Programma Parini 2016

Transcript

Programma Parini 2016
Scuola di Psicoterapia
MaraSelviniPalazzoli
8 ° Convegno Residenziale della Scuola di Psicoterapia
Milano, 26 e 27 novembre 2016
Liceo G. Parini, via Goito 4
PROGRAMMA
Sabato 26 novembre 2016
Plenaria
h 9.30 – 13.00 (è prevista una breve pausa).
Le procedure di una presa in carico. Un’esercitazione.
MATTEO SELVINI, con la collaborazione del gruppo AV di Milano, racconterà e mostrerà una intera
terapia di un’adolescente anoressica non collaborante. La presentazione sarà messa in pausa agli snodi
cruciali del trattamento, per dare spazio al lavoro in sottogruppi nell’assemblea.
Queste discussioni saranno condivise con la sala e commentate da due docenti.
14.00 – 15.45. Prima serie di sessioni parallele
1. Sessione “TRAUMA” – Coordina DANTE GHEZZI (Aula Magna)
Claudia Allegro, Raffaella Canali, Domenico Paciello, Manuela Ratti: Trauma e dissociazione: strategie di intervento
terapeutico.
Il trauma è una forza soverchiante che minaccia la vita o l’integrità dell’individuo, rende la vittima inerme e
impotente, evocando tutta una serie di risposte e di difese arcaiche, tra cui i fenomeni dissociativi. Nel corso
dell'intervento verranno presentati i fondamenti teorici e neurobiologici legati al trauma e alla dissociazione
e uno spaccato di alcune tra le molteplici tecniche in uso che tengono conto di approcci top-down e bottonup. Stabilizzazione, Emdr, le strutture nella Terapia Psicomotoria di Albert Pesso e l’Impact Model Mugging.
1
Adele Galante, Elisa Rava: Un confronto tra il modello del libro 'Liberarsi' e quello delle sei fasi della Resilienza.
Il presente contributo, partendo dallo studio di due casi clinici caratterizzati da vissuti traumatici, si pone
l’obiettivo di analizzare differenze e similitudini di due modelli di intervento: il modello a sei fasi per
promuovere la resilienza e il modello proposto dal libro Liberarsi. Il filo conduttore che ci guiderà in
questo lavoro di confronto sarà mettere a fuoco come i suddetti modelli possano aiutarci a raggiungere
i seguenti obiettivi terapeutici: far sì che i sopravvissuti controllino attivamente la loro vita, la
ricostruzione dei loro legami e il ruolo della trigenerazionalità.
Elisa Amati, Liliana Redaelli: Dumbo e la Benjamin, storia di un trauma e di una terapia.
La rilettura della storia di Dumbo attraverso la teoria della Benjamin diviene lo spunto di riflessione per
approfondire da un lato alcuni meccanismi tipici nei soggetti traumatizzati e dall'altro di individuare i
movimenti che il terapeuta può mettere in atto per aiutare il soggetto a superare il trauma.
2. Sessione “Migranti” – Coordina Diego Barbisan (Aula 4° E) (termina alle ore 14.45)
Christelle Osso: L'intervento con le famiglie migranti: il genogramma come strumento di presentazione del terapeuta.
Considerando le esigenze di una società trasformata in seguito alla migrazione, condividerò il metodo
d’approccio ai migranti esemplificando il caso clinico di una donna migrante resiliente con
l’accompagnamento di un’interprete interculturale di lingua persiana. In particolare, l’intervento consiste
nel sensibilizzare sulle questioni legate alla migrazione e sull’utilizzo del genogramma del terapeuta come
strumento d’incontro e scambio di “parole preziose” (Métraux, 2015) con le famiglie migranti.
3. Sessione “BAMBINI “– Coordina PAOLA MOROSINI (Aula 2°E)
Francesco Alemanni, Sabrina Macchi, Federica Meneghini: Il gioco è terapia.
Tutti i bambini giocano, in questo modo hanno la possibilità di capire il mondo che li circonda, di provare
delle sfide emotive e cognitive e di sperimentare il piacere del fare e del creare.
Attraverso il gioco sosteniamo i bambini nel mettere in scena preoccupazioni, paure o domande in modo
che possano, attraverso l’attività ludica, comprendere ed elaborare i temi centrali utilizzando un canale
comunicativo per loro più immediato e spontaneo. Presenteremo esempi concreti della nostra esperienza
in cui il gioco che i bambini hanno proposto e svolto con noi si è rivelato parte centrale della terapia.
