REV numero 14 - Fuori sede -

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REV numero 14 - Fuori sede -
Più che “fuori sede” si sentiva “senza sede”, più andava avanti e più si sentiva senza radici, la sua
disponibilità a viaggiare e la sua facilità nell’inserirsi in una realtà diversa da quella in cui era sempre
cresciuto lo faceva sentire spaesato e stimolato allo stesso tempo. La facilità nell’inserirsi era data non
tanto dal farsi conoscere in giro e dall’entrare immediatamente nei meccanismi di un posto, bensì nel
farsi accogliere da chiunque venisse in contatto con lui, e nel riuscire in questo modo a modellare la
nuova situazione in base al proprio modo di essere. Tutto ciò gli riusciva perché stava bene con se
stesso quando si sentiva in movimento, e questo lo stimolava, rendendogli qualsiasi cosa naturale. Una
cosa probabilmente è da ritenersi piuttosto singolare: il trovarsi bene in un posto gli faceva sempre
venir voglia di trovarsi bene in un altro, e non di rimanervi, voleva provare il desiderio di tornarci dopo
essersene allontanato. Il suo vero grande desiderio era di sentirsi cittadino del mondo e di nessun posto
in particolare.
P.S.
L’idea per questo numero è nata in un momento in cui tutti noi componenti la redazione di REV
eravamo sparsi in posti diversi, perciò il tema è quanto mai azzeccato. Mai come in questo numero,
quindi, conta la nostra personale esperienza e il rapporto fisico, non solo ideale, con il concetto
enunciato dal nostro titolo. Speriamo solo che questa distanza non traspaia rendendo scollegati i vari
pezzi e scollato e senza “reason why” l’intero numero.
Grazie sempre e comunque di leggerci,
La redazione di REV.
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Con rancore
Che vi viene in mente a guardare questa foto?
Una prigione, forse, è la risposta meno peggio che vi può uscire dalla bocca.
Si tratta invece della mia ex scuola media. La Scuola Media Statale Luigi Petroselli.
L'ho lasciata con gli esami del 1995 e facendolo mi sono messo alle spalle un mondo surreale fatto di
sanguinolente risse quotidiane, di coltelli in classe, di furti, di droga e di ragazzini tredicenni che rubano
e fumano i sigari Toscani del padre.
Finendo questa scuola ho perso anche gli amici con cui sono cresciuto: chi è finito in galera, chi adesso
spaccia, chi va allo stadio solo per fare a botte con la polizia e chi se lo è portato via una fottuta
malattia.
Questo mondo non lo rinnego e non lo farò mai. Perché l' ho vissuto, eccome se l'ho fatto e nel bene o
nel male mi ha profondamente influenzato.
Riflettere su quanto sia facile trovarsi dall'altra parte, dalla parte di chi non è mai emerso da quel mondo
non porta a niente se non a farmi capire che sono stato fortunato. Sembra banale, ma è solo fortuna.
Questione di attimi, di eventi che sfiorandosi e incrociandosi pericolosamente creano occasioni.
Pessime occasioni.
A rivedere oggi questa scuola in queste condizioni, ancora più abbandonata a se stessa penso a quei
coglioni (e ultimamente sono tanti: cantanti, attori, scrittori, editori...) che fingono di venire da un
mondo di stenti, quando invece hanno sempre poggiato il loro culo su comode sedie.
Oggi giocano a fare gli alternativi, quelli che ce l'hanno fatta, negano di appartenere a un mondo di
ricchi e di cultura, perché la loro unica casa è la strada.
Eccovela la strada.
E voi questa non l'avete vista neanche per sbaglio.
Vergognatevi.
E fatelo in silenzio.
Grazie.
