L`amore infinito per la bici

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L`amore infinito per la bici
Giordano Cioli
Mirella Meloni
Giordano Cioli
Mirella Meloni
MIRELLA MELONI è nata a Chiusi (SI), 11 agosto 1960. Vive a S. Albino
di Montepulciano (Siena) insieme al marito Giordano Cioli e alle due figlie
Paola e Pamela. Appassionata di Storia locale e di ciclismo, ha collaborato
alla stesura dei volumi: Giordano Cioli, Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di
Siena – Per non dimenticare”, Edizioni Donchisciotte, San Quirico d’Orcia
(Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re
delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per conquistare il mondo”, Edizioni
Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005.
AMERICO SEVERINI CAMPIONE DI CICLOCROSS
GIORDANO CIOLI è nato in Valdorcia, La Foce, Pienza (Siena), 11 marzo
1954. Oggi vive a S.Albino di Montepulciano (SI) insieme alla moglie, Mirella
Meloni, e alle due figlie, Paola e Pamela. Appassionato di storia locale e di
ciclismo, ha condotto diverse ricerche e pubblicato articoli e saggi in testate
giornalistiche locali e nazionali. E’ corrispondente del “Corriere di Siena” e di
altre testate nazionali. Dal 1994 è presidente Onorario dell’ACAP (Associazione
Culturale Archeologica Poliziana). Nel 2005 è stato nominato Rettore della
contrada di Collazzi per il Bravio delle Botti di Montepulciano (Si). Dal 2006
è “collaboratore scolastico” per le scuole superiori della Provincia di Siena.
Nel 2006 è stato premiato con la “Venere d’argento” a Montecatini Terme,
dedicata agli scrittori e giornalisti, da parte del comitato nazionale “Vecchie
glorie” di ex ciclisti professionisti. E’ autore dei seguenti volumi: Varis Agnelli,
Fabio Pellegrini, Giordano Cioli, “Primo Volpi, una leggenda nata in Val
d’Orcia”, Edizione Donchisciotte, San Quirico (Siena) 2001; Giordano Cioli,
Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di Siena – Per non dimenticare”, Edizioni
Donchisciotte, San Quirico d’Orcia (Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni
Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per
conquistare il mondo”, Edizioni Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005.
€ 15,00
ISBN 88-88889-26-4
AMERICO SEVERINI
CAMPIONE DI CICLOCROSS
L’amore infinito per la bici
editrice donchisciotte
La pubblicazione è stata realizzata con il patrocinio di:
Comune di Barbara.
ProLoco di Barbara.
Federazione Ciclistica Italiana Comitato Regionale Marche.
Provincia di Ancona
Con il contributo di:
ACAP – Associazione Culturale Archeologico Poliziana di Montepulciano (Siena).
Gruppo ciclistico “Club Amici della Bici” di Senigallia.
Si ringraziano:
Federazione Ciclistica Italiana Regione Marche, Comune di Barbara (Ancona), ProLoco di Barbara
(Ancona), La Provincia di Ancona, La Voce Misena, Viveresenigallia, Fondazione del Monte dei Paschi
di Siena, ARL A Ruota Libera, La Gazzetta dello Sport, Ciclismo Illustrato, BS Bicisport, CT Cicloturismo, MTB Montain Bike, Ciclismo, Corriere Adriatico, Corriere di Siena, La Nazione.
Si ringrazia per la collaborazione prestata:
Marco Pastonesi, Luigi Severi, Renato Longo, Fabio Pellegrini, Varis Agnelli, Giorgio Delfino, Carlo
Delfino, Giancarlo Brocci, Paola e Pamela Cioli, Andrea Pascucci, Luca Bonechi, Gianni Messersì,
Angelo Papi, Lino Secchi, Loris Monni, Silvano Muzi, Mario Prof.Tinti, Luciano Giovannelli, Ivan
Tarducci e tutti gli abitanti di Barbara (Ancona). Un ringraziamento particolare a Leonardo Stefanini,
Roberto Fabri, Fabio Mancini, Livio Severini e Raniero Serrani Sindaco di Barbara per l’entusiasmo e
la collaborazione a questa pubblicazione.
Foto in copertina:
Foto retro copertina:
Le immagini ed i documenti presenti in questo volume fanno parte dell’archivio cartaceo e fotografico personale del protagonista del libro e sono stati autorizzati alla pubblicazione (ai sensi del
D.Lgs.196/203 “Codice della privacy”). I nomi di persone e di luogo sono stati trascritti così come
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cultura. I diritti sono riservati all’autore.
Editrice DonChisciotte
San Quirico d’Orcia
www.donchi.com
Ciclocross, che passione!
A proposito di passione, mi sono avvicinato a questa nobile specialità nel lontano
1953 quando, trasferitomi a Milano, facevo il garzone in un panificio e consegnavo
a domicilio il pane con la bicicletta.
Con i primi guadagni, e a rate, sono riuscito a comperarmi una bici da corsa usata e
nelle ore di pausa mi divertivo a girare per la città.
Nel 1955 ho incontrato un PICCOLO GRANDE corridore che ha cominciato a parlarmi di Ciclocross e mi disse che lui era arrivato 3° ai mondiali di SAARBRUCKEN
dietro al fuoriclasse Andrè Dufraisse (FRANCIA) e Hans Bieri (SVIZZERA).
Io seguivo il mondo del ciclismo sia su strada che su pista perché lavoravo da circa
due anni dove abitava GAETANO BELLONI leggendario ciclista e seigiornista.
La mia amicizia con “MICCO” comincia così: qualche volta mi portava in allenamento con lui e insieme c’erano anche ITALO GUERCIOTTI e ROMANO FERRI.
Io non ero tesserato e lui gentilmente mi accompagnò dal presidente dell’AUGUSTEA che mi disse che dovevo fare una visita medica a mie spese (allora era di 1000
lire) e che avrei dovuto contribuire anche alle spese della divisa.
Ho un bellissimo ricordo dell’Amico SEVERINI, ricordo la mia prima corsa, vinta
da lui, mi chiese come mi ero piazzato, gli dissi 15° e lui si complimentò mettendomi
una mano sulla spalla.
Nel 1956 vinsi la mia prima corsa, SEVERINI non c’era, e ricordo che al termine
della gara dovetti prendere il primo treno per essere presente al lavoro a Milano per
le ore 2.00.
Nel 1959 oltre alla maglia di Campione del Mondo vinsi con SEVERINI, GUERCIOTTI e FERRI anche la classifica a punti.
Distinti saluti
Renato Longo
Renato Longo ènato a San Lorenzo di Vittorio Veneto il 09 agosto 1937. E’ l’unico
italiano che ha vinto ben quattro volte (1959, 1962, 1964, 1965), il titolo di campione
del Mondo di Ciclocross. Ben dodici (1959, 1960, 1962, 1964, 1965, 1966, 1967,
1968, 1969, 1970, 1971, 1972) volte campione italiano di Ciclocross. Egli, si è cimentato, e con discreti risultati, anche su strada e su pista sia in Italia che all’estero.
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Amerigo Severini grande campione di ciclocross
Tra i più forti corridori del ciclismo marchigiano Amerigo Severini, occupa un posto
tutto particolare perché è stato un atleta dalle caratteristiche molto singolari ed insieme un personaggio bizzarro e frizzante come pochi, un personaggio di cui quelli che
lo hanno conosciuto si divertono a raccontare aneddoti ed episodi simpatici di vita.
Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta egli divenne famoso come uno dei
maggiori protagonisti di quello che va considerato come il periodo d’oro del ciclocross e, per svolgere al meglio questa particolare attività, non tardò a fissare la sua
residenza a Milano, contribuendo a fare della sua città d’adozione la vera e propria
capitale delle ciclocampestri. A Milano Severini in allenamento incontrò per la prima volta il veneto Renato Longo e fu lui a farlo accasare a 18 anni nella sua stessa
società, che allora era l’Augustea, e ad avviarlo ad una carriera che sarebbe stata di
grandissimi successi e da autentico “campionissimo” del ciclocross. Si può ben dire
che agli inizi il futuro pluriiridato Longo potè avvalersi di un compagno di squadra
e di un maestro come quello che, nella prima metà degli anni Cinquanta, era il migliore crossista italiano.
Ma se Renato Longo, di sei anni più giovane di Severini, fu protagonista di una carriera strepitosa, con ben 5 titoli mondiale e 13 titoli italiani nel ciclocross, il piccolo
corridore marchigiano non fu certo molto inferiore a lui e con il fuoriclasse veneto
per alcuni anni costituì un formidabile tandem, nelle file del G.S. Giambellino, e poi
diede vita ad un’accesa rivalità che entusiasmò gli appassionati di allora.
C’è da dire peraltro che i due avevano caratteristiche del tutto diverse se non opposte
perché Renato Longo, dal carattere riflessivo e misurato, era un brevilineo che traeva la sua forza soprattutto dai tratti a piedi con la bici sulle spalle mentre Amerigo
Severini, estroverso e brillante di carattere e tuttavia abbastanza freddo e calcolaratore in corsa, era un brevilineo, piccolo di statura, tutto nervi, che poteva contare
su di grandi doti da scattista agile e potente. E con queste sue qualità egli riusciva a
destreggiarsi come un vero scoiattolo sgusciante su e giù per le montagne russe dei
percorsi di ciclocross, che egli affrontava in tutta scioltezza e al tempo stesso con
grande vigore ed irruenza.
Del resto fin quando, negli anni più giovanili, gareggiò da stradista, egli fece valere
al meglio le sue doti di scattista e la sue verve agonistica sia sul passo che ancor più
in salita, vincendo tante corse sia tra gli Allievi che da dilettante, dove brillò soprattutto in diverse gare tipiche di salita, come, ad esempio, nella Bologna –Raticosa del
1951 (2° nel 1955) o nella Biella –Oropa del 1952.
Severini aveva certamente i mezzi per diventare uno stradista con i fiocchi ma ad un
certo punto egli fu consigliato a dedicarsi all’emergente attività del ciclocross e dal
1954 fino al 1967 praticò questa attività come uno dei più forti ed estrosi specialisti.
Sulla sua strada, o meglio sui suoi prati, egli trovò avversari di classe come lo stesso
Longo, il francese Dufraisse e il tedesco Wolfshol e, nonostante la concorrenza di
questi e di altri avversari fortissimi, egli fu sempre tra i primissimi.
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Sintetizzando i maggiori risultati di Severini, egli centrò 3 volte il successo nel Campionato Italiano
(nel 1956, nel 1961, quando ad Imola relegò in seconda posizione lo stesso Longo,
e nel 1963) e ben 7 volte finì al secondo posto.Il crossista barbarese di Milano sfiorò
anche il titolo mondiale nel 1958 (2° dietro Dufraisse che poi egli superò poco dopo
nel prestigioso G.P. Martini a Parigi) e giunse tre volte terzo nelle gare iridate del
1955, del 1959 e del 1963. E, a proposito di Mondiali, c’è da rimarcare che, pur non
arrivando mai alla vittoria, più volte Amerigo Severini, con il suo mestiere e la sua
esperienza, effettuò un gioco di squadra preziosissimo in favore dell’altro azzurro
Longo, come, ad esempio, al Mondiale di Ginevra del 1959, quando, alle spalle del
compagno in fuga, tenne a bada il tedesco Wolfshol (che giunse secondo a 14” da
Longo mentre il crossista marchigiano concluse al terzo posto con 24” di ritardo).
Sorretto da classe pura e da un temperamento irriducibile, Severini vestì 10 volte la
maglia azzurra ai Mondiali di ciclocross (la prima da dilettante) e si distinse anche
per la longevità della sua carriera, che concluse alla fine del 1967, a 36 anni compiuti.
Dopo la lunga parentesi milanese, caratterizzata da una condotta di vita piuttosto
movimentata ed irrequieta, Amerigo Severini è tornato, ormai da molti anni, nella
quiete pacifica del suo paese natale, Barbara, dove vive da tranquillo pensionato, non
disdegnando di continuare ad riassaporare il clima delle biciclette e delle corse.
Dedicare, quindi, ad un personaggio come Amerigo questo libro ritengo sia un giusto riconoscimento ad un marchigiano che ha onorato la nostra Regione in Italia e nel
mondo, rappresentando quella tipicità schietta, genuina, intraprendente, della nostra
gente. Complimenti al Club Amici della Bici di Senigallia ed un grazie a quanti
hanno contribuito alla pubblicazione di questo libro.
Lino Secchi
Vice Presidente Nazionale FCI
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Comune di Barbara
Amerigo Severini, il Barbarino, il Campione, il nostro Campione.
Mi ricordo quando, ancora bambino, parlavo di lui con i miei amici, era come raccontare una leggenda: il ragazzo povero, con le toppe ai pantaloni come noi, che però
ce l’aveva fatta, aveva sfondato.
C’era la voglia di imitarlo, era la nostra speranza.
Le domeniche estive, all’ ombra degli olmi, tra una chiacchiera e l’altra si ripresentavano sempre le avventure di Americo. E la realtà si confondeva con la fantasia.
- E’ il campione italiano!
- No, e’ il campione del mondo!
- No, e’ il vice campione… mancava così poco, che sfortuna!
- Corre con Coppi, Bartali, Longo… però lui è il più forte!
E via! Inforcavamo le nostre “scalessate” biciclette e, gareggiando pure noi, correvamo fino al “Montale” dove ci aspettavano gli altri amici per giocare al pallone.
La nostra immaginazione si riaccendeva poi quando Americo tornava a Barbara sulla
sua lussuosa automobile, e raccontava storie di donne, di serate ai night di Parigi,
della sua “dolce vita”.
E l’ammirazione per il nostro mito era tanto più forte perché, nella sue umili origini,
lo sentivamo vicino. Si raccontava allora della sua infanzia, quando per mangiare andava a raccogliere la frutta nel podere del vicino, il campo di “Mencolongo” (il mio
nonno materno). Un giorno, vistosi scoperto, finse di cadere dalla pianta e in un attimo diventò la vittima: fu così che il proprietario, allarmato e preoccupato per lui, lo
soccorse portandolo in braccio fino a casa. Lì, ovviamente, come una vera commedia
all’italiana, l’infortunato si rivelò sano e salvo e dalla tragedia si passò alla risata.
Il folletto buono, birichino ma amato da tutti.
Grazie Americo, per aver alimentato i nostri sogni, per averci dato speranza, allegria
e soddisfazione. Sarai sempre il nostro Campione, il nostro Barbarino.
Con affetto,
Raniero Serrani
Sindaco di Barbara
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CLUB “AMICI DELLA BICI “ DI SENIGALLIA
Americo Severini, detto “Barbarin” per associare Barbara, il toponimo del piccolo paese collinare d’origine alla sua minuscola taglia, è nato personaggio. Non c’è
stata volta, fra le varie in cui gli sono stato compagno di viaggio, che la sua verve
non abbia attratto, vorrei dire incantato, gli improvvisati ascoltatori. Il gesticolare
icastico, che sembra voler precedere le parole, la mimica facciale che le ribadisce,
basterebbero da soli a raccontare le sue storie. Storie che possono sembrare inverosimili ma che non lo sono perché perfettamente si attagliano all’indole del tricampione
italiano e vice campione del mondo di ciclocross. Se avesse avuto “un’altra testa”,
se avesse fatto quella che in gergo viene chiamata “la vita”, per significare la dedizione assoluta del fisico e della mente alla professione, il suo palmares sarebbe stato
certamente più ricco. Ma, così come a Fausto Coppi, che Americo ha conosciuto e
con il quale ha, qualche volta, corso, che quasi con rammarico ricordava le abnormi
fatiche affrontate per sostenere le lunghe fughe solitarie, il giornalista Mario Fossati
rispose che, certo, qualcuna avrebbe potuto risparmiarsela, ma allora non sarebbe
stato Coppi, di Severini potremmo dire che, se fosse stato più saggio, non sarebbe il
“Barbarin” che conosciamo. E allora, meglio, molto meglio, tenercelo così com’è.
Nelle pagine che il lettore si accinge ad affrontare, molte delle sue storie vengono
alla luce e ogni pagina è come la curva di una strada battuta da una corsa: prima di
girarla, non riesci ad immaginare cosa possa esserci dietro. Perché il racconto della
vita di Americo Severini, proprio come una corsa, riserva una serie continua di colpi
di scena, che a volte muovono all’ilarità, altre alla riflessione, ma sempre sorprendono.
Quante volte, noi amici, abbiamo sentito raccontare gli aneddoti che, ora, Americo
ha affidato all’attenta penna di Giordano e Mirella Cioli; ma ogni volta, grazie alla
sua capacità di rinnovare l’attenzione dell’ascoltatore, è come se fosse la prima e,
consci di ciò, abbiamo con impazienza atteso l’uscita di questo libro che svela appieno la poliedrica, singolare, non raramente sconcertante personalità del “Barbarin”.
