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Finita una stagione ne comincia un’altra. Si va beh, ma tra
l'una e l'altra ci si poteva almeno tirare in mezzo il fiato. E
invece no: nemmeno il tempo per il Campione Roby di
riporre la maglietta celebrativa e senza neanche dare il
tempo ai vincitori dell'Oscar Ciotola 2004 di nasconderlo in
modo che gli amici se ne dimenticassero subito, si era
continuato a pedalare ed anche in maniera cattivella,
costringendo così i turisti, quelli che più turisti di così non
si può, se già non l'avevano fatto per buonsenso, a mollare
per disperazione.
I più accaniti erano i soliti: "fedelissimi", se visti con l'occhio del dirigente; o gli
"esagitati", se visti dall'ottica della parte lesa, cioè i turisti. Alcuni erano ancora così
gasati che, ad ogni uscita, scatenavano vere bagarre: Massimo Zek si lanciava, come un
consumato duecentometrista, in scatti così micidiali da farsi schizzare via il casco dalla
testa come un tappo dalla bottiglia di Champagne. Anche il Ragioniere era
particolarmente euforico e con una forma stranamente in
crescendo in un periodo dove, normalmente, agli altri cala:
chissà se il solo concentrato di pomodoro può fare tanto?
Particolarmente animosi lo erano anche: Oddi, Tinelli,
Biondi, lo Iapoz e Adriano che, per mantenere l'eccezionale
forma acquisita nei mesi estivi,
s’impegnava
in
gare
d'inseguimento sulla pista sterrata
del Baganza sfidando un quadrupede bastardo che, forse più in
forma di lui, l'aveva agguantato ai garretti. Perfino lo Stambek, in
controtendenza rispetto al comportamento tenuto negli inverni
precedenti, di tanto in tanto, usciva allo scoperto facendosi
vedere davanti. Roby, che pareva appagato dal primato ottenuto
nella classifica sociale a punti, stava volentieri a ruota, quando ci
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riusciva. Max stava volentieri davanti e quando mollava (meno male!) e l'andatura
calava, l'amico Giò, grintoso come mai, prontamente andava a ricordargli la tabella
Biaggi -pardon- Petito che loro seguivano alla lettera e che non prevedeva sgasate di
sorta. Impressionava anche il ritmo con cui i Cugini facevano girare il solito ed unico
pignone fisso che i due avevano a part-time e con il quale il Michy aveva visto, su dal
Castellaro, i compagni girarsi indietro con un sorrisetto beffardo.
Pur dichiarandosi contrario ad un inverno così tirato, tra uno scatto e l'altro di cellulare,
qualche robusta tiratina la dava anche il Danilo che era appena stato premiato per il 4°
posto ottenuto, mesi prima, nelle G.F. del Circuito del Ducato (UDACE). Non erano
tante le volte che Gabriele partiva con noi (i suoi bioritmi, si sa, non coincidono con i
nostri orari), ma quando c'era, al dilà della simpatia che riscuote tra i compagni, erano
tutti contenti sapendo che per lunghi tratti sarebbero stati esentati dal tirare.
Qualcosa di buono, seppur in quel periodo atleticamente meno attrezzati, l'avevano fatto
anche: Bocchi, Zilioli, Silleresi, Truzzu, Leo e Gius. Pesci, rinnovando le tessere sociali
nei giusti tempi; impresa da non sottovalutare visto come alcuni l'avevano tirata per le
lunghe. L'avrebbero fatto volentieri anche Virginio e Carlo Piazza se i guai fisici che li
avevano fermati nella passata stagione si fossero decisi a risolversi.
A Natale avevamo assistito sgomenti alle immagini dell'immane catastrofe con centinaia
di migliaia, di vittime causata dallo Tsunami sulle coste dell'Oceano Indiano.
Ai primi di gennaio, appena rimontato in sella dono una sosta per intervento chirurgico,
un maledetto infortunio ributtava di nuovo Giuseppe Pesci giù dalla bici e stavolta per un
bel po’. La vecchia guardia, vacillava.
Le uscite continuavano anche se a ranghi ridotti a causa del virus influenzale, dello
sciatico infiammato, del menisco lesionato e per qualche
altro accidente: eravamo usciti per l'ultimo dell'anno, per
il primo, per l'Epifania e per tutti i Santi detti "Mercanti
di neve" (S. Ilario, S. Antonio ecc.) che erano stati
generosi di fiocchi di neve, ma con il sud d'Italia, da noi
invece, pur mandando il termometro sotto zero, avevano
fatto splendere il sole. C'era anche chi si concedeva
sgambate sui campi da sci, chi andava in palestra, chi in
piscina, chi si accontentava dei rulli e poi aggregarsi ai
vari "grupponi" che partivano il sabato, ma c’era anche
chi usciva da solo (e di nascosto), magari di sera con il fanalino intorno all'Ente Fiere.
Naturalmente tutti negavano (che falsoni che siamo diventati!) allo scopo di sorprendere i
compagni al momento buono.
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C’eravamo posti un quesito: “Sarà meglio il pignone fisso o un
allenamento al mare?” Gian Luca, Giorgio, Claudio, Gius
Biondi, Nicola, Max Zek e Paolo T, avevano voluto provare a
rispondere. Si va beh, ma se si va avanti e indietro per il litorale
su di una Fiat piuttosto che su di una Colnago e per salire a
Monte Marcello, invece del Campagnolo 36, si usano le Adidas
42, che razza d’allenamento è!?
Quando le giornate avevano incominciato ad allungarsi, il gruppo delle uscite aveva
incominciato ad allargarsi: si erano fatti vedere anche Rodolfo, con già un ottimo colpo di
pedale, e Adorni proprio in un giorno che il gruppo puntava, di nuovo, verso il Ghiardo
“Eh no, non voglio essere anche quest'anno il primo a guadagnare una nomination
Macaco Malensis!” si era detto Daniele e, saggiamente, aveva invertito la rotta.
La prima omata, di quelle valide, in assetto da corsa, l'aveva
piantata Gianluca, a due passi da casa, tornando dall'allenamento al
Poggio Diana, subito dopo che l'amico del cuore l'aveva lasciato.
Avevamo temuto si fosse lasciato andare giù per quello, invece no,
era stato a causa dell’antigelo versato sull'asfalto per prevenire le
scivolate. Più spettacolare, da vero stuntman, ma senza danni il
capitombolo di Giovanni Santini che se l'era presa con una signora,
che aveva osato attraversare la strada sulle strisce.
A Carnevale qualcuno aveva proposto di andare a fare un giro su per la Val Toccana;
un'idea che a Giuseppe Valenti aveva fatto venire voglia di bucare, ma non subito:
cinquecento metri più in là, nei pressi della tangenziale; per non perdere tempo i
compagni già imbufaliti si erano offerti di sostituirgli la gomma e lui gli aveva passato
quella di scorta che era più buca di quell'altra “E che pompino!” Se era stato uno scherzo
non si sa, ma intanto era già passata una mezz’oretta, e lui era ancora lì in gruppo. Più in
là, Giuseppe Pastori e il suo vicino di casa, non avendo il coraggio di ricorrere allo stesso
stratagemma ed avendo necessità di evitare la Val Toccana, avevano optato per una poco
sportiva inversione ad U.
All'uscita della vigilia di S. Valentino c'eravamo in tanti, la mattina soleggiata prometteva
divertimento, ma non era stato così per tutti: Olari era andato a terra ancor prima di
partire; troppo presto per pensare ad una cotta; vittima anche lui dell'antigelo? Nicola
Iapoz si era fatto venire un collo lungo come una giraffa inseguendo il gruppo degli amici
(?) che era lì a cinquanta metri fingendo di non vederlo e di non sentirlo, poi si era
attaccato al telefonino e loro non avevano più potuto fingere. Max si era messo con
l'amministratore e insieme si erano appartati lasciandoci tutti perplessi. Nel tornare verso
Basilicanova, dopo essere scesi da Mattaleto, a Danilo era venuta voglia dì fare qualche
scatto non digitale e a Gabriele di provare le forze alla sua nuova Bianchi in carbonio,
così: Simonetti, Mistrali, Tinelli, Del Monte, Giovanardi, Guatelli, Pesci R. e forse
qualcun altro (di Zehender e di Oddi si eran perse le tracce), prima l'uno e poi l'altro
erano rimasti là per strada. Arrivati in via Argini, pronti per disputarsi la volata, i due
avevano dovuto fare i conti con Giorgio Pissera (quello del Premio Ciotola 2004) che gli
era rimasto incollato a ruota; d'altronde l'avevamo previsto che da quelle preparazioni
invernali segrete, prima o poi, sarebbe scaturita qualche sorpresa.
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Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo c'era stata un'ondata di freddo eccezionale con
alcune nevicate che tuttavia non erano riuscite a fermare tutti.