/Federico Vergari/
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Le faremo sapere
Ho fatto la bella vita, io. Per poco ma l’ho fatta. Senza compromessi, senza raccomandazioni. Perché io
bussavo, sempre. Io ho sempre chiesto permesso, io… io bussavo e aspettavo la risposta. Sono sempre
stato uno d’altri tempi. Un marziano… ecco cos’ero. Chiedevo permesso, avevo grazia, io si che
conoscevo l’educazione. Mai una raccomandazione, tutto con le mie forze ho fatto, tutto con
gentilezza. E chi l’hai mai apprezzato? Nessuno. Non gliene è mai fregato niente a nessuno. Se bussi ti
considerano un debole, il tempo stesso in cui chiedi permesso ti superano con una spallata. Io bussavo
e gli altri lavoravano, raccomandati da questo da quello. Ancora adesso io prima di entrare in camerino
sai cosa faccio? Busso. Si, io busso. E quella troglodita neanche risponde. Entro me la trovo con le tette
di fuori e a lei mica gliene frega niente. Non sono mica un bacchettone, ne ho viste di belle e qualche
ragazzata l’ho combinata pure io, però voglio dire… sono solo educato… sempre stato educato. E chi
l’ha apprezzato? Nessuno.
Ci si fa avanti a spintoni come la mattina al bar. Tu stai lì al bancone con lo scontrino in mano ad
aspettare il tuo turno. Ma qual è il tuo turno? Chi lo decide? Io aspetto lo sguardo del barista ma
continua ad arrivare gente che si inserisce, che spintona, che parla più forte. Qual è il mio turno, eh?
Qual è il mio turno?
È già passato, bruciato tutto. “La comicità è cambiata… sai, non dipende da me… ma vedrai che sono
solo mode, tu sei un professionista, tu hai stile… devi solo avere un po’ di pazienza.” Quante cazzate
m’hanno detto. Li ho fatti arrivare io in alto, li ho fatti arricchire tutti con le mie battute, impresari da
quattro soldi, senza un briciolo di riconoscenza.
C’è brutta gente ai piani alti. E quella che sta sotto non è migliore. Ho sempre rispettato tutti, i
macchinisti mi adoravano, ho sempre rispettato tutti. Io bussavo… ma la vita è così. Cattiva,
soprattutto coi più buoni.
/Alessandro Corazzi/
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TRIS DI FUORI
Nicola
Cosetta
Daria
Solitamente consideriamo chi è “fuori di testa” uno che ha perso il contatto con la realtà che lo
circonda, ma a ben vedere anche chi conduce una vita da “fuori sede” ha in un certo qual
modo abbandonato una realtà di vita per abbracciarne un’altra a volte completamente diversa.
Nicola, Cosetta e Daria rappresentano tre modi di essere “fuori sede” con il corpo, la testa e il
cuore.
Cosa ti ha portato a vivere fuori dalla tua città natale?
: Lo studio e la voglia di cambiare un po’ stile di vita....o forse più di un po’....direi soprattutto che
la cittadina già da qualche anno iniziava a starmi stretta e volevo provare l’esperienza della metropoli
: L’università
: L'iscrizione alla scuola di specializzazione e l'assenza di lavoro nella mia città
Dai una definizione di “fuori sede”.
: Chi vive in una città di cui non è o non si sente originario.
: Individuo che si accinge ad affrontare un periodo della sua vita lontano dalle proprie origini
: In una città che no è quella di nascita o dove si è vissuto per gran parte della propria vita.
Come vive una città non sua un “fuori sede”?
: Impossibile generalizzare, soprattutto per una città immensa come Roma che offre infinite
possibilità: c’è chi – come me – si sente cucita addosso la città che lo ospita e chi invece non vede l’ora
di scappare e non riesce a godersi nemmeno il quartiere in cui vive.
: Beh se si cambia da Bari a Roma il cambiamento è notevole...molto meglio!
: Dipende. Io bene perché vivo in una città “a misura di studente”. Non ci sono distanze disumane;
per gran parte si gira a piedi ed è ben collegata con i mezzi. E’ piena di attività culturali e di
divertimenti: il centro straripa di locali!! In generale credo che si debba fare l’abitudine ad una nuova
città; dopo un po’ esiste la routine anche per un fuori sede!!
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Ti ha mai dato fastidio essere etichettato “fuori sede”? Perché?
: Assolutamente no. E’ quello che sono e non ci vedo niente di male.
: No, perché è vero
: No, mai!!!
Qual è il punto di riferimento per chi vive come “fuori sede”?
