Il Microcredito: profili teorici e applicativi. Il caso “The People of San
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Il Microcredito: profili teorici e applicativi. Il caso “The People of San
Il Microcredito: profili teorici e applicativi. Il caso “The People of San Miniato Foundation” ARIANNA GASPARRI 1407220 CLEAM a.a. 2011/2012 Docente Tutor GIORGIO FIORENTINI 2 Ringraziamenti Desidero ringraziare tutte le persone che, con pazienza e gentilezza, mi hanno aiutato a ottenere le informazioni necessarie per lo svolgimento di questo lavoro e mi hanno accompagnato nella sua stesura. Ringrazio il Professor Fiorentini, per avermi dato la possibilità di collaborare con lui nella stesura di questo lavoro e per tutti i preziosi consigli che mi ha dato. Ringrazio la Dott.ssa Alessia Anzivino, che mi ha supportato anche nei pomeriggi caldi d’estate. Ringrazio la Dott.ssa Laura Biancalani, che si è sempre mostrata disponibile per ogni chiarimento e mi ha sempre supportato nello svolgimento del lavoro, la Dott.ssa Francesca Cioni, che mi ha materialmente fornito informazioni preziose, il Rag. Massimo Bacchereti e tutti coloro che sono coinvolti nel progetto della The People of San Miniato Foundation. Ringrazio Casa Maionese, una maestra di vita, e tutti coloro che ne hanno fatto parte, anche per poco. Ringrazio tutti i miei amici, quelli d’infanzia e quelli conosciuti in questa avventura milanese. Infine, ringrazio mia madre, mio padre, Luca e Azzurra che mi hanno sempre supportato in ogni mia scelta, e dedico loro questo mio lavoro. 3 4 Indice Abstract……………………………………………………………………..…………………pag. 7 Introduzione…………………………………………………………………………………...pag. 8 Metodologia…………………………………………………………………………………..pag.10 PARTE 1: Review letteratura 1- IL MICROCREDITO pag. 11 1.1. Premessa……………………………………………………………………………….pag. 11 1.2. Origini…………………………………………………………………………………...pag. 12 1.3. Il sistema di credito formale, il sistema di credito informale e la risposta del Microcredito…………………………………………………………………………………..pag.13 2- PRINCIPI, MODELLI, METODOLOGIE E PRODOTTI pag. 17 2.1. Principi ispiratori……………………………………………………………………….pag. 17 2.2. Modelli…………………………………………………………………………………...pag.20 approccio minimalista e approccio integrato 2.3. Tipologie………………………………………………………………………………..pag. 21 Prestito di gruppo – gruppo solidale Prestito di gruppo – Village banking Prestito individuale Prestiti associativi 2.4. Prodotti…………………………………………………………………………………pag. 25 5 Credito al consumo Servizi assicurativi Servizi di accompagnamento 3- LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI pag. 27 PARTE 2: Case Study e analisi dei risultati 4- CASE STUDY pag. 31 4.1. Premessa……………………………………………………………………………….pag. 31 4.2. The People Of San Miniato Foundation……………………………………………..pag. 32 4.3. Il bando 2011…………………………………………………………………………..pag. 37 4.4. Gli Indicatori…………………………………………………………………………….pag. 38 Conclusioni…………………………………………………………………………………..pag. 53 Bibliografia e sitografia……………………………………………………………………..pag. 55 6 Abstract Il presente lavoro si propone di presentare i profili teorici del Microcredito; partendo da questi aspetti che contraddistinguono questo nuovo modo di pensare la concessione del credito, il focus si sposta sull’importanza, per le istituzioni che erogano questi microfinanziamenti, di possedere strumenti di monitoring capaci di misurare l’efficacia delle loro politiche. L’obiettivo è, dunque, quello di dimostrare la possibilità di creare indicatori oggettivi e veritieri in grado di valutare le politiche di queste istituzioni, dove la componente soggettiva, di difficile misurazione, risulta predominante. Ad esemplificazione, si è studiato il caso della The People of San Miniato Foundation: si è creato un primo set di indicatori definiti grazie a dati provenienti da interviste e dataset forniti dai responsabili del progetto; successivamente, a causa di una scarsità di dati che impediva una valutazione d’efficacia esaustiva, si è proposto un ulteriore set di indicatori da utilizzare per un’analisi più specifica. In conclusione, si può affermare che è possibile una valutazione dei risultati attraverso l’utilizzo di indicatori oggettivi ed essa risulta fondamentale per legittimare l’azione di un progetto di Microcredito in modo tale da evidenziare il contributo che esso dà alla comunità. 7 Introduzione Il corso di studi che frequento mi dà la possibilità di interfacciarmi continuamente con problematiche che affliggono l’economia mondiale, o i fattori critici di successo in grado si decretare la crescita longeva di un Paese. Dapprima personalmente, e con gli strmenti analitici fornitimi dall’Università poi, sono sempre stata interessata ad approfondire le problematiche che toccano da vicino l’economia dei Paesi non soltanto molto sviluppati, ma anche di quelli costantemente alle prese con conflitti che spesso, dietro motivazioni di carattere etnico, nascondono in realtà cause di natura economica, quei Paesi in via di sviluppo, vittime di un vero e proprio sfruttamento delle proprie risorse perché posti nella condizione di dipendere da Stati stranieri. Sempre più frequentemente sentiamo, infatti, parlare di zone del mondo ricche di potenzialità, ma le cui popolazioni non riescono mai a conseguire l’autonomia e l’autosufficienza facendo leva sulle attività più tradizionali. Grazie all’esperienza del programma di exchange, che ho svolto presso la Business School della National University di Singapore, ho avuto l’opportunità di studiare le politiche macroeconomiche dei Paesi limitrofi, come il Vietnam e la Cambogia, che usualmente l’Occidente definisce “developing countries”, e poi di concretizzare la mia conoscenza teorica grazie a viaggi di turismo responsabile che ho avuto la possibilità di effettuare nel Sud Est Asiatico. Rimasta affascinata dalle popolazioni autoctone, che ho avuto modo di conoscere da vicino, il mio interesse per questi Stati all’eterna ricerca di un adeguato sviluppo economico è aumentato e ha cercato di trovare risposte motivate per aiutare proprio quelle popolazioni che ho incontrato, nei cui occhi ho letto una grande voglia di costruirsi un futuro migliore. Una risposta plausibile alle esigenze di queste popolazioni può essere rintracciata nelle esperienze del Microcredito, la parabola del Professor Yunus, il bengalese che ha aiutato le donne della comunità di Jobra ad avviare nuove attività imprenditoriali e ad uscire dal loro stato di indigenza, sia economica, che sociale, assicurando loro un futuro più prospero tramite la concessione di microprestiti senza porre barriere all’ingresso tipiche del mercato formale, come la richiesta di garanzie reali, che rappresentano l’ostacolo principale per coloro che hanno bisogno di credito. 8 Ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino tale fenomeno proprio a partire dal territorio in cui vivo, la città di San Miniato, in cui è nata una Fondazione bancaria che ha avuto il grande merito di lavorare per la pace nei territori della Palestina, proprio in virtù di esperienze di piccolo prestito all’artigianato locale per far nascere e prosperare aziende in luoghi in cui è tuttora difficile parlare di solidarietà e fratellanza. Il mio interesse è andato sempre crescendo, e si è tradotto concretamente nella partecipazione come Summer Intern a un progetto di Microcredito di una Organizzazione No Profit in India, nella regione di Gujarat, nella città di Baroda, grazie all’associazione studentesca AIESEC. Qui, ho avuto la possibilità di collaborare con una piccola banca locale che concede microprestiti, la M V Power Bank, e ho seguito da vicino i meccanismi tipici del fenomeno del Microcredito, quali la scelta dei beneficiari, le riunioni periodiche per la restituzione del prestito e il correlato sistema di monitoring da loro utilizzato. Ho inteso per questo approfondire l’argomento per comprendere meglio le origini, lo sviluppo, le diverse applicazioni che il Microcredito ha subito nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, e poi procedere con l’analisi di un caso studio, quello appunto che vede le origini nella mia terra natale, la The People of San Miniato Foundation. Il case study si muove seguendo un obiettivo, ovvero quello di trovare indicatori in grado di supportare il sistema di monitoring dell’iniziativa sanminiatese, perché il presente lavoro concorda, anche con quanto emerge dall’analisi della letteratura, con il concetto di valutazione dei risultati come processo fondamentale per l’efficacia e il successo di un programma. Si ritiene, infatti, necessario per il settore, l’implementazione di un sistema di meccanismi di controllo volto a misurare l’efficacia della propria azione, viste anche la disponibilità sempre più scarsa di risorse e le sempre più articolate relazioni con l’esterno e con gli stakeholder1. Tale ricerca si propone, quindi, di mostrare la possibilità di misurare l’efficacia dell’azione di un istituto di Microcredito tramite indicatori oggettivi e veritieri, nonostante la soggettività sia un tratto caratterizzante del settore, che si traduce nella fiducia quale pilastro fondamentale nelle relazioni tra beneficiari e istituti di credito. 1 Fiorentini, G. (2012). Economia e gestione delle aziende non profit: cod. 30191. Milano: EGEA. Cap 2, Par. 2.4. 9 Metodologia Il presente lavoro verte sul fenomeno del Microcredito e affronta tale argomento da due diverse prospettive: v Una review della letteratura che ne descrive le origini, i principali modelli e che va a sottolineare l’importanza della misurazione dei risultati per politche d’azione efficaci; v Un’analisi del caso studio “The People of San Miniato Foundation”, con la proposta di strumenti di monitoring per la valutazione di efficacia di tale programma. Per il secondo punto, l’analisi è stata svolta grazie a interviste e raccolta dati presso gli uffici italiani dell’associazione: sono emerse lacune nel reperimento di informazioni sui beneficiari, tanto da non fornire un quadro completo ed esaustivo per una valutazione di efficacia. Si è ritenuto indispensabile, quindi, andare a proporre ulteriori indicatori in grado di descrivere in modo più dettagliato, ma sempre chiaramente comprensibile a tutti gli attori coinvolti nel progetto, l’efficacia dell’azione della The People of San Miniato Foundation, in vista anche di una probabile e reale applicazione da parte dei responsabili del progetto. 10 1. IL MICROCREDITO Solo i cattivi espolaratori dicono che non c’è terra, allorchè vedono soltanto il mare. Francesco Bacone 1.1. Premessa A seguito dello smisurato successo che la filosofia alla base dello strumento del Microcredito ha avuto negli ultimi decenni, il 2005 è stato dichiarato, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, Anno Internazionale del Microcredito. Secondo la definizione della Microcredit Summit Campaign, è possibile definire il Microcredito come “the extension of small loans and other financial services (such as savings accounts) to the very poor”. Si tratta quindi di una particolare forma di credito caratterizzata da importi di basso ammontare e senza vincoli di garanzia concessi a persone povere. Queste caratteristiche hanno permesso la diffusione di questo strumento prima nei Paesi sottosviluppati, contribuendo poi ad una successiva crescita di microimprese anche nei Paesi sviluppati. Il meccanismo così congeniato permette, prosegue la definizione, “to pursue entrepreneurial projects that generate extra income, thus helping them to better provide for themselves and their families”2. Il Microcredito nasce per provvedere a quella domanda insoddisfatta di credito, da parte di chi appartiene solitamente alle fasce a basso reddito della popolazione e che vedono respinte le loro richieste dalle banche tradizionali, in quanto deficitarie di garanzie reali per accedere ai canali di credito tradizionali3. La probabilità che questi ultimi si trovino a far fronte alle difficili dinamiche causate dal circolo vizioso della povertà è molto alto, trappola che a livello macroeconomico può causare un basso prodotto pro-capite, un conseguente basso consumo pro-capite ed un connesso basso investimento pro-capite, poiché tutto ciò che è prodotto si traduce in consumi. La crescita del Prodotto Interno Lordo risulterà essere di conseguenza ridotta o addirittura nulla, facendo presagire l’innescarsi di un circolo vizioso di povertà da cui è difficile affrancarsi. La conseguenza peggiore che questo circolo concerne la marginalizzazione dell’uomo non solo dal settore creditizio, ma soprattutto dalla società. 2 (http://www.microcreditsummit.org/about/what_is_microcredit/) 3 D. Ciravegna, A. Limone (2006). Otto modi di dire microcredito. Ed. Il Mulino 11 La speranza di un futuro migliore per l’individuo si sgretola, innescando una voragine che si perpetua e si fa sempre più profonda4. 