Luigi Severi
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A SEVERINI AMERICO
Le strade son la sua meta;
La folla il suo trionfo,
che, con il loro incitamento,
spingono i corridori alla volata.
E lui,
con il suo sguardo d’aquila;
puntano alla vetta,
come una sospirata preda;
La supera,
e scende, volteggiando pei tornanti;
Contrastato dal vento sul suo viso,
pensando ai suoi successi raggiunti.
Vola, amico mio;
Vola pedalando per le strade,
infinite della vita.
Gianni Messersì
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Barbara – Torre Comunale.
Barbara - Panoramica del borgo - anni 30 – Quando è nato Americo
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Il paese “Barbara”
In un fazzoletto di terra marchigiana, in una tipica dorsale collinare, fra i fiumi Nevola e Misa, sorge l’incanto fiabesco del paese di Barbara. Le sue radici storiche
risalgono dall’invasione del popolo germanico, detti “Barbari” cioè stranieri, dove si
insediarono in un luogo strategico, ai confini del territorio di Senigallia bizantina e
fra le antiche città romane di Suasa e Ostra. Nel 774, i longobardi vennero sconfitti
dai Franchi, vi fu istituito il Sacro Romano Impero e il territorio venne indemaniato.
Successivamente, trasformato in feudo ecclesiastico, è affidato all’abbazia benedettina di S.Maria di Sitria. Dal 1257, grazie al protettorato jesino, si costituisce come
Comune e sede amministrativa degli estesi possessi dell’Abbazia. A monte del paese
sorge il Castello duecentesco, ristrutturato nel quattrocento, è ancor oggi circondato
da una muraglia con scarpa, munita di quattro fortificazioni d’angolo e culminante in
un imponente mastio (Torre principale) sopraelevato. Conteso da Guelfi e Ghibellini
per la sua inviolabilità, fu teatro di due vincenti azioni difensive nel 1461 e nel 1517,
rispettivamente di fronte alle truppe assedianti di Sigismondo Malatesta, signore
di Rimini e di Francesco Maria della Rovere duca di Urbino. Il palazzo abbaziale,
attuale sede municipale, ristrutturato nel settecento, per ospitare il cardinale Annibale Albani nipote del papa e abate di Sitria. Il campanile municipale, ristrutturato
nel seicento, la cui campana dalle origini duecentesche del Comune ai giorni nostri
annuncia la convocazione del consiglio comunale. La protettrice del paese è Santa
Barbara, alla quale è dedicata l’omonima chiesa barocca ricostruita nel 1694 per
opera del cardinal Carlo Barberini. Tra il settecento e l’ottocento, il paese di Barbara
si sviluppa velocemente nella parte inferiore del castello, con un notevole aumento
della popolazione. Di conseguenza, aumenta la manodopera usata nella produzione
agricola locale, tutt’oggi unico sostentamento del paese.
Barbara - Torre Comunale (primi del secolo ‘900)
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La mamma - Amello Emma – nata il 28 aprile 1902 e morta il 14 novembre 1985
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La famiglia Severini
In Italia c’è grande tensione all’inizio del XX secolo, le ribellioni e le sanguinose repressioni,
attentati alle garanzie statutarie, il
tentato colpo di stato Monarchico,
lasciano il loro segno in tutta l’Italia, odio e rancore. Quell’odio e
quel rancore che portano all’uccisione, con un colpo di rivoltella, di
Umberto I Re d’Italia. Nel paese di
Barbara, le fornaci dei famosi ceramisti barbaresi “i vasari”, emanando quel fumo acre che si unisce
alla debole nebbia primaverile, fa
dimenticare quell’odio e quel rancore che si porta in tutta l’Italia.
Alle pendici del paese, in una piccola casa fragile e malridotta, vive
la numerosa famiglia Severini, con
a capo famiglia Domenico, l’unico
“barbarino”, tra i mille, che seguì
l’impresa di Giuseppe Garibaldi.
Il figlio di Domenico, Gaetano,
ha una famiglia di grande temperamento ma poverissima, e come
tradizione di famiglia, continua il
mestiere del padre, la raccolta delle pelli di animali, tra i contadini
della campagna, percorrendo molte volte decine di chilometri a piedi
o a cavallo di un malandato ciuco.
Sono giornate dure, per poter sfamare la numerosa famiglia, quando in quella casa nasce Collatino.
La sua vita è di stenti, di fame, ma
anche di orgoglio, quello di essere
un “barbarino”, specialmente in
quel periodo appena trasferitosi in
Germania. Al suo rientro a Barba-
Il babbo – Severini Collatino – nato il 25 settembre
1900 e morto il 27 dicembre 1983
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ra, Collatino, dopo alcuni anni si sposa con Emma Amello di Castelleone di Suasa in
provincia di Ancona e presto i due avranno molti figli. La prima figlia è Anaide, poi
Fulvia, Severino, Americo, Teresa, Agostino e Anna Maria (vissuta un solo anno).
Più la famiglia aumenta e più la situazione familiare si fa seria, la fame è tanta, non
tutti i giorni si può mangiare un pezzo di pane. Nonno Gaetano, viene spesso chiamato dai contadini per uccidere gli animali, agnelli, suini, buoi, un lavoro crudo, ma
che dava la possibilità di guadagnarsi il pranzo per se e per tutta la sua famiglia. Ci
sono ancora oggi a Barbara, molte testimonianze, nell’abilità della concia delle pelli
e nella loro lavorazione. Silvano, ex contadino di Barbara racconta come la famiglia
Severini si mostrasse ingegnosa e generosa: “….dopo aver fatto uccidere da Gaetano un vitellino, perché nato deforme, ho portato la pelle dell’animale a Collatino,
come pagamento, mi ha realizzato con la solita pelle, un paio di bellissime scarpe
per me e per mia madre…che portavo solo la domenica…vantandomi di avere delle
bellissime scarpe…e rare per quel periodo”.
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L’infanzia di Americo
Il più vivace della numerosa famiglia Severini è Americo, quarto dei figli, nato l’11
maggio 1931, in un periodo nero per la vita del paese e per la nazione. Il fascismo
esercita su ogni settore della società italiana e diviene di anno in anno sempre più
stretto e rigoroso. E’ il tempo delle grandi imprese ciclistiche di Guerra, Girardengo,
Bottecchia, Binda, Gestri, Olmo, Del Cancia, e Cinelli, che rallegrano l’umore di
questo triste periodo, fame e disperazione. Erano i miti di Severini, imprese raccontate dai suoi amici, molte volte ascoltate nei commenti nei bar, dagli appassionati di
ciclismo. Americo è l’unico della famiglia che riesce, già in giovane età, a sfamarsi
per proprio conto, spostandosi in giro per la campagna, tra i contadini, a raccogliere,
molte volte anche a “rubare”, qualche frutto, prendere uova o quando capitava anche
qualche pollo, che poi si cucinava da solo. Americo, veniva chiamato anche “tetano”
per le sue gambe sempre sbucciate e sanguinanti, perché, si arrampica velocemente
e con grande abilità sugli alberi a raccogliere qualche frutto, “rubato” ai contadini
della campagna di Barbara. Severini racconta: - “In campagna, vicino alla casa di
un contadino c’era una grande pianta di susine, di quel tipo grosse e saporite. Con
grande abilità salgo a raccogliere quelle nei rami più alti, che sono più mature e più
buone. Ad un certo punto arriva il contadino con il forcone in mano, inizia a sbraitare verso di me puntandomi il forcone. Penso che per me non c’è altra soluzione
che far finta di cadere e urlare dal dolore fingendo che mi ero rotto una gamba. A
quel punto, visto la mia abilità, casco dalla pianta e inizio a gridare. Il contadino,
preoccupato, mi carica sulle sue spalle e mi porta verso il paese. Fatta tutta la ripida
Barbara com’era ai tempi in cui Americo cominciò a correre in bicicletta.
La casa natia in fondo a sinistra.
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salita, mi fa scendere per riposarsi e io prontamente scappo, facendogli un brutto
gesto….come per dire….‘te l’ho fatta anche questa volta’”.
La scuola per lui non esisteva, entrava dalla porta e molte volte usciva dalla finestra,
oppure, diceva alla maestra che doveva andare a fare la pipi e poi non si faceva più
vedere. Grazie però, all’aiuto di Ivan Tarducci di Senigallia, che gli ha insegnato a
scrivere e a leggere, riuscendo alla fine a fargli avere la promozione fino alla terza elementare. La sua passione sono i “carrioli” (piccoli carretti a quattro ruote),
costruiti con i cuscinetti a sfere, che utilizza nelle discese di Barbara per sfidarsi
con gli amici e a gareggiare anche a chi realizza il migliore. Suo padre, Collatino,
molto severo con i figli, specialmente con il tempestoso Americo, ogni volta che gli
combina una marachella lo picchia fortemente, con la cintola dei pantaloni e perfino
con una robusta catena. Fin da bambino, Americo, si era accasato come garzone da
Ivan, commerciante ambulante di stoffe, ciclista allievo, che lo ha sfamato, rivestito
e accudito. Ivan, all’inizio di stagione, quando comincia gli allenamenti, pratica al-
Americo con la sua prima bicicletta.
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meno per un mese la corsa a piedi, e il piccolo Americo, abituato a stare sempre con
lui, lo segue sempre, scrutando i piccoli trucchi e le varie azioni. Ivan Tarducci, ha
corso due anni, come allievo ciclista, con il gruppo ciclistico “Vis Sauro” di Pesaro,
ottenendo anche dei buoni risultati. Erano i tempi dei dilettanti Pugnaloni, Lattanzi e
ha terminato la sua carriera dopo la guerra. Ubaldo Pugnaloni di Ancona negli anni
dal 1945 al 1947 corse per la Bianchi con Coppi al quale offrì in seguito tutta la sua
disponibilità nella nota vicenda giudiziaria con la compagna Giulia Occhini. Ivan e
Americo, tutte le mattine all’alba, si recano nei mercati della zona. Americo, lo aiuta
a preparare il banco, ma il più delle volte, ad un certo punto scompare senza un motivo e torna dopo molto tempo senza dare spiegazioni. Americo racconta come era
forte la fame in quegli anni:
- “Stavo facendo il bagno giù al fiume.…avevo 13 anni, mi sono visto venire incontro
un branco di anatre, l’ho catturata una per il collo, e per farla morire l’ho spinta
ripetutamente con il capo dentro l’acqua per molto tempo, ma non voleva morire,
a quel punto l’ho girata ad elica staccandogli nettamente il collo. Nel frattempo,
ho visto in lontananza gli aerei degli alleati che si avvicinavano, bombardando vicino all’abitato di Barbara e ho avuto paura. L’anatra perdeva molto sangue, ma
ugualmente l’ho inserita sotto la mia maglietta bianca, per non farla vedere alle
persone che potevo incontrare.
Macchiato completamente di sangue, sono giunto correndo al paese, impressionato e impaurito dalle
bombe. Arrivato presso il rifugio
del paese, quando gli abitanti, vedendomi insanguinato,mi corrono incontro,credendomi ferito nel
bombardamento, ma io, con aria
molto goliardica tiro fuori l’anatra
e a gran voce esclamo: “Severini…oggi… mangia!!”.
Americo, per le sue peripezie e per
la vita trasandata che conduce, in
paese viene chiamato il “selvaggio”: è abituato a dormire sulle
piante, a mangiare quello che trova, ed è abituato a non farsi vedere dalla famiglia per alcuni giorni.
In piazza Marconi, ci sono molte
piante di “gelsi”, dove Americo,
quando combinava qualche marachella, si arrampicava e nascondersi sopra di esse passandovi anche
Americo ed il fratellino Agostino mostrano soddisfatti
tutta la notte. Il padre Collatino, si
le loro biciclette.
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reca tutti i giorni in campagna a raccogliere un po di tutto, dalle pelli che poi conciava, alle sementi nel periodo della trebbiatura, orzo, grano, erba medica, trifoglio, che
poi rivendeva ai commercianti. Per il ciclismo nazionale è il periodo dell’esordio di
Gino Bartali, mentre alla radio si sente la voce di Rabagliati che canta la “hit parade”
di quegli anni: “Ciribiribin”, “Maramao perché sei morto” e “Reginella campagnola”. Due giovani ciclisti si mettono in luce: Fausto Coppi e Primo Volpi. Fu
Pavesi della Legnano ad accorgersi di queste nuove promesse e li ingaggiò entrambi
per la sua squadra, come gregari di Bartali. A seguito della dichiarazione di guerra
di Mussolini alla Francia e alla Gran Bretagna, il ciclismo si ferma per alcuni anni
per riprende al ritorno della pace, sull’onda delle imprese del giovane Fausto Coppi,
da poco rientrato dalla prigionia che grazie, ai duelli con Bartali, aiuta gli italiani a
dimenticare quel devastante periodo.
Americo, con la sua prima bicicletta, sembra posare già con l’atteggiamento del Campione.
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Le prime corse
Ivan Tarducci, è molto affezionato al piccolo Americo, chiamato con il soprannome
di “Micco” o il “Selvaggio”, gli vuole bene come un fratello, e al termine della sua
carriera ciclistica, a fine guerra, gli regala la sua splendida bicicletta da corsa. La bicicletta, per Americo, è troppo alta e lunga, vista la sua statura piccolina, per montare
sulla bicicletta deve sempre cercare un appoggio, un marciapiede, una pietra, un muretto, perchè non arriva con i piedi a terra, ma lui la usa ugualmente ottenendo buoni
risultati già dai primi tempi. Intanto a Barbara, la fame faceva da padrona, la guerra
era passata da poco, purtroppo i morti si contavano anche in questo piccolo paese,
il popolo demoralizzato, i più colpiti gli abitanti del paese, un po meno i contadini
della campagna attorno. Americo, decide presto di partecipare a una gara ciclistica
su strada. Si iscrive alla società sportiva “Barbara” di Arturo Fiorani, meccanico di
biciclette a Barbara, insieme a Vittorio Antognini di Ancona. Nel 1946, la società
ciclistica Barbara gli assembla una bicicletta a sua misura, su telaio Olmo e partecipa
alla sua prima gara a Barbara. Fu una corsa dura, se si pensa al percorso, ancora disagevole per le devastazioni della guerra, dove partecipano Allievi e Dilettanti insieme.
La gara si concluse in volata, con tre ciclisti al comando, la vittoria andò a Marcello
Badioli di Senigallia (un forte dilettante), seguito dal fratello Glauco e al terzo posto
si piazzò il giovanissimo Severini.
Una corsa promettente per Americo, nella quale conquista il primo
posto assoluto di categoria e il terzo sul traguardo. La seconda corsa
si svolge nella vicinissima Ostra
Vetere, partecipano Dilettanti e
Allievi insieme, con il consueto
risultato, la vittoria va a Marcello
Badioli di Senigallia, al secondo
posto conclude Glauco Badioli,
al terzo Severini che conquista
nuovamente il primo posto di categoria. La terza gara di Americo
si svolge a Jesi, in occasione del
campionato marchigiano allievi.
Severini vince per la prima volta,
riuscendo a conquistare cinque
minuti di vantaggio al secondo arrivato, ma viene contestato dagli
avversari. La contestazione, era
dovuta al fatto che loro erano convinti che il piccolo Americo si fosTrofeo di Montegranaro 1949 – Americo 1° classificato,
se fatto trainare da qualche mezzo,
a fine gara si rinfresca, 2° classificato Gismondi.
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ma, il commissario della Federazione rispose ai contestatori: “…guardatelo bene…e
non andate dove va a correre questo ragazzo…perché voi non vincerete più…”.
Severini vince con distacco il 1° Circuito di Monte Vidon Corrado – Montappone,
28 – Il primo circuito di M.Vidon Corrado per allievi è stato vinto da Severini, che
ha compiuto da solo quasi l’intero percorso, giungendo al traguardo con sei minuti
di vantaggio. La gara, organizzata alla perfezione dal G.S.Montevidonese, ha radunato alla partenza i migliori elementi delle Marche e degli Abruzzi. Ecco l’ordine
di arrivo: 1.Severini Americo (S.S.Barbarese Ancona) che copre i km.45 in 1.30’
(media km.30); 2.Mazzara Antonio (G.S.Tavo Moscufo) a 6’; 3. Antognini Vittorio
(S.S.Barbarese); 4. De Amicis Antonio (G.S.Tavo); 5.Catalini Lorenzo (S.S.Ascoli
Pic.); 6. Vita Guido; 7. Bonafede Cesare; 8.Russo Michele; 9.Costantini Duilio;
seguono altri A Macerata, si svolge la “Coppa Bar dello Sport”, gara organizzata dal comitato
provinciale dell’UVI, valevole quale prima prova del campionato marchigiano, categoria allievi. La gara ha avuto un grande successo di pubblico e di partecipazione
di concorrenti. Già al secondo giro della circonvallazione della città, si ha un primo
tentativo di fuga da parte di Monteverde che conquista un centinaio di metri di vantaggio sul grosso del gruppo. Al quinto giro, il gruppo rimane compatto fino a Piediripa. Sulla salita verso Macerata il plotone si sgrana ed al traguardo della montagna
transita per primo Renili, seguito da Montanaro. Sulla salita di Piediripa, Severini
scatta e nella sua scia rimangono Montanaro e Renili. Nei pressi del culmine scatta
Renili, che guadagna una trentina di metri e taglia il traguardo davanti a Montanaro
Urbania 1948 – Americo 1° classificato, secondo Renili di Pesaro.