: Io sono arrivato a Roma che già potevo contare sulla presenza di parenti e amici, ma alla fine i
punti di riferimento si creano col tempo: università, lavoro, nuovi amici, nuove passioni....e poi c’è
Radio Rock...c’è il pizzettaro di fiducia, ci sono i luoghi a cui ti affezioni ecc ecc.
: Le amicizie e i colleghi di lavoro che si fanno nella città nuova, oltre a quelli vecchi
: Gli amici!!
Ordina in base alla priorità questi elementi: bollette, casa, amore, calcio.
: l’amore a casa e un calcio alle bollette
: amore, casa, bollette, calcio
: casa, amore, bollette, calcio
Sei Alemanno per un giorno, qual è il primo provvedimento pro-fuori sede che fai approvare?
: E’ necessario far qualcosa per debellare la piaga degli affitti in nero e abbassare il costo degli
affitti. Ah...poi c’è l’incredibile vergogna dell’ATAC che pretende che studenti e giovani non residenti a
Roma paghino per l’abbonamento più dei rispettivi residenti....Ma perché ???
: Sovvenzionamenti/aiuti per i fuori sede disoccupati in cerca di prima occupazione
: Un sussidio economico per tutti i fuori sede!!
Cosa non deve mancare nella tua stanza?
: Un letto comodo, qualche libro e riviste sul comodino, PC e stereo....ma probabilmente la lista è
più lunga.
: Il PC
: La Libreria
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Consiglieresti a tuo figlio di fare il “fuori sede” e perché?
: E’ indubbiamente un’esperienza di cambiamento “forte” ma non so se la consiglierei...dipende
dalle circostanze, dalle motivazioni di chi vuole andare via e da quello che vuole cercare. Che poi per
molti è una scelta quasi obbligata e quindi c’è poco da consigliare. Ma la vera domanda potrebbe essere:
“ ce la farò domani a mantenere i miei figli studenti fuori sede?”
: Si perché aiuta a diventare autonomi
: Sì perché, a mio parere, vivere da soli è un’esperienza che bisogna fare a 18 anni!!
A distanza di tanto tempo, ti senti ancora “fuori sede”?
: Assolutamente si, il tempo trascorso qui ha aumentato il mio attaccamento a Roma, ma a chi mi
chiederà di dove sono risponderò sempre “sono calabrese, di Crotone”...quindi sì.... sono e
probabilmente resterò “fuori sede”.
: Non saprei, lo sono da così poco
: No!! Mi sento a casa qui praticamente come a Crotone!
/Claudia Piacentini/
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Io sono uno
Io sono uno che da tutta la vita si sente fuori sede, me ne sto rendendo conto ora, certo la
strada che sto prendendo lo mostra benissimo, sono nato e cresciuto a Ostia, sul mare, e sono
diventato maestro di sci, sono stato tutto l’inverno a Cervinia e mi sono appassionato
all’arrampicata in montagna, tanto che, finita la stagione, i primi di maggio, sono stato 20 giorni
in Nepal. Scopo del viaggio è stato arrivare in cima a una vetta di 6189 mt, scopo raggiunto.
