PAOLO CHIESA L`attesa dell`anno Mille

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PAOLO CHIESA L`attesa dell`anno Mille
ISTITUTO LOMBARDO
ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE
20121 M I L A N O
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Ciclo di lezioni
La fine del mondo: profezie, superstizioni, teorie scientifiche
22 marzo 2012 – 5° lezione
PAOLO CHIESA
(Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere - Università degli Studi di Milano)
L’attesa dell’anno Mille
E’ stato riconosciuto da tempo che l’immagine vulgata di un ‘terrore’ che avrebbe
attraversato l’Europa all’avvicinarsi dell’anno Mille – l’anno in cui, secondo certe dottrine
millenaristiche, si sarebbe dovuta verificare la fine del mondo – è infondata. Tali dottrine, per
quanto conosciute nel medioevo grazie alle opere di tradizione patristica, si prestavano in realtà a
interpretazioni diverse. Dalla maggior parte dei teologi, che seguivano una linea risalente ad
Agostino, esse erano intese in senso strettamente allegorico-morale, e in questo modo il numero
mille perdeva la sua consistenza reale; ma anche chi si atteneva a un’interpretazione letterale
faticava a determinare con esattezza quale fosse l’anno esatto in cui scadeva il millennio, essendo
possibile praticare computi diversi che portavano a conclusioni contraddittorie. Bisogna anche tener
conto del fatto che nel medioevo una misurazione del tempo per periodi ‘lunghi’, come sono secolo
e millennio, sfuggiva alla percezione comune, abituata a una misurazione che era invece ciclica e di
breve periodo (la giornata, l’anno, l’indizione, la generazione umana): l’individuazione dei secoli
era una cosa alla portata dei soli intellettuali, e aveva scarse ricadute sulle superstizioni popolari.
Nonostante questo, vi sono segnali che in prossimità dell’anno Mille si sia creato un clima di
attesa, o quanto meno di curiosità, per il possibile arrivo di ‘tempi nuovi’. Alcuni scrittori
dell’epoca lasciano capire che idee di questo genere circolavano, e le citano, magari per contestarle.
E’ il caso di Abbone di Fleury, un abate francese tra i maggiori intellettuali dell’epoca, che
ridicolizza l’opinione di alcuni che fosse prossima la fine del mondo; o di un’anonima lettera a un
vescovo di Verdun che confuta la teoria che vedeva nelle recenti invasioni degli Ungari la discesa in
campo dei popoli di Gog e Magog, le armate dell’Anticristo, preannunciata dall’Apocalisse. Anche
il trattato De ortu et tempore Antichristi di Adso di Montier-en-Der potrebbe essere stato scritto per
stemperare una possibile attesa, perché, pur esaminando nei dettagli il significato della figura
dell’Anticristo, non si pronuncia sull’epoca storica della sua venuta. Ma c’è invece chi tende ad
assegnare un valore particolare, di svolta epocale, al cambio di millennio. Lo fa, più di tutti,
Rodolfo il Glabro, un monaco borgognone della prima metà dell’XI sec., che interpreta i fatti
accaduti in prossimità dell’anno Mille come segni dell’arrivo dell’ultima età del mondo: eventi
positivi o negativi, comunque di portata eccezionale, che denunciano la presenza di
un’accelerazione e dell’avvicinarsi della fine.
Come spiegare questi atteggiamenti, e trovarne una ragione comune? Come si sa, per il
medioevo il mondo risponde a un disegno divino, di carattere provvidenziale; è un disegno che
sfugge alle logiche umane, ma Dio ha concesso all’uomo dei segni che permettono, almeno in parte,
di comprenderlo. Poiché in tale piano nulla è casuale, ogni elemento del creato ha valore di segno:
sta all’uomo interpretarlo correttamente, per ricavarne il necessario insegnamento, che si tradurrà
poi in corretto comportamento morale. Gli eventi particolari, che sembrano contrastare con
l’andamento comune della realtà – eclissi, comete, mostri, carestie, ecc. – assumono il carattere di
segni più forti, portatori di un significato maggiore; segni che per tutto il medioevo gli intellettuali
si sforzarono di interrogare e interpretare, dandone di volta in volta la lettura che sembrava loro più
opportuna. Ma a ridosso dell’anno Mille era possibile inquadrare ciò che avveniva in una cornice
predeterminata e in qualche modo ‘autorizzata’ dalle Scritture, come quella del millenarismo: è
naturale che alcuni, come Rodolfo il Glabro, se ne siano serviti per mettere ordine in fenomeni che
in ogni caso richiedevano di una spiegazione. E’ probabile che queste interpretazioni abbiano avuto
anche qualche diffusione vulgata e popolare; ma è difficile dire se esse possano essere state fonte di
terrore o di consolazione. Anche chi si aspettava la fine del mondo, non se l’aspettava come un
evento momentaneo e immediato, come una deflagrazione o un annientamento: l’Apocalisse
parlava di regni che si succedevano, e perciò di tempi lunghi, e alla fine il regno di Satana sarebbe
stato sconfitto grazie al trionfo del secondo regno di Cristo.