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-Uno NewsNewsletter di informazione mensile di UNO International, Giugno-Luglio 2013
N.B. Per motivi tecnici, I numeri di Giugno e Luglio questa volta escono
insieme. Per compensare, sara’ un’uscita piuttosto sostanziosa, incentrata sui
recenti problemi finanziari del Dragone.
Bufere sul sistema bancario
Recentemente sono giunte notizie di un improvviso crollo della borsa Cinese,
seguite da voci di credit crunch e fallimento imminente del sistema Cina.
Vediamo di esaminare in dettaglio cosa e’ realmente accaduto.
Le cause
Troppo investimento, troppo in fretta: Nell’ultimo periodo la quantita’ degli
investimenti in Cina e’ cresciuta a dismisura. Facendo i dovuti paragoni, la
proporzione e’ superiore del 50% a quella del Giappone negli anni 80, (a
ridosso dell’esplosione della bolla immobiliare nipponica). Secondo Fitch, il
totale del credito nel 2008 rappresentava il 125% del PIL (9 Trilioni USD),
mentre nel 2012 la quota e’ salita al 198% (23 Trilioni USD). In altre parole, la
quota degli investimenti in corso (che quindi non hanno ancora dato un
effettivo ritorno) e’ pari a due volte il PIL.
La modernizzazione della Cina chiaramente richiede un grande valore di
investimenti per poter costruire strade, ponti, ferrovie, aeroporti, case.. ma
forse non serviva investire cosi’ tanto in cosi’ poco tempo. Grazie ad un mix di
corruzione e credito facile si sono finanziati progetti faraonici senza
preoccuparsi dell’effettivo ritorno economico. Nella zona di Nanchino ad
esempio, si stima che circa il 30% dei nuovi spazi costruiti sia sfitto/disabitato,
e non si tratta nemmeno del dato peggiore. Il tratto ferroviario Shanghai-Wuxi
e’ un incessante susseguirsi di condomini deserti, a volte nemmeno
completamente finiti.
Shadow Banking: Tradizionalmente le 4 banche statali (Bank of China,
Industral and Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China, China
Construction Bank) non concedono facilmente prestiti ad aziende non-statali. A
fronte della rigidita’ di questo sistema, si e’ sviluppato un sistema parellelo di
“Shadow Banking”, che ha permesso a moltissime aziende di accedere al
credito. Sostanzialmente si tratta di intermediari finanziari che prendono prestiti
dalle banche statali al normale tasso interbancario, e finanziano progetti privati
con un tasso di interesse superiore. Da un lato questo permette accesso al
credito a chi normalmente non ne avrebbe la possibilita’. Dall’altro pero’ va a
finanziare ogni sorta di manovra speculativa.
Charlene Chu di Fitch Ratings sostiene che una grossa fetta dello shadow
banking sia in realta’ determinata dalle stesse banche, che mantengono un
secondo bilancio parallelo a quello ufficiale. Si stima che tre quarti delle
transazioni-ombra siano in realta’ legate direttamente o indirettamente ad
istituzioni bancarie.
I fatti
Cambio di direzione: Verso fine Giugno la banca centrale ha smesso di
pompare liquidita’ nel sistema bancario, manovra che ha fatto istantaneamente
salire il tasso dei prestiti interbancari. Il repo-rate settimanale, (che indica i costi
di finanziamento a breve termine) e’ salito al 13% (normalmente e’ intorno al
2-3%), con picchi del 25% in alcune giornate singole. Questo ha effettivamente
paralizzato ogni movimento interbancario, tagliando di conseguenza anche il
credito alle imprese. Anche se ora l’allarme e’ parzialmente rientrato, il
repo-rate settimanale si mantiene sul 7%, considerato quindi ancora molto alto.
Differenze con il passato: Periodici cali di liquidita’ si sono sempre registrati in
Cina, specialmente alla chiusura dei vari trimestri. In passato pero’ I problemi si
risolvevano sempre con nuovi prestiti da parte della banca centrale. Stavolta
invece i prestiti non sono avvenuti, e un comunicato della Bank of China ha
ribadito che le banche devono ridurre i prestiti ad alto rischio, oltre che smettere
di finanziare investimenti di lungo periodo tramite indebitamenti a breve
termine.
Difficolta’ per i mercati: Il mercato azionario di Shanghai e’ caduto del 5.3%
in un giorno solo, oltre che a rimanere in perdita per buona parte del periodo. A
livello di economia reale, le piccole e medie imprese continuano ad avere
grandi difficolta’ nel finanziarsi, in quanto non hanno potere contrattuale presso
le grandi istituzioni bancarie. I prestiti alle PMI Cinesi sono calati del 3%,
rispetto all’1.9% delle grandi aziende.
