VITO BIANCHI INAUGURA FESTA FEDERICIANA-foto
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VITO BIANCHI INAUGURA FESTA FEDERICIANA-foto
VITO BIANCHI INAUGURA FESTA FEDERICIANA-foto Scritto da Francesco Bia Domenica 28 Luglio 2013 08:18 Si è tenuta mercoledì, 24 luglio, alle ore 20.00, presso la suggestiva cornice di Largo Paradiso, l’inaugurazione della V edizione della Festa Federiciana ideata dall’Associazione culturale Petali di Pietra, presieduta da Elvira Pedone, in collaborazione con il Lions Club Monte Johe. Anche quest’anno l’incontro inaugurale verte sulla presentazione di un testo squisitamente medievale, “Bari, la Puglia e Venezia” cui ha magistralmente dissertato l’autore professor Vito Bianchi. Ad aprire l’incontro è stato Nicola Paradiso - nel direttivo di Petali di Pietra - che ha sottolineato l’importanza del lavoro in team. “La Festa federiciana - ha affermato Paradiso - ha avuto sin dal primo anno il compito di promuovere il nostro territorio dal punto di vista storico, enogastronomico e tradizionale che riunisce anche varie forme artistiche, dal teatro alla musica e alla danza. Al saluto iniziale dell’Associazione Petali di Pietra sono seguiti quello istituzionale dell’assessore comunale Mariantonietta Taranto e quelli delle associazioni che hanno collaborato per la realizzazione della manifestazione, in primis l’avvocato Lucio Romano, presidente dei Lions Club che ha affermato: “E’ l’evento più importante dell’estate gioiese, merita l’attenzione degli enti comunali e provinciali”. E’ seguito l’intervento dell’associazione “Radici Ritrovate” presieduta da Dina Colapinto che ha spiegato il compito perseguito dalla sua associazione nel promuovere il patrimonio artistico e gastronomico. Presenza ormai consolidata nella Festa Federiciana è il professor Pasquale Cordasco, presidente del Centro Studi Normanno Svevo e docente universitario, il quale ha sottolineato i suoi legami con Gioia attraverso il ricordo di personaggi storici nel mondo dell’insegnamento - dalla prof.ssa Procino al prof. Cortese, dal prof. Svelto al prof. Celiberti - per poi mettere in evidenza il libro presentato. “Quest’opera presenta una costruzione di valore scientifico, ben documentata in cui sono stati affrontati temi non scontati, ad esempio quello dei rapporti commerciali e politici tra Bari e Venezia”. A moderare l’incontro è stato un altro volto conosciuto nell’ambito della festa, il prof. Giuseppe Losapio che ha esordito dicendo: “La Festa federiciana è un modo di fare storia. La collaborazione dell’Università è importante perché permette di progettare, di creare un nuovo modo di insegnare la storia, riformulando l’immaginario tradizionale”. Dopo questo primo breve intervento, Losapio ha presentato l’ospite della serata. “Vito Bianchi, è docente di storia nell’Università di Bari, giornalista ed autore di molti testi tra cui “Marco Polo: Storia del mercante che capì la Cina”, “Gengis Khan: il principe dei nomadi”, “Dracula: una storia vera”, e l’ultimo in questione di cui è coautrice Clara Gerao. L’intervento di Vito Bianchi è iniziato con un suo ricordo di Gioia. “Negli anni ‘90 ho lavorato negli scavi di Monte Sannace, ma ho anche pubblicato dei miei studi sul castello di Gioia nella rivista Medioevo, edita da Rizzoli”. “La malattia dell’Oriente”, di cui l’autore si dice ironicamente succube, lo porta a focalizzare la sua attenzione su Bari e Venezia, città rivolte verso il Levante. Il professore racconta che testimonianze su rapporti tra Bari e Venezia sono attestate sin dall’anno 1000, in quanto entrambe inserite nel Commonwealth dell’impero Bizantino. Rapporti di alleanza e di mutuo soccorso concretizzato nella vicenda evocata nella Festa barese “viduavidua”, in cui i veneziani, sotto il comando del doge Orseolo, liberarono i baresi dall’assedio musulmano nel 1202 . “L’arrivo della flotta veneziana - precisa Bianchi - fu preannunciato da una stella cometa che era finita nelle acque del Porto di Bari. La liberazione, afferma il docente, sarà ricordata per secoli nel giorno del 15 agosto attraverso pomposi festeggiamenti religiosi in cui “il botto del cannone presso il Fortino di Sant’Antonio rievocava l’ arrivo dei Veneziani”. Un altro punto di incontro, molto interessante, è il culto di San Nicola, patrono di Bari insieme a San Sabino, e patrono di Venezia dopo San Marco. Entrambe le città si ritengono “autentiche depositarie delle ossa di San Nicola”, competizione che si perde nella notte dei tempi quando nel 1087 i Baresi,venuti a sapere che i Veneziani stavano per raggiungere la Turchia per recuperare le ossa del Santo, li precedettero cercando di persuadere i monaci attraverso lo stratagemma di un sogno compiuto dal Papa, a dar loro le reliquie del santo. In seguito ricorsero alla tortura,che invece risulterà essere meno aggressiva da parte dei Veneziani quando giungeranno sul luogo. “La Festa della Sensa era la festa dei Veneziani sorta per commemorare l’impresa delle ossa compiuta nel XI secolo. Nel rituale il Doge attraversava il luogo dal monastero di San Nicola a Lido fino al mare e qui veniva lanciato un anello”. “Un vero e proprio sposalizio con il mare che avveniva il 15 agosto - dichiara Bianchi analogamente alla Festa della ViduaVidua barese”. Tra le altre città pugliesi menzionate nel testo ha ricordato anche Trani, Barletta,Otranto, Gallipoli, Monopoli, Lecce, Ostuni e Nardò. Il commercio dell’olio con funzione prettamente religiosa ed industriale si presentava come comune denominatore. “I rapporti tra Venezia e Bari si rovinarono con la cattura del figlio del doge di Venezia da parte di Federico II e la conseguente impiccagione a Trani a causa del saccheggio perpetrato dai Veneziani nei confronti di Peschici e Campomarino - conclude il professore -, nemmeno con Manfredi, figlio di Federico II, la situazione cambierà. Quando nel XV secolo la Puglia sarà attaccata dai Turchi, Venezia non muoverà un dito”. La serata è stata intervallata all’inizio e alla fine da intermezzi musicali realizzati dal flautista Antonio D’Ambra e dal chitarrista Francesco D’Aprile, entrambi membri dell’orchestra “De Falla” fondata dal M° Paquale Scarola.