L'attività agonistica sarebbe incominciata più avanti, ma molti mordevano già il freno
come cavalli ai nastri di partenza, e non solo i soliti
agonisti. Così, caricate bici e bagagli su di un
furgone preso a nolo Oddi, Tinelli, Zehender,
Biondi, Giovanardi e Giovanni Santini eran partiti
per andare a correre la Gran Fondo di Cecina. “Un
giretto sulle dolci e miti colline toscane non potrà
che essere piacevole”. Le dolci colline si erano
rivelate salite impegnative e la temperatura non era
per niente mite; ovvio che tutti avessero optato per il
percorso corto: il primo a portarlo a termine era
stato Giuseppe, poi era arrivato Gianluca che ancora stava ruminando pinne e lische
dell'abbuffata di frittura fatta la sera prima in albergo, quindi Paolo e Claudio; Massimo
Zek aveva tardato un po' facendo temere ai compagni di non potergli più affidare la guida
del furgone e divertirsi come all’andata. A Giovanni si erano bloccati i pistoni in discesa
ed era arrivato al traguardo sfruttando i mezzi dell’organizzazione.
Nel veder comparire sul cartellone i primi punti che non erano i loro, ai due cugini per
poco non venne un colpo. Seduta stante decisero che era giunta l'ora di partire anche per
loro e sabato 5 marzo andarono, assieme ad Andrea Biazzi, a Dodici di Cento, alla
prima tappa del Val padana: una gara di quelle cattive (ma quale oramai non la è), che
aveva, spezzato il gruppo in due tronconi lasciando, a due giri dalla fine, Luca nel
secondo e Andrea e Michy a bordo strada. Rossi si era prontamente riscattato sette giorni
dopo ad Albinea nella seconda tappa dove, dopo un entusiasmante testa a testa con uno
dei Croci, aveva vinto la volata del gruppo aggiudicandosi il 3° posto assoluto. Un
bell'inizio di stagione! Poco più dietro si era piazzato Roberto Pesci al suo debutto
stagionale e, a seguire, Michele e Andrea. In quella gara era pronto a debuttare anche
Lorenzo Pignoli, ma un pasticcio combinato dai suoi "secondi" lo aveva indotto a
rinunciare.
Per i cicloturisti l'attività ufficiale era cominciata
il 13 marzo con il "Noi per loro" a Noceto;
c'eravamo andati in 24: un discreto numero
considerato i tanti invalidati che avevamo in quel
periodo (per un intervento al menisco era stato
fermato anche Gian Carlo Bocchi); erano invece
presenti Virginio, seppur in macchina e senza
cartellino (ma quelli dell'UDACE l'avevano
accettato ugualmente); Gabriele Olari che
sembrava aver risolto i suoi problemi e Sauro
Belicchi, un amico che già aveva corso con noi da
ragazzino con al seguito Romano Zilioli, il suo scopritore. Fino a Costamezzana
c'eravamo arrivati abbastanza tranquillamente, poi i turisti avevano avuto la possibilità di
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scegliere (che lusso!): o seguire gli esagitati o tornare a casa da soli. Zehender si era
distratto e non aveva potuto scegliere, trovandosi così a dover assistere da lontano alle
scintille che scoccavano in salita tra Max, Adry ed altri, poi, col passare dei chilometri,
neanche più a quelle.
Il resto della settimana l'avevamo dedicato
all'organizzazione dei due “Pinelli” turistico e
agonistico. A dire il vero, qualcuno, ci lavorava già da
un po’, ma il grosso del lavoro era stato risparmiato per
l'ultimo momento così da poterci trovare, come sempre,
con l'acqua alla gola.
II mattino del 20
marzo,
al
contrario del giorno prima che sembrava estate, il
tempo era nebbioso e freddino e c'eravamo rimasti
un po' male. Poi, quando abbiamo visto radunarsi in Via Volturno,
sede di partenza del "24° Memorial Emilio Pinelli" centinaia di
cicloturisti (524 per l'esattezza) che di lì a poco avrebbero dato vita ad un lungo
serpentone colorato che si sarebbe spinto fino a Marzolara, c’eravamo rallegrati e sentiti
ripagati degli sforzi profusi. Il successo della manifestazione, anche quest'anno, ci ha
permesso di destinare una non trascurabile somma a beneficio del Servizio di Endoscopia
e Gastroenterologia dell'Istituto Policattedra di Pediatria diretto dal Prof, De Angelis.
Seppur pallido, nel pomeriggio era ricomparso il sole
rendendoci cosi più disponibili ad un nuovo servizio:
l'organizzazione, assieme agli amici di Collecchio, del
“12° Memorial Pinelli" agonistico; un impegno per il
quale avevamo mobilitato anche quelli che ancora non
si erano fatti vivi in bici come Zanni e il cugino
Martino, Paolone Marmiroli, Talignani, Bologna,
Carlen, Giannini, Platzech, Piazza Nicola, Morsia in
macchina e Simonetti, Bolsi, Ruggeri e Corradi in
moto, Cesari (al quale era stato affidato l'incarico di
stoppabuche) e Silleresi, nominato responsabile unico
del settore premiazioni. Anche qui siamo stati ripagati
da un buon numero di partecipanti e da un'altrettanto
buona affluenza di pubblico. Nelle sette gare in
programma, i nostri atleti erano presenti soltanto in due: Matteo Abati in prima serie dove
era riuscito a terminare la prova in gruppo; tutti gli altri erano impegnati in seconda:
Luca, al termine di una volata un po' convulsa, si era piazzato 7°; Gabriele aveva cercato
l'arrivo solitario, ma era stato raggiunto ai cinquecento metri dal traguardo, Roberto e
Michele hanno preferito rimanere confusi nel gruppo; Andrea Biazzi, l'ombra del
Campione Sociale 2002, era arrivato un po’ più tardi, inciotolato da una scopola presa
dalle parti di Limido.
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Dopo la soddisfazione della riuscita dei due "Pinelli", altre due
belle notizie: ai fratelli Piazza era stato finalmente concesso il
nullaosta per rifare il cartellino. E se Carlèn, pur non avendo
più la grinta da “Putost che molär, magn al manubrio”, saprà
sicuramente schierarsi in prima fila alla partenza dei raduni,
Virginio, siamo sicuri, riuscirà ancora a trafficare tanto da
riuscire ad arraffare qualche trancio di prosciutto.
Nel week-end Pasquale i nostri atleti si erano impegnati su più fronti: Roberto era andato
all'Autodromo di Imola attratto dall'idea di gareggiare sullo stesso circuito dove
sfrecciano le F1 e dove, nel lontano 1968, Vittorio Adorni si laureò Campione del Mondo
di ciclismo su strada. Il gruppo andava a tavoletta come le monoposto e lui vi si era
attaccato dietro con tale concentrazione da passare le mitiche curve della Rivazza, della
Tosa, e delle Acque Minerali senza quasi vederle.
Michele, pressato da un panificatore in difficoltà, aveva dovuto rinunciare alla G.F. del
Lambrusco dov'era già iscritto, dirottandosi verso la gara di 1° serie di Madregolo;
laggiù vi aveva trovato Gabriele e assieme avevano visto (o forse no) andar via cinque o
sei supersonici che, giro dopo giro, avevano costretto tutti all'abbandono.
Gli altri erano andati a S. Andrea alla G.F. del
Lambrusco dove, leggendo i giornali, sembrava che vi
avessimo colto un grande risultato, con il nostro
Giovanni Santini classificatosi al 13° posto e 1° dei
parmensi nel percorso lungo. Ma così, purtroppo, non
era! Più realisticamente i 124 Km del percorso lungo che
comprendeva, tra le altre, anche la scalata del Pelizzone,
avevano visto meglio piazzati Luca Rossi 224° e Danilo
Santini 237°. Nel percorso corto si erano distinti: Enrico
Santini al debutto con i nostri colori e primo dei nostri
classificatosi al 130° posto, Andrea Biazzi 187°, Giuseppe Biondi 221° e più indietro,
come se si fossero fermati ad assaporare il contenuto del pacco gara, cioè un po’ in basa
(un po’ e basta?) Claudio Oddi 328° e G.L. Giovanardi 348°. E Giovanni Santini? Era tra
questi ignaro che da lì a poco sarebbe balzato agli onori delle cronache.
E al Lunedì di Pasqua tutti, beh, non proprio tutti: in 22, al Memorial Cevolo, la
cicloturistica Noceto-Salsomaggiore che, lungo il classico percorso, nei pressi di
Tabiano, aveva dovuto cedere il passo ad una gara di mountain bike che sbucava dagli
sterrati di quelle suggestive colline e nella quale, assieme ad alcuni tra i più forti bikers
nazionali che nulla gli han concesso, c'era anche il nostro specialista Matteo Abati. Poi da
Salsomaggiore, come sempre accade, non tutti eran tornati a casa direttamente e
cicloturisticamente.
