E Gerico recitò la prima preghiera
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E Gerico recitò la prima preghiera
Avvenire 01/17/2012 Page : A01 Copy Reduced to 45% from original to fit letter page MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012 25 archeologia La missione della «Sapienza» di Roma ha scoperto antichissimi segni di culto. Parla il responsabile Nigro DI ROBERTO I. ZANINI E Gerico recitò la prima preghiera a prima torre della storia, le mura di Giosuè, la sorgente di Eliseo, le testimonianze archeologiche più antiche di culto degli antenati, ma anche i mattoni di argilla più antichi che mai siano stati documentati. Il sito archeologico di Tell es-Sultan, l’antica Gerico, a due chilometri dalla città moderna, sotto il Monte delle tentazioni, a due passi dal sicomoro di Zaccheo, è uno dei pochissimi luoghi al mondo dove è possibile trovare, stratificati, i resti di diecimila anni di storia umana. Dal 1997 la responsabilità degli scavi è affidata all’Università di Roma La Sapienza, l’unica che in questi anni è riuscita a instaurare un rapporto di collaborazione col Dipartimento delle Antichità dell’Autorita nazionale Palestinese. Responsabile della missione è Lorenzo Nigro (la direzione sul campo è affidata a Maura Sala), professore di Archeologia orientale, già docente al Pontificio Istituto Biblico. Lui stesso tiene a sottolineare che «anche grazie alla nostra mediazione quello dell’archeologia è uno dei pochi campi in cui è stata istituita una commissione congiunta israelo-palestinese per coordinare e gestire il patrimonio storico di questa regione». Gerico è una delle prime città della storia? «Se per città si intende una grande comunità di persone non legate da vincolo familiare, ma riunite insieme sotto un re e una comune amministrazione, Gerico è una delle più antiche testimonianze conosciute. La sua prima cinta muraria e i suoi palazzi risalgono al 3000 a.C. Periodo in cui nascono analoghi insediamenti in Mesopotamia e in Egitto. Ma le testimonianze della presenza di comunità umane organizzate in questo luogo sono del neolitico». Più di 10 mila anni prima di Cristo? «Fra i 10 e gli 11 mila. Quest’area è caratterizzata dalla presenza di numerose sorgenti. Intorno alla più della cacciata degli Hyksos dall’Egrande, che si chiama Ain es-Sulgitto. Dopo quella data la città non tan, ci sono i primi insediamenti riesce più a tornare quella di prima. del sito conosciuto col nome di Tell La città di epoca romana, quella races-Sultan, cioè la Collinetta del Sulcontata nei Vangeli, per intenderci, tano, che contiene l’antica Gerico viene edificata a un paio di chiloe non è nient’altro che il frutto delmetri. Pertanto al momento in cui la stratificazione successiva degli viene collocata la vicenda di Giosuè, insediamenti umani nei millenni. di quelle mura, per quello che sapLa sua parte più alta è circa 40 mepiamo, restavano, per quanto postri sopra il livello della sorgente osenti, solo le vestigia. Non per nienriginaria». Sta parlando della biblica sorgente te secondo molti esegeti il racconto di Eliseo? della conquista di Gerico ha un ca«Esattamente. Quest’area è densa di rattere simbolico. Ma non è escluso riferimenti biblici. Del resto la bibliche la città di Giosuè si trovasse nelca conquista di Gerico di Giosuè simboleggia la Trovata tomba del 3000 a.C. presa di possesso della Terra promessa da parte con un uomo seduto, a braccia del popolo eletto. Anche allargate e mani verso l’alto se le possenti mura trovate a Tell es-Sultan non in posizione orante. Scoperti sono le mura di Giosuè». pure i primi mattoni della storia Vuol dire che la Bibbia non racconta un episoma non le mura di Giosuè dio storico? «Le mura trovate nel sile vicinanze in un sito non ancora to risalgono a due periodi distinti. scoperto». Le più antiche sono in mattoni cruLei parlava di testimonianze risadi impastati con la paglia, sono alte lenti al neolitico. 