullo f d dietro di t i cavalieri, li i sono state t t trovate t t vaste t campiture it di colore l azzurro cielo i l e giallo ocra, che sono state integrate con la tecnica della velatura, con pigmenti puri sciolti in acqua. Per quanto riguarda i particolari architettonici in stucco, sono stati in precedenza consolidati con perforazioni eseguite con trapano a mano; i consolidanti usati silicato d’etile SILO 911 CTS e Paraloid B 72 diluito in acetone al 3%. 3% Successivamente sono state rimosse tutte le stuccature in cemento grigio, comprese le ricostruzioni; le parti mancanti sono state integrate con malta aerea a base di calce Lafarge, polvere di pietra e sabbia di fiume setacciata. A finitura delle parti integrate non è stato riproposto l’intonaco, come nell’originale, rendendo così perfettamente individuabile l’intervento di restauro. Le parti intonacate sul fondo delle nicchie e nella cupola dopo la rimozione dello scialbo si presentavano gravemente deteriorate: c'erano, infatti, delle abrasioni effettuate probabilmente allo scopo di far meglio aggrappare lo scialbo, oltre a numerose, piccole integrazioni in cemento che durante la rimozione provocava il danneggiamento del sottile strato. P evitare Per it di appesantire ti e rendere d cromaticamente ti t ttroppo iirregolare l lla superficie sono state integrate con una malta finissima a base di gesso e successivamente velate con uno strato di scialbo. Lo scialbo è stato poi riequilibrato cromaticamente affinché si integrasse meglio con le parti originali. Il protettivo è il medesimo impiegato sulle statue e sui capitelli laterali, Silirain della Rhone Poulenc. La cornice modanata,, ornata da dentelli,, che sovrasta l’architrave presentava i setti privi di sigillatura, a causa delle infiltrazioni derivanti dalla superficie soprastante, protetta da una lastra di piombo interessata da numerose infiltrazioni. La lastra è stata rimossa ed è stata eseguita una protezione a scivolo a base di malta. Le incrostazioni formatesi ai bordi delle zone dilavate, sono state rimosse con microsabbiatrice con ossido d’alluminio 250 mash, mentre alcune macchie hi di vernice i pigmentata, i t t provenienti i ti probabilmente da vecchie verniciature delle porte d’ingresso, sono stati rimosse con Remolak. Frammenti d’affresco d affresco della navata centrale Nella Cattedrale di Bisceglie è possibile osservare nella parte più alta della navata centrale una serie di lunette sovrastate d una sottile da ttil modanatura d t d decorata t con un motivo ti a d dentelli. t lli Questo Q t particolare ti l architettonico, hit tt i presenta t una d decorazione i ad affresco, purtroppo molto frammentaria. Nonostante tale stato di conservazione, è possibile individuare un soggetto unitario: una processione di santi con abiti di foggia orientale, vivacemente tratteggiati su un fondo di colore nero. I campi sopra le lunette sono decorati (molto probabilmente in epoca successiva) con figure grottesche femminili e motivi stilizzati g sovrastati da una fascia rossa. La modanatura p presenta notevoli tracce di un colore rosso-aranciato, e una di foglie, decorazione ad ovoli, mentre il fondo dei dentelli è dipinto di nero. STATO DI CONSERVAZIONE La parte che si ritiene più antica, cioè i santi, è dipinta a buon fresco, senza parti riprese a secco, con colori saturi,, poco p sfumati,, con campiture p definite in maniera precisa. I particolari dei volti sono sottolineati da pennellate di nero brillante, i colori usati sono puri. Lo strato di intonaco è sottile, ma ben distinto dalla preparazione ad arriccio, arriccio non grossolana e ricca di filamenti e paglia. Nonostante lo stato frammentario, i lacerti sono ben aderenti e coesi. Le cause di tanto degrado si ritiene che siano da attribuire ib i più iù alle ll condizioni di i i ambientali, bi li grande d umidità, infiltrazioni, incuria, abbandono e danneggiamento da parte dell’uomo (gli affreschi presentano infatti tracce di scialbo di calce di colore bianco,, e un personaggio p gg rappresentato pp in controfacciata era ancora occultato dalla calce che a difetti d’esecuzione della tecnica. E’ importante sottolineare come in occasione del rifacimento della chiesa in stile barocco, il controsoffitto andasse ad occultare