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A Spezzano, alla quarta tappa del Val Padana, c'erano andati soltanto: Pesci R.,
Guatelli e Biazzi. Arrivati là presto, i nostri ragazzi si erano visti spostare la partenza
della loro categoria quasi all'imbrunire; nell'attesa speravano di vedere la nuova Ferrari
che stava provando sul vicino circuito di Fiorano, ma là c’erano arrivati tardi, così si
erano un po’ scaricati e nonostante avessero dignitosamente concluso la gara nel gruppo
compatto erano rincasati non del tutto soddisfatti.
Nella serata di quel sabato 2 aprile era morto Papa
Giovanni Paolo II; per onorarne la memoria era
stato subito indetto il lutto nazionale e sospese tutte
le manifestazioni sportive del giorno dopo. Così
quella domenica mattina eravamo partiti dal
Circolo per fare un giro per conto nostro; arrivati in
via Langhirano Adorni e Biondi si erano attardati e
destino volle che, proprio in quel momento di quel
mattino limpido come pochi, passasse di lì un
individuo con la vista, annebbiata (ma con un ottima mira): con la sua auto aveva
centrato in pieno Giuseppe facendolo rimbalzare come una pallina da flipper,
ammaccandolo come se l'avesse pestato uno schiacciasassi e riducendogli la bici come se
fosse stata “sgagnata” da un pescecane. Purtroppo all'ospedale gli avevano riscontrato
anche lesioni all'apparato scheletrico e l'avevano dovuto corazzare come una tartaruga.
Un bel guaio! Gli auguriamo un rapido e completo recupero
Per incrementare il vantaggio che si era conquistato sui compagni
nella classifica a punti sociale, sabato 9 aprile il Michy era andato da
solo a Zibello, ad una gara di prima serie dove, con un 13° posto,
aveva racimolato anche i punti per inserirsi al 3° posto della
Classifica Provinciale UISP; e il mattino dopo, per distanziare ulteriormente i compagni
sul cartellone, sotto una pioggia battente, era andato a Felino per partecipare ad una gara
UDACE che gli organizzatori, più assennati di lui, avevano sospeso.
Quella mattina dalle non favorevoli condizioni meteorologiche, il Tino, il Lucio, il Cino,
lo Stambek e i tre Santini erano andati alla Gran Fondo di La Spezia dove non pioveva,
ma vi faceva, un freddo cane (la più fredda giornata primaverile registrata negli ultimi
vent'anni), e proprio la temperatura aveva reso la loro prova, per altro disputata su di un
bellissimo percorso, estremamente dura. Luca e Danilo, divisi all'arrivo da una decina di
minuti, si erano impegnati sul percorso lungo. Su quello corto si era messo ancora in
evidenza Enrico che aveva preceduto Claudio di quasi 10 primi, Gianluca di 16, Giovanni
di 44 e Paolo di 45.
I nostri ragazzi avevano sacrificato parecchie ore preserali per prepararsi ad affrontare la
classicissima Parma-Neviano degli Arduini, ultima tappa del Val Padana, dove, in cuor
loro, speravano, chissà come, di sconvolgerne la classifica, ma, ahimè una mattinata di
pioggia intensa aveva, indotto gli organizzatori a sospenderla, forse un po’ troppo
affrettatatamente visto che poi, di pomeriggio, era uscito il sole. Un’occasione perduta?
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Acquazzoni erano previsti anche per il giorno dopo domenica e invece quel mattino,
seppur con l'aria freddina c'era il sole, così in 25 avevamo potuto partecipare al
Campionato Regionale di Cicloturismo che, partendo da Ponte Taro e attraversando
alcuni centri della bassa, ci aveva portati a Fidenza dove avevamo goduto un dolcificato
ristoro. In diversi però, non gradendo il percorso alla bassa,
quasi subito avevano deviato verso le colline Nocetane dove lo
Stambek aveva incontrato una famiglia di ungulati; questi,
riconosciutolo come parente, lo avevano voluto accompagnare
galoppandogli a fianco per un bel pezzo di strada. Eh beh, una
bella soddisfazione! Più avanti il Guatelli aveva voluto fare il
galletto alzando una spanna di cresta e tirando fuori, subito
dopo, mezzo metro di lingua (ma non solo lui) per resistere ad un paio di allunghi
mozzafiato operati, addirittura in salita, da Rodolfo e dal Santino più giovane.
Per vendicarsi il Guatelli, oramai avido di punti, era andato a correre a Gattatico senza
dire niente a nessuno.
Per riuscire a mangiare ancora qualcosa al Circolo, si era dovuto aspettare che
ritornassero in forma i nostri storici cucinieri Bocchi e Carlèn che però stavolta forse per
non alimentare facili battute, avevano delegato a Ferraroni la preparazione dell'asinina,
risultata tra l'altro ottima. A gustarla c'eravamo quasi tutti, anche Giuseppe Biondi
coraggiosamente chiuso nel suo guscio; mancavano i Pesci: uno febbricitante, l'altro
ancora bloccato da quell’azzoppatura che non finiva mai.
Domenica 24 aprile si disputava a Modena il CAMPIONATO ITALIANO
CICLOTURISTICO e noi, per far sì che la prova tricolore disputata l'anno prima a
Reggio Emilia restasse unica, non ci siamo andati.
Ci eravamo invece presentati in tanti alla Tölasùdölsa, prima prova del Tour
dell’Appennino, che il 25 aprile partiva da Noceto sotto un’acqua che veniva giù così di
gusto che sarebbe stato più azzeccato chiamarla Tölasùbagna; la prova si preannunciava
di sofferenza e non tutti si erano alzati con lo spirito masochista; così Danilo, Roberto,
Claudio Del, Gianluca e Pignoli, pur regolarmente iscritti, avevan fatto gli indiani e,
stringendosi nelle spalle, si erano infilati dentro ad un bar. Ad
affrontare le intemperie di quella mattinata e le salite del
percorso erano rimasti: Giovanni ed Enrico Santini, Guatelli,
Rossi, Chioni (che vi sacrificava una fiammante bici in
carbonio), Abati che a pedalare nella fanghiglia c'è abituato e
Ruggeri, ma in moto e abbigliato come un palombaro. Luca e
Michele avevano affrontato il percorso lungo piazzandosi 23°
assoluto e 3° di categoria il primo, 40° e 5° di categoria il
secondo, ma arrivato venti minuti dopo; Giovanni, pur con un
tempo superiore, si era preso la soddisfazione di conquistare il
2° posto nella sua categoria; sulla media distanza Matteo si era piazzato 23° e 9° di
categoria ed Enrico Santini 63°. Rodolfo, dopo aver assolto alla bisogna di bagnare la
bici nuova, si era piazzato anticipatamente nel caldo e asciutto abitacolo della sua
ammiraglia.
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Nel week-end del Primo Maggio era ricomparso un sole caldo e così, finalmente,
avevamo potuto uscire in tenuta estiva. Gabriele, Michele, Luca e Roberto avevano
gareggiato sull'impegnativo circuito di S. Michelino Gatti: il Gabry, galvanizzato
dall'aria di casa, aveva annullato alcune pericolose fughe con impressionanti trenate
condotte sul filo dei sessanta all’ora, ma nulla aveva, potuto contro l'allungo finale del
solito Vezzani galvanizzato da chissà cosa. Ai nostri era rimasta la consolazione di aver,
momentaneamente, salvato la posizione in classifica provinciale del Guatt.
Il Campionato di mountain-bike aveva portato Abati a gareggiare sugli sterrati intorno
a Bedonia dove, avendo cambiato categoria per raggiunti limiti d’età, si era trovato a
dover combattere contro avversari ancor più ostici di quelli dell'anno prima.
Al turistico della Bormioli c'eravamo andati in 27, ma più del 3° premio non eravamo
riusciti a portare a casa. S'era rivisto in bici (e con una condizione che gli aveva permesso
di sganciarsi dai compagni quasi subito) anche Bologna. Arrivati nei pressi del ponte di
Marzolara Talignani, Buttarelli, Virginio e Nicola avevano intuito di trovarsi con una
compagnia che non faceva al caso loro e si erano regolati di conseguenza. Quelli che, tra
agguati e tentativi di tirate di collo, erano riusciti ad arrivare fin su a Neviano de’ Rossi,
ne erano scesi spiritati, frullando le gambe a più non posso come se fossero stati morsi da
una tarantola o colpiti da chissà quale sindrome; tra i più gravi: Lorenzo, Gian Lu, Roby,
ma anche Paolino il maratoneta che pure la condizione anagrafica avrebbe dovuto
rendere immune; mancava Max, un altro facilmente contagiabile che sembra fosse già
stato punto prima di Calestano e se n'era andato via tutto solo.
Sette giorni dopo al turistico TEP c'eravamo in 34, ma ci
era toccato ancora il 3° premio (che però consisteva in un
mezzo prosciutto!). Si erano presentati anche: Fava,
Barbarini e Masini (nessuno li avrà avvisati prima che la
stagione era iniziata il 19 di marzo ?); il percorso era
quasi uguale a quello della domenica precedente, la
sindrome che ci costringeva a pedalare a pancia a terra
anche, soltanto che quella volta ci aveva colpiti subito
dopo il via. In molti avevano trovato l'antidoto fermandosi alla fontana di Calestano e poi
svoltando indietro; gli altri, tra i quali anche Mistrali e Belicchi, avevano continuato a
dimenarsi fino al ristoro finale posto in via Baganza, dove però non eravamo arrivati tutti
assieme: Giorgio e Adry si erano fatti aspettare un po’, Zek un po' di più e Platzech lo
stiamo ancora aspettando.
