Lezione 9

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Lezione 9
LE TREPONEMATOSI
4 forme di treponematosi
treponematosi::
Pinta
treponematosi sudamericana
Yaws o framboesia
treponematosi africana
Sifilide endemica o Bejel
treponematosi medio-orientale
Sifilide venerea
treponematosi europea
Due teorie sulla eziologia di queste diverse forme
Teoria di Hackett (1963)
Teoria di Hudson (1958)
specie diverse
una sola specie
malattie diverse
manifestazioni cliniche diverse
“le treponematosi”
“la treponematosi”
T. carateum
pinta
T. pertenue
yaws
T. pallidum
T. pallidum
sifilide endemica
sifilide venerea
“I vari treponemi sono indistinguibili” (morfologicamente e immunologicamente)
Treponematosi
Clima
Popolazione
caldo
umido
piccoli gruppi
di cacciatori e
raccoglitori o agricoltori
primitivi senza vesti
Pinta
Yaws
Sifilide
endemica
caldo arido
Sifilide venerea
temperato
Trasmissione
cute
cospicui gruppi
di agricoltori e
pastori
mucose
popolazioni urbane,
vesti
genitale
(bambini)
“Ogni gruppo sociale possiede il tipo di treponema adatto a quel
particolare ambiente geografico e climatico e a quel particolare
stadio di sviluppo culturale”
culturale”
Ambiente
Pinta
Yaws
Sifilide
endemica
Sifilide
venerea
Foresta tropicale
sud America
Foresta tropicale
Africa
Regioni aride
nord Africa
“Occidente”
Età
Contagio
Infantile
Cutaneo
mucoso
Infantile
Cutaneo
mucoso
Infantile
Cutaneo
mucoso
Adulta
Sessuale
neonatale
congenita
Storia della sifilide
Problema dibattuto
Epidemia di sifilide in Europa (fine del ‘400 e inizi ‘500) chiamata
“grande vaiolo”
malattia acuta
andamento epidemico
popolazione priva di difese immunitarie
Teoria colombiana
la sifilide venerea è arrivata in Europa con i marinai di Colombo 1492
Teoria precolombiana
la sifilide venerea era già presente in Europa prima della scoperta
dell’America
diffusione
cacciata degli Ebrei
dalla Spagna
guerre
rinascimentali
Teoria “alternativa” di Livingstone (1991)
Portoghesi in Gana
Gana,,
già 15 anni prima della scoperta dell’America
contatto con lo yaws africano
virulentazione
per adattamento agli
europei e alla
temperatura europea
ceppo virulento in Europa
epidemia di sifilide
post--colombiana
post
epidemia di sifilide
europea post-1495
Ipotesi sulle migrazioni umane e sulla diffusione della treponematosi nelle sue
diverse forme
CONSIDERAZIONI
1.
L’esistenza della sifilide in America già prima della scoperta è
chiaramente attestata dalle testimonianze osteoarcheologiche
2.
Ci sono abbondanti documenti, medici e non, anteriori al 1492,
che suggeriscono la presenza della sifilide in Europa prima del
1495, ma i casi paleopatologici sono scarsi
3.
E’ difficile stabilire se l’epidemia europea del 1495 fu dovuta ad
importazione dall’America o a virulentazione di un organismo già
endemico in Europa
Durante l’assedio di Napoli (1495) occupata dai Francesi di Carlo VIII
nauseanti pustole genitali,
epidemia tra i difensori
ulcere cutanee,
invalidità
morte
forti dolori ossei
resa dei Francesi
Italia = “mal francese”
epidemia di una nuova malattia
Francia = “mal napoletano”
Germania = “mal spagnolo”
Spagna = “mal francese”
India (1498) Vasco de Gama
Giappone (1505)
Fonti letterarie contemporanee
Niccolò Leoniceno = Libellus de epidemia quam Itali morbus gallicum
vocant (1497)
Lopez de Villalobos = Tratado sobre las pestiferas bubas (1498)
Giovanni da Vigo = unguento mercuriale (1514)
Girolamo Fracastoro = Syphilis sive morbus gallicus (1530)
morbo gallico
termine sifilide
Leonardo Botallo = “Lues venerea”
lue
“French pox” degli inglesi
Dicotomia interpretativa già nel ‘500:
Niccolò Leoniceno (1497)
Niccolò Massa (1532)
nuova forma di malattia europea
Rodrigo Ruiz Diaz de Isla (1539)
Gonzalo Fernandez de Oviedo (1537)
malattia importata dai
marinai di Colombo
Haiti
marinai di Colombo
Barcellona (1493)
Napoli (1495)
Autoritratto di Hans Holbein il
Giovane affetto da sifilide
Incisione raffigurante un
malato di “grande vaiolo”
(XVI secolo)
Il malato di “grande vaiolo” in
un’incisione di Dürer del 1490
Il demone della sifilide in una
scena del XVI secolo
Il problema dell’unguento
saraceno dei crociati, per la
cura della “lebbra venerea”
Unguento a base di mercurio
Cura la sifilide, non la lebbra!
