Frati Minori dell`Emilia-Romagna Notiziario -1

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Frati Minori dell`Emilia-Romagna Notiziario -1
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Notiziario -
1
Natale di
Nostro Signore
Gesù Cristo
2001
Sommario
Auguri Natalizi
1
I - Ministro generale 2
II - Ministro prov.
3
Consiglio Plenario
5
COMPI
15
CISM
17
Vita della Provincia
I - Definitorio
22
II - Giustizia e Pace 23
Note di Cronaca
I - Ass. parroci
24
II - Ordinazione
24
III - L’OFS 24 gen. 25
Abbiamo vissuto
27
Un buon libro
28
Fraternitas nr. 71
Fraternitas sup. nr. 71
Notiziario
Provincia di “CRISTO RE”
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
(In copertina: “I Santi Martiri in Cina del 1900”, tempera su
tavola di Lorenzo Ceregato, 2000)
Auguri!
all’interno la lettera natalizia del
Ministro generale e del Ministro provinciale
2 - Notiziario
Anno XXXIII - n.s.
N. 68 - DICEMBRE 2001
Sped. in Abbonamento postale
art. 2 comma 20/c legge 662/96
Filiale di Bologna - Stampato in proprio
Reg. Trib. Bologna n. 6799 del 10.04.98
Periodicità mensile
Dir. resp.: Fr. Giovanni Mascarucci
Redattore: Fr. Marco Zanotti
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Fratelli e Sorelle,
«Gloria a Dio nell'alto dei
cieli e pace in terra agli uomini
che Egli ama!»
Per Francesco la pace è il
dono più grande dello Spirito; e
santa Chiara si avvia al suo ultimo "esodo" con un solenne saluto e augurio di pace: «Va' secura
in pace [anima mia], perché
averai bona scorta; però che
Quello che te creò... te ha guardata come la madre lo suo figliolo piccolino» (Proc III, 20).
Quante parole gentili,
quanti auguri affettuosi sentiremo e scambieremo in questo tempo di Natale. Ma quanto è difficile la conquista della pace!
Come è esigente accogliere ogni
giorno nella nostra vita quotidiana il «fuoco» divorante, che «porta la divisione» (Lc 12, 49.51),
quel fuoco che brucia ogni calcolo e compromesso accomodante. E tuttavia, finché questa pace
evangelica non troverà la sua dimora in noi, non potremo essere
costruttori e strumenti di pace.
«Acquista la pace interiore e migliaia attorno a te troveranno la
salvezza» (S. Serafino di Sarov).
Accogliere il Cristo e seguirlo nella sua umiltà e povertà
significa incamminarsi verso la
riconciliazione con Dio, con sé
stessi, con gli altri, con la creazione, con tutti gli esseri. Solo allora ci accorgeremo che il mondo non è diviso tra buoni e cattivi, tra violenti e pacifici: Dio,
Padre di tutti noi, che «fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e manda la pioggia
sopra i giusti e gli ingiusti» (Mt
5,45), non ha figli degni di Lui e
altri indegni, ma semplicemente
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
figli amati e prediletti, che sappiano o meno riconoscere il suo
amore e il suo quotidiano perdono. Nessuno è così cattivo da non
avere qualche riflesso della Sua
bontà. E se Dio volesse spazzar
via dalla terra tutti gli ingiusti e
gli infedeli, «chi resisterebbe»
(Sal 130,3)? Siamo tutti, contemporaneamente, buoni e cattivi. E
quando ci riteniamo giusti, più
giusti degli altri(cfr. Lc 18,9-11),
allora iniziano i pregiudizi, le divisioni, le violenze, gli odi e le
guerre. Il "falso" giusto è più incorreggibile del cattivo che si riconosce tale. Dalla tradizione
giudaica degli hassidim leggiamo: «Io amo il cattivo che sa di
essere cattivo più del giusto che
sa di essere giusto. Difatti, i cattivi che si ritengono giusti, anche
sulla soglia dell'inferno non si
ravvedranno, perché immaginano di essere condotti all'inferno
per liberarne le anime» (M.
Buber).
Riconciliarci quotidianamente con la nostra piccolezza e
la nostra miseria, per disporci all'accoglienza, al perdono e all'amore verso noi stessi e verso
gli altri: questa è la radice vitale
e la condizione della vera pace
che viene da Dio, che può trasformare la trama delle nostre relazioni eliminando ogni struttura di
violenza e di odio. Quando invece ci assumiamo il ruolo di Dio,
come "giustizieri" a tutti i costi,
aumentiamo all'infinito la spirale delle vendette e del risentimento. Infatti, si può uccidere chi
odia, ma in questo modo l'odio
non viene eliminato. Occorre eliminare le cause del male e le
strutture di ingiustizia, impegnandosi per una cultura della
pace, del dialogo, della misericordia che trova le sue radici profonde nel nostro cuore pacificato e riconciliato. «La pace che
annunciate con la vostra bocca dice Francesco ai suoi frati - abbiatela sempre nel vostro cuore,
così che nessuno provochiate ad
ira o scandalo; Anzi, per mezzo
della vostra pace e mansuetudine, tutti siano richiamati a pace e
bontà» (Anper 38,7). E, verso la
fine della sua vita, aggiungeva:
«Grande vergogna è per noi, servi di Dio, cheSˇ nessuno si prenda pena di riportare pace e concordia » (Legper 44).
Con il Natale celebriamo
la restaurazione della pace tra cielo e terra, tra gli uomini e Dio: a
noi spetta di pregare e lavorare
perché questo dono venga accolto da tutti con cuore povero e riconoscente.
Signore, la tua pace ha un
volto, Gesù di Nazareth: fa' che
lo sappiamo vedere, accogliere,
custodire e generare al mondo
come Maria, nel silenzio, nella
sofferenza, nell'impegno di ogni
giorno, «sperando contro ogni
speranza» (Rm 4,18).
A voi tutti, Fratelli e Sorelle carissimi, l'augurio di un
santo e felice Natale!
Fr. Giacomo Bini, ofm
Ministro Generale
Notiziario -
3
Carissimi Fratelli e Sorelle,
la nascita del Signore ci
porta, annualmente, a ripensare
al mistero della Salvezza così
come il Padre lo ha pensato e
voluto per noi.
Il Figlio di Dio che si fa
carne assume la natura umana in
tutta la sua verità. Gesù Cristo
nasce da una donna a Betlemme,
pochi si accorgono di ciò che avviene perché, certo, è sempre un
fatto pieno di gioia la nascita di
un bambino, ma di una straordinaria naturalezza. Gesù vivrà la
fatica del crescere e di aprirsi alla
comprensione della vita, alla scoperta del mistero della volontà del
Padre su di sé, condividerà con
tanti altri questo suo cammino,
sentirà attorno a sé la presenza
serena di suo padre e sua madre,
si rivelerà ai suoi occhi la presenza degli altri, comprenderà la fatica di stare al gioco delle sue responsabilità.
Come non pensare alla
profonda verità che è contenuta
in tutta la vicenda di Gesù di
Nazaret? Forse per il Figlio di
Dio mostrare all’uomo il senso
della volontà salvifica del Padre
ci sarebbero state anche altre vie,
questo è indubbio; ma nessuna di
queste avrebbe contenuto in sé
tutta la verità che la via da lui
assunta, contiene.
Ci è possibile comprendere il senso della venuta del Cristo nella carne proprio perché, in
quel fatto, è espressa tutta la verità della vita dell’uomo ed in
esso ogni vicenda umana vi si
può riconoscere. Se il Natale del
4 - Notiziario
Signore genera in ciascuno di noi
sentimenti di gioia e di letizia
èperché ci sentiamo rinnovati in
noi stessi da ciò che lui per noi
ha fatto: rendendosi simile a noi
ci dice che siamo importanti, che
siamo ben fatti, che ciò che siamo è qualche cosa di bello e di
grande, che la nostra esistenza và
assunta pienamente nella certezza che è bella, buona e grande,
che tutto quello che passa per i
nostri giorni vale la pena di essere vissuto nella sua totalità, che
tutto ciò che portiamo nel cuore
richiede di essere assunto responsabilmente perché è importante
e richiede risposte coscienziose.
Guardando a quel Bambino, Parola del Padre che diventa carne, rimaniamo colpiti dalla
luce che da lui proviene: è la luce
della verità sulla vita. Non c’è in
quel Bambino, nessuna macchia,
nessuna oscurità, tutto rifulge di
una splendente trasparenza, è la
trasparenza di chi affronta la vita
nella piena adesione ad essa senza negare nulla di essa ed affrontandola in atteggiamento di piena accoglienza e riverenza. Anche quando la lotta con la propria storia si farà dura e faticosa,
quando il dolore e la fatica del
vivere saranno esperienza concreta, Lui, il Bambino di Betlemme, apparirà luminoso e trasparente; anche quando salirà sulla
croce e la morte, con tutta la sua
drammaticità si impossesserà di
lui appeso tra cielo e terra, ancora una volta, chi lo guarda, sarà
colpito dalla luce che da lui
promana. Non c’è in Gesù nessun tentativo di manipolare la vita, non può esserci, non sa che
cosa voglia dire tutto ciò!
Quando la paura di noi
stessi detta i nostri atteggiamenti
e la nostra vita in dissonanza con
il nostro sentire, quando esprimiamo il rifiuto della nostra sto-
ria, quando esprimiamo incapacità di accoglienza della realtà,
quando le nostre responsabilità
non trovano concrete risposte,
quando rifiutiamo il tempo che
passa su di noi e che ci segna in
modo inesorabile, quando non
c’è accoglienza pacificata con le
contraddizioni del nostro cuore e
della vita, quando non vogliamo
vivere in pienezza ciò che siamo,
quando il dolore e la sofferenza
non trovano risposte al di là di
noi stessi, quando ci impossessiamo delle cose, quando ci sembra
di esistere soltanto noi stessi,
quando non esprimiamo distacco e libertà dalla nostra azione
quotidiana, quando non sappiamo accogliere la vita che viene
dopo di noi, quando… allora manipoliamo la vita, la falsiamo, ci
rendiamo incapaci di leggere la
trasparenza luminosa che circonda qual Bambino e di conseguenza ci rendiamo incapaci di accogliere la sua proposta e vanifichiamo la sua stessa azione sulla
nostra storia personale, la sua offerta di salvezza.
Cristo che si apre alla
vita nella nostra stessa natura
umana, ci ottenga occhi capaci di
leggere in tutta verità e di accogliere la Parola che il Padre vuole dirci attraverso tutto questo:
che la vita è un dono immenso,
che la nostra esistenza è bellissima, che la nostra storia va vissuta in pienezza e totalità, che quanFrati Minori dell’Emilia-Romagna
to noi siamo è un riflesso del suo
amore e di ciò che lui è. E che in
noi mai abbia ad emergere la volontà di negare questa verità.
Con questo Natale e partendo proprio dalla Terra di Gesù
inizieremo la visita canonica ai
fratelli ed a tutte le realtà della
Provincia: sono certo che anche
questa occasione sarà colta come
momento di grazia e di crescita
per tutta la nostra realtà e come
un buon contributo per alimentare sulla nostra vita quella visione positiva di essa che ci proviene dalla nascita del Signore.
Inizieremo incontrando i
fratelli che vivono in Israele, passeremo con loro il Natale (22-26
dicembre) per esprimere tutta la
nostra solidarietà ad essi in questo particolarissimo momento
della storia di quella tormentata
Terra.
Con la riprese delle attività, dopo il periodo delle festività, inizieremo a visitare i luoghi che sono nel territorio della
Provincia e sarà compito del Segretario provinciale organizzare
la data e le modalità dell’incontro con ogni singola fraternità.
A tutti i Guardiani raccomando di predisporre quanto previsto per questa occasione, già sin
da ora, e di preparare tutta la
fraternità all’incontro, magari attraverso la celebrazione di un
capitolo conventuale. Sarà premura porre particolare risalto,
durante la visita canonica, alla
qualità della vita di fraternità, al
retto e responsabile impegno nello svolgimento del servizio affidato ad ogni fratello, la vita di
preghiera, il livello di assunzione della problematica della formazione permanente.
Pregheremo insieme affinché lo Spirito del Signore suggerisca a ciascuno le vie buone
da seguire per giungere ad una
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
sempre più profonda comprensione della nostra vita e certamente in tutto questo sapremo
esprimere al meglio la nostra capacità di collaborazione quale
espressione di una mai affievolita fiducia reciproca.