Nella foto un gruppo di simpatizzanti.
24
e a Severini.
Severini di Barbara vince la coppa Manfredi a Senigallia – Senigallia, 19 – Alla
gara indetta dalla S.Pedale Senigalliese hanno partecipato numerosi concorrenti.
Il giovane Severini ha preso il comando del plotone sin dalle prime rampe ed è poi
arrivato con distacco. Ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (Barbara) ore 1.42.56;
2.Tarini Franco (Pedale Senigalliese) 1.48.14; 3.Verni Sergio (Riccione); 4.Polonara Luciano (Pedale Senigaliese); 5.Antognini Vittorio (Pedale Ancona); 6.Regini Cesare(Gepin-Cantiano); 7.Fabbri Carlo (Vis Sauro Pesaro); 8.Spinazzi Renato
(CSI Pesaro) 1.54.46; 9.Luchetti Alfredo (Camerino); 10.Leandrini Valentino (Camerino).
Severini conclude il primo anno da Allievo con quindici vittorie, sei secondi posti e
numerosi piazzamenti tra i primi cinque.
Trofeo per dilettanti “Amos Tinti”(giovane ragazzo deceduto durante un bombardamento
della seconda guerra mondiale, su Barbara) – Americo, primo a sinistra, primo classificato
– al suo fianco Mancini e vicino a lui Ridolfi di Pesaro.
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Pesaro - Campionato Regionale su Pista Specialità Inseguimento – Americo fu fatto gareggiare all’ultimo momento, tant’è chè con sé non aveva neppure gli indumenti sportivi, e vinse.
Nella foto i momenti prima della partenza.
Pesaro - Campionato Regionale su pista specialità inseguimento per dilettanti.
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Da Camerino a Mondolfo
Nel 1947, Severini partecipa alle gare nella categoria Allievi con il gruppo sportivo
“Gepin-Olmo-Cantiano” di Cantiano provincia di Pesaro, che pubblicizza le biciclette “Olmo”, costruite da Giuseppe Olmo di Celle Ligure, la fabbrica più rinomate
in quell’epoca. Il rappresentante della “Olmo” per le Marche, Domenico Mencoboni
di Cagli, sapendo della fama che aveva il giovane Severini, lo volle in questo gruppo,
passandogli una bicicletta gratuitamente e cinquemilalire a vittoria (che Giuseppe
Olmo inviava direttamente). In quell’anno, tra le vittorie più importanti di Severini
figura la “Coppa Muti” a Bologna, il Trofeo Montegranaro, dove supera il forte Gismondi, e le gare di Monte San Giusto e Petritoli.
Corsa ciclistica – Camerino 29, - Si è disputata domenica 27 la 1° coppa “Imperia”
gara riservata agli allievi iscritti all’UVI. Alla partenza erano presenti 23 corridori,
presente un foltissimo pubblico, anche dei centri vicini. Il giovane Severini Americo
della Società Ciclistica “Olmo” di Cantiano di Pesaro è arrivato solo al traguardo
con 4’50” di vantaggio sul secondo compiendo l’intero percorso di km.54 alla media oraria di km.29,100. Si può veramente affermare che il Severini ha letteralmente
sbaragliato il numeroso lotto degli avversari compiendo una gara meritata ed eccezionale. Speciale citazione va attribuita al bravo atleta della C.S.I. di Camerino,
Leandrini Valentino che, sebbene a corto di allenamento, ha impressionato per il suo
passo costante e per le sue doti di recupero. La coppa “Imperia” è stata consegnata
alla Società Ciclistica Olmo per merito di Severini Americo. Ecco l’ordine di arrivo:
1) Severini Americo – Olmo-Cantiano. 2) Pezzola Elio – Fontespina. 3) Gismondi
Elio – Montegranaro. 4) Antognoni Vittorio – Pedale Anconitano. 5 ) Sracini Paride
– Lanciano. 6) Cascia Verino – Pedale Anconitano. 7) Leandrini Valentino – C.S.I.
Camerino. 8) Galante Vincenzo – Lanciano. 9) Molari Enzo – Pedale Riminese.
10) Ragaini Armando – Castelfidardo. 11) Rossini Alfio – Pedale Anconitano. 12)
Bastianelli Lamberto – Monte Granaro. Perfetta è stata l’organizzazione curata dal
CSI di Camerino Nella categoria Allievi, la palma di campione regionale è toccata a Gismondi della
“Ugo Bassi” di Montegranaro, il quale, nella stagione ha conseguito ben dodici vittorie, cinque secondi posti, sette terzi posti e due quarti. Ancor meglio ha però fatto
Americo Severini del gruppo sportivo “Gepin-Olmo” di Cantiano, che ha vinto ben
sedici gare, ottenendo anche due secondi posti, un terzo e tre quarti.
Schiacciante affermazione di Severini a Mondolfo – Mondolfo, 11 – Quarantacinque concorrenti hanno preso parte alla gara ciclistica organizzata dalla Società
Sportiva “Ignis”di Mondolfo. Appena un chilometro dopo la partenza il piccolo
Severini si staccava dal gruppo e se ne andava tutto solo e proseguiva la sua marcia
vittoriosa, aumentando il suo vantaggio. Fino al terzo giro lo inseguiva, a breve
distanza, il giovanissimo mondolfese Patrignanelli, ma poi anche questi, per noie
alla macchina, veniva riassorbito dal gruppo inseguitore. L’ottimo corridore della
“Gepin” di Cantiano vinceva da gran signore, portando al quinto ed ultimo giro il
suo vantaggio a 10’ e 20”. Un gruppo di una quindicina di concorrenti disputava
27
Pesaro - Campionato Regionale su pista specialità inseguimento per dilettanti – Dopo la vittoria, foto
ricordo con Gino Bartali e Corrieri sdraiato con i pantaloncini da corsa.
quindi una bella volata nella quale aveva la meglio Antognini del “Pedale Anconetano”. La coppa “Ignis” è stata assegnata alla “Gepin”Cantiano. Ecco l’ordine di
arrivo: 1.Severini Americo (Gepin-Cantiano) che percorre i 65 km. del percorso in
ore 2 e 4’, alla media oraria di km.31,500; 2.Antognini Vittorio (Pedale Anconitano)
a 10’20”; 3.Pezzola Elio; 4.Regini Cesare; 5.Luchetti Alfredo; 6.Gattoni Pierino;
7.Beni Roberto; 8.Rossi Gino; 9.Patrignanelli Dino; 10.Serafini Tino; tutti con lo
stesso tempo di Antognini. –
Dalla collezione privata di Leonardo Stefanini di Senigallia, grande appassionato di
biciclette storiche, abbiamo la descrizione di una delle tante appartenuta ad Americo
Severini e oggi di proprietà di Leonardo. “ Questa bici è uscita dalle officine Giuseppe Olmo di Celle Ligure nel 1947 ed è stata portata in gara da Americo Severini nei
primi anni della sua lunga carriera ciclistica. La bici, rinvenuta nel Settembre del
1988, era stata nel tempo trasformata in bici da viaggio e di parti originali era rimasto solo il telaio con la guarnitura, i mozzi delle ruote ed il cambio. Sono occorsi ben
sei anni per ricercare le varie parti mancanti, l’ultimo dettaglio sono state le pinze
dei freni marcate Balilla – Olmo. E’ stata la seconda bici che è entrata a far parte
della mia “malattia”, le bici da corsa d’epoca, allora ancora poco accentuata ora
direi esagerata. E’ difficile descrivere la sensazione che ho provato nel maneggiare
per la prima volta un cambio Campagnolo a due aste, così pieno di quel fascino di
un ciclismo tanto lontano, eroico e mitico per i corridori di allora che hanno fatto
scrivere tanto delle loro indimenticabili imprese e che tanto hanno contribuito a
risollevare il morale degli Italiani subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Questa bici, è un po’ grande di telaio per il nostro campione Severini (altezza
m. 1,55),lo costringeva a pedalare con la sella tutta abbassata. Ecco le principali
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caratteristiche tecniche: telaio Olmo modello Rondine. Tubazioni in acciaio della
inglese Reynolds. Misure da centro a centro 52 x 56 cm. (tubo piantone e tubo orizzontale). Carro posteriore con forcellini dentati Campagnolo per il cambio a due
aste. Forcella con punte Campagnolo. Predisposto per l’istallazione dei parafanghi, che venivano montati durante la stagione invernale. Serie sterzo in acciaio della
Magistroni. Sella in cuoio della Brooks, usata fino agli anni 80 da Severini, cuoio
ancora in ottimo stato a parte la testimonianza di una caduta sul lato destro. La sella in cuoio allora per un corridore era molto importante si cambiava la bici, ma la
sella era sempre la stessa in quanto modellata dall’uso ed ammorbidita con ripetuti
in grassaggi, assicurava il massimo confort. Le ruote sono dotate di mozzi Campagnolo a 36 fori, il posteriore con asse dentato per il funzionamento del cambio a due
aste. Cerchi in alluminio della Nisi di Moncalieri - Torino. Tubolari di sezione 24
mm. Ruota libera Regina a 4 velocità con denti a profilo appuntito per facilitare la
cambiata e completa di disco salvaraggi Campagnolo. Pignoni con dentatura da 1618-20-22. Il cambio Campagnolo è a due aste, generalmente chiamato anche a due
bacchette: si tratta del primo tipo di cambio costruito da Gentullio “Tullio” Campagnolo a metà degli anni 30 e solo all’inizio degli anni 40 sarà commercializzato.
Si cambia pedalando all’indietro, muovendo la leva corta per la scelta del pignone
desiderato dopo aver allentato con la leva lunga il bloccaggio della ruota sui forcellini dentati del telaio. Ad operazione ultimata si richiude il bloccaggio sempre muovendo la leva lunga. L’indimenticabile Gino Bartali, come riportato dalle cronache
del tempo, era molto abile nell’usare questo cambio che porta alla vittoria, su bici
Legnano, nel Tour de France del 1948. Movimento centrale e guarnitura in acciaio
sono della Magistroni, con pedivelle lunghe 170 mm e corona da 48 denti. Pedali in
acciaio con gabbia chiusa della Sheffield. Puntapiedi in acciaio della Antonio Alpi
di Faenza con cinturini in cuoio rosso. Il manubrio con piega in alluminio, tubo di
diametro esterno 22 mm, con disegno classico dell’epoca e tappi in sughero a chiusura e protezione sulle sue estremità. Attacco manubrio in acciaio della Cinelli di
Milano. I freni con leve e pinze in alluminio della Balilla. Ammortizzatori in gomma
sulle leve dei freni della Nieddu di Torino. Cavi freni su guaine crespate di colore
grigio, quella del freno posteriore è tenuta da tre fascette con serraggio laterale
sul tubo orizzontale del telaio. Nastro manubrio telato di colore rosso. Accessori
–Dettagli: borraccia in alluminio con tappo in
sughero legato con spago e portaborraccia al
manubrio; attacchi pompa, modello lusso, sul
tubo obliquo con tenuta ad incastro su perno
con molla di richiamo; pompa in alluminio
con raccordo in ottone; peso in assetto corsa
Kg. 10,600; sviluppo metrico dei rapporti del
cambio con un massimo di 6,41 (48 x16) ed un
Bici di Severini 1947
minimo di 4,66 (48 x 22)”.
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Coppa Manfredi Senigallia 1949 – Americo 1° classificato – si intravedono Gismondi
con il berretto a spicchi e Collinare del G.S.Senigalliese con la coppola.
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Il piccolo “Barbarino”
Nel 1948, Severini passa alla categoria superiore, quella dei Dilettanti. Corre per la
società sportiva “Fiamma” di Cagli (Pesaro), con biciclette Olmo. Molte sono le sue
vittorie, tra le più straordinarie a Cattabrighe di Pesaro nella coppa “Dragomanni”,
a Sassoferrato, ad Urbania, ad Ancona, a Serra dei Conti, a Grancetta, ad Arcevia, a
Senigallia e a Mondolfo. Il 13 agosto 1948 a Urbania si svolge la Coppa Durantina.
Il Sindaco di Urbania ha abbassato la bandierina e ben 58 concorrenti hanno preso il
via tra gli applausi della numerosa folla e di sportivi intervenuti fin dalle prime ore
del mattino per assistere alla tradizionale corsa per la IV Coppa organizzata dalla
Durantina e dal CSI di Urbania. Per i primi 20 chilometri nulla di notevole: il gruppo
transitava compatto alla Baracca e ad Urbino, dove Renili del Velo Sport Pesaro si
aggiudica i traguardi. Calma apparente, però, perché ormai sono tradizionali gli “a
solo” della disputa della Coppa Durantina. Al venticinquesimo chilometro Severini
della S.S.Fiamma di Cagli, il favorito numero uno, scattava con un allungo; in breve
guadagnava 200 metri. Nessuno gli stava dietro e il coraggioso aquilotto continuava la sua marcia, portandosi
via tutti i traguardi. A Sant’Angelo in Vado, posto di
controllo (km.50), aveva già
oltre un minuto di vantaggio. Al Gran Premio della
montagna, i passaggi avvenivano nel seguente ordine:
1.Severini; a 3’ un gruppo
di quattro corridori (Albani,
Antognini, Renili, Nespoli);
a 3’50” un altro gruppo di 9
corridori. Intanto Severini
proseguiva indisturbato verso il traguardo finale, aggiudicandosi i premi di Urbino
e Fermignano. Il gruppo ricongiuntosi poco prima di
Fermignano, sonnecchiava
a passo turistico, venendo a
mancare un qualsiasi inseguimento: nessuno voleva
tirare. La vittoria oramai
era sicura per Severini, che
infatti giunge solo, fresco
come se avesse fatto una
Serra de’ Conti 1949 – Americo 1° classificato, 2° Gismondi
passeggiatina di 96 km. Al
Nella foto la partenza.
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secondo posto Valerio Renili del V.S.Pesaro a 4’ e al terzo posto Galliano Canestrari
dell’Ignis di Mondolfo. Nel ciclocross è l’anno di Luigi Malabrocca, colui che di
solito si presenta al Giro d’Italia con la ferma e dichiarata intenzione di arrivare
ultimo.
Ciclismo sulle nostre strade – Severini vince con distacco il V Circuito di Grancetta – Baldanelli primo degli “allievi” – Grancetta, 23 – Ottantatre corridori venuti
da ogni parte della nostra Regione si sono dati subito battaglia al “via”. Severini, il
piccolo “Barbarino” si è dimostrato il più forte e specie sulle più difficili rampe, ha
sempre controllato e battuto i suoi più diretti avversari come Santicchia, Antognini,
Marchetti ed altri. Il premio della montagna è stato a suo appannaggio e l’ordine di
arrivo è la prova tangibile del suo valore. Il primo lungo giro che ci porta ad Agugliano, Polverigi, Chiaravalle e Castelferretti è stato percorso a veloce andatura
ed i premi di traguardo sono stati vinti da Casarola, costretto poi più tardi al ritiro
per una paurosa caduta, da di Meco e Zagaglia. Quindi si inizia il carosello che per
quattro volte ci conduce con un circuito di km.8 a Grancetta per la disputa del premio della Montagna. Il gruppo già fortemente selezionato composto di una trentina
di unità si sgrana lungo le tortuose rampe e qui vediamo mettersi in luce, il sedicenne Carloni Lando, il quale con una pedalata ammirevole si porta sul passo più duro
a contatto con i migliori dilettanti. Ma la bravura del cagliese Severini riesce ad
aver ragione di tutti e all’ultimo giro questi pianta la compagnia per arrivare tutto
solo al traguardo finale. Belle prove hanno dato il forte Santicchia, il pesarese Marchetti, Antognini, l’anconetano Pirani. Tra i più sfortunati nominiamo il senigalliese
Annichiarico, Casarola ed altri costretti al ritiro per cadute o avarie alle macchine
proprie nel momento in cui ferveva di più la lotta. Ordine di arrivo: 1) Severini
Americo della S.S.Fiamma di Cagli (Dilettante) che copre il percorso di km.65 in ore
1’55”, alla media di chilometri 33,965. 2) Santicchia Nazzareno del G.S.Collina di
S.M.Nuova (dilettante) a 1’57”. 3) Marchetti Elio del CSI di Pesaro, a ruota. 4) Antognini Vittorio della S.S.Fiamma di Cagli, a ruota. 5) Pirani Giulio del C.S.Ancona,
a ruota. 6) Antinori Quinto del C.S.Macerata a 20 metri. 7) Piercamilli Gino del
CSI Ancona. 8) Monti Franco del Pedale Senigalliese a ruota. 9) Sgalla Primo del
CS Collina. 10) Baldarelli Duilio dell’Alma Juventus di Fano (1 degli allievi). 11)
Zagaglia Orfeo del G.C. Collina. 12) Carloni Lando della Oscar IVC di Falconara
M. (2 degli allievi). 13) Romagnoli Giancarlo dell’Ignis di Mondolfo. 14) Ragaini
Armando del G.S. Gambella di Camerano. 15) Mattoni Romeo della Ciclistica Jesina. 16) Carloni Lanfranco della S.C.Gira di Bologna. La coppa Primavera messa
in Palio dalla S.S.Biagio Nazzaro di Chiaravalle è stata vinta dalla S.S.Fiamma di
Cagli per merito di Severini e Antognini. – Lamberto Carloni –
Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito Comunista Italiano, è stato fatto
oggetto di attentato da parte di Antonio Pallante. Ad attenuare la tensione, oltre alle
parole dello stesso Togliatti che invita alla calma, contribuisce la notizia della vittoria di Bartali in una tappa del giro di Francia. Il francese Louison Bobet era ancora
in testa al Tour, con oltre ventuno minuti di vantaggio su Bartali. Quasi prodigiosamente, poche ore dopo, l’italiano stacca tutti sulle rampe del Col de la Croix de Fer e
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conquista la maglia gialla. Mentre Bobet piange, l’Italia intera si lascia esaltare dall’impresa: la passione sportiva attenua, almeno per un poco, i conflitti politici. Alle
Olimpiadi di Londra, Giorgio Consolini vince la medaglia d’oro di lancio del disco,
mentre nel ciclismo, Ferdinando Terruzzi e Renato Perona conquistano il podio con
il tandem, Mario Ghella eccelle nella velocità, Ercole Gallegati nella lotta greco ro-
Gaggiano Milano - Gran Premio (Antonelli?)– Americo vittorioso
con una fuga solitario di oltre 100 km.
