Bambini e insegnanti lavorano sull`aria: un esempio di didattica
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Bambini e insegnanti lavorano sull`aria: un esempio di didattica
Bambini e insegnanti lavorano sull’aria: un esempio di didattica laboratoriale Tibaldi Elena Vittoria1 In occasione del secondo incontro del gruppo di Cooperazione Didattica per l’Educazione Scientifica nell’anno scolastico 2014-2015, la Maestra M. Felicita Carenini ha presentato l’attività sull’aria svolta nella sua classe di bambini di 5 anni nella Scuola dell’Infanzia “Collodi” presso IC Gassino Torinese. La proposta era di lavorare come dei veri scienziati; il tema scelto e sviluppato durante l’intero anno scolastico era l’aria. Nella fase iniziale, ai bambini divisi in gruppi è stato chiesto di spiegare che cos’è l’aria attraverso dei disegni; successivamente ogni gruppo ha risposto mediante un disegno ad una delle domande relative all’aria, “Dov’è?”, “Si vede?”, “Ha una forma?”, “Ha un odore?” utilizzando un’attività di Round Robin in apprendimento cooperativo. Ogni bambino ha avuto un ruolo ben preciso nel gruppo: ad esempio il custode della parola doveva interpretare i disegni e comunicare alla classe la risposta alla domanda. Nella terza fase, è stato chiesto ai bambini di costruire ciò che si muove nell’aria: un aeroplano di carta, un paracadute con le borse di plastica, una manica ad aria con sacchetti della spazzatura, dei palloncini. Ogni gruppo ha giocato in cortile con le costruzioni e, dopo aver giocato con tutti e quattro i tipi di materiali, i bambini si sono posizionati accanto al gioco che hanno preferito e hanno elaborato un disegno che rappresentasse l’esperienza vissuta; infine, hanno raccontato agli altri il proprio disegno per spiegare il motivo della preferenza espressa e le emozioni provate. Dopo aver “vissuto” qualitativamente le diverse esperienze con l’aria, ha avuto inizio la fase di sperimentazione vera e propria. Sono stati condotti esperimenti per dimostrare che l’aria esiste: attraverso gli esperimenti “La bottiglia e l’imbuto”, “La bottiglia nella bacinella”, “Il bicchiere con il foglietto” i bambini hanno osservato che la bottiglia, apparentemente vuota, era in realtà piena d’aria e che quindi l’acqua non riusciva ad entrare. Dopo aver dimostrato sperimentalmente che l’aria esiste, si è proseguito verificando che l’aria occupa uno spazio attraverso l’esperimento “Il palloncino e la bottiglia”. Il “Serpente d’aria” e “Chi gonfia il palloncino?” hanno dimostrato poi 1 Elena Vittoria Tibaldi, membro del Gruppo Scienze CESEDI, è attualmente docente di sostegno presso l’ITIS Avogadro di Torino. Laureata in Scienze Biologiche, Dottorato di Ricerca in Biotecnologie Biomediche, ha lavorato come Research Associate presso Dana Farber Cancer Istitute, Harvard Medical School, Boston. E’ abilitata all’insegnamento in Scienze Naturali, Chimica, Geografia e Microbiologia (A060) e nel sostegno agli allievi in situazione di handicap. che l’aria calda sale in alto e occupa più spazio. Proseguendo la costruzione della conoscenza verso aspetti concettualmente più complessi si è arrivati a dimostrare che l’aria ha un peso (esperimento della “Bilancia”), che il peso dell’aria è un forza (esperimento “Righello e giornale) e che l’aria esercita una pressione (esperimento “L’uovo e l’aria calda” e “Il bicchiere ed il foglietto”). Lo schema di ogni esperimento è semplice, ma efficace: ogni attività ha inizio con l’insegnante che mostra un fenomeno e chiede ai bambini di “osservare” usando i cinque sensi; alla domanda “cosa succede?” i bambini rispondono con la formulazione di un’ipotesi; poi viene condotta la verifica sperimentale e si chiede ai bambini di fornire una spiegazione del fenomeno osservato; infine, si ripete l’esperimento per verificare le spiegazioni e trarre la corretta conclusione. Ogni attività è ben strutturata, organizzata e guidata con simboli visivi, facilmente comprensibili ai bambini, che rappresentano le azioni da compiere: “ci poniamo un problema”, “ci penso”, “ne parliamo a coppie”, “sperimentiamo usando i cinque sensi”, “rielaboriamo graficamente”, “costruiamo la nostra teoria”, “ne