Ho sempre pensato che Ostia comunque sarebbe stato un punto in cui ritornare, magari dove
trovare qualcosa da fare durante l’estate, e questo mi ha sempre reso più facile partire per
qualche posto: sapere di avere una base solida. Ora sto cominciando a maturare l’idea di tornare
a Ostia il meno possibile, non perché Ostia abbia qualcosa di particolarmente negativo, ma
perché probabilmente questo posto mi ha dato tutto quello che poteva darmi e io ho voglia di
viaggiare, di spostarmi, di dinamicità, e sono incapace, nonostante mi sia sforzato (ammetto che
forse non ci ho messo troppa convinzione), di trovare qui queste cose. Eppure non sono uno
particolarmente aperto o propositivo nel rapporto con gli altri, non sono uno che si integra
subito e si impone di fare caciara o di godersi a tutto spiano la breve avventura che è un
viaggio, per questo ho cominciato a viaggiare o con uno scopo ben preciso che mi da una
direzione in cui incanalare le mie energie (imparare una lingua o scalare una montagna), oppure
per lungo tempo (dal mese e mezzo in su) per avere l’opportunità di entrare a modo mio nelle
dinamiche del posto. Di una cosa mi sono reso conto nel mio girovagare, ho sempre trovato
persone disposte ad aiutarmi senza voler niente in cambio, ci stavo pensando alla fine di
quest’inverno, un’incredibile esperienza a Cervinia dove l’impressione che ho lasciato (parole di
altri e non mie, ve lo assicuro) è quella di un ragazzo solare, disponibile, bravissimo nel suo
lavoro, educato e con un certo appeal, il culmine è stato quando una mamma ha detto a suo
figlio che le sarebbe piaciuto se fosse diventato una persona come me…
Da questo ambiente ho ricevuto una carica di positività che mi ha spinto a imparare nuove
cose, nell’ambito sciistico e non, e questo ha alimentato la mia carica, che riuscivo anche a
trasmettere agli altri. So che questo è un quadro ingenuo e forse può sembrare irreale, ma vi
assicuro che è tutto, rapportato a me, vero; mi spiego: lo so che non capita quasi mai tutto
questo, ma a me succede di frequente. Mi chiedevo come mai, e come spesso succede chi ti
conosce da tanto non riesce a darti una spiegazione su come sei, ti hanno sempre conosciuto
così e per loro è normale, ma chi ti ha appena conosciuto ti sa dire qualcosa.
Mi hanno detto che sono un buono, che mi so far volere bene, che sono educato e disponibile,
che sembra che non mi arrabbio mai, che è come se venissi da un altro pianeta e che mi aggiro
sempre un po’ con quell’aria stralunata di chi cerca qualcosa ma non sa dove e quindi è pronto
a guardare dappertutto. Sto mostrando ora tutta la mia ingenuità, non dico che tutte le persone
mi abbiano accolto in questo modo, c’è molta gente a cui sto sul cazzo e cui non frega niente di
me, ma trovare anche una sola persona che poco dopo che ti conosce ti accoglie come se fossi
di famiglia ti trasmette una serenità particolare, una fiducia in te stesso e negli altri irreale e
fanciullesca. Io ne ho trovate diverse di situazioni così, ma so che intorno a me, al di fuori della
mia situazione, al 90% non è così, però a me sta far così bene la mia situazione che potrei anche
pensare che sia l’unica realtà. Il bello è che non lo faccio a posta, non manipolo i miei
atteggiamenti, una cosa ho capito di me, mi viene naturale mettermi subito nei panni della
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persona che mi sta davanti e questo mi mette sul suo stesso piano, elimina tante barriere e crea
subito un’empatia reciproca; devo dire grazie al corso per diventare maestro di sci, in cui mi
hanno insegnato che il modo migliore per trasmettere lo sci è immedesimarsi nella persona che
si ha di fronte e capire le sue paure e difficoltà, così da poter trovare il modo per fargliele
superare… ho scoperto che mi veniva bene e automaticamente è diventato parte del mio modo
di relazionarmi alle persone. Ora però viene il brutto: ho trovato tante persone disposte ad
aiutare me ma quasi nessuna disposta ad aiutare se stessa, io sono fortunato, per me le due cose
coincidono anche perché non sono così orgoglioso da non lasciarmi aiutare o da pensare che le
mie convinzioni siano inevitabili e la mia vita segnata, non mi pongo paletti su quello che si può
fare ma solo su quello che sono disposto a fare o che scelgo di fare. Dovremmo fare tutti un
po’ di esercizio a scegliere, non è facile e io ho imparato a farlo (seppure non bene) solo da
poco tempo, dovremmo cominciare con le cose facili, tipo mettersi davanti una mela rossa e
una verde e scegliere quale mangiare nel minor tempo possibile, poi passare a cose sempre più
importanti, cercando di capire quello che realmente si vuole al di là di quello che potrebbe esser
meglio in base alla situazione o in base a fattori esterni di vario genere e numero.
Comunque viaggiare ti apre la mente, ti abitua a far l’abitudine ad altri modi di vita, ti fa capire
che altri punti di vista, altre interpretazioni della realtà in cui viviamo sono altrettanto giuste e
praticabili. Questo aiuta a non fossilizzarsi, a non dare niente per scontato, a sorprendersi di
qualsiasi cosa, cercando di capire e non di giudicare.