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mana e Cesare Rubini nella pallanuoto. Severini, vince sul circuito di Arcevia, una
gara molto combattuta, organizzata dalla Uisp di Arcevia, riservata a dilettanti, per
un totale di chilometri 80. La partenza è stata data dalla signora Giuseppina Monti
Guarnieri. Severini ha dominato e si è aggiudicato anche il gran premio della Montagna. Al traguardo ha preceduto Cesare Penna e Angelo Venturosi.
Ad Ancona nella “Corsa della Primavera” – Severini primo al traguardo della
Pietralacroce – Torrette – Ancona, 26 – In occasione della “festa della Primavera”
organizzata ad Ancona dalle “avanguardie garibaldine” e dal Fronte della Gioventù; si è disputata domenica scorsa una corsa ciclistica riservata agli allievi sul
percorso Pietralacroce-Torrette. Il via è stato dato alle 15,21 dal giovane Sottili e
corridori transitano sulla salita di Montacuto nel seguente ordine: 1.Severini, 2.Antognini, 3.Barca. I tre, in perfetto accordo filano verso il Poggio tra le acclamazioni
di numerosi gruppi di appassionati che incitavano i concorrenti lungo il percorso.
La prima “fuga” si registra ai piedi della salita che porta al Poggio: protagonisti
Severini seguito da Antognini. Il gruppo inseguitore si dissemina per la salita aspra
e polverosa: a duecento metri segue Barca, il gruppo viene ben presto distanziato di
2’. Al bivio di Monte Conero, Severini viene appiedato da una foratura e Antognini
taglia per primo il traguardo di Sirolo dove gli sportivi locali, ai quali va il ringraziamento degli organizzatori, avevano posto in palio un premio in denaro: il gruppo
è a 3’. Nei tortuosi “saliscendi” che da Sirolo portano alla stazione di Osimo Severini, con una sgropponata degna delle sue inesauribili risorse fisiche, raggiunge
nuovamente Antognini e lo distanzia quando i due giungono al bivio delle Crocette.
Negli ultimi venti chilometri, Antognini, si è dovuto fermare un paio di volte per noie
al cambio. Severini, sotto un sole primaverile, fila a tutta andatura e le sue gambe
non avvertono stanchezza. Alle Torrette, taglia il traguardo trionfante alle 16,46 con
4’ sul secondo. Ecco in dettaglio l’ordine di arrivo: 1.Americo Severini, alla media
di 28 km.orari. 2.Vittorio Antognini, a 4’. 3.Attilio Barca, a 7’. 4.Michele Russo, a
9’. 5.Attilio Rossini, con lo stesso tempo del quarto. Seguono gli altri con notevoli
distacchi. –
Una delle memorabili vittorie di Americo Severini è quella di Velletri. Il tracciato
si snoda sul percorso Velletri, Latina, Cisterna, Roma, Rocca di Papa e arrivo a Velletri su una salita in lastricato di pietre. E’ una gara molto stressante, che si decide
nella salita finale: il “Barbarino” taglia il traguardo per primo battendo i forti romani
Monti e Fabbri. E’ un’altra grande stagione per Severini che termina l’annata con 15
vittorie, tre secondi posti e numerosi piazzamenti.
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Dilettante a Fossombrone
Nel 1949, corre come Dilettante per il gruppo ciclistico “Polisportiva Forsempronese”
di Fossombrone Pesaro, con bicicletta Olmo. Ottiene un buon stipendio di 25.000
lire al mese. Il 20 aprile, vince la Coppa Manfredi.
Aggiudicata a Severini la Coppa Città di Pergola – Pergola, 9 – Sul percorso Pergola
San Lorenzo, Bivio Sterlato, Madonna del Merlino, Pergola un giro Pergola, Pantano,
Pergola totale 20 giri per complessivi km.115, si è svolta la gara ciclistica “Coppa
Triennale Città di Pergola”. Il numero dei partecipanti non è stato numeroso date
le altre gare della regione autorizzate per oggi dall’UVI. La corsa si è svolta in un
atmosfera di lotta serrata per merito di Severini e Antognini. Prendono il via alle 15,15
nove corridori i quali compiono il primo percorso di km.28,55 e giungono a Pergola
in gruppo. La prima
fase era movimentata
dall’inseguimento
di
Severini, che era stato
arrestato per foratura.
Nei sedici giri della
seconda fase della gara,
si alternano al comando
Severini e Antognini
fino al 14 giro nel quale
Antognini
distanzia
Severini di 32” per
foratura. Tutto ciò non
fiacca
il
Barbarino
che con un magnifico
inseguimento raggiunge
e sorpassa l’antagonista
distanziandolo all’arrivo.
Ecco l’ordine di arrivo:
1) Severini Americo in
ore 3.5’. 2) Antognini
Vittorio a 1’. 3) Isabettini
Mario a 2’34”. 4) Goroni
Nazzareno a 2’34”. 5)
Rizzi Nazzareno a 2’34”.
Giungono altri tre in
tempo massimo, buona
l’organizzazione
della
gara. – Nino Coli –
Severini, a ogni partenza
Fossombrone – Dopo aver firmato il contratto con la Forsempronedi gara si sente spaventato,
se, Americo si gode la campagna di Fossombrone.
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trema tutto, ha paura che lo stacchino proprio in partenza, ma appena inforca la
bicicletta si trasforma, diventa un leone.
Nel 1950 Americo Severini continua a correre con i Dilettanti, indossando
nuovamente la maglia della “Polisportiva Forsempronese” e utilizzando ancora
bicicletta Olmo. In quel periodo abita a Fossombrone e gli capita di assistere ad una
riunione sulla pista di Pesaro, alla quale partecipavano anche professionisti famosi
fra i quali Bartali, Coppi e Corrieri. Vistolo tra gli spettatori, molti dei suoi tifosi lo
incitarono a scendere in pista, dandogli chi le scarpe, chi la bicicletta, chi la maglia:
anche in quell’occasione, partecipando alle prove riservate ai dilettanti, Severini
ebbe un grande successo, mettendosi in evidenza davanti ai professionisti i quali
ammirarono le sue vittorie inaspettate. L’anno seguente Americo corre nuovamente
con i Dilettanti nella stessa squadra e, il 26 marzo vince la Bologna-Raticosa, corsa
classica in salita di 45 chilometri.
In mezzo alla neve – Severini primo per distacco nella Bologna-Raticosa – Bologna,
26 – Americo Severini da Fossombrone, 20 anni, 1,55 di altezza, tre anni di corse e
già parecchi successi nel carniere: questa 17° edizione della corsa in salita BolognaPasso della Raticosa per il Gran Premio Testi è tutta sua. Nel scelto campo dei 49
specialisti di cinque regioni, il marchigiano l’ha fatta da dominatore. Dopo appena
18 chilometri di corsa già se ne era andato, ma il salto della catena favoriva la ripresa
degli inseguitori. A Loiano (km.32), rimasti, per la severissima selezione, in undici in
testa, Severini era prontissimo a rispondere all’attacco di Modena, a raggiungerlo,
a piantarlo in asso. Ottimo il suo crescendo finale che gli permetteva di raggiungere
il traguardo, tra le nevi della Raticosa, con 40 secondi di vantaggio sul parmense
Barbara Ancona – Il panorama.
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Vecchi. E se gli organizzatori del V.S.Reno non avessero dovuto accorciare, a causa
della neve, il percorso di 2 chilometri probabilmente il record di Ortelli sarebbe
stato battuto. L’ordine d’arrivo: 1.Severini Americo (Polisportiva Forsempronese),
km.45 in ore 1.25’, media km.31,764. 2.Vecchi R. (U.S.Parmense), a 40”. 3.Medri
A. (Renato Serra di Cesena). 4.Ciapini V. (S.C.Luconi di Prato). 5.Paccianti G.
(A.C.Pratese). 6.Albani R. (G.S.San Marino). 7.Modena V. (G.S.Cofler di Rovereto).
8.Fava M. (S.C.Comelli di Bologna), a 50”. 9.Fabbri G.(Apen di Predappio), a 1’.
10.Pintarelli G. (G.S.Cofler di Rovereto), a 1’10”. –
Con il ricavato di quella splendida vittoria, dalla quale ha ben guadagnato, si fa cucire
un vestito dalla migliore sartoria della zona, quella di Elio Quattrini di Barbara. Da
allora, ad ogni vittoria, Americo, si procura le migliori stoffa in commercio e si fa
cucire un vestito nuovo, e qualcuno già inizia a chiamarlo scherzosamente “il Conte
di Barbara” per questa sua eleganza nel vestirsi. L’otto di luglio a Porto S.Elpidio di
Ascoli Piceno, vince il Campionato Marchigiano. Nel 1951, Severini collezionato
nove successi, di cui cinque colti fuori dalla sua regione, alcuni in modo clamoroso, ad
esempio quello nella tappa Salsomaggiore-Voghera del trofeo Cadetti quando, dopo
aver scalata il Monte Penice quasi a tempo di record, sarebbe certamente arrivato
tutto solo al traguardo di Voghera, se nella discesa seguente non fosse incorso in
una spaventosa caduta che lo fece ruzzolare, come una trottola, per alcune decine di
metri lungo la china del monte. Lungo i dodici chilometri della scalata del Penice
egli inflisse poco meno di sei minuti a
Bruni, ma non fu il solo Bruni ad essere
stracciato dallo scatenato Severini,
in quel giorno, infatti in gara c’erano
tutti i migliori dilettanti, campioni del
mondo e d’Italia compresi. Il tempo che
egli fece registrare nella scalata (38’ e
35”) fu paragonato dai tecnici a quelli
realizzati da Ortelli e da Coppi quando,
da indipendenti, dominarono sotto
lo stesso traguardo della montagna.
Un episodio particolare accade nella
corsa di Jesi, quando Severini, in
vantaggio di alcuni chilometri, quando
all’improvviso buca una gomma e, per
non farsi vedere dai rivali, si nasconde
dietro a dei rovi, ripara la ruota e riparte
all’inseguimento riuscendo a vincere
la gara ugualmente. Per Coppi, quella,
invece è una delle stagione più infelici,
a causa dalla morte del fratello Serse,
che aveva buoni rapporti con Bartali.
Barbara - Corso Vittorio inizio secolo
37
Barbara - Gruppo ciclistico anni 70
38
Il “Conte di Barbara” a Milano
Nel 1952, Americo Severini, segue suo fratello Severino, che si trova già a Milano
da alcuni anni per lavoro. Lascia la sua amata terra, per cercare più fortuna, nella
metropoli milanese. Americo, il brillantissimo corridore, ha piantato definitivamente
le tende della sua attività agonistica a Milano. In questa stagione corre con i colori
della società ciclistica “Excelsior”, con bicicletta “Dal Cerri”, con sede all’ombra
della Madonnina. Americo, prendendo la strada del nord, ha lasciato molti rimpianti
nelle Marche. Ha lasciato i suoi amici, il suo amato paese, Barbara, i suoi ricordi, i
suoi innumerevoli sostenitori e, a volte, anche fanatici paladini. Severini ha lasciato
tutti, anche coloro che lo hanno generosamente aiutato ad affrontare le dure difficoltà
iniziali perché un giorno o l’altro si affacciasse sicuro verso una luminosa carriera
ciclistica. Il suo volontario esilio verso la terra lombarda costituisce una indubbia
perdita per il ciclismo marchigiano, così povero di elementi che sappiano imporsi
all’attenzione dei tecnici e delle folle sportive al di fuori delle troppo anguste mura
regionali. D’altra parte non si poteva pretendere che Americo fosse rimasto nella
sua terra. Egli ha già dato abbastanza, se non tutto quello che poteva dare, al ciclismo marchigiano. Americo Severini, andandosene dalle Marche, come puledro di
razza, ha trovato il domatore che sa indiscutibilmente il fatto suo: l’appassionato e
competente rag. Dondena, membro della commissione tecnica sportiva del Comitato
Lombardo dell’UVI e presidente onorario di quel magnifico vivaio ciclistico che è la
“Excelsior” di Milano, ha dato a Severini la nuova maglia, da chissà quanti altri ambita, accordandogli, evidentemente, piena fiducia. Gli ha semplicemente annunciato
i doveri e le soddisfazioni che da lui si attende, perché ha mezzi e possibilità adeguati
per darne copiosamente. Lo ha, insomma, avvicinato con la zolletta di zucchero, indicandogli la giusta strada da seguire per arrivare. Date tempo al tempo e vedrete che
il “Conte di Barbara”, il corridore italiano che senza dubbio può tra l’altro vantare il
maggior numero di simpatici nomignoli usciti dalla fantasia inesauribile delle folle
sportive, farà sentire fra non molto tempo, anche la sua voce, nitida e possente, nel
grande, entusiasmante coro delle già “arrivate e mature” voci del ciclismo italiano.
Anche Michele Gismondi di Montegranaro, ha lasciato la sua terra per ingrossare le
file dei professionisti, affezionandosi al grande Fausto Coppi.
Il 19 marzo, Americo Severini, partecipa alla prima gara milanese, a Cattabrighe,
dove si corre la Coppa Dragomanni di 95 chilometri, giungendo secondo. Il 6 aprile,
nella Coppa Fontemaggi a Rimini giunge sempre secondo. Il 24 giugno, a Pavullo
sull’Abetone, vince il Giro del Frignano di 120 chilometri alla media di 32,850: a
questa corsa hanno partecipato i migliori ciclisti del centro Italia; a pochi chilometri
dal traguardo, quando inizia la salita, Severini va in fuga e taglia per primo il traguardo. Il 15 agosto, a Golasecca giunge secondo nella prova Trofeo Cadetti. Il gruppo
ciclistico “Excelsior” organizza, annualmente, una corsa su strada, la Milano-ErbaMonticelli, sulle salite della Brianza. Americo, è seguito in motocicletta dal fratello
Severino, all’improvviso si rompe la moto, passano alcuni minuti prima di poterla
riparare. Riparte mettendosi all’inseguimento del fratello che, ormai giunto alla lun39
ga salita prima dell’arrivo, sotto una pioggia torrenziale, si ferma a chiedere informazioni al pubblico presente, su chi fosse in testa alla corsa. Quando gli viene risposto:
“…ma!!!…c’è davanti un piccoletto, brutto… tutto sporco…non so chi sia!!!”. Il
fratello, capisce subito non può che trattarsi di Americo e, pur precipitandosi verso
il traguardo, non riesce a raggiungerlo. Ma Severini vuole provare nuove emozioni
e così si prepara a cimentarsi nel ciclocross. La prima gara alla quale partecipa si
svolge il 16 novembre, a Cinisello Balsamo, dove giunge secondo nella classifica
finale del gran Premio “Ciclocross di Cinisello” di 24 chilometri.
Barbara, la casa natia di Severini (seconda sulla destra) com’è oggi.