1.2. Origini Nell’imaginario collettivo odierno, quando si parla di Microcredito viene automaticamente alla mente la parabola del Professor Muhammad Yunus, che nel 1977 ha fondato la Grameen Bank, esempio più conosciuto di istituzione di Microcredito. Tuttavia, forme di micro finanziamenti si trovano già ben secoli prima. Nel Medioevo, infatti, era molto praticata la cosiddetta forma di intermediazione finanziaria dei “monti di pietà”, che deve la sua diffusione, soprattutto in Europa, al movimento francescano. Questa forma di intermediazione riconosceva nel prestito una sorta di educazione all’imprenditorialità, piuttosto che la semplice beneficienza che bastava solo per sopravvivere. Sono da annoverare, poi, le English Lending Charity o l’Irish Loan Fund, enti che elargivano Microcredito dopo le carestie che colpirono le regioni nel XIX secolo. Maggiore impatto ebbero le “casse rurali sociali di credito” della seconda metà del XIX secolo, le quali si basavano sui principi della garanzia solidale e della responsabilità illimitata, si rivolgevano alle zone rurali e si finanziavano principalmente con prestiti interbancari. Facevano fede allo stesso modello le “associazioni popolari di credito”, tuttavia più orientate verso le realtà cittadine e autofinanziate attraverso le quote versate dai soci. Queste realtà si sono trasformate in vere e proprio banche commerciali e oggigiorno si tende a non pensare ad esse quando si parla di Microcredito e del rapporto fiduciario tra creditore e debitore che elimina l’esigenza di garanzie; ciò può portare a conclusioni sbagliate perché, specialmente le casse rurali hanno mantenuto questo paradigma che fa perno sul legame tra finanziatore e finanziato5. Non va comunque dimenticato che le banche commerciali abbracciano logiche competitive tipiche di quelle banche che rappresentano una barriera per lo sviluppo dei più poveri: rimane quindi aperto il dibattito circa l’utilità sociale di queste istituzioni che, da una parte si difendono facendo leva sul 4 D. Ciravegna, A. Limone (2006). Otto modi di dire microcredito. Ed. Il Mulino 5 D. Ciravegna, A. Limone (2006). Otto modi di dire microcredito. Ed. Il Mulino; pp. 28. 12 legame che li lega ai loro clienti, dall’altra vengono comunque accusate di agire come vere e proprie banche, preferendo quindi una solidità finanziaria piuttosto che perseguire il loro obiettivo primario, ovvero quello di favorire i più deboli dal punto di vista finanziario. 1.3. Il sistema di credito formale, il sistema di credito informale e la risposta del Microcredito Il settore bancario formale si pone così come ostacolo allo sviluppo delle classi meno abbienti, poiché il sistema di erogazione viene bloccato dall’assenza di garanzie dei potenziali clienti. Inoltre è doveroso notare come tale settore sia afflitto dal fenomeno dell’Asimmetria Informativa nella scelta dei clienti, poiché nell’esecuzione del contratto di credito, le due parti, il cliente e la banca, hanno a disposizione livelli di informazione diverse. Nella fattispecie è il richiedente che ha maggiori informazioni e quindi può trarre un vantaggio personale. Tale fenomeno si articola in due scenari particolari: uno è l’adverse selection, che avviene prima della conclusione del contratto, in cui una parte omette informazioni rilevanti per l’esecuzione della transazione; l’altro è il moral hazard, ex post, in cui le azioni della controparte non possono essere perfettamente controllate. Ecco che la banca, per ovviare a questi scenari negativi, esige garanzie reali dai propri clienti, col fine di assicurarsi un riscatto in caso di manifestazione dei suddetti fenomeni. Un’altra pratica molto utilizzata è quella dell’Enforcement, che prevede l’applicazione di strumenti e azioni legali al fine di costringere il cliente all’esecuzione del contratto. Coloro che percepiscono un reddito basso, però, sono escluse dal settore formale bancario in quanto non possiedono alcuna garanzia tradizionale e non hanno una storia creditizia fortunata. Le banche non riconoscono in loro altro che alti costi di transazione, dovuti anche dalla dispersione territoriale che contraddistingue i meno abbienti, molto più cospicui rispetto agli importi stessi da elargire. Inoltre, l’accesso è scoraggiato anche da fattori politici e socioculturali, quali un ambiente macroeconomico sfavorevole e la scarsa istruzione, o le politiche inadeguate verso il settore finanziario6. Il Microcredito ha come missione quella di spezzare questo rapporto, rivolgendosi a questi settori marginali dell’economia, tenta di cambiare il vizio in virtù e tenta di risollevare coloro che hanno e producono poco o nulla, coloro che la finanza formale ignora. 6 ISPI Winter School, Gli Attori della Microfinanza. Istituto degli Studi di Politica Internazionale, 20-‐21 aprile 2012, Milano. 13 Per usare un’espressione di Muhammad Yunus, il già citato patriarca di questa nuova generazione di Istituzioni, le MFIs (Micro Finance Institutions), “il credito deve essere visto come diritto umano, non un’attività rivolta alla creazione di profitto per i prestatori”: diritto umano essenziale in quanto il Microcredito consente la partecipazione, la responsabilizzazione e l’autogestione di iniziative da parte di coloro che vivono in condizioni di povertà pur essendo parte del mondo più sviluppato7. Rimanendo focalizzati sui Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati, l’esclusione finanziaria della maggior parte della popolazione ha portato alla nascita di un mercato del credito parallelo, la cosiddetta “finanza informale”, che riguarda tutte quelle pratiche limitate di prestito gestite da associazioni comunitarie, da membri di famiglie, da commercianti o da prestatori su pegno. I meno abbienti sono così costretti a rivolgersi agli usurai in quanto non è concessa loro alcun’altra possibilità di ricorrere ai canali formali di credito, rendendo così la probabilità di uscire da tale meccanismo oltremodo difficile. Si descrivono di seguito le forme caratteristiche di finanza informale8. La servitù da debito Questa prima fattispecie si manifesta, nella maggior parte dei casi, quando l’individuo chiede un anticipo sul salario. A seguito dell’ottenimento del prestito richiesto, il debitore o un familiare, è costretto a lavorare gratuitamente, o raramente contro il pagamento di un salario irrisorio, per il creditore. Tale forma viene utilizzata perché si dispone della somma di denaro immediatamente, e al contempo, si ha anche un impiego. Addirittura, talvolta le clausole implicano il trasferimento del diritto di proprietà della terra del debitore al creditore. È una pratica molto diffusa in India, sovente i figli lavorano in condizioni di semischiavitù per ripagare i debiti dei padri. Il credito dei commercianti 7 D. Ciravegna, A. Limone (2006). Otto modi di dire microcredito. Ed. Il Mulino. Parte prima, Cap. II, pag. 25. 8 Riferimenti da Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani. Cap. I. 14 Tale pratica si presenta nel caso di dilazione del pagamenti degli acquisti effettuati da parte di un individuo con difficoltà economiche. Il commerciante accorda un pagamento a termine, o il versamento di somme periodiche. Il prezzo risulta di conseguenza maggiorato e talvolta il tasso di interesse arriva anche al 100 per cento. Interessante è studiare tale pratica nel mercato islamico, dove il tasso d’interesse è proibito, secondo i dogmi imposti dalla religione. Qui, infatti, i commercianti, per mascherare il tasso di interesse, vendono beni ad un valore superiore rispetto a quello richiesto, l’acquirente rivende subito il bene ad una cifra inferiore, quella di cui ha bisogno, ritrovandosi costretto a pagare una somma ben superiore rispetto al necessario. Le Rotating Saving and Credit Associations (ROSCAs) Si tratta di associazioni i cui membri versano periodicamente i proprio risparmi e poi a turno beneficiano dell’ammontare complessivo versato da tutti. I membri possono coinvolgere nell’associazione solo conoscenti oppure altre persone facendole risultare con una configurazione più allargata. Caratteristica fondamentale è il legame di solidarietà che lega i consociati e la pressione collettiva che il gruppo riesce a creare: infatti, in caso di default, il debitore inadempiente, oltre a non avere più possibilità di contrarre un debito, sarà anche escluso dalla comunità. Le cooperative di credito (Credit Unions) In questo caso, gli abitanti del villaggio possono aderire e partecipare alla cooperativa, che riunisce un fondo di risparmi e poi accorda i prestiti, dei quali tutta la comunità è da garante. Anche qui, la garanzia solidale dei membri e il rischio di esclusione sociale sono i fattori che più proteggono dal rischio d’insolvenza. Il settore informale, così ampiamente diffuso, si fa portatore di alcuni vantaggi per le popolazioni più povere ed escluse dal sistema formale. Infatti, i richiedenti non hanno alcuna difficoltà nell’accesso, poiché non si richiedono garanzie formali, vista la conoscenza diretta tra le due parti; nonostante poi i prestiti siano di piccole dimensioni, i 15 costi di transazione sono irrisori, confermando la natura informale. D’altro canto però questo sistema è un freno allo sviluppo della politica monetaria del Paese, in quanto provoca la formazione di mercati fortemente segmentati e massacrati dall’usura, dati i tassi di interesse spesso elevatissimi e gli ovvi risvolti di natura sociale, che aumentano il divario tra ricchi e poveri, incapaci di risollevarsi dalla situazione di indebitamento. Viene così a crearsi un dualismo finanziario, cioè una presenza simultanea di un sistema formale e informale di credito. Ciò mostra come il Microcredito, e la Microfinanza in generale, non possa prescindere da queste forme, soprattutto per quanto riguarda la finanza informale, ancora socialmente radicata nelle comunità più povere. A partire dagli anni Settanta del secolo scorso, si sono sviluppati quei modelli di Microcredito che ora sono comuni nell’immaginario collettivo. Il pioniere, come ricordato, è stato il professor Muhammad Yunus, che partendo dalla piccola comunità di Dhaka, nel Bangladesh, è riuscito a risollevare le sorti di milioni dei più poveri tra i poveri. Negli anni Novanta la logica del Microcredito si allarga, abbracciando quella ben più ampia di Microfinanza, termine che racchiude non solo l’erogazione dei microloans, ma anche strumenti e servizi che si affiancano e integrano l’attività di concessione prestiti con altre opportunità di sviluppo, quali depositi, assicurazioni o fondi pensione. Fino ad arrivare ai nostri anni, in cui si mette in dubbio la reale efficacia di tali programmi, si accusano di aver abbandonato quel fine che li aveva elevati al successo, e si cerca di orientare l’azione verso la performance sociale e l’impatto sociale. 16 2. PRINCIPI, MODELLI, TIPOLOGIE E PRODOTTI 2.1. Principi ispiratori9 I programmi di Microcredito sono accomunati da un serie di principi che ne hanno decretato il successo negli ultimi anni. I caratteri distintivi della Microfinanza si ritrovano nella fiducia che L’MFI10 riconosce al beneficiario, quella fiducia che gli è sempre stata negata e che non gli ha permesso di risollevarsi dalla sua posizione di emarginato. Fiducia che si traduce nell’applicazione di garanzie sostitutive a quelle reali, come per esempio la peer pressure. ovvero la creazione di gruppi. Questa pratica è risultata fondamentale per la fidelizzazione del cliente e il successo dei rimborsi. Taluni programmi prevedono l’erogazione del prestito al gruppo, che si pone da garante ai singoli beneficiari: in caso di default, i membri del gruppo rispondono in solido per il rimborso delle rate. Anche qualora il prestito sia su base individuale, il meccanismo di controllo sociale può essere mantenuto, attraverso per esempio incontri collettivi per le quote di rimborso, al fine di ottenere quella pressione sociale che si ripercuote sul committment del singolo beneficiario. La responsabilizzazione e l’esistenza di sanzioni sociali sono elementi che contribuiscono ad aumentare la fiducia da parte dell’istituto nei confronti dei richiedenti. La motivazione al rimborso è anche sollecitata da altri fattori, come per esempio l’aumento graduale della somma prestata in funzione della solvibilità, la presenza di incentivi per rimborsi regolari, la richiesta di un previo deposito di risparmio come garanzia. La presenza di questi meccanismi di solidarietà sottolineano il fatto che “group meetings can facilitate education and training, which may be particularly helpful for clients with little business experience and/or low literacy levels” 11. Altra caratteristica costante che si ritrova nei programmi di Microcredito è la durata di un intero ciclo. L’erogazione è sempre molto tempestiva, con lo scopo di sopperire subito ai bisogni del cliente, in modo anche da allontanarlo dall’eventuale tentazione di rivolgersi agli usurai. Anche il rimborso si realizza di conseguenza in tempi brevi, gli importi sono 9 Riferimenti da Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani. Cap. I; ISPI Winter School, Gli Attori della Microfinanza. Istituto degli Studi di Politica Internazionale, 20-‐21 aprile 2012, Milano. 