In una gara UDACE partita da Langhirano il Gabry, a causa di una gomma difettosa,
era uscito di strada sui saliscendi di Lesignano Bagni; poco prima, per cause in via di
accertamento, il Michy era uscito di gara.
Una sera di maggio si erano fatti vivi in società anche i due Gius infortunati, non potendo
fare altro, si erano divertiti ad ascoltare le fantasiose avventure degli amici: gli
allenamenti da Giro d'Italia (150 Km al giorno) di Lauro; quelli fatti tutti i giorni all'alba
dal giovane Santino che lo avevano ridotto di taglia portandolo ad una XS; quelli dove
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Zanni sfruttava le ruote degli anzianotti della compagnia del Cannone per poi surclassarli
in salita; di come il Cìno tenesse segregata sul furgone la Cìna in modo da poterla
cavalcare a piacimento tra una consegna e l'altra; del grado di preparazione raggiunto da
Tinè, Zek, Oddi e Piss che li autorizzava a fantasticare mitiche imprese come invece
avevano fatto i Santini assieme ai Cugini e allo Stambek facendo il giro del Sillara alla
media dei trenta all'ora.
Come mai, allora, quando il Guatt usciva in allenamento con Pignoli ne tornava a casa
così strapazzato? Gabriele Olari ci aveva raccontato di
com’era finito a terra un'altra volta: a suo dire, questa
volta, a causa di due gocce d’acqua cadute da un carro
agricolo; sarà vero? Di certo, essendo accaduto in una
giornata quasi estiva, non si poteva incolpare l'antigelo.
Che sfiga! Da non credere. Poi ci aveva illustrato il suo
teorema sulla pressione delle gomme, “il Teorema di
Ollo”, appunto, secondo il quale “L'esatta pressione di
gonfiaggio delle gomme di una bici da corsa si ha
quando questa, sollevata ad altezza d'uomo e lasciata
cadere, rimbalza fino all'altezza degli occhi di chi la
lasciata cadere”. Allora abbiamo capito tutto, altro che
sfiga, antigelo o gocce d'acqua: una bici trattata in quel
modo non poteva che vendicarsi e bene gli era andata a non trovarsi scaraventato in un
canale. Ma Ollo non gliel’ha perdonata e l’ha cambiata.
Dopo una lunga preparazione durante la quale era stato costretto a rinunciare ad alcune
gare del sabato e, quel che è peggio, alla possibilità di contrastare l'avanzata del
cuginastro sul cartellone dei punti, il 14 di maggio Luca Rossi, partendo dalla Pieve
Romanica di Gaione, si era avventurato assieme a Sebastiana nella loro più importante
Gran Fondo che noi gli auguriamo avere un percorso lungo e privo di difficoltà, ma, se
sarà destino che qualcuna la dovranno proprio incontrare, di riuscire a superarla
brillantemente come qualsiasi altra salita, ricorrendo, se necessario, anche a qualche
rinuncia -Caro mio, ora hai famiglia!Domenica 15 maggio la città era stata invasa dagli Apini, in
occasione del loro raduno nazionale e, come già era successo
quand'era morto il Papa, tutte le manifestazioni sportive erano
state sospese. Di Alpini ce ne sono anche nel nostro gruppo,
alcuni di questi, già al venerdì sera precedente la sfilata,
avevano orgasmicamente tirato fuori le ciotole, non quelle
metaforiche, ma quelle vere da Tocai.
Per partecipare a manifestazioni agonistiche bisognava allontanarsi un
bel po’ dalla provincia, come avevano fatto i Santini andando a
Bergamo alla G.F. Felice Gimondi dove avevano pedalato assieme ad
un folto gruppo di granfondisti e a qualche ex professionista sulle strade
delle Valli Orobiche per 160 Km Danilo e poco meno (percorso corto)
Giovanni.
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Del Monte, Tinelli, Max e Roby, tirandosi dietro per un po’ anche il Leo in MTB, erano
invece andati per i cavoli loro su da Riano e giù da Fragno, ma a tutta canna. E gli altri?
Boh! Forse a ciotolare con gli alpini.
Lo Stambek oramai gironzolava costantemente sui passi appenninici, Sillara, Ticchiano
ed altri, spesso in compagnia dei Santini.
Luca era in Polinesia a smagrire non tanto per gli allenamenti in tandem, ma piuttosto per
effetto della cucina locale; Roby e Nicola erano impegnati nel campo immobiliare, Biazzi
in trasferta e Pignoli a caricare orologi così, a tenere alti i nostri colori nelle gare, ci
pensavano Michele e Gabriele, ma a Costamezzana avevano commesso un errore di
valutazione: quella fuga che sembrava non andare più in là della prossima curva non
l'avevano più rivista se non dopo il traguardo.
Il giovedì successivo, sul circuito del Pettinino, assieme a loro c'era
anche Matteo; anche là era andata via una fuga, ma stavolta il Gabry
s'era mosso prima… all'ultimo giro! e in quei pochi chilometri che
mancavano all'arrivo aveva riacciuffato ben nove dei dodici che erano
in avanscoperta.
A Carignano il Gabry c'era andato da solo, ma non aveva combinato
niente di buono. Matteo era andato a gareggiare con l’MTB a
Lesignano Bagni e a S. Andrea Bagni bagnando, ovviamente, la camicia. Enrico Santini
ci aveva solitariamente rappresentati sulle strade piacentine nella G.F. G.C. Perini.
Al turistico dell'Amatori Collecchio avevamo sfiorato la vittoria: secondi ad un solo
punto dai vincitori, roba da far venire un travaso di bile a Virginio. S'era presentato anche
Carlèn dopo più di un anno d'astinenza di bici. Il giro aveva preso subito la solita piega,
cioè da gara di Coppa del Mondo; alcuni, prevedendo ciò, avevano anticipato la partenza.
Ma cosi non vale! Da rilevare, comunque, che in tanti erano arrivati fin su a Cassio e che
poi, nella successiva discesa da Selva, poco sportivamente, non tutti erano stati aspettati.
A fine maggio era partita da Sala Baganza la G.F. Chiapponi 2° prova del Tour
dell'Appennino. Nella prova cicloturistica c'eravamo in 27 con Dondi e Bolsi al
debutto stagionale. Il percorso (Calestano, Terenzo, Bardone) non era proprio inedito e
lasciava libera scelta per il ritorno; tra i più ferventi sostenitori per tornare da Neviano dei
Rossi c'era Gius Valenti: o anche lui sì era preparato di nascosto o, furbescamente, barava
avendo calcolato che, comunque fossero andate le cose, da là non era poi così lontano da
casa. In precedenza, sulla salita di Limido, Romano si era aggiudicato il G.P.M.
precedendo Luigi; meno male perché una maglia verde della taglia di Bologna non c'è
l'avevamo. Per la Gran Fondo erano partiti: Oddi, Del Monte, Pignoli, Abati, Guatelli e
la famiglia Santini al completo. Le cose stavano prendendo, dal nostro punto di vista, una
piega interessante: sul Ticchiano Gabriele aveva messo in apprensione i grossi calibri; su
da Riano, Michele, vedendo l'amico Danilo appesantito come se si tirasse dietro un
esotico quadrumane, l'aveva cinicamente staccato; su da Fragno, altrettanto cinicamente,
lo Stambek, raggiunto Lorenzo, non s'era degnato di dargli una mano pur vedendolo
penare a tirar su quel Macaco che lo faceva zigzagare pericolosamente. Poi, purtroppo, in
discesa, si era verificato un tragico incidente nel quale aveva perso la vita, un ciclista
reggiano e la manifestazione era stata sospesa. Per cordoglio, ci asterremo dal
commentare le successive nostre vicende in quella disgraziata gara.
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Confermando l'ottima condizione che avevano mostrato nelle ultime prove disputate,
Luigi e Romano si erano posti fin dalle prime battute in testa al gruppo anche nel
turistico AMPS, imponendo ai compagni (con l'aiuto di Paolo Talignani), la loro
andatura, alla quale non tutti erano riusciti a resistere, cosi a Case Trombi c'eravamo
arrivati un po' sparpagliati; l'aver poi affrontato la Val Toccana e il Vecchio Mulino di
Stadirano non aveva contribuito a riunirci.