8 metri e larghe 15, con un’interca«Le prime risultanze abitative delpedine interna riempita di material’area sono dell’inizio del neolitico. le inerte. Risalgono più o meno al La famosa torre di Gerico, forse la 3000 a.C. e abbiamo potuto docupiù antica conosciuta, è di quell’ementare che sono state distrutte sepoca. Intorno a essa ci sono i resti di coli dopo da un incendio. La seconquelle che forse sono le prime case da cinta muraria, quella della città in tecnica modulare, cioè di mattocananea, tanto per intenderci, risani rudimentali (a forma di piccole le al 2000 a.C. ed era alta 20 metri, pagnotte) di argilla cruda. Ben visicon un’anima in pietra alla quale ebili i resti di antiche sepolture coera addossato un terrapieno. Queste ve che indicano in questo il luogo mura sono state distrutte con la città più antico conosciuto in cui si praintorno al 1550, in corrispondenza L osare pensare di Silvano Petrosino stata di recente pubblicata da Morcelliana una densa monografia su uno dei più importanti filosofi dell’ottocento: Ludwig Feuerbach (1804-1872). L’autore, Francesco Tomasoni, lavorando soprattutto sul ricco lascito manoscritto raccolto nel «Fondo Feueurbach» dell’Università di Monaco di Baviera, ha ricostruito in modo mirabile il cammino intellettuale del grande filosofo ricostruendo con profondità l’orizzonte all’interno del quale si è sviluppata la sua pro- È Copyright © Avvenire PREMI TRIESTE PER SVEVO ◆ Per Italo Svevo, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dalla nascita, il Comune di Trieste, con il museo e l’ateneo, ha organizzato un concorso letterario: «Il povero Alfonso, il caro Emilio, l’egregio Zeno». I partecipanti sono invitati a rielaborare i tre romanzi di Svevo giocando con tre diverse tipologie testuali: riscrivere «Una vita», «Senilità» e «La coscienza di Zeno». FIRENZE PER LUZI ◆ A sette anni dalla scomparsa di Mario Luzi (1914-2005), la città di Firenze ricorda il poeta con un concorso riservato agli studenti. Il termine per la presentazione delle opere è fissato per il 13 febbraio 2012 entro le 14. La proclamazione dei vincitori sarà il 28 febbraio 2012. SOCIETÀ E CULTURA L’appello di Climati: sui giovani più controinformazione Gerico: scavi e restauri alle fortificazioni del Bronzo Medio da parte della missione dell’università «La Sapienza» di Roma ticava il culto degli antenati. Sono state infatti trovati crani staccati dal corpo, plasmati col gesso e sepolti in nicchie di pietra». Siamo agli albori della spiritualità. «E ci sono testimonianze successive che indicano come questo fosse un luogo in cui la preghiera ha radici antichissime. In una tomba del 3000 a.C. è stato trovato un uomo sepolto a gambe incrociate come se fosse seduto, con le braccia allargate e le mani aperte rivolte verso l’alto in posizione orante. In un sito vicino è stata trovata una stele risalente a due secoli dopo con inciso un uomo nella medesima posizione». E il potere politico? «Nel palazzo reale abbiamo trovato un pugnale di rame del 2500 a.C. Gerico era una città potente anche perché si trovava vicino e sulla strada delle grandi miniere di rame situate nel sud della Giordania e il rame all’epoca era un bene strategico. Sempre nel palazzo reale abbiamo trovato la sepoltura di una principessa (1800 a.C.) con uno scarabeo inciso a geroglifici che riporta il nome cananeo di Gerico. Si chiamava Ruha, che ha la stessa radice di Ariha, che significa Profumo o anche Luna (forse per la presenza nell’oasi di molte essenze profumate) ed è il nome arabo attuale. © RIPRODUZIONE RISERVATA E a Qumran nuove scoperte nel sito degli Esseni L e recenti scoperte e i nuovi progetti delle attività archeologiche italiane