10 Micro Finance Istitution 11 Armendariz de Aghion e Morduch (2005) cit., pag. 14 in Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani 17 spesso di piccole dimensioni e la decorrenza è usualmente settimanale o mensile, poiché si fa leva sulla pressione che queste scadenze hanno sul beneficiario. Un’altra risorsa invisibile che contribuisce alla spiegazione del successo del Microcredito è rappresentata dalla prossimità12. Come spesso ricorda Yunus, si ha un’inversione di tendenza rispetto al modello del credito tradizionale; qui, infatti, è la Banca che va dal cliente, e non viceversa. Si rompe così quel muro di pratiche burocratiche che ha allontanato i più poveri dalle banche e si cerca di ridurre quell’asimmetria informativa che disincentiva la concessione di prestiti. Il Microcredito agisce in questo senso secondo due direzioni: da una parte si propone come “banca di villaggio”, poiché l’attività creditizia è radicata nell’ambito locale e rurale dove sono realmente i poveri; dall’altra propone i funzionari non come figure lontane dalle realtà, ma li immerge fisicamente tra i candidati beneficiari. Un’altra caratteristica riguarda l’effetto impressionante delle principali esperienze di Microcredito sull’effetto di genere13, ovvero quella pratica diffusa di privilegiare le donne come beneficiarie. Secondo il rapporto del 2012 del Microcredit Summit Campaign, circa l’83% dei 137,5 milioni di persone molto povere che nel 2010 hanno beneficiato dei servizi finanziari offerti dalle MFIs sono state donne14. Un’interpretazione a tale fenomeno può essere spiegata su due direttrici: una sociale e una economica. Tra i motivi sociali, che dovrebbero essere i primi a muovere una MFI, ritroviamo gli obiettivi che spesso tali istituzioni si pongono, come ad esempio la lotta alla discriminazione e la parità dei diritti. Ecco come il Microcredito si fa portavoce di una nuova ondata di idee, non solo di uno sviluppo economico ma anche di un cambiamento culturale, puntando così all’Empowerment femminile. Come indicato dal Professor Yunus “l’atto di conferire alla donna il controllo del denaro costituiva il primo passo per restituirle all’interno della famiglia i diritti di essere umano” 15 . Passando ai motivi economici, individuiamo tra i principali il diverso grado di responsabilità della donna all’interno di contesti culturali dove il Microcredito è solito operare, una gestione più oculata delle risorse finanziarie, la 12 Becchetti, L. (2008). Il Microcredito. Una nuova frontiera per l’economia. Bologna: Il Mulino. 13 Riferimenti da: Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani. Cap I, pag. 23.; Becchetti, L. (2008). Il Microcredito. Una nuova frontiera per l’economia. Bologna: Il Mulino. Cap V, pag. 75; Duflo, E. (2011). I numeri per agire: Una nuova strategia per sconfiggere la povertà. Feltrinelli Editore. 14 Maes, J. P. e Reed, L. R. (2012). State of the Microcredit Summit Campaign Report 2012. Working Paper. Microcredit Summit Campaign. 15 Yunus, M. (2007). Il banchiere dei poveri. 11° Edizione italiana (Edizione originale: Vers un monde sans pauvreté, Edition Jean-‐Claude Lattès, 1997). Feltrinelli Editore Milano 18 puntualità delle donne nel rimborso di prestiti e la loro tendenza a spendere una parte del reddito a favore della prole, ad esempio per programmi sanitari o educativi. Ultimo principio su cui fa perno il Microcredito, spesso oggetto di controversie, è il tasso di interesse16. Ci sono due principali scuole di pensiero riguardo all’applicazione di una remunerazione per l’istituzione finanziaria che eroga il prestito: da una parte c’è chi accusa talune istituzioni che applicano il tasso di interesse di allontanarsi dai motivi sociali che ispirano tali programmi e di ricordare l’usura del mercato creditizio informale; altri invece la sostengono come condizione necessaria per la sopravvivenze delle stesse istituzioni. Spesso, infatti, i tassi effettivi sono più alti di quelli dichiarati, perché vi possono essere aggiunte spese e commissioni o imposta una quota obbligatoria di risparmio: nella pratica, infatti, si possono riscontrare tassi del 40-50% reali. Questi, però non sono la conseguenza della sola sostenibilità dell’iniziativa di Microcredito: si possono annidare anche motivazioni più insidiose. C’è il rischio che le istituzioni, per assicurarsi una sostenibilità finanziaria, finiscano per privilegiare i soggetti più solvibili, a discapito dei più poveri tra i poveri, o ancora, potrebbero estendere il numero di progetti finanziati, diminuendo la qualità del servizio e l’assistenza ai singoli beneficiari. Ma un occhio più critico deve comunque interrogarsi sulla questione dell’autosostenibilità dei sistemi di credito per i meno abbienti come un’utopia. I costi di un sistema di Microfinanza con obiettivi di lotta alla povertà sono solitamente più elevati di quelli di una istituzione bancaria normale. Una delle ragioni per le quali le banche non si avventurano in certe zone povere, specialmente rurali, con una insufficiente rete di comunicazioni e una debole struttura economica, è il fatto che il costo di gestione del credito non sarebbe coperto dai ricavi di crediti di piccolo importo; questa è al contempo una delle ragioni della esistenza stessa della Microfinanza: raggiungere coloro che il sistema formale non raggiunge. Inoltre, nemmeno le banche, in realtà, vivono del differenziale tra i tassi sui prestiti e quelli sui depositi. Cioè le banche non coprono i propri costi con gli interessi attivi netti. E’ noto che invece le banche investono a loro volta, sia pure con vincoli più o meno ampi a seconda delle legislazioni nazionali. Perché allora le istituzioni finanziarie informali dovrebbero riuscire laddove non riescono quelle formali? Rimane dunque aperta il dilemma sul tasso di interesse, anche se la pratica ci dimostra che esistono poveri i quali, 16 Becchetti, L. (2008). Il Microcredito. Una nuova frontiera per l’economia. Bologna: Il Mulino. 19 nonostante gli interessi, sono in grado di prendere denaro in prestito e rimborsarlo, in virtù del fatto che la rapidità del credito è più importante di tassi inferiori17. 2.2. Modelli Per descrivere l’approccio al fenomeno del Microcredito, in letteratura ricorrono due principali visioni che descrivono l’approccio al fenomeno del Microcredito, che si differenziano in base alla presenza o meno di servizi accessori rispetto a quello core, ovvero la semplice erogazione del credito. Queste visioni posso definirsi come approccio minimalista e approccio integrato.18 Approccio minimalista (Latino-americano) L’espressione fa riferimento a quei programmi che si concentrano esclusivamente sull’intermediazione finanziaria, fino a comprendere talvolta un’intermediazione di tipo sociale. La prima consiste nell’erogazione del credito, sia come capitale circolante sia per investimenti in capitale fisso, accompagnati spesso da sistemi di risparmio e forme assicurative per i beneficiari. La seconda invece riguarda attività di formazione dei beneficiari, una sorta di educazione finanziaria di base, con lo scopo di aiutare i clienti a gestire al meglio le loro attività. Esempi di intermediazione sociale riguardano l’animazione e formazione su varie tematiche, come per esempio contabilità, sviluppo delle caratteristiche di leadership o cooperativismo. La presenza di queste attività correlate permette di trasferire anche un know how che nel tempo può essere assorbito dalla comunità in modo permanente, modo tale da avere un impatto di lungo periodo. La ragione principale che spinge le organizzazioni ad adottare questo approccio risiede nell’autosufficienza del programma di Microcredito; infatti i servizi accessori rappresentano un ulteriore costo per chi eroga, minandone così la capacità di auto sostenersi, senza far ricorso a fonti esterne. 17 Duflo, E. (2011). I numeri per agire: Una nuova strategia per sconfiggere la povertà. Feltrinelli Editore. Pag. 97. 18 ISPI Winter School, Gli Attori della Microfinanza. Istituto degli Studi di Politica Internazionale, 20-‐21 aprile 2012, Milano. 20 Approccio integrato (Grameen) I programmi di Microcredito che adottano tale approccio affiancano all’intermediazione finanziaria e sociale ulteriori servizi accessori, che variano in base al gruppo di riferimento verso cui sono indirizzati. Se ne individuano due principali tipologie: servizi per lo sviluppo imprenditoriale e servizi sociali. Tra i primi troviamo il marketing training per la commercializzazione dei prodotti, il Business Management System che riguarda la formazione gestionale e tecnica, come la definizione dei prezzi o il business planning; o ancora, servizi per la sensibilizzazione tecnologica, finalizzati ad avvicinare i clienti all’innovazione. I secondi invece sono di più ampio respiro, perché coinvolgono il beneficiario in programmi di educazione, sanità e talvolta di costruzione di infrastrutture. 2.3. Tipologie Passando a un’analisi operativa del Microcredito, vediamo che le principali metodologie utilizzate in tali programmi possono essere raggruppate in tre macrotipologie: i prestiti di gruppo, i prestiti individuali ed i prestiti associativi. Tra i primi si individuano altre due sottocategorie: il Gruppo Solidale e il Village Banking. Le categorie elencate verranno analizzate di seguito con relative esemplificazioni. Prestito di gruppo – Gruppo Solidale Tale metodoligia prevede che la MFI proponga ai richiedenti di organizzarsi in gruppi di 510 persone, nei quali ognuno diviene beneficiario di un prestito individuale, e allo stesso tempo garante degli altri, dunque rispondendo dunque della loro eventuale insolvenza. Questo metodo si allinea alal principio di garanzia solidale in precedenza descritto. Il vantaggio di questa soluzione è quello di favorire comportamenti cooperativi e autoselettivi tra i beneficiari dei finanziamenti, che “si scelgono”, in un contesto tra pari, dunque con minori asimmetrie informative, preferendo i più affidabili fra loro. In pratica, con il meccanismo del prestito di gruppo una parte dei costi di transazione dell’attività creditizia vengono ribaltati dall’intermediario finanziario sulla stessa comunità dei 21 beneficiari. Tale meccanismo, fondandosi sulla cosiddetta sanzione sociale risulta efficace perché genera un processo di controllo reciproco (peer monitoring) che rafforza i legami di solidarietà e si fonda sulla cosiddetta sanzione sociale. Il rischio di questa soluzione sta tutto nell’eventualità – che dovrebbe pertanto essere ben valutata all’origine – di una forte correlazione tra gli esiti dei diversi interventi realizzati dagli appartenenti al gruppo grazie ai finanziamenti. In questo caso, il rischio di default porta con sé una perdita attesa maggiore rispetto all’erogazione di un singolo prestito, proprio l’effetto opposto a quello sperato con la garanzia di gruppo. Esiste anche la possibilità che il rischio di accollarsi l’insolvenza dell’altro e i costi di monitoraggio nei confronti degli altri membri del gruppo scoraggi qualcuno dall’entrare nel gruppo, soprattutto se convinto delle possibilità di successo del proprio progetto. Un altro limite riscontrato è l’effetto devastante che possono avere tali prestiti qualora si verifichino shock generalizzati che colpiscono tutta la comunità, come per esempio quelli naturali, particolarmente diffusi nel Sud del mondo19. Un successo clamoroso che segue tale modello è la Grameen Bank fondata dal Nobel per la Pace 2006 Muhammad Yunus. La Grameen Bank Ha origine nel 1976, anno in cui il Professor Yunus, responsabile del Rural Economics Program all’Università di Chittagong, in Bangladesh, lanciò una ricerca per esaminare la possibilità di creare un sistema di credito per i più bisognosi. Iniziò così un’azione che si estese geograficamente all’area di Jobra, con la sponsorizzazione della Banca Centrale e il supporto delle Banche commerciali locali. L’iniziativa ebbe grande successo e nel 1983, la Grameen diventò una banca indipendente. Inizialmente il modello adottato prevedeva la costituzione di un gruppo di cinque membri; l’obbligo di un’istruzione approfondita, in modo da capire fino in fondo a cose si stessero accingendo; un fondo di riserva per aiutare i clienti in caso di emergenza che ammontava al 5% dell’ammontare di ogni prestito; infine, un organismo, o centro, che riunisse più gruppi che periodicamente si incontravano per effettuare rimborsi o nuove richieste. I contratti di prestito erano a 19 Andreoni, A. (2010). Esclusione Finanziaria. MicroBo, Cambridge University. 