Le magliette nuove, con le quali avremmo dovuto presentarci all'inizio di stagione, erano
arrivate ai primi di giugno (meglio tardi che mai!). Non ci avevano
però entusiasmato come le prime. Si sa che non tutte le ciambelle
riescono col buco e se poi ci sono troppe idee... Tuttavia, la sera
della distribuzione c'era stato un bel fermento: molti rifiutavano le
taglie precedentemente prenotate pretendendone delle più piccole
mostrando, per suffragare le loro richieste, scheletrici e anoressici
toraci, trattenendo anche il fiato per apparire più smilzi, rischiando
l'ipossia. Di conseguenza, avendo esaurito le taglie piccole, se a
qualcuno si strapperà sarà costretto o ad ingrassare o ad andare in
giro con le toppe. Gli unici beati e contenti dentro alle loro XXXXL erano Bocchi e
Paolone.
Chi aveva visto pedalare Gabriele ne era rimasto impressionato: era prevedibile che,
prima o poi, avrebbe centrato un grosso risultato. E' capitato alla cronoscalata GhiareBerceto, che quest'anno aveva sostituito la classica Berceto-Cisa dove sia lui che gli altri
nostri ragazzi (quel giorno ingiustificatamente assenti) vi avevano sempre ottenuto buoni
piazzamenti: con una scalata di rara potenza il Gabry aveva conquistato il 2° posto con il
quale si inseriva al 4° posto nella classifica del Campionato Provinciale Amatori, mentre
Michele si attestava al 7°.
Belle o brutte che siano le nuove magliette ci avevano subito portato bene: al turistico
Bici Parma Po’, dove le avevamo indossate per
la prima volta, avevamo vinto il primo premio
nonostante ci fossimo soltanto in 20 perché
alcuni erano andati alla G.F. Barilla; di quei venti
non tutti erano arrivati al Po’: Max, Roby, Adry,
DelMo,
Giorgio,
Ollo
e
Gius
Vale si erano eclissati per andare a vedere le
facce dei loro amici impegnati nella G.F. dopo
aver scalato i tornanti di Piantonia. Poi, gasati
per la foto fatta assieme a Simoni, eran tornati
giù facendo il treno con l'intento di dare una
mano a qualche granfondista in ritardo dandogli invece il colpo di grazia, cosi che
qualcuno, col poco fiato rimastogli, li aveva pure ringraziati con un sentito -Ma
vaffan****!-
12
Alla Gran Fondo Barilla, assieme ad altri tremila, c'erano anche i nostri: Belicchi, che
un'ora,
prima era partito anche nella Bici Parma Po’ (un arraffatore di punti da
fare
invidia al Guatt), Giovanardi, Giannini, Tinelli, Oddi,
Pignoli, Gab. Valenti, Rossi, Guatelli e i tre
Santini. Subito fermo Gianluca a causa
di un virus
che gli
aveva fatto
passare la
notte nei
locali
di
servizio; subito
fermo anche
Danilo a causa
di
una
foratura che gli
aveva
pure
fatto
perdere
la
trebisonda.
Grazie all'aiuto del generoso
“leprotto” (Giannini)
il
Dany era poi ripartito gettandosi in un
forsennato inseguimento. A Boschi di
Bardone i concorrenti dovevano decidere quale percorso prendere: tutti lo facevano,
chissà perché, urlando e smadonnando; Michy s'era infilato nel Marathon scuotendo la
testa, più tardi avrebbe preso quel percorso anche Danilo che aveva già recuperato molte
posizioni; anche Gabriele, già messo bene, aveva preso per il Marathon, ma con aria
allegra, quasi serafica, salutandoci e con una pedalata decisa e redditizia, che, alla fine,
gli consentirà di piazzarsi 79° assoluto e 15° di categoria (che non è male!). Enrico si era
infilato nel percorso Classic, che era pur sempre una bella lecca, un pò dopo lo avevano
imitato Claudio e Paolo, quest’ultimo preoccupato dal non vedere compagni attorno: per
forza, eran già tutti avanti! Anche Luca e Lorenzo, al passaggio, erano messi bene, ma
avevano delle facce... Avevano scelto il percorso Light come Giovanni, Andrea e Sauro.
Gabriele aveva ottenuto un'altro 2° posto nella gara, disputata a giugno nei Boschi di
Carrega, una gara partita fortissimo: 45 di media, da Collecchio ai Pifferi con in mezzo
il tornantino. Dopo aver fatto quel tratto tutto in apnea, il Guatt sperava di tirare il fiato
scendendo verso Talignano, ma là l'andatura era addirittura raddoppiata, allora, prima di
crepare, meglio mollare; dopo un po’ anche Luca aveva pensato la stessa cosa. Quando il
gruppo si era lanciato ai sessanta all'ora, tutti a testa bassa, in una spasmodica volata sul
traguardo di Collecchio, il Gabry, con le mani sulla parte alta del manubrio come fosse in
gita turistica, venendo da dietro, era uscito all'esterno e li aveva rimontati quasi tutti
piazzandosi 5° assoluto e 2° di categoria.
Al turistico La Coccinella a Noceto c'eravamo andati in 28, giusti per mancare, ancora
una volta, il primo premio per un sol punto. C'era anche Bocchi, in bici per la prima
stagionale che, quando si era accorto di avere accucciati alla ruota Carlèn e
Bologna, si era ingobbito come ai bei tempi, facendoci anche temere che
potesse riaccendersi l'antica sfida; ma le armi non erano più affilate come una
volta e il ginocchio era diventato maffone. Il resto del giro era stato come da
copione, con quelli che già ne avevano avuto abbastanza di arrivare a Noceto,
quelli che volevano fare di più e più in fretta, ed altri che, pur avendone poco,
avevano voluto seguire i secondi andandosi cosi a cuocere per benino su da
Miano, dove Rodolfo aveva dato filo da torcere agli ungulati scalpitanti.
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In quello stesso giorno, Michele, Matteo e Gabriele erano impegnati a resistere ai
micidiali strattoni che i pretendenti al titolo di CAMPIONATO REGIONALE
AMATORI davano al gruppo su dal Montauro e dal Poggio Diana. Quando il gruppo sì
era spaccato in diversi tronconi, Gabriele era riuscito a restare nel secondo piazzandosi
poi al 12° posto.
A Solignano, ancora un 2° posto per Gabriele; un secondo posto che aveva lasciato tutti
esterrefatti, compagni, avversari e pubblico, per il modo com’era maturato: scattato, con
insolita potenza, ad un chilometro dal traguardo, dopo una gara corsa contro vento e con
temperatura caldissima, il nostro atleta aveva fatto subito dietro dì se un vuoto
incolmabile. Roberto e Michele rompevano i cambi nel gruppo e la vittoria era là che lo
aspettava a braccia aperte, come nella passata edizione. E invece... Ricordate il Mondiale
perso da Bitossi? Almeno il toscano aveva dato tutto, non si era distratto girandosi a
salutare e dopo era incazzato come un drago. Il salese, invece, appariva tranquillissimo e
si sentiva moralmente vincitore; forse aveva ragione, ma i compagni lo avrebbero
strozzato.
II 19 giugno che già faceva caldo come in piena estate, avevamo
organizzato la nostra 10a Gran Fondo AVIS Minerva, ParmaPasso della Cisa, 8° Memorial Mirco Masini che ci aveva,
ancora una volta, impegnati quasi tutti e qualcuno (sempre gli
stessi) anche nei giorni precedenti. Generosamente le ditte Guatelli, Giovanardi e Piazza,
ci avevano messo a disposizione mezzi e uomini. A parte il fatto che durante la notte
precedente alla manifestazione qualche bontempone ci aveva razziato le bibite preparate
per i ristori, nel complesso l'evento era andato bene: circa centosettanta i partecipanti;
non tanti ma considerando che in quel periodo
anche altre gare non riuscivano a metterne
assieme di più, era un numero accettabile. Anche
al controllo più lontano, il Passo della Cisa, dove
venivano assegnati tre punti ad ogni concorrente,
erano arrivati in una settantina. Sul passo i più
numerosi eravamo stati noi con 16 atleti e ciò ci
aveva consentito di primeggiare anche nella
classifica finale, ma, per dovere d’ospitalità,
avevamo rinunciato al primo premio in favore dei
secondi arrivati: il Circolo Inzani. Se a chi aveva
fatto servizio era costato fatica, con il caldo che c'era e con il ritmo che avevamo tenuto, a
chi aveva pedalato non era andata meglio. Si va beh, ma loro si saranno almeno divertiti!
E come! Da subito ai trentacinque e subito raggiunti gli uomini dell’Inzani che andavano
su ai trentadue: troppo piano per i nostri gusti; alcuni scalpitanti non c'è l'avevano proprio
fatta a non superarli e via, rumba fino alla Cisa, dove Matteo, il Rujano della situazione,
aveva messo la sua gomma davanti a quella di Max, di Enrico, dello Stambek e di Luca,
che avevano osato tirare il fiato; subito dietro, poi, era arrivato Giovanni, quindi, con più
calma (si fa per dire), Oddi, che aveva bruciato l'ultima maltodestrina sprintando davanti
al Giò (ancora, avvolto nella sciarpa del Parma neo-confermato in serie A), a Daniele,
Roby e Adry. Dopo un po’ erano arrivati anche Ollo, Tinelli, Gius Valenti e, più fresco di
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tutti nonostante se la fosse fatta tutta da solo, Martino. E Giannini e
Belicchi? Era arrivato su anche il Gabry, ma in forma privata, e fin da
subito aveva avuto il suo bel daffare per giustificarsi con i compagni per i
“fattacci” di Solignano.