Attraverso il gioco, sia nei bambini sia negli adulti, le difese diminuiscono e si raggiungono livelli più profondi d’interazione
in cui la fantasia, la metafora e i simboli possono emergere. (E. Whitaker).
Simona Gatti: Il parent training nell'autismo.
L’intervento valuta gli effetti e l’efficacia di un percorso di parent training di gruppo, a cui hanno partecipato
cinque coppie di genitori di bambini e ragazzi con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, come parte
integrante di un programma integrato di cura in ambito residenziale.
4. Sessione “STRUMENTI” I – Coordina ELENA CAMISASCA (Aula 3°E)
Alessandra Borboni, Monia Laura Dan e Chiara Ziliani: Sostenere la genitorialità, presentazione e applicazione di
uno strumento.
Considerare ciò che una persona fa bene e comunicarle ciò che si vede rimane il mezzo più efficace per
incoraggiare la reiterazione dei comportamenti positivi” (Lavigueur, 2006) Sostenere la genitorialità
(Lavigueur, Coutu, Dubeau, 2015) è uno strumento di intervento utilizzabile sia in situazioni di “normalità”
che di “rischio”, che intende fornire un aiuto concreto a chi accompagna i genitori nel loro compito
educativo e che sostiene e rinforza i genitori, la loro creatività, la loro voglia di progredire, e li aiuta ad
2
assumere un atteggiamento di ricerca e di riflessività sul loro agire quotidiano rispetto alla relazione con i
loro figli. Esso può aiutare i molti terapeuti che cercano le vie non per insegnare ai genitori a fare i genitori,
non per dire come si fa a educare i bambini, ma per favorire l'apprendimento continuo di nuovi modi, più
funzionali ai bisogni dei figli, di rivestire il ruolo educativo e di essere genitori "sufficientemente buoni",
in un’ottica “positiva”, ovvero concentrandosi sulle competenze e risorse, sia dei genitori che dei figli,
piuttosto che sulle mancanze.
Francesca Goio, Valentina Lattanzi: LTP: porta d’accesso alle dinamiche familiari.
La nostra presentazione nasce dall’idea che alcune tecniche siano molto utili al lavoro psicologico per
entrare nel vivo delle dinamiche familiari, dinamiche che spesso richiedono tempo per essere messe in
luce, presentandoci così in maniera “diretta” quanto accade a livello relazionale tra i vari membri.
L’ LTP (Losanna Trilogue Play) è una procedura di osservazione e valutazione semi-standardizzata delle
relazioni familiari nella quale madre-padre e bambino/i devono interagire insieme svolgendo un’attività
ludica e risulta utile sia in fase diagnostica-conoscitiva che terapeutica o di feedback per valutare eventuali
cambiamenti.
Durante l’intervento presenteremo lo strumento sia da un punto di vista metodologico che pratico,
analizzandolo nelle sue sotto-fasi e osservandone un esempio attraverso l’utilizzo di materiale audiovisivo sul quale poter ragionare insieme in sede di discussione conclusiva.
Anna Greco, Simona Marchesi: La rappresentazione della figura umana a dimensione naturale come alleato nella
terapia del trauma: lo strumento “my body”.
Il My Body è uno strumento efficace nell’elaborazione di esperienze negative, in quanto favorisce la
reintegrazione di parti dissociate e potenzia la capacità comunicativa e la fiducia nelle proprie competenze.
Dopo una descrizione dei contenuti utilizzati dai pazienti nel completare la sagoma in setting individuale,
si ragionerà sull’utilizzo nelle sedute congiunte genitori-bambino/a evidenziando le potenzialità dello
strumento capace di stimolare, laddove necessario, la presa di coscienza dei genitori e la comunicazione
circolare sui pensieri e le emozioni traumatiche connesse con esperienze di vittimizzazione.
5. Sessione “MINDFULNESS” – Coordina DONATELLA GUIDI (Aula 5°E)
Elena Forcati: Mindfulness e psicoterapia: il ruolo dell'accettazione.
La Mindfulness ci aiuta a differenziare la nostra esperienza mentale e ad integrarla, a sviluppare non solo
nuovi schemi di lettura della realtà, ma anche una diversificazione della nostra esperienza mentale.