La cura con l’unguento
mercuriale in un’incisione del
libro di Steber, Vienna 1498
La cura con i fumi di mercurio in una caricatura del 1550
La cura della sifilide con i fumi di mercurio in un’incisione di Jacques
Lagnier (1659-1663)
Stadi delle treponematosi
I stadio: infiammazione locale lieve
all’inoculo
II stadio: diffusione generalizzata di batteri
con lesioni cutanee (dopo circa un anno)
III stadio: lesioni infiammatorie viscerali ed ossee
distruttive e riparative (dopo 1010-15 anni)
E’ il III stadio ad essere documentato a livello osteoarcheologico
Nella sifilide venerea le lesioni coinvolgono anche cuore, vasi,
cervello e midollo spinale
Lesioni osteoarcheologhiche
Evoluzione delle lesioni craniche (Hackett
Hackett))
Cribrosità raggruppate
Sequenza iniziale
Cribrosità raggruppate confluenti
Sequenza
isolata
cavitazione superficiale
cavitazione
serpiginosa
cavitazione circumvallata
cavitazione
nodulare
cicatrici radiali
“caries sicca”
Sequenza
contigua
Distribuzione scheletrica della sifilide.
Le aree colorate in nero indicano i distretti più
frequentemente colpiti; le aree tratteggiate
indicano i distretti colpiti solo occasionalmente
La sequenza isolata di
lesioni sul tavolato
cranico
La sequenza contigua di
lesioni sul tavolato cranico
Cavitazioni superficiali: le lesioni
iniziali presentano una distruzione
centrale e osso reattivo periferico
Cavitazione superficiale isolata (focale)
Cavitazioni superficiali confluenti
Cavitazioni superficiali isolate e
confluenti
Cavitazioni isolate e
serpiginose
Cavitazioni nodulari e caries sicca
Caries sicca
Caries sicca
Lesioni dello scheletro postpost-craniale
Tibie e femori
lesioni simili a quelle della superficie cranica,
ma andamento più diffuso e forte reazione periostitica
Periostite
Ispessimento e
deformazione dell’osso
cribrosità, superficie irregolare
Osteite e
osteoperiostite
gommosa
lesioni distruttive e riparative
gommose
restringimento della cavità midollare
Periostite e cavitazioni di omero
distale, ulna e radio
Massiva periostite gommosa (con cavitazioni) del
femore
Periostite del femore distale
Osteoperiostite massiva di
femore, tibia e fibula. Si noti il
notevole ispessimento della
metà distale del femore e della
porzione centrale della diafisi
della fibula
Periostite massiva della tibia.
La sezione mostra l’ispessimento
corticale e il restringimento della
cavità midollare
Periostite di tibia e fibula
Lesioni ossee
Pinta
Yaws
-
Cranio
-
-
osteomielite tibiale
Infrequente: lesioni
gommosa;
craniche crateriformi lievi;
“gangosa”= distruzione naso, fenomeni riparativi;
tibie “a sciabola”
mascella
3-5%
Infrequente: lesioni
craniche crateriformi lievi
6-8%
Sifilide
endemica
Frequente:
lesioni intraossee,
erosione
Sifilide
venerea
Tibie
10-12%
esteriorizzazione
cicatrici serpiginose
riparazione cicatrici “a stella”,
“caries sicca”
osteomielite tibiale
gommosa;
fenomeni riparativi;
tibie “a sciabola”
osteomielite tibiale
gommosa;
fenomeni riparativi;
tibie “a sciabola”
Paleopatologia
Siberia, tibie e ossa lunghe
Londra, Spietalfield, cranio femminile (1197-1537)
York, St. Helen on the Walls, cranio con caries sicca,
XV-XVI secolo
Europa
Provenza, Costebelle, feto di 7 mesi con
osteoperiostite, III-IV secolo d.C.
Metaponto (580-250 a. C.)