II Lucio ci aveva tenuto fermi lassù per più di mezzora: doveva sostituire le
tacchette, ma forse ha risuolato le scarpe; così dopo c’era venuta fretta e,
come se non bastasse, nel finale il ritmo era stato ulteriormente vivacizzato
da una fuga di Benedetti (Benedetto mica tanto: un falsone di prima
categoria che su al Passo si era dichiarato morto).
Una domenica di fine giugno Lorenzo e Matteo si erano iscritti alla gara UDACE che
aveva il traguardo posto sull'altura di Barbiano con l'intento di aiutare Gabriele a
migliorare la serie di secondi posti che stava collezionando. Nostante s’impegnassero a
stoppare i tentativi di fuga degli avversari il Gabry continuava a starsene tranquillamente
in fondo al gruppo e, quando all'attacco della salita finale questo si era spezzato in tre
tronconi, lui si era fatto trovare nel terzo, -altrimenti che gusto ci sarebbe!- Da là aveva
cominciato la sua veemente rimonta e davanti alla Trattoria Leoni era 5°. I compagni,
oltre che senza fiato, eran rimasti senza parole.
Gli altri erano andati a Borgotaro alla Gran Fondo Bruno Raschi, 3° prova del Tour
dell'Appennino dove soltanto i Cugini avevano avuto il coraggio di affrontare i 140 Km,
con relative salite, del percorso lungo: Luca, smaltite le fatiche polinesiane, con
un’ottima prova si era piazzato 24° e 2° di categoria, mentre Michy, al quale
evidentemente le distrazioni balneari che si stava concedendo non giovavano, aveva
arrancato così penosamente che le Cento Croci dell'omonimo Passo sembrava le stesse
portando su tutte lui in una volta sola; poi, come se non bastasse, salendo, si era anche
trovato al fianco lo Stambek che nel superarlo, con un sorrisetto malizioso a denti stretti,
gli aveva sussurrato: “Questo sì che è un bell’allenamento!”. Se gli avesse dato una
coltellata gli avrebbe fatto meno male; si era comunque piazzato 7° di categoria e 49° dei
cinquanta o poco più partiti. Il Delmo aveva poco da fare lo spiritoso: nei l00 Km del
medio si era fatto superare dai fratelli Santini e meno male che il padre quel giorno non
aveva tanta fretta; l'Oddi, come al solito, aveva dato fondo all'ultimo aminoacido per
prendersi lo sfizio di arrivare prima del Cìno (contento lui!).
Esaurite le tre prove del Tour Dell'Appennino troviamo nella classifica finale i nostri
Rossi e Guatelli rispettivamente al 2° e al 3° posto: un bel risultato, anche di squadra.
Abbinato alla Raschi si disputava anche il cicloturistico Parma-Borgotaro, passando da
Berceto, percorso che, credo, abbiano seguito in pochi: anche noi avevamo preferito fare
la fondovalle, ma per Nicola, Giovannino, Virginio, Gius Vale, Ollo e il Ragioniere
anche così era sembrata troppo impegnativa e, ignobilmente, si erano serviti di mezzi
motorizzati; Bologna si era salvato avendo dormito in zona, ritrovandosi così la strada
che portava al ritrovo in discesa. L’itinerario interamente in bici se lo erano sciroppati
soltanto Daniele, Giorgio, il Tino, Roby e Martino; Leo ed Adry, partiti con loro, dalle
parti di Selva del Bocchetto si erano dati alla macchia, costringendo così Virginio a
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ricorrere ad una delle sue alchimie per mettere assieme un numero d'iscritti sufficiente
per farci vincere il primo premio.
Partiva in quei giorni il Tour de France, ma i nostri vi avevano rinunciato e si erano
invece ributtati sulle Gran Fondo: Giovanni Santini era
riuscito ad inserirsi tra gli ottomila che avevano pedalato
negli splendidi scenari della Maratona Dles Dolomites, altri
erano andati a quella della concorrenza organizzata dal
Filippelli, dove il Giovanardi aveva promesso di rilasciarci,
al termine del percorso (verso le 13 al massimo!),
un’intervista a caldo. Verso le 13 era arrivato Abati (9° di
categoria) e, dopo un po’ Enrico Santini; all'una e un quarto
era arrivato il primo del percorso lungo, poi altri sia del lungo sia del corto; alle due
meno un quarto, finalmente, compariva il Giò, ma l'intervista a caldo non l'aveva
rilasciata: sarebbe stata un’intervista a lesso. Il primo dei nostri a portare a termine il
percorso lungo era stato Danilo (7° di categoria), giunto una decina di minuti prima di un
Luca che, partito sparato, si era poi miseramente spento; dopo 22 minuti era arrivato
Michele che, forse, non si era neanche mai acceso.
Che cosa avesse il Santino, nel dopo gara, da sogghignare... Mah?!
Il resto della compagnia aveva deciso di andare a fare un giro, a costo zero, in Val
d'Enza, passando prima da casa di Zek che doveva sottoporre la bici ad un intervento
urgente. Arrivati là si erano trovati di fronte ad una scena da sala operatoria: la bici, con
manubrio e sella a terra e ruote all'aria; lo Zek, con lunghi guanti gialli di plastica tipo
veterinario, chino su di lei, professionalmente intento ad operare. Ma quando, finalmente,
provatissimo si era rialzato, non aveva potuto pronunciare la fatidica frase “Intervento
riuscito”: la poveretta, infatti, aveva la catena ingarbugliata così bene che per riabilitarla
si erano dovuti rimboccare le maniche anche gli amici. Avendo perso tempo, alla
compagnia era venuta una certa fretta, ma non a tutti in egual misura; così, da quel giro,
c'era stato chi era rincasato prima e chi dopo; fra questi c’era chi, oltre al tempo aveva
perduto anche le forze: il nostro amico, ad esempio, una volta giunto in casa, per togliersi
le scarpe e riuscire a fare la doccia prima che si facesse sera, aveva dovuto chiedere
l'intervento della moglie, di certo non il tipo d’intervento che una moglie si aspetta di fare
in un giorno di festa con un marito atleta.
Sarà stato perché Santo e Stambek volevano allenarsi per scalare lo Stelvio prima di
Adriano, o perché il Ragioniere si era abituato a salire e scendere poggi in solitaria, o
forse perché nessuno voleva tenersi a ruota Tinelli che indossava un equivoca salopette
gialla, sta di fatto che, anche nel giro della domenica successiva, non c’eravamo fatti
molta compagnia, e lo lapoz, che da un po’ non si faceva vedere, aveva avuto il suo bel
daffare a trovare amici con i quali scambiare qualche parola e, soprattutto, per tornare a
casa in compagnia.
Impegni turistici e di lavoro avevano costretto i nostri agonisti a disertare la gara di
Monchio; ad una a Carignano e ad un’altra a Felegara c'era andato solo il Lucio.
A Bedonia, alla prima prova del Trofeo Val Taro e Ceno, assieme a Luca c'erano
anche Roberto, Michele e Rodolfo, ma solo il primo era riuscito a restare con il gruppo di
testa, gli altri avevano corso nelle retrovie.
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Ad Albareto erano ancora in quattro, ma al posto di Luca, c'era il papà di Rodolfo, che
però non era iscritto con noi; anche là i nostri avevano dovuto correre all'inseguimento
riuscendo a riagganciare i primi nel finale grazie ad una strepitosa discesa (alla
Savoldelli) condotta con abilità da Guatelli. Il giorno dopo, in un giro sociale al Vascone
di Ravarano, il Michy aveva voluto dimostrare di saperci fare anche in
salita saltando come un camoscio sulla ruota dello Stambek che,
corroborato dall'aria respirata sullo Stelvio, aveva attaccato senza
indugi. Per recuperare lo svantaggio sui due, che all'inizio erano tre
(c'era anche Adriano), Max si era messo in testa al resto della
compagnia con una progressione tale da costringere il suo più caro
amico a prenderlo, appena prima di staccarsi, a male parole; lui,
costernato, al Vascone non si era neanche fermato decidendo di
proseguire verso Berceto. Al ritorno, per riscattarsi da quell'onta, il
Giò era stato il primo ad attaccare, ma non era giornata: chiesto il
cambio a Roby, Clod, Lorenzo e
Daniele, quando questi l'avevano
superato, non era riuscito in nessun modo ad
aggrapparvisi, trovando solo le forze per gridarne
quattro anche a loro; girandosi si era consolato vedendo
coinvolti in quella debacle anche il Guatt, l'ombra di
quello che era stato in salita e un Santino che sembrava,
sparito nel nulla (non è detto che l'aria dello Stelvio
faccia poi bene a tutti! E neanche quella di Ravarano!).