Queste esperienze che ho raccolto mi fanno chiedere perché nelle persone che ho incontrato
ho trovato una rassegnazione all’inevitabilità del proprio destino che neanche Manzoni, forse in
me vedono qualcuno che un destino ancora non ce l’ha e mi aiutano perché è un po’ come se
cambiassero il loro. Tendenzialmente ho visto che chi fa una cazzata, anche se si rende conto di
averla fatta, tende ad ingrandirla sempre di più, e se pure si offre una via d’uscita, pur di non far
crollare quella parte di vita basata su quella cazzata, ci si ritorna sopra e la si solidifica. Ci si fa
proteggere dalle cazzate, c’è un gomitolo di merda intorno alla maggior parte delle persone che
le fa rimbalzare da una parte all’altra e le protegge, il problema e che bisogna star sempre col
naso tappato (scusate il linguaggio colorito). Il mio problema, invece, è che mi immedesimo
negli altri, e anche in quelli che subiscono passivamente (perché non hanno alternativa) l’effetto
delle cazzate delle persone che conosco, e soffro, soprattutto quando vedo che si creano
situazioni simili a quelle che mi hanno rovinato l’infanzia e l’adolescenza, non posso pensare a
persone che meritino di sentirsi come mi sono sentito io nei brutti momenti che ognuno ha…
Morale della favola a me piacerebbe che tutti riuscissero a cogliere quel lato delle persone che io
con estrema ingenuità penso sia genuino ma a volte troppo sotterrato da diffidenze, sofferenze,
scelte sbagliate di cui ci rendiamo conto tardi e sulle quali rimuginiamo troppo. A me però
viene naturale, e nemmeno posso dire seguitemi e guardate come si fa, perderei spontaneità,
perderei tutto. Vi posso solo dire: provate a viaggiare da soli, provate a catapultarvi in un
mondo che non è il vostro senza avere appigli di alcun genere, scoprirete un mondo diverso,
persone diverse, voi diventerete persone diverse, non importa quanto sia lungo il viaggio. Tutto
questo vi potrà piacere o no, ma almeno avrete la possibilità di scegliere!
/Ivan Cusella/
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Tracce/ Obbligo di Fuori Sede
/Bruce Harper/
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Non è niente
Per p, perché il mantra l'hai scritto tu...
1.
Definizione
Fuori: avv., all’esterno, verso l’esterno, rispetto a un luogo, un contenitore: ti aspetto f., in casa fa
caldo, f. c’è uno che ti cerca, metti f. i vasi delle piante
Sede: luogo di abituale residenza, dimora, domicilio: ha s. a Milano, cambiare la propria s.
Mantra
Sei nel posto giusto al momento giusto. E se per una vita ti sei chiesto cosa mai potesse significare
ora lo stai capendo.
Sei Daniel San che capisce il significato di togli la cera metti la cera, sei una palla colpita al volo
che si indirizza sotto l'incrocio dei pali, sei il riff di chitarra di The man who sold the world
(versione dei Nirvana) al momento di un primo bacio, sei il silenzio un attimo prima di una
fragorosa risata.
Sei nel posto giusto al momento giusto. E se per una vita ti sei chiesto cosa mai potesse significare,
ora lo stai capendo.
Banalità
Si conobbero per caso durante una festa.
Lui goffo e incazzato per una cravatta che non voleva indossare, ma che l'occasione richiedeva.
Lei bella da far male, che a parte l'atroce citazione di Ligabue era la sola ed ineluttabile verità.
Bella da far male.
E se non riuscite a capire quanto questa espressione in certi momenti possa essere reale pensò, bhè
siete sicuri che la vostra vita abbia avuto un senso?
2.
Si avvicinò a lei più per il gesto estremo dell'azione (aveva bisogno di gesti estremi in quel periodo)
che per un vero e proprio motivo.
La guardò e dopo circa quaranta secondi di imbarazzato silenzio articolò parole a caso seguendo i
suoi pensieri.
- Pulp fiction montato linearmente è un film di una banalità che non ti immagini...