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Un piccoletto tra i grandi
Americo è chiamato al servizio militare dagli ultimi mesi del 1952, arruolato nel
3° Battaglione Fanteria di Mantova, 9° Compagnia, con la qualifica di assaltatore,
fino ai primi mesi del 1954. E’ stato un lungo periodo quello del servizio militare,
durante il quale, grazie all’aiuto del Capitano della Compagnia, suo ammiratore, si
è potuto allenare e ha partecipato ad alcune gare, pur avendo contro il Tenente della
compagnia, che non condivideva la simpatia del Capitano. Americo, nel 1954,
corre tra i dilettanti con il gruppo ciclistico “Augustea”, con bicicletta Augustea. Il
9 maggio, partecipa alla Milano-Ghisallo di 133 chilometri, una gara intensa e dura,
con i migliori ciclisti d’Italia, vinta in volata da Giannantonio Riccò, con al secondo
posto Aldo Moser e al terzo proprio Americo Severini. Nel ciclismo su strada, tra
i colossi, è l’anno di Volpi, che si aggiudica il Giro d’Europa. Americo, si accorge
che qualcosa non va, si lamenta della sua statura, sulla strada sono tutti alti e lui
piccolino (155 cm.), non potrà mai passare con i professionisti. Ma in lui è oramai
maturata la passione per il ciclocross, che ha già praticato, ottenendo peraltro buoni risultati, e decide così di darsi a questo faticoso sport già dall’inverno che stava
arrivando. Il ciclocross è sempre stato definito il “ciclismo dei poveri”, per il suo
tanto sacrificio mal pagato. Il ciclocross o ciclocampestre, è una specialità che si
svolge normalmente nei mesi invernali (in Europa da novembre a marzo) su percorsi
dal fondo accidentato, con tratti di strada normale e tratti in mezzo a prati o boschi.
La lunghezza del percorso si aggira dai km.20 ai 25, in circuito, il cui sviluppo non
Servizio Militare 1953 – Americo, secondo da sinistra, pronto per il servizio di guardia.
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deve essere inferiore ai km.4. Ogni anno, nel mese di febbraio, viene disputato il
campionato mondiale della specialità. La prima gara ufficiale di ciclocross, Severini
la corre nel “Gran Premio Ciclocross di Besate”, ottenendo un buon risultato: terzo
assoluto nella classifica generale. Il quinto campionato mondiale della specialità si
svolge a Crenna di Gallarate. Il nuovo campione è il francese Dufraisse, che supera
il compagno Jodet e lo svizzero Bieri. Tra gli italiani c’è stata insufficienza su tutta
la linea sono bastati pochi chilometri, perché la posta di una modesta piazza d’onore
fosse irrimediabilmente persa. Ulisse Gatto scompare alle prime pedalate, Graziano
Pertusi si ritira al 5° giro, Rossi, Benvenuti e Picasso terminano per inerzia rispettivamente classificandosi al 13°, 14° e 15° posto.
Il primo Mondiale
Nel 1955, Severini corre tra i dilettanti con il Gruppo Sportivo “Giambellino” di
Milano”, con bicicletta Gramaglia. Il 23 gennaio, partecipa al ”Ciclocross di Como”,
ottenendo la sua prima vittoria ufficiale nel Ciclocross di Como, battendo il giovane
Longo. Il mese di febbraio è molto ricco di gare: da Albizzate con il Gran Premio
Zenit a Corinaldo che dista poche decine di chilometri da Barbara, dove, per la prima
volta, partecipa a un campionato italiano di ciclocross, giungendo secondo dietro a
Mario Rossi di Pontedecimo, precedendo Giovanni Picasso. Fu Malabrocca, allora presidente dei ciclocrossisti italiani dilettanti, ad invitare Severini a partecipare
alla gara di Mont Valerian in Francia, dove Americo vince il Gran Premio Martini,
gara internazionale con i più forti ciclisti d’Europa. Americo, parte subito in fuga,
il francese Dufraisse, più volte Campione del Mondo, si mette alla sua ruota, ma il
“Barbarino” lo stacca e vince la gara. A Parigi, sotto la torre Eiffel, viene intervistato
da tutte le radio d’Europa, facendosi conoscere in tutto il mondo. Intanto a Barbara,
rimpiangono le sue vittorie e le sue birbanterie che, commentate poi nei bar Sira, o
Morico, o nell’osteria Messalina, di una sua vecchia zia, erano solite suscitare l’ilarità di tutti i compaesani. Però, un bel giorno, un certo Peverini, ascoltando la radio, ad
un certo punto sente il nome di Severini, in un commento di un’emittente straniera,
e nonostante nessuno capisse quello che stava dicendo il radiocronista, quel nome
Severini rimbombò nelle orecchie di chi ascoltava. Ben presto, la notizia fece il giro
del paese, come un fulmine a ciel sereno. Da quel giorno i “Barbaresi” ascoltano
spesso la radio e scrutano con attenzione i giornali con la speranza di trovare notizie
sul loro più illustre concittadino per poi commentarle nei bar e risvegliare il paese
dal torpore per la sua mancanza.
01 marzo 1955 – Gazzetta dello Sport - Americo Severini e la realtà romanzesca
– La realtà romanzesca, ovvero l’ago ritrovato nel pagliaio. Non è il titolo di una
farsa. Americo Severini, vincendo il Gran Premio Martini di cross a Parigi, ha semplicemente sbalordito. Ecco perché non è fuori luogo parlare di realtà romanzesca.
Da quando i ciclisti corrono sui prati e attraverso i boschi, mai s’era verificato un
esploit simile d’un italiano. E per i francesi, maestri del cross, la sconfitta in casa
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Barbara 1955 – Gara di ciclocross - Questa corsa si disputò la domenica
successiva al campionato Italiano, svoltosi a Corinaldo, vinto da Rossi
con Americo secondo – Praticamente la rivincita ed Americo la vinse
alla sua maniera. Nella foto si notano le famose scalette
di cui hanno un emozionante ricordo tutti i tifosi barbaresi.
deve avere il sapore agro della beffa. Americo Severini si dedica al ciclocross da un
paio di anni. E’ marchigiano, ma corre per il Gruppo Sportivo Giambellino di Milano, risiedendo ormai nella capitale lombarda. Pino Raimondi e i suoi amici lo videro
andare come una palla di schioppo sulle salite, durante una corsa su strada. Si entusiasmarono e fecero qualche piccola acrobazia per averlo. Domenica sera, Raimon43
Barbara - Osteria Messalina - 1950 circa
di brindò con gli amici come non aveva brindato a carnevale. Durante la stagione
estiva, Americo Severini gareggia su strada. In salita è sempre tra i migliori, se non
il migliore. Rivelò notevoli doti di arrampicatore trionfando in una Bologna-Raticosa (1951), per confermarle nella finale del Trofeo dei Cadetti, organizzato dal nostro
giornale, del 1952. Un avvio incerto lo aveva relegato nelle posizioni di coda della
classifica. Perciò dichiarò ai quattro venti che la tappa Salsomaggiore-Voghera, attraverso il Passo del Penice, sarebbe stata sua; che si regolassero gli arrampicatori.
E i giovani che sulle montagne sapevano sbrigarsela non mancavano; tre nomi per
tutti: Buratti, Landi, Gianneschi. In ritardo a Bobbio di quasi quattro minuti, per
essere rimasto a pedalare tranquillo in mezzo al gruppo, raggiunse i fuggitivi (fra i
quali figuravano appunto i tre citati), li staccò con una facilità che stupì e giunse in
vetta con due minuti buoni sui più diretti inseguitori. Lungo la discesa su Varzi, in
mezzo ad una polvere accecante, sembrava una zanzara impazzita. Improvvisamente, scomparve. Ci fermammo. Era uscito di strada. Fu costretto a ritirarsi a causa
della bicicletta resa ormai inservibile. Imprecò contro la malasorte, tuttavia l’impresa sul Penice gli valse il titolo di “Trueba del Trofeo dei Cadetti”. Poiché esistevano
i tempi della scalata al Penice fatti registrare da Fausto Coppi e Vito Ortelli, quando
militavano nella categoria Indipendenti, anche gli scettici si convinsero che Americo
Severini aveva fatto qualcosa di brillante veramente. Nessuno potè affermare che i
suoi 38’35”, infatti, sfigurassero di fronte ai 37’15”di Coppi e ai 37’55” di Ortelli.
Americo Severini è nato a Barbara di Ancona l’11 maggio 1931. Che egli possegga i requisiti per far buona figura al “mondiale” di Saarbrucken, che si disputa
domenica prossima su un tracciato per tre quarti pedalabile, è fuor di dubbio; che
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Parigi 1955 - Gran Premio Martini e Rossi – Americo festeggia la vittoria con il Presidente Arienti
(al centro) e con il DS Crabi. – Questa gara si è disputata la domenica prima
del Campionato del Mondo di Sarrebrueck dove Americo salì sul terzo gradino del Podio.
possa addirittura ripetere l’impresa di Parigi, è un’altra cosa. Rimane comunque, il
piccolo intraprendente Americo Severini, il nostro asso nella manica per l’avvenire.
– Rino Negri –
Tutti i giornali nazionali parlano di Americo, che fa turbare il sonno degli specialisti
stranieri. Anche a Barbara, il suo paese nativo, nei bar Sira, Morico, o nell’Osteria
Messalina, non si parla di altro, è ritornata quell’atmosfera che si respirava quando
lui abitava in paese. In tutti i paesi vicini, da Ancona a Senigallia, da Sassoferrato a
Pesaro, da Fossombrone ad Arcevia, nei bar, non si parla di altro, solo delle avventure vincenti di Americo, un eroe. Il 6 marzo, a Saarbrucker in Germania, si svolge il
Campionato Mondiale di cross. Americo vi partecipa per la prima volta, giungendo
al terzo posto. Al primo posto si è classifica il francese Andrè Dufraisse e al secondo
posto lo svizzero Bieri Hans.
17 marzo 1955 – Sport Illustrato – Ciclocross: conferma di Severini – A Saarbrucken si è disputato il campionato mondiale di ciclocross. Dopo la strepitosa vittoria
di Severini nel G.P. Martini di domenica scorsa molte erano le speranze italiane:
certo è che i miracoli non si ripetono. Infatti Severini, pur disputando una bellissima
gara, non ha potuto andare più in là di un ottimo terzo posto preceduto da Dufraisse
che si è riconfermato campione mondiale (dopo aver vinto quest’anno anche il titolo
francese della specialità) e dallo svizzero Bieri. Pur battuto, l’italiano ha confermato tutto il suo valore. Buona anche la prova degli altri italiani: Benvenuti è terminato
quinto e Mario Rossi (il campione d’Italia) settimo a 3’37” dal vincitore. Nella clas45
sifica per Nazioni l’Italia ha conquistato la piazza d’onore dietro alla Francia. La
prova del giovane italiano è tanto più meritevole se si pensa che è giunto al traguardo con soli 19” di distacco dal vincitore, pur essendo stato vittima di una caduta che
ha permesso allo svizzero Bieri di raggiungerlo e di batterlo per un solo secondo al
traguardo finale. E’ indubbio che l’Italia sembra aver trovato finalmente l’uomo in
grado di conquistare quel titolo che manca nel libro d’oro del nostro ciclismo.
Il sogno di tanti italiani non si è avverato, ma un terzo posto è veramente eccezionale
per un ragazzo che ha ancora davanti tutta una carriera. Il 22 marzo, i dirigenti del
Gruppo Ciclistico “Giambellino” di Milano, presieduta da Pino Raimondi festeggiano Americo, offrendogli una medaglia d’oro. L’11 di aprile, a Bologna, Severini
partecipa nuovamente alla Bologna-Raticosa, concludendola al secondo posto, dietro Mancini. Il 26 dicembre, vince il “Ciclocross di Garlasco”, battendo Malabrocca
e Pertusi.
Parigi 1955 – Gran Premio Martini e Rossi - Durante i festeggiamenti in Società per la vittoria
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Il professionista
Nel 1956, dopo tanta gavetta tra i dilettanti, Severini passa tra i professionisti, nelle
file degli Indipendenti, con il Gruppo Sportivo “Augustea” e l’Unione Sportiva “Cavariese”, con biciclette Gramaglia e Augustea. Il 15 gennaio a Cavaria, vince il titolo di Campione Lombardo di ciclocross nella gara organizzata dall’U.S.Cavariese,
terza Coppa “Gio-Cas”, con i migliori specialisti italiani. Americo Severini con una
progressione stupenda, si aggiudica la vittoria dopo essere transitato per tutti i sei
giri su cui si articolava la gara, primo sotto lo striscione del traguardo, battendo il
più diretto antagonista Mario Rossi, campione d’Italia, il quale, dopo aver resistito
all’incalzare del cavariese per i tre quarti della gara, cedeva al penultimo giro. Ottima pure le prestazioni particolarmente di Malabrocca e Benvenuti, i quali vincendo
l’avversità di incidenti meccanici si classificavano onorevolmente al terzo e quarto
posto. Più sfortunato l’ex-campione d’Italia Graziano Pertusi, ricoverato in ospedale
a seguito di una caduta al secondo giro mentre si trova in fuga con Severini e Rossi.
La gara, ottimamente organizzata e alla quale hanno assistito il Commissario Tecnico Binda e il vice-presidente dell’UVI, Fagnani, è stata resa severa dalla neve in
disgelo.
16 gennaio 1956 – Il Campione – Binda alla ricerca degli azzurri del ciclocross
– Inverno. Il cielo ha la fredda durezza del marmo e uno strano colore blu elettrico. Il colore del cielo che fa la neve. L’erba della brughiera è umida e scintillante,
come se ogni filo avesse il suo cappuccetto di “strass”. Freddo, odor di caldarroste
e voglia di “Punch”. Gli “assi” riposano. Non staccheranno che a febbraio le bici-
Ponte Decimo Genova - Campionato Italiano Ciclocross 1956
Americo 1° classificato, durante la premiazione, alla sua destra Rodoni (Presidente della Federazione).
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clette al chiodo, gli “assi”. E allora andranno nella Riviera dei Fiori a sgranchirsi
le gambe, prima di affrontare le gare d’avvio della stagione. Ma altre ruote girano
in questa stagione di freddo. Sono le ruote degli uomini del ciclo-cross, per i quali
come molta è la passione pochi sono i premi. Il ciclo-cross che cos’è ? Si corre per
prati, strade, sentieri, mulattiere, quando è possibile in sella alla bicicletta. E si
passano piccoli ponti, si salgono e si scendono gradinate con la bicicletta in spalla.
Difficili sono, dunque, gli arrivi in volata, anche se la distanza di queste gare è poca:
due dozzine di chilometri all’incirca. E quasi sempre il percorso è in “circuito”; così
gli atleti ripassano tre, cinque volte sul terreno della corsa. Pochi gli atleti in gara,
e poca la gente che assiste allo spettacolo. Il ciclo-cross è il parente più povero del
ciclismo. Ma è nobile, come lo sanno essere le cose povere. Trionfano i “modesti” e
non per niente, qualche anno fa, in queste gare dominava Molabrocca, quel Malabrocca che s’èra fatto la fama di “Lanterna rossa” del Giro d’Italia. Resiste ancora
Malabrocca, bravi anche: Rossi, il campionissimo della specialità. Ora nelle gare
di ciclo-cross, sono bravi anche: Rossi, il campione d’Italia, e Pertusi, Benvenuti,
Trabucchi. Un pò vince l’uno e un pò vincono gli altri. Sicchè Binda si gratta la testa
e si domanda: “Chi porterò a Lussemburgo?....”. Binda ha, infatti, avuto l’incarico
di scegliere gli “azzurri” per la gara per il campionato del mondo che si svolgerà a
Lussemburgo, appunto, il 19 febbraio. Ha poco più di un mese di tempo, Binda, per
far la sua scelta; ma pochi saranno quelli che resteranno fuori, perché già ridotto
all’osso è il campo. Comunque, Binda, vede e giudica; le sue decisioni si sapranno
forse appena dopo la conclusione della gara per il campionato nazionale che si
svolgerà a Pontedecimo, il 5 febbraio. Chiediamo a Binda i suoi pronostici per le
Una delle prime vetture di Americo, una Giulietta Spider Alfa Romeo.
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49
gare di Pontedecimo e di Lussemburgo. Ecco Binda: …a Pontedecimo, nella “corsa
nazionale”, potrebbe spuntarla, di nuovo, Rossi ch’è di quei posti e che, perciò, avrà
il vantaggio di gareggiare su strade e sentieri conosciuti; e a Lussemburgo, nella
“corsa dell’arcobaleno”, proprio non so. Favoriti dovrebbero essere i francesi, che
sono molto bravi nella specialità. I “nostri” faranno quello che potranno; da noi
il ciclo-cross è poca cosa. Penso, comunque, che non saranno degli ultimi gli “azzurri”. E poi, per quanto mi risulta, anche Charly Gaul sarà in gara; Gaul sarà un
difficile cliente per tutti, perché è in gamba anche nel ciclo-cross e perché avrà la
possibilità, lui uomo di casa, di battere e ribattere sul percorso. E qui la nostra breve
avventura nel mondo del ciclo-cross finisce, per ora. – A.C. Il 22 gennaio a Como, Americo giunge al secondo posto, mentre, ottiene una splendida vittoria il 29 gennaio ad Albizzate.