Per suggellare la pace fatta, Giò e Max erano andati, assieme a Roby, a scornarsi su e giù
per la bergamasca Val Taleggio senza però cercare di staccarsi l'un l'altro: la macchina
per il ritorno era una sola.
Il 7 agosto, in una giornata che di estivo non aveva proprio niente, in 25 eravamo andati
alla turistica Parma-Tizzano accaparrandoci il prosciutto in palio. C'era anche Biondi,
ma come autista; finalmente in bici, invece, dopo otto mesi d'assenza, Giuseppe Pesci
che pero aveva perso smalto e ben presto anche ruote degli amici, ma per lui quella prima
uscita stagionale aveva il sapore di una grande vittoria. Si erano iscritti, ma non erano
partiti: Adry, che doveva scrollarsi di dosso la neve presa allo Stelvio e Martino che
aveva una gogna nel copertoncino. Danilo vi aveva iscritto, come suo fratello, una mora
con due gambe lunghe così, che per tenerle d'occhio avevamo subito sbagliato strada e
centrato tutte le buche di Bassa dei Folli. Eh, l'omo è omo! Ma era bastato che dalle parti
di Lesignano alcuni ciclisti ci superassero perché la nostra attenzione si rivolgesse subito
a loro (Che gusti!) e il germe dell'inseguimento, in un attimo, contagiasse tutti mietendo
anche qualche vittima. Per andare a Tizzano eravamo passati, chissà perché, da Badia,
Cavana, dove il Guatt aveva improvvisamente attaccato gli amici che però avevano
reagito punendolo puntualmente. Per tornare si era tirata fuori un'idea luminosa:
“Passiamo da Mattaleto” - Sì e pò?!Il 13 di agosto, alla pedalata "Amici di Ivan Basso", di Ivan non c'era neanche l'ombra;
bisognava andare sul Sillara tutti in gruppo a velocità controllata, ma noi, che eravamo in
14, siamo riusciti ad andarci per conto nostro e a piazzarci terzi.
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Quel giorno Abati e Guatelli erano andati a correre la Ramiola-Pione; il botto d'acqua
che si era riversato sulla gara aveva indotto il Guatt a cedere alle lusinghe della morosa
che lo seguiva in macchina, mentre Matteo era stoicamente riuscito ad arrivarci in fondo.
Alla vigilia di Ferragosto, Roberto Pesci aveva ottenuto un brillante 6° posto nel
Memorial Borsellini a Salsomaggiore, dopo aver scalato quattro volte il Montauro;
l'altro nostro rappresentante presente (Michele), aveva cercato, con due sparate iniziali, di
intimidire gli avversari, ma ne aveva poi dovuto subire la reazione con relativa punizione.
Le imprese registrate attorno al periodo di ferragosto erano state,
per lo più, realizzate da piccole compagnie: dopo la già citata
scalata dello Stelvio, la banda Santini, con gli
affiliati Max e Stambek, aveva agito sulle
pendici dell'Appennino tosco ligure borgotarese
(Lagastrello, Bratello ecc.), teatro della terza
edizione del Santini Day; Adriano aveva sudato,
ma non da solo, in zona reggiana (Cerreto,
Predarena, Carpinelli, Scalucchia); il Giò era
andato addirittura oltr'alpe facendosi immortalare
sui mitici tornanti dell’Alpe d'Huez; anche Tinelli e Danilo avevano
varcato i confini italici
Gran Fondo da brividi
Pascal
Richard;
il
compagnia del fratello,
cliccare sul percorso
Passi Dolomitici) e
Fedaia dal versante
per partecipare all'elvetica
febbrili (38° per Paolino), la
Bertoldi, con la fidata
si era sbizzarrito a pedalare e
Sella Ronda (i mitici Quattro
sull’”hors catégorie” Passo
veneto.
A settembre, quando il calendario delle manifestazioni organizzate aveva ricominciato a
riproporre impegni, ci eravamo subito schierati al via della Parma-Ravarano dove si
erano messi in evidenza Gabriele (con un 7° posto) e Luca Rossi, mentre Michele e
Rodolfo si eran mantenuti nell'ombra. Del Monte con Enrico e Giovanni Santini si erano
impegnati sulle strade del piacentino nella Gran Fondo Colnago.
Nel turistico della Parmalat, dove con 23 iscritti c’eravamo classificati terzi, eravamo
andati da Collecchio a Terenzo, giù a Bardone e su da Lesignano Palmia dove quella
gomma di Lorenzo che sembrava risalire ai tempi di Bartali, si era bucata per ben due
volte di fila.
C'eravamo piazzati terzi anche sette giorni dopo andando con il turistico dell’Inzani dai
Boschi di Carrega a Neviano de’ Rossi.
Sabato 17 settembre: Parma-Neviano Arduini. Che spettacolo! Rodolfo e Luca soli in
fuga fin sotto ai tornanti di Provazzano, protetti dal Guatt che vigilava nel gruppo, poi
Gabriele ad imprimere il suo forcing in salita alla testa di un gruppo che, ad ogni
tornante, perdeva elementi. Un’azione bellissima, ma priva di quel pizzico di malizia
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necessaria per costringere gli avversari ad uscire da ruota e faticare pure loro, o di quel
tanto di cattiveria per colpirli con un attacco deciso e risolutore. Alla fine era opinione
generale che il nostro troppo generoso ragazzo si meritasse di più del non spregevole 4°
posto ottenuto; ma tant'è! In un’altra categoria, vincendo i timori che lo avevano fino
allora frenato, aveva gareggiato anche Claudio Del Monte che, stringendo caparbiamente
tra i denti la coda del gruppo, se l’era cavata egregiamente; se avesse acciuffato anche la
coda di quella ragazza che gli viaggiava davanti, avrebbero potuto tornare in compagnia
come avevano fatto il Gabry e la Michela, visto che, dopo il traguardo, dei compagni che
avevano gareggiato poco prima, non c'era neanche più l'ombra.
A fine settembre l'organizzazione del 22° G.P. Piazza
seconda prova del GP d’Autunno, sul circuito di Felino, ci
aveva impegnati in così tanti che, per saltarci fuori, avevamo
dovuto ingaggiare anche Maurizio Zilioli, Allegri, Pagliari; la
Silvana, il Fofò e un suo amico. La gara, anche se purtroppo
avversata da un paio di cadute, non per colpa nostra, era stata
un successo di partecipazione. Tra i protagonisti anche i nostri: Lorenzo, Michele,
Rodolfo (che aveva cercato con due belle azioni di portarsi sulla fuga a otto già in atto dal
primo giro e promossa da Gabriele), Luca (che era riuscito a sganciarsi dal gruppo nel
finale quando i fuggitivi erano oramai irraggiungibili) e Gabriele appunto che, in fuga dal
primo giro, all'ultimo aveva, volenterosamente, ma senza fortuna cercato di evitare la
volata: soltanto 6°.
Il giorno dopo, alla Parma-Viareggio (180 Km.), Luca e Danilo, piazzandosi 42° e 54°,
si erano anche inseriti rispettivamente al 2° e 3° posto nella classifica finale delle G.F. del
Circuito del Ducato (UDACE). Non trovando nell’ordine d'arrivo Michele, che aveva
promesso di esserne un protagonista, avevamo, malignamente, pensato che avesse
riapprofittato dell'ospitalità di Ruggeri che doveva seguirlo in macchina; invece si era poi
saputo che era stato costretto a dare forfait a causa di un’influenza, forse aviaria, ma non
quella pericolosa asiatica: più plausibilmente, a detta degli amici (ma come faranno loro a
saperlo?), di quella nostrana e begnina che prende nome dalla femmina di tacchino, la
cosiddetta "Pita".
Il GP d'Autunno prevedeva un’altra gara a Salsomaggiore
con passaggi sul Montauro. Dei nostri c'erano andati: Giovanni
Santini, Claudio Del, Gabriele, Rodolfo, Luca e Danilo (al
quale, più della gara, interessava recuperare quel punto che in
classifica lo divideva dal Cino), quest'ultimi tre avevano pure
interpretato la parte dei fuggiaschi, che però venivano sempre
ripresi.
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Il turistico del Cral Sanità prevedeva il ritrovo a Calicella; partendo dal Circolo, metà in
bici e metà in auto per paura che piovesse, c'eravamo detti: “Almeno là arriviamoci tutti
assieme”; tutti assieme saremo arrivati sì e no fino al Casale… e meno male che, per
l’acqua che s’era messa a venir giù, non si vedeva se davanti ci fossero altri gruppi da
andare a prendere. Nonostante l’umidità, lo spirito battagliero di alcuni non si era
smorzato e la disputa con i giudici era stata aspra; ma il primo premio era stato nostro. Il
ritorno poi, era stato brillante, anzi, complice l'azienda vinicola che ci aveva ospitato,
piuttosto brillo.