Ilaria Galbiati, Arianna Gianotti: Laboratorio di pratica mindfulness: un appuntamento per coltivare la resilienza.
Verrà presentata l'esperienza della conduzione del Laboratorio di pratica Mindfulness. L' idea, strutturata
in otto incontri di gruppo, nasce dal desiderio di utilizzare la mindfulness in una modalità preventiva e
non terapeutica, volta a rinforzare le risorse individuali e collettive insite in qualsiasi essere umano. Così
da equipaggiare i partecipanti di un bagaglio di strumenti semplici ma potenti per affrontare con nuova
efficacia le sfide emotive e relazionali che la vita comporta. Un appuntamento in cui le persone si
allenano nella capacità di fermarsi nel momento presente. Questo permette la possibilità di introdurre,
tra uno stimolo ed una reazione, uno spazio di ascolto, di osservazione, di consapevolezza e di libertà di
scelta."
Selene Fiori, Chiara Sghirinzetti: Esperienze cliniche di integrazione tra gruppo di Mindfulness e psicoterapia
Nel nostro intervento ci proponiamo di approfondire gli elementi di efficacia dell'integrazione tra
mindfulness e psicoterapia, tramite la presentazione di tre casi clinici. Si tratta di due percorsi di terapia
individuale e uno familiare, in cui il paziente ha giovato della partecipazione ad un gruppo di minfldfulness
nel raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Partendo dalle testimonianze dirette delle pazienti potremo
osservare come i contenuti cardine della mindfulness vengono declinati nel processo di cambiamento.
3
16.00 – 17.45. Seconda serie di sessioni parallele
6. Sessione “CONDUZIONE” – Coordina GIOVANNI PÈ (Aula 2°E)
Luca Codecà: Uno sguardo al terapeuta…Griglia di osservazione per la conduzione delle sedute.
Il lavoro presenta una griglia di osservazione per il terapeuta che ha avuto come primo obiettivo quello di
individuare la modalità di conduzione del clinico durante un colloquio. La griglia è poi diventata un utile
strumento per monitorare con quale qualità e con quali strumenti il terapeuta si muove all’interno del
colloquio. Gli utilizzi dello strumento possono essere molteplici: può essere uno strumento didattico per
il terapeuta in formazione, e può essere uno strumento per un terapeuta esperto che vuole cogliere le
caratteristiche del proprio modo di condurre un colloquio.
Nicoletta Stucchi: L’alleanza terapeutica.
L’alleanza terapeutica, che può essere considerata uno dei più potenti fattori aspecifici della terapia, è
determinata dalla capacità del terapeuta di entrare in empatia con il paziente e di lasciarsi coinvolgere
profondamente nella relazione terapeutica, sfalsando i piani gerarchici pur ponendosi nello stesso tempo
come “base sicura” per l’altro. Stern definisce “now moments” quei momenti densi di autenticità in cui lo
scambio intersoggettivo ed il riconoscimento reciproco determinano per il paziente la possibilità del
cambiamento. Verrà presentato un caso clinico esemplificativo.
Alessandro Butti, Valentina D’Agostino, Rossana Raso: Tecniche di conduzione nella terapia di coppia e negli
interventi individuali.
L’intervento si pone l’obiettivo di esplorare la conduzione nella terapia di coppia ponendo l’accento sul
ruolo della direttività dei terapeuti, entrambi presenti nella stanza di terapia, e sull’importanza degli incontri
individuali al fine di mettere in luce quali incastri di coppia hanno permesso ai due partner in un primo
momento di scegliersi e successivamente, di formulare una richiesta di aiuto.
7. Sessione “BENJAMIN” – Coordina GIANNI CAMBIASO (Aula 4°E)
Elena Morselli: Con gli occhiali della Benjamin. L’uso dell’Anint nella terapia per un caso di anoressia restrittiva.
Gli strumenti di Lorna Benjamin come prezioso aiuto per superare alcuni momenti di empasse durante
la terapia individuale di una giovane paziente con anoressia restrittiva.
Marina Melzi, Alice Missaglia, Valentina Vergani: Con gli occhiali della Benjamin. L'uso dell'Anint nella terapia
familiare.
