Una risposta sociale alla crisi: La Locanda dei Buoni e Cattivi

Transcript

Una risposta sociale alla crisi: La Locanda dei Buoni e Cattivi
Una risposta sociale alla crisi: La Locanda dei Buoni e Cattivi
di Barbara Picci
tempo di lettura stimato: 3 min e mezzo
Cagliari (ITALIA)
Va da sé che la crisi economica che sta
attraversando il nostro paese si lega ed è
una delle cause di una parallela crisi sociale,
comportando l’aggravarsi delle condizioni
che regolano la vita degli individui. A partire
dall’assenza di lavoro e della conseguente e
crescente povertà, l’aumento delle
situazioni familiari problematiche e della
delinquenza. Se già in una situazione di
“normalità” economica, si verificano delle
difficoltà nel reintegro di persone che
hanno avuto dei trascorsi con dei problemi
di questo tipo, nella situazione di crisi
odierna le possibilità che siano reintegrate
in un ambiente lavorativo sono assai
ridotte.
Parlo degli emarginati sociali, nella fattispecie ragazzi provenienti da famiglie disagiate, che hanno
subito violenze, che sono stati in riformatorio. Ma parlo anche di donne che devono allevare da
sole i loro bambini, ragazze madri senza il supporto dalle famiglie. O ancora bambini abbandonati,
o ospedalizzati, o appartenenti alla comunità rom. Per queste persone, che ci sia crisi o meno, le
porte del lavoro rimangono spesso chiuse, non permettendo un’assimilazione nella società che,
aggravata dalla crisi economica, diventa ancora più impenetrabile.
Questo deve aver pensato Ugo Bressanello quando, nel 2010 ha deciso di aprire a Cagliari la
“Locanda dei Buoni e Cattivi”. Nel 2005, dopo aver rinunciato alla sua carriera nel mondo della
finanza e delle telecomunicazioni, insieme a sua moglie Petra e ad alcuni amici, fa nascere "Domus
de Luna", una fondazione ONLUS senza fini di lucro, con l'obiettivo di collocare le giovani vittime di
situazioni di grave disagio familiare e degrado sociale. Negli anni riesce a mettere su diverse
strutture per l'accoglienza dei minori e mamme che hanno urgente bisogno di aiuto, assicurando
loro sia sostegno psicologico, sia assistenza sanitaria e legale. Senza tralasciare il punto più
importante per il recupero di questi ragazzi e di queste donne, e cioè la realizzazione di percorsi
che li portino ad un'autonomia futura, che passano per forza nel mondo del lavoro. Ma non è
semplicissimo, vista diffidenza che accoglie questa tipologia di persone.
Per questo motivo, e per contrastare la crisi, nasce la "Locanda dei Buoni e Cattivi" . La risposta di
Bressanello è stata infatti quella di realizzare una struttura in cui queste persone potessero
lavorare e allo stesso tempo essere seguite ed accudite anche per il loro disagio. Si tratta di
un’attività commerciale vera e propria, una struttura turistica realizzata con lo scopo di facilitare il
reinserimento sociale, affettivo e lavorativo a ragazzi e mamme che stanno uscendo da percorsi di
recupero. La Locanda dei Buoni e Cattivi si trova in una villetta in un quartiere al centro di Cagliari,
a due passi dal centro storico e dal mare.
Si tratta di un B&B, ricavato da una villa degli anni ’60, ma è anche un ristorante aperto tutti i
giorni a pranzo ed il venerdì ed il sabato a cena. La filosofia del locale è basata sul rispetto
dell'ambiente e sulla solidarietà, a partire dagli ingredienti usati in cucina, come il riso e i legumi,
che provengono dalla Sicilia dove una comunità che si occupa di sociale cerca di reintegrare, col
lavoro dei campi confiscati alle mafie, i giovani che hanno avuto delle difficoltà. Tutti i prodotti
sono controllati e provenienti da realtà di questo tipo. La qualità e genuinità sono basilari in
questa visione e lo spreco non è contemplato. Ciò consente ai ragazzi di intraprendere un percorso
di crescita professionale che combina il gusto con l'etica.