Affidiamo questo impegno alla intercessione del padre
S. Francesco, certi che ci otterrà
una buona capacità di attenzione
ai reali problemi che accompagnano le nostre fatiche quotidiane.
Ai fratelli dell’infermeria, ai giovani frati in formazione alle sorelle clarisse alle sorelel
e ai fratelli dell’Ordine Francescano Secolare chiediamo di seguirci in questo nostro cammino
con il loro affetto e la loro attenzione esprimendo nella preghiera la loro solidarietà.
Rinnovo a tutti i miei
migliori auguri di Buon Natale e
di Buon Anno: che possa ognuno di noi vivere i suoi giorni nella serenità e nella pace e che la
nostra fraternità provinciale possa esprimere sempre più in profondità la propria adesione al
modello evengelico di Francesco
d’Assisi.
Pace e Bene!
Ministro provinciale
Bologna, Curia provinciale:
Natale 2001
Esercizi spirituali 2002
8-13 aprile
Montepaolo
Don Marcello Balducci
13-17 maggio
Villa Verucchio
Fr. Silvestro Casamenti
(prenotarsi per tempo presso i
Guardiani delle rispettive fraternità)
Notiziario -
5
Consiglio Plenario
Documento conclusivo
“ALLARGA LO SPAZIO DELLA TUA
(IS 54,2)
Fraternità in missione in
un mondo che cambia
Consiglio plenario
OFM, novembre 2001
Noi Fratelli riuniti a Guadalajara, Messico, in occasione
del Consiglio plenario dell’Ordine, abbiamo riconsiderato la nostra vocazione di Frati minori in
un mondo che cambia. “E ovunque sono e si incontreranno i Frati, si mostrino familiari tra loro
reciprocamente”: queste parole
tratte dalla nostra Regula et vita
(6,7) ci hanno indirizzato verso
una nuova dimensione, quella di
una Fraternità universale che si
riconosce nella grande missione
di annunciare il Vangelo ad ogni
uomo e di diventare segno visibile del Regno di Dio. Abbiamo
compreso con sempre maggior
chiarezza il dono unico della nostra vocazione come discepoli, al
modo di Francesco, dell’insegnamento e dell’esempio del nostro
Signore Gesù Cristo (Rnb 1,1).
“Guidati dalla divina ispirazione”
(Rnb 2,1), in un mondo assetato
di pace ma segnato dalle divisioni, vogliamo annunciare ciò che
veramente siamo: Frati minori,
fratelli più piccoli, strumenti di
pace e di riconciliazione. Essere
un Frate minore significa divenTENDA”
6 - Notiziario
tare un essere umano “fraterno”;
essere un fratello significa scegliere di entrare in relazione tra
di noi e con i nostri fratelli e sorelle nel mondo; essere un Frate
significa diventare, con gli altri
Frati, una Fraternità-in-missione
universale.
Desideriamo presentare a
voi, nostri Fratelli del mondo intero, il cammino che abbiamo
seguito e il lavoro che abbiamo
compiuto in questi giorni di Consiglio plenario, e cioè la revisione delle nostre strutture perché
possano servire la vocazione e la
vita, la missione e l’identità di
ogni Frate minore.
Il contesto della nostra riflessione
A partire dal Concilio Vaticano II e, in modo particolare,
negli ultimi 15 anni, il mondo e
il nostro Ordine hanno subito una
trasformazione stupefacente. Siamo parte di un nuovo mondo caratterizzato dalla molteplicità di
popoli, razze, gruppi etnici e religioni. Siamo più che mai coscienti di essere membri di una
sola famiglia umana, diffusa su
tutta la terra. La nostra esperienza specifica è stata che nonostante le speranze e le promesse del
processo di globalizzazione, l’incremento di scambi culturali e gli
sforzi pre raggiungere l’unità, il
nostro mondo sperimenta in diversi modi un aumento della violenza, delle rivalità e dei conflitti tra i membri di quest’unica famiglia umana. Siamo anche profondamente coscienti della sempre più urgente necessità di coinvolgere persone di ogni nazione,
qualunque siano le loro radici
politiche, economiche, spirituali
e religiose, nel pensare e nell’agire attraverso il dialogo, la buona
volontà, la fiducia reciproca e la
collaborazione.
Qui al Consiglio plenario
abbiamo potuto vedere sui nostri
volti la grande benevolenza e la
gioia che nascono quando Fratelli
di paesi e continenti così diversi,
di differenti lingue e tradizioni,
“si mostrano familiari tra loro”.
Il “dovunque i Frati si trovino”
si è esteso ormai dinamicamente
“agli estremi confini della terra”
(At 1,8), comprende ormai non
solo i nostri inizi europei, ma anche le Americhe, l’Africa, l’Asia
e l’Oceania. Lo spazio della nostra “tenda” nazionale, razziale,
etnica e provinciale si è aperto e
abbiamo condiviso la stessa tavola, lavorato allo stesso compito, elevando le nostre mani e i nostri cuori a Dio nella preghiera.
Abbiamo spezzato il pane eucaristico, donato perché possiamo
“essere uno” (Gv 17,6-26; Rnb
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
22,53). Il “seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo” (1Pt
2,21) è stato assunto realmente
nelle sue dimensioni universali.
Essere Fratelli in una Fraternitàin-missione contemplativa significa dare testimonianza visibile al
Dio che è creatore, redentore e
santificatore di tutto. La nostra
vera identità di Frati minori è diventata il cammino per la nostra
testimonianza oggi.
E’ chiaro che, come il
mondo è diventato più cosciente
della sua fragilità e della sua unità, anche noi lo siamo diventati.
Ci riconosciamo come un Ordine universale che sta perdendo
forze in alcune aree, ma anche sta
crescendo in numero e missione
in nuovi territori e tra nuovi popoli, religioni e situazioni. In alcune zone del nostro Ordine vi
sono fratelli che soffrono nel tentativo di sostenere istituzioni e
impegni con sempre minor risorse, mentre in altre vi sono Fraternità in crescita, con Frati che
combattono differenti tipi di povertà, di risorse materiali e di personale per la missione. In ambedue i casi sentiamo la chiamata
ad essere fratelli gli uni per gli
altri e a rispondere alla domanda: come affrontiamo questa situazione? Come possiamo essere di aiuto gli uni per gli altri?
Come esprimere la nostra vocazione di Fratelli-in-missione?
Come rivedere le strutture che
abbiamo ereditato per arrivare ad
essere tutti insieme membri di
un’unica famiglia universale?
Come incorporare nelle nostre
forme di governo le nuove realtà
e l’identità globale?
In questa situazione, ci rendiamo conto delle grandi tensioni che accompagnano ogni presa
di coscienza di una nuova identità e ogni tentativo di cambiare le
strutture ereditate da epoche diFrati Minori dell’Emilia-Romagna
verse. Conosciamo bene la difficoltà di equilibrare pluralità e
unità, di valorizzare la tradizione pur nel desiderio di sviluppare nuove forme più adatte alla realtà presente. Sperimentiamo nelle nostre persone e nelle nostre
Province i problemi creati dal
conflitto tra un individualismo
autonomo e un’appropriata integrazione in una determinata famiglia. Nelle nostre istituzioni e
nelle modalità di comunicazione
possiamo identificare la tensione tra centralismo e decentralizzazione, tra l’appartenenza ad
una Provincia o Fraternità locale
e l’appartenenza ad una Fraternità universale. Rappresentiamo
diverse generazioni e vediamo la
diversità tra i compiti tradizionali
dell’attività pastorale e le domande del tempo presente, di un mondo che cambia rapidamente. Infine siamo preoccupati dalle difficoltà del rapporto tra la vita concreta della gente e le strutture
della Chiesa e dell’Ordine. Sappiamo che se riusciremo ad affrontare queste nuove situazioni
e problematiche, la vitalità del
Vangelo e il nostro stesso carisma
ci spingeranno verso nuove e
convincenti realizzazioni della
nostra vocazione.
La provocazione rivolta
alla nostra esperienza nel mondo
di oggi ci conduce su un sentiero
particolare. E’ un cammino in cui
si incontrano inculturazione e
internazionalità, territorialità e
universalità, il rispetto delle nostre diversità e la creazione di una
Fraternità-in-missione universale. Di fronte a una vitalità che non
può essere negata, abbiamo bisogno di creare un nuovo linguaggio fraterno e istituzionale, che
costruisca ponti per superare le
distanze tra la nostra esperienza
e il nostro abituale modo di fare
le cose. Abbiamo bisogno di
cambiare le strutture di relazione e di governo tradizionali in
uno stile e in strutture interdipendenti e internazionali. Abbiamo
bisogno di unire in modo rinnovato carisma e istituzione. Vi presentiamo ora i principi e le proposizioni che abbiamo elaborato.
Le prospettive fondamentali
che hanno guidato le nostre
scelte
Affrontando questa situazione e cercando di “allargare lo spazio della nostra tenda”
in modo nuovo, ci siamo lasciati
guidare da quattro prospettive
fondamentali.
1. Il progetto evangelico di una
Fraternità-in-missione
“La regola e vita dei frati minori
è questa, cioè osservare il santo
Vangelo del Signore nostro Gesù
Cristo…” (Rb 1,1). È una frase
che ascoltiamo da secoli; nel nostro contesto contemporaneo vogliamo sottolineare che porta in
sé la sfida di “essere e agire come
persone evangeliche”, testimoniando “con la parola e l’esempio” come fece colui che divenne nostro Fratello. “Oh, come è
santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desideraNotiziario -
7
bile avere un tale fratello e figlio,
il quale offrì la sua vita per le sue
pecore…” (2Lf 56). Vogliamo assumere sempre più profondamente la sequela di Gesù e realizzare, da fratelli-in-relazione, la
nostra identità come Fraternitàin-missione contemplativa e itinerante.
Oggi questo progetto evangelico, per essere efficace,
deve essere incarnato nelle nostre
stesse persone e nelle nostre relazioni. A partire dalla riflessione sulla Parola di Dio e dalla comunione al “Corpo offerto” perché noi “diventassimo uno”, vogliamo rendere visibile e trasparente a ogni persona in che modo
il nostro Fratello è accanto a noi
in questo mondo. La nostra vita
di Fratelli-in-missione deve diventare una testimonianza profetica di fraternità universale, nell’accoglienza di ogni persona come fratello e sorella.
Le tensioni precedentemente ricordate, messe di fronte
alla nostra identità evangelica, ci
conducono ad una “crisi di verità”. Vediamo la distanza tra ciò
che viviamo e ciò che siamo chiamati a fare; tra le strutture della
vita quotidiana e la loro capacità
di “trasparenza”; tra l’amministrazione preoccupata delle emergenze e lo slancio attivo verso il
progetto evangelico; tra le richieste locali e le necessità urgenti
dell’Ordine universale; tra la preoccupazione per la sopravvivenza personale e provinciale e la visione del Regno a cui la Provincia e l’intero Ordine devono fare
riferimento. Rispetto al nostro
progetto centrale, sperimentiamo
gli ostacoli del nazionalismo, del
provincialismo, del razzismo,
dell’attivismo instancabile, della paura per l’instabilità, della
stanchezza. Esiste un desiderio
pressante di riscoprire criteri e
8 - Notiziario
stabilire programmi che ci rendano capaci di creare strutture al
servizio del nostro progetto evangelico. Sperimentiamo queste
tensioni perché dal nostro stesso
cuore “sgorga una sorgente d’acqua” che ci spinge a testimoniare “in Spirito e verità” (Gv
4,14.24).
Il volto contemporaneo
del nostro progetto evangelico di
Fraternità-in-missione ci impone un duplice compito: (1) una
purificazione delle strutture; (2)
programmi di formazione iniziale e permanente che insistano sul
valore di una corretta relazione
con Dio, con gli altri, con i frati,
con la Provincia, con l’Ordine,
con la società civile e con tutte le
realtà.
2. La centralità della personain-relazione
La struttura base dell’Ordine è il
singolo frate “mosso dallo Spirito” (Rnb 2,1). Siamo convinti che
questo Spirito, che è il “vincolo
della perfezione” (Col 3,14; CLR
10,7) e la sorgente del progetto
evangelico, spinge il Frate a divenire Frate-in-relazione, persona capace di mettere in gioco la
propria vocazione con gli altri,
anche in situazioni di tensione. Il
Frate minore ricorda costantemente la Regola e le Costituzioni che danno forma e identità alla
nostra vita di universale Frater-
nità-in-missione. La sua vita e il
suo modo di agire sono quindi
segnati fondamentalmente non
dall’autosufficienza e dall’isolamento, ma da parole e azioni che
esprimano la sua vera identità.
