Gli apprendisti e la felicità

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Gli apprendisti e la felicità
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Formazione professionale svizzera
Gli apprendisti e la felicità
L’AIDS? La scuola insegna loro l’uso dei preservativi. – La disoccupazione? La formazione continua è
indispensabile. – La droga? Esistono dei corsi di prevenzione. – La sessualità? Un sessuologo terrà
un corso nel secondo anno. – Un problema col professore? Se ne occupa il mediatore. – Il divorzio
dei genitori? È la società che è in crisi. – Storia personale e identità? Il piano di sede per la cultura
generale ha pensato ad integrare questi temi nell’insegnamento. – La depressione, il male dell’anima? Gli psicologi sono a loro disposizione. – La delinquenza? L’ufficio di polizia è all’angolo della
strada. – Le ore straordinarie? Beh … bisogna incontrarsi ancora … con l’ispettore di tirocinio: secondo i cantoni, passa almeno ogni quattro anni!!! Nel frattempo, certi apprendisti devono imparare la pazienza, il silenzio, un altro apprendistato … di vita.
A
André Steiner
Fonte:
Ufficio federale
di statistica
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Traduzione:
Vittorio Dell’Era
rgomento difficile, la felicità degli apprendisti. Occorre, a volte, osservare
questi volti di
ragazzi appena quindicenni, sondare le loro inquietudini, le loro gioie,
le loro pene, capire la
loro solitudine. Ciononostante gli apprendisti,
al lavoro come a scuola,
non sono i più brontoloni. In generale eseguono i compiti loro assegnati.
La scuola ha insegnato loro che non erano i migliori e che era nel loro interesse imparare bene
il loro primo mestiere: «Un mestiere è per la
vita». Macché! Gli apprendisti sono felici? A
ben guardare le opere esposte a Bienne in occasione del concorso APP’ART 99 (notevole
esposizione di opere d’arte degli apprendisti)
vengono in mente parecchie riflessioni: Se le
opere esposte sono di qualità certamente indiscutibile, esse nondimeno mettono in piena
luce una necessaria espressione dei loro dubbi,
dei loro timori di fronte alla vita che li attende
… E quando riusciamo a captare il messaggio
dell’arte espresso dagli apprendisti, incontriamo le loro inquietudini, il loro universo, il
loro mondo interiore.
T
I giovani danno il tono o sono degli esclusi?
Per affrontare questo delicato argomento,
esprimeremo delle considerazioni che si fondano su statistiche federali. Non esporremo né
commenteremo le condizioni di lavoro degli
apprendisti, ma tenteremo di affrontare questo
argomento con un’analisi più generale delle
condizioni legate alla loro vita, alla vita dei giovani di oggi. E senza voler cadere nel pessimismo esagerato, ci sembra che la condizione
umana della nostra gioventù non rifletta la
gioia e tanto meno la felicità.
Esclusione dalla società
(stima soggettiva), secondo l’età
Sebbene si possano esaminare anche altri
aspetti, noi qui abbiamo considerato i giovani
principalmente sotto l’aspetto dell’esclusione.
Ciò è giustificato dal fatto che la maggior parte
dei problemi osservati e propri della gioventù (il
consumo di droghe, la disoccupazione, i conflitti generazionali, i giovani stranieri della seconda generazione) hanno, sotto una forma o
l’altra, qualcosa a che vedere con la posizione
che i giovani occupano nella società o in margine ad essa.
Risultati d’un contributo ad una pubblicazione
internazionale, i dati qui presentati provengono
da diverse fonti, tali da consentire di far luce
sulla situazione dei giovani nel nostro
paese.
Il tempo in cui i giovani si rivoltavano, in Svizzera è passato. Altrove, in particolare nelle periferie delle grandi città, continuano a far parlare di sé. Un tasso di disoccupazione elevato e
una situazione economica che lascia intravedere poca speranza di miglioramenti li escludono di fatto dalla società, il che potrebbe spiegare la loro rivolta.
Se in questi ultimi anni in Svizzera i giovani
non hanno pressoché creato alcun scompiglio,
niente comunque ci autorizza a vantarci d’aver
risolto i problemi che riguardano la gioventù.
I rapporti della Commissione federale su tali
questioni indicano che questi problemi – fra gli
altri – esistono anche da noi.
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I dati di cui disponiamo non ci permettono di
analizzare in dettaglio la situazione di certi
gruppi di popolazione. Tuttavia, l’Ufficio federale di statistica (UST) realizza o intende realizzare determinate inchieste che forniranno
maggiori informazioni sulle condizioni di vita di
gruppi come quello dei giovani.
Periodo dell’adolescenza
Per conquistarsi l’indipendenza, devono
aggrapparsi al mondo del lavoro
Per l’individuo, il passaggio dal ruolo di bambino a quello di adulto si allunga, in Svizzera
come altrove. Quindi sempre meno si può considerare l’adolescenza come una fase di transizione. Ne risulta una grande varietà di situazioni concrete vissute dai giovani: da quelli che
a 16 anni entrano nella vita attiva e lasciano la
casa dei genitori, agli studenti sposati e con figli, passando per quelli che continuano ad abitare coi loro genitori per tutto il periodo considerato, tutti fanno parte del gruppo dei giovani quali li definiamo qui (persone tra i 15 e i
24 anni o, in certi casi, tra i 15 e i 29 anni). Fare
È difficile dedicarsi ad un’analisi statistica dei
giovani in quanto gruppo di popolazione, per
il fatto che essi vivono situazioni assai eterogenee. Se alcuni conoscono relativamente
presto ciò che caratterizza una vita adulta (indipendenza finanziaria, ménage o famiglia
propria), altri non hanno ancora lasciato la
casa dei genitori all’età limite, 25 o 30 anni,
considerata nel presente studio. Circa i due
terzi dei giovani esercitano un’attività professionale e la maggioranza degli altri si trova in
formazione. Il tasso di disoccupazione dei giovani (6,1%) è tuttavia nettamente più elevato
di quello dell’insieme della popolazione attiva
(3,8%). Come ci si poteva aspettare, i redditi
dei giovani attivi occupati si concentrano in
basso alla scala e, per questo motivo, non c’è
da stupirsi che le persone tra i 20 e i 29 anni
siano più toccate dalla povertà rispetto al resto della popolazione.
