progetto integrato per la gestione delle risorse acquatiche e la
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progetto integrato per la gestione delle risorse acquatiche e la
PROGETTO INTEGRATO PER LA GESTIONE DELLE RISORSE ACQUATICHE E LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI NELLA FASCIA COSTIERA ORIENTALE DELLA PROVINCIA DI PALERMO - LA RACCOLTA DATI Inquadramento geografico e ambientale La fascia costiera interessata dal progetto ricade nella Sicilia nord-occidentale da Capo Zafferano a ovest fino alla foce del fiume Pollina ad est,, nel territorio della provincia di Palermo ed include il Golfo di Termini Imprese, delimitato ad ovest da Capo Zafferano e ad est dal promontorio formato dalla rocca di Cefalù. Tale area è compresa nella Carta Nautica n. 15, edita dall'Istituto Idrografico della Marina alla scala 1:100.000 in Proiezione di Mercatore. Si tratta di un territorio densamente popolato, in cui sono presenti tutti gli aspetti dell’antropizzazione, risalente a moltissimi secoli fa: dai centri abitati costieri, all’edilizia residenziale e di villeggiatura, dai complessi turistici a quelli industriali, da una fiorente agricoltura ad una elevata attività di pesca, se si considera che al suo interno comprende marinerie di stampo semi-industriale come Porticello (secondo porto siciliano per TSL), e prettamente artigianali come Termini Imerese, S. Nicola l’Arena e Cefalù. La fascia costiera Il settore orientale della provincia di Palermo è esteso per circa 80 km di sviluppo costiero. Geograficamente è possibile distinguere 3 unità fisiografiche delimitate grosso modo dai bacini idrografici esistenti: - la prima unità comprende la parte occidentale del Golfo di Termini Imerese, fino al Monte S. Calogero. In questa zona la costa è alta, rocciosa e caratterizzata dalla presenza di un grosso scoglio a poca distanza dalla costa, detto “lo Scarpone” per la sua forma. Si aprono sulla costa due piccoli borghi marinari, S. Elia e S. Nicolicchia, con le caratteristiche case a strapiombo sul mare e le profonde insenature, dove si riparano le barche dei pescatori artigianali locali. L'adiacente porto di Porticello a Santa Flavia è invece uno dei più grossi centri pescherecci della Sicilia ed ospita una flotta costituita da centinaia di unità anche di grosso tonnellaggio. Costituito da un molo foraneo e da un molo sottoflutto, si prolunga in un litorale che inizialmente si presenta roccioso e riceve lo scarico di S. Flavia e prosegue poi in località Olivella, con una spiaggetta protetta ad est da un paio di scogliere frangiflutti. Le abitazioni di villeggiatura e gli alberghi si infittiscono sempre più procedendo verso il promontorio di Solanto, sede di un’antica tonnara, e l'accesso da terra è impedito dalle recinzioni e dai cancelli delle costruzioni. In località Fondachello, antistante l’abitato di Casteldaccia, il litorale è protetto da una serie di barriere frangiflutti che creano situazioni di ristagno delle acque nel periodo estivo, anche a causa della presenza di scarichi fognari non trattati. Da qui inizia una stretta spiaggia ghiaioso-sabbiosa che soltanto all'altezza di Altavilla Milicia si presenta rimpinguata dagli apporti dei torrenti Milicia, utilizzato anche come collettore fognario, e San Michele. In questa zona il litorale e il mare antistante si presentano molto degradati e in stato di completo abbandono. Presso Torre Colonna sorge il complesso turistico-balneare dello "Sporting Club" ed il litorale alterna calette ghiaiose chiuse da piccoli speroni rocciosi a tratti di costa bassa e rocciosa fino all’imponente promontorio di Capo Grosso, sovrastato dalla torre Normanna con alle spalle l’omonimo villaggio turistico. La parte occidentale e centrale di quest'area è costituita dalle dorsali dei Monti di Trabia e del Monte San Calogero di Termini Imerese, che rappresentano il raccordo naturale tra i Monti di Palermo e le Madonie. Fra la dorsale montuosa e il mare si trovano terreni plio-pleistocenici, rappresentati da sabbie argillose più o meno cementate, da sedimenti alluvionali terrazzati dal mare pleistocenico e da detriti provenienti dai rilievi calcarei e calcareo-dolomitici: la presenza di terrazzi indica sollevamenti notevoli avvenuti nel corso del Pleistocene. Superato Capo Grosso la linea di costa alterna tratti rocciosi e spiaggette ciottolose e ghiaose, fino a San Nicola l'Arena, frazione balneare del comune di Trabia, dotata di un porto ben organizzato e protetto dalle mareggiate, utilizzato sia dai pescatori locali sia da diportisti: si tratta indubbiamente del migliore porto turistico presente lungo la costa palermitana. Sede di una delle più antiche tonnare siciliane, ormai dismessa, S. Nicola ha visto crescere negli ultimi decenni le dimensioni del suo porto, inizialmente destinato alla pesca artigianale, per poi trasformarsi nell'attuale approdo turistico. Superata S. Nicola fino a Trabia il litorale è pressoché rettilineo e occupato da spiagge sabbioghiaiose alternate a piccoli tratti rocciosi, protetti in alcuni tratti da barriere frangiflutti: l’intera fascia costiera è occupata da seconde case, costruite a pochi metri dal mare. All’altezza del paese di Trabia la costa è protetta da una serie di barriere frangiflutti parallele alla costa, utilizzate per il riparo di piccole imbarcazioni da diporto e da pochi pescatori locali, soprattutto nel periodo estivo. Lungo questa costa si trovano rimarchevoli testimonianze del passato, legate al mare, come la Tonnara di Trabia, oggi trasformata in albergo di lusso, e l’adiacente Castello Lanza, appartenuto