Breve presentazione dell’Anint, questionario ad auto somministrazione, elaborato a partire dal modello
teorico di L. Benjamin. Rifletteremo sull’applicazione dello strumento nella fase di consultazione familiare,
come possibile guida alla formulazione del successivo intervento terapeutico. Metteremo in evidenza le
risorse ed i limiti dell’Anint, nonché le possibili integrazioni con altri strumenti clinici.
Stefania Piazzini, Valeria Pinoni, Nicole Sarti: Il modello di Lorna Benjamin: connessione tra funzionamento
individuale e storia interpersonale del paziente.
Un modello teorico trasversale che permette al terapeuta di formulare ipotesi in grado di collegare il
funzionamento di personalità prevalente dell'individuo con le relazioni attuali, a partire dalle esperienze
vissute durante l'infanzia con le figure di accudimento.
Date tali premesse, il nostro lavoro si concentrerà sull'utilizzo di questo modello in un caso clinico con
tratti di dipendenza.
4
8. Sessione “PADRI” – Coordina ROBERTO BERRINI (Aula 3°E)
Manuela Camedda, Monica Piccapietra: La figura del padre nella terapia familiare con adolescenti autolesionisti.
La riabilitazione della figura paterna, quando possibile, rappresenta la mossa privilegiata nella direzione
di un cambiamento terapeutico per riattivare la funzioni genitoriali. Una proposta di intervento con
adolescenti autolesionisti all'interno della neuropsichiatria infantile.
Petra Cavenago, Werner Meili: Entrare in relazione con i padri: una riflessione.
Ancora oggi, per la grande maggioranza delle situazioni, sono le madri a prendere contatto per i propri
figli al nostro servizio. Gli invianti, che sono più spesso i pediatri, i docenti ed i famigliari, parlano prima
con le madri che con i padri. Non è raro che già durante il primo contatto telefonico, queste ultime, in
maniera spontanea o sotto richiesta rispondono ancora molto spesso che i padri sono al corrente ma non
sempre d’accordo sulla richiesta d’aiuto. Già a questo stadio, il terapeuta che formula le prime ipotesi
dall’altra parte del telefono, riflette sull’ingaggio dei padri che a distanza e senza mai averci parlato incutono
timore.
Una riflessione sull’entrare in relazione con i padri.
9. Sessione “RELAZIONI FAMILIARI” – Coordina RENATO SIDOTI (Aula 5°E)
Francesca Cerutti, Cinzia Garbagnati: I fratelli come risorsa.
Il sottosistema dei fratelli è il primo laboratorio sociale in cui i figli possono sperimentarsi nelle relazioni
tra coetanei. A volte proprio grazie alle modalità di relazione tra fratelli è possibile conoscere il
"funzionamento familiare" e introdurre il cambiamento. Verranno perciò presentati alcuni casi clinici in
cui, in modo diverso, la relazione tra fratelli ha avuto importanti ricadute sull'esito della terapia.
Beatrice Alagna, Silvia Fanciullo: Terapia familiare...senza frontiere: quando sulla sedia c’è un paziente on-line. Studio
di un caso clinico.
Le nuove tecnologie offrono oggi la possibilità di connettersi in modalità audiovisiva con grande facilità e
a costo trascurabile. Nel nostro lavoro capita di dover convocare un familiare che vive lontano e sovente
i tempi della terapia non consentono di attendere che possa essere presente fisicamente.
Verrà presentato lo studio di un caso in cui abbiamo utilizzato l'applicazione Skype che ha consentito al
familiare di "esserci" e la sua sedia non è stata più vuota. In particolare verranno proposti e discussi i
vantaggi e limiti che abbiamo riscontrato in questo tipo di setting.
10. Sessione “STRUMENTI” II – Coordina MARCO VANNOTTI (Aula Magna)
Rossella Petta e Selene Ostuni: Lo strumento come abito cucito su misura del paziente: lo zaino e il collage.
Philippe Chaillè considera gli strumenti grafico-simbolici che vengono utilizzati in psicoterapia come degli
“oggetti fluttuanti”: si modellano agli obiettivi terapeutici, si adattano alle esigenze dei diversi casi e,
talvolta, guidano il terapeuta fuori dall’impasse. Prendendo spunto da questa riflessione, verranno descritti
due diversi strumenti, il loro utilizzo e le modifiche apportate per esigenze cliniche. Lo zaino è una tecnica
esperienziale per favorire la differenziazione; consiste in uno scambio di elementi positivi di sé che
vengono simbolicamente regalati all’altro coinvolgendo tutti i membri del sistema e lavora soprattutto sul
piano emozionale. Il collage è uno strumento grafico che aiuta il paziente a elaborare e rappresentare il
proprio Sé attraverso un collage di immagini selezionate a propria scelta; è utile con i pazienti adolescenti
restii ad accedere a contenuti personali.