22 scadenza annuale, i rimborsi settimanali di identico importo, inizio di pagamenti dopo una settimana e un tasso di interesse del 20%. Negli ultimi anni il modello originariamente proposto da Grameen si è evoluto assestandosi su una nuova versione che viene incontro e cerca di arginare i limiti del prestito di gruppo. È stato abolito il meccanismo della responsabilità congiunta, mantenendo il gruppo ma rendendo i prestiti individuali e prevedendo particolari corsie privilegiate per chi ha difficoltà temporanee. La Grameen Generalised System sviluppa ancora maggiormente il concetto della fiducia nel cliente e parte dal presupposto che ai clienti in difficoltà bisogna dare maggiori possibilità di recupero in quanto la situazione in cui si trovano spesso non dipende dalla cattiva volontà. Per i virtuosi invece la banca definisce l’”autostrada del credito”, che prevede un aumento delle somme a ogni prestito successivo, e il divieto di ottenere nuovi prestiti in mancanza di rimborso di quelli precedenti. Il sistema si fa più flessibile, viene concordato un piano di restituzione più lungo; inoltre viene prelevato il 2,5 per cento come deposito per un Fondo Assicurativo20. Oggi la Grameen è composta per il 90 per cento dai suoi debitori, i tassi d’insolvenza rimangono intorno all’1 per cento. Prestiti di Gruppo – Village Banking Tale pratica estende il gruppo ad un numero che varia da 10 fino addirittura a 50 persone, che appartengono allo stesso quartiere allo stesso villaggio, alla stessa comunità e presentano condizioni economiche simili. Tale metodo prevede forme di risparmio obbligatorio che vanno a formare un fondo comune per le emergenze, spesso raggiungendo il 20 per cento di quanto ricevuto. Qui si punta particolarmente al rafforzamento di capacità interne (al gruppo) di gestione, infatti si richiede molta formazione. La garanzia è rappresentata dal gruppo, che risponde in solido ed il tasso di interesse è simile a quello applicato dal mercato formale. L’esempio di FINCA è utile per un’applicazione pratica di tale modello. FINCA 20 Becchetti, L. (2008). Il Microcredito. Una nuova frontiera per l’economia. Bologna: Il Mulino. Cap. IV 23 Pionere del Village Banking, nasce nel 1984 da John Hatch e muove i primi passi con programmi di Microcredito in Bolivia, per poi allargarsi negli anni Novanta in Africa e Eurasia. Il modello ricalca quello esposto in letteratura, i gruppi a cui si concede prestito contano dalle 10 alle 50 persone e il loan size va dai 50 ai 500 $; sono inoltre previsti programmi di assicurazione e di risparmio volti a creare l’internal account, ovvero il fondo che finanzia l’organizzazione stessa. Prestito Individuale Questa pratica è facilmente riconducibile al prestito verso il singolo cliente. Le somme sono in media più elevati e i contesti sono si solito quelli urbani. Nell’erogazione di questi prestiti si tende a preferire i progetti production-oriented, perchè il credito individuale si adatta meglio alle piccole imprese con la possibilità di creare prodotti finanziari su misura del cliente. Spesso i tassi sono più elevati e le garanzie per accedere al finanziamento possono essere costituite da somme di risparmio obbligatorie per accedere al finanziamento, o ancora da veri e propri garanti. Non mancano inoltre esempi che impongono la presenza di garanzie reali, rendendo il modello vicino a quello bancario bancario. Non necessariamente in questo contesto si rinuncia alla logica del gruppo, inteso come ascensore sociale nei confronti di ogni singolo beneficiario, o ancora come supremo giudice sanzionatorio in caso di mancato rimborso: infatti molti programmi prevedono comunque la concessione del prestito su base individuale, ma esigono, ad esempio, il rimborso durante incontri collettivi, con la presenza di altri beneficiari (stesso principio di Grameen II). Il prestito individuale è comunque più comune nei Paesi sviluppati, ma non mancano esempi anche in quelli sottosviluppati, come il caso di Procredit. Per l’esemplificazione a questa fattispecie rimandiamo comunque all’analisi del Caso Studio, poiché ricalca proprio tale modello. Prestiti associativi In via residuale consideriamo anche questa tipologia, che non si allontana dalle altre viste sopra, se non per il numero di persone coinvolte nel singolo progetto. Citiamo a titolo di esempio, per questa tipologia, i Revolving Loan Funds e le Saving and Loan Association. I 24 primi coinvolgono dai 30 ai 100 memebri e possono essere paragonati a piccole banche; ai membri è chiesto di risparmiare, anche se la fonte primaria per tali programmi è esterna è esterna. Persiste la logica del gruppo, sia come garanzia solidale, sia come mero strumento di pressione sociale. Le seconde, invece, ricordano le Credit Unions del mercato informale e si differenziano per il peso che in questo caso assume il risparmio dei membri, così da rendere anche fin da subito l’associazione indipendente finanziariamente. Il risparmio risulta anche come garanzia dei membri, che così non ne necessita di ulteriori, anche se la collettività può comunque decidere di applicarle. Anche qui la logica del gruppo è preponderante, sia come sanzionatore sociale, ma anche come organismo di controllo democratico sia nella scelta dei membri che nella gestione del fondo. 2.4. Prodotti Se consideriamo adesso il concetto più ampio di Microfinanza, di cui il Microcredito ne è padre fondatore, vediamo che il campo si allarga a un insieme più grande di prodotti, che, come detto in precedenza, va oltre l’idea di microloans e si estende ad una gamma di servizi che, come obiettivo, ha quello di aiutare il singolo beneficiario anche nella sua vita sociale. Quindi, si cerca di dare risposta non solo al mancato accesso al credito, ma anche a tutte le problematiche che da esso derivano, come per esempio una mancata assistenza sanitaria o una mancata alfabetizzazione finanziaria. Se i prestiti orientati alle attività produttive sono la componente essenziale delle MFIs, la realtà ci dimostra che l’offerta si sta facendo sempre più ricca. Come qualsiasi attore economico, anche le MFIs partono dalla preliminare definizione dei bisogni dei loro potenziali clienti al fine di definire la loro offerta. È stato così individuato che il bisogno di credito da parte dei meno abbienti si allarga anche ad altre sfere, oltre che a quelle strettamente legate alle attività produttive fino a comprendere esigenze finanziarie per l’acquisto dell’abitazione, per affrontare spese sanitarie, per le pensioni e l’assicurazione. 25 Sono così stati definiti, una serie di servizi accessori che completano la semplice erogazione del credito. Se ne analizzano di seguito i principali21: • Credito al consumo: questo tipo di prestiti consente alle popolazioni più povere di far fronte ai bisogni primari di sussistenza, salute e integrazione sociale. Purtroppo i costi associati sono rilevanti, quindi spesso si rinuncia a questo tipo di servizio. Sarebbe necessario l’intervento pubblico in quanto il diritto al credito “non è una libertà ideale, ma comporta costi rilevanti e si riesce ad inserirlo tra i diritti fondamentali solo se lo Stato se ne fa garante e partecipa alla copertura dei suoi costi”22. • Servizi assicurativi: si tratta anche di una forma di garanzia per l’istituzione. Infatti l’assicurazione serve a liberare l’assicurato dai debiti in caso di disgrazia e procurargli redditi sostitutivi. A cause dei difficili contesti in cui le MFIs operano, spesso risulta difficile gestire anche un’attività di tipo assicurativo, perciò molte istituzione preferiscono richiedere l’aiuto di compagnie assicurative interessate a servire anche mercati “marginali”. • Servizi di accompagnamento: tale tipologia riguarda tutti quei servizi che aiutano i beneficiari nella realizzazione dei loro progetti, dall’assistenza tecnica all’alfabetizzazione finanziaria. Si ritiene, tuttavia, che questi siano utili se limitati nel tempo e se non tendono a diminuire la responsabilità e l’imprenditorialità delle persone che beneficiano di tali servizi. 21 Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani. Cap. 1, pag. 12. 22 Cencini, A. e Borghi, M. (2010). Per un contributo allo sviluppo del Microcredito. Casa Editrice Dott. Antonio Milani. Cap. 1, pag. 12. 26 3. LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI Secondo quanto finora analizzato, il Microcredito e le aspettative riposte su di esso vanno al di là di un semplice servizio finanziario. Nonostante si sia sviluppato più di trent’anni fa e pur coinvolgendo un’ampia platea di stakeholder, fino a pochi anni orsono, il Microcredito non è stato oggetto di studi che ne valutassero in maniera obiettiva e rigorosa gli effetti. Esther Duflo, nel suo libro I numeri per agire, giustifica tale “mancanza” con il seguente ragionamento: “dal momento in cui l’iniziativa è sostenibile dal punto di vista economico, dobbiamo rendere conto solo ai nostri clienti. Se questi continuano a rivolgersi a noi, evidentemente il servizio per loro è utile”. Gli Istituti che erogano Microcredito, e più in generale quelli che operano nella Microfinanza, si sono quindi impegnati a dimostrare la loro redditività economico-finanziaria, piuttosto che illustrare l’efficacia dei loro servizi. Tale posizione, però, non è da considerarsi corretta, in quanto generata da due errori fondamentali23. Il primo si può ricondurre alla comune credenza che tutte le MFIs siano redditizie. Al contrario, molte di esse dipendono da sovvenzioni esterne, e anche se indipendenti, spesso godono di sovvenzioni implicite, come per esempio finanziamenti iniziali a tassi agevolati da parte di organizzazioni internazionali. Questa eccessiva attenzione alla redditività porta anche ad effetti distorti rispetto alla mission originaria. Infatti, spesso, le MFIs meno performanti dal punto di vista finanziario, sono quelle che più privilegiano le ragioni sociali della loro azione, le quali dovrebbero rappresentare l’obiettivo primario. Esiste quasi un trade-off tra la riduzione della povertà che l’erogazione del microloan permette di raggiungere, e il grado di profittabilità aziendale24. Il secondo errore risiede nel postulato secondo cui gli individui che accedono a questo canale di credito implicitamente considerano il servizio e le condizioni ottime. In tale affermazione, però, si ignorano tutte le variabili che possono incidere nella scelta di contrarre il debito, come ad esempio la scarsa informazione, o ancora la mancanza di alternative. 23 Riferimenti da Duflo, E. (2011). I numeri per agire: Una nuova strategia per sconfiggere la povertà. Feltrinelli Editore. 24 Ciravegna, D. e Limone, A. (2006). Otto modi di dire Microcredito. Bologna: Il Mulino. Cap 1, Pag. 53. 27 Cade quindi il concetto per cui si attribuisce alla redditività il merito di un plusvalore sociale, e che le MFIs considerate “di successo” abbracciano la remuneratività delle loro attività, abbandonando il perseguimento della loro utilità sociale. Nasce quindi l’idea di studio d’impatto, che si accompagna alla valutazione di performance più strettamente aziendalistica: gli investitori e i donatori, adesso, esigono una rendicontazione degli effetti della politica adottata, ossia una valutazione di efficacia dei progetti, che consideri anche le esigenze sociali ed etiche proprie degli interventi di queste istituzioni. Le MFIs, infatti, non possono esclusivamente seguire criteri di valutazione dei risultati tipici del mercato dei capitali, in quanto questo porterebbe a non considerare la loro funzione propria di ascensore sociale. La valutazione d’impatto va quindi, in questo caso, a misurare l’efficacia, il raggiungimento degli obiettivi, quello che in letteratura viene indicato con il termine outcome. Oggetto di valutazione diventano quindi tutte quelle misure che riguardano l’aspetto sociale in cui si va ad operare, dalla riduzione della povertà al tasso di alfabetizzazione, o ancora l’empowerment femminile o l’accesso al sistema sanitario. Nella fattispecie descritta, non si può però prescindere dal contesto nel quale si applicano tali interventi, e inoltre, il fatto che le variabili sono comunque influenzate da avvenimenti esogeni, che quindi incidono sui risultati, in quanto lo studio d’impatto non si ferma al beneficiario del Microcredito, ma si estende a tutta la comunità di riferimento. Valutare in maniera corretta l’efficacia dei programmi presenta una serie di aspetti che possono essere in grado di inquinare i risultati. Lo studio condotto dalla Duflo viene identificato quale problema principale il fatto che i prestiti non sono concessi in modo casuale, ma “le istituzioni di micro finanza selezionano in maniera specifica sia i mercati in cui entrare che i potenziali clienti, i quali potrebbero possedere caratteristiche individuali che determinano il successo del programma”25. Un’ulteriore fattore che mina all’esattezza dei risultati risiede nel fatto che questo tipo di analisi è estremamente costoso e dispendioso in termini di tempo. Infatti le analisi richiedono tempi molto lunghi per assicurarne la validità e i field experiments costano molto alle MFIs, che come abbiamo visto, non si possono permettere sprechi di risorse. Da queste lacune nasce il concetto di Social Performance. Secondo la definizione di Social Performance Task Force in Microfinance, la Social performance è “the effective translation of an institution’s mission into practice in line with accepted social 25 Duflo, E. (2011). I numeri per agire: Una nuova strategia per sconfiggere la povertà. Feltrinelli Editore. Pag. 165. 