L’Analisi
I soldi in realta’ non mancano: Pechino in realta’ ha le risorse per salvare le
banche qualora necessario, ma la priorita’ ora e’ di riformare il sistema, per cui
ogni manovra di salvataggio verra’ riservata solamente per i casi estremi. La
banca centrale ha fatto sapere con un comunicato che il tasso di liquidita’ nel
sistema e’ritenuto “ragionevole”, ed ha invitato gli operatori economici a
rinforzare il proprio controllo sull’espansione indiscriminata del credito.
Segni di rallentamento dell’economia reale: E’ ormai un dato assodato che
la Cina non e’ e non sara’ piu’ il locomotore principale della crescita globale. I
tempi del PIL a due cifre sono finiti per sempre. Non e’ nemmeno sicuro ora che
si riesca a raggiungere il target governativo del 7.5% (secondo Nomura c’e’
addirittura il 30% di probabilita’ che la crescita finisca sotto il 7% nella seconda
meta’ di quest’anno). E’ sensato ritenere che siamo all’inizio di una nuova fase
economica, in cui l’espansione della ricchezza non e’ piu’ strettamente legata al
volume del credito: secondo Barclays infatti l’aumento del PIL ha continuato a
rallentare nonostante il credito sia cresciuto del 20% anno su anno. La crescita
a questo punto diventa possibile solo tramite riforme strutturali, non piu’ con il
rimedio “artificiale” del credito facile.
Manovra politica: Si tratta senza dubbio di una manovra decisa a livello
politico. Il governo centrale si e’ reso conto che il sistema utilizzato finora per
stimolare la crescita ha perso di efficacia, ed ha lanciato un monito alle forze
economiche per invertire la rotta. Il governo ha sicuramente dimostrato che non
ha paura di intervenire in modo deciso (quasi brutale), anche a costo di creare il
panico sui mercati. Questa e’ anche la prima volta in cui il governo abbandona
volontariamente un importante strumento di controllo economico, che a partire
dal 2008 e’ stato ampiamente utilizzato per contrastare le spinte deflazionarie
provenienti dall’estero.
I Rischi
Cambio di rotta arrivato troppo tardi: sicuramente ci saranno grosse
difficolta’ nel breve periodo, mano a mano che le banche riducono i
finanziamenti. La paura e’ che la manovra sia arrivata troppo tardi, e che ci sia
un numero troppo elevato di aziende che necessitano di essere ridimensionate
o ristrutturate. Lo stesso sistema bancario potrebbe richiedere di essere
ricapitalizzato: a meno che non ci siano manovre di salvataggio, le banche
minori che fanno affidamento sui tassi interbancari potrebbero fallire qualora
questi rimanessero troppo alti. Oltretutto, molti si chiedono se davvero una
manovra cosi’ drastica fosse necessaria. Le conseguenze piu’ estreme di
questa situazione includono la caduta del valore degli asset, una serie di
fallimenti a catena ed un prolungato periodo di crescita ridotta, paragonabile
per certi versi alla crisi giapponese degli anni ‘80.
Rischio di rinforzare la crisi: in questo periodo anche la Fed americana ha
annunciato di voler definitivamente sospendere lo stimolo economico. Il rischio,
in un momento come questo, e’ di creare una congiuntura che faccia
nuovamente crollare i mercati globali, privati contemporaneamente di due
importanti pilastri della ripresa.
Le opportunita’
Stabilita’ di lungo termine: Per quanto si tratti di una medicina amara, e’
probabilmente la scelta giusta per curare il paziente sul lungo periodo (se
sopravvive). Un’economia piu’ determinata dai mercati avra’ senza dubbio
effetti positivi sulla creazione di beni e servizi migliori e piu’ avanzati. Oltre a
questo, si ridurrebbe l’inerente rischio finanziario, che in questi ultimi anni e’
diventato un tema scottante. Peter Boockvar, portfolio manager di Morgan
Stanley, ha scritto che “al contrario della Fed, le autorita’ Cinesi ne hanno avuto
abbastanza della crescita incontrollata del credito che ha distorto cosi’ tanto la
loro economia”.
Controllo dell’inflazione: un ridotto tasso di crescita potrebbe portare anche
ad un ridotto tasso di inflazione, che a sua volta potrebbe aiutare le piccole e
medie aziende a mantenere una certa competitivita’ internazionale. La rapida
crescita del costo del Made in China e’ infatti principalmente legata al rapido
aumento del costo del lavoro, delle materie prime e dell’inflazione in generale.
Questa e’ una buona notizia per gli importatori che avevano ormai
definitivamente messo in conto di trasferire tutti gli acquisti in altri paesi asiatici.
Trasparenza: le nuove regole del gioco faranno si che le banche valutino
l’apertura di nuove linee di credito sulla base delle effettive potenzialita’ dei
progetti, piuttosto che su amicizie e altri parametri arbitrari. Sicuramente non si
potra’ pretendere un sistema totalmente trasparente (dopotutto e’ sempre
Cina), ma se non altro si ridurranno gli investimenti improduttivi e addirittura
dannosi, come ad esempio i grattacieli disabitati in mezzo al nulla.