5
Francesca De Taddeo: La scultura che cura: l'evoluzione in psicoterapia attraverso la scultura. Esemplificazione di un
caso clinico.
L'intervento propone una riflessione sullo strumento della scultura partendo dalla rappresentazione della
maternità culturalmente condivisa. Il caso che verrà presentato riguarda l'introduzione della scultura in
terapia rispetto al vissuto di una adolescente nella propria famiglia adottiva: la scultura come strumento
di risarcimento, come prescrizione familiare e come strumento per valutare l'evoluzione di emozioni e
pensieri nel processo terapeutico.
Marika Medici, Monica Pietrobelli: Gli strumenti nelle CTU.
Dal contesto giuridico arrivano sempre più frequentemente richieste di valutazioni di nuclei familiari in
ottica sistemica. Presentiamo un percorso peritale esemplificativo in cui, alla valutazione più classica, si
affiancano strumenti e modalità di lavoro prettamente di tipo sistemico. Un modello di lavoro così
integrato dà l'opportunità, secondo la nostra esperienza, di vivere il percorso peritale in modo
costruttivo, avendo a disposizione numerosi spunti di riflessione non unicamente valutativi.
Virginia Tacchi, Chiara Trapletti: Il genogramma e il blasone: due strumenti nelle consulenze individuali e nei percorsi
di orientamento con i preadolescenti.
Nell'incontro con i preadolescenti in contesto scolastico emerge l'opportunità, al fine di promuovere lo
sviluppo del sé, di aiutare i ragazzi ad avere una migliore consapevolezza delle proprie risorse a partire
dalla storia personale e familiare. L'uso del genogramma e del blasone permette, anche attraverso il
linguaggio simbolico, di delineare con maggior chiarezza il percorso di sviluppo. Si presenteranno casi
emblematici provenienti dai servizi di consulenza e dai percorsi di orientamento di due scuole secondarie
di primo grado.
Dalle 18.45 Aperitivo. Seguono cena e intrattenimenti presso la sede del Convegno.
Domenica 27 novembre 2016
h 9.45 – 11.15 Terza serie di sessioni parallele
11. Sessione “PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA” – Coordina LORENZO CASSARDO
(Aula 3°A)
Caterina Ciucciovè, Elisa Saccinto, Silvia Roncelli: L’uso delle sculture nel lavoro con gli operatori dell’emergenza.
Lo studio delle emozioni sperimentate dagli operatori dell’emergenza è un ambito di interesse per clinici e
ricercatori. Le reazioni emotive e cognitive dei soccorritori sono influenzate da vari fattori e si diversificano
a seconda della fase dell’intervento. Inoltre, alcuni eventi si contraddistinguono per la loro particolare
intensità e possono esporre gli operatori a rischi psicopatologici e di traumatizzazione vicaria. Diventa
quindi essenziale potenziare l’uso di strategie efficaci per fronteggiare l’attivazione emotiva. Questo
intervento ha l’obiettivo di descrivere la tecnica delle sculture applicata all’ambito dell’emergenza. Nello
specifico, l’intervento, realizzato con una finalità clinica, ha voluto sperimentare la tecnica delle sculture
con un gruppo di medici e paramedici del 118. Le impressioni dei partecipanti suggeriscono che
l’intervento abbia buone potenzialità di applicazione nell’ambito dell’emergenza, permettendo
l’espressione delle emozioni sperimentate durante gli eventi critici di servizio e favorendo l’attivazione di
strategie di coping efficaci per gestire i rischi psicofisici connessi con l’attività professionale.
6
Camilla Nocerino: Psicologia dell’emergenza: il lavoro con i familiari dei dispersi e con gli operatori addetti alla ricerca.
La psicologia dell'emergenza è un insieme di pratiche e saperi utili a comprendere e sostenere le menti
individuali e collettive che si trovano a fronteggiare eventi improvvisi, potenzialmente traumatici e
distruttivi. L'obiettivo di questo intervento è facilitare la comprensione dei vissuti che accompagnano le
azioni dei familiari e dei soccorritori durante le operazioni di ricerca di persone scomparse e di fornire
indicazioni utili a regolarne le relazioni nel corso dell'attività di ricerca. Sarà inoltre descritta l'attività del
Missing Profiling.
