la strage del mediterraneo continua
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la strage del mediterraneo continua
LA STRAGE NEL MEDITERRANEO CONTINUA NUOVO NAUFRAGIO IN ALTO MARE «NOI VIVI AGGRAPPATI AI CADAVERI» Sette missioni di soccorso al largo della Libia – 239 dispersi, 29 i superstiti Da Roma Cataldo Greco A Roma arrivano i dati dell’ennesima tragedia della disperazione, 25 miglia a nord della Libia sono stati ingoiati altri 239 migranti. Una notizia che oscura quella dei 766 profughi salvati - solo il 3 novembre – nelle sette diverse operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma. È l’ennesimo filmato della morte e della vita. Arrivano a Lampedusa i 29 superstiti del doppio naufragio (27 da una barca – dove i deceduti erano quasi tutti della Guinea – 2 soli sull’altra barca) e sono tutti sotto choc. Sotto choc è il Sindaco dell’isola Giusi Nicolini. Di naufragi ne ha visti a migliaia, e, personalmente, ne ha contati a decine. Stavolta, ma è da tempo, la misura è colma. «Sarebbe meglio il silenzio, commenta con dolore. Ha appena ascoltato il racconto dei sopravvissuti. In particolare di due donne, le uniche superstiti del primo gommone a colare a picco. Sono distrutte. Una ha perso il figlioletto di due anni, l’altra la sorella incinta» riferisce Giusi Nicolini (la sindaca dei migranti) che Renzi ha voluto portare a Washington da Obama. «Quando i gommoni pieni all’inverosimile e allagati hanno ceduto, tutti sono finiti in acqua. Hanno tentato di aggrapparsi a qualunque cosa, persino ai morti, pur di non affondare». Tra le vittime, secondo l'Unhcr (l'Organizzazione Onu per i rifugiati) almeno 12 donne e 6 bambini. Il racconto dei rifugiati è un pugno nello stomaco: due mesi in dormitorio, poi il trasferimento senza preavviso sulla costa e la partenza a forza, nonostante le cattive condizioni del mare: un migrante ucciso a colpi di pistola per convincere gli altri a salire. Poche ore dopo il naufragio. Due superstiti hanno ustioni da carburante, sono in ospedale a Palermo. Neppure Pietro Bartolo, il medico del Poliambulatorio di Lampedusa reso celebre dal film Fuocoammare, ce la fa più: «Sopportare queste tragedie è un dramma e uno strazio insopportabile», dice. L'ultimo bilancio porta a 4.220 le morti nel Mediterraneo nel 2016 contro le 3.777 registrate nel 2015. Un cimitero senza croci che è uno sfregio all'Europa dei nazionalismi e delle burocrazie. Potrebbe non essere finita. Con temperature che anche in questi giorni sfiorano i 20°, il rischio di nuove traversate somiglia a una certezza. «Occorre prendere presto delle decisioni efficaci, in fretta e a ogni livello», implora la prima cittadina dell'isola mentre sono in corso altre due operazioni per salvare 180 migranti (come segnala la France Presse dalla nave dell'Onlus maltese “Moas”). Carlotta Sami, portavoce Unhcr, denuncia: «Ancora una volta dobbiamo assistere a tutto questo. Molte più vite potrebbero essere salvate assicurando vie legali di protezione. La soluzione è nota, ma non popolare: modalità legali per asilo e migrazione». «Possiamo definire la crisi migratoria l'emergenza umanitaria di questo inizio secolo», riconosce il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un fenomeno «le cui dimensioni - prospetta il Capo dello Stato - non sono state ancora comprese appieno». IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS) Pag. 1 SUL FILO C’È ANCHE L’AMARA BUGIA. NETTA E GIUSTA SMENTITA: «NESSUNA TORTURA» Ue e Viminale smentiscono con la massima chiarezza Amnesty International che in un rapporto ha sostenuto pressioni dell’Unione Europea sull’Italia per indurla ad adottare una «linea dura» sui rifugiati. Smentita anche l’accusa di aver decretato espressioni illegali con maltrattamenti al limite della tortura. IL COMMENTO LO SCANDALOSO FILM DEGLI IPOCRITI Delle due, l’una, diciamolo con onestà. O siamo il Paese che più accoglie e più spende per i migranti, o siamo un’accolita di torturatori che appena si trovano di fronte un povero extracomunitario tirano fuori tutto l’armamentario dei sadici. E no, perché a scorrere la lista delle accuse di Amnesty International nei confronti dei nostri poliziotti e dei nostri operatori dediti all’accoglienza, non c’è scampo. È la cecità più assurda di chi finge di non vedere. «espulsioni illegali», «agghiaccianti episodi di violenza», «detenzioni arbitrarie», «umiliazioni sessuali». Una raffica di attacchi da lasciare interdetti. Ma non per la violenza della denuncia. No. Per superficialità e l’approssimazione. Non risulta, per dire la cosa più immediata, che le Forze di Polizia abbiano in dotazione «manganelli elettrici». E allora di che parliamo: il film degli ipocriti ci atterrisce perché si vuole sempre il trionfo della menzogna che è nel loro sistema. IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS) Pag. 2