Roca Vecchia, Melendugno (Lecce), scheletro intero
(1400-1450)
Problema dell’assenza di sifilide ossea in migliaia di scheletri
egiziani ed europei
Casi nel Nuovo Mondo
Costa NordNord-Ovest
Costa Sud California
Grandi pianure
Sud--Ovest
Sud
Costa del Cile
Illinois
Arkansas
Louisiana
Mississippi
Kentucky
Tennessee
Alabama
Manifestazioni ossee
intermedie tra
jaws e bejel
North
Carolina
Midwest
e Sud-Est
infezioni proliferative
ossee = treponematosi
endemica (o bejel)
Georgia
Florida
Periostiti tibiali
- Costa Nord Georgia (periodo Mississippiano)
- Golfo Florida (periodo del contatto)
- Weeki Wachee Mound (periodo postpost-contatto)
Cicatrici craniche stellate
e tibie a sciabola
Treponematosi
Delle regioni
interne, più
aride
Modello americano
di Sud Ovest =
treponematosi
Delle regioni
costiere, caldoumide
Bejel
Yaws
indiani
treponematosi
malattia non grave
Esempio di Moundville
equilibrio
alta morbilità
(disagio)
ma molti casi di guarigione
(paleopatologia)
Relazione di John
Lawson (esploratore
dei primi del ‘700)
Descrizione clinica moderna:
profondo dolore alle gambe
e lesioni oro-facciali
“gli indiani sono affetti da una specie di reumatismo o “incendio” degli arti…
per cui le loro gambe sono così calde… per cui costringono i ragazzi a
versare acqua fresca in continuazione su di esse…
La malattia non raramente li priva del naso (= gangosa del Yaws).
Io stesso ho visto tre o quattro di loro raggiungere il più miserevole aspetto
a causa di questo “cimurro” (= scolo nasale).
Ma, sebbene essi non se ne curino troppo e raggiungano questo stadio
senza poter rallentare il decorso della malattia, alla fine vanno incontro a
guarigione e vivono poi per molti anni…”
(diario di John Lawson, esploratore dei primi del ‘700)
IL CASO ITALIANO DI ROCA VECCHIA (Melendugno, Lecce)
datato alla prima metà del XV secolo (14C: 1410 – 1450 cal AD)
si tratta dell’unico scheletro quasi completo trovato in Europa
quadro di sifilide venerea al terzo stadio: fenomeni distruttivi con
profonde cavitazioni, accompagnate da fenomeni proliferativi
massiccio coinvolgimento del frontale con lesioni
erosive (anche la mandibola)
Cranio
tipico aspetto con cavitazioni serpiginose
l’esame radiologico rivela lacune circondate da
margini sclerotici, con reazione ossea
marcata periostite delle diafisi di femori e tibie
ossa lunghe
lesioni cavitarie osteolitiche nei tratti diafisari e
metafisari
aspetto caratteristico di un’osteomielite gommosa
carattere particolarmente violento delle lesioni, anche su mandibola e
ossa dell’avambraccio
Immagine macroscopica e radiografica del cranio di Roca Vecchia, con
cavitazioni talora circumvallate
Particolare delle lesioni sul cranio e
sulla mandibola
Omeri di Roca Vecchia con osteomielite gommosa
(periostite e cavitazioni)
Radii e ulne di Roca Vecchia con osteomielite gommosa
I femori di Roca Vecchia con osteomielite gommosa
Tibie e fibule di Roca Vecchia
E’ probabile che il caso di Roca Vecchia, particolarmente virulento ma isolato,
sia un caso di treponematosi non venerea (bejel?) in un individuo
immunodepresso.
La cassa di Maria Salviati (1499-1543) al momento
dell’apertura: sono evidenti i danni prodotti dall’acqua,
penetrata all’interno attraverso una perforazione.
Antropologia
Lo studio dello scheletro rivela che Maria
era una donna con un’età antropologica di
40-45 anni e una statura di m 1,56, con cranio corto
e stretto, orbite alte, faccia e naso stretti.
La capacità cranica è risultata di 1220 cc.
Si tratta di un soggetto con ossa sottili ma ben
modellate, con marcati caratteri femminili sia del
cranio che del bacino.
Le inserzioni muscolari dell’arto superiore (tricipite,
piccolo e grande rotondo, gran pettorale) e della coscia (grande
gluteo) depongono per un’attività muscolare più che
discreta.
Ritratto di Maria Salviati
(Pontormo, Uffizi)
Paleopatologia
Le faccette costali delle vertebre
toraciche presentano quasi tutte
una leggera artrosi, più marcata a
livello dell’XI e XI vertebra toracica,
con lipping severo.
Il fenomeno, assente nel sesso
maschile e rilevato anche nelle
nobildonne aragonesi della corte di
Napoli, è stato messo in relazione
con l’abitudine di indossare stretti
corsetti rigidi.
Le tibie arcuate sono espressione
di un fenomeno di sub rachitismo,
reperto presente anche nella
granduchessa Eleonora di Toledo,
moglie di Cosimo I.