Lei non capì subito, però iniziarono a parlare. Non era d'accordo. Non del tutto almeno. Però per la
prima volta vide in una persona l'opportunità di introdurre – senza passare per scema - la sua teoria
secondo la quale Jessica Fletcher, quella della Signora in Giallo, non porta sfiga. Non è vero che in
qualsiasi posto si trova c'è sempre un omicidio, perché lei non è realmente lì. Lei non si è mai
mossa dalla sua tipica cucina americana (con la tipica porta sul retro e il tipico lavandino montato di
fronte a una tipica finestra con le tipiche tendine). Quello che vediamo nel telefilm non è reale, ma
è semplicemente la signora Fletcher che proietta se stessa all'interno del libro che sta scrivendo.
Chiaro, no?
3.
Ballarono un po', per poi rendersi conto che erano troppo vecchi per stare in mezzo a tutta quella
gente, ma al tempo stesso troppo giovani per ballare quella musica.
1
- Del resto da una festa dove è obbligatorio portare una cravatta che musica ti dovresti aspettare?
- Sei la prima persona con cui ne parlo. La teoria della Signora in Giallo, dico.
- È affascinante, secondo me.
- Lo credo anche io.
Presero da bere, e uscirono fuori. Lì restarono a parlare tutta la notte di musica, libri e cinema.
Tanto cinema. Le sue (di lei) comiche dei fratelli Marx e le sue (di lui) comiche con Paolo
Villaggio e Renato Pozzetto.
- Perchè ridere è pop, non snob.
- E cosa ci sarebbe di snob nei Marx secondo te?
- ...
− Allora?! E magari ti vedi pure i film di natale con Boldi e De Sica...
− Ma se non lavorano più insieme da quasi tre anni ormai
− Allora li vedi sul serio!
− Non è questo il punto. O almeno non focalizziamoci su dei dettagli.
Non focalizzarsi sui dettagli.
Di solito è questo il trucco per un percorso breve.
Nello specifico i dettagli vicendevolmente omessi erano un matrimonio alle porte per lui e un
fidanzamento lungo e in attesa di una svolta - di qualsiasi tipo – per lei.
4.
− Allora io vado. Mi aspettano.
− Ti posso accompagnare alla macchina?
− Meglio di no
Si alzò in punta di piedi per baciarlo delicatamente, sfiorandolo appena.
Sei nel posto giusto al momento giusto. E se per una vita ti sei chiesto cosa mai potesse significare
ora lo stai capendo.
Sei Daniel San che capisce il significato di togli la cera metti la cera, sei una palla colpita al volo
che si indirizza sotto l'incrocio dei pali, sei il riff di chitarra di The man who sold the world
(versione dei Nirvana) al momento di un primo bacio, sei il silenzio un attimo prima di una
fragorosa risata.
Sei nel posto giusto al momento giusto. E se per una vita ti sei chiesto cosa mai potesse significare,
ora lo stai capendo.
Lo capì davvero.
Pur rendendosene conto non mosse un dito e non disse una parola.
Non è niente, pensò.
Sapeva di sbagliarsi
/Federico Vergari/
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Tracce/Girovago
In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
(Ungaretti)
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L’amico etiope/ Nascosti
“.. E due zingari stavano appoggiati alla notte
forse mano nella mano e si tenevano negli occhi
aspettavano il sole del giorno dopo
senza guardare niente
sull'autostrada accanto al campo
le macchine passano velocemente
e gli autotreni mangiano chilometri
sicuramente vanno molto lontano
gli autisti si fermano e poi ripartono
dicono c'è nebbia, bisogna andare piano
si lasciano dietro un sogno metropolitano..”
F. D. G
Mi viene a prendere all’aeroporto col suo sorriso abbronzato e i suoi occhi da innamorata. È
una serata speciale quella del mercoledì, che mancava ormai da mesi, e tutti e due abbiamo fretta.
Quando mi passa il suo cellulare sfoglio la rubrica e mi viene da ridere quando leggo “Elisabetta rom”
tra le voci, chi l’avrebbe mai detto.