28 values”26. Viene così estesa la misurazione di creazione di valore a tutto il processo, non ci si ferma agli outcome finali, ma si mira a creare un sistema che guidi l’intero operato dell’istituzione al raggiungimento degli obiettivi preposti. Diventa così meno costosa una nuova “dottrina”, un nuovo modus operandi all’interno dell’istituto stesso, rispetto ad una valutazione esclusivamente ex post da parte di una società esterna. Per incorporare questa nuova filosofia, l’istituzione deve prima “rivoluzionarsi” nell’organizzazione, per incorporare tale concetto in ogni sua attività: il primo step, suggerito da Social Performance Task Force (SPTF), è quello di coinvolgere lo staff e il management nella nuova vision. In seguito, l’esercizio passa alla chiara e precisa definizione degli obiettivi sociali derivanti dalla mission dell’istituzione, seguita poi dall’identificazione dei cosiddetti social performance objectives e performance targets. Fondamentale è infine il sistema di governance all’interno dell’MFI: deve vigere la regola della condivisione dei risultati, al fine di adottare le migliori soluzioni in modo condiviso, sia internamente, ma anche con gli altri stakeholders esterni. La misurazione dei risultati, seguendo questa logica, segue quattro dimensioni, che rispecchiano le quattro aree fondamentali in cui la Social Performance va ad operare: outreach to the poor and excluded, adaptation of the services and products to the target clients, improving social and political capital of clients e social responsibility of MFI.27 La letteratura individua una serie di indicatori, sia quantitativi, ma soprattutto qualitativi, in linea con le quattro dimensioni sopracitate: 1. Outreach to the poor and excluded: la misurazione si focalizza sulla mission dell’MFI, e quanto in esse sono privilegiati i social goals; considera inoltre la dimensione geografica (zone rurali o zone urbane) e il target di riferimento (donne o giovani); 2. Adaptation of the services and products to the target clients: considera il range e la qualità dei servizi offerti, considera anche l’offerta di servizi non finanziari e il grado di coinvolgimento dei clienti nella definizione dei servizi, al fine di creare un’offerta che soddisfi al meglio i loro bisogni; 3. Improving social and political capital of clients: si misura la trasparenza dell’operato dell’MFI, che si declina nella chiarezza o meno dei documenti che l’istituzione 26 http://sptf.info/hp-‐what-‐is-‐sp 27 Zeller, M., Lapenu, C., Greeley, M. (2003). Social Performance Indicators Initiative (SPI) Final Report. Working Paper. Argidius Foundation and Consultative Group to Assist the Poorest (CGAP). 29 propone ai suoi clienti, la qualità di informazione e l’empowerment, ovvero la capacità dell’MFI creare coesione sociale. 4. Social Reponsibility: include anche la dimensione interna dell’istituzione, infatti coinvolge le politiche di gestione del personale; si cerca di misurare poi anche la responsabilità nei confronti dei clienti e della comunità locale28. L’attività di misurazione è quindi necessaria sia per l’istituzione, che diventa, in tal modo, consapevole della sua capacità sussidiaria del territorio e del suo ruolo all’interno del sistema, sia per la comunità di stakeholder in cui essa opera, attraverso un’attività di monitoraggio e controllo atta a verificare l’effettiva implementazione dei principi che sono alla base della Microfinanza e la loro efficacia, in termini di risultati ottenuti, al fine di migliorare il sistema di servizi complessivamente offerti. La creazione di indicatori è l’unica misura capace di soddisfare tali esigenze: essi sono, infatti, delle descrizioni operative degli obiettivi e dei risultati di un determinato intervento. La loro funzione è essenzialmente di rendicontazione, ovvero di informazione esterna verso i terzi e di legittimazione, in quanto aiuta a monitorare le attività e il raggiungimento dei risultati effettivi rispetto a quelli attesi e quindi a giustificare l’operato nei confronti di terzi.29 Risultano così vincenti un Social Performance Management e un Performance Measurement Management anche da un punto di vista economico finanziario: questa nuova scuola di pensiero coinvolge i beneficiari fin dall’inizio, appoggiandoli sia nei percorsi imprenditoriali, sia nella loro sfera sociale, aumentando così la customer retention e diminuendo l’over indebtedness. Tale sistema è utilizzato da investitori e donors per svariati motivi: serve, infatti, per assicurare un investimento più prudente, poiché sottolinea la “bontà” dei clienti e anche dello staff; per una rendicontazione veritiera e analitica dell’MFI; per sostenere una particolare missione sociale, in cui una tale istituzione eccelle; per creare benchmark di riferimento, al fine di comprendere al meglio la misurazione del successo; per migliorare la reputazione dell’MFI e del donor, dimostrando gli effetti positivi dei programmi; infine, per sviluppare relazioni di fiducia con i beneficiari. Seguendo la tradizionale logica che guida qualsiasi tipo di impresa, anche in questo tipo di istituzioni si crea valore di lungo periodo per gli azionisti e in generale, per tutti gli stakeholders. 28 Riferimenti a http://www.themix.org/social-‐performance/Indicators 29 Fiorentini, G. (2012). Economia e gestione delle aziende non profit: cod. 30191. Milano: EGEA. 30 4. CASE STUDY 4.1. Premessa La seconda parte di questo lavoro si articola su due diversi livelli: v l’analisi di un caso studio, il progetto di Microcredito “The People of San Miniato Foundation”30, un’associazione di diritto israeliano, che si pone l’obiettivo di stimolare l’imprenditorialità nelle terre di Betlemme e Gerusalemme Est; v la proposta di strumenti di monitoring chiari e veritieri per la valutazione d’efficacia del caso studio. La The People of San Miniato Foundation non dispone di indicatori di tipo quantitativo; la fase di monitoring risulta infatti essere meramente qualitativa, caratterizzata da un sistema di reportistica basato principalmente su interviste che i responsabili del progetto conducono su base trimestrale e che riportano informazioni generali sull’andamento complessivo delle attività dei beneficiari del credito. Si vuole quindi andare a proporre degli indicatori di tipo quantitativo per aiutare l’organizzazione nella sua attività, perché, come sottolineato in letteratura, la misurazione 30 La motivazione che mi ha spinto a scegliere questa iniziativa risiede nel fatto che la mia terra di provenienza dà i natali ai responsabili del progetto: infatti, nonostante esso si svolga nei territori palestinesi, i finanziamenti iniziali che hanno dato vita al circuito di imprenditori, provengono dal cuore della Toscana, dalla Fondazione Bancaria della Cassa di Risparmio di San Miniato, in provincia di Pisa. La CARISMI (Cassa di Risparmio di San Miniato) in primis, e poi in seguito anche la Fondazione, ha svolto sempre un ruolo cruciale nel territorio, quello proprio delle Casse di Risparmio, ovvero quello di agire da stimolatore sociale per l’intera comunità locale, concedendo credito per favorire l’attività imprenditoriale e produttiva. La logica è stata seguita anche dalla Fondazione, che ha esportato l’espressione vincente in Holy Land. Era il 2004, quando cominciarono gli accordi tra la Fondazione e i partner locali, e i rapporti tra lo Stato di Israele e la Palestina erano molto tesi e le comunità altrettanto frammentate a causa dello scoppio della Seconda Intifada nel 2000. La situazione socio-‐economica era critica; l’economia, soprattutto nell’area di Betlemme, mostrava numerose lacune. La The People of San Miniato Foundation si è così posta l’obiettivo di provare a risollevare tale situazione, credendo di dover partire da quelle attività manifatturiere che da sempre hanno caratterizzato il fulcro dell’economia locale. Il primo bando si è rivelato un successo, con un tasso di rimborso del 73% per Betlemme e della quasi totalità per la zona di Gerusalemme est (http://www.thepeopleofsanminiato.org/primobando.htm), tanto da far ripetere iniziativa anche nel 2007 e nel 2011. Il presente lavoro intende, poi, focalizzarsi sul terzo bando, tuttora in corso, con l’obiettivo di proporre indicatori di efficacia da utilizzare nella fase di monitoring delle stesso. Risulta infatti essenziale la valutazione dei risultati, nel rispetto delle più semplici logiche aziendalistiche. La misurazione, infatti, si prepone finalità di controllo, per valutare le prestazioni rispetto al piano di attività dell’organizzazione; è utilizzata per la definizione delle strategie di medio-‐lungo termine e per la definizione di azioni correttive nel breve periodo. Compito ancora più importante affidato alla misurazione dei risultati è, infine, la comunicazione del valore generato dall’attività dell’organizzazione: la rendicontazione verso gli stakeholders risulta la mossa vincente per la sopravvivenza dell’organizzazione stessa. 31 dei risultati risulta fondamentale per capire se l’MFI (Micro Finance Institution) crea valore nelle comunità in cui opera. 4.2. The People of San Miniato Foundation31 La “The People of San Miniato for the Advancement of Economy, Society and Peace in the Middle East”, brevemente chiamata The People of San Miniato Foundation32 è un associazione di diritto israeliano che opera in Terra Santa al fine di erogare micro finanziamenti tesi alla creazione ed alla nascita o rinascita di piccole attività professionali artigiane e manifatturiere. Tale progetto è unico nel suo genere perché è a tutti gli effetti una “Amutot” (parola israeliana per definire un’associazione), riconosciuta dal Registro delle Associazioni presso il Ministero della Giustizia dello Stato di Israele al n. 580428092 fondata il 25/11/2005. Essa vive, però, grazie ai finanziamenti di soci italiani, in particolare della Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A. (CARISMI S.p.A.), Fondazione CARISMI e con il contributo di Regione Toscana e Provincia di Pisa. L’idea nasce nel 2004, spinta dagli stessi principi che avevano reso famosa la Cassa di Risparmio 176 anni prima nel territorio toscano, ovvero di aver dato credito e creato lavoro per risollevare la gente del luogo dalla condizione in cui versava. Come sostenuto Commendatore Conti (il primo Presidente della Fondazione che ha guidato il progetto) “senza utopie e senza sogni il genere umano non è mai andato avanti e sta solo alla volontà degli uomini trasformare i sogni in realtà”: è questa l’idea sostanziale che ha mosso i collaboratori ad intraprendere un lungo lavoro che ha portato alla nascita del progetto. Lo spirito che guida l’iniziativa cerca di creare un ambiente dedito al dialogo e che eviti lo scontro e la violenza, un piccolo tassello per un’auspicata cooperazione che coinvolga due popoli vicini, ma così tanto diversi, che non cancelli le differenze ma che da esse riesca a cogliere le migliori sintesi. 