Sono parole e azioni di collaborazione, comunione, solidarietà,
corresponsabilità, reciprocità,
compartecipazione, scambio,
consultazione, interdipendenza,
condivisione delle risorse, cura e
affetto e interesse per il bene dell’altro. “Consiglio invece, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando
vanno per il mondo, non litighino, ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma
siano miti, pacifici e modesti,
mansueti e umili, parlando onestamente con tutti così come conviene” (Rb 3,10-11). La vocazione del Frate minore a “seguire le
orme di Gesù” che si fece nostro
Fratello, necessariamente ci porta a diventare Frati-in-missione
che evangelizzano; ci porta a creare strutture di vita che esprimono questa missione ad ogni livello della nostra esperienza: locale, provinciale e universale. Le
relazioni fraterne chiedono di essere incarnate in forme spirituali, giuridiche e istituzionali.
3. Unità tra strutture e vita
Siamo profondamente coscienti
che non dovrebbe esistere dicotomia tra il nostro carisma e le sue
espressioni strutturali, istituzionali e politiche. Siamo stati guidati dalla prospettiva fondamentale che le strutture sono necessarie, ma devono essere al servizio della vita. Esse offrono alla
persone reali possibilità di cambiamento, di crescita, di sostegno
dell’unità tra essere e fare, di invio ad evangelizzare. Le strutture danno forma ed espressione
concreta ai valori fondamentali e
alla realizzazione del progetto
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
evangelico; rendono visibile il
nostro servizio alla missione. E
poiché partiamo da esperienze e
da modelli di governo contemporanei per verificare il nostro modo di agire, le nostre strutture
devono provenire dall’interno del
nostro proprio carisma di Fraternità-in-missione evangelizzatrice
e contemplativa. È nostra speranza che, purificando man mano le
nostre strutture, queste possano
diffondere con sempre maggiore
chiarezza la luce di una identità
che “splende come esempio davanti agli uomini” (Mt 5,15-16;
1Lf 10).
4. Gestione armoniosa delle
tensioni
Poiché siamo Frati in relazione, la nostra vita è segnata
da tensioni che diventano opportunità di crescita e sviluppo. Una
consapevolezza delle tensioni, se
da un lato rivela le nostre incoerenze e causa sofferenze, dall’altro indica che lo Spirito è vivo, e
ci spinge verso la purificazione
da forme di appropriazione personali, provinciali e nazionali,
guidandoci sempre più profondamente verso il progetto evangelico fondamentale. Durante questo Consiglio plenario abbiamo
identificato alcune aree di tensione a tutti i livelli della nostra vita,
ma abbiamo anche scoperto che
queste stesse tensioni ci indicano sentieri di verità verso il futuro. Queste tensioni accolte come
parte costitutiva della nostra esperienza umana di universale
Fraternità-in-missione e affrontate in maniera costruttiva, diventano luoghi nei quali possiamo
seguire il sentiero sul quale il
nostro Fratello ci ha preceduto.
“Le pecore del Signore l’hanno
seguito nella tribolazione e persecuzione, nell’ignominia e nella fame, nella infermità e nella
tentazione e in altre simili cose;
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
e ne hanno ricevuto in cambio dal
Signore la vita eterna” (Am 6,2).
Le tensioni, affrontate costruttivamente attraverso il dialogo e
l’incontro, compongono una armonia dalla diversità delle note;
attraverso l’integrazione positiva
di tutte le nostre differenze e doni
nasce la sinfonia di un Ordine
unito. La perseveranza nella dimensione della nostra relazione
fraterna è un segno fondamentale della nostra identità.
L’esperienza di una comunione e collaborazione globale
Lo scambio di esperienze
all’interno dei gruppi ci ha mostrato ancora una volta le modalità in cui le Province e le Conferenze possono aprirsi ai valori
fondamentali della reciprocità
come universale Fraternità-inmissione globale. Un concreto
scambio di personale e risorse a
livello universale sembra possibile ed è, al momento, reale. Tutti hanno notato che le Conferenze, così come sono, sono strumenti utili per lo scambio di esperienze, per il sostegno, per il confronto. Le attuali esperienze di
collaborazione tra le Entità di una
stessa Conferenza e tra le Conferenze sono numerose, e ci hanno
guidato ad un nuovo livello di
mutua collaborazione. L’apertura e la disponibilità ai progetti
missionari dell’Ordine o delle
singole Entità è aumentata. Esistono anche diversi programmi
per esperienze di inserimento di
giovani Frati in Entità diverse da
quella di origine.
La disponibilità di risorse
materiali e di personale per la
implantatio Ordinis sembra in
crescita. Noviziati e centri di studio per la filosofia e la teologia a
carattere internazionale sono un
altro segno positivo di comunione e di collaborazione, come anche i Frati, i ricercatori e i professori presenti nelle Case generali dell’Ordine. I Congressi internazionali (dei formatori, dei
centri di studio…) sono molto
utili: un altro segno di crescita del
senso di comunione universale.
La collaborazione interfrancescana si concretizza in molte Entità a diversi livelli e mostra che
l’Ordine si sta movendo al di là
dei suoi confini, verso un dialogo e uno scambio sempre più profondi.
Tutti questi segni di vita e
comunione a livello locale, universale e intermedio della nostra
Fraternità-in-missione ci hanno
convinto che sta emergendo una
nuova vitalità nell’Ordine, e che
è necessario sviluppare strutture
che siano al servizio di questa
vita. Le nostre proposte sono finalizzate a questo sviluppo. C’è
ancora molto da fare se vogliamo continuare a conservare l’unità tra il nostro carisma e le nostre
strutture, tra il nostro spirito e le
sue forme di espressione. Abbiamo sempre bisogno di accogliere e creare strutture che servono,
e non impediscono, la crescita
della nostra forma di vita. Nel
contesto odierno, il cammino che
abbiamo iniziato è ricco di difficoltà, in quanto combattiamo
contro una “crisi di verità”.
Nella considerazione delle strutture di base della nostra
Notiziario -
9
Fraternità-in-missione, un aiuto
notevole ci è venuto dall’opera
del Ministro generale, del
Definitorio generale e dalla Commissione internazionale per le
strutture. Abbiamo ricevuto un
instrumentum laboris (IL) che rifletteva sulla revisione e la purificazione delle nostre strutture a
differenti livelli. Le proposizioni che seguono sono divise in
quattro parti che riguardano: (1)
il livello locale, a proposito del
singolo Frate, della Fraternità in
missione locale, della Provincia
e della Custodia; (2) il livello
universale: Definitorio generale
e Consiglio plenario; (3) il livello intermedio, che comprende le
Conferenze, sino ad oggi quindici; (4) altre questioni e proposte.
Anche se le proposte possono talvolta apparire troppo
“tecniche”, sono state presentate
per favorire l’apertura delle strutture esistenti, per rivederle allo
scopo di promuovere le prospettive fondamentali e le esperienze di comunione e di collaborazione che noi stessi abbiamo sperimentato. Il nostro desiderio è
che, prese tutte insieme, ci aiutino a diventare in modo sempre
più profondo una universale
Fraternità in missione.
PARTE I: LIVELLO LOCALE
PROVINCE, CUSTODIE, CASE
1.
Per creare una nuova Entità (Provincia, Custodia)
sono necessari:
la capacità di vivere la vocazione e la missione dell’Ordine;
il numero definito di
Fraternità locali costituite;
le condizioni per attuare la
vita e la missione dell’Ordine con i requisiti necessari per la formazione, il
governo, la collaborazione
10 - Notiziario
2.
3.
4.
5.
e il sostentamento economico.
Per la erezione di una nuova Provincia, fatte le dovute consultazioni, si richiede che ad essa siano ascritti
almeno 40 Frati professi
solenni ed abbia sei Guardianati (case canonicamente erette), con una fondata
prospettiva di incremento
e della “implantatio Ordinis”.
Poiché il Capitolo “aperto”
si è sviluppato in molte
Province dell’Ordine, crediamo che questa modalità debba essere regolata in
accordo con la legislazione appropriata così da diventare una delle opzioni
che la Provincia può adottare.
Si intende favorire la creazione e il potenziamento di
Custodie “sui iuris”, quando ci siano le condizioni
richieste e la fondata prospettiva di incremento dell’Ordine nella regione.
Per la erezione di una Custodia “sui iuris” si richiede che al momento della
erezione vi possano essere
ascritti almeno 25 frati professi solenni ed abbia quattro Guardianati (Case canonicamente erette).
6.
La Custodia “sui iuris” gode di una autonomia analoga a quella di una Provincia. Per garantire un accompagnamento della Custodia “sui iuris” il Ministro generale (o suo Delegato) procederà ogni tre
anni alla visita preparatoria del Capitolo custodiale,
del quale assicurerà la presidenza.
7.
Il Custode è eletto per tre
anni. Può essere eletto per
un secondo e un terzo
triennio successivo, però
non oltre.
8.
La Vice-Provincia viene
soppressa. Le attuali ViceProvince vengono erette in
Province o Custodie “sui
iuris”
9.
Per ragioni e circostanze
peculiari (e.g. per la ripresa dell’Ordine), il Ministro
generale, fatte le dovute
consultazioni e ottenuto il
consenso del Definitorio
generale, può erigere una
Custodia dipendente dal
Ministro generale o da una
Provincia.
10. Per erigere una Custodia
dipendente dal Ministro
generale o da una Provincia si richiede che al momento della erezione abbia
almeno 15 frati professi solenni e tre Guardianati.
11. Il Ministro generale, osservate le norme di diritto,
può ammettere candidati
all’Ordine nelle Custodie
da lui dipendenti ed ascriverli alla stessa Custodia.
12. Per favorire la comunione
e la partecipazione, i Custodi delle Custodie dipendenti dal Ministro generale sono membri di diritto
del Capitolo generale.
13 . A seguito della approvaFrati Minori dell’Emilia-Romagna
14.
15
16.
17
zione del nuovo impianto
strutturale dell’Ordine, il
Definitorio generale valuterà la situazione delle Custodie esistenti e stabilirà
per ciascuna, dopo le dovute consultazioni, la nuova e propria condizione
giuridica (rimanere Custodia, a quali condizioni; oppure cambio di stato giuridico).
Per l’unione o la soppressione delle Province e Custodie, oltre al numero dei
Frati e delle Case (fraternità), il Definitorio generale, consultati gli interessati, valuti la capacità reale
di sviluppare la vita e la
missione dell’Ordine (vita
di fraternità, formazione,
evangelizzazione e governo).
Per la rielezione all’ufficio
di Ministro e di Vicario
provinciale è richiesta la
maggioranza qualificata
dei voti al primo scrutinio.
Per ragioni e circostanze
peculiari (e.g. la ripresa
dell’Ordine), il Ministro
generale, dopo le appropriate consultazioni delle
Entità implicate, con il
consenso del Definitorio
generale, può erigere una
Casa o altra Entità (e.g.
Fondazione) dipendente
dal Ministro generale o da
una Provincia o da una
Custodia “sui iuris”, nel
territorio di un’altra Provincia.
Una Entità, per circostanze particolari può erigere
una Casa o aprire una presenza nel territorio di una
altra Entità con il consenso del Ministro e del Definitorio provinciale e quello del Ministro e Definito-
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
18.
19.
20.
21.
22.
23.
rio generale, udito il parere della rispettiva Conferenza, previa sottoscrizione di un accordo in cui si
precisi la forma di collaborazione.
Per favorire la collaborazione tra le Entità e la formazione alla vita fraterna
dei nostri candidati, salvo
casi particolari, non si
compia il noviziato in una
Provincia o Custodia, a
meno che non vi siano tre
Candidati. In tale caso è
opportuno che la Provincia
o la Custodia si associ ad
altre Entità dell’Ordine.
Una Provincia o Custodia
che per cinque anni non
abbia avuto novizi, anche
se ha una Casa di noviziato canonicamente eretta,
non riprenda il noviziato
senza il previo consenso
del Ministro generale.
Una Casa con il nome di
Guardianato è una
fraternità che ha il numero
di frati sufficiente per la
sua esistenza, una vita veramente comune, e la possibilità di realizzare i propri compiti riguardo alla
missione.
Perché una casa sia
Guardianato ad essa devono essere ascritti almeno
tre Frati professi solenni,
che vivono abitualmente
insieme, a norma delle
CCGG.