completamente alla vista la decorazione ad affresco. INTERVENTO DI RESTAURO La prima operazione è consistita nella spolveratura degli affreschi e l’individuazione di punti eventualmente in fase di distacco. Il consolidamento è stato eseguito con iniezioni di resina acrilica in emulsione (Acril 33 della ditta CTS) diluita in percentuali variabili dal 5% al 10% in acqua demineralizzata. L pulitura, La lit di semplice li esecuzione, i è stata t t condotta d tt con acqua demineralizzata, pura o addizionata di una piccola percentuale di ammonio carbonato, applicata a spruzzo o con impacchi di polpa di carta, poiché si trattava di rimuovere esclusivamente pesanti depositi di polvere e residui di scialbo che, ammorbiditi dagli impacchi, venivano successivamente asportati meccanicamente con bisturi, spazzolini o matite di fibra di vetro. Successivamente si è proceduto con l’integrazione delle piccole lacune presenti all’interno di campiture e disegni ben definiti: le stuccature sono state fatte con una malta a base di calce Lafarge e polvere di pietra finemente macinata. Successivamente tali piccole lacune sono state integrate pittoricamente con la tecnica delle selezione del colore, “ricucendo” laddove possibile, piccoli particolari e ridando unità e maggiore leggibilità al frammento. Più importante si è rivelato il problema relativo all’integrazione delle grandi lacune che lasciavano affiorare non la pietra (lacune assolutamente non risarcibili) bensì grosse porzioni di preparazione o intonaco senza più alcuna traccia di colore, ma coperte da aloni di colore grigiastro o giallastro, che sarebbero state percepite dal basso come grandi macchie biancastre indistinte, rendendo impossibile la già difficoltosa percezione dei frammenti. Si è deciso quindi, in accordo con la D.L. di procedere ad una leggera scialbatura con calce Lafarge leggermente pigmentata, stesa a pennello allo scopo di uniformare l’intonaco l intonaco originale. A distanza di tre mesi è stato applicato a spruzzo un primer di Paraloid B72 diluito al 2% in acetone, come protettivo Immagini degli affreschi della navata centrale dopo l’intervento di restauro Diagnostica Caratterizzazione dello stato di fatto e valutazione della pulitura La diagnostica dello stato di fatto si svolge dopo l’analisi a vista e la relativa prima proposta di intervento mediante il prelievo di campioni della facciata La diagnostica per la valutazione della pulitura si svolge prelevando campioni prima e dopo la pulitura ed analizzando lo stato di fatto della superficie dei campioni Strumenti e modalità di prelievo Documentazione del prelievo Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura I risultati della diagnostica dipendono fortemente da: Campionamento p (numero, distribuzione, tipologia e dimensioni dei campioni) per rispettare l’integrità dell’Opera Piano analitico (numero, distribuzione, tipologia e sequenza delle analisi) per ottenere i migliori risultati con il minor costo Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura C Campionamento e piano analitico Diagnostica finalizzata a 1.PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione tt i i preliminare li i d dello ll stato t t di fatto f tt e valutazione della pulitura 2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione tt i i in i corso d’opera d’ dello d ll stato t t di fatto f tt 3. FACCIATA LATERALE SUD: valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto N° 20 campioni prelevati N Tecnica analitica Numero Sezione lucida 14 Sezione sottile 12 Diffrattometria a raggi x 3 Spettrofotometria FT/IR 5 Esame microchimico dei leganti organici 1 Osservazione all’ESEM + EDS con mappature 8 Spettrofotometria XRF 1 TOTALE 44 Tutte le analisi sono state eseguite, ove esistenti, le Raccomandazioni NorMaL Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione preliminare dello stato di fatto Il p portale p principale p è costituito ((camp. p 4)) da un marmo biancastro caratterizzato da una struttura eteroblastico-xenoblastica e tessitura leggermente anisotropa a grana da fine a grossolana (in genere 0.1-1.4 mm) composto quasi esclusivamente da blasti di calcite e da tracce di ossidi e solfuri di ferro; le interfacce tra i blasti sono da curve a lobate. L porosità