La valorizzazione dei Beni Culturali tra San Leucio e Casolla
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La valorizzazione dei Beni Culturali tra San Leucio e Casolla
Da Caserta a salire…verso i borghi minori Istituto Comprensivo “Francesco Collecini” Classi II A – B- C plesso di San Leucio Classe II d plesso di Casola San Leucio - Caserta La valorizzazione dei piccoli centri e la scoperta delle eccellenze nascoste Convenzioni con servizi ricettivi Organizzazione di visite guidate dei beni meno conosciuti La promozione dei Beni Culturali collaterali alla Reggia di Caserta Sponsorizzazione dei prodotti tipici culinari locali Creazione di pacchetti turistici accattivanti Creazione di brochure in lingua straniera Promozione sui siti internazionali di prenotazione online di vacanze L’estero Creazione di una pagina web che punti al nuovo turismo orientale Contatti con affittacamere e B&B a buon prezzo ALLA SCOPERTA DELLE TRADIZIONI LOCALI ATTRAVERSO LE MANIFESTAZIONI L’idea nasce dal tentativo di proteggere il tessuto urbano minore e l’importanza delle tradizioni locali dei beni immateriali. Il percorso che segue una linea territoriale da Caserta a Casertavecchia è ricco di storia tramandata, nella maggior parte dei casi, oralmente o dalla esperienza familiare. Le ricette in cucina, gli abiti tradizionali, i canti popolari, le filastrocche nei dialetti specifici restano un patrimonio da tutelare. Durante le manifestazioni locali, la cittadinanza partecipa complessivamente all’evento la cui preparazione dura tutto l’anno. Sono coinvolti i vari strati sociali che ricordano le abitudini e i personaggi storici, anche semplicemente popolani. Nel caso specifico di San Leucio, l’immagine della seta ha sempre accompagnato la storia locale: le processioni, nel tempo, sono state sempre accompagnate dall’esposizione delle più belle coperte familiari in seta. Già all’epoca dei Borbone, la seta era omaggiata dall’obbligo degli abitanti della comunità di indossare abiti confezionati col tessuto locale. Le spose vestivano con la seta bianca di San Leucio. Inoltre, la zona conserva una serie di centri minori che si susseguono e che vivono ancora oggi in pieno la loro storia con le manifestazioni che seguono Sala festa di San Donato Puccianiello festeggiamenti in onore di Santa Maria Santissima la Bruna Casolla estate casollese Vaccheria Presepe vivente Vaccheria Festa di Santa Maria delle Grazie San Leucio corteo storico Casola festa di San Marco 24-25-26 aprile Pozzovetere festa degli asparagi Sommana la sagra delle castagne Casertavecchia settembre al borgo I beni culturali stabili “nascosti” Da Casolla a Casertavecchia Ancora oggi è percorribile la strada di montagna che porta dal Santuario di San Pietro ad Montes dell’XI sec.– Casolla - a Casertavecchia, percorso naturalistico che fiancheggia anche l’oasi del WWF di San Silvestro. I pellegrini, già in epoca medievale, risalivano i Monti Tifatini fino alla cima di Casertavecchia, tratto che oggi si propone di rivalutare in un territorio quasi sconosciuto. . IL PERCORSO Le collere Allo stesso tempo, Casolla conserva una realtà di archeologia industriale quasi unica. L’insediamento degli Abati cassinesi con l’edificazione di San Pietro ad Montes, aveva favorito questo borgo alle pendici del Monte Tifata. I frati benedettini secondo la loro regola “ora et labora” avevano introdotto la lavorazione della colla. La fortunata esposizione di questi borghi ai venti ha portato alla costruzione di edifici sopraelevati con archi aperti per l’essicazione della colla stessa. Col tempo i proprietari furono accusati per il fetore insopportabile. Nel 1752 il re di Napoli stabilì