30 gennaio 1956 – Lo Sport Illustrato – Ai mondiali di ciclocross poche speranze
per gli azzurri – Solo di recente il ciclismo invernale è stato scoperto dall’industria
italiana e due Case hanno cominciato a dedicarsi ai poco noti pedalatori – Genova, gennaio – Il 5 febbraio prossimo Mario Rossi, campione italiano di ciclocross,
compirà trentun anni. Proprio quel giorno, per una strana coincidenza, tutto il clan
del ciclismo invernale – corridori, dirigenti, industriali – si darà convegno al suo
paese, a Pontedecimo, all’estrema periferia di Genova. Non per fargli gli auguri, no,
chè la gente del pedale dimentica spesso simili convenevoli, ma semmai per…fargli
la festa. Cioè per “matare” proprio lui, il campione d’Italia, strappandogli di dosso
la prestigiosa maglia biancorossoverde. Non è detto che l’impresa sia facile, sia
perché gli organizzatori della U.S.Pontedecimo nel tracciare il percorso della prova
unica per il titolo si saranno valsi certamente della consulenza interessata del loro
atleta, sia perché Rossi ha i mezzi per difendersi sui sentieri di casa sua e di casa di
altri (basti dire che, lo scorso anno, di tricolore si fasciò a Corinaldo, nelle Marche,
nel paese di quell’Americo Severini che è uno dei più quotati e forti tra i suoi rivali).
Ma tant’è ; la qualifica di miglior ciclopratista italiano è nuovamente in discussione,
e Rossi non può pensare alle trentun candeline sulla torta del suo compleanno. Sul
conto di questi acrobati della bicicletta, che si sbizzarriscono sulla neve in uno sport
nato per la canicola, che disdegnano le strade d’asfalto preferendo prati, sentieri
scarpate, boschi, che disinvoltamente, alternano chilometri di sella a chilometri con
la bici in spalla, si può intessere un discorsetto che valga di presentazione alla gara
tricolore di mezzo inverno. Il loro campo è, al solito, molto ristretto: una corsa a
settimana per una ventina di atleti. E i nomi dei protagonisti non sempre gli stessi:
Rossi che quest’anno ha già vinto tre volte, Pertusi (due vittorie, nonostante sia
militare, in fanteria, a Varese), il romagnolo Benvenuti (due), Severini (due vittorie anche lui, ma sul suo conto potrebbe scoppiare una grana, in quanto sembra
che il marchigiano abbia firmato due cartellini, uno per la Giambellino e uno per
la Cavariese), le rivelazioni Grassi e Trabucchi (due ciascuno), e il trentaseienne
irriducibile Malabrocca, che la sua corsa l’ha vinta anche lui, a Garlasco davanti
ai suoi concittadini. Ci sarebbe anche il genovese Picasso, che nel ’54 fu azzurro
50
Americo festeggiato dai suoi tifosi, dal Presidente e dal DS subito dopo la gara vinta.
51
a Crenna, ma per adesso il ragazzo è a Bolzano negli alpini e non può correre; e
ci sarebbero anche i giovani Ferri e Guerciotti, tutt’ora in fase di maturazione e di
ambientamento. Oltre questa cerchia non si va, perché il ciclocross da noi non ha
mai avuto molta risonanza, neppure ai tempi dei Ferrando, dei Prina, dei Toigo, che
erano degli specialisti completi. Nessun corridore di un certo nome ha mai curato
questa faticosa (e poco redditizia) attività; anche Monti – che pure fu campione laziale – l’ha abbandonata in fretta dopo aver trovato la fortuna nelle corse su strada.
Mentre invece, all’estero, gente illustre come Robic, come Gaul, come Schaer, come
Schmitz l’ha resa popolarissima. Soprattutto per questo motivo noi in tema di ciclocampestri siamo molto indietro e il C.T.Binda, dopo la gara di Pontedecimo, potrà
varare con poca fatica la formazione azzurra per i “mondiali” del 19 febbraio al
Lussemburgo. Con poca fatica, perché i nomi sono sempre quelli, e con pochissime
speranze. Eppure, a ben guardare dentro le segrete faccende, qualche cosa di nuovo
c’è anche in Italia. Intanto è sintomatico che l’industria abbia scoperto il ciclocross,
dedicato cure a questi carneadi del pedale; due sono le “Case, che basano la loro
attività (e la loro propaganda) sul ciclismo invernale: la Nilux di Vigevano che ha
in forza Rossi, Trabucchi, Benvenuti e Malabrocca, e l’Augustea di Milano, con Severini, Pertusi, Grassi. Due “squadrette” l’una contro l’altra armata, con la logica
conseguenza di aumentare l’agonismo delle gare e il valore dei risultati tecnici. E, in
certo qual modo, di far guadagnare qualche cosetta di più ai corridori, nessuno dei
quali però è stipendiato come i colleghi della strada, anche i più modesti. Rossi si
tiene di conto il suo posto di elettricista nelle Ferriere Bruzzo di Bolzaneto, Trabucchi continua a fare il muratore a Motta Visconti, Malabrocca cura il suo negozietto
di cicli a Garlasco – aspetta di finire il militare per riprendere il suo impiego di meccanico. Adesso servirebbe un pronostico per la prova tricolore, Pertusi, Benvenuti
e Trabucchi, per le loro doti di fondo, sono i favoriti se si correrà su terreno gelato
e sulla neve; Rossi, che è il più classico e il migliore stilista, potrebbe imporsi sul
terreno asciutto e su un percorso agile, al pari di Severini che potrebbe farvi valere
la maggior freschezza dovuta all’età. Da questa cerchia non si scappa, perché se aggiungiamo che Grassi e Malabrocca scendono in gara come outsiders, i ciclopratisti
in attività di servizio li abbiamo nominati tutti. – Giuseppe Rebora Campione d’Italia
Il 5 febbraio a Pontedecimo di Genova, si svolge il Campionato Italiano Ciclocross.
06 febbraio 1956 – La Gazzetta dello Sport – Facile vittoria di Severini – Pontedecimo, 5 febbraio – Il festival dei ciclopratisti, valevole per l’assegnazione della prima
maglia tricolore di ciclismo, si è concluso con una stupenda affermazione di Americo Severini. Il marchigiano (lombardo d’adozione) ha letteralmente sbaragliato il
campo dominando la gara in modo sorprendente dall’avvio alla fine confermando
così le sue smaglianti condizioni di forma ed il suo stato di grazia proprio all’indomani della non meno splendente vittoria conseguita nel cross internazionale di Al52
bizzate. Il ragazzo di Chinetti e Puricelli, i validi dirigenti dell’U.S. di Cavaria, non
ha concesso un attimo di respiro ai suoi avversari e la sua affermazione, è bene dirlo
subito, è stata così netta e cristallina che è valsa persino ad annullare ogni episodio
drammatico ed emotivo. Il tanto atteso duello con il tricolore uscente Mario Rossi,
che pur godeva del vantaggio di correre sulle strade a lui familiari, il marchigiano lo
ha vinto subito in partenza. All’abbassarsi della bandierina del “via” si è rizzato sui
pedali con un ritmo da gazzella scatenata sorprendendo tutti per il tempestivo e forse inatteso attacco. E, nello spazio di pochi chilometri, era già al comando svuotando così la gara di ogni palpitante motivo. Il binomio Rossi-Benvenuti, la pericolosa
coppia che rimase alle spalle del dominatore sino alla fine, cercò disperatamente
di reagire, ma, contro il Severini d’oggi non c’era nulla da fare. Il marchigiano
impresse alla sua pedalata (sui tratti praticabili) ed al suo passo di atleta, molto
simile a quello degli specialisti di gran fondo (sui tratti ove la bicicletta doveva finire
inevitabilmente sulle spalle) impresse, dicevamo, un ritmo incandescente che finì per
compromettere definitamene ogni residua speranza dei suoi pur tenaci avversari.
Basta dare una rapida occhiata ai distacchi inflitti, giro per giro, alla coppia più temibile per avere il quadro completo della clamorosa prestazione del leprotto biancoazzurro: cinque secondi alla chiusura del primo giro; 20” al secondo; 37” al terzo;
55” al quarto; 1’2” al quinto ed infine 1’05” al traguardo finale. La bella prova di
Severini, nuovo tricolore dei ciclopratisti, è dunque suffragata in modo eloquente
dalla crudezza delle cifre ed è quanto basta per esaltare con sufficiente chiarezza la
sua lodevolissima performance. Mario Rossi è stato dunque battuto proprio sul suo
terreno ove ne conosceva ogni insidia. Il fattore campo è quindi risultato alla fine,
come prevedevamo, un vantaggio molto effimero ed anche quest’anno si è ripetuto
quanto già era avvenuto nella scorsa annata a Corinaldo quasi patria dell’attuale vincitore del titolo. L’atleta di Pontedecimo ha comunque duellato, come è suo
costume, al limite delle sue possibilità ed il terzo posto conseguito alle spalle del
sorprendente Benvenuti e del dominatore Severini non può essere classificato come
una deludente prestazione. Tutt’altro. […] In rapida sintesi la cronaca. 19 i partenti.
Starter il vice-sindaco di Genova prof. De Andrè, Assessore allo sport e Turismo. Avvio alle ore 14,33. Scatto imperioso di Severini che mette subito una grossa ipoteca
al successo finale. Questi i passaggi al termine della prima tornata: 1.Severini; a
brevi intervalli Rossi, Benvenuti, Malabrocca, Trabucchi, Grassi, Sforacchi. Ritirato
Belli. Nel giro successivo prende consistenza il vantaggio di Severini che accumula
una manciata di preziosi secondi. Ecco i distacchi al termine dell’ottavo chilometro:
Severini; Rossi e Benvenuti a 20”; Grassi, Trabucchi e Malabrocca a 50”; Sforacchi
a 55”; Ferri a 1’15”; Guerciotti a 1’30”; Fenocchio a 2’20”; Monzini e Cecchi a
2’30”. Tempo sul giro (km.4): 10’. Terza tornata. Aumenta progressivamente il vantaggio dell’aquilotto della Cavariese che sfreccia al traguardo con un gruzzolo di
37” dinanzi alla coppia Rossi-Benvenuti; a 1’20” Sforacchi e Trabucchi; a 1’30”
Malabrocca; a 1’40” Ferri; a 1’50” Grassi (che ha forato); a 2’45” Guerciotti. La
spettacolosa fuga di Severini sta ora assumendo un aspetto veramente clamoroso ed
anche nella quarta tornata il bianco-azzurro aumenta il già sostanzioso vantaggio. Il
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distacco del duo Rossi-Benvenuti passa a 55” al termine del sedicesimo chilometro.
A 1’55” Strabucchi-Sforacchi; a 2’15” Ferri-Malabrocca; a 2’50” Grassi; a 3’55”
Guerciotti. Tempo sul giro 10’05”. Anche nel penultimo giro sale il tempo a favore dell’ormai virtuale vincitore: Benvenuti-Rossi, sempre appaiati, passano dopo
1’02”; Trabucchi a 2’20”; Sforacchi a 2’30”; Ferri-Malabrocca a 2’50”; Grassi a
3’45”. Tempo sul giro 10’10”. Gran Finale infine, di Severini che si aggiudica con
pieno merito l’ambito titolo in palio. Per il posto d’onore volatone fra Benvenuti e
Rossi: la spunta in modo netto l’esuberante romagnolo. Hanno presenziato alla gara
il presidente dell’UVI Farina, il presidente della CTS Capellaro, il Commissario
Tecnico Alfredo Binda, il vice-presidente dell’UVI ing.Gaino, il presidente del del
C.R.Ligure Faucci, Learco Guerra ed altri. Lodevole nel complesso l’organizzazione dell’U.S.Pontedecimo, diretta da Ghiglione. – Luciano Bandera – Ordine di
arrivo: 1.Severini Americo (S.C.Cavariese) km.24, in 1.01’55”; 2.Benvenuti Dante
(U.C.Nilux-Vigevano) a 1’05”; 3.Rossi Mario (U.S.Pontedecimo) s.t.; 4.Trabucchi
Severino (U.C.Nilux-Vigevano) a 2’40”; 5.Sforacchi Nello (S.C.Versailles-Parigi)
a 2’ e 50”; 6.Malabrocca Luigi (U.C.Nilux-Vigevano) a 3’05”; 7.Ferri Romano
(A.S.Augustea Milano) s.t.; 8.Grassi Umberto (id.); 9.Guerciotti Italo (id.); 10.Cecchi Mario (U.C.Nilux-Vigevano) a 7’; 11.Fenocchio Fulvio (id.) a 7’45”; 12.Monzini Giannini (U.S.Cassanese) a 9’; 13.Rodolatti Aldo (C.C.Castellanzese) a 9’15”;
14.Gesuito Giovanni (S.C.Idleor-Carbonara di Bari) a 13’ e 05”; 15.Ferrante Giuseppe (A.S.Augustea-Milano) s.t.; 16.Quadrelli Ruggero ( A.S.Baraggia Bronzo) a
15’50”; 17.Ghilardini Giovanni (U.C.Nilux-Vigevano) a 16’. Fuori tempo massimo:
Pistarini Giovanni (C.V.Alessandrino). –
Il commissario tecnico, Alfredo Binda, mentre si svolge il campionato italiano ciclocross, ha comunicato i nomi dei quattro corridori che vestiranno la maglia azzurra
nei prossimi campionati del mondo, che si svolgeranno in Lussemburgo. I prescelti
sono: Americo Severini, Dante Benvenuti, Mario Rossi e Severino Trabucchi; riserve Nello Sforacchi e Luigi Malabrocca.
Americo Severini racconta: “Con la società Cavariese ad ogni vittoria, per contratto, dovevo ricevere lire 25.000 dalla casa costruttrice delle bici Augustea che non
mi dava mai, allora per non perdere questo denaro non facevo altro che vendere ad
un privato la bici che ci correvo prima della gara e che consegnavo subito dopo
il termine dicendo che mi era stata come sempre rubata. L’Augustea non mi diceva
niente per la scomparsa della bici perché ci guadagnava lo stesso in quanto il costo
della bici era di lire 15.000 contro le 25.000 lire che mi doveva per la vittoria”.
18 febbraio 1956 – La Gazzetta dello Sport – Grande Speranza azzurra – Americo
Severini ha ritrovato un morale di ferro. Per la prima volta nella sua carriera è riuscito ad agguantare, quindici giorni fa, la maglia tricolore della specialità. Il ciclopratismo italiano ha trovato in lui un alfiere dotato di buona classe e di un enorme
orgoglio. Alla ribalta internazionale, Severini si affacciò lo scorso anno. Da sconosciuto vinse a Parigi il Gran Prix Martini battendo tutti i migliori specialisti del
mondo. La domenica successiva, a Saarbrucken, soltanto una brutta caduta in vista
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dell’arrivo gli precluse la possibilità di lottare per il primo posto con lo specialista
Dufraisse che indossò, per la seconda volta consecutiva, la maglia iridata. Questo
anno Severini viene considerato dai francesi l’avversario da battere. Il 19 febbraio, in Lussemburgo a Baumbusch, Americo partecipa al campionato del
mondo, una gara con molta attesa da parte dei tifosi italiani che sperano in una sua
vittoria. La partenza è fulminea, i migliori si sono portati in prima fila, Severini perde
posizioni e gli stretti passaggi rendono difficoltosi i sorpassi e il buon Americo perde molto tempo. Il Campionato viene vinto ancora una volta dal transalpino Andrè
Dufraisse, seguito dal connazionale Giorges Meunier, dallo svizzero Emile Plattner,
il giovane “Barbarino” si classifica nelle successive posizioni. Il trentenne cittadino
di Limoges ha vinto per la terza volta consecutivo il titolo mondiale di ciclocross,
questa oscura ed eroica specialità il cui fascino viene purtroppo riconosciuto solo
da pochi appassionati i quali, incuranti dei rigori della stagione, affollano stradacce
impervie per il fango e la neve, pur di vedere passare i loro beniamini. Il ciclocross,
però, ha fatto in questi ultimi anni passi da gigante, prova ne è che alla edizione
lussemburghese hanno partecipato alcuni stradisti di fama, fra i quali il principe
degli scalatori Charly Gaul e Schmitz, il secondo arrivato ai campionati mondiali
del 1955 di Frascati. Severini era, alla vigilia, indicato come l’”outsider” numero
uno. Dufraisse aveva anzi detto che la maglia iridata sarebbe passata dalle sue spalle
a quelle del piccolo scalatore italiano. Americo, non ha infilato la giornata di giusta
vena (stanchezza dovuta al lungo viaggio in treno concluso soltanto alla vigilia?),
ha subito qualche forzato arresto, ma soprattutto non ci si è trovato su di un terreno
tanto pesante e tanto diverso dai facili e pedalabili percorsi ai quali era abituato in
Italia. Una sconfitta con delle attenuanti, la sua, ma troppo netta per venire addebitata esclusivamente a fattori occasionali. Gli altri italiani sono naufragati. Binda e
il presidente della UVI Farina erano alquanto depressi dopo la gara. E dire, che alla
vigilia, anche loro avevano sperato qualcosa, pur senza ammetterlo apertamente.