ai principi di Trabia, situato su un costone roccioso a picco sul mare. Oltrepassata Trabia la linea di costa si fa più frastagliata, con alternanza di tratti ciottolosi e punte rocciose più o meno prominenti; dopo la località denominata “Pietra Piatta” si arriva in pochi chilometri alla rupe di Termini Imerese: su questo tratto di litorale, occupato prevalentemente da spiagge ciottolose, si apre la foce del fiume S. Leonardo, recentemente sbarrato da una diga poco a monte, e che quindi non porta quasi più acqua e sedimenti al mare, con la conseguenza che la lunga spiaggia è attualmente in regressione. La città di Termini Imerese, sorta su una rupe calcarea alle falde del Monte S. Calogero (1.326 s.l.m.), è uno dei più grandi centri abitati della Sicilia settentrionale: il suo porto, ampliato nel dopo guerra, oltre ad ospitare una nutrita marineria prevalentemente artigianale, ha caratteristiche commerciali e industriali, tanto che è utilizzato in alternativa al porto di Palermo per lo sbarco di navi mercantili; - la seconda unità interessa la parte orientale del territorio di Termini Imerese e arriva fino a Capo Plaia. La fascia costiera orientale è ormai completamente stravolta da un susseguirsi di barriere frangiflutti che cingono l’intera area delle falde del monte S. Calogero, erette a protezione della strada a scorrimento veloce che collega la città con la limitrofa area industriale: all’interno di queste barriere si sono creati spazi acquei poco profondi, in alcuni dei quali sono ormeggiate piccole imbarcazioni da diporto. Il settore centrale dell’area ha inizio con la lunga piana costiera, formata dalle alluvioni dei fiumi Torto e Imera settentrionale, che sfociano in questa zona. I due fiumi drenano il territorio delle Madonie occidentali e dei monti di Termini, apportando al mare ingenti quantitativi di sedimenti, soprattutto nel periodo invernale, nonostante le opere di regimazione e cementificazione degli alvei realizzate nel dopoguerra. Il litorale immediatamente adiacente la foce del Fiume Torto è occupato dagli impianti della centrale termoelettrica dell’E.N.E.L., dotata anche di un lungo pontile per lo sbarco di prodotti petroliferi, che si protende in mare per oltre due chilometri. A circa cinquecento metri da riva è situato, lungo lo stesso pontile, l'impianto di presa dell'acqua utilizzata per il raffreddamento della centrale; facilmente visibile a poca distanza dalla costa è il refluo delle acque calde immesse in mare, lo scarico delle acque bianche e quello fognario dell'impianto E.N.E.L.. Ovviamente l’insediamento della centrale ha avuto un notevole impatto sull’intera zona: la spiaggia è deturpata anche da discariche di materiali incoerenti e da numerose barriere frangiflutti che si susseguono lungo il litorale. Nella zona sono presenti inoltre numerosi insediamenti industriali, fra i quali si segnalano per importanza lo stabilimento della FIAT e alcune fabbriche conserviere. Il tratto di spiaggia compreso tra le foci del fiume Torto e dell'Imera orla una pianura costiera nota come Piana di Buonfornello, dove vengono tuttora coltivati in abbondanza agrumi ed ulivi e colture orticole come il carciofo. Le condizioni in cui versa il litorale non migliorano affatto: gli edifici e gli impianti in fase di demolizione della grandiosa e mai funzionante "Chimica del Mediterraneo" dominano il paesaggio; un pontile, più breve del precedente, si protende inutilmente in mare preceduto a ponente da diverse barriere di massi frangiflutti e fiancheggiato a levante da un grosso scarico fognario e da discariche di materiali vari che insistono sulla costa fino a poca distanza dalla foce del fiume Imera. Il pessimo stato del litorale e del mare non scoraggia, durante la stagione estiva, la balneazione proprio nell'area del vecchio pontile. Oltrepassata la foce del fiume Imera la spiaggia tende lentamente a riacquistare un aspetto più naturale, mentre l'entroterra continua a presentarsi intensamente coltivato. L’intensa urbanizzazione degli ultimi anni, soprattutto nei territori di Buonfornello (Termini Imerese), Lascari e Campofelice di Roccella, sta purtroppo cancellando gli ultimi tratti naturali della fascia costiera, e con essi i complessi dunali, ormai ridotti a pochi lembi. Complessi vegetati, anche se molto degradati, si ritrovano alle foci dei pochi torrenti come il Piletto e il Roccella. Con la bella spiaggia di "Salinelle", in territorio di Lascari, la piana di Termini si esaurisce in prossimità dello sperone roccioso di Capo Plaia; - la terza unità inizia a Capo Plaja, arriva a Capo Raisigerbi e termina alla foce del fiume Pollina, confine orientale della Provincia di Palermo. Capo Plaja costituisce il primo contrafforte roccioso della costa di Cefalù: rappresenta una delle propaggini a mare della catena delle Madonne. I substrati geologici, in questa zona costiera, sono prevalentemente quarzarenitici del Trias superiore - Miocene inferiore, denominati Flysch numidico, quindi molto diversi dai substrati calcareodolomitici e calcarenitici che dominano nel versante occidentale della provincia di Palermo. Da Capo Plaia comincia un litorale molto movimentato, che alterna falesie, cale, spiaggette e promontori rocciosi, orlati da scogli e faraglioni; oltre Capo S. Lucia si estende poi la spiaggia di Cefalù che termina nel vecchio porticciolo situato prima della Rocca. Molto suggestive sono in questa zona la Baia dei Sette Emiri e Cala Mazzaforno, prima di Punta S. Lucia, difficilmente accessibili da terra. In questa zona, oltre a numerosi impianti alberghieri, si trova il Castello