in Medio Oriente, da Gerico a Qumran. È l’argomento del convegno che si tiene domani alle 18 nella Sala del Mappamondo di Montecitorio sul tema "Qumran, gli uomini e le pietre". Coordinati da Luisa Santolini, col ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi, interverranno due fra i principali esperti del settore: Lorenzo Nigro, della Sapienza, direttore della Missione archeologica in Palestina e Giordania (intervista in pagina) e Marcello Fidanzio, coordinatore scientifico dell’Istituto di cultura e archeologia delle Terre bibliche della Facoltà teologica di Lugano. Proprio Fidanzio coordinerà il progetto di ricerca, in collaborazione con École Biblique et Archéologique Française de Jérusalem, oltre che con la missione archeoloAl via un progetto gica della Sapienza a Gerico, sul madi ricerca sui materiali teriale, in particolare le ceramiche, nel sito archeologico di (ceramiche in particolare) trovato Qumran (a dieci chilometri da Getrovati nel luogo dove rico) al momento della scoperta dei famosi "rotoli del Mar Morto". Un furono rinvenuti i rotoli progetto il cui obiettivo è quello di del Mar Morto. far luce sulle presenze abitative a Qumran, sulla comunità ascetica e Domani summit a Roma sui motivi per i quali sono stati raccolti lì i preziosi testi biblici recuperati. Al di là dei rotoli, infatti, tutti i materiali estratti dal sito alla fine degli anni Quaranta, non sono mai stati studiati con sistematicità e si ritiene che una loro analisi approfondita, in particolare di tutti i ritrovamenti ceramici (i rotoli erano conservati in vasi di terracotta), potrà chiarire molte questioni ancora irrisolte. (R. Zan.) I rotoli di Qumran «Fino a che punto i giovani hanno la possibilità di credere nei propri ideali, senza correre il rischio di scontrarsi con il muro della realtà?» è la domanda che pone a noi tutti Carlo Climati. Nel libro «Immenso sguardo. I mondi dei giovani» (Rogate, pagine 160, euro 12,00) Climati raccoglie il succo di articoli riveduti e aggiornati, pubblicati su "Mondo Voc", una rivista specializzata che ora si può seguire su internet a www.vocazioni.net. La cultura che Climati vorrebbe sapere coltivata neri giovani è «orientata alla pace, alla giustizia, al dialogo, al rispetto di ogni essere umano». Così, lezione di vita è incontrare persone diversamente abili. In «chi trova un fallito trova un tesoro»; Climati chiama a riconoscere in Gesù l’amico di sempre, anche quando si è in difficoltà. Aiuta a distinguere tra i «cattivi maestri» degli spot e l’oratorio. A fare controinformazione per proteggere i ragazzi a non cadere in falsi miti e modelli ingannevoli. A riscoprire la politica. Invita alla spiritualità del riposo, all’Eucarestia, al Vangelo, a riconoscere la stima che ha per loro il Papa, ad una cultura dell’impegno in amore, e a tanti altri temi. Da Matteo Donati l’ascolto della povera gente Con un linguaggio simile alla letteratura, Matteo Donati, responsabile del Centro di ascolto Caritas di Pesaro, ci porta davanti a un’umanità dolente e schedata: fatta di «extrracomunitari», «zingari», «clochard, «senza fissa dimora», nelle sue «cronache da Basùra» (basùra sta per «spazzatura») , in un libro intitolato invece «Dio non produce scarti» (Emi, pagine 62, euro 9,00). È un libro da leggere d’un fiato, sia per i contenuti che per la forma, scritto da un’autore che ha guardato negli occhi le persone che ha ascoltato. Le fotografie di povere cose sono di Alessandro Piersigilli. La prefazione è di don Matteo Di Giorgio. Matteo Donati nel 2008 ha vinto il concorso letterario PiccoLink di Faenza. Rileggere Feuerbach, per la trascendenza della ragione posta speculativa. L’interpretazione manualistica del filosofo tedesco spesso lo presenta, ma così anche lo riduce, come il teorico dell’ateismo: tutto il religioso