Maria era affetta da una grave
malattia parodontale, con 10 carie
non penetranti e un ascesso.
Alcune “cavitazioni
circumvallate”
sul corpo e sulla
squama del frontale
indicano un processo
infiammatorio
osteolitico distruttivo,
in avanzata fase
riparativa, come
dimostra anche
l’esame TC.
La teca cranica esterna presenta, a livello dei parietali, oltre a danneggiamenti
post-mortali, un quadro di caries sicca, tipico della sifilide terziaria, malattia
sessualmente trasmessa comparsa in Europa alla fine del ‘400, divenuta endemica
e molto comune proprio nel corso del ‘500.
La malattia degli ultimi tre anni
Dal maggio 1541:
•febbre;
•cefalea;
•gravi proctorragie ricorrenti, da “1-2 once”
fino a “3 once” (oltre 1 litro!) di sangue;
•coliche addominali;
•ulcere anali e perineali;
•grave anemizzazione progressiva.
Decesso: 29 dicembre 1543
Diagnosi
Sifilide terziaria gommosa a
localizzazione cranica e colo-rettale
(Pontormo, 1540ca, Uffizi)
infezione contratta molto verosimilmente da Giovanni
fra il 12 giugno 1519 (nascita di Cosimo I) e il 1526
Il ritratto del Bronzino, dipinto nell’anno del decesso
raffigura una Maria Salviati sofferente e precocemente
invecchiata, in seguito all’avanzare della malattia.
(Pontormo, 1537ca, Baltimora)
(Pontormo, 1540ca, Uffizi)
(Bronzino, 1543, San Francisco)
La Basilica di San Domenico
Maggiore, risalente agli inizi
del XIV secolo, costituisce
una delle più importanti
chiese di Napoli.
La sacrestia monumentale
della Basilica custodisce 37
sarcofagi lignei con i corpi
ben conservati di 10 sovrani
aragonesi, principi ed altri
nobili napoletani deceduti fra
la fine del XV e la seconda
metà del XVII secolo.
I sarcofagi appaiono
disposti su due file:
la fila superiore
comprende i personaggi
più importanti, come i
sovrani, la fila inferiore i
personaggi minori.
“Storia clinica”
Maria d’Aragona (1503-156), famosa per
la sua bellezza, suscitò vivissima
ammirazione nel mondo degli umanisti.
Aveva un carattere molto forte e altero,
che le meritò il soprannome di "Draga".
Andò sposa ad Alfonso d'Avalos,
marchese del Vasto e uomo di primo
piano tra i collaboratori dell'imperatore
Carlo V, da cui ebbe ben 7 figli.
A Napoli essa fece parte del famoso
circolo letterario d’Ischia.
Restata vedova nel 1546, Maria esercitò
per un certo tempo il governatorato di
Benevento.
Negli ultimi anni di vita si recò spesso alle
terme di Agnano di Napoli, indicate per le
malattie cutanee.
Medaglione con rtratto di Maria
d’Aragona (Leoni, collezione privata)
La mummia artificiale di Maria d’Aragona (15031568), apparve subito in ottime condizioni di
conservazione
Il braccio sinistro recava
una fasciatura ancora in
situ, che copriva una
profonda ulcera cutanea.
L’utilizzo
di
anticorpi
specifici per il Treponema
pallidum, evidenziò una
forte
positività.
La
diagnosi fu confermata poi
anche al microscopio
elettronico.
“Storia clinica”
Maria d’Aragona (1503-156), famosa per
la sua bellezza, suscitò vivissima
ammirazione nel mondo degli umanisti.
Aveva un carattere molto forte e altero,
che le meritò il soprannome di "Draga".
Andò sposa ad Alfonso d'Avalos,
marchese del Vasto e uomo di primo
piano tra i collaboratori dell'imperatore
Carlo V, da cui ebbe ben 7 figli.
A Napoli essa fece parte del famoso
circolo letterario d’Ischia.
Restata vedova nel 1546, Maria esercitò
per un certo tempo il governatorato di
Benevento.
Negli ultimi anni di vita si recò spesso alle
terme di Agnano di Napoli, indicate per le
malattie cutanee.
Medaglione con rtratto di Maria
d’Aragona (Leoni, collezione privata)
La mummia artificiale di Maria d’Aragona (15031568), apparve subito in ottime condizioni di
conservazione
Il braccio sinistro recava
una fasciatura ancora in
situ, che copriva una
profonda ulcera cutanea.
L’utilizzo
di
anticorpi
specifici per il Treponema
pallidum, evidenziò una
forte
positività.
La
diagnosi fu confermata poi
anche al microscopio
elettronico.