Ortolani di Bordonaro, oggi sede di rappresentanza del Comune di Cefalù. La spiaggia di Cefalù, lunga circa 2 km e di natura prevalentemente sabbiosa, è quasi tutta destinata alla libera balneazione e circa a metà della sua lunghezza riceve un piccolo corso d’acqua a carattere stagionale. Essa termina in corrispondenza del centro storico di Cefalù su cui si apre il porto vecchio, riparato da un molo frangiflutti. Cefalù sorge alle pendici dell’omonima Rocca, che rappresenta una discontinuità geologica, rispetto alle caratteristiche della zona: è infatti un baluardo calcareo appartenente ai cosiddetti “Calcari di Cefalù”, di età Giurassico superiore – Cretaceo medio. Si tratta di calcari recifali di colore grigiobluastro a grana fine a Rudiste, Gasteropodi e Coralli marini. Il litorale è interamente roccioso e calcareo, sormontato dalle carateristiche abitazioni del centro storico di Cefalù. Alle falde della Rocca troviamo il porto nuovo di Presidiana, al cui interno sfocia l'omonima sorgente; all'esterno del molo foraneo si trova lo scarico fognario del paese e le strutture dell'impianto di depurazione. Il porto, dotato di pontili mobili e banchine, racchiude una spiaggia poggiata al promontorio di Torre Kalura, dove si trova l'omonimo albergo. Oltrepassata la Kalura la costa è ancora prevalentemente rocciosa e interessata dalla presenza di grandi massi crollati; in questo tratto è stato realizzato un grosso intervento di riempimento del materiale cavato dalle gallerie dell’autostrada Palermo – Messina all’interno di una barriera artificiale, che surrettiziamente è stato fatto passare per un’azione di protezione della costa dall’erosione marina. Ciò ha portato all’avanzamento della linea di costa di alcune centinaia di metri in un tratto di circa 1 km, con lo snaturamento dei luoghi originari. Il litorale che segue, esteso per circa 10 km, è un continuo intervallarsi di coste rocciose e spiagge ciottolose e ghiaiose, fra le quali si ricordano la spiaggia di S. Ambrogio e quella di Finale di Pollina, sul versante occidentale di Capo Raisigerbi. Il territorio costiero è composto prevalentemente da terreni appartenenti al dominio Numidico e costituiti da un’alternanza di peliti brune e di quarzareniti grigio-rossastre in banchi. In questa zona sia la statale 113 che la ferrovia costeggiano il mare, e ciò ha indotto la edificazione di poderose barriere fatte di muraglioni e di massi frangiflutto sulla spiaggia, a difesa delle opere pubbliche. Nel complesso si tratta di un litorale non molto antropizzato, grazie anche alla accentuata pendenza dei contrafforti madoniti, che qui arrivano fino al mare. Nella zona di Capo Raisigerbi, unico promontorio degno di rilievo nella zona, troviamo anche alcune testimonianze del passato come la torre Conca ad ovest e la Torre del Marchese, inglobata nell’abitato di Finale di Pollina. La provincia di Palermo termina quasi in corrispondenza con la foce del Fiume Pollina, che drena una porzione delle Madonie di circa 335 km2; il tratto finale del Pollina è ormai interamente cementificato, come del resto lo è purtroppo la gran parte dei fiumi siciliani. La costa in questa zona ridiventa bassa e occupata da ciottoli fluviali, per una lunghezza di circa 700 m. Parallelamente alla costa sono state realizzate cinque barriere frangiflutti emerse, che smorzano l’azione erosiva del mare e contribuiscono al ripascimento della spiaggia. Lungo la foce del Fiume Pollina, inserita all’interno di un S.I.C., sono ben rappresentati aspetti di boscaglie ed arbusteti ripariali a dominanza di Tamarix africana: la foce è inoltre un punto di ritrovo per uccelli migratori. Lineamenti bionomici Il Golfo di Termini Imerese può essere suddiviso, dal punto di vista bionomico, in due settori, occidentale e orientale, il cui punto di demarcazione è situato grosso modo in corrispondenza del porto di Termini Imerese. La zona occidentale del golfo rappresenta, dal punto di vista geomorfologico, la prosecuzione del litorale nord-occidentale siciliano, caratterizzato da monti calcarei e piane calcarenitiche con tratti sabbiosi soprattutto nelle baie e insenature. La zona orientale, invece, è di diversa natura geologica, prevalentemente flyschioide e quarzarenitica, rappresentando le propaggini in mare della catena delle Madonie, eccezion fatta per il promontorio calcareo di Cefalù. A partire da Capo Zafferano la linea di costa presenta un'alternanza di tratti alti e rocciosi e piccole calette sabbio-ghiaiose nella parte più occidentale del golfo, fino quasi all'abitato di Casteldaccia; da qui in poi il litorale si fa più pianeggiante con ampi tratti occupati da spiagge più o meno estese e basse scogliere di natura calcarenitica; unico promontorio degno di nota è Capo Grosso. Dopo Termini Imerese incomincia l'omonima piana che è bordata da una spiaggia ininterrotta fino a Capo Plaia; oltre questa zona la costa è prevalentemente rocciosa, soprattutto sulle punte (Mazzaforno, Capo S. Lucia), ma interrotta da ampi tratti sabbiosi (ICRAM, 1994). Le batimetriche seguono abbastanza fedelmente la linea di costa, allontanandosene molto soprattutto nella parte centrale ed orientale del Golfo: i -100 m si ritrovano a oltre 10 km dalla costa. Le biocenosi bentoniche che si insediano lungo la fascia costiera in questione si presentano abbastanza diversificate nella parte occidentale, mentre sono molto più monotone nella parte centroorientale, a causa della morfologia costiera e della composizione dei fondali La carta delle biocenosi è stata elaborata georeferenziando ed inserendo in G.I.S. le cartografie