che la lavorazione nelle collere dovesse avvenire solo nei tre mesi freddi dell’anno. Col tempo la produzione si è conclusa, ma sono presenti comunque queste strutture. Anche Casola oggi conserva una collera probabilmente collegata alla lavorazione a valle. Le collere di Casola e Casolla Il borgo di San Leucio Inevitabilmente, nel nostro percorso rientra in modo predominante la frazione di San Leucio, anche in relazione alla presenza della scuola “Collecini” nel borgo stesso. Il Belvedere di San Leucio è un complesso monumentale situato nel comune di Caserta riconosciuto dall’ UNESCO, unitamente al Palazzo Reale e all’Acquedotto del Vanvitelli, Patrimonio Mondiale dell'Umanità. La storia di San Leucio è indissolubilmente legata a quella della Dinastia dei Borbone e del re Ferdinando IV di Napoli, figlio di Carlo III, diventato successivamente Ferdinando I delle due Sicilie. Ferdinando IV, considerando la Reggia di Caserta eccessivamente sfarzosa, decise nel 1776 di restaurare il Belvedere di San Leucio, una dimora gentilizia, costruita nel XVI sec. dai principi Acquaviva d’Aragona e collocata un una posizione prospettica d’eccellenza, dando incarico all’architetto Francesco Collecini. Preso possesso della nuova dimora, Ferdinando decise di insediarvi una manifattura reale per la lavorazione della seta. Intanto il Re progettò una città che avrebbe chiamato Ferdinandopoli. Nel 1789 fu proclamato uno statuto atto a regolare la vita della Real Colonia, definito Codice Ferdinandeo. Le norme contenute rappresentano, nell’età dei Lumi, un esempio concreto di un modello ideale di ordinamento sociale fondato su assunti etici, economici, politici e religiosi, di assoluta avanguardia nel mondo; fu il primo esempio di repubblica socialista della storia contemporanea. Gli eventi politici successivi, in particolare i moti Giacobini che causarono nel 1799 la fuga della famiglia reale a Palermo, determinarono da parte dei regnanti un progressivo disinteresse per San Leucio. La mancata realizzazione della città ideale non inficiò le attività dell’opificio che prosperò e divenne famoso. Anche la morte a San Leucio del principino Carlo Tito determinò l’abbandono del luogo. Le sete di San Leucio apprezzate ed esportate in tutto il mondo grazie ai tessuti di altissimo pregio qualitativo ed artistico, sono state utilizzate per abbellire residenze nobiliari e istituzioni prestigiose tra le quali il palazzo del Quirinale, il Vaticano e la Casa Bianca e Buckinghan Palace. Attualmente le fabbriche tradizionali, a causa della crisi come degli alti costi di produzione, hanno chiuso o spostato gli stabilimenti. San Leucio “colonia reale amatissima” San Leucio il museo del tessitore • Nel museo è ricreato un tipico ambiente familiare degli operai della fabbrica della seta di San Leucio settecentesca. • Si ritrovano elementi antichi di arredo, manufatti, oggettistica di vita quotidiana. Casertavecchia il borgo antico I “vicoli” di Casertavecchia Il borgo antico di Casertavecchia – PRIMA PARTE Originariamente appartenente ai Longobardi, fu ceduto nel 879 al Conte Pandulfo di Capua. A seguito delle incursioni saracene e alle devastazioni di Capua, gli abitanti e il clero delle zone circostanti trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro. In questo periodo la popolazione aumentò in modo così considerevole da determinare il trasferimento della sede vescovile all'interno del borgo. Nel 1062 ebbe inizio la dominazione normanna che portò il paese al massimo livello di splendore con la costruzione dell'attuale cattedrale, consacrata al culto di San Michele Arcangelo. Con alterne vicende, il borgo passò sotto la dominazione sveva