discutiamo in gruppo”, “troviamo le parole chiave”, “confrontiamo le nostre idee con la scienza ufficiale”. Nella parte finale dell’anno scolastico, è stata organizzata “La fiera degli esperimenti”: i bambini stessi, divisi a gruppi, sono diventati dei veri scienziati riproducendo in modo autonomo gli esperimenti e mostrandoli ad altri bambini della scuola. Al termine della presentazione della maestra Felicita, tutti gli insegnanti, a coppie, sono stati invitati a riflettere e a porre delle domande alla maestra. Dalla discussione, sono emersi punti di forza sia relativi all’attività svolta dalla maestra, sia, in generale, sulla didattica delle scienze in modalità laboratoriale: Importanza della documentazione dell’attività svolta: l’insegnante ha raccolto i disegni dei bambini, le loro ipotesi e le loro spiegazioni dei fenomeni. Importanza della pianificazione delle fasi dell’attività e della preparazione dei materiali Utilizzo dei disegni e del racconto orale sia per rappresentare visivamente l’esperimento sia per descrivere le proprie emozioni durante lo svolgimento dell’attività. La sequenzialità delle fasi riflette il modello del metodo sperimentale: osservazione – ipotesi – verifica sperimentale – interpretazioni dei risultati – conclusioni. L’attività laboratoriale è coinvolgente e stimola nei bambini e nei ragazzi stupore, attenzione centrata (riflessione) e capacità di porre e porsi domande. L’errore nella formulazione dell’ipotesi, confutata dalla verifica sperimentale, fa emergere i modo spontaneo le misconcezioni e le teorie ingenue dei bambini e diventa occasione per porsi domande e crescere. Più volte, durante il racconto, la maestra ha sottolineato il gusto con cui vengono svolte le attività laboratoriali. La presentazione degli esperimenti dei bambini della classe in gruppo agli altri bambini della scuola diventa un’occasione di prestazione autentica e un momento di autocelebrazione che sviluppa interdipendenza positiva alla base dell’apprendimento cooperativo. Importanza di lavorare sulla costruzione delle domande per costruire competenze a partire dalla scuola dell’infanzia e agire sul curricolo verticale. Dalla discussione sono emersi anche punti di riflessione e criticità: La maestra ritiene che, nonostante l’evidente entusiasmo mostrato dai bambini, non sempre le famiglie hanno percepito l’importanza ed il valore formativo del lavoro svolto. I tempi distesi che consentono di sviluppare le attività per più ore al giorno nel corso dell’anno scolastico nella Scuola dell’Infanzia e nella Scuola Primaria, si scontrano con la necessità di seguire la programmazione, di avere un susseguirsi di ore con diverse discipline nella giornata, di doversi confrontare con un esame finale o con la valutazione come invece avviene nella Scuola Secondaria di I e II grado Il punto di forza del nostro gruppo è la presenza di docenti appartenenti a tutti gli ordini scolastici, dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Secondaria di II grado, affiatati e disposti a collaborare e a confrontarsi: si parte da un esperimento e si riflette insieme sulle modalità con cui può essere presentato nei diversi ordini di scuola. Il metodo scientifico rappresenta il paradigma di riferimento comune a tutti: si parte da una osservazione che stimola una domanda, si formula un’ipotesi, si procede alla pianificazione ed alla conduzione di un esperimento, si raccolgono dati o osservazioni e si interpretano per trarre le adeguate conclusioni. Queste ultime devono infine essere confrontate con le ipotesi iniziali per confermarle o eventualmente modificarle. Adottare una didattica laboratoriale, abituando i bambini a sviluppare una mentalità scientifica e sperimentale a partire dalla Scuola dell’Infanzia è fondamentale nel contesto di un curricolo veramente verticale, non solo in merito ai contenuti affrontati, ma anche nello sviluppo di competenze di tipo relazionale, attraverso l’apprendimento cooperativo, e di tipo scientifico, sviluppando quel senso critico e quella capacità di porsi domande e trovare soluzioni che sono alla base di un efficace problem solving e di un apprendimento veramente significativo.