31 Riferimenti a www.thepeopleofsanminiato.org 32 di seguito abbreviata come The People of SMF 32 La The People of SMF ha la sede operativa presso il Consolato Italiano di Gerusalemme e collabora, in loco, con il Centro Peres per la Pace e la Camera di Commercio di Betlemme. Fondamentali sono anche i rapporti con altri partner, ovvero la Custodia in Terra Santa, lo Studio legale dell’Avv. Guth e lo stesso Governo Israeliano. I finanziamenti sono composti da un Fondo di Dotazione e un Fondo di Rotazione: il primo composto da € 5.000,00 versati dalla CARISMI S.p.A. ed € 10.000,00 versati dalla Fondazione CARISMI; il secondo, destinato all’attività istituzionale, è costituito da un primo versamento di € 45.000,00 da parte della CARISMI S.p.A. e di € 100.000,00 da parte della Fondazione CARISMI. Il fondo di rotazione è anche alimentato attraverso quote di utili derivanti dalla commercializzazione, da parte della CARISMI S.p.A., di prodotti etici. Il progetto si pone come fine il miglioramento, lo sviluppo e il consolidamento delle condizioni economico-sociali della popolazione di Gerusalemme Est, un affascinante intreccio di culture e contraddizioni; Betlemme, che mostra la volontà di crescere a dispetto del muro, e zone circostanti attraverso la promozione e finanziamenti di progetti sostenibili di Microcredito. Il micro finanziamento è concesso in relazione a vari criteri che seguono una struttura predefinita, che è la seguente: 1. Definizione strategie e obiettivi, di competenza del Consiglio di Amministrazione (CdA), in cui si decidono l’ambito territoriale in cui andare ad operare, la mission del bando da pubblicare e l’importo da erogare, dopo un accurato studio dei bisogni in loco; 2. Condivisione strategie con i partners, in cui il CdA interagisce con gli operativi del progetto, al fine di condividere le linee chiave e gli passi principali da seguire; 3. Studio del progetto, bando e modulistica, che prevede la preparazione cartacea dei vari; 4. Pubblicazione del bando sia su quotidiani israeliani che arabi, per circa un mese. Gli uffici competenti saranno disponibili per informazioni e aiuto nella compilazione; 5. Valutazione delle domande, che vede coinvolti il Comitato Tecnico di Valutazione (CTV), i partners e i consulenti in loco. Questa fase è molto delicata, infatti prevede tre momenti principali: • Fase 1: Primo screening. Valutazione dei progetti presentati in relazione a criteri formali e di merito, in riferimento agli obiettivi preposti, con l’attribuzione di un giudizio. Tali criteri riguardano la corretta compilazione delle domande, la 33 rispondenza del progetto a effettive necessità della comunità, la presenza o meno di analisi dei rischi connessi al rimborso prestiti, la corrispondenza del candidato al gruppo target. • Fase 2: Interviste. Dopo il primo vaglio si susseguono le interviste rivolte ai richiedenti considerati idonei, al fine di conoscere a fondo i probabili beneficiari e le informazioni da loro dichiarate in fase di richiesta. • Fase 3: I risultati del lavoro sono portati all’attenzione del CTV. 6. Scelta dei beneficiari, idi cui il CTV, preso atto delle valutazioni degli operatori, elabora una graduatoria dei progetti finanziabili. Questa sarà demandata al CDA che sceglierà i progetti in maniera definitiva. 7. Erogazione del finanziamento, entro un mese dalla comunicazione dei beneficiari; 8. Monitoraggio e supporto, aspetto fondamentale per conseguire successo in questo tipo di policy e demandato, infatti, al CdA che si avvale dell’aiuto degli operativi. Questa fase infatti si concentra su tre principali linee d’azione: • Azione 1: Rapporti trimestrali. Riguardano le relazioni con i partners e i beneficiari e sul rispetto dei programmi di rimborso e sull’andamento dei progetti stessi. • Azione 2: Missioni. Ogni sei mesi è prevista una valutazione da parte di alcuni membri del CDA con la successiva stesura di un rapporto da inviare al Consiglio. • Azione 3: Formazione. La The People organizza infatti programmi di sviluppo che saranno approntati sui beneficiari, con lo scopo di supportare, sia moralmente che tecnicamente, i singoli progetti. Indubbiamente il modello operativo è un risultato vincente perché fondato sul rapporto personale e umano con i beneficiari, necessario per superare innumerevoli difficoltà in virtù di un clima di reciproca fiducia, clima che ha permesso la crescita di piccole attività. A questo si accompagna il ruolo del Comitato Tecnico di valutazione misto poiché ogni decisone è monitorata dai vari stakeholder coinvolti nel progetto, e i vari attori protagonisti. Inoltre, la The People of San Miniato Foundation realizza un interfaccia continuo sia con i suoi beneficiari che con i partenrs, con lo scopo di condividere ogni decisione e superare anche quel “muro culturale” che potrebbe essere fonte di intralcio per l’instaurarsi di rapporti tra gli italiani e i locali. 34 Questa logica si è tradotta nella pubblicazione di tre bandi: il primo nel 2005, il secondo nel 2007 e l’ultimo nel 2011. Le tre realtà hanno seguito lo stesso modello, che prevede la durata totale di un intero ciclo di 36 mesi, una quota massima erogabile prevista è 7000,00 euro, il rimborso delle rate con scadenza mensile il cui importo stabilito in base alla tipologia del progetto. Per la zona di Gerusalemme, la restituzione avviene con i versamenti da parte dei beneficiari direttamente sul conto corrente della The People presso la Bank of Jerusalem, il cui curatore è l’Avv. Guth; per Betlemme invece, è la Camera di Commercio che se ne occupa. La differenza di quest’ultima fattispecie risiede nel fatto che la normativa palestinese vieta alle associazioni di elargire denaro, ecco così che la C.d.C. interviene da tramite per stanziare i finanziamenti e riscuotere le quote di rimborso. Caratteristica del progetto ben più importante è che non è previsto il pagamento di nessun interesse. Quest’ultimo aspetto delinea un aspetto fondamentale della policy fondamentale della The People: infatti, come è emerso anche dalle interviste che ho effettuato ai curatori del progetto, il Project Leader Dott.ssa Laura Biancalani e la Dott.ssa Francesca Cioni, “secondo la religione islamica non è possibile far pagare un corrispettivo per l’utilizzo di capitale, perché il tempo appartiene a Dio Allah”. I progetti di microcredito si riferiscono per lo più alla comunità di Betlemme, geograficamente locata sotto L’Autorità Nazionale Palestinese, a prevalenza musulmana. Si richiama, a tale proposito, il concetto di Finanza Islamica che pone le sue basi su quattro principi “giuridico-religiosi”: Riba, ovvero il divieto di pagamento di interessi legati al fattore temporale, frutto di una semplice rendita finanziaria non correlata ad un’attività reale con un determinato livello di rischio; Maisir, che coincide con il divieto di speculazione; Gharar, il divieto di stipulare contratti che prevedono irragionevole incertezza o ambiguità; Haram, che riguarda attività economiche proibite dal Corano, come ad esempio la distribuzione/produzione di alcool, tabacco, armi, carne suina, pornografia e gioco d’azzardo33. Ecco che i fondatori di questa Amuta (parola israeliana per definire un’associazione), coscienti del già difficile rapporto culturale che si sarebbe creato, vista anche la distanza religiosa tra i finanziatori (italiani) e i beneficiari (in prevalenza islamici), hanno fatto proprio questo concetto ed hanno deciso di non applicare alcun tasso di interesse, rifacendosi anche a quella volontà di creare un rapporto personale e di fiducia con coloro che 33 (Sabatini, M. e Liotta, A. (2010). Finanza Islamica – Niente interesse ma grande interesse. Working Paper, Deloitte Counsulting SpA) 35 avrebbero beneficiato dei micro finanziamenti. Questa scelta è stata dettata anche dalla possibilità da parte della Amuta di non necessitare di una sostenibilità dal punto di vista economico finanziario, visto che i costi di gestione sono coperti interamente dalla Fondazione CARISMI. Ecco che si rinuncia così al modello generale della letteratura, per cui i tassi di interesse, anche alti, non scoraggiano i potenziali clienti. Anche le modalità di rimborso contraddicono al modello tradizionale. Infatti se in letteratura si è visto che la restituzione del denaro avviene spesso in gruppo, anche per quanto riguarda il modello di finanziamento su base individuale, la The People of San Miniato Foundation preferisce un rimborso autonomo. La peer pressure viene comunque stimolata dagli incontri, di cadenza trimestrale, che il Presidente dell’associazione, il Rag. Massimo Baccheretti, organizza con i beneficiari. Una sorta di “benedizione”, la definsice la Dott.ssa Laura Biancalani, che riesce a innescare un circolo virtuoso che ha portato il successo dell’iniziativa. Per quanto riguarda, invece, i prodotti che affiancano la mera erogazione del credito, vediamo che l’associazione oggetto di studio non fornisce nessun servizio diretto. Per il terzo bando, però, gli imprenditori beneficiari dei prestiti rientreranno nel Training Program IECD (Institut Européen de Coopération et de Développement), finanziati per lo più dall’Unione Europa e che si focalizza nella zona di Gerusalemme Est. Tale programma prevede un corso di “alfabetizzazione finanziaria” in cinque aree principali: marketing, finanza, diritto, tassazione e altri strumenti di management. Per la zona di Betlemme, invece, non è prevista l’attivazione di alcun corso. Concludendo, è interessante ripercorrere questo progetto sottolineando le peculiarità che lo contraddistinguono, seguendo la struttura utilizzata per descrivere la letteratura: • Principi à fiducia, tempestività, prossimità • Modelli à la The People of San Miniato Foundation può essere associata all’approccio minimalista, visto che si concentra prevalentemente sull’intermediazione finanziaria • Tipologie à prestito individuale con incontri di gruppo • Prodotti correlati à l’erogazione è affidata a terzi, o comunque è molto limitata 36 4.3. Il bando 2011 Visti i successi delle edizioni precedenti, il primo nel 2005 e il secondo nel 2007, la The People of San Miniato Foundation ha deciso di pubblicare un nuovo bando nel marzo 2011. Le parole chiave che guidano il nuovo progetto sono: Fiducia, Trasparenza e Accountability, i tre pilastri su cui si basa questa esperienza sanminiatese. Le zone interessate sono sempre quelle di Gerusalemme Est e Betlemme, visti anche i rapporti istituzionali con le autorità locali ormai ben consolidati. Il Consiglio di Amministrazione, a cui è demandata la definizione della mission, ha deciso di favorire i giovani laureati dell’Università di Betlemme e le donne delle comunità locali, poiché, secondo le parole della Dott.ssa Laura Biancalani, “è proprio questo il target che può portare la Palestina a sviluppare un’economia sostenibile nel lungo periodo”. I settori prescelti per l’erogazione dei finanziamenti, di comune accordo tra CDA e i partner locali, sono l’artigianato, capo saldo del PIL locale, la manifattura, e una nuova sfida, ovvero, quella di favorire lo sviluppo di nuove start up di servizi. L’importo de erogare è stato fissato nella misura di 120.000,00 euro, interamente proveniente dal rimborso dei bandi precedenti, lasciando così intatti i fondi concessi dalla Fondazione e dagli altri partner italiani. La pubblicazione del bando ha avuto un grande successo, le domande raccolte nelle due sedi operative si aggirano intorno al centinaio. Inoltre, così come definito dal processo operativo che la The People of SMF segue, il team locale, guidato dalla Dott.ssa Francesca Cioni, si è apprestato a eseguire la valutazione delle domande, attraverso un primo screening e interviste rivolte ai possibili beneficiari. Da questa fase, le domande che dal Comitato Tecnico di Valutazione sono state portate all’attenzione del CDA, sono state 34 per Betlemme e 36 per Gerusalemme. Quest’ultimo, ha deciso di prescegliere 16 progetti tra i richiedenti di Betlemme, e 6 per Gerusalemme. Il finanziamento, che ammonta in totale a 120.000,00 € è stato erogato il mese successivo, come previsto dal format operativo. Seguendo il modello operativo, adesso si giunge alla fase di valutazione e monitoraggio dell’esperienza. Come sopracitato, essa prevede rapporti trimestrali e missioni semestrali da parte sia del gruppo di lavoro locale che italiano. 37 Il presente lavoro si propone, però, di integrare il sistema di monitoraggio della The People of SMF, con lo scopo di creare indicatori di valutazione di efficacia che siano in grado di aumentare il valore dell’esperienza, attraverso una comunicazione quantitativamente più dettagliata in grado di supportare, in seguito, l’implementazione di nuove politiche. 