Ciò che determina la particolarità di questa impresa è il fatto che produce lavoro e sostentamento
economico a se stessa, a differenza delle altre che operano in questo settore. Ed è anche un
esempio di come si possa reagire alla crisi cercando di modificare i modelli economici che ci
circondano. La risposta di Bressanello non solo ha un richiamo alle problematiche sociali, ma
interviene anche sul modello economico. E, seppure nel suo piccolo, è pur sempre un modello da
seguire, un esempio da cogliere per intraprendere un nuovo modo di concepire l'impresa,
consentendo allo stesso tempo un miglioramento e una crescita del tessuto sociale che ci
circonda.
Ugo Bressanello ha risposto ad alcune domande
Il progetto nasce
come
prolungamento di
un discorso più
ampio che
coinvolge tutte le
altre vostre
iniziative nel
sociale. Ci parli
delle origini, come
è nata la
fondazione Domus
de Luna ONLUS e
quali sono stati i
vari passaggi che
hanno segnato il
percorso fino all'idea della Locanda dei Buoni e Cattivi.
Domus de Luna è un’idea che si concretizza in Sardegna, grazie all’aiuto di tanti amici che qui
hanno condiviso la scelta mia e di mia moglie Petra di impegnarci sul serio e in prima persona.
Nasce sicuramente anni prima il sogno di dare risposte diverse e fare qualcosa in più, a favore
innanzitutto di quei bambini e di quei ragazzi che più di tutti meritano attenzione e tutela. E non
per niente ci siamo battezzati Domus de Luna. Proprio perché di fronte ai nostri progetti erano in
tanti a risponderci che stavamo esagerando, che volevamo la luna. Così abbiamo cercato di
realizzarlo sul serio un posto dove la luna di trovasse bene, a casa sua. La Fondazione nasce nel
2005 e in questi primi anni di attività ha già aperto quattro Comunità di accoglienza e cura per
minori fuori famiglia e mamme con bambino. Con Domus de Luna siamo andati nelle strade, nelle
scuole, al carcere minorile, con i ragazzini dei campi rom. Abbiamo contribuito a realizzare una
federazione, Isperantzia Onlus, che riunisce le case che ospitano e curano minori in Sardegna e
finalmente li rappresenta anche presso istituzioni un po’ sorde alle istanze di chi non vota, non
urla, non tira tondini di ferro né bottiglie incendiarie. E l’anno scorso abbiamo aperto la Locanda
dei Buoni e Cattivi.
Tutto è nato con la vincita dell’edizione 2010 come miglior progetto di impresa sociale italiana del
concorso nazionale “Il più bel lavoro del mondo” promosso da “Make a Change”. Avete ricevuto
dei finanziamenti per avviare l'attività? A due anni di distanza, come vanno le cose a livello
finanziario? Riuscite a autosostenervi completamente o le istituzioni vi danno una mano?
Grazie al contributo ricevuto da Make a Change e da fondazioni e altri enti privati, abbiamo potuto
finanziare i lavori di ristrutturazione dell’immobile e avere un po’ di ossigeno per l’avvio
dell’attività. Stiamo cercando di tendere alla sostenibilità economica e finanziaria dell’iniziativa
senza perdere di vista l’obiettivo primo, che è sociale. Noi vogliamo che alla Locanda dei Buoni e
Cattivi si mangi bene, si dorma sereni e felici. Vogliamo che chi ci lavora sia orgoglioso dei sorrisi e
dei complimenti che riceve, che non abbia neanche il dubbio che siano dovuti a compassione o
altro. Alla Locanda facciamo formazione e inserimento lavorativo per chi avrebbe sicuramente
difficoltà in un sistema tradizionale, che schiaccia ed emargina chi non è in grado di dare e fare
subito e in fretta. Chi, dopo un po’ e nel giusto contesto, è invece capace di fare lo stesso e meglio
di altri, perché motivato profondamente, spesso desideroso di giusto rispetto e riscatto.
La vostra è senz'altro un'iniziativa originale e soprattutto crea delle nuove strade di sviluppo e
autosostentamento che hanno ragione di esistere ed essere replicate soprattutto in questo
momento di crisi. Questo è già successo? O siete gli unici ad avere creato una struttura di questo
tipo in Italia? E all'estero?