Devono essere Guardianati
almeno la sede del Ministro provinciale o Custode
e le Case di formazione
(postulato, noviziato, postnoviziato).
Le altre presenze locali
(con diversi nomi: loca,
hospitia, residentia, …)
dovranno essere collegate
24
a un Guardianato, e regolate da Statuti particolari
(con la specificazione dei
diritti, doveri e delle responsabilità per la vita e la
missione dell’Ordine, nella comunione della Fraternità provinciale).
Fatta eccezione, per casi
gravi e particolari, non si
consenta a nessun frate di
vivere solo.
PARTE II: LIVELLO UNIVERSALE
II A - DEFINITORIO GENERALE
25. I compiti del Definitore
generale consistono nell’essere consigliere del
Ministro generale riguardo
alla vita dell’Ordine, suo
delegato per le Province e
animatore della vita evangelica dell’Ordine e delle
Entità. I Definitori eletti
sono per tutto l’Ordine.
26. Il singolo Definitore generale è eletto sulla base della sua preparazione e capacità per la animazione e il
governo; le sue competenze in varie aree della vita
dell’Ordine; la sua capacità di vivere in una
fraternità internazionale e
di lavorare in gruppo; la
sua disponibilità alle lingue e alla inculturazione.
27. Il criterio della internaNotiziario -
11
zionalità deve essere tenuto presente nella scelta dei
Definitori, perché il Governo Generale dell’Ordine deve esprimere, in
quanto è possibile, la diversità etnica, culturale e
geografica dell’Ordine.
28. La durata dell’ufficio del
Ministro, Vicario e dei
Definitori generali è di sei
anni con la possibilità di
rielezione per altri sei
anni;
29. Per la rielezione del Ministro, del Vicario e dei
Definitori generali si richiede la maggioranza dei
due terzi dei voti nel primo scrutinio.
II B - C ONSIGLIO PLENARIO DELL’ORDINE
30. Il Consiglio Plenario dell’Ordine è convocato dal
Ministro generale: quando
lo richiede il Capitolo generale; quando sembra opportuno al Ministro generale con il consenso del suo
Definitorio o quando lo richiede la maggioranza delle Conferenze.
31. Ogni Conferenza invii al
CPO due Delegati.
12 - Notiziario
PARTE III: LIVELLO INTERMEDIO
CONFERENZE
32. Per essere adeguate alle
nuove situazioni le Conferenze dovranno essere ristrutturate.
33. Per costituire o ristrutturare le Conferenze dei Ministri provinciali e dei Custodi è necessario tenere presente la vicinanza geografica, il numero delle Province e delle altre Entità,
le lingue e le culture.
34. Tutte le Province, Custodie
e le altre Entità devono appartenere ad una Conferenza.
35. La Conferenza è eretta con
decreto del Ministro generale con il consenso del suo
Definitorio, previa consultazione delle Entità locali,
verificate le condizioni per
il suo funzionamento effettivo.
36. I compiti e le facoltà delle
Conferenze possono esse
re, tra l’altro:
• l’organizzazione delle rispettive porzioni dell’Ordine e la
cura per la partecipazione e
l’aiuto da prestare al Ministro
generale nel governo e nell’animazione dell’Ordine;
• il giudizio circa la creazione,
unione o la soppressione di
Entità nel proprio territorio e
l’aiuto nella loro realizzazione;
• il sostegno alla vita, alla formazione e alla missione dei
Frati nel proprio territorio, e
le attività di evangelizzazione missionaria e di “implantatio Ordinis” nei territori di missione;
• l’aiuto personale e materiale
alle Entità della Conferenza,
o fuori dalla Conferenza, in
difficoltà ed in necessità;
• la facoltà di emanare decisioni obbliganti, secondo gli
Statuti propri e con l’approvazione del Ministro generale.
37. Perché la promozione della condivisione nel governo e la consultazione possano essere efficaci, il Ministro generale e il suo
Definitorio sono obbligati
ad incontrarsi con ogni
Conferenza o gruppo di
Conferenze almeno una
volta nel sessennio:
• per discutere le questioni che
toccano la vita dei frati e lo
sviluppo delle comunicazioni interprovinciali e della solidarietà;
• per promuovere la condivisione delle risorse a livello
della fraternità universale;
• per consultare, nel modo appropriato, riguardo alla soppressione, erezione e unione
delle Entità;
• per comunicare le questioni di
importanza per tutto l’Ordine;
• per facilitare una struttura di
dialogo sulle questioni di
governo e di direzione;
• per promuovere lo sviluppo di
”leadership” a livello internazionale in preparazione
alle procedure per le nuove
elezioni e la descrizione del
Definitorio generale.
38. Il Definitorio generale incontri i Presidenti delle Conferenze almeno ogni due anni.
39. Per il futuro le Conferenze,
in unione con il Ministro
generale e il suo Definitorio, dovrebbero promuovere lo sviluppo di associazioni come “zone di interazione” con il compito di
promuovere la comunicazione e la condivisione delle risorse tra le Conferen
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
40.
41.
ze e le altre Entità.
Le Conferenze pluriculturali possono creare Subconferenze per trattare temi specifici.
Il Consiglio plenario incoraggia l’organizzazione
permanente tra le Conferenze dello stesso Continente (e.g. presidenza, segreteria incluso i rispettivi
Definitori generali per i
Continenti) in favore
dell’animazione di progetti
comuni: formazione, studi,
evangelizzazione, giustizia, pace e salvaguardia del
creato. Queste Entità continentali dovrebbero riunirsi periodicamente.
PARTE IV. ALTRE QUESTIONI
42. Lo studio delle lingue:
• Tutti i Frati studino almeno
una lingua diversa dalla propria;
• Le lingue ufficiali passive
dell’Ordine siano inglese,
italiano e spagnolo.
• I centri accademici dell’Ordine usino le lingue ufficiali.
ORIENTAMENTI PER IL DEFINITORIO
GENERALE E C OMMISSIONE PER IL
CAPITOLO
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
a) Modi di elezione del
Definitorio generale
• I singoli Definitori sono eletti
secondo la procedura usata
per il Ministro generale e
Vicario generale nel sistema
presente. Gli eletti sono Definitori per l’Ordine intero. Pl
19; NPl 18; Abs 2
• Ogni Conferenza presenterà
due candidati per Definitore
generale scelti tra gli appartenenti alla stessa Conferenza, e altri due esterni alla
Conferenza, nove mesi prima
del Capitolo generale. L’elenco completo verrà messo in
circolazione prima del Capitolo generale.Pl 16; NPl 20;
Abs 3
• Una volta ristrutturate le
Conferenze e definite le regioni territoriali, dove sia necessario, le Conferenze di
una zona territoriale presenteranno almeno due candidati a Definitore generale.
L’eletto rappresenterà questa
zona territoriale nel Definitorio generale, espressione
delle diversità etniche, culturali, ecclesiologiche e geografiche dell’Ordine. Pl 19;
NPl 18; Abs 3
b) Numero dei Definitori
generali
• Puntualizzando i criteri della
internazionalità, della competenza e della diretta relazione tra il Definitorio
generale e le Conferenze, si
conferma la decisione riguardo al numero dei Definitori
da eleggere in Capitolo. Pl
14; NPl 16; Abs 7
• Tenendo conto dell’internazionalità e della rappresentatività culturale, territoriale
e ecclesiale, il numero dei
Definitori generali sia di
dodici, di cui nove eletti dal
Capitolo generale, e tre dal
Ministro generale e il suo
Definitorio, consultati i Presidenti delle Conferenze. Pl
13; NPl 18; Abs 7
• Cinque Definitori generali
vengano eletti da: Africa,
America latina, Asia e Oceania, Europa, Nord America.
Pl 7; NPl 24; Abs 8
• Cinque Definitori generali
vengano eletti dalle cinque
aree geografiche (Africa,
America latina, Asia e Oceania, Europa, Nord America).
Poi tre altri Definitori generali vengono eletti dall’Ordine intero. Pl 22; NPl 12;
Abs 6
• Oltre al Segretario generale
devono essere membri del
Definitorio generale con
voce consultiva anche: il
Procuratore, il Segretario generale per la Formazione e
gli Studi, il Segretario generale per l’Evangelizzazione,
l’Economo generale. Pl 7;
NPl 29; Abs 3
• Sette Definitori generali vengano eletti dalle aree geografiche (tre Europa, uno
Africa, uno Asia e Oceania,
uno America latina, uno
Nord America) e uno scelto
dal Ministro generale.Pl 13;
NPl 10; Abs 13
Le proposte presentate dai
coetus su “Gruppi” intermedi e
sulle Case dipendenti dal Ministro generale non sono state
sottomesse alla votazione. Sono
state rimandate al Definitorio
generale.
1. “Gruppi” intermedi
A)
a)
Istituzionalizzare gli incontri del Governo generale con
i nuovi Ministri provinciali e
Custodi, e con i Visitatori generali;
b)
Potenziare le riunioni del
Governo generale con i PresidenNotiziario -
13
ti delle Conferenze, come forma
di consiglio e di partecipazione
nella animazione e nelle decisioni dell’Ordine;
c)
Istituzionalizzare i Corsi, i tempi sabbatici e i Congressi
per formatori e guardiani, a livello internazionale e regionale;
d)
Istituzionalizzare un corso teorico e pratico per i formatori presso il PAA.
B)
a)
Si riconosce il valore
positivo dei gruppi intermedi già
sperimentati;
b)
si chiede al Definitorio
generale di continuare ad individuare forme adeguate per incrementare l’unità e la comunione
nell’Ordine, senza fissarle in forme giuridiche.
C)
a)
Si continuino gli incontri con i nuovi Ministri provinciali e Custodi;
b)
Si continuino gli incontri dei Visitatori generali.
c)
Si continui la celebrazione di Congressi internazionali ed
incontri per i settori particolari;
d)
Ogni Definitorio generale deve continuamente cercare di
identificare i modi migliori per
incrementare l’unità e la comunione dentro l’Ordine, senza fissarle in formulazioni giuridiche,
tenendo maggiormente conto
delle esperienze vissute.
2. Case dipendenti dal Ministro Generale
A)
a)
Il Definitorio generale nomini una commissione per lo studio delle diverse possibilità di
ammin strare le Case dipendenti
dal Ministro generale (per es.:
creazione di una Custodia internazionale);
b)
Potenziare il PAA come
centro di studi dell’Ordine, cercando nuove forme di finanziamento;
14 - Notiziario
c)
Il PAA promuova e coordini una relazione più stretta con
i centri di studio o istituti di ricerca esistenti nell’Ordine.
B)
a)
Raccomandiamo che le
Case attualmente dipendenti e
unite al Ministro generale e che
servono al bene di tutto l’Ordine, siano integrate in una Custodia autonoma.
b)
Raccomandiamo la creazione di una rete per i Centri
scientifici dell’Ordine.
c)
Raccomandiamo che in
ogni Capitolo generale venga
presentato un piano di finanziamento per le spese straordinarie
per le Case che sono al servizio
dell’Ordine.
C)
a)
Le Case dipendenti dal
Ministro generale sono preziose
strutture di crescita del senso della fraternità internazionale. In
particolare il PAA rimane un importante centro di studi a livello
di Ordine. La problematica concernente tali case resta molto
complessa e sconosciuta a gran
parte dei consiglieri per cui se ne
chiede l’approfondimento da parte di una commissione.
b)
Si intensifichino i rapporti tra il PAA e gli altri centri
di studi a livello locale.
D)
a)
Venga creata una Commissione per lo studio della gestione delle Case dipendenti dal
Ministro generale, per renderlo
più libero per il servizio alla
Fraternità universale. Una relazione venga presentata al prossimo Capitolo generale.
b)
Ci congratuliamo
per il progresso fatto dal PAA lavorando insieme alla Commissione per il Potenziamento del
PAA. Chiediamo che i legami tra
i Centri di studio dell’Ordine vengano rinforzati o con l’affiliazio-
ne al PAA o con scambi di personale e risorse.
ALLARGA
LO SPAZIO DELLA TUA
TENDA
Il messaggio evangelico di
Francesco d’Assisi, come il vino
nuovo di cui parla il Vangelo,
sembra destinato a far “scoppiare gli otri” delle strutture in ogni
epoca. Ad ogni generazione Francesco sembra ripetere, come ha
fatto prima di morire: “Io ho fatto la mia parte, la vostra Cristo
ve la insegni” (LM 14,3). A questa sfida noi dobbiamo rispondere oggi. Non possiamo accontentarci di accomodare, o di costringere il dinamismo della “forma
vitae” in strutture ripetitive e date
per scontate: rischieremmo di
soffocare la forza profetica della
nostra vocazione.