Martina Richiardi, Debora Rubes: SOS, PSICO-EMERGENZA: un'esperienza da condividere.
Quando nasce la psicologia dell'emergenza? Qual è attualmente, lo stato dell'arte in Italia? Si condivide
un protocollo operativo messo in atto in Friuli Venezia Giulia, che ha consentito, attraverso la
convenzione con il 118 e le Forze dell'Ordine, interventi in svariate situazioni di emergenza sul territorio.
Vi verrà raccontato inoltre uno di questi interventi, la storia della piccola Lara.
12. Sessione “GRUPPO” – Coordina CARLA FERRARI AGGRADI (Aula Magna)
Eliana Polonini: Il ruolo del gruppo e la terapia sistemica (introduzione teorica).
L'intervento ha lo scopo di presentare la cornice teorica di riferimento all'interno della quale si sviluppano
e prendono forma progetti di intervento gruppale. Il lavoro sulle storie e narrazioni individuali, si integra
nelle dinamiche relazionali dell'hic et nunc dell'esperienza che il gruppo sta vivendo, diventando
laboratorio di nuove soluzioni possibili alla promozione del cambiamento.
Chiara Recupero: Gruppi di genitori di pazienti psichiatrici con e senza presa in carico.
La relatrice presenta la sua esperienza di tirocinio formativo presso il Centro Psico Sociale di corso
Plebisciti a Milano presso il quale da anni è in azione il “gruppo familiari” che coinvolge i parenti di pazienti
psichiatrici con e senza presa in carico. Il gruppo, condotto da una Psicologa, ha come obiettivo quello di
fornire a genitori, fratelli o sorelle, strumenti che possano garantire maggiore consapevolezza e
accettazione della malattia da parte di coloro che si prendono cura dei pazienti, fornendo inoltre indicazioni
rispetto alla gestione della quotidianità e di situazioni di criticità. Il gruppo rappresenta inoltre un luogo
sicuro e senza giudizio per i partecipanti che condividono esperienze simili.
Egle Baldon, Chiara Caccamo: La creazione di un ambiente di cura intorno ai DSA attraverso percorsi terapeutici di
gruppo.
Si presenta l’esperienza condotta all’interno di un progetto innovativo regionale nel contesto della
Neuropsichiatria Infantile dove, nell’ottica di una presa in carico globale, il lavoro diretto con il bambino,
effettuato in modalità gruppale, è integrato con incontri periodici con il gruppo di genitori e con il gruppo
di insegnanti dei bambini. Sono stati, inoltre, realizzati percorsi di parent training con l’obiettivo di fornire
informazioni sulle difficoltà dei bambini e ridurre le emozioni negative connesse alla diagnosi e
all’intervento. Tutti gli interventi rivolti alla famiglia e alla scuola hanno come finalità di creare e
supportare la rete nella quale il bambino è inserito.
Marta Gurrieri e Elisabetta Naboni: I gruppi a tema nelle comunità per tossicodipendenti. Un esempio: il “craving”.
L’intervento è caratterizzato da una breve introduzione teorica riguardante la genesi dei gruppi a tema,
il loro sviluppo e utilizzo nelle comunità terapeutico-riabilitative per tossicodipendenti.
In seguito verrà presentato il gruppo relativo alla tematica del CRAVING che si è dimostrato di
particolare impatto emotivo.
7
Gli obiettivi del gruppo erano quelli di mettere in contatto gli utenti con il desiderio della sostanza in un
contesto protetto, di far sperimentare una ricaduta dal punto di vista emotivo e, infine, di progettare
strategie protettive per sé e di aiuto per gli altri.
L’utilizzo e la parziale rielaborazione dello strumento delle sculture familiari si è rivelato di estrema
efficacia per favorire negli utenti un incontro maggiormente consapevole e critico con il mondo delle
sostanze, di difficile accesso per un operatore di comunità.
13. Sessione “CONTESTI NON TERAPEUTICI” – Coordina DARIO MERLINO (Aula 4°E)
Chiara Altamura, Claudia Sparpaglione, Valentina Legnani: Lavorare con il trauma in contesti non terapeutici: tre
esperienze di cambiamento.