Americo in Francia
Successivamente Americo partecipa in Francia a molte gare: il 4 marzo a Parigi al
Gran Premio Martini di Ciclocross, gara internazionale con i migliori ciclisti europei. L’11 marzo a Limoges, prende parte, nella terra dell’iridato Dufraisse, al Ciclocross Internazionale. Il 23 dicembre, partecipa a Fontenay e vince il gran premio
Ciclocross di Fontaney. Il 30 dicembre, Severini giunge secondo nel gran premio
ciclocross di Fursac.
Ecco come Americo racconta il suo primo incontro con Renato Longo, che diverrà
suo grande rivale: “….Ho conosciuto Renato al panificio,dove lavorava come garzone. Era un giovane ragazzone di bottega che abitava nelle vicinanze di casa mia
e sapevo che aveva tanta voglia di andare in bicicletta. Una sera, mentre ero uscito
per gli allenamenti giornalieri, allora ero già professionista, incontrai in bicicletta
Renato,…. con voce tremante e impacciata, mi chiese se poteva venire con me, a fare
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gli allenamenti, percorrendo il circuito del Parco, ripetendolo più volte, come tutti
i giorni si faceva con gli amici. Accettai ben volentieri. Giunti davanti al Castello
Sforzesco, mi aspettavano una trentina di ciclisti, fra i quali Tonino Domenicali,
Domenico De Lillo, i soliti amici con cui giornalmente facevo il giro del Parco, passando per Corso Sempione, all’Arena e davanti al Castello Sforzesco. Il gruppo era
composto da ciclisti dilettanti che la mattina lavorano e la sera si allenavano. Ho
notato subito che Renato ce la metteva tutta e ci stava a ruota. Finito l’allenamento e
sciolto il gruppo,mentre tornavamo verso casa chiesi a Renato se voleva iscriversi al
mio gruppo: l’Augustea. Lo vidi sbiancare in volto, non sapeva darmi una risposta.
Alcuni giorni dopo l’ho accompagnato all’Augustea e così si è iscritto….”.
Mentre continua la sua carriera in Francia, Severini sente arrivare dall’Italia notizie
delle vittorie del giovane Longo. Però Severini conosce Longo solo con il suo nome,
Renato, non essendosi mai preoccupato di saperne il cognome e questo nonostante
in quel periodo Americo frequentasse proprio la figlia di Gino Vezzoli, titolare del
panificio di viale Certosa a Milano, dove Renato Longo lavorava come garzone di
bottega. Così, fu solo al suo ritorno dalla Francia, nella prima gara in Italia, che si
accorse che quel Longo di cui sentiva sempre parlare, come vincitore in Italia, non
era altro che il suo amico Renato.
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Il pratista
Nel 1957, Americo corre come Indipendente, con il gruppo ciclistico “AugusteaClement”, il “VC Versailles-Rochet”, il “Rochet-Dunlop” e la “Lygie”, con bicicletta Gramaglia. Il 6 gennaio, partecipa a Chatou, dove vince il gran premio Ciclocross
di Chatou.
07 gennaio 1957 – La Gazzetta dello Sport – Malgrado un errore di percorso
– Bella vittoria di Severini nel cross di Chatou – Chatou, 6 – Si era al quarto e
ultimo dei giri. Americo Severini, che aveva preso il comando dall’inizio, aveva un
confortevole vantaggio sul duo francese Jodet e Rondeaux. Severini aveva corsa
vinta, la sua pedalata nella parte ciclabile era ancora sciolta, e le sue condizioni
di freschezza non lasciavano temere un qualsiasi crollo. Si attendeva dunque il suo
arrivo allo scadere del quarto d’ora. Questo è scaduto e di Severini nemmeno l’ombra e quel che è peggio nemmeno l’urlo della folla nel fondo valle che annuncia
in genere l’arrivo del vincitore. Una certa preoccupazione si leggeva nei volti di
quanti avevano seguito la gara di Severini con entusiasmo e passione e gli italiani
erano molti. Che poteva essere mai successo? Ci si aspettava francamente il peggio
quando finalmente l’urlo è giunto e Severini seguito a ruota da Rondeaux tagliava
vittorioso il traguardo. A vederlo appena sceso di macchina non si poteva sospettare una crisi, ma un incidente. E Severini lo ha così raccontato: - Ero ormai sicuro
vincitore. Volevo vincere netto, fare un tempo su questo percorso d’inferno, volevo
dare la sensazione di quello che realmente valgo. Ed allora giù a pedalare a testa
abbassata, affiorando i cigli, gli sterpi, le bandierine. Ad un certo momento mi sono
Americo posa per una foto ricordo, dopo una gara vinta, assieme ai fratelli Severino (primo da
destra) e Agostino (secondo da destra), ed al cognato Amos (secondo da sinistra).
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ritrovato fuori gara. Era ad una curva, non c’èra molta gente e il sentiero ciclabile
si biforcava. Ho preso quello sbagliato, tanto ero folle della vittoria. Solo dopo un
centinaio di metri mi sono accorto di aver sbagliato. Via indietro come un razzo e intanto Rondeaux mi era passato davanti. Un velo mi si è fatto sugli occhi, avrei voluto
piangere dalla disperazione e poi l’ho superato e superandolo ho ritrovato tutte le
forze che mi erano mancate di colpo davanti a questo colpo della sorte. […]L’episodio ha il suo valore morale e per questo lo abbiamo raccontato; anche il suo valore
tecnico, perché Severini ha oggi confermato che può solo temere Dufraisse, ma che
è incontestabilmente il secondo della specialità mentre può contendere al francese
il desiderio deil titolo di miglior pratista del mondo. In tutta la corsa si riassume in
questa lunga fuga di Severini cui hanno tenuto testa i due migliori francesi dopo Dufraisse, Rondeaux e Jodet, ed il volo impertinente ma anche irresistibile di Severini
che ai tre quarti del percorso aveva già dato la misura delle sue possibilità ed aveva
rassicurato che aveva creduto in una sua vittoria. Dietro i due francesi e Lettel, un
ragazzo nuovo, lo sbandamento più completo. E’ stato necessario aspettare più di
tre minuti prima che Borele, Muny e Sforacchi apparissero e la gente già andava via
quando i ritardatari apparivano. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo km.23
in 1.7’28”; 2. Rondeaux a 4”; 3. Jodet a 25”; 4. Lettel a 52”; 5. Muny a 3’27”; 6.
Brulè a 3’54”; 7. Sforacchi. Il 13 gennaio a Dreux, giunge terzo al gran premio Ciclocross di Dreux. Il 20 gennaio a Montreuil, vince il gran premio ciclocross di Montreuil. Il campionato italiano
viene vinto da Romano Ferri, seguito da Graziano Pertusi e Mario Rossi. Il campionato del mondo, che si è svolto in Belgio, a Edelaere, è stato vinto dal francese Andrè
Dufraisse, seguito dal belga F.Van Kerrebroeck e dal francese Giorges Meunier. Il 10
marzo, Americo, rientrato in Italia, vince il gran premio ciclocross di Cavaria. Il 15
dicembre a Besate, vince il gran premio Ciclocross di Besate.
16 dicembre 1957 – La Gazzetta dello Sport – 2° Ferri 3° Longo – Successo di Severini nel ciclo-cross di Besate – Besate, 15 dicembre – Americo Severini, ex campione della specialità, è tornato alla vittoria con una prestazione di prim’ordine. Il
“piccoletto” delle Marche è balzato, quindi, nuovamente alla ribalta del ciclopratismo ribadendo le sue non poche qualità che in un passato non lontano, gli permisero
di accollare anche oltre confine. Severini, dopo i due piazzamenti ottenuti nelle gare
di Bruzzano e Motta Visconti, ha, dunque, infilato i binari della giusta “condizione”
e questa sua chiara e convincente affermazione non lascia dubbi su ulteriori successi. L’ex-tricolore ha assunto il comando sin dall’avvio: prima in coibitazione con
Ferri (primo giro) poi con Longo (dal secondo al quarto giro) e successivamente,
approfittando di un incidente meccanico accorso alla “rivelazione” Longo, è rimasto solo all’avanguardia ove ha nettamente dominato la situazione nonostante
un entusiasmante”serrate” del campione d’Italia Romano Ferri. Severini, Ferri e
Longo hanno costituito il “tris” dei migliori e in lotta per il successo si è subito
ristretta fra questi tre uomini e se il marchigiano ha perentoriamente confermato
d’aver raggiunto un ottimo grado di forma lo stesso lo si deve dire per il “tricolore”
Ferri il cui finale imperioso lo ha, in buona parte, riabilitato dopo le recenti sconfitte
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Americo infreddolito dopo una gara. Si notano il Patron Gramaglia (alla sua destra)
ed il fratello Severino (primo a destra).
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subite a opera del giovane Longo. Quest’ultimo, ha ancora una volta dimostrato di
possedere notevoli mezzi e se la sfortuna non lo avesse tradito nel corso del quarto
giro il duello fra lui e Severini avrebbe indubbiamente assunto un tono particolarmente vibrante. Sul solito “standard” la gara di Guerciotti e Benvenuti; sfortunati
Trabucchi (ottimo nella prima parte), Faldi, Colombo, Gianni, Grassi e Zampieri.
Scheletrica la cronaca. 46 all’avvio. Spettatore (con il braccio al collo per un incidente d’allenamento) Graziano Pertusi: “rentrèe” rimandata. Il circuito sviluppa
km 2.200, nonostante il regolamento preveda la distanza di quattro chilometri. Dominio Severini-Longo sino alla fine del quarto giro. Nella successiva tornata la sfortuna manda a gambe all’aria i bei sogni di Longo e Severini inizia così il gran finale
nonostante Longo, prima, e Ferri, poi, tentino il tutto per tutto per ostacolarne il
successo. Ottima l’organizzazione della Pol.Besatese. – Luciano Bandera – Ordine
d’arrivo: 1. Severini Americo (V.C.Versailles) km.22 in ore 1.10’, media km.18,857;
2. Ferri Romano (G.S.Ignis) a 28”; 3. Longo Renato (G.S.Augustea-Clement) a 43”;
4. Guerciotti Italo (id.) a 2’; 5. Trabucchi Severino (Nilux-Vigevano) a 2’40”; 6.
Benvenuti Dante (G.S.Ignis); 7. Pozzi Virginio (G.S.Cademartori) a 4’50”; 8. Faldi
Dante (Nilux-Vigevano) a 5’15”; 9. Zorzi Giuseppe (U.S.Legnanese); 10. Colombo
Gianni (G.S.Falk). -
Parigi 1958 – Gran Premio Martini e Rossi – Festeggiamenti dopo la vittoria, la settimana successiva
ai Campionati Mondiali di Ciclocross di Limoges vinti da Dufraies e dove Americo è salito
sul secondo gradino del podio.
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Il Gianbellino
Nel 1958, Severini corre come Indipendente, con il gruppo sportivo “Giambellino”,
che prende il nome da un popoloso quartiere di Milano, diretto da Cesare Arienti e
Pino Raimondi, con bicicletta Gramaglia. Il 5 gennaio a Como, vince il gran premio
Ciclocross di Como. Il 12 gennaio a Milano, Americo, si classifica al terzo posto al
Ciclocross di Baggio. Il 19 gennaio a Legnano, si classifica al terzo posto nella Ciclocross Trofeo Garinei. Il 26 gennaio a Cassano d’Adda, vince il Campionato Lombardo. Alla partenza della ciclocampestre odierna, Americo Severini si era presentato con indosso una nuova fiammante maglia sulla quale era scritto a caratteri ben
chiari “G.S.Giambellino”. Una lieta sorpresa, poiché ci eravamo abituati, da qualche
tempo, a veder correre il piccolo marchigiano con una maglia sociale francese, sia
pur corretta da qualche tempo dai colori di “Gramaglia”. Severini appariva nelle
vesti del…”figliol prodigo”!. Gioiva chi lo aveva allevato alla dura vita del ciclopratismo e, noncurante delle delusioni ed amarezze vissute, ne aveva insistentemente
auspicato il ritorno sotto le insegne di quella bandiera. Volevano presentare una nuova edizione, riveduta e corretta, di quell’estroso e bizzarro corridore che due anni
fa aveva raggiunto le più alte vette del ciclopratismo internazionale. Il 2 febbraio a
Cavaria, Severini, si classifica al secondo posto nel ciclocross Cavaria. Il 9 febbraio
partecipa a Cesano Boscone, nell’hinterland milanese,
dove si svolge il Campionato Italiano Ciclocross, vince
Graziano Pertusi, seguito da
Renato Longo e da Romano Ferri. Il 16 febbraio a S.
Ambrogio di Milano, nel Ciclocross Gran Premio Ignis,
ottiene un buon piazzamento. Severini è lo scoiattolo
della compagnia, dei quattro (Severini, Longo, Ferri,
Pertusi), convocati dal commissario tecnico Giovanni
Proietti, al Campionato del
Mondo in Francia a Limoges, Americo ha la migliore
esperienza internazionale,
avendo gareggiato più volte
in Francia in difesa dei colori del V.C.Versailles. Incostante nel rendimento, può Preparativi per la partenza per andare a disputare il Campionato
del Mondo.
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Parigi 1958 – Gran Premio Martini e Rossi – Festeggiamenti in società dopo la vittoria.
essere tuttavia un temibilissimo cliente per tutti. E Dufraisse, definito “il Coppi del
ciclocross”, ha già avuto modo di saggiarne le possibilità.
Il sogno ”Iridato” di “Micco”
Il 23 febbraio, in Francia, nella campagna del Velodromo di Limoges, in mezzo a un
bosco, si svolge il Campionato del Mondo di Ciclocross.
24 febbraio 1958 – La Gazzetta dello Sport – Brillante e sfortunata prova di Severini nel “mondiale” di ciclocross vinto da Dufraisse – Limoges, 23 febbraio – La
più nera sfortuna ha impedito oggi al quartetto azzurro di mettere k.o.i quattro tricolori francesi dopo un k.o. dal quale il solo Dufraisse si è ripreso egregiamente
per conquistare il suo quinto titolo mondiale. Ma oggi tutto l’edificio francese ha
tremato dalle sue basi per l’attacco azzurro, e mai vittoria iridata sarà più contestata di quella ottenuta oggi da Dufraisse sul circuito di casa sua, perché se colui
che i francesi si compiacciono di chiamare il Coppi della ciclocampestre, ha potuto tagliare vittorioso il traguardo, lo deve a quei 500 metri di vantaggio presi a
Severini a 2 chilometri dall’arrivo per un salto di catena accorso al nostro azzurro
e non già alla sua superiorità. Ma da tempo, da tre anni, sapevano che Severini
era più forte del francese e sapevano anche che una vita disordinata impediva al
piccolo italiano di rendere al suo massimo. Oggi ne abbiamo avuta la più luminosa
delle conferme, allorché al penultimo giro Dufraisse è passato davanti alle tribune
ufficiali con Severini a ruota. Il francese penava, faceva boccacce per lo sforzo vio-
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Cassano d’Adda – Americo durante la gara vinta.
lento mentre l’azzurro sorrideva sornione dietro di lui e già pregustava la gioia di
una vittoria che sarebbe stata clamorosa. A metà giro Severini è scattato per giungere all’altezza del francese; in quell’agile ed armoniosa azione ognuno ha capito
la terribile minaccia per l’iridato. Crepitavano gli applausi per l’idolo locale ed
improvvisamente sono cessati, un “oh!” di sgomento è uscito dai petti di diecimila
spettatori quando Severini si è affiancato a Dufraisse e i due sono scomparsi giù per
una scarpata. Lo speaker, che per tutti i precedenti giri aveva tenuto al corrente gli
spettatori delle posizioni dei leaders ogni 500 metri, si è taciuto per un pò di minuti.