Circa il 9% delle giovani e il 6% dei giovani
finiscono di studiare dopo la scuola dell’obbligo. Nel 1993, il 28% dei giovani hanno cominciato una formazione professionale superiore e il 13% una formazione in una scuola
universitaria. La situazione, tuttavia, varia
molto a seconda del sesso: i giovani che intraprendono una formazione superiore sono il
52%, contro solo il 31% delle giovani.
Formazione e hobby
La formazione influisce in larga misura sugli
hobby e sulla partecipazione alle attività culturali e politiche; una constatazione che d’altronde non si applica solo ai giovani. Così come
la cultura propria degli ambienti urbani, coi
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Assenza d’una persona di fiducia secondo l’età
un ritratto fedele di questo gruppo di popolazione sulla base di statistiche è di conseguenza
una difficile impresa.
I giovani danno il tono o
sono degli esclusi? È
possibile che il ripiego
su se stessi e le tossicodipendenze costituiscano
anche una risposta alla loro esclusione, vera o
presunta, dal mondo degli adulti. Potrebbe essere che – toccati da un tasso di disoccupazione
molto superiore alla media, sollecitati da un sistema economico che incita a commercializzare e a sfruttare fino in fondo il ben che minimo tentativo, interessante o no, di trovare
nuove forme di vita o di espressione ed esclusi
di fatto dal prendere decisioni politiche – i giovani siano in gran parte spinti ad adottare le
idee e i comportamenti che vengono attribuiti
alla generazione «mega».
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suoi cinema, le sue discoteche e i suoi dancing,
non resta un settore riservato ai giovani. Costoro, invece, si mostrano nettamente meno attivi dei più anziani nei settori della cultura classica e della politica. Sono tuttavia dei settori, lo
ripetiamo, in cui il livello di formazione incide
più che non l’età sul grado di partecipazione.
Ciò significa che i giovani che non hanno una
formazione avanzata corrono il rischio di venire
esclusi da importanti settori della società.
I giovani sono soprattutto integrati sul piano
sociale nei settori in cui restano tra di loro,
come i club sportivi e giovanili. Sono invece
meno attivi della media negli altri settori che
sono stati oggetto di questo studio.
I giovani e la salute
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Benessere psichico secondo il sesso e l’età
Più del 90% dei giovani dichiara di godere di
buona salute, ma circa i due quinti di loro dicono
di andar male sul piano psichico. Le più frequenti
cause di decesso tra i 15 e i 24 anni sono gli
incidenti, i traumi e i suicidi, e queste ultime due
cause toccano nettamente di più gli uomini. Per
quel che riguarda il consumo di stupefacenti, i
giovani hanno pure un comportamento a rischio
nettamente più marcato: in effetti consumano
alcol, tabacco e droghe pesanti assai più frequentemente delle donne della stessa età.
I giovani e la delinquenza
Infrazioni commesse da persone minori
di 18 anni
Ogni anno, i tribunali pronunciano circa 25 000
condanne contro adolescenti e giovani, il che
rappresenta il 23‰ della popolazione residente
della stessa età. Le condanne sanzionano soprattutto infrazioni contro il patrimonio e infrazioni della legge sulla circolazione stradale o
della legge sugli stupefacenti, mentre il 17%
dei detenuti hanno un’età inferiore ai 25 anni
(l’1‰ della popolazione residente). Circa i due
quinti di loro sono incarcerati per infrazioni
della legge sugli stupefacenti, la stessa proporzione per infrazioni contro il patrimonio e un
quinto per infrazioni della legge sulla circolazione stradale. Le infrazioni contro la vita e l’integrità fisica sono in compenso relativamente
rare (6%). La proporzione dei giovani denunciati per infrazioni della legge sugli stupefacenti è elevata, ma registra un calo dal 1989,
contrariamente a quella delle persone maggiori di 25 anni, il che potrebbe tradurre un
certo invecchiamento della scena della droga.
Adolescenza difficile, droga, incertezze, malessere, delinquenza … Non è solo l’apprendista
ad essere in crisi, ma la società che si riflette attraverso di lui. No, la felicità non esiste per tutti
in questa società del secondo millennio. Recentemente interrogati in classe su cosa rappresenti la felicità ai loro occhi, gli apprendisti ci
hanno fornito delle risposte vaste tanto quanto
il tema. Tuttavia, una costante: la felicità per gli
apprendisti di oggi implica piuttosto i sentimenti, l’amore, una futura vita di coppia.
La felicità, per alcuni, è modestamente definita
dalla pausa-caffè, dal piacere del week-end che
si avvicina. Per costoro, la felicità a volte si lega
all’istante presente: da «bonheur» si trasforma
in … «bonne heure».