Il nostro è un mondo sempre più destrutturato e smarrito;
è in cerca di valori, per questo
continuerà a provocarci e ad interpellarci. Siamo testimoni di
momenti tragici, di sofferenza e
di buio. Il futuro positivo dell’umanità dipenderà dalla capacità che avremo di trasmettere
alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza (cfr. GS
31) e di diventare strumenti di
pace, “pontefici” (costruttori di
ponti), generatori di strumenti e
metodi di comunione.
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Il Poverello di Assisi ha
saputo rispondere alle attese del
suo tempo attualizzando e testimoniando il Vangelo, proponendolo con immediatezza quale valore rivoluzionario che fa sognare anche l’uomo d’oggi; ha saputo comunicare tutto questo alla
sua generazione creando nuove
strutture relazionali e suscitando
un’entusiastica attrazione.
Come possiamo rispondere noi, oggi? Partecipando alla
tragica sofferenza delle doglie del
parto di un mondo nuovo. Le
doglie sono il segno che è giunto
il momento della nascita di una
vita nuova. Non si può rimandare il parto: si rischia di soffocare
la vita per sempre.
Anche noi non possiamo
procrastinare: non è più tempo di
“ritoccare” la nostra casa, le nostre strutture. Abbiamo bisogno
di cambiamenti radicali. Mentre
pseudo-valori “mondani”, distruttivi, stanno invadendo le nostre “clausure”, dobbiamo far ridiventare nostro “chiostro” il
mondo, questo mondo assetato di
Dio, di giustizia, di fraternità, di
pace.
Saper leggere e cogliere
l’urgenza dei tempi che viviamo
è la sfida storica che ci aspetta;
una sfida che possiamo affrontare solo nella fedeltà al nostro progetto evangelico con semplicità
e radicalità, sforzandoci di trasmetterlo autenticamente.
In questi giorni abbiamo
avuto la grazia di un’esperienza
di libertà nell’accoglienza reciproca, aprendoci l’uno all’altro e
superando i pregiudizi che oscurano l’immagine che Dio ha posto in ogni uomo. Questa è l’unica strada che ci permette di uscire dal cerchio oscuro delle nostre
paure, delle nostre insicurezze,
delle nostre difese e chiusure.
Non rinunciamo mai a viFrati Minori dell’Emilia-Romagna
vere quello che la Regola ci chiede: “E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E
ciascuno manifesti con fiducia
all’altro le sue necessità, poiché
se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?”
(Rb 6,7-8).
Dal 3 al 5 gennaio 2002, nel clima delle festività natalizie, il Centro
Missionario della Provincia Salernitano-lucana Ofm promuove una serie di manifestazioni liturgiche, artistiche e culturali in onore del B.
Giovanni da Montecorvino, figura eminente della storia missionaria della
Chiesa e primo evangelizzatore della Cina (1247-1328). Le manifestazioni si svolgeranno a Montecorvino Rovella il 3 e 5 gennaio e a Salerno
il 4 gennaio.
Notiziario -
15
COMPI
Lettera del Presidente
Carissimi fratelli,
vi raggiungano innanzi
tutto i miei più fraterni e sinceri
auguri per un santo Natale e un
anno nuovo ricco di pace e di serenità. Come sapete il Consiglio
di Presidenza si è incontrato con
i Responsabili di tutti i Settori
della Conferenza. è stato un incontro interessante e che ci ha
fatto prendere ancor più coscienza di tutto ciò che di bene andiamo facendo e della necessità di
continuare a camminare sulla via
di un coordinamento sempre più
efficace. Quanto è emerso verrà
a voi comunicato nel dettaglio
durante i lavori della nostra Assemblea del prossimo mese di
marzo.
Perché tutto il lavoro avviato dai giovani frati professi
solenni possa portare maggior
frutto e possa essere ricostituito
il Comitato nazionale, così da
proseguire nel lavoro avviato, il
Consiglio di Presidenza chiede
ad ogni Ministro di indicare un
nome tra i frati di questa fascia
di età come referente per la Provincia ed eventualmente disponibile ad entrare a far parte di
questo Comitato. I nomi vanno
inviati al sottoscritto entro il 28
gennaio, poiché essendoci il 30
e 31 gennaio p.v. il Consiglio di
16 - Notiziario
Presidenza, si possa fissare un
incontro con il Comitato e avviare il lavoro futuro. Non si tratta,
ovviamente, di un nuovo settore
della Compi, perché tutte le iniziative che da qui nasceranno
rientrano nel Settore della FoPe.
Fr. Massimo Reschiglian
è da poco rientrato dalla visita
alla nostra Missione del Congo e
alla prossima Assemblea ci
relazionerà sulla situazione dei
frati e delle Case. Vi anticipo già
nel frattempo la bella notizia della prossima professione solenne
di due fratelli congolesi che è stata fissata per il 25 agosto. Ringraziamo il Signore di questo
dono e accogliamolo come forte
invito a rinnovare il nostro impegno per quella terra nel decimo anno di presenza.
La nostra ultima Assemblea ha scelto nella persona di fr.
Bruno Bartolini il nuovo Segretario della Conferenza. Ringraziando fr. Bruno di questa disponibilità, non possiamo dimenticare il lavoro prezioso e fedele di
fr. Ciro Stanzione e i suoi quindici anni di servizio alla Conferenza. Nell’Assemblea di marzo
avremo modo di ringraziarlo e
salutarlo ufficialmente esprimendogli ancora una volta la nostra
stima, ringraziando sinceramen-
Dall’8 all’11 gennaio presso la sede
della COMPI ad Assisi convegno di
Studio “Fondamenti Bibblico Teologici della Cura Pastorale delle
Vocazioni”. Il Convegno è organizzato dagli animatori vocazionali
OFM d’Italia.
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
te la Provincia di Salerno che ha
messo a disposizione della Conferenza questo così valido fratello.
Il Consiglio di Presidenza, vista la necessità di procede
all’integrazione dei membri del
CAE, dato il cambio del Segretario e la non presenza in questo
organismo di Ministri provinciali, considerando il fatto che più
volte la Conferenza stessa aveva
posto questa questione all’ordine del giorno ma non era mai riuscita ad affrontare il problema per
mancanza di tempo e visto l’art.
14 degli Statuti della COMPI, che
permette al Consiglio stesso di
prendere decisioni urgenti da ratificare poi in Assemblea, ha nominato membri del CAE: fr. Fedele Pradella, Presidente; fr. Candido Bafile; fr. Giovanni De
Bernardinis, Legale Rappresentante; fr. Clemente Moriggi, Economo; fr. Bruno Bartolini, Segretario. Derogando all’art. 28 deglì
Statuti abbiamo confermato questi fratelli nell’ufficio “ad
complendum triennium” e cioè
fino all’Assemblea ordinaria
autunnale del 2003. Al CAE è
stato affidato, oltre alle questioni ordinarie, lo studio e la risoluzione del contratto con Città
Nuova Editrice e l’affitto della
Casa di via della Nocetta in
Roma. Un grazie di cuore a coloro che hanno prestato nel precedente Consiglio il loro servizio: fr. Giacomo Massa, fr.
Giancarlo Lati e fr. Ciro
Stanzione.
Un fraterno saluto,
Il Calendario 2002 dell’Antoniano narra la vicenda dei Santi Gregorio
Grassi, Francesco Fogolla ed Elia Facchini. Il racconto si sviluppa su 12
tavole a fumetti che segnano ogni mese dell’anno.
Fr. Francesco Bravi
Presidente COMPI
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Notiziario -
17
CISM
I
41ma Assemblea
Bussolengo (VR)
5-10 nov. 2001
Dal 5 al 10 novembre presso l’Hotel Centro Turistico
Gardesanol di Bussolengo (Verona) si è tenuta la 41.a assemblea
generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM)
che ha avuto come tema: “Relazione tra Superiore maggiore e
Provincia”.
Lunedì 5 novembre,
dopo la celebrazione dei Vespri,
alle ore 18,30 il Presidente, P.
Vittorio Liberti SJ, ha salutato i
partecipanti (circa 150) ed ha
augurato un proficuo lavoro. Subito dopo ha parlato il Sindaco
di Bussolengo, la Presidente
dellaUSMI (Unione Superiore
Maggiori Italia), ed il Presidente
dei CNEC (Centro Nazionale
Economi Cattolici). Il P. Fidenzio
Volpi OFMCap., Segretario generale, ha introdotto i lavori dell’assemblea. Dopo cena ha avuto luogo un incontro con i nuovi
Provinciali. Martedì 6 novembre
la Concelebrazione è stata presieduta da Mons. Paolo Romeo
Nunzio Apostolico in Italia. Alle
9 il P. Liberti ha tenuto la sua re-
18 - Notiziario
lazione su “Essere Superiore Provinciale oggi. Tra aspettative e
realismo progettuale”. Dopo un
breve dibattito è stato presentato
lo strumento di lavoro.
Nel pomeriggio ha parlato il Prof. Italo De Sandre
dellaUniversità di Padova sul
tema: “Transizione culturale ed
evoluzione dei modelli dei servizio dell’autorità”. Alle 17,30 vi
sono stati gruppi di lavoro e dopo
cena incontri delle Conferenze
regionali. Mercoledì 7 novembre
la Concelebrazione è stata presieduta da Mons. Flavio Roberto
Carraro OFMCap. Vescovo di
Verona. I lavori hanno previsto
la presentazione dei tema “Progettazione per la comunità provinciale. Prospettive e metodi” da
parte di Fr. Giovanni Dal Piaz
Camaldolese e P. Pier Luigi Nava
Monfortano. Sono seguiti gruppi di lavoro continuati anche nel
primo pomeriggio. Nel tardo pomeriggio si è incominciato a parlare della elezione dei Presidente. Dopo cena c’è stato un concerto di cantautori religiosi.
Giovedì quattro novembre la mattinata è stata dedicata
a un Panel (discussione con un
gruppo di esperti) con i vari
relatori. Il pomeriggio è stato riservato a una visita alla basilica
dei Santo a Padova con la concelebrazione presieduta da Mons.
Bommarco Minore Conventuale
Vescovo emerito di Gorizia. La
cena è stata offerta dai Padri Conventuali.
Venerdì 9 novembre
sono state presentate le proposizioni che sintetizzano i lavori
dell’assemblea, già pubblicate
nel notiziario precedente a pag.
9. Si è quindi proceduto all’elezione dei Presidente; è stato eletto quasi all’unanimità P. Mario
Aldegani CSJ. Nel pomeriggio il
Segretario generale P. Fidenzio
Volpi ha presentato la sua relazione. Sono poi state votate le
proposizioni presentate nella
mattinata e con la concelebrazione presieduta, per desiderio del
nuovo Presidente, dal P. Vittorio
Liberti già Presidente si è conclusa l’assemblea. Dopo cena c’è
stato un momento di fraternità
rallegrato dal Coro “Città di Garda”, da castagne e vino. Essendo
stato delegato dal P. Provinciale
a rappresentarlo, presento una
breve sintesi dei lavori, per arricchire gli “Orientamenti condivisi” già pubblicati.
Dai vari relatori è stato
illustrato il tema: “Relazione tra
Superiore maggiore e Provincia”;
per sintetizzare i loro contributi
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
dividerò l’abbondante materiale
in quattro parti:
- la situazione attuale della vita
consacrata
- il ruolo dell’autorità
- i compiti dei Provincialele cose da fare.
LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA
VITA CONSACRATA
La vita consacrata globalmente intesa ha sviluppato
lungo i secoli una sua cultura, ha
trovato un guado nel fiume della
storia, che l’ha resa visibile e
spesso attraente per molti giovani, e indubbio punto di riferimento anche per la società. I religiosi
disponevano di un guado sicuro
con punti di appoggio e di riferimento ben chiari, che ha loro permesso di attraversare la storia
meglio di tante altre componenti
della società. Oggi i religiosi si
trovano in mezzo a un guado culturale, senza potere più contare
su alcuni dei punti di appoggio
sperimentati per secoli. Diventa
quindi necessario ricominciare a
guardare il fiume alla ricerca di
altre pietre. In questa ricerca si
possono correre due rischi: o di
lasciarsi spaventare dai cambiamenti e dalle novità e rimanere
troppo a lungo sulla riva a studiare il corso della corrente, o di
lanciarsi nell’acqua a cuor leggero senza preoccuparsi di osservare dove si trovano le pietre e finendo travolti dalla corrente. Una
volta, disponendo di un guado
sicuro e ben sperimentato conosciuto nei minimi dettagli, era
sufficiente che il superiore si limitasse a “regolare il traffico” di
coloro che attraversavano il fiume; si trattava di indicare le pietre sicure ai giovani, di vigilare
perché non mettessero il piede in
fallo, di trovare il posto più adatto per loro in una configurazione
apostolica sostanzialmente data,
e di prevedere il regolare avviFrati Minori dell’Emilia-Romagna
cendamento dei soggetti per assicurare la funzionalità delle opere. Ora il cambiamento dei quadro sociale ed ecclesiale, l’invecchiamento, la riduzione numerica e il calo delle vocazioni, richiedono un atteggiamento più
dinamico. Le decisioni di rottura
diventano sempre più frequenti e
spesso traumatiche. In ogni caso,
nessuna attività o opera può continuare semplicemente prolungando lo schema di funzionamento precedente, ma è obbligata a riprogettarsi, a volte radicalmente, per il cambiare delle esigenze a cui rispondere e delle
possibilità di coloro che operano
al suo interno.
IL RUOLO DELL’AUTORITÀ
In questo contesto ha un
grande ruolo l’autorità che è uno
dei fattori chiavi di ogni costruzione organizzativa, in quanto
prende le decisioni e assume le
responsabilità finali; essa deve
essere coerente con l’insieme
della struttura e della cultura dei
gruppo che coopera. L’autorità ha
un potere legittimato, riconosciuto, che nel suo costituirsi ha il
consenso dei membri della collettività.
E’ però necessario tenere presente che oggi la base di
legittimazione di ogni autorità è
fragile e anche il modo di operare di chi la porta è sottoposto a
valutazione e giudizio; chi la
esercita non può più darla per
scontata, deve darne ragione e
ricoglierne le ragioni all’interno
della propria collettività. Un’autorità di fatto non sufficientemente legittimata, o meno legittimata, non è più tale, ma viene vissuta come “potere” puro e semplice, come capacità di imposizione, ed i comandi che vengono
esercitati in suo nome vengono
accettati solo per costrizione e se
possibile evitati. L’autorità basa-
ta sulla burocrazia, non regge
nella società in continua trasformazione, o, se tiene, questo avviene con una enorme dispersione di energie e di motivazioni, e
con effetti controproducenti.
Presso la Casa di Spiritualità
“Villa San Giuseppe di Bologna sono organizzati i seguenti corsi di esercizi per sacerdoti e religiosi:
- 12 gennaio 2002,
mese ignaziano;
- 11-16 novembre 2002,
i salmi;
- 17-23 novembre 2002,
esercizi ignaziani.
Notiziario -
19
COMPITI DEI PROVINCIALE
Il Provinciale è chiamato non a “gestire il traffico” sulle
pietre di un guado ben conosciuto, ma a accompagnare e facilitare processi di discernimento e
di cambiamento. L’assemblea,
con le varie relazioni, i gruppi di
studio e le discussioni, ha messo
in evidenza le seguenti indicazioni:
- ricordare che nulla è possibile senza un’intima unione
e familiarità con Dio e senza
un profondo amore personale per Cristo; per questo bisogna favorire e creare condizioni perché l’unione con
Dio possa crescere ogni giorno di più;
- avere un ascolto e uno sguardo contemplativo rivolti al
Signore e al suo Spirito che
parla nella Scrittura, nel magistero della Chiesa, nel
carisma dell’Istituto, nella
vita e nei desideri dei
confratelli, nei segni dei tempi;
- essere come Salomone che
all’inizio dei suo governo
chiese a Dio il dono della
Sapienza; più precisamente
avere uno sguardo profondo
e contemplativo sulla realtà,
in ascolto della parola dei
Signore, consapevole che
“un re saggio è la salvezza
di un popolo” (Sap 6,24);
- imitare l’”amministratore fedele e saggio posto a capo
della servitù, per distribuire
a tempo debito la razione di
cibo” (Lc 12,42);
- avere una grande disponibilità a un ascolto profondo,
cordiale e franco: da una parte dei confratelli, delle loro
aspirazioni e paure; dall’altro della realtà della Chiesa
e della società, con le loro
necessità e richieste;
20 - Notiziario
-
-
-
-
-
-
ricordare che le decisioni
debbono essere prevalentemente collegiali, anche se
con un disegno preciso delle
responsabilità;
non subire le trasformazioni
ma gestirle, e non utilizzare
le persone come strumenti
esecutivi ma come risorse
stimolate a autovalorizzarsi
nel cooperare a raggiungere
al meglio gli obbiettivi comuni;
innescare i processi di discernimento, favorirli e vigilare
che il metodo seguito per
condurli a termine sia conforme con il proprio carisma,
declinato però nell’oggi della chiesa e dei mondo;
provvedere a ciascuno dei
confratelli quello di cui ha
bisogno, per quanto possibile;
vigilare affinché ci siano tutte le condizioni per potere
affermare che la decisione
presa sia veramente quella
che Dio richiede dalla Provincia, dalla casa e dall’opera in queste circostanze storiche;
garantire la correttezza
metodologica delle scelte che
debbono essere fatte in modo
che quanti partecipano al discernimento abbiano le giu-
ste disposizioni in termini di
libertà e abnegazione personale, familiarità con l’intuizione fondante dell’Istituto,
attenzione ai segni dei tempi; imitare il “Pellegrino dell’Assoluto” che ha lo zaino
a portata di mano, sempre
pronto per metterlo in spalla
e incamminarsi lungo e vie
sempre nuove che il Signore
vorrà tracciare per lui.
COSE DA FARE
Per quanto riguarda ciò
che si dovrebbe fare, sono emersi questi suggerimenti:
- coniugare insieme il grande
bisogno di interiorità, di contemplazione e di sacro con
l’impegno concreto nel
sociale.fare in modo che la
cura della vita comunitaria
sia un punto forza della programmazione della Provincia;
- curare molto la formazione
di base e la formazione permanente ogni religiosi che,
pur tenendo conto delle inclinazioni e delle capacità dei
singoli soggetti, deve essere
mirata alle particolari esigenze dei diversi settori
apostolici propri dei carisma;
- - tener conto della presenza
degli anziani, cui va garantita un’esistenza dignitosa sia
sul piano della vita religiosa
che della vita apostolica: gli
anziani non sono soltanto un
fatto statistico, ma una realtà concreta e imprescindibile, da valorizzare e da tener
sempre presente in ogni forma di rinnovamento della
vita consacrata, in quanto
essi ne rappresentano la memoria storica;
- dedicarsi alla nuova evangelizzazione voluta da Giovanni Paolo II che comporta una
forte concentrazine cristoloFrati Minori dell’Emilia-Romagna
gica nell’annuncio ed un intenso sforzo di inculturazione del Vangelo a fronte
della frattura tra Vangelo e
cultura che è il dramma dell’epoca contemporanea. Spostare il baricentro dei nostro
lavoro di evangelizzazione
dai credenti ai non credenti;
prospettiva feconda anche
per la crescita nella fede degli stessi credenti.
Per realizzare questo si è
sottolineato che non è pensabile
per il futuro continuare a avere
le attuali presenze ed opere
apostoliche; è necessario procedere a un ridimensionamento dei
nostri fronti apostolici. Se non si
fa questo è illusoria ogni concreta programmazione. Ma un giusto ridimensionamento ha bisogno di trovare la identificazione
di alcuni punti forza sui quali far
convergere le energie giovani
della Provincia. Prendere coscienza dell’importanza della
cooperazione con i laici, offrendo loro la propria spiritualità. bene che il discernimento delle
scelte da compiere oggi sia fatta
in comunione con Dio, per esempio durante un corso di esercizi
spirituali. Coloro che hanno partecipato all’assemblea sono convinti che se il Superiore provinciale terrà presenti questi suggerimenti, contribuirà davvero a
costruire un futuro nuovo e pieno di speranza per la sua Provincia e renderà vero quel titolo di
Padre tradizionalmente associato al ruolo di Superiore a immagine di Colui “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome”.
Fr. Giambattista Montorsi
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
II
Consiglio
Nazionale
Carissimi tutti,
è trascorso giusto un mese dalla
nostra Assemblea di Bussolengo
e ritengo opportuno scrivervi
qualche riflessione sull’esperienza che abbiamo vissuto e darvi
qualche informazione sui primi
passi che il nuovo Consiglio di
Presidenza sta muovendo. L’Assemblea di Bussolengo è stata un
momento importante e significativo per la vita della CISM e per
tutti noi.
E’ stato eletto dall’Assemblea il nuovo Presidente, nella mia persona. Ringrazio della
fiducia e rinnovo qui il mio impegno a servire la Conferenza
perché realizzi in modo sempre
più efficace i suoi fini: rappresentare l’insieme degli istituti religiosi, promuovere il coordinamento e la comunione, svolgere
un servizio di animazione particolarmente per i superiori maggiori.
Saluto con viva cordialità in modo particolare i superiori
che non hanno potuto intervenire all’Assemblea, con il vivo desiderio di poterli incontrare all’appuntamento del prossimo
anno.
Il Consiglio Nazionale,
radunatosi subito dopo l’elezione del nuovo presidente, ha eletto due nuovi vicepresidenti: P.
Luigi Gaetani, carmelitano, superiore provinciale del suo ordine
nella provincia della Puglia, e Fr.
Onorino Rota, dei fratelli maristi,
superiore provinciale della provincia italiana del suo istituto. Un
grazie doveroso e sentito esprimo a P. Vittorio Liberti, per il
servizio che ha reso alla CISM
nei suoi quattro anni di presiden-
za: ho già manifestato il mio pensiero di gratitudine e di sincera
amicizia a Bussolengo e gli rinnovo, a nome di tutti, la riconoscenza e la stima. Un grazie anche a Fratel Mario Prescrutini,
che per tre anni ha ricoperto l’incarico di vicepresidente, impegnandosi, tra l’altro, nel servizio
della presidenza del Comitato di
Coordinamento, istituito per favorire la collaborazione tra i nostri organismi (CISM, USMI,
FIDAE, AGIDAE, FISM,
UNEBA, CNEC, ARIS, Associazione Economi Generali).
Riprendiamo il cammino, sostenendoci insieme nel nostro servizio, aiutandoci a guardare avanti, con quella “chiaroveggenza” che viene dalla fede e
dalla certezza che “siamo nelle
mani di Dio e, dunque, siamo in
buone mani”.
Il Consiglio di Presidenza sta predisponendo un programma per il prossimo
quadriennio, che presenterà al
Consiglio Nazionale e che terrà
conto dei contributi dei partecipanti a Bussolengo. Vi ho accennato a Bussolengo, e ribadisco
che la nuova Presidenza si muoverà in una linea di continuità: nel
Notiziario -
21
lavoro di gruppo del Consiglio di
Presidenza; nell’attenzione a
guardare avanti con fiducia e proporci strade di coraggioso rinnovamento, nella considerazione
realistica alla situazione presente; nell’organizzare Assemblee
che nell’ impostazione e nel contenuto aiutino a maturare un comune pensiero; nell’approfondire il senso delle varie “relazioni”
attraverso le quali la nostra vita
di consacrati si esprime e testimonia i valori del Regno; in un
ancora più convinto impegno a
valorizzare le diverse sensibilità
ed esperienze che ci sono in mezzo a noi.
L’Assemblea è stata momento importante anche per la
vita e l’esperienza di ciascuno: il
tema trattato ci ha coinvolti in
prima persona. Credo che tutti
avremo avuto modo di riprendere i terni fondamentali trattati li
riprenderemo attraverso la lettura degli Atti che verranno pubblicati. A tutti penso sia apparso
chiaro che il nostro servizio di
autorità deve avere due qualità
essenziali: una qualità spirituale,
che trova fondamento e alimento nella nostra stessa vita spirituale e che si esprime attraverso
la lettura sapienziale della vita e
dei problemi, il discernimento,
l’impegno a motivare e rimotivare i confratelli; una qualità
relazionale che si esprime in una
particolare cura ed attenzione alle
persone, nella fiducia e nell’ottimismo di fondo.
Vi annuncio sin da ora
che l’Asseniblea Nazionale del
2002, sarà celebrata da lunedì 4
a sabato 9 novembre, in Sicilia.