con Riccardo di Lauro (1232-1266), il quale ne accrebbe l’ l'importanza anche dal punto di vista politico. Il borgo antico di CasertavecchiaSECONDA PARTE Nel 1442 il borgo passò sotto la dominazione aragonese, iniziando così la sua lunga e progressiva decadenza: a Casertavecchia restarono solo il vescovo e il seminario. Con l'avvento dei Borboni e la costruzione della Reggia, Caserta diventa il nuovo centro di ogni attività a scapito di Casertavecchia, alla quale, nel 1842, viene tolto il vescovado, anch'esso trasferito a Caserta. Il borgo di Casertavecchia è meta di interesse turistico per via del Duomo, del campanile, dei resti del castello e delle strade dell'intero borgo che ricordano lo splendore di un tempo che fu. Lo splendido panorama fruibile in molti punti del borgo, i numerosi locali e pizzerie fanno si che spesso gli abitanti dei dintorni vadano a trascorrere il sabato sera nelle vie del borgo. Manifestazioni folkoristiche come Il ritorno dei cavalieri nel Borgo e Settembre al Borgo, che si svolgono annualmente nel periodo estivo, hanno contribuito alla rivalutazione del territorio. IL TURISMO RELIGIOSO SAN RUFO A PIEDIMONTE DI CASOLLA • Una leggenda riporta che, nel periodo paleocristiano, nella zona si rifugiò un santo predicatore di Ravenna, di nome Rufo, che, scoperto dai sacerdoti del tempio, fu messo a morte; più tardi, però, gli abitanti del luogo lo ricordarono dedicandogli l’attuale chiesa che risale all’XI secolo. La maggior parte degli affreschi oggi visibili risale al ‘700. • E’ visibile un organo ligneo antico che necessità di un tempestivo intervento di restauro. La parte sottostante conserva “gli scolatoi” per deporre i cadaveri. Oggi la chiesa è inaccessibile ed è aperta in occasioni speciali. CAPPELLA DI SAN ROCCO CASERTAVECCHIA • E situata all'incrocio delle strade provenienti da Casola, Pozzovetere, Sommana e Caserta, è caratteristica per la sua struttura esterna ad un solo portico, ottenuto da un unico pilastro sul lato di destra. Sopra la porta vi è una finestrella con all'interno ciò che resta di un affresco della Madonna. Sul lato sinistro della porta, vi è un marmo bianco riportante l'epigrafe : "DEO OPTIMO MAXIMO SISTE GRADUM LECTOR SCANDERS SUPER AETHERA CORDE DIC REPETENS O ROCE SEBASTE MARIA CALETE 1635", che tradotto vuol dire: " Fermati o tu che leggi innalzandoti col cuore sopra l'etere, di ripetendo spesso: Rocco, Sebastiano o Maria, vi salutano 1635" Nell'interno appaiono un po' ovunque, affreschi che risalgono al 1600-1700. La cappella richiama religiosi per il culto dei miracoli attribuiti al Santo. EREMO DI SAN VITALIANO CASOLA • L’Eremo di San Vitaliano di Casola si trova in quella zona che la tradizione ricorda come “Miliarium”, forse da un’antica pietra miliare in essa esistente. • Da anni è un faro di spiritualità della diocesi di Caserta. L’Eremo, che la tradizione fa risalire al santo vescovo capuano S. Vitaliano (VI-VII sec.), è riportato nella Bolla (1113) con cui l’Arcivescovo di Capua, Senne, conferma Rainulfo Vescovo della Diocesi di Caserta, elencandone le chiese ed edifici religiosi di competenza. E' citato nelle visite pastorali dei Vescovi di Caserta dal 1627 al 1812, da Michele Monaco in “Santuarium Capuanum” del 1630 e da Crescenzo Esperti in “Memorie istoriche ed ecclesiastiche della Città di Caserta” del 1775, ma di esso non si ha una precisa cronistoria della sua esistenza. • Proposta di legge Le tradizioni locali minori La seta di San Leucio Bene da tutelare Confronta file allegato in I docenti ANTONIETTA BOVE ANNA DELLO BUONO ADDOLORATA ESPOSITO MARIA GRAZIA MINCIONE LAURA RAUCCI SI RINGRAZIA L’AVV. NUNZIA CAPONE PER LA COLLABORAZIONE