Arriviamo all’appuntamento ed Elisabetta è lì che ci aspetta. Sorride alla sua amica, le brillano gli occhi,
castani, che sembrano venire da molto lontano. Chiede subito le fotografie della scorsa settimana,
avrebbe voluto farle vedere nel suo campo. L’abbraccia, come si abbraccia a chi si vuol bene. Mi
guarda timida, ma sono io più imbarazzato di lei, come se non potessi ricambiare la semplicità dei suoi
modi. Mi indica al di là della strada, dove le siepi si fanno più alte, nel buio, nascoste in silenzio. Sarò
passato di lì migliaia di volte e non mi sono mai accorto di nulla. In fondo è solo erbaccia alta, un po’ di
verde con qualche ombra. Vive lì con i suoi parenti, e stasera porta lei da mangiare. Parliamo un po’, si
assicura che la prossima settimana torneremo a trovarla, sembra preoccupata quando ci lascia. Ha paura
che qualcuno potrebbe scoprirli e cacciarli, anche da lì. Ci ringrazia e si incammina. Da lontano la
vediamo raccogliere la gonna con una mano, e scendere giù, barcollando verso casa.
/Carmine Fiume/
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E chi se ne frega/ a cura di Alessandro Ibba
Ho voluto riesumare una vecchia rubrica presente nel settimanale “Cuore, settimanale di resistenza
umana”. Tale giornale, fondato e diretto da Michele Serra nel 1989, (avventura editoriale conclusasi nel
1996) aveva una rubrica che si chiamava “…e chi se ne frega!” ossia notizie vere apparse nei
principali quotidiani alle quali resta un solo commento: “…e chi se ne frega !”
Quindi anche noi di REV vogliamo far risorgere questa rubrica!“…e chi se ne frega!” oppure “…E sti
cazzi !”
Matrimonio Gregoraci - Briatore
La nonna di Elisabetta, uno dei trenta parenti arrivati da Soverato, 87 anni, ha gli occhi lucidi:
«Le ho detto devi essere seria e onesta».
Repubblica 15 giugno 2008
Harry fa una "puzza" durante una cerimonia: la Corte si tappa il naso, la Regina lo
fulmina.
C'è qualcosa di strano nell'aria di Buckingham Palace. Colpevole il principino Harry che, con
modi molto poco reali, ha offuscato in tutti i sensi la tradizionale parata militare per il
compleanno della nonna, Regina. L'inconsueta "azione" del giovanotto ha raccolto la solidarietà
di nonno Filippo accusato di aver fatto una puzza simile durante la stessa cerimonia due anni
fa. Harry intanto rideva. Indispettite dal gesto e dall'ondata di fetore invece nonna regina e la
figlia Anna. La regina Elisabetta ha lanciato a Harry un occhiata severa e ha fatto una smorfia
mentre la matrigna Camilla ha trattenuto il respiro e si è portata un fazzoletto alle narici.
Il messaggero 15 giugno 2008
Via al Royal Ascot: ingresso vietato alle signore senza slip
Le signore invitate alle corse, celebri anche per i tanti cappelli eccentrici presenti fra il pubblico,
faranno bene a dotarsi di slip, sotto gli svolazzanti abiti estivi: è l'avvertimento degli
organizzatori, che hanno anche ricordato la necessità di abbigliamento formale.
Il messaggero 18 giugno 2008
Stasera offre Dustin Hoffman
Dustin Hoffman ha offerto una cena a 50 persone nel ristorante Kumo di West Hollywood.
Come ha riportato il sito Tmz.com, l’unica condizione per avere il pasto gratis è stata quella che
gli avventori del locale scegliessero il piatto chiamato Dustin Hoffman roll.
Style
Pam:«Mamma vorrebbe che fossi gay»
«Considerando i tuoi gusti in fatto di uomini avrei preferito che fossi stata gay». Questo si è
sentita dire Pamela Anderson da sua madre Carol che, pare, non abbia mai gradito nessuno
dei suoi partner.
Style
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Credits
Hanno partecipato al numero 14 di Rev
Alessandro Corazzi
Ivan Cusella
Carmine Fiume
Federico Vergari
Alessandro Ibba
Claudia Piacentini
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La redazione di REV manda un abbraccio enorme a Federico e Alina.
Martedì 1 luglio Alessandro Corazzi diventerà dottore. Se volete assistere all'evento socio cultural
religioso dell'estate contattate la redazione e vi saranno forniti tutti i dettagli.
Grazie a:
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