provenienti dai ICRAM, 1994 e CEOM, 2002. Da Capo Zafferano fino a Porticello la costa è nel complesso alta e rocciosa inframmezzata da piccole baie ghiaiose: sul solco di battente si insedia il marciapiede a Vermeti (Dendropoma petraeum), formazione tipica di questi ambienti nella Sicilia occidentale (CHEMELLO et al., 1990), bordato dalla cintura a Cystoseira amentacea v. stricta, cui segue in profondità una breve fascia occupata da popolamenti ad alghe fotofile e chiazze di Posidonia oceanica prevalentemente su roccia. Poco al largo il fondale risale fino a circa -9 m con la cosiddetta secca della Chianca che ospita popolamenti fotofili e prosegue in profondità con facies sciafile del precoralligeno (Flabellia petiolata, Codium bursa, Peyssonnelia spp.) e del Coralligeno senza bioconcrezionamenti, caratterizzato dalla presenza di Gorgonie bianche (Eunicella spp.). Sotto i -40 m incomincia il fondale mobile, inizialmente caratterizzato da sabbie grossolane e in seguito detritiche (biocenosi DC), con segni di infangamento. Segue la biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri (VTC) con Turritella communis molto frequente. Di fronte Porticello il fondale emerge con lo scoglio della Formica che presenta pareti verticali fino al circalitorale: preponderanti anche qui sono i popolamenti afferenti al Coralligeno senza bioconcrezionamenti. Caratteristici sono gli affioramenti rocciosi profondi, che ospitano biocenosi Coralligene con preponderanza di Briozoi, Poriferi e Antozoi coloniali, e che rappresentano delle zone di pesca molto importanti per le marinerie artigianali locali. Nelle baie di S. Elia e Porticello gli elevati livelli di inquinamento organico causano lo sviluppo sui bassi fondali di facies nitrofile caratterizzate da Ulva rigida ed Enteromorpha spp.. Oltrepassato il porto di Porticello, sito molto inquinato da scarichi fognari ed occupato in larga parte da prati a Caulerpa prolifera, la fascia costiera è caratterizzata inizialmente da fondali rocciosi su cui si insediano per lo più facies nitrofile o fotofile di moda calma con prevalenza di Cystoseira compressa, Corallina elongata e Colpomenia sinuosa, mentre a seguire i fondali sono occupati da un'ampia prateria di Posidonia oceanica, sviluppantesi su sabbia e matte e che arriva a circa -20 m: sono presenti fra i rizomi numerosi individui di Pinna nobilis. Oltre questa fascia troviamo subito substrati infangati con predominanza della biocenosi VTC con i Molluschi Turritella communis, Abra nitida, e il Polichete Sternaspis scutata; questa biocenosi è una costante in tutto il Golfo di Termini Imerese a partire dai -20, -30 m di profondità, in alcuni tratti preceduta da fasce di transizione caratterizzate dal Polichete Ditrupa arietina. In corrispondenza della Punta di Solanto e oltre, fino all'abitato di Casteldaccia, il substrato è prevalentemente roccioso e per lo più colonizzato da specie appartenenti alla Biocenosi ad Alghe fotofile (AF) e dalla prateria di Posidonia oceanica. Inizia qui una spiaggia sabbio-ghiaiosa mista a rocce che, con qualche interruzione, arriva fino a Capo Grosso. Capo Grosso è un promontorio roccioso abbastanza alto, che prosegue in mare per alcune decine di metri fino a circa -10 m di profondità; il litorale è bordato da un potente marciapiede a Vermeti (Dendropoma petrauem) a cui segue in profondità una fascia ad Alghe fotofile mista a macchie di Posidonia oceanica, non molto estese. La roccia si interrompe su una spianata sabbiosa su cui prevale la biocenosi SFBC con Donax semistriatus, Chamelea gallina, Nassarius mutabilis e N. pygmaeus, ed interessata da densi prati di Cymodocea nodosa fino a circa -20 m. Più oltre troviamo la biocenosi VTC. Da qui fino ad oltre l'abitato di Trabia il litorale è basso e prevalentemente occupato da spiagge sabbiose e ghiaiose, anche se non mancano tratti rocciosi; il porticciolo di S. Nicola l'Arena e alcune opere di protezione del litorale sono intervenuti, insieme alla massiccia urbanizzazione della fascia demaniale, a modificare pesantemente questo tratto di litorale dove non mancano ovviamente gli scarichi fognari, anche se per lo più convogliati in condotte sottomarine. Nonostante ciò in questo tratto resiste ancora una rigogliosa prateria di Posidonia oceanica, prevalentemente impiantata su roccia calcarenitica, che arriva praticamente a terra (CALVO et al., 1995); la presenza di estesi tratti di “recif-barriere” di Posidonia, con l'ammortizzamento notevole del moto ondoso, ha consentito l'edificazione di interi condomini a due passi dal mare, così come avvenuto nel Golfo di Carini (PA) (TOCCACELI & ALESSI, 1989; TOCCACELI, 1990). Oltre il limite inferiore della prateria, a partire da 20-25 metri di profondità fino a circa -60 metri sussistono ancora le strutture sommerse (ancoraggi, blocchi in pietra, ecc) dell'antica tonnara di S. Nicola, che ha funzionato fino a circa 30 anni fa; tali strutture costituiscono un valido deterrente per la pesca a strascico. A profondità di circa 22-25 metri si assiste alla brusca transizione fra la prateria di Posidonia oceanica e il substrato mobile infangato, che avviene in presenza di un'"orlata", ossia di una linea di paleo-costa attualmente colonizzata da un rigoglioso popolamento pre-coralligeno caratterizzato da organismi bio-costruttori (alghe calcaree, briozoi, spugne, ecc.). L'orlata è una zona molto interessante per la piccola pesca costiera in quanto accoglie numerosi contingenti di specie economicamente importanti, come cernie, sparidi e aragoste. Interessante è in questa zona è il cosiddetto “orlo di