La ità totale t t l è caratterizzata tt i t verso la l superficie, fi i fino fi alla ll profondità f dità massima di 0.4 mm, da una fratturazione inter ed intragranulare probabilmente collegabile alla fase di lavorazione. Lo stato di conservazione microscopico non è buono in superficie per la presenza delle suddette fratturazioni Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione preliminare dello stato di fatto SUL MARMO esiste uno strato ocraceo-nerastro, con spessore piuttosto uniforme e continuo di 100-250 µm, composto da finissimi elementi ocracei e subordinatamente s bordinatamente nerastri immersi in una na matrice probabilmente formata da gesso e da ossalati (come peraltro riscontrato in altre porzioni). Su alcune porzioni in calcare biancastro (camp. 5), si osserva la presenza di un probabile deposito nerastro a matrice gessosa (a causa della solfatazione del substrato lapideo carbonatico ed al trasporto di gesso come deposito) ed un trattamento superficiale (cfr. spettrofotometria FT/IR) costituito da ossalati derivati probabilmente dall’alterazione di pregressi trattamenti a base proteica. La presenza di silicati potrebbe essere riferibile al particellato che ingloba il deposito nerastro-ocraceo; non si osserva la pregressa applicazione di Paraloid. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: caratterizzazione preliminare dello stato di fatto In corrispondenza delle decorazioni laterali (camp. 6) si riscontra la presenza di incrostazioni calcaree (cfr. diffrattometria ai raggi x) parzialmente solfatate che sono probabilmente costituite anche da ossalati riferibili a pregressi trattamenti a base proteica. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura PRIMA DELLA PULITURA Il calcare mostra, prima della pulitura, uno stato di conservazione caratterizzato dalla presenza di una leggera e discontinua solfatazione della porzione più esterna fino ad una profondità massima di 40-80 mm. Al di sopra esiste una crosta nera che è microscopicamente costituita, costituita come peraltro osservato estesamente presso il finestrone absidale, da un primo deposito ocraceo-brunastro e di un secondo deposito atmosferico nerastro superficiale. Il deposito atmosferico ocraceo-brunastro, con spessore variabile da 30 µm a 50 µm, è composto da una matrice gessosa microcristallina e da finissimi elementi ocracei, brunastri e nerastri. Il deposito atmosferico nerastro superficiale, con spessore variabile da 50 µm a 150 µm, è composto da una matrice gessosa microcristallina e da elementi nerastri. Come rilevato anche sulla facciata est, le analisi al SEM hanno evidenziato nella crosta superficiale la presenza di una discreta concentrazione di silicio e ad una leggero accumulo di fosforo (probabilmente relative a sostanze proteiche collegabili p g almeno in p parte alla p presenza di g guano). ) Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura PRIMA DELLA PULITURA Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura DOPO LA PULITURA Dopo la pulitura si riscontra: 1) l’asportazione totale del deposito atmosferico nerastro superficiale 2) mantenimento del deposito ocraceo sottostante più antico eliminando la porzione più esterna più scura; 3) mantenimento del sottostante strato biancastro (probabile scialbatura) come osservato in sezione lucida ed al SEM. 4) preservato la compattezza della sottostante pietra anche se si riscontra l’esistenza di residui di sostanze silicatiche, poco gesso, gesso cloruro di sodio e calcite che sono distribuiti in superficie Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura DOPO LA PULITURA Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 1. PORTALE PRINCIPALE: valutazione della pulitura DOPO LA PULITURA In corrispondenza dello strato biancastro preservato, costituito da calcite, si osservano discrete percentuali di fosforo che appare essere ancora in maggior quantità nella porzione più esterna della pietra sottostante (strato 1a). Il fosforo rilevato il t è presumibilmente ibil t correlabile l bil alla ll presenza di sostane t proteiche t i h collegabili ll bili o ad d antichi ti hi trattamenti t tt ti o a contaminazioni da parte di sostanze organiche come il guano (peraltro osservato microscopicamente in più zone). Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2. PORTALE SECONDARIO: 2 caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto A C B Diagnostica finalizzata alla caratterizzazione delle finiture del gruppo statuario sommitale ed in particolare della statua centrale raffigurate il santo vescovo. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto CAMP A - Finitura della doratura a guazzo CAMP. La stratigrafia è costituita dalla sovrapposizione di n. 7 strati. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2 PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto 2. CAMP. A - Finitura della doratura a guazzo 100,0 90 80 421,91 2344,33 2367,92 70 780,03 712,85 60 %T 874,16 50 470,32 552 16 552,16 677,71 601,86 533,90 40 30 1176,46 20 10 3417,32 1543,00 1419,41 1707,87 1320,97 1654,69 2920,98 2850,51 1095,15 1039,16 0,0 4000,0 3000 2000 1500 cm-1 1000 400,0 L’analisi di dettaglio eseguita, mediante spettrofotometria FT/IR, sulla preparazione attualmente brunastro-traslucida della doratura a guazzo mostra la presenza, in ordine di abbondanza decrescente, di cere, colle proteiche, ossalato di calcio, l i calcite, l it gesso e frazioni f i i argillose. Le cere e le colle proteiche possono essere collegabili al trattamento della patinatura della doratura. p La calcite e le frazioni argillose possono essere correlabili alle caratteristiche composizionali del substrato lapideo, mentre l’ossalato di calcio ed il gesso sono presumibilmente dovute all’alterazione rispettivamente delle sostanze proteiche applicate e del substrato carbonatico. Sulla base dei gruppi funzionali individuati si ritiene che la classe di solventi più idonea vada ricercata nelle sostanze organiche (aromatiche o alifatiche) a polarità piuttosto bassa, quali derivati del benzene, o, meglio, ragia minerale o essenza di trementina. trementina Si sconsiglia invece l’utilizzo di solventi a spiccata polarità quali acetone o alcoli. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2 PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto 2. CAMP. A - Finitura della doratura a guazzo Immagine al SEM della finitura (elettroni retrodiffusi Ingr. 270X) e mappatura dell dell’elemento elemento Oro in corrispondenza del pacchetto stratigrafico con le dorature. Si notano le quattro lamine d’Oro i di t dalle indicate d ll frecce f gialle. i ll Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto CAMP. B - Finitura grigiastra applicata a pennello (uniforme su tutta la scultura) 100,0 90 2343,42 2090,97 80 70 3692,13 693,79 2514,89 712,05 1795,50 794,57 94 60 %T 536,53 36 3 429,55 50 909,96 467,32 40 635,01 2854,62 30 1721,91 20 3410,13 2926,23 3250,08 876,30 1546,44 10 1645,61 1178,61 1086,82 610,55 1428,70 1323,79 0,0 4000,0 3000 2000 1500 cm-1 1000 400,0 Incrociando i risultati della fluorescenza ai raggi X con la spettrofotometria FT-IR è possibile identificare la presenza dei seguenti composti: bl di Prussia blu P i (molto ( lt significativo i ifi ti il segnale l a 2090 cm-1 all’infrarosso), solfato di bario e ossido di zinco, calce e pochissima biacca. La presenza del rame può essere riconducibile a malachite, o, più probabilmente, a crisocolla (silicato di rame). In spettrofotometria FT-IR sono inoltre riconoscibili sostanze di tipo organico (stretching C-H a 2926 e 2854 cm-1) riconducibili a esteri organici a lunga catena (picco a 1720 cm-1) invecchiati, attualmente in parte ossalatizzati (1324 cm-1). Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 2. PORTALE SECONDARIO: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto CAMP C – Patina di presunta colla animale CAMP. La patina risulta essere costituita da sostanze proteiche che possono essere quindi collegabili all’impiego di colle animali. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 3 FACCIATA LATERALE SUD: 3. valutazione della pulitura TEST 1 - PULITURA p prima dopo TEST 2 - PULITURA Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 3. FACCIATA LATERALE SUD: valutazione della pulitura TEST 1 – PULITURA - risultati ottenuti prima prima dopo dopo Nel test 1 la pulitura ha permesso di eliminare lo strato superficiale (strato 4 del camp. 1), riferibile ad una probabile scialbatura superficiale a calce con legante di natura proteica, ma non di eliminare lo strato nerastro sottostante (strato 3 dei campp. campp 1 e 2), 2) peraltro molto sottile, che non è riferibile a biodeteriogeni morti, ma piuttosto a finissimo particellato; proprio p p per tale motivo la superficie p p appare attualmente grigiastra. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 3. FACCIATA LATERALE SUD: valutazione della pulitura TEST 2 – PULITURA - risultati ottenuti dopo dopo Nel test 2 si evidenzia ll’asportazione asportazione dello strato nerastro molto sottile con mantenimento dello strato beige sottostante (strato 2 del camp. 3), come peraltro osservato anche sui campp. 1 e 2, riferibile ad un ulteriore probabile precedente trattamento a base proteica (infatti si rileva P relativo a fosfati o fosfopreteine relative a probabili trattamenti pregressi) ed attualmente alterato almeno parzialmente in ossalati di calcio. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto 9 8 7 5 6 4 3 2 1 Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Materiali lapidei naturali (caratteristiche composizionali) I campioni prelevati hanno evidenziato che le pietre impiegate per la costruzione del finestrone della facciata est e zone limitrofe (campp. 1, 2, 3, 4, 6, 8 e 9) sono riferibili a calcari beige, in genere piuttosto compatti, riferibili a tre tipologie p g differenti. Si tratta in genere di calcari, a struttura detritico-organogena e tessitura grano-sostenuta da assortita (camp. 1) a non assortita (campp. 2, 6, 8, 9) composti (cfr. le quantità riportate in tab. 1) da abbondanti grani (da 85% a 95%) con materiale intergranulare (da circa il 5% a circa 15%) costituito da un cemento calcitico spatico, talvolta con plaghe e subordinatamente da fango carbonatico. plaghe, carbonatico La differenziazione delle tre tipologie si basa fondamentalmente sul tipo ed abbondanza dei differenti grani (tab. 1) oltre che per la granulometria (tab. 2) degli stessi. I tipologia (camp. 1) II tipologia (camp. 2) III tipologia (camp. 9) Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Materiali lapidei naturali (caratteristiche dello stato di conservazione) Lo stato di conservazione microscopico del substrato lapideo è variabile da piuttosto buono a cattivo in relazione alla tipologia ed alla profondità di coinvolgimento del substrato lapideo (tab. 3). In genere la tipologia di degrado più frequente (5 casi su 5) è relativa alla presenza di fratturazioni subparallele alla superficie esterna che determinano la formazione di scaglie da minuscole (spessore massimo di 100 µm) a più evidenti (spessore di 0.4-0.7 mm); tale fenomeno si manifesta microscopicamente come una diffusa disgregazione (come peraltro riportato nella tavola allegata - tav. 1 – rilievo delle alterazioni macroscopiche – finestrone absidale). La seconda tipologia (3 casi su 5) è relativa alla presenza di una leggera e discontinua solfatazione della porzione più esterna (fino ad una profondità massima di 20-100 µm). La terza tipologia di degrado (1 caso su 5 – camp. 6) è relativa alla presenza di una .ricristallizzazione di sali, con abito aciculare (probabilmente gesso), sulle pareti di alcuni pori fino ad una profondità massima di 1-1.5 mm; si tratta probabilmente di una ricristallizzazione dovuta alla circolazione di acque arricchitesi in solfati (provenienti probabilmente dai sovrastanti depositi) ed infiltratesi in profondità grazie alla maggiore porosità (in gran parte aperta verso l’esterno) del substrato lapideo (cfr. camp. 6 della tab. 2). I tipologia (camp. 9) II tipologia (camp. 2) III tipologia (camp. 6) Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Inoltre, su tutti i materiali lapidei naturali, si osserva la presenza di una crosta nera che è microscopicamente costituita tit it da d un primo i d deposito it ocraceo-brunastro b t e di un secondo d deposito d it atmosferico t f i nerastro t superficiale. fi i l Il deposito atmosferico ocraceo-brunastro, con spessore variabile da 30 µm a 250 µm, è composto da una matrice gessosa microcristallina e da finissimi elementi ocracei, brunastri e nerastri ed è spesso interessato da fessurazioni subparallele alla superficie esterna. esterna Il deposito atmosferico nerastro superficiale, con spessore variabile da 30 µm a 250 µm, è composto