Ci sono per fortuna altre iniziative del genere, sia in Italia che fuori. Rimanendo sempre nel settore
della Locanda dei Buoni e Cattivi, penso all’Albergo di via dei matti numero zero o alla Trattoria
degli amici della comunità di Sant’Egidio. Ma c’è chi ha applicato lo stesso concetto e metodi simili
in tanti e diversi settori produttivi. Fare impresa sociale, questo tipo specifico di impresa sociale, è
difficile ma giusto e utile. Personalmente sono contro chi vuole ad ogni costo sottolineare l’aspetto
della sostenibilità economica, penso sia troppo comodo per le istituzioni che invece dovrebbero
essere più attive e responsabili favorendo e partecipando. La ricerca della sostenibilità è
importante ma viene dopo obiettivi che sono infinitamente più alti. Grazie a tutti gli amici, persone
e aziende e organizzazioni, che aiutano e sostengono anche economicamente la Locanda dei Buoni
e Cattivi, siamo riusciti fino ad oggi a trovare sempre un giusto equilibrio, senza fare scelte
commerciali in luogo di quelle sociali che più ci devono interessare.
Com'è organizzata esattamente la Locanda dei Buoni e C attivi? Quali sono le figure che ci lavorano
e quante? Ci parli del percorso che compiono per arrivarci e se questo permetta un più semplice
reintegro successivo nel mondo lavorativo esterno, soprattutto in questa fase critica della vita
economica del paese.
Ci sono dodici persone che si occupano quotidianamente della Camere e del Ristorante. C’è chi fa
il cameriere, chi aiuta in cucina, chi lava i piatti, chi pulisce, chi stira. Tutto quello che serve a far
funzionare la Locanda. Quattro dei dodici hanno funzione di indirizzo e controllo, chiamiamoli
tutors, anche se da noi ci chiamiamo solo per nome. Tra tutti, il cuoco Paolo e la locandiera
Giuditta. C’è poi chi si occupa di fare supervisione agli operatori , chi tiene i conti e supporta per
tutti gli aspetti amministrativi, chi aiuta nelle manutenzioni e nei lavori più grandi. Non saprei dire
quante sono queste persone a supporto, anche perché sono le stesse che si occupano anche degli
stessi servizi a beneficio delle comunità e degli altri interventi di Domus de Luna, si tratta di una
quota parte del loro tempo. A lavorare in Locanda invece, ci sono venuti mamme e ragazzi
segnalati dalle comunità perché pronti a fare un passetto in avanti, chi era già in un percorso verso
l’autonomia, chi aveva fatto qualche stupidaggine e voleva dimostrare il cambiamento e cercare il
riscatto. C’e’ anche chi ci ha semplicemente contattato e raccontato la sua storia. Ed ora è in
Locanda, con gli altri. E possiamo già raccontare, ben prima di quando speravamo di poterlo fare,
di qualche ragazzo che grazie alla formazione e all’esperienza fatta in Locanda ha trovato lavoro
altrove, magari in un ristorante o in un albergo vicino casa.
Dal 2005 ad oggi la fondazione è andata accrescendosi velocemente in iniziative e creazione di
nuove strutture per l'assistenza a minori e donne con difficoltà. Fino a sfociare nella Locanda dei
Buoni e Cattivi nel 2010. Ci sono altri progetti in cantiere? O la possibilità di ampliamento o replica
di una struttura come quella della Locanda o di un'attività simile indirizzata verso un differente
versante lavorativo?
Sono diverse le persone che ci stanno chiedendo di ampliare l’intervento, magari proponendo di
partecipare la gestione di un ostello, di una mensa, di un bar. Difficilmente riusciremo nel breve,
molto probabile, quasi sicuro, che lo faremo più avanti. Al momento Domus de Luna ha bisogno di
dedicarsi ai suoi ragazzi in comunità, a fare in modo che la Locanda dei Buoni e Cattivi funzioni
sempre meglio, ad aprire l’Exmè a Santa Teresa di Pirri - ma dell’ex mercato parliamo un’altra
volta…