Caccamo”, uno stretto rialzo roccioso parallelo alla linea di costa lungo circa 700 m, situato ad una profondità di circa -25 metri di profondità a circa 2 km al largo del litorale est di Trabia: si tratta probabilmente della prosecuzione dell’orlata descritta in precedenza ed è completamente ricoperto da una prateria di Posidonia oceanica su roccia e matte molto infangata, con alla base numerose cavità e anfratti che ospitano popolamenti ittici molto importanti per la presenza di saraghi e cernie. Dopo Trabia la prateria mostra larghi spiazzi di sabbia su cui si afferma la biocenosi SFBC e si esaurisce completamente in corrispondenza della località “Pietra Piatta”; su sabbia si sviluppa anche qui la facies a Cymodocea nodosa, che anzi in questa zona prima del porto di Termini Imerese trova il massimo sviluppo. Oltrepassata la foce del S. Leonardo (il cui corso è bloccato poco a monte dalla costruzione della diga Rosamarina) il litorale è prevalentemente sabbioso e la spiaggia continua fino alla diga foranea del porto di Termini Imerese. L'area portuale è interessata da fenomeni di insabbiamento che costringono a continui lavori di dragaggio; ne consegue un perenne stravolgimento dei fondali che sono quindi per lo più colonizzati da specie opportuniste e resistenti all'inquinamento. Superata l'area prettamente portuale, il litorale roccioso è pesantemente stravolto dalla costruzione di una fila di imponenti barriere frangiflutti, erette a protezione della strada costiera e della ferrovia; al loro interno trovano riparo numerose imbarcazioni da pesca e da diporto mentre i bassi fondali sono colonizzati da un popolamento di tipo pseudo-lagunare con prevalenza di Caulerpa prolifera, Cymodocea nodosa, Zostera noltii e Halophila stipulacea, fanerogama marina originaria del Mar Rosso che è stata segnalata più volte in Sicilia orientale e alle isole Eolie (ACUNTO et al., 1996a-b; ALONGI et al, 1993; CANCEMI et al, 1994): questa è la prima segnalazione per la Sicilia occidentale, segno che l'areale di distribuzione si sta espandendo. Queste barriere sono praticamente attaccate alla serie di opere marittime a servizio e a protezione della successiva area industriale, comprendente la grande centrale ENEL “Tifeo”, e vari altri stabilimenti fra cui spicca l'imponente struttura della “Chimica del Mediterraneo”, del resto mai entrata in funzione. Si ritrovano quindi, a distanza ravvicinata, tre pontili d'attracco per navi mercantili, uno scarico per le acque di raffreddamento della centrale termoelettrica e numerose barriere frangiflutti, nonchè la foce interamente cementificata del Fiume Torto. I manufatti sono colonizzati prevalentemente da popolamenti nitrofili (Ulvales), mentre sui piloni dei pontili si ritrovano interessanti concrezionamenti a dominanza di Briozoi (Schizoporella spp. e Schizobrachiella spp.) e dense mitilaie (Mytilus galloprovincialis). All'altezza dello svincolo di Buonfornello si trova la foce di uno dei più grandi corsi d'acqua della Sicilia settentrionale, il Fiume Imera settentrionale, che drena un ampio bacino comprendente le Madonie occidentali. Con le piene invernali il fiume scarica nel Tirreno ingentissimi quantitativi di sedimenti che vanno ad alimentare le spiagge e i fondali della fascia costiera orientale del Golfo di Termini Imerese. Questa zona è infatti interamente occupata da una lunga spiaggia i cui prospicienti fondali sono caratterizzati da biocenosi di substrato mobile (SFHN, SFBC, DC e VTC) con gli organismi caratteristici già citati in precedenza; da segnalare anche qui la presenza di estese facies a Cymodocea nodosa fino a quasi -20 m di profondità. L'area costiera antistante la foce di questi fiumi è una importante nursery per numerose specie pregiate (LOPIANO et al., 1992) e l'attività di pesca è molto intensa, soprattutto nei mesi invernali quando è periodo di "neonata" di sardina. A Capo Plaia si interrompe la spiaggia e incomincia una costa mediamente alta e rocciosa che però non prosegue che per pochi metri sott'acqua. In quest'ambiente non troviamo il marciapiede a Vermeti che caratterizzava il Mesolitorale inferiore e la Frangia infralitorale delle coste calcaree della Sicilia occidentale, ma una breve cornicetta a Lythophyllum lichenoides seguito sulla Frangia dalla cintura a Cystoseira amentacea v. stricta e presenze di Rissoella verrucolosa, alga Rodoficea caratteristica di ambienti non calcarei. Sul fondo si ritrova una stretta fascia a Posidonia oceanica su roccia e quindi il substrato mobile occupato dalla biocenosi SFBC, con facies a Cymodocea nodosa. Questa situazione si protrae fino al promontorio di Cefalù, “enclave” di natura calcarea dove ritroviamo un piccolo marciapiede a Vermeti. Sulla Frangia si insediano specie appartenenti all'associazione Pterocladio-Ulvetum e Cystoseira compressa, a testimonianza dell'instabilità ecologica e della parziale compromissione dell'ambiente costiero, causato dagli scarichi del centro abitato. Sui brevi fondali rocciosi con cui si prosegue la Rocca in mare ritroviamo la biocenosi ad Alghe fotofile e la prateria di Posidonia oceanica, sempre su roccia; più al largo si insedia la sequenza di biocenosi già segnalata in precedenza. A seguire i fondali che vanno da Cefalù fino a Capo Raisigerbi ricalcano la situazione già descritta per il litorale precedente (Capo Plaja), con prevalenza di fondi mobili, occupati da sabbie e sedimenti infangati, mentre i substrati rocciosi sono confinati in prossimità del litorale, con presenza della biocenosi AF (Alghe fotofile) In corrispondenza della punta è presente una prateria