Nell'ultimo turistico (Gp. Il Sogno) della stagione UISP 2005, c'eravamo, invece,
piazzati soltanto terzi nonostante ci fossimo in 28. Il giro prevedeva di partire da
Madregolo e salire da Respiccio. La tranquilla marcia del gruppo era durata poco: un paio
di scatti dello Zek e poi uno più deciso del Giò avevano stimolato i cagnacci, che erano lì
in agguato, a prendere la palla al balzo e a stiracchiarsela per tutta la salita. Luca e Danilo
l’avevano fatta da prepotenti, lasciando gli altri cagnetti fuori dal gioco ad arrangiarsi
come meglio potevano; il Sille, il Rag. ed altri si erano già arrangiati da un po’
svicolando spudoratamente. E lo Zek? L'avevamo rivisto a Calestano, che già avevamo
bevuto e pisciato, arrivare giù in picchiata come un falchetto e rimettersi subito in testa al
gruppo a ristuzzicare i mastini che, ringhiosi e furbetti, al Poggio, avevano girato per
Barbiano. I turisti però, salvo Adorni, non avevano abboccato e puntando verso
Madregolo si erano goduti sia il finale sia il ristoro. Un po’ meno aveva, goduto Giovanni
che, allungato il giro fino a Mattaleto, era rimasto coinvolto in un rovinoso capitombolo,
fortunatamente senza gravi conseguenze (speriamo sia l'ultimo). Zanni e Abati, quello
stesso giorno, erano andati a farsi un'escursione in MTB a Varano Melegari.
Per far fuori un po’ dei salumi accumulati con le nostre scorribande, ai primi d’ottobre, i
nostri Chef ci avevano preparato anche delle ottime penne che, adeguatamente, innaffiate
da distillato d’uva, ci avevano fatto passare una allegra serata in compagnia.
Intanto la Signora. Nazarena regalava al nostro motociclista Adriano Corradi una
graziosa bimbetta.
Il Giro di Lombardia era stata l'ultima gara professionistica valida per il Pro Tour; la
Gran Fondo di Carpi e il G.P. Guareschi erano, per i nostri agonisti, le ultime occasioni
stagionali valide per accaparrarsi punti.
Alla G.F. di Carpi si erano messi in evidenza, con ottime prestazioni,
sia Danilo che Enrico Santini, rispettivamente piazzatisi al 135° e 147°
posto nel percorso lungo; nel medio, buone prove di Luca Rossi (90°) e
dell'afono Michele Guatelli (125°); Gianluca non riusciva a nascondere
la sua soddisfazione, non tanto per il suo onorevolissimo 270° posto
quanto per le cinquantacinque posizioni che era riuscito a frapporre tra
se ed il rivale Claudio Oddi (325°), il quale avrà ora tutto l'inverno per
meditare e...
Nonostante la carrozzeria ancora ammaccata, un 350° posto lo aveva
conquistato anche Giovanni.
20
Il giorno dopo, però, i nostri avevano disertato in massa, o
quasi, l'ultima prova del GP d'Autunno, il GP Guareschi:
postumi da influenza tacchina? Chissà! L'unico nostro
rappresentante alla gara di Sala Baganza era stato Gabriele che,
nonostante qualche sortita in testa al gruppo, alla fine non vi
aveva ottenuto niente di soddisfacente.
Gabry, Lory, Dany, Rudy, Roby, Delmo, Zek, Tino, Gius Pesci
e il Ragioniere erano, invece, partiti dal Circolo per una sgambata verso S. Michele
Cavana, un nome che aveva invogliato il Rag. e lo Zek a ritirarsi. Peccato! Ce l'avrebbero
fatta anche loro, perché noi non avevamo avuto fretta, anzi, per tirare tardi, Pissera aveva
escogitato il vecchio trucco di bucare, ma non una gomma sola né due: addirittura tre in
un sol colpo (un record). Sarebbe servito Bocchi con il cambio ruote, ma quando hai
bisogno di lui non c'è mai! C'eravamo dati da fare e ne erano saltate fuori di tutti i colori:
camere d'aria da bambino, valvole troppo lunghe, troppo corte, senza cuprolino, sistemi
di gonfiaggio a bomboletta, a pompina e addirittura a bocca; in nemmeno un oretta
eravamo riusciti a ripartire: fatto un chilometro di salita c'eravamo accorti che il Piss non
era con noi; ritornati indietro l'avevamo trovato ancora là intento a cambiare un'altra
gomma. Le scorte di camere d'aria stavano finendo: ne era rimasta una… perché portarla
a casa? A far fuori anche quella ci aveva pensato, poco dopo, Lorenzo e così alleggeriti,
nel finale, avevamo anche potuto accelerare un po’.
L'aria si è oramai fatta fredda e di conseguenza, le giornate meno adatte ai lunghi giri, ma
di smettere di pedalare non se ne parla. Smettiamola almeno di scriverne.
Sì conclude così un'altra lunga ma entusiasmante e positiva avventura durante la quale,
pur punzecchiandoci, siamo riusciti, ancora una volta, con ammirevole spirito di gruppo,
a divertirci in amicizia e, con l'impegno di tutti, a far registrare ben 165 partecipazioni a
gare amatoriali, 83 a Gran Fondo e 664 a manifestazioni cicloturistiche dove, come
squadra abbiamo primeggiato 5 volte, per 3 volte ci siamo classificati secondi e 7 volte
terzi. Su tutti: Michele Guatelli, primo nella Classifica Sociale a punti, davanti a Roberto
e, terzi a parimerito, Danilo e Gianluca; 4°, ad una lunghezza da quest'ultimi, Claudio Del
Monte; il quinto posto, tutto turistico, è per Virginio.
Si va beh, ma chi non ha avuto la possibilità di fare il campione? Potrà rifarsi al "Pranzo
Sociale di Fine Stagione" dove, più che gambe allenate e bici avveniristiche, servirà un
buon appetito. In quell’occasione, nell'attesa dello sprint finale (il dolce), rivivremo,
scorrendo le righe di questo nostro giornalino, alcuni degli episodi che ci hanno visti
protagonisti nell'avventura da poco conclusa e che, magari, sono anche stati ritenuti degni
di essere in qualche modo premiati.
Arrivederci alla prossima (domenica alle 9, sole, pioggia, o neve, davanti al Circolo).
La sfida 2006
è lanciata!
21
G.C. MINERVA
2005 La stagione in cifre
ORGANIZZAZIONI
Domenica 20 Marzo 2005
XXIV° MEMORIAL EMILIO
PINELLI
Cicloraduno d'apertura
524 iscritti
XII° MEMORIAL EMILIO PINELLI
Prova agonistica
iscritti
Domenica 19 Giugno 2005
a
10 GRANFONDO AVIS MINERVA
2a PARMA – PASSO CISA
8° MEMORIAL MIRCO MASINI
6° MEMORIAL SERGIO GALVANI
162 iscritti
Sabato 24 Settembre 2005
XXII° G.P. PIAZZA
a
2 prova G.P. D'AUTUNNO
Prova agonistica
213 iscritti
829 presenze a manifestazioni ufficiali.
664 presenze a cicloraduni.
165 presenze a gare amatoriali delle
quali 83 Gran Fondo.
Nome
Pres. Agon.
Guatelli Michele
Pesci Roberto
Santini Danilo
Giovanardi Gianluca
Del Monte Claudio
Piazza Virginio
Reverberi Paolo
Valenti Giuseppe
Olari Gabriele
Rossi Luca
Bertoldi Massimo
Zilioli Romano
Piazza Nicola
Oddi Claudio
Tinelli Paolo
Zanni Paolo
Belicchi Sauro
Valenti Gabriele
Talignani Paolo
Benedetti Adriano
Chioni Rodolfo
Abati Matteo
Pignoli Lorenzo
Mistrali Daniele
Santini Giovanni
Giannini Andrea
Pissera Giorgio
Bologna Luigi
Silleresi Roberto
Biondi Giuseppe
Zehender Massimo
Piazza Carlo
Truzzu Giovanni
Simonetti Lauro
Santini Enrico
Masini Martino
Adorni Daniele
Bocchi Giancarlo
Pesci Giuseppe
Biazzi Andrea
Buttarelli Giancarlo
Dondi Leonardo
Cesari Ermanno
Iapozzuto Nicola
Pastori Giuseppe
Platzech Maurizio
Bolsi Mauro
Ruggeri Roberto
Barbarini Enrico
Corradi Adriano
Fava Mauro
Marmiroli Paolo
41
32
28
28
27
26
26
24
24
22
22
22
22
22
22
21
20
19
19
19
18
17
17
17
17
16
16
16
15
14
14
14
13
13
13
13
13
11
11
10
10
9
8
8
8
8
7
6
4
4
3
2
28
9
11
7
6
Piazzamenti
3°; 7°(3)
6°
3°; 7°
(4 Tombole)
18
2°(3); 3°(2); 5°; 7°;
6
4
19
2°(3); 4°(2); 5°; 6°;
(4 Tombole)
7
14
4
11
1
2°
(4 Tombole)
3
1
10
(4 Tombole)
(2 Tombole)
5