Vi raccomando già da ora di appuntarvi questo impegno. A
Bussolengo eravamo circa 160:
spero che nell’Assemblea del
2002 potremo essere di più.
L’Assemblea annuale infatti è il
22 - Notiziario
momento più alto e significativo
della vita della nostra Conferenza e la partecipazione, al di là dei
temi trattati, è un momento davvero unico di conoscenza, di reciproco arricchimento e di comunione fra noi.
Al termine della nostra
Assemblea è stato fatto cenno al
tema della guerra in corso e alla
necessità di esprimere un nostro
pensiero sull’argomento. Non
abbiamo avuto il tempo di maturarlo insieme e abbiamo soltanto
ribadito la nostra unità di intenti
con il Santo Padre e con la sua
instancabile preghiera e coraggiosa azione per la promozione
della pace e della giustizia. I nostri giovani confratelli, che si
sono incontrati a Collevalenza
per il Convegno annuale organizzato dall’Area Animazione della
Vita Consacrata, hanno inviato al
Consiglio di Presidenza una breve dichiarazione, firmata da un
centinaio di loro, in cui affermano la condanna “al terrorismo e
ad ogni tipo di guerra “ e, soprattutto, si impegnano a:
• “sensibilizzare le nostre comunità a riflettere, pregare ed
operare per la giustizia e per
la pace
• farsi promotori dell’accorato appello del Papa, con la
nostra adesione alla giornata
di digiuno e di preghiera del
prossimo 14 dicembre e alla
giornata di dialogo interreligioso del prossimo 24 gennaio ad Assisi
• coinvolgere tutti coloro che
avviciniamo nel nostro ministero ad essere sensibili e
partecipi a queste iniziative
a favore della pace”.
Credo che ognuno di noi,
nel suo Istituto, sia impegnato in
questa azione: sarebbe davvero
poco credibile l’augurio e il messaggio di pace che proclamiamo
nel Natale se non l’accompagnassimo con una fattiva promozione delle ragioni della pace, della
giustizia, della concordia fra i popoli, e sarebbe umiliante per noi
religiosi non essere in prima fila
nell’annuncio evangelico della
pace e della giustizia, prima e al
di là di ogni altra considerazione. Il Consiglio di Presidenza
della CISM ha preparato e diffuso un comunicato stampa, di cui
vi allego copia, per sostenere
l’iniziativa proposta dal Santo
Padre.
Ricordo a tutti, soprattutto a coloro che non erano presenti
a Bussolengo, la necessità di versare la quota annuale alla Conferenza, che è rimasta invariata, e
di rinnovare l’abbonamento alla
nostra rivista “Religiosi in Italia”,
procurando che vi sia abbonata
ogni comunità: è questa una forma di sostegno alla Conferenza
e un mezzo importante di comunicazione e di crescente comunione fra noi. Allo stesso modo
siete invitati a prenotare quelli
che non erano presenti a Bussolengo o che non l’avessero già
fatto il volume degli Alti dell’Asseniblea e le altre pubblicazioni
CISM.
Rinnovo a tutti voi il mio
saluto e cordiale augurio di ogni
bene. Il Signore guidi i nostri
passi nel cammino verso di Lui:
auguro di cuore un Natale di pace
e un felice Anno Nuovo, anche a
nome del Consiglio di Presidenza e della Segreteria Nazionale.
Con viva cordialità.
d. Mario Aldegani CSJ
Presidente Nazionale CISM
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Vita della Provincia
I
Definitorio
Ferrara
“Santo Spirito”
4 dicembre 2001
* Il lavoro del Definitorio
inizia alle ore 09.40 con la presentazione dell’ODG.
* Si rimanda all’incontro
di Gennaio l’approvazione dei
Verbali dell’incontro del Mese di
Novembre.
* E’ presentata la situazione di due fratelli: Fr. Emanuele
Gironi e Fr. Pancrazio Togni che
per quanto riguarda la loro salute stanno vivendo un momento
molto difficile.
* Fr. Quintino Lugnan è
trasferito dal Convento di Villa
Verucchio al Convento dell’Osservanza di Cesena.
* Il Ministro provinciale
comunica al Definitorio l’attuazione di quanto deciso nel precedente incontro in riferimento alla
Fondazione “Casa del Fanciullo
Padre Gherardo Gubertini” di
Piacenza: la nomina, cioè, del
Delegato della Provincia presso
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
il Consiglio della Medesima Fondazione dell’Avv. Carlo Casali.
* Viene presentata la richiesta pervenuta da parte della
Parrocchia di San Savino di
Faenza di potere rivedere il
comodato che regola i rapporti tra
la nostra Provincia e la Diocesi
di Faenza circa l’uso dello stabile conventuale e della Chiesa della Beata Vergine del Paradiso. La
richiesta è quella, da parte della
Parrocchia di San Savino, di poter agire in prima persona senza
l’intermediazione della Diocesi e
di prolungare il tempo dell’accordo. Il Definitorio provinciale riflette a lungo sulla cosa, esprime
parere favorevole e raccomanda
di essere molto attenti nella formulazione del nuovo contratto.
Chiesa abbaziale di Nonantola.
* Il Rappresentante Legale aggiorna il Definitorio circa
l’andamento di alcune pratiche
legate all’esecuzione di volontà
testamentarie.
* Ci si scambiano gli auguri natalizi e e ci si augura reciprocamente di poter vivere nella
serenità il periodo delle Feste.
* Il prossimo incontro del
Definitorio si terrà il giorno 8
gennaio presso la fraternità di
Cesena.
* Si pranza con la fraternità di Santo Spririto in un clima
sereno mentre si consuma il cibo
preparato con tanta perizia dalla
Signora Maurizia.
* Il Ministro Provinciale
riferisce dell’avvenuta Ordinazione Diaconale di Fr. Luigi
Dima presso la nostra Chiesa di
Ravenna la scorsa settimana.
* Per quanto riguarda l’Ordinazione Diaconale di Fr. Maurizio Piazza dopo aver discusso
su diverse possibilità in accordo
con l’Arcivescovo di Modena si
fissa l’ordinazione per il 14 aprile 2002 alle ore 18.30 presso la
Notiziario -
23
II
Commissione
Giustizia, Pace e
Salvaguardia
del Creato
Il nostro grido a Dio per
la pace
In vista degli appuntamenti di preghiera interreligiosa
chiesti dal papa per il 14 dicembre, giorno conclusivo del Ramadan, insieme ai fratelli musulmani, e del 24 gennaio ad Assisi con
tutte le religioni monoteiste,
giovedì 5 dicembre si è riunita la
Commis-sione Giustizia, pace e
salvaguardia del creato. Cresce la
nostra gioia nella rinnovata scelta
della città di S. Francesco per
questo secondo profetico appuntamento: segno della universalità
di questo santo e di ammirazione
per la sua efficace opera come
strumento di pace nelle mani dell’unico Dio dell’umanità. Contemporaneamente, guardando a
noi, avver-tiamo la difficoltà di
essere oggi, qui in Emilia Romagna, non tanto frati di pace a livello personale, quanto diffusori
di pace, persua-dendo attraverso
strumenti nuovi che la pace va
coltivata nonostante tutto, educando noi stessi e coloro che
incontriamo nel nostro quotidiano ad uno spirito di accoglienza, di dialogo, di perdono, cercando di garantire la soddisfazione dei diritti fondamentali
della persona al cibo, alla casa
ecc. dando una risposta immediata a chi si rivolge a noi e
poi mettendo in movimento
comunità, istituzioni religiose e
civili ed enti pubblici.
Ci sembra che queste
finalità siano state ben individuate dalla Conferenza internazionale Cristiani e Musulmani in
24 - Notiziario
Europa dello scorso settembre
che ha riunito rappresentanti cristiani e musulmani di 26 nazioni.
Riprendiamo alcune indicazioni:
1. intraprendere azioni coraggiose a favore della vita umana, della libertà, della religione, della giustizia;
2. formare ad una chiara coscienza della nostra umanità
comune che ci rende fratelli
e sorelle prima delle diverse
religioni e condizioni sociali,
3. rifiutare la giustificazione
della violenza in nome della
religione,
4. sostenere gruppi interreligiosi di base per conoscere e sopire tutte le tendenze psicologiche o culturali che si oppongono alla collaborazione.
5. incoraggiare sacerdoti pastori, teologi, imam e capi musulmani e i laici a intraprendere il dialogo e gli incontri
interreligiosi attraverso
scambi tra le facoltà e i seminari cristiani e musulmani,
6. proseguire gli sforzi per sviluppare una coscienza dei
comuni valori umani.
La situazione interculturale, interetnica, interreligiosa
è ormai comune sia nella città che
nei comuni, per cui anche l’aspetto formativo è da valutare adeguatamente, come è stato fatto o
è in progetto, ricordano Fr. Ersilio
e fr. Michele nel comune di Verucchio e nella provincia di
Piacenza.
Un’altra esigenza è quella di far conoscere gruppi, associazioni, movimenti, che lavorano per la giustizia e la pace. Infatti da una indagine promossa da
un gruppo giovanile legato al
CPV risulta che la gran parte degli adulti ignora qualsiasi iniziativa in questo settore. Promuovere la giustizia e la pace significa
diffondere una appropriata sensibilità soprattutto tra i giovani ed
anche far conoscere e suscitare
adesioni a questi movimenti.
Se la promozione umana e la testimonianza della carità
rimangono una premessa alla
evangelizzazione, non completano il nostro essere cristiani e frati, e siamo un organismo assistenziale; ricordiamo però che se davvero si ponesse in comune qualcosa di più di quello che siamo
abituati a fare singolarmente e le
politiche sociali, secondo l’indicazione del titolo della loro esistenza, promuovessero questo
potrebbe realizzarsi qualcosa di
simile a ciò che accadde, ahimè
per poco tempo, a Gerusalemme
dove nessuno era indigente.
Per quanto riguarda la
giornata di preghiera, digiuno e
carità del 14 dicembre si constata una sensibilità comune a tutte
le diocesi e le parrocchie della
nostra regione ed è bene partecipare ad inziative comuni. Si ritiene che prima del 24 gennaio
ci saranno indicazioni a livello
nazionale a cui ispirarsi. Frattanto continuiamo ad elevare al Signore il nostro grido per la pace,
accompagnato da forme di penitenza e di carità.
Fr. Bruno Monfardini
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Note di Cronaca
I
Associazione
Parroci OFM
Assieme a P. Giovanni
Di Maria ho partecipato nei giorni 19 e 20 novembre al Consiglio
Nazionale dei Delegati provinciali – parroci ofm al convento
di S. Lucchese a Poggibonsi. La
relazione centrale è stata di Sr.
Lorenzina Colosi FMA, direttore
dell’ufficio catechistico e servizio per il Catecumenato della
Diocesi di Roma, sul tema: “Il
popolo di Dio in missione;
formazione, vocazione, comunione”.
Il clima è stato, come
sempre, improntato a semplicità
e fraternità e fecondo di approfondimenti utili. Partendo dalla
Lettera all’Ordine del Ministro
Generale in occasione della
Solennità del Padre S. Francesco
c.a., si è detto che l’Apostolato
in Parrocchia è una forma meravigliosa di apostolato per noi,
purché sia vissuto secondo lo
Spirito di S. Francesco e cioè:
non abbiano “giocondità e letizia
se non nelle Santissime parole e
opere del Signore e, mediante
queste, conducano gli uomini
all’amore di Dio con gaudio e
letizia” (Am. XX).
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Questi alcuni spunti dell’incontro:
* Viviamo anni di crisi
per la Vita consacrata. Vogliamo
che questa crisi diventi discernimento dell’essenziale e Kairos
per una rinascita. La vita francescana è la semplicità stessa.
Richiede una conversione radicale e infinite piccole conversioni
quotidiane e questo costa, ma
sarebbe anche, se vissuta, il superamento della crisi. (cfr. Lettera
del Generale).
* E’ indispensabile, però,
fermarci, sostare per riflettere e
ripartire poi dal “deserto” per riorientare la nostra esistenza. Con
il nuovo millennio, “un nuovo
tratto di cammino si riapre per la
Chiesa” e anche per il nostro
Ordine (cf. NMI 1). In queste
circostanze siamo invitati a “fare
memoria grata del passato, a
vivere con passione il presente e
aprirci con fiducia al futuro.