di Posidonia oceanica di estensione limitata, su matte e sabbia. Lineamenti geomorfologici La fascia costiera e l’entroterra del Golfo di Termini Imerese mostrano un insieme di unità stratigrafico-strutturali di età mesozoico-paleogenica, sovrapposte geometricamente da nord verso sud. La parte occidentale e centrale di quest'area è costituita dalle dorsali dei Monti di Trabia e del Monte San Calogero di Termini Imerese, che rappresentano il raccordo naturale tra i Monti di Palermo e le Madonie (ABATE et al., 1988). La parte compresa tra Termini Imerese e Capo Plaia ha un andamento pressoché rettilineo. Lungo questo tratto l'affioramento principale è rappresentato dai terrazzi marini pleistocenici della Piana di Buonfornello che danno luogo a coste basse, sabbioso-ghiaiose e ciottolose (AMORE et al., 1997). Procedendo da Capo Plaia verso Cefalù la costa si fa alta e rocciosa con limitate spiagge presenti nelle calette. Questa zona è caratterizzata dall'affioramento delle arenarie quarzose del “Flysch Numidico”. In quest'area i terreni affioranti permettono di riconoscere: a) successioni mesozoico-paleogeniche con caratteri di bacino e di piattaforma carbonatica, appartenenti al dominio paleogeografico imerese rappresentati da successioni calcaree e calcareo-dolomitiche triassiche; b) terreni appartenenti ai domini più interni (Sicilidi), rappresentati da coltri alloctone di “Argille Variegate” contenenti blocchi più o meno estesi di calcilutiti biancastre riconducibili alla facies tipica di “Polizzi” e di arenarie quarzose simili a quelle del “Flysch Numidico”; c) terreni della formazione Terravecchia, costituiti prevalentemente da sabbie, marne arenacee, arenarie, argille e talvolta potenti intercalazioni conglomeratiche a ciottolame quarzarenitico derivato dal “Flysch Numidico”; d) terreni della serie gessoso solfifera, chiusi al top dalle marne biancastre a Globigerinidi (Trubi); e) terreni plio-pleistocenici, rappresentati da sabbie argillose più o meno cementate, da sedimenti alluvionali terrazzati dal mare pleistocenico e da detriti provenienti dai rilievi calcarei e calcareo-dolomitici nonchè dai terreni plio-pleistocenici medesimi. I principali corsi d'acqua che sboccano in questo tratto di costa sono da ovest verso est: il Torrente Milicia, il Fiume San Leonardo, il Fiume Torto e il Fiume Grande (Imera). Si tratta di corsi d'acqua che presentano i loro alvei particolarmente incassati, e con le loro vallate che si addentrano all'interno dell'isola, costituiscono delle importanti vie di comunicazione per l’entroterra siciliano. Il fiume S. Leonardo è attualmente sbarrato dalla diga Rosamarina, inaugurata nel 1990: da allora il S. Leonardo è praticamente asciutto nel suo tratto terminale e la spiaggia presso la foce è in netta erosione. Lungo la fascia costiera ed in corrispondenza dei letti e fianchi dei fiumi Torto ed Imera, si hanno notevoli spessori dei depositi alluvionali sabbiosi, argillosi e ciottolosi. Tali depositi raggiungono il massimo spessore in corrispondenza di detti fiumi, dove possono superare i 50 metri. Di grande interesse morfotettonico sono i numerosi terrazzi pleistocenici della fascia costiera termitana, che indicano sollevamenti notevoli avvenuti nel corso del Pleistocene. La piattaforma continentale del Golfo di Termini Imerese è abbastanza estesa, da un massimo di 13 km nel settore centrale del golfo ad un minimo di 3.5 - 4 km in corrispondenza delle estremità occidentale e orientale del golfo. Il bordo è posto a circa 150 m di profondità. La piattaforma continentale risulta formata da una piana che degrada lentamente verso il largo con pendenze inferiori ad un grado; tranne nel settore occidentale dove l'affioramento del substrato roccioso dei Monti di Palermo, fagliato ed eroso dal mare, produce alcune falesie sommerse di notevole interesse naturalistico e ittico. Gli affioramenti rocciosi sono scarsi e limitati al settore centro-occidentale. In questi affioramenti rocciosi è presente il coralligeno, mentre nell’infralitorale la colonizzazione del substrato è a carico della prateria di Posidonia oceanica, che si impianta direttamente su roccia. Quest'area è caratterizzata da un forte apporto di sedimenti terrigeni provenienti dai numerosi corsi d'acqua che vi sfociano. Le facies sedimentarie si succedono regolarmente dalla costa verso il largo e sono costituite da: ciottoli, ghiaie e sabbie litorali, trasportati a mare dai numerosi corsi d'acqua, presi in carico dalla corrente litorale e distribuiti nelle spiagge emerse e sommerse; sabbie da medie a fini fino a circa – 25, -30 m di profondità; segue la fascia di sabbie pelitiche e peliti sabbiose; oltre questa fascia è presente una facies pelitica con percentuali variabili di sabbie. I porti di pesca Porticello Il porto di Porticello, sito nel comune di Santa Flavia, è costituito da un molo foraneo, un molo sottoflutto, tre banchine, ed è frequentato soprattutto da imbarcazioni pescherecce, anche di altre marinerie. Il porto offre un buon riparo dal moto ondoso, è dotato di una stazione di rifornimento di carburante in banchina, e al suo interno sono presenti numerosi cantieri per la costruzione e la riparazione di barche. E' inoltre presente uno scalo di alaggio per grosse imbarcazioni, oltre le 100 tonnellate. All'interno del porto sono inoltre presenti: la struttura del Mercato Ittico, ancora non aperto, diverse celle frigorifere e macchine del ghiaccio. Porto di Porticello S. Nicola l'Arena - Trabia Il Porto di S. Nicola, frazione di Trabia, con i suoi due moli paralleli offre un ottimo riparo sia alle