4.4. Gli indicatori Si elencheranno di seguito gli indicatori in grado di misurare l’efficacia dell’esperienza della The People of San Miniato Foundation, anche in termini di impatto sulla comunità, seguendo una logica di medio-lungo periodo. Se ne giustificherà la scelta, indicandone però anche i limiti degli stessi. Ad ogni indicatore si è assegnato un peso che dipende dall’importanza ad esso associata, secondo una scala che va da 1 (indicatore poco determinante) a 4 (indicatore essenziale), con lo scopo di ottenere un quadro complessivo adeguato nella definizione di efficacia. Sono state studiate le informazioni riguardanti i beneficiari, attraverso l’archivio che i responsabili del progetto hanno gentilmente messo a disposizione. Tali informazioni riguardano per lo più le generalità dei beneficiari, e la loro congruenza nel rispecchiare o meno il target previsto; i dati, poi, sono stati raccolti all’interno di un database e studiati al fine di calcolare i seguenti indicatori: Ø Percentuale dei beneficiari che hanno un diploma universitario Beneficiari con un diploma universitario Totale beneficiari Peso: 4 Dal momento che la The People of SMF si propone come target obiettivo quello degli studenti laureati, attraverso tale indicatore si vuole misurare il raggiungimento dell’obiettivo posto dalla mission. Ovviamente, ciò non ci dà una valutazione esaustiva dell’impatto positivo sulla comunità, o ancora un rimborso assicurato, 38 proprio perché magari il CDA ha privilegiato progetti proposti da parte di coloro che appartengono a questo target per soddisfare i criteri imposti dalla mission, piuttosto che altri probabilmente più vantaggiosi. • Area di Betlemme: 68,75% • Area di Gerusalemme Est: 66,67% I numeri confermano la volontà di favorire i giovani laureati, d’accordo con gli obiettivi stabiliti dalla mission, quindi l’azione risulta efficace. Ø Percentuale di donne coinvolte nel progetto Beneficiari di sesso femminile Totale beneficiari Peso: 3 Anche questo indicatore si propone di misurare l’achievement della mission, in quanto la The People vuole favorire la nascita di un circolo virtuoso che favorisca il “gentil sesso” nell’attività imprenditoriale. Si ipotizza azione efficace qualora l’indicatore superasse il 30%. L’analisi d’efficacia non si esaurisce con questo indicatore, viste le innumerevoli variabili che lo possono alterare. Infatti, il sesso del beneficiario non pregiudica il fatto che un uomo possa disporre di un personale al femminile per svolgere la sua attività, riuscendo comunque a stimolare l’imprenditorialità rosa. • Area di Betlemme: 50,00% • Area di Gerusalemme Est: 33,33% Risultato positivo per entrambe le aree; anche se Gerusalemme Est presenta un numero inferiore, il dato non tiene conto del fatto che i beneficiari “primari” hanno assunto dipendenti di sesso femminile, favorendo, in ogni caso, il loro empowerment. Ø Età media dei beneficiari Sommatoria età beneficiari Totale beneficiari 39 Peso: 4 Tale indicatore riesce a misurare l’impegno del progetto nel favorire l’imprenditorialità giovanile, nel dare fiducia a un Paese forse eccessivamente attaccato alle tradizioni, imperniato su un artigianato che non facilita la nascita di settori innovativi che siano in grado di dare slancio a una comunità con grandi potenzialità. Si ritiene necessario considerare una fascia d’età che vada dai 20 ai 35 anni. • Area di Betlemme: 41,00 • Area di Gerusalemme Est: 28,66 I risultati mostrano un grande successo da parte dell’associazione nel raggiungimento di uno degli obiettivi, ovvero quello di favorire l’imprenditorialità giovanile. Anche se dall’area di Betlemme risulta un dato che non rientra nel range che ci siamo preposti, bisogna tener conto che le donne beneficiarie sono di età più adulta, quindi vanno a incidere sulla media aggregata. Ø Percentuale dei candidati disoccupati Beneficiari senza un’occupazione Totale beneficiari Peso: 3 Questo indicatore misura la volontà della The People di contribuire alla riduzione del tasso di disoccupazione della comunità di riferimento. Possiamo ipotizzare che un indicatore ottimale dovrebbe cadere nel range del 25-35%. Privilegiando coloro che non hanno un’occupazione, si mira ad alimentare quel circuito virtuoso che si sono preposti come obiettivo. • Area di Betlemme: 18,75% • Area di Gerusalemme Est: 16,66% I risultati mostrano un’inefficienza dell’associazione nel favorire la diminuzione della disoccupazione; i dati mostrano, infatti, che la scelta dei beneficiari si è rivolta soprattutto a coloro che già avevano un impiego. Ø Percentuale di start up finanziate 40 Beneficiari di progetti nuovi Totale beneficiari Peso: 4 Indicatore ritenuto focale per il raggiungimento degli obiettivi della mission, la quale, come ricordato precedentemente, si propone di risvegliare l’imprenditorialità della comunità locale. Si considera efficace se l’indicatore supera il 30%. La The People of SMF vuole privilegiare quei progetti che puntano all’innovazione, si è sganciata dalla rigidità dei precedenti bandi, che sceglievano attività manifatturiere per un’ovvia sicurezza nella restituzione, e ha deciso di abbracciare attività più rischiose. Anche qui, la valutazione può essere “inquinata” da numerose variabili: un progetto, seppur innovativo, può magari presentare caratteristiche che ne dichiarano l’impossibile realizzazione, per motivi strutturali o di economicità, ma può comunque essere scelto per rispettare gli obiettivi della mission. • Area di Betlemme: 25,00% • Area di Gerusalemme Est: 66,67% L’azione risulta efficace nel raggiungimento dell’obiettivo preposto, mostrando risultati eccellenti, soprattutto nell’area di Gerusalemme, dove , ad esempio, è stato finanziato un progetto che riguardava l’avvio di un sistema di comunicazione digitale. In quella di Betlemme, un progetto su quattro risulta innovativo: un risultato comunque importante, per una terra ancorata a un’industria artigianale difficile da sradicare. Ø Numero medio di dipendenti Totale dipendenti assunti da tutti i beneficiari Totale beneficiari Peso: 4 Questo indicatore prevede la misurazione dell’indotto che ogni attività crea all’interno della comunità. Si vogliono privilegiare, infatti, quei progetti che prevedono l’assunzione di personale, in modo tale da ottenere un ritorno sull’investimento più che proporzionale, poiché non solo l’imprenditore (e la sua 41 famiglia) beneficerà del micro finanziamento, ma anche tutti i dipendenti e le rispettive famiglie, in quanto se ne presume un aumento di reddito. • Area di Betlemme: 3 • Area di Gerusalemme Est: 2 Il risultato è soddisfacente, perché si devono considerare anche i beneficiari indiretti, ovvero le famiglie di coloro che sono coinvolti nel progetto. Se consideriamo che un nucleo familiare è mediamente composto da 5 persone, ogni progetto finanziato creare ricchezza aggiuntiva per 10-15 persone. Ø Percentuale di richieste accettate Application accettate Application presentate Peso: 3 Tale indicatore è volto a misurare l’efficacia dell’azione di promozione della The People of San Miniato Foundation nei territori target, con lo scopo di far conoscere l’iniziativa ai possibili beneficiari. • Area di Betlemme: 36,36% • Area di Gerusalemme Est: 17,65% I numeri confermano l’efficacia dell’azione di marketing del progetto: infatti, avere un numero di richieste alto dà la possibilità ai responsabili di avere un maggiore margine di scelta dei profili dei beneficiari che più si avvicinano al target. Infatti, se le richieste fossero un numero basso, l’associazione potrebbe trovarsi costretta a dover scegliere progetti che non presentano i requisiti necessari. Risulta così fondamentale un’azione di promozione dell’offerta sul territorio. Ø Ammontare medio del finanziamento Totale finanziato Numero progetti finanziati 42 Peso: 2 Tale indicatore va a sottolineare le necessità della domanda. Infatti, l’ammontare massimo erogabile è 7000,00 €: se la media si avvicina a tale numero, potrebbe significare che l’offerta non è sufficiente a soddisfare le esigenze del mercato, che invece necessita di un ammontare più rilevante per avviare un’attività. • Area di Betlemme: 6869,50 € • Area di Gerusalemme Est: 7000,00 € I numeri confermano le ipotesi di sopracitate. Probabilmente il CdA del progetto dovrebbe rivedere l’ammontare erogabile perché le esigenze del mercato palestinese richiedono somme più elevate per l’avvio di nuovi business. Nel definire gli indicatori per valutare l’efficacia del progetto, si sono riscontrate mancanze nella raccolta di dati e informazioni, rendendo quindi l’analisi non esaustiva nel comprendere i punti di forza e debolezza della The People of San Miniato Foundation. Quindi, si è deciso di elaborare una serie di indicatori da utilizzare nella fase di monitoring per il calcolo dei quali è prevista la raccolta di informazioni specifiche, con lo scopo di ottenere feedback quantificabili. In tal modo, il team dei responsabili del progetto si può interrogare sulle determinanti che incidono sul raggiungimento degli obiettivi preposti, e qualora i risultati fossero divergenti dalle aspettative, attuare misure correttive. Si ritiene opportuno sottolineare che il seguente set di indicatori si muove secondo delle ipotesi, a causa di mancanza di dati necessari per il calcolo. Tale proposta, però, si ritiene oltremodo in quanto i dati a disposizione non hanno permesso di concludere circa l’efficacia del progetto; solo infatti con informazioni più accurate si potrebbe svolgere un’analisi più definita. Il presente lavoro, quindi, vuole creare un sistema di monitoring semplice e chiaro in vista di una possibile e reale applicazione da parte dei responsabili del progetto nella fase di valutazione per verificare se la loro azione sia coerente con mission e obiettivi e, in caso contrario, per attuare politche correttive. 43 Si è deciso di raggruppare gli indicatori in tre macroaree, per una comunicazione del valore più chiara e lineare: • MACROAREA A: Efficacia dell’offerta • MACROAREA B: Miglioramento del tenore di vita dei clienti • MACROAREA C: Qualità percepita del servizio da parte dei beneficiari MACROAREA A- Efficacia dell’offerta Ø Tasso di restituzione (Payback ratio) Ammontare restituito dal singolo Ammontare totale finanziato Peso: 4 Obbligatoria una misura quantitativa che mostri il payback da parte dei singoli beneficiari. Risulta necessario integrare anche un piano di ammortamento delle rate rimborsate; per quanto riguarda la zona di Betlemme il compito è affidato alla Camera di Commercio, mentre risulta meno definito nell’area di Gerusalemme Est. Si ritiene opportuno considerare l’azione efficace qualora l’indicatore superi la soglia dell’80%. Ø Percentuale di clienti inattivi Beneficiari in ritardo nei pagamenti Totale beneficiari Peso: 4 Si ritiene necessario adottare un sistema di rendicontazione chiaro e efficace, quindi risulta necessario anche evidenziare coloro che sono in ritardo nei 44 pagamenti mensili. La misura è considerata accettabile se è al di sotto del 15%. Accanto a tale risultato, si consiglia di giustificare dettagliatamente i motivi di tale ritardo, e specificare le eventuali azioni legali intraprese contro i beneficiari morosi. Ø Numero di lettere di richiamo Peso: 3 Tale indicatore misura l’efficacia dell’associazione di risolvere tempestivamente le situazioni d’insolvenza dei propri beneficiari, intervenendo subito per cercare di risolvere la situazione di crisi e aiutare il cliente a pagare regolarmente. Un eventuale numero alto non è necessariamente elemento negativo, ma piuttosto evidenzia che la The People of San Miniato Foundation è molto vicina ai suoi beneficiari tanto da negoziare ogni credito “su misura”. È quindi vincente porre l’accento su tale propensione al fine di un’analisi di efficacia positiva. Ø Numero di interventi legali Peso: 3 Questa misura tende a evidenziare l’impegno dell’associazione a mantenere un tasso di restituzione alto, infatti per coloro che non rimborsano entro certo periodo, predeterminato, si avviano pratiche legali che ledono la storia bancaria del singolo, con conseguenze più o meno gravi per una futura ulteriore richiesta di credito. La The People of SMF vuole allontanarsi dall’idea di charity, e piuttosto consolidare quella di vero e proprio istituto di erogazione crediti. Ø Numero di clienti che abbandonano il progetto Peso: 3 Indicatore rilevante in quanto si propone di misurare quanti clienti abbiano ritenuto non valida la proposizione d’offerta della The People of San Miniato Foundation. Ovviamente, il dato può essere inquinato da svariati fattori che non riguardano l’offerta stessa, ma è utile interrogarsi sui motivi dell’abbandono. Ø Portfolio at Risk (PAR) Pagamenti scaduti * 30 Totale pagamenti ancora dovuti 45 Peso: 3 Tale misura è calcolata come l’ammontare dei pagamenti scaduti e non ancora pagati, moltiplicati per 30 (giorni in un mese, poiché il pagamento ha scadenza mensile), rapportati al totale dell’outstanding capital, ovvero l’ammontare dei pagamenti ancora dovuti. È interessante infatti misurare il rischio dell’associazione legato alla concessione di finanziamenti. Un numero basso però non deve portare a conclusioni affrettate: infatti, l’istituzione potrebbe eliminare subito quei progetti che risultano anche solo prevedibilmente insolventi, in modo tale da migliorare il risultato, ma in tal caso, si toglierebbe la possibilità a un cliente meritevole di avviare il proprio business. Ø Strumenti per il targeting Peso: 1 Per una più accurata misurazione di efficacia, si è ritenuto interessante evidenziare gli strumenti che l’istituzione utilizza per