In questa sede verranno descritte tre situazioni incontrate in contesti non terapeutici e accumunate da
un'esperienza traumatica vissuta dalle persone coinvolte.
Il presupposto dell'intervento è la possibilità, in questi casi, di applicare un pensiero terapeutico anche al
di fuori della stanza di terapia.
Sara Rolle, Rossana Taverna: L'intervento sistemico nei contesti non psicoterapeutici. Confronto tra pazienti oncologici e
tossicodipendenti.
Il nostro lavoro si focalizza sull’intervento psicologico rivolto a due tipologie di persone molto diverse:
pazienti con patologie da dipendenza oppure affetti da patologia oncologica.
Prenderemo in analisi i diversi tipi di intervento psicologico che possono essere attuati, mettendo in luce
analogie e differenze. Filo rosso del confronto sarà la flessibilità del setting e l’impossibilità, talvolta, di
attuare un intervento psicoterapeutico come classicamente inteso.
14. Sessione “COPPIA” – Coordina PAOLA COVINI (Aula 2°E)
Chiara Pasetto, Jessica Tomelleri: L'idealizzazione tra normalità e patologia nella relazione di coppia: un caso clinico.
Quando si forma una coppia, durante l'innamoramento, ogni partner riversa sull'altro una serie di
aspettative. Si struttura una forte idealizzazione di sé stessi, dell'altro e del rapporto, caratterizzata
dall'illusione. Questa si fonda sul bisogno di soddisfare l'altro e di essere soddisfatti. I partner si
propongono quindi come “terra promessa”. L'illusione può diventare il nucleo problematico con cui
ogni partner si confronta con esiti diversi, nelle varie fasi del ciclo di vita.
Nel caso clinico: una consulenza di coppia con incastro narcisista-narcisista, osserveremo come una forte
idealizzazione non permette ai partner né di lasciarsi (“siamo la coppia più bella del mondo”) né di stare
insieme (i bisogni dei partner non sono soddisfatti).
Cristina Bergamaschi, Mariangela Bellomo: Con gli occhiali della Benjamin. L'uso dell'Anint nella terapia di coppia.
A partire dal modello SABS della Benjamin, analizziamo l'uso dell'ANINT (questionario
autosomministrato) nel contesto clinico di coppia. Attraverso lo strumento, è possibile cogliere gli stili
relazionali attuali dei singoli partner e comprenderne l'incastro di coppia per definire al meglio il progetto
terapeutico.
La nostra analisi prenderà spunto da alcuni casi clinici incontrati in diversi contesti.
h 11.15 – 11.30 Breve pausa.
8
Plenaria
h 11.30 – 13.15.
Esperienze di formazione personale nella Scuola. Coordina Alfredo Canevaro
Elena Cofano, Daniela Miseo, Valentina Politanò: Supervisione e risonanze.
Il nostro lavoro parte dalla consapevolezza che l'appartenenza al gruppo classe è determinante nella crescita
professionale e personale (genogramma) di ognuno di noi. Questi due fattori si incontrano nelle
supervisioni a scuola poiché oltre a rimandi tecnici emergono spunti nella gestione del controtransfert e
delle risonanze che sorgono in seduta.
Per mostrare questo abbiamo scelto di sottoporre ai nostri colleghi un questionario avente come oggetto
come vedono il gruppo sia come équipe di lavoro sia come luogo formazione personale, ma soprattutto
come questi due aspetti convergono durante le supervisioni.
A seguito dell'incontro multifamiliare di genogramma anche le nostre famiglie hanno conosciuto il gruppo.
Questa è stata un'occasione di condivisione e validazione reciproca tra quest'ultimo e le famiglie. I familiari
hanno quindi maturato un’idea del nostro gruppo, sottoponendo anche a loro un questionario abbiamo
voluto mettere in relazione la loro idea con la nostra.
Silvia Manfrin e Valeria Grimaldi: Il genogramma multifamiliare. Il contributo alla formazione personale di
sperimentarlo due volte.
L'intervento si propone di approfondire i benefici e le criticità del proporre il multifamiliare due volte
nel corso della formazione. Verrà mostrata una raccolta delle opinioni dei docenti a riguardo. Sarà poi
condivisa l'esperienza del nostro gruppo e i vissuti di alcuni allievi che hanno sperimentato due volte
questo formato.
9