(NMI 1)
* L’Ordine ha bisogno di
speranza, di passione, di entusiasmo, di persone che tentano di
intuire le tante possibilità di
rinnovamento che esistono nel
mondo, nella Chiesa e all’interno
della nostra fraternità, per non
chiudersi in un disperato sforzo
di sopravvivenza. Radicati nella
Parola e obbedienti alla Chiesa,
vogliamo continuare ad essere
“ribelli” evangelicamente parlando, ricercatori di possibilità nuove di vita francescana nella storia
e nella cultura attuali.
P. Giuseppe Barigazzi
II
Ordinazione
Diaconale
di Fr. Luigi Dima
La parrocchia di San Pier
Damiano è inserita in uno de
quartieri, ravennati, la Darsena,
in cui è maggiormente avvertito
il disagio giovanile. C’è quindi
un bisogno ancora maggiore,
rispetto ad altre realtà, di avere
luoghi di aggregazione in cui
potersi ritrovare, parlare e giocare
tra coetanei. Uno di questi centri
è sicuramente la parrocchia dove,
tra l’altro, da alcuni mesi è arrivato un giovane sacerdote, Fr.
Raffaele Trotta, che si aggiunge
al parroco Fr. Felice, a Fr. Contardo e a Fr. Donato. Per la comunità è festa grande perché nel corso della Santa Messa del 1° dicembre alle ore 18.15 l’arcivescovo
Giuseppe Verucchi ha ordinato
diacono frate Luigi Dima, ventiseienne ravennate cresciuto proNotiziario -
25
trato nella comunità dei frati
francescani di Villa Verucchio,
per seguire poi gli studi teologici
a Bologna, studi che proseguirà
anche dopo il diaconato, in vista
dell’ordinazione sacerdotale previsto il prossimo anno.
Luca Soprani
Resto del Carlino
01 dicembre 2001
prio nella parrocchia di San Pier
Damiano, dove ha frequentato il
gruppo degli scout. “E’ veramente importante, non solo per
la nostra comunità dei francescani, ma per tutta la parrocchia
- sottolinea padre Raffaele Trotta,
coetaneo di Fr. Luigi – che dei
giovani decidano di impegnarsi
nell’educazione dei ragazzi e in
particolare in una realtà non
facile come la nostra. La Parrocchia tra il gruppo scout, quello
del catechismo, il dopo cresima,
la corale, è frequentata da circa
trecento ragazzi e credo sia un bel
segno vedere che altri giovani
hanno scelto di stare con loro per
parlare e giocare”. Fr. Raffaele è
decisamente un tipo sportivo,
grande appassionato di pallavolo
(non si perde una partita della
Teodora al Pala De André), qualche tempo fa ha giocato, proprio
assieme a Fr. Luigi, nella
nazionale di calcio dei frati. A
molti ragazzi che frequentano, la
parrocchia suscita una certa
impressione vedere Luigi Dima
dall’altra parte della “barricata”,
cioé tra i frati, dopo che per molti
anni lo hanno visto nel gruppo
degli scout, e con lui. hanno condiviso le emozioni di uscite e
campi estivi. Luigi, i cui genitori
Ivano e Luisa abitano tuttora in
parrocchia, ha frequentato il liceo classico e subito dopo è en-
26 - Notiziario
III
L’OFS e il
24 gennaio 2002
Carissimi,
il Santo Padre Giovanni
Paolo Il durante l’Angelus del 18
novembre 2001 ricordando le
pesanti sofferenze che hanno afflitto e affliggono ancora tanti
nostri fratelli e sorelle dovute agli
attentati terroristici dell’11 settembre scorso e alla guerra dell’Afghanistan chiede ai cattolici:
“che il giorno 14 dicembre sia
vissuto come giorno di digiuno ,
durante il quale pregare con fervore Dio affinché conceda una
pace stabile fondata sulla giustizia Ciò di cui ci si priva nel digiuno potrà essere messo a disposizione dei poveri, in particolare
di chi soffre in questo momento
le conseguenze del terrorismo e
della guerra.”
Annuncia che è sua “intenzione invitare i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi il 24; gennanio
2002 a pregare per il superamento delle contrapposizioni e per la
promozione dell’autentica pace.
Ci si vuol trovare insieme, in particolare, cristiani e mussulmani,
per proclamare davanti al mondo che la religione non deve, diventare motivo di conflitto, di
odio e di violenza” ricorda il precedente incontro di preghiera di
Assisi del 1986 e come allora “è
urgente che un’invocazione corale salga con insistenza dalla terra verso il Cielo, per implorare
dall’Onnipotente, nelle cui mani
stanno i destini del mondo, il
grande dono della pace, presupposto necessario per ogni serio
impegno a servizio del vero progresso dell’umanità”.
Come ordine francescano secolare accogliamo l’invito
del Santo Padre e senza indugio
aderiamo alle sue indicazioni.
Esortiamo tutti i terziari
e le fraternità a vivere per venerdì giorno 14 dicembre 2001 un
giorno di digiuno e di preghiera.
Ove è possibile organizzare come
fratemità OFS veglie di preghiera o partecipare insieme ad altri
fratelli e sorelle a una preghiera
corale per il dono della pace.
Accettando le indicazioni del consiglio nazionale OFS,
raccoglieremo le offerte del digiuno e le invieremo, attraverso
il centro regionale e/o nazionale
OFS, direttamente al Santo Padre affinché le doni a chi soffre “
le conseguenze del terrorismo e
della guerra.”
In questo tempo difficile
e di prospettive oscure, come
francescani avvertiamo sempre di
più l’urgenza di assumere un autentico impegno personale e di
fraternità per iniziative di pace.
Il Santo Padre ci ricorda che di
fronte a situazioni così drammatiche non è sufficiente limitarsi
ad iniziative straordinarie, L’impegno per la giustizia e la pace
richiede un autentico cambiamento dello stile di vita, soprattutto nella nostra società del benessere. Il periodo di avvento è
un tempo particolare di grazia per
rivisitare la nostra vita e per convertire i nostri cuori a quell’esigenza di carità come ci esorta San
Giovanni Battista.
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Per l’incontro di preghiera del
Santo Padre e dei rappresentanti
delle religioni del mondo ad
Assisi per giovedì il 24 gennaio
2002, invitiamo tutti i ministri e
i consiglieri diocesani ad organizzare per quella data iniziative e
veglie di preghiera per la pace e
a livello diocesano. Qualora vi sia
la possibilità di divenire, come
ordine francescano secolare, promotori attivi di iniziative di pace
che si organizzano nella porpria
diocesi insieme agli altri gruppi
ecclesiali.
Con l’iniziativa degli
“Eremi del Vangelo” desideriamo
riportare l’attenzione di tutti i
francescni l’importanza della assidua lettura del Vangelo e divenire, con l’aiuto del Signore,
ascoltatore non sordi della sua
Parola.
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
A tutti un augurio di Pace nel Signore Gesù. Buon Natale.
I Francescani del “Franciscan
International Study Centre” di Canterbury (Gran Bretagna) organizzano una serie di corsi di formazione
permanente e di specializzazione in
spiritualità francescana. Chi è interessato si rivolga alla Segreteria
provinciale.
Il Padre Assistente Regionale
Fr. Pierdamiano Cantoni
Il Ministro regionale
Silvio Imbriaco
Notiziario -
27
Abbiamo Vissuto
* Lunedì 26 presso la
Chiesa della Santissima Annunziata in Bologna incontro sulla
realtà politico-religiosa della
Cina. Vi partecipa Don Politi,
Direttore di “Mondo e Missione”.
* Martedì 27 ad Assisi incontro dei responsabili di settore
con il Consiglio di presidenza
Compi. L’incontro terminerà il
29.
* Sabato 1 dicembre a
Ravenna Ordinazione Diaconale
di Fr. Luigi Dima.
* Martedì 4 incontro del
Definitorio provinciale presso il
Convento di Santo Spririto di
Ferrara.
* Domenica 9 concerto
della Verdi Note dell’Antoniano
a Rocca San Casciano per la raccolta di fondi per il rifacimento
del tetto della nostra Chiesa.
* Martedì 18 in Curia incontro con l’assistente regionale
OFS circa gli sviluppi a livello
locale del problema dell’unità
OFS.
* Lunedì 10 ritiro del Ministro provinciale alla fraternità
di Noviziato di Baccanello.
* Venerdì 21 a Villa Verucchio incontro con la Comunità di
Postulato per gli Auguri Natalizi.
* Martedì 11 inizia a Milano Marittima la Formazione
permanente per la fascia d’età 4060 anni. Terminerà nella tarda
serata del giorno 13. Erano assenti Fr. Francesco Colaianni, Fr.
Giuseppe Cervesi, Fr. Paolo De
Paoli, Fr. Giovanni Bianchi.
* I giorni 15 e 16 ritiro del
CPV all’Osservanza di Bologna.
* Martedì 4 sosta a Bologna il Vescovo di Canto Grande
in Perù nella cui Diocesi
l’Antoniano ha realizzato un’iniziativa di solidarietà.
* Nella mattinata di sabato 15 a Roma Fr. Gabriele Raschi
difende la tesi di Dottorato in
Teologia Morale. Summa cum
Laude.
* Mercoledì 5 a Bologna
ultimo incontro zonale di Formazione permanente.
* Lunedì 17 incontro con
i responsabili dell’Agenzia Frate
Sole.
* Sabato 8 Fr. Cherubino
Bigi viene ricoverato per problemi di cuore all’Ospedale di
Rimini.
* Martedì 18 in Curia provinciale incontro con il Superiore Provinciale della Provincia italiana dei Paolini.
28 - Notiziario
* Nel pomeriggio del 21
scambio degli auguri in Curia
provinciale.
* Sabato 22 nella prima
mattinata il Ministro e il Segretario provinciale partono per
Gerusalemme, rientreranno il
giorno 26.
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
Un buon libro
In questi ultimi anni si ritorna spesso sulla necessità di una
“nuova evangelizzazione”. Sono
apparsi, a profusione, interventi
del magistero, saggi, interviste,
programmi e iniziative di ogni
genere. Da tutto questo agitarsi,
se ne ricava l’impressione di un
grande affanno. Affanno per il
terreno che la Chiesa sta perdendo in seno alla società (italiana,
in particolare)? Per il poco peso
che i cristiani hanno “nei luoghi
che contano”, riguardo alle decisioni di ordine politico, culturale
e di immagine? O per la
disaffezione dei praticanti nei
confronti delle proprie chiese?
È un’impressione, d’accordo. Ma come evitare l’altra
strana sensazione che colpisce ad
uno sguardo d’insieme su tutti
quegli interventi? Si parla di
“nuova evangelizzazione” e si
pensa a sé, si parla di sé, ci si preoccupa di sé, si promuove se stessi… Alla fin fine, non è che si
confonda Dio con i propri interessi, fossero pure di Chiesa o di
Ordine?
Perché il problema è proprio questo. Si sta dimenticando
l’essenziale; lo si dà per scontato. E l’essenziale, per un cristiano, è soltanto Dio. Chi ha ancora
il coraggio di parlare di Dio? E
Frati Minori dell’Emilia-Romagna
OLIVIER LE GENDRE, Le maschere di
Dio, EDB, Bologna, 2001. 10,33
(iva compresa).
Questo numero del Notiziario
è stato chiuso in Segreteria provinciale il
22 dicembre 2001
in che modo se ne parla?… Se
vogliamo “evangelizzare” sul
serio, occorre cominciare dalla
domanda di fondo: chi è Dio per
me? E non rispondiamo troppo in
fretta.
Occorre dunque “evangelizzare Dio”. Annunciare il Dio
del Vangelo, il Padre del nostro
Signore Gesù Cristo. Il resto è
soltanto conseguenza, e perciò
secondario.
Stavo riflettendo su questo tema, quando mi sono imbattuto nel libro di Le Gendre, Le
maschere di Dio. Non solo l’ho
letto con partecipazione, ma ho
ritenuto condividere con altri le
sue intuizioni, che vanno appunto nel senso di una riscoperta di
Dio, che è Padre, e non “soltanto
Dio”. Ho curato la traduzione e
la pubblicazione del testo, anche
come contributo alla ricorrenza
di 25 anni di insegnamento presso lo Studio Teologico. Non è
necessario far festa con i tortellini, quando si può avere tra le
mani qualcosa di più prezioso,
no?
Il mio augurio che tutti i
francescani, esperti in evangelizzazione, ma ancor prima, esperti
di Dio, ne facciano buon uso.
Fr. Carlo Dallari
Notiziario -
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