misurare il livello di povertà dei richiedenti, in accordo con uno dei principi del Microcredito, ovvero quello di raggiungere i più poveri tra i poveri. Esempi di tali misure possono ritrovarsi nell’individuazione delle condizione dei clienti (housing index, microenterprise size), o ancora, nei ranking di ricchezza della comunità di riferimento. Ø Social Responsibility dell’associazione stessa Peso: 1 Per una comunicazione di valore a 360 gradi, si ritiene opportuno che la The People of San Miniato Foundation sviluppi misure che riguardano anche la sua organizzazione interna, in termini di Human Resource Policy e anche di Social Responsability nei confronti della comunità locale. Ø Focus geografico- Attrattività delle zone rurali Beneficiari residenti in zone rurali Totale beneficiari Peso: 1 46 Si ritiene interessante andare a misurare quale sia la provenienza dei beneficiari. Coloro che vivono in città sono prevedibilmente più inclini al successo, poiché Gerusalemme e Betlemme sono mete turistiche molto attrattive per milioni di viaggiatori. Una sfida, per la The People of SMF, potrebbe essere quella di privilegiare i candidati delle zone rurali, in modo tale da risvegliare anche le zone più svantaggiate. MACROAREA B- Miglioramento del tenore di vita dei clienti Ø Tasso di accantonamento risparmi Peso: 3 La raccolta dati e il monitoring sui beneficiari dovrebbero focalizzarsi anche sulla quota accantonata di risparmi da parte dei beneficiari. Si auspicano valori crescenti per definire efficace l’azione della The People of San Miniato Foundation; un incremento potrebbe portare a concludere che i programmi di alfabetizzazione finanziaria e educazione al risparmio, che la The People of SMF offre in partnership con altri istituti, sono risultati efficienti. Un numero inferiore non esclude però l’efficacia dell’offerta: infatti, delle entrate in eccesso può essere investito in altre attività profittevole, diminuendo però la parte destinata al risparmio. Ø Numero di beneficiari in autonomia finanziaria al termine del programma Peso: 4 L’indicatore rileva quanti beneficiari, al termine del periodo di rimborso, sono in una situazione finanziaria tale da autosostentarsi. Si ritiene che tale misura sia essenziale al fine dell’analisi di efficacia dell’azione del progetto stesso, che mira alla creazione di un circolo virtuoso all’interno della collettività. Ø Impatto positivo sul reddito del beneficiario Income al tempo 3 – Income al tempo 0 Income al tempo 0 47 Peso: 4 Tale misurazione prevede una raccolta dati su un periodo di minimo 3 anni, si ritiene infatti che questo arco di tempo sia sufficiente per trarre conclusioni sull’incidenza del microcredito concesso sull’income familiare. Il risultato va comunque considerato alla luce della variabili che possono influenzarlo, come per esempio quelle di natura macroeconomica (una crisi finanziaria nel Paese), o quelle accidentali che possono colpire le singole attività. Ø Tasso di scolarizzazione Peso: 2 Interessante nel medio-lungo periodo è vedere se, nella comunità di riferimento, ci sia un incremento nel numero di iscritti all’educazione di livelli superiori, proprio per confermare che il microcredito aumenta il benessere familiare, tale da permettere ai beneficiari di disporre di un reddito più alto da destinare all’educazione dei figli. Il risultato, però, non può portare a conclusioni assolute: numerose sono le variabili che incidono sulla relazione che può intercorrere tra la concessione del credito e l’istruzione, ma sicuramente un outcome positivo può confermare la positività del progetto. Ø Empowerment Peso: 3 Tale indicatore, di natura più qualitativa, si propone di misurare l’effetto del programma di Microcredito nell’ambito socio-culturale in cui il beneficiario vive. Si vuole, infatti, indagare su un possibile effetto positivo del finanziamento sul ruolo sociale del cliente. Rilevante soprattutto per la posizione femminile. MACROAREA C- Qualità percepita dai beneficiari dell’offerta Per questo set di indicatori si ritiene più opportuno utilizzare delle variabili qualitative. I dati necessari per la misurazione verranno ricavati da indagini condotte tra i beneficiari del Microcredito, seguendo una scala di gradimento che prevede i seguenti giudizi: Insufficiente, Sufficiente, Buono, Eccellente. Anche se i risultati potranno essere riduttivi, 48 misure standardizzate sono necessarie per un’analisi di politiche efficace. Si può definire efficace l’azione che presenta almeno il 50% delle risposte positive. Ø Giudizio sui percorsi di educazione finanziaria Peso: 2 Tale indicatore permette di misurare l’efficacia dei servizi accessori che la The People of San Miniato Foundation offre in partnership con altri attori. Ø Trasparenza Peso: 3 Tale giudizio mira a quantificare la percezione dei beneficiari dei processi di erogazione della The People of San Miniato Foundation. Sarebbe opportuno a interrogarsi, per esempio, sulla capacità dell’associazione di dare una documentazione chiara e veritiera di tutte le transazioni che intrattiene con i beneficiari. Un risultato positivo confermerà la propensione della The People of SMF a fondare i suoi rapporti sulle relazioni che intrattiene con i beneficiari, proprio in virtù dei tre pilastri che guidano il progetto (fiducia, trasparenza e accountability). Ø Giudizio sull’offerta di strumenti non finanziari Peso: 2 Tale indicatore misura la percezione dei beneficiari rispetto ai servizi non strettamente finanziari, come per esempio la qualità degli incontri che coinvolgono tutti i beneficiari. Un giudizio negativo potrebbe stimolare l’associazione a implementare nuove soluzione per aumentare la peer pressure. Ø Giudizio complessivo sul servizio Peso: 4 Nonostante le difficoltà nel reperire questo tipo di informazione, vista la forte componente soggettiva, risulta fondamentale misurare il grado di soddisfazione per sottolineare i punti di forza e debolezza dell’azione e adottare misure correttive, qualora necessario. 49 Si riassumo, di seguito, gli indicatori sopracitati all’interno di una tabella di facile comprensione e utilizzo per la rilevazione di efficacia del progetto. N. 1 INDICATORE % con FORMULA Beneficiari Beneficiari PESO con 4 diploma diploma universitario RISULTATO34 PUNTEGGIO B: 68,75% B: 275 G: 66,67% G: 266,68 B: 50,00% B: 150 G: 33,33% G: 99,99 universitario/ totale beneficiari 2 % Donne Beneficiari coinvolte 3 nel sesso progetto femminile/ totale beneficiari 3 Età media Sommatoria età 4 beneficiari anagrafica/ numero B: 41 G: 28,66 totale beneficiari 4 % Candidati Beneficiari disoccupati 4 disoccupati/ B: 18,75% B: 75 G: 16,66% G: 66,64 B: 25,00% B: 100 G: 66,67% G: 266,68 B: 3 B: 12 G: 2 G: 8 B: 36,36% B: 109,08 G: 17,65% G: 52,95 totale beneficiari 5 % Start-up Progetti di avvio 4 finanziate nuove attività/ numero totale di progetti 6 Numero medio Numero di dipendenti di totale 4 dipendenti assunti/ numero progetti 7 % Richieste Application accettate accettate/ 3 application presentate 34 Bà Betlemme; Gà Gerusalemme Est 50 8 Ammontare medio Ammontare 2 del totale finanziato/ finanziamento B: 6869,50 € B: 13739 G: 7000,00 € G: 14000 numero progetti finanziati 9 Tasso di Ammontare restituzione 4 restituito/ ammontare finanziato 10 % Clienti Beneficiari inattivi ritardo in 4 nel pagamento/ beneficiari totali 11 Numero lettere 3 di richiamo 12 Numero di 3 interventi legali 13 Numero clienti 3 che abbandonano il progetto 14 Portfolio at Ammontare dei 3 Risk (PAR) pagamenti ritardo* in 30/ Ammontare totale da restituire 15 16 Strumenti per il Es. Housing 1 targeting index, PIL Social Es. HR policy 1 Focus Beneficiari 1 geografico residenti in zone Responsibility 17 rurali/ 51 beneficiari totali 18 Tasso 3 accantonament o risparmi 19 Beneficiari in 4 autonomia finanziaria al termine del programma 20 Impatto (Reddito positivo sul tempo reddito del Reddito beneficiario al 4 3 tempo Reddito – al 0)/ al tempo zero 21 Tasso di 2 scolarizzazione 22 Empowerment 3 23 Giudizio 2 sui Qualitativo percorsi di educazione finanziaria 24 Trasparenza 25 Giudizio sull’offerta strumenti 3 Qualitativo 2 Qualitativo 4 di non finanziari 26 Giudizio complessivo sul servizio 52 Conclusioni Si può rispondere in maniera affermativa alla domanda di ricerca di partenza, ovvero alla possibilità di misurare in maniera oggettiva l’efficacia delle politiche attuate da un’istituzione di Microfinanza, nonostante la forte determinante soggettiva che caratterizza il settore, che basa le sue radici su un rapporto personale di reciproca fiducia tra beneficiari e istituto di erogazione. Si applicano, quindi, le più semplici logiche aziendalistiche alla valutazione di performance sociale di tali istituzioni: una chiara definizione di obiettivi e di strumenti per la misurazione dei risultati, proprio rispetto ai primi, è la chiave per corretto funzionamento di un progetto, perché permettono un efficace controllo di gestione e la possibilità di intervenire con misure correttive qualora si verificassero degli scostamenti. L’uso di indicatori consente, quindi, una valutazione delle politiche. In particolare, dall’analisi effettuata sul progetto di Microcredito The People of San Miniato Foundation, risulta un outcome complessivo positivo: l’azione risulta efficace, con l’eccezione del risultato che misura lo stimolo, da parte dell’organizzazione, di ridurre il tasso di disoccupazione nella comunità (Indicatore numero 4, Percentuale di richiedenti disoccupati). Non si possono, però, definire risultati assoluti a causa della scarsità di informazioni a disposizione. Partendo da questo limite, si è proposto un set di indicatori in grado di supportare il monitoraggio dell’azione, con lo scopo di misurare gli effetti che il programma produce sui beneficiari e sulla comunità (considerando, comunque, le variabili che possono alterare il risultato). Si può comunque confermare che anche le organizzazioni che operano nel settore del Microcredito, possono seguire le tradizionali logiche imprenditoriali senza abbandonare la loro funzione primaria, ovvero quella di ascensore sociale: una chiara ed efficace misurazione dei risultati permette loro di creare valore per tutti gli attori coinvolti. Come analizzato nel presento lavoro, il Microcredito sembra configurarsi come una nuova “rivoluzione” all’interno del mercato del credito nei Paesi in via di Sviluppo: è dunque possibile prestare denaro, senza le garanzie quasi sempre richieste da qualsiasi Istituto di 53 credito, creando un circolo virtuoso fondato sul senso di responsabilità, sull’impegno a mantenere fede alle proprie promesse perché, in caso contrario, si è automaticamente esclusi dal percorso e quindi da un ulteriore possibile sviluppo delle attività intraprese. Ma la vera sfida, a mio parere, rimane quella dei Paesi sviluppati: se finanziamenti con importi irrisori possono risultare la panacea di tutti i mali per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, non vale lo stesso per l’Occidente. Le “nuove povertà” sono in aumento, ma i 7000,00 euro che in Palestina sembrano risvegliare l’imprenditorialità, non sono abbastanza. Anche per quanto riguarda i Paesi in cui il Microcredito ha riscosso un notevole successo, servirebbe un intervento congiunto della Microfinanza e del Settore Pubblico, mirato a forme nuove di sostegno alla piccola imprenditoria perché donne e uomini di tutto il globo abbiano l’opportunità di riprendersi da stati di indigenza, in virtù di iniziative capillarmente diffuse che diano anche agli istituti bancari un volto più umano ed eticamente sostenibile, richiamando il concetto di sussidiarietà orizzontale che vede Pubblica Amministrazione e Terzo Settore come nuovo volano delle economie nazionali. Concludendo, quindi, il Microcredito può risultare uno strumento efficace nella lotta alla povertà, ma serve che il settore si doti di un sistema di rendicontazione capace di fornire informazioni circa il suo operato ai terzi portatori di interesse, come il Settore Pubblico, che sarà così in grado di gestire la sua offerta, consapevole del valore che questa nuova filosofia può dare a livello di utilità sociale. 54 Bibliografia • ISPI Winter School, Gli Attori della Microfinanza. Istituto degli Studi di Politica Internazionale, 20-21 aprile 2012, Milano. • Becchetti, L. (2008). Il Microcredito. Una nuova frontiera per l’economia. Bologna: Il Mulino. • Copestake, J., Greenley, M., Johnson, S., Kabeer, N. e Simanowitz, A. (2005). Money with a mission Vol. 1: Microfinance and poverty reduction. ITDG Publishing. • Brody, A., Greeley, M. e Wright-Revollendo, K. (2005). Money with a Mission Vol. 2: Managing the social performance of Microfinance. ITDG Publishing. • Duflo, E. (2011). 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