il Resto del Carlino
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32 Sp e t t a c o l i •• SABATO 19 FEBBRAIO 2011 BOLOGNA CUL TURA/SOCI ET À DAL 18 AL 20 FEBBRAIO WWW.TEATROEUROPA.IT CINEMA Fotogrammi Il Landis Festival non poteva che aprirsi con i suoi due capolavori: ‘Animal House’ (1978, foto a sinistra) e ‘The Blues Brothers’ (1980, al centro). la speranza è che l’ultimo ‘Burke e Hare’ (a destra) riporti il regista ai fasti, dimenticati, del passato. Landis, un mito in pasto agli studenti Martedì al Lumière per un incontro riservato al Dams. La sera anteprima del nuovo film RAGAZZO terribile cresciuto alla scuola di National Lampoon e Saturday Night Live fino a diventare uno degli autori più originali del cinema americano degli anni Ottanta e Novanta, John Landis sarà martedì mattina al Lumière (ma per un incontro riservato ai soli studenti Dams) nell’ambito del piccolo festival che la Cineteca gli dedica per festeggiare l’uscita in sala del suo nuovo film Burke e Hare-Ladri di cadaveri, il suo attesissimo ritorno al cinema dopo dodici anni. Primo appuntamento oggi al Lumière con due cult: Animal House (ore 20.15) e The Blues Brothers (ore 22.40, replicato sempre alle 22.40 martedì 22). Due film anche domani: alle 20.15 Un lupo mannaro americano a Londra, seguito alle 22.15 da Tutto in una notte. IL REGISTA che, come detto, martedì mattina presenzierà a un incontro riservato agli studenti, che L’OMAGGIO Mini festival con i suoi titoli cult e l’ultimo ‘Burke e Hare’ nel pomeriggio alle 18 potranno assistere al Lumière anche a Slok, non sarà invece in sala all’anteprima serale (ore 20) del nuovo film. «Una storia vera, fuorché nelle parti che non lo sono», lo descrive l’autore che torna a dirigere dopo il maltrattato Delitto imperfetto e tanta tanta tv, anche per la ‘storica’ serie Masters of Horror. LA TRAMA si svolge in una cupa e nebbiosa Edimburgo. Siamo nel 1828 e come negli horror anni Trenta, la scienza medica ha bisogno di cadaveri per i propri esperimenti, e c’è sempre qualche balordo pronto a rifornirla. Burke e Hare, immigrati irlandesi, si adoperano come possono, in un pastiche di toni grotteschi e macabre atmosfere. r. c. IL ‘CORTO’ DI MACCIONI IN LIZZA PER IL PREMIO I Nastri? ‘Cose naturali’ Una commedia macabra segna il ritorno di John Landis dietro la macchina la presa: il regista sarà martedì al Lumière IL TEMPO CHE PASSA non spegne pulsioni e desideri e proprio la spontanea spinta al piacere che non ci abbandona mai, neanche negli anni estremi della nostra esistenza, è il nucleo del ‘corto’ tutto bolognese di Germano Maccioni Cose naturali che dopo aver vinto il premio Antonioni al Festival di Bari, è in lizza per la finale a cinque dei Nastri d’Argento e venerdì 25 sarà proiettato al Lumière per il concorso ‘Visioni italiane’. In ventotto minuti si racconta la vicenda («esistenzialista», precisa il regista) di un anziano vedovo, ossessionato da Lucrezio, che asseconda gli istinti, prima frequentando e poi innamorandosi di una prostituta. Nei panni del protagonista, Roberto Herlitzka che a 73 anni ha accettato la parte calandosi in un ruolo che tuttavia, ammette, non ha nulla di autobiografico: «L’amore non ha età e può far succedere di tutto ma io non mi ci vedo. La molla che mi ha fatto decidere è il legame tra lui e Lucrezio di cui sono lettore affezionato. Il poeta latino morì per un filtro d’amore e lo stesso, in fondo, accade a questo signore». VITA E MORTE. L’avanzare dell’età cambia la prospettiva del futuro? Herlitzka, reduce dalla rottura e protesizzazione di un femore, si è improvvisamente reso conto, con questo infortunio, di quanto si può essere fragili: «Finché si va avanti come si è abituati e si fa un tipo di lavoro come il mio che consente di conservare disponibilità ai rapporti, l’ombra del decadimento e della fine non appare ma poi basta succeda un incidente e un po’ di spavento viene. Per sé e anche per tutti quelli che ti stanno vicini. E l’unico modo per esorcizzare la paura è stare bene perchè non fa pensare al peggio. E poi restare appassionati, continuare ad avere mire e ambizioni». E PROPRIO la motivazione che muove un giovane regista come Maccioni ma continua ad animare anche un vecchio animale da palcoscenico come Herlitzka ha dato luogo al magico incontro: «I soloni santificati non mi cercano tanto e io, comunque, non ho rispetto per le gerarchie, basta che mi venga offerto qualcosa che mi piace». E per entrare nel gradimento del grande attore, Maccioni ha dovuto scrivere e riscrivere almeno quattro volte la sceneggiatura: «Lui decide solo se un testo lo convince ma poi ha mostrato molta umiltà a farsi dirigere da me». Il plot potrebbe far pensare alla sublimazione artistica dei gossip del momento ma l’autore nega recisamente: «Il mio eroe sfida con lucidità la morte e l’intento personale non era quello di fare un film sulla terza età ma di indagare la spinta irrefrenabile ed eterna verso il piacere che non necessariamente conduce alla rovina ma anche a una maggiore conoscenza e consapevolezza». l. bo.