imbarcazioni da pesca che a quelle da diporto. Quest'ultime sono infatti molto numerose, soprattutto nel periodo estivo, tanto che si è resa necessaria l’installazione di numerosi pontili galleggianti. Il porto è fornito di servizi, luce, acqua e carburante in banchina, anche se le barche da pesca vanno a rifornirsi di gasolio a Porticello. Solo una piccola parte del porto è riservato alla pesca, un pontile galleggiante e una banchina cementata. Inoltre, soprattutto nel periodo estivo, alcune imbarcazioni trovano riparo lungo l’arenile, riparato dalle barriere frangiflutto, presente in corrispondenza del centro abitato di Trabia. Porto di S. Nicola l'Arena - Trabia Termini Imerese Il porto di Termini Imerese è senz’altro la struttura più grossa presente nell’area, dopo che il vecchio porto è stato notevolmente ampliato. Dispone di un lungo molo foraneo e un molo sottoflutto che offrono ampio riparo alle imbarcazioni. Il porto è prevalentemente mercantile e viene utilizzato per il movimento merci della attigua zona industriale. La porzione destinata all’ormeggio delle imbarcazioni da pesca risulta quindi insufficiente al numero dei natanti, che trovano riparo solo su un molo protetto dai massi frangiflutti. In banchina è presente una stazione di rifornimento di carburante, mentre sull’arenile interno al porto sono presenti alcuni cantieri navali, dotati anche di un bacino di alaggio per imbarcazioni sino a 60 tonnellate. Nell’area portuale è inoltre presente una fabbrica del ghiaccio. Il porto di Termini Imerese. Cefalù Cefalù dispone di due approdi, lo Scalo Vecchio a ponente, e Presidiana a levante della Rocca. Il primo è ormai poco utilizzato e serve poche imbarcazioni da pesca, soprattutto in estate; il secondo invece è pienamente operativo. Presidiana offre un buon ridosso per il moto ondoso del III e IV quadrante, mentre sono di traversia il Grecale e il Levante. Il porto è protetto da una diga foranea a tre bracci, orientata ad E. Il bacino portuale comprende due pontili:uno in cemento armato a forma di T con due pennelli interni da entrambi i lati; l’altro, in ferro, dove attraccano gli aliscafi. La parte più interna del porto è adibita alla pesca, sia in banchina che alla fonda. Il porto di Cefalù. La flotta di pesca e le marinerie Esistono nell'area quattro marinerie di antica tradizione: Porticello, S. Nicola l'Arena, Termini Imerese e Cefalù. I dati sulla flotta da pesca professionale nell'area sono stati ricavati dai Registri delle Navi Minori e Galleggianti presso gli uffici marittimi di Porticello, Termini Imerese e Cefalù (aggiornati al 2006). La marineria più importante è senza dubbio quella di Porticello, che fra l'altro è la seconda in Sicilia dopo Mazara del Vallo, con 267 imbarcazioni operative, seguita da Termini Imerese con 73, da Cefalù con 60 e da S. Nicola l'Arena con 24 barche. La suddivisione in classi di stazza lorda rivela che la stragrande maggioranza delle imbarcazioni è inferiore alle 10 TSL, connotando quindi l'area a spiccata vocazione artigianale: a Porticello e, in minor misura, a Termini Imerese, sono tuttavia presenti un discreto numero di grosse imbarcazioni (> 10 TSL) che praticano prevalentemente la pesca a strascico, grazie all'estensione dei fondali strascicabili nel Golfo. AREA DI STUDIO Numerosità naviglio 60 Porticello 73 Trabia - S. Nicola Termini Imerese Cefalù 267 24 Numerosità del naviglio da pesca nell’area.. NAVIGLIO AREA DI STUDIO Classi di TSL 140 120 100 Porticello 80 Trabia - S. Nicola 60 Termini Imerese Cefalù 40 20 0 0-3 3-10 10-50 50-100 Composizione del naviglio da pesca nell'area per classi di TSL. Porticello NAVIGLIO AREA DI STUDIO Classi di KW Trabia - S. Nicola Termini Imerese Cefalù 70 60 50 40 30 20 10 Composizione del naviglio da pesca nell'area per classi di KW. > 300 120 - 300 60 - 120 30 - 60 15 - 30 2 - 15 removeliche 0 I sistemi di pesca I metodi di pesca maggiormente in uso nella zona interessata sono quelli adatti per il prelievo delle prede su fondali rocciosi e sui posidonieti, vale a dire le reti da posta e i palangari di fondo, ma ben sviluppata è anche la pesca ai pelagici col cianciolo e i palangari derivanti, mentre l’utilizzo delle reti derivanti, un tempo caratteristico in tutte le marinerie della zona, attraversa attualmente un periodo di grande incertezza normativa, a seguito del bando delle spadare e delle forti limitazioni all’uso della ferrettara. E’ possibile operare una suddivisione in base al tipo di rete utilizzato: Reti da posta fissa Reti a circuizione Reti derivanti Reti da traino Palangresi o palangari Lenze Reti da posta fissa Tremaglio: è l’attrezzo più comune della piccola pesca locale ed è quello di riferimento per la maggior parte dei rilevamenti sul campo, ed è usato soprattutto per le specie bentoniche, principalmente triglie, scorfani; polpi, ecc.. Incastellata: si tratta di una composizione fra un tremaglio, situato sotto e una rete da imbrocco, posta sopra al primo, allo scopo di insidiare anche branchi di pesce pelagico, è nota localmente con il nome di "impardata". Imbrocco: fra questi attrezzi sono soprattutto in uso: Ricciolara o "schitta": si tratta di una rete superficiale, in monofilo, che viene usata soprattutto in settembre e sotto costa, esclusivamente per la cattura di giovanili di ricciola (100-150 grammi); può essere usata come derivante. Palamitara; usata raramente al largo per la cattura dei Tombarelli o Bisi (Auxis rochei). Dato il loro scarso pregio, questo tipo di pesca è in disuso, e la rete viene soprattutto calata sotto costa da una decina di barche per la cattura dei