altro non sarebbe che la proiezione (tema ripreso e rielaborato successivamente anche da Freud) di qualità umane che si troverebbero così sublimate in un fittizio al di là divinizzato. All’interno di tale prospettiva il teologico finisce per configurarsi come il prodotto di una metamorfosi dello stesso antropologico; per liberarsi da un tale inganno biso- gnerebbe dunque compiere il percorso inverso per passare finalmente (si tratterebbe, per Feuerbach, di una vera e propria liberazione) dalla teologia all’antropologia. Come confessò lo stesso filosofo nei Frammenti per caratterizzare il mio curriculum vitae filosofico: «Dio fu il mio primo pensiero, la ragione il secondo, l’uomo il terzo e ultimo». Il merito del lavoro di Tomasoni (Ludwig Feuerbach) è di evitare ogni semplificazione dell’articolata filosofia feuerbachiana mettendo soprattutto in luce l’attualità, se così si può dire, dell’antropologia che tale filosofia articola. In effetti si rischia spesso di contrapporre ad un religioso interpretato come troppo "caldo ed avvolgente" un’idea di razionalità così "fredda e astratta" da risultare del tutto disumana; ma, per l’appunto, non sarebbe stato questo l’errore del filosofo tedesco che non a caso ha osato opporre al Dio trinitario cristiano la trinità antropologica fatta di ragione, volontà e cuore, di pensare, volere ed amare. In altre parole, Feuerbach non sarebbe caduto nella trappola di divinizzare la sola ragione riuscendo così a costruire una filosofia dell’uomo aperta anche alla sensibilità, al sentimento e di conseguenza al legame non narcisistico della relazione con l’altro. Rileggere oggi Feuerbach può essere utile per ritornare con serietà, dopo quella che è stata definita la «caduta delle ideologie» e anche per evitare alcune risibili semplificazioni che provengono da certi settori del mondo della scienza, sulla natura dell’esperienza religiosa. A tale riguardo si può osare pensare che le opposizione feuerbachiane sono forse troppo rigide e in fondo inadeguate; ci si può infatti chiedere se, invece di una «separazione tra» e di un «passaggio da» Dio, alla ragione e infine all’uomo, non si debba riconoscere un «legame con», un nesso indissolubile (una religio) tra queste tre realtà, e se la ragione dell’uomo, nella sua più alta affermazione, non sia sollecitata dalla sua stessa natura ad andare oltre, ad esporsi fino al non limite della trascendenza. Se così fosse l’apertura all’infinito non sarebbe tanto il segno di una rinuncia da parte della ragione, e neppure un sintomo di una sua irrimediabile patologia, quanto piuttosto la testimonianza della sua più alta affermazio- ne. Non si tratterebbe quindi di opporre il teologico all’antropologico (come se il primo fosse l’aiuto esterno costruito dall’uomo a partire da un certo fallimento interno del secondo), ma di riconoscere che l’antropologico è in se stesso abitato dal rinvio ad un teologico che, prima ancora di essere un bisogno del soggetto, è in verità un tratto costitutivo della sua stessa soggettività. Dunque, nessuna rinuncia alla ragione, ma semmai la sua estrema affermazione, vale a dire la sua affermazione fino all’estremo. Recentemente, in un’inter- vista pubblicata sull’inserto "La lettura" del "Corriere della sera", Rodney Stark, uno dei maggiori sociologi della religione, lo ha affermato soprattutto in riferimento al cristianesimo: «Fondamentalmente il cristianesimo è una religione della ragione, nel senso che ha sempre cercato di spiegare il suo insegnamento di base. Offre risposte ragionate a domande fondamentali. E lo fa sulla base del fatto che Dio è l’essenza della ragione e la sua creazione è così razionale che può essere spiegata e capita: questa è la base della scienza». © RIPRODUZIONE RISERVATA January 20, 2012 11:39 am / Powered by TECNAVIA / HIT