da una matrice gessosa microcristallina e da elementi nerastri ed è interessato da fessurazioni che sono spesso subparallele alla superficie esterna e talvolta trasversali coinvolgedo pariazialmente gli strati sottostanti fino al substrato lapideo. Le analisi al SEM, inoltre, hanno evidenziato la presenza di una concentrazione di silicio nella crosta superficiale e ad una leggero accumulo di Fosforo (probabilmente relative a sostanze proteiche collegabili almeno in parte alla presenza di g p guano)) nei p primi 200 µ µm di spessore. p Le analisi eseguite hanno evidenziato che le pietre impiegate mostrano in genere una finitura determinata dall’applicazione di una sottile scialbatura, in origine a calce, attualmente per lo più alterata per solfatazione e spesso sollevata, distaccata e mancante dal substrato lapideo; la spettrofotometria FT/IR ha evidenziato che tale patina, attualmente di aspetto macroscopico sul giallastro-ocraceo, è stata ottenuta anche con l’impiego di una componente organica attualmente del tutto alterata in ossalato di calcio biidrato (weddellite). Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Campione 1 Paramento P t presso la cornice inferiore del finestrone Campione 2 Leoncino presso la cornice inferiore del finestrone Campione 6 Modanatura della cornice d l finestrone del fi t (porzione sup. destra) Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera d opera dello stato di fatto Campione 8 Paramento P t in bugne angolari a sinistra del finestrone Campione 9 Scultura aggettante superiore del finestrone Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura 4. FACCIATA POSTERIORE EST: caratterizzazione in corso d’opera dello stato di fatto Malte per sigillatura (composizione e stato di conservazione) Il campione prelevato sul paramento presso la cornice inferiore del finestrone ( (camp. 7) mostra t una sigillatura i ill t costituita tit it da d una malta lt beige b i su cuii è stata t t applicata li t una malta biancastra di finitura ricoperta da un sottilissimo deposito atmosferico. La malta beige, con spessore di almeno 6 mm, è stata ottenuta mediante l’impiego di un legante a calce e di un aggregato formato da una sabbia quasi esclusivamente calcarea ((costituita da calcari spatici p fossiliferi con p prevalenza di Foraminiferi e presenza subordinata di Alghe calcaree e Molluschi) e molto subordinatamente quarzosa (costituita da quarzo). La granulometria dell’aggregato è variabile dalla silt grossolano a sabbia media e talvolta fino a sabbia grossolana. Il rapporto legante/aggregato in volume è circa 1/2,5. 1/2 5 Lo stato di conservazione microscopico è cattivo per la presenza di fessurazioni di ritiro che riducono la coesione del legante. La malta biancastra di finitura, con spessore continuo di 0.4-0.7 mm, è stata ottenuta mediante l’impiego di un legante a calce e di un rado aggregato formato da una sabbia bbi quasii esclusivamente l i t calcarea l ( (costituita tit it da d calcari l i micritici). i iti i) La granulometria dell’aggregato è variabile da silt grossolano a sabbia fine. Il rapporto legante/aggregato in volume è circa 1/1. Lo stato di conservazione microscopico è cattivo per la presenza di fessurazioni di ritiro che riducono la coesione del legante. E’ localmente distaccata dalla sottostante malta beige. In superficie esiste un sottilissimo deposito atmosferico, con spessore discontinuo di 40-250 µm, composto da una matrice gessosa microcristallina e da finissimi ed abbondanti elementi calcarei spatici oltre che elementi ocracei, brunastri e nerastri; si infiltra nelle fessurazione della malta sottostante ed è presente anche nelle zone distaccate tra le due malte. Diagnostica dello stato di fatto e valutazione della pulitura Finalità della diagnostica: verificare, dal punto di vista microscopico e chimico, le caratteristiche composizionali e conservative dei materiali individuati macroscopicamente durante ll’indagine indagine a vista ffornire i dati d ti utili tili per la l stesura t della d ll Mappatura dei materiali e del degrado da impiegare per la definizione dell’intervento (Mappatura dell’intervento) verificare, ifi iin corso d’ d’opera o a restauro t ultimato, lti t l’effetto delle metodologie di intervento adottate