Palamiti (Sarda sarda). Reti a circuizione Cianciolo: con o senza chiusura del sacco, viene calato soprattutto vicino la costa per la cattura dei branchi di Menole (Spicara maena), degli “asineddi” (S. smaris) e della “vopa” o boga (Boops boops). In questo caso il cianciolo, detto anche "raustina", finisce con l’essere un attrezzo radente di particolare efficacia, al quale viene imputata una larga parte dei danni alle risorse demersali, paragonabili a quelli della sciabica. Nei mesi che vanno da agosto a novembre un particolare tipo di cianciolo viene usato per la pesca dei cosiddetti "pesci d'ombra", Lampughe e Pesci pilota (Coryphaena hyppurus e Naucrates ductor) ma anche Ricciole (Seriola dumerili) con la tecnica del "cannizzo", ossia la collocazione di alcune foglie di palma (Phoenix canariensis) al largo e in superficie, attaccata con un grosso filo di nylon ad una "mazzara" in cemento posta sul fondo; questo tipo di pesca ha un rilevante impatto ambientale a causa del nylon che viene disperso in mare e della forte attrazione su queste specie che difficilmente ormai entrano sottocosta. Tartana o “tartarone” È una rete a circuizione a maglie finissime impiegata soprattutto per la pesca dei giovanili delle Spicare, intese sotto il termine di “maccarruneddu”, del cicerello (Gymnamnodites cicirellus) e del novellame di sarda ed acciuga. Il suo uso è stagionale: nel periodo tardo invernale moltissime barche usano la tartana come una sciabica per la cattura del novellame, il cui prezzo spunta valori molto elevati, grazie all'apprezzamento da parte dei palermitani. Il suo impiego è improprio (è in realtà una rete da traino) in quanto viene strascicato sul fondo su substrato sabbioso e sotto costa. Reti derivanti Ferrettara La pesca al Pesce spada (Xiphias gladius) con la rete spadara vedeva la marineria di Porticello come una delle più importanti nel basso Tirreno: la sua messa al bando ha creato una forte crisi che ancora non si è risolta. Molti equipaggi utilizzano da allora la "piccola derivante" o ferrettara, lunga circa 2-3 km, spesso associata ai palangari derivanti, con cui si catturano grandi e medi pelagici, fra cui, oltre il Pesce spada, il Tonno rosso e altri Tunnidi. Reti da traino Strascico a divergenti Lo strascico a divergenti viene utilizzato nelle marinerie di Termini Imerese e soprattutto a Porticello: le barche che lo esercitano sono abbastanza abitudinarie, nel senso che generalmente pescano sempre nelle stesse zone e negli stessi strati batimetrici, a seconda della stazza lorda. La maggior parte delle barche a strascico, inoltre, nel periodo estivo esercitavano la "spadara", quindi erano polivalenti, ma oggi, con la messa al bando di questo attrezzo, questa pratica è ormai decaduta. Ne deriva quindi che la pressione dello strascico sulla fascia costiera è notevolmente aumentata d'inverno diverse barche si trasferiscono nel litorale meridionale della Sicilia per la pesca del "bianchetto", generando aspri conflitti, soprattutto con la marineria di Sciacca, oppure si spostano nel messinese, alle foci delle fiumare. Palangresi o palangari Palangari da fondo Innescati con sarde, pezzi di polpo o oloturia, è un attrezzo abbastanza leggero ed è rivolto alla cattura di pesce bianco come il Sarago (Diplodus spp.) l'Occhiata (Oblada melanura), l'Orata (Sparus aurata), il Pagro (Sparus pagrus) e il Dentice (Dentex dentex); una variante più “pesante” è utilizzata, soprattutto a Porticello ma anche nelle altre marinerie, su alti fondali soprattutto per la cattura del Pesce Castagna (Brama rayi), il Merluzzo (Merluccius merluccius) e la Spatola (Lepidopus caudatus). Palangari derivanti Dopo la messa la bando della rete spadara, diverse imbarcazioni, principalmente della marineria di Porticello, si sono riconvertite alla pesca col palangaro derivante per il Pesce spada (Xiphias gladius), che cattura anche Tonni rossi (Thunnus thynnus) e Alalunga (Thunnus alalunga). Lenze In estate vengono usate da moltissime imbarcazioni le lenze da fondo soprattutto per la cattura del Totano (Todarodes sagittatus), utilizzando il cosiddetto “antrato” e il “siluro”, con il quale si attirano i cefalopodi più in superficie. Le lenze a traina sono invece poco impiegate dai professionisti, ma molto utilizzate dai diportisti estivi che insidiano soprattutto Ricciole e Lampughe. Alla luce delle superiori considerazioni è evidente la vocazione artigianale dei sistemi di pesca in uso nelle marinerie della zona, peraltro testimoniata da 2 indicatori significativi: - l’estrema polivalenza delle attività di pesca: quasi tutte le barche utilizzano più sistemi e attrezzi di pesca nei diversi periodi dell’anno, adattando le strategie di pesca all'etologia ed all'ecologia delle prede. - la multispecificità delle catture della pesca, a testimonianza dell’elevata diversità biologica dei popolamenti ittici. In un quadro riassuntivo, i sistemi di pesca in uso, suddivisi per marineria e reperiti consultando l’Archivio delle licenze di pesca in Capitaneria di Porto (dati 2006), sono i seguenti. Attrezzi Palang Lenz Circuizion Ferrettar Strascic Arpion Sciabic Traino da posta ari e e a o e a molluschi Porticello 233 210 155 113 68 73 8 1 1 68 Travia 24 14 16 1 0 0 0 0 0 4 65 52 39 32 13 11 3 0 0 17 58 23 19 29 11 2 0 0 0 11 380 299 229 175 92 86 11 1 1 100 Porticello NAVIGLIO AREA DI STUDIO Licenze di pesca Trabia Termini Imerese Cefalù 250 200 150 100 50 ol lu sc hi m Sc ia bi ca Tr ai no Ar pi on e St ra sc ic o Fe rre tt a ra ui zi on e 0 C irc studio di Le nz e Area i Cefalù Pa la ng ar Imprese At tre zz ip os ta Termini %