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Questo significava che Severini era passato al comando e che Dufraisse si era fatto
superare. Sono passati dieci minuti di silenzio, poi trionfante ed urlante lo speakers
ha annunciato…:”Dufraisse si è nettamente staccato ed ha ora 500 metri su Severini. Mancano 2 chilometri all’arrivo”. Vi lasciamo immaginare l’urlo della folla. Da
un angolo dello stadio si vedevano gli ultimi mille metri. Dufraisse era solo e si impegnava duramente su una salita in asfalto. Severini è spuntato allorché il francese
aveva già superato la bandierina che segnalava gli ultimi 500 metri. L’italiano mulinava sui pedali a velocità impressionante, lo scarto si riduceva prima a 400 metri,
poi a 300 metri all’entrata dello stadio ed infine a 200 metri all’arrivo. In poco più
di 500 metri Severini aveva ripreso 300 metri a Dufraisse ed ognuno ha capito che
era lui il più fresco. Ma cosa gli era successo per perdere 500 metri a due chilometri
dal traguardo? Al momento di abbordare l’ultima rampa Severini, che precedeva
Dufraisse, ha effettuato il cambio di velocità, ma gli è saltata la catena. Ha dovuto
fermarsi e li ha perso il titolo mondiale che era già a portata di mano. Dufraisse è
scappato ed ha conquistato rapidamente quei 500 metri di cui ne ha conservati solo
200 all’arrivo. Senza quell’incidente non avrebbe certo tolto la vittoria al nostro
azzurro. E’ stato questo l’episodio drammatico del campionato, che vissuto per il
resto su una serie di autentiche prodezze dei nostri azzurri che ne hanno marcato
tutto lo svolgimento e che nel primo giro hanno messo al tappeto i francesi. La corsa
iniziava al principio della salita pedalabile che porta allo stadio. Al “via”, Pertusi
scattava al comando con a ruota il tedesco Wolfshohl, la rivelazione dell’annata, e
lo spagnolo Michelena. Dufraisse passava in quinta posizione con Severini a ruota,
mentre Ferri era nel gruppetto di testa dal quale però mancavano i francesi Mennier
e Jodet, oltre a Longo. Si effettuava il primo giro e la lotta era già serrata; Wolfshohl
attaccava ripetutamente con estrema energia, riusciva a fare il buco tra il gruppetto
di testa e il resto del gruppo dislocato e al primo passaggio sotto le tribune, dopo
un giro completo, egli conduceva con Dufraisse, Pertusi e lo svizzero Plattner a
ruota, mentre Severini veniva a 10”. Più staccato ecco Longo che aveva effettuato
un bellissimo recupero e dopo aver superato il francese Meunier prendeva di mira
Brulè che superava all’uscita dallo stadio. Il quarto francese, Jodet, era già lontano
e la lotta già si circoscriveva ai nostri tre azzurri, al francese Dufraisse e al tedesco
Wolfshohl. Pertusi attaccava in discesa e riusciva a superare il tedesco, ma mentre
passava in un sentiero molto stretto, una contadina gli attraversava la strada facendosi investire. La caduta provocava un grosso ematoma all’anca del nostro azzurro
e Pertusi retrocedeva dalla terza all’ottava posizione. Severini capiva che, scomparso Pertusi al comando, conveniva farsi sotto e al terzo passaggio egli raggiungeva
Dufraisse e il tedesco Wolfshohl mentre Longo li seguiva a 40”, solo. Il ritorno di
Severini e quello di Longo allarmarono i francesi che ormai potevano contare solo
su Dufraisse. Severini attaccava, andava al comando al quarto giro, mentre il tedesco Wolfshohl cominciava a dar segni evidenti di stanchezza e veniva minacciato
da Longo. Ora la lotta si circoscriveva ai primi quattro e i nostri apparivano come
i probabili vincitori. Al quinto giro la battaglia diventava addirittura spasmodica,
Severini attaccava nuovamente intensamente, Dufraisse tentava a togliergli la ruo64
Il suo matrimonio a Milano, il 18 maggio 1958 con la mora di origine greca Ersilia Sirocchi.
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ta, i due passavano appaiati al penultimo giro, seguiti dal tedesco Wolfshohl e da
Longo. La vittoria ormai sembrava azzurra perché era chiaro che al rush finale di
Severini in salita, Dufraisse non avrebbe potuto rispondere. Per di più il nono posto
di Pertusi a 3’25” e l’undicesimo di Ferri a 4’21” ci garantivano anche il successo
di squadra che si giocava tra Dufraisse e Severini da una parte e Meunier e Pertusi
dall’altra. Il salto di catena negli ultimi due chilometri occorso a Severini ci doveva
privare della vittoria individuale, mentre Pertusi, che faceva sforzi eroici per non
abbandonare, si faceva soffiare l’ottavo posto dal francese Meunier. Così per una
duplice sfortuna oggi i nostri pratisti non hanno ottenuto due grandi affermazioni,
quella individuale e quella di squadra, che sarebbero state grandemente meritate.
Ma ci resta la consolazione di poter finalmente contare su dei ragazzi di classe, capaci di battere alla prima occasione coloro che erano ritenuti imbattibili in questa
specialità, i ciclopratisti francesi. E’ questo il grande insegnamento di questo campionato mondiale e il nostro Commissario Tecnico Proietti che ha seguito le fasi della battaglia non esitava ad affermare che con Severini, Longo e Pertusi noi abbiamo
tre Campioni del Mondo in potenza, tre uomini che, se preparati, domineranno la
ciclocampestre mondiale, come hanno fatto i francesi fino ad oggi. – Ezio Ciccarella – L’ordine d’arrivo: 1.Dufraisse (Francia) che compie i km 21,380 in 1.11’12”;
2. Severini a 25”; 3.Wolfshohl (Germania) a 1’02”; 4. Longo (Italia) a 1’17”; 5.
Brulè (Francia) a 1’48”; 6. Plattner (Svizzera) a 1’50”; 7. Schmit (Lussemburgo) a
3’; 8. Meunier (Francia) a 3’40”; 9. Furrer (Germania Occ.) a 4’05”; 10. Pertusi
(Italia) a 4’15”; 11. Strasser a 5’05”; 12. Ferri (Italia) a 5’25”; 13. Meier a 6’05”;
14. Riffenach a 6’30”; 15. Willems a 6’40”. – La classifica per Nazioni: 1. Francia
p.14; 2. Italia p.16; 3. Svizzera p.26; 4. Germania Occidentale p.43; 5. Belgio p.49;
6. Lussemburgo p.52; 7. Spagna; 8. Germania Orientale. Per il mitico “Micco”, la gara è stata una delusione, si è veramente allenato per
conquistare il podio più alto del Mondiale. Nella vita molto trasandata di Severini, è
l’unica volta, che si è messo in testa di volerlo vincere, non gli sono mancate le forze,
ma gli è sopraggiunta la sfortuna dell’uscita della catena. A Barbara, tutto il paese
segue con attenzione ogni fase della gara, radunati nei bar, i 1400 “Barbarini” sono
in festa, per il secondo posto conquistato da Severini e in molti piangono la vittoria
mancata. Il 2 marzo a Parigi, nei boschi di Vincennes, si ha la rivincita dei Mondiali, nel gran premio Martini di Ciclocross. Severini batte il Campione del Mondo
Dufraisse. Una prova entusiasmante seguita da una grande massa di appassionati i
quali hanno potuto assistere alla bella lotta ingaggiata per i primi posti, oltre che da
Severini e Dufraisse, anche da Brulè, Pertusi, il tedesco Wolfshohl e Longo classificatisi poi nell’ordine. Per merito della vittoria di Severini e dei bei piazzamenti di
Pertusi (4°) e Longo (6°) l’Italia ha conquistato il successo anche nella classifica per
nazioni davanti alla Francia. Molto importante vedere l’ordine d’arrivo: 1. Americo
Severini (Italia) che copre i km.21.600 in 46’8”; 2. Dufraisse (Francia) a 1’7”; 3.
Brulè (Francia) a 1’14”; 4. Pertusi (Italia) a 1’20”; 5. Wolfshohl (Germania) a 1’20”;
6. Longo (Italia) a 1’20”; 7. Jodet (Francia) a 2’07”; 8. Aubry (Francia) a 2’16”; 9.
Plattner (Svizzera) a 3’07”; 10. Rondeaux (Francia) a 3’07”. Il 9 marzo a Versaglia
66
e il 19 marzo a Barcellona, Severini giunge al secondo posto dietro a Dufraisse. Il
18 maggio, il piccolo “Barbarino” Americo Severini si sposa con Ersilia Sirocchi.
Il 9 novembre a Milano, partecipa al Ciclocross d’Apertura e ottiene una bellissima
vittoria.
Americo Severini racconta: “In questo periodo di corse in Francia avevo racimolato
un sacco di soldi circa 15.000 franchi (pari a circa tre milioni di lire? L’equivalente
all’acquisto di un appartamento e mezzo a Milano) visti e spesi tutti senza ritegno e
così senza più un soldo prendo il treno a Parigi per Milano con il biglietto già pagato anticipatamente dagli organizzatori delle gare, giunto alla stazione di Milano
ho venduto la mia bellissima giacca in tessuto di “principe de gallis” (di Galles) ad
un calzolaio in zona, in cambio del solo denaro per salire sul tram che mi portasse
a casa”.
10 novembre 1958 – La Gazzetta dello Sport - Severini nel Cross d’Apertura – La
seconda domenica di novembre ha riportato alla ribalta il ciclocross ma nulla è
cambiato nella regia di questo spettacolo riservato ai “certosini” della pedivella.
Per la gara d’apertura della stagione 1958-59, disputatasi ieri all’ estrema periferia
milanese e vinta da Severini con 21” su Longo, ci si aspettava infatti qualche novità,
ovvero l’apparizione di nuovi elementi che potessero rendere meno facile l’ormai
acquisito dominio di Severini, Longo e compagni. Ma nulla di tutto ciò si è visto nel
cross dell’Ortica (allora zona periferica milanese). La gara si è svolta con l’ormai
abituale cliché anche se all’avvio mancavano il tricolore Pertusi ed il romagnolo
Benvenuti, vale a dire due dei pochi personaggi di primo piano che affollano la ristretta schiera dei ciclopratisti. Lotta ai ferri corti, quindi, fra Severini e Longo (sin
dalle prime battute) ed ammirevole difesa di Ferri (due forature), Guerciotti, Realini,
Grassi, Zorzi, Rodolotti e Dossena: ecco in rapida sintesi, tracciato il piano di battaglia del primo cross dell’anno. Ed infatti Longo e Severini sono passati al comando
sin dai primissimi chilometri facendo rapidamente il vuoto alle loro spalle, e la lotta
per il successo si sarebbe poi risolta in volata fra i due primi attori se un brutto capitombolo (al quinto giro) non avesse fatto perdere terreno prezioso al bravo Longo
che finiva così al posto d’onore a 21” dal già brillante Severini. Cinquanta i partenti: questa la più importante novità!...Al termine della prima tornata, Severini-Longo
hanno già 20” su Ferri (foratura poco dopo il “via”) e 40” su Realini, Guerciotti,
Dossena e Grassi. Nel giro successivo (chilometri 6,400) il margine della coppia di
testa sale a 55” ed è sempre Ferri il primo ad inseguire. Longo e Severini sono ormai
irraggiungibili ed alla fine del quarto giro (km.12,800) il loro vantaggio è di 1’25”
su Ferri e di 2’40” su Grassi, Realini e Guerciotti. Nella quinta tornata la sorpresa:
cade Longo e Severini guadagna circa 15”. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 22,400 in 55’; 2. Longo Renato (id.)
a 21”; 3. Ferri Romano (G.S.Ignis) a 3’20”; 4. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino)
a 5’; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese); 6. Grassi Umberto (U.S.Bruzzanese-Brill)
a 6’12”; 7. Zorzi Giuseppe (U.S.Legnanese) a 7’; 8. Rondolotti Aldo (Ciclistica
Erbese) a 7’30”; 9. Dossena Renzo (A.C.Augustea-Clèment) a 7’35”; 10. Ferranti
67
Giuseppe a 8’20” –
Sempre in Lombardia, Severini, il 16 novembre a
Rozzano e il 23 novembre
a Milano, nel Ciclocross
gran premio Gramaglia, si
classifica al secondo posto. Espatria nuovamente
in Francia, il 7 dicembre
a Bearne giungendo al terzo posto finale della gara
transalpina. Il 26 dicembre
a Parigi, nel Ciclocross
gran premio Fursac, conquista il primo posto.
27 dicembre 1958 – La
Gazzetta dello Sport – Severini per distacco trionfa a Fursac – Parigi, 26
– Americo Severini ha
partecipato al Gran Premio di Fursac, vincendo
brillantemente per distacco. Alla gara erano presenti il campione del mondo Dufraisse e il tedesco
Wolfshohl. I migliori sono
rimasti insieme nei primi
sei giri, poi Dufraisse ha
allungato e solo Severini
ha potuto stargli a ruota.
Dopo altri due giri, era la Americo nella cucina di casa sua, controlla il pasto
che gli stà preparando la moglie Ersilia.
volta di Severini a scattare
e a lasciare il campione del mondo. Negli ultimi due giri l’italiano si avvantaggiava ancora, arrivando solo al traguardo. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini km.21
in 59’54”; 2. Wolfshohl a 35”; 3. Dufraisse a 1’23”; 4. Jodet a 2’11”; 5. Brulè a
2’59”. Il 28 dicembre dello stesso anno, in Belgio, a Oostakker vicino a Gand, nel Ciclocross Criterium delle Nazioni, ottiene solo un buon piazzamento. Una gara svolta
sotto una pioggia torrenziale, che non ha mantenuto le sue promesse a causa di una
partenza che si può dire irregolare, infatti, il via fu dato su una strada larga appena
dai tre ai quattro metri e invasa dagli spettatori. Certi corridori non riuscirono a mettersi in azione per tempo. In oltre il via non fu preannunciato sicché non tutti i par68
Correre sui prati, una scelta giusta
Nel 1959, Severini corre come professionista con il gruppo sportivo “Giambellino”
di Milano, con bicicletta Gramaglia. Il 1° gennaio a Limoges, nel Ciclocross Peyret
de Bellac, gara internazionale, grande duello tra Severini e Dufraisse. Severini si impone, vincendo brillantemente davanti al tedesco Wolfshohl e al francese Dufraisse.
02 gennaio 1959 – La Gazzetta dello Sport – Severini vittorioso nuovamente in
Francia – Americo Severini, dopo la recente brillantissima affermazione colta in un
ciclocross internazionale a Limoges, si è nuovamente imposto ieri in un’altra prova
di ciclocross disputata in Francia e precisamente a Peyret de Bellac. Portatosi al
comando al 3° giro, Severini ha poi sempre guidato la corsa senza più lasciarsi
trascinare dagli avversari. Fra questi vi era anche stavolta il campione iridato della
specialità Dufraisse che, per indisposizione, si è ritirato all’8° giro. Severini, dopo
questo nuovo successo internazionale si presenta dunque come uno dei candidati
più quotati per il campionato mondiale di ciclocross che si disputerà il 15 febbraio
a Ginevra. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini, 22 km in 1.31’10”; 2. Meunier a
1’59”; 3. Wolfshohl a 2’31”; 4 Bernet a 3’35”; 5. Jodet a 5’08”; 6. Brulè a 6’03”;
7. Vieccelli a 6’24”; 8. Currit a 8’32”; 9. Grandooing a 12’45”; 10. Urbaniack a
14’15”. –
Il 6 gennaio, a Solbiate Olona,
nel Ciclocross Internazionale,
Severini giunge al secondo posto, e l’8 febbraio a Mariano
Comense, ottiene un onorevole terzo posto. Nel campionato
italiano, vince Renato Longo,
seguito da Italo Guerciotti e da
Graziano Pertusi. Il 15 febbraio,
in Svizzera, a Ginevra, nel parco di Eaux Vives nei pressi del
lago Lemano, nella pista di terra battuta dello stadio Frontenex, si svolge il campionato del
mondo, una dura battaglia tra i
più forti d’Europa. La nazionale
italiana, composta da Severini,
Ferri, Pertusi e Longo, accompagnati dal commissario tecnico
Proietti, arriva alcuni giorni prima a Ginevra in treno. Il giorno della gara, Severini domina
la corsa, ma all’ultimo giro si
accorge che le sue forze sono al
Allenamenti – Americo e Longo posano per una foto,
con le biciclette Gramaglia.
69
Americo, in piazza del Duomo a Milano, con la moglie Ersilia ed il primo figlio Massimo in braccio.
lumicino. Mentre si trova in fuga con Longo e il tedesco Wolfshohl, a un chilometro dall’arrivo, prima di una ripida salita campestre, molto stretta, nella quale due
biciclette affiancate non passavano, Severini, invita Longo a superare il Tedesco per
precederlo nell’angusto passaggio. Così avviene, Longo si trova davanti e taglia per
primo il traguardo, seguito dal tedesco Wolfshohl e dal generoso Severini. Il 1° marzo, Severini partecipa a Vincennes, al Campionato Internazionale. L’8 marzo, prende
parte al gran premio di Besate. Il 19 marzo a Tolosa, in occasione del Ciclocross Internazionale, Severini ottiene un buon piazzamento, così come il 30 marzo a Isle. Il
4 novembre, a Milano, si corre il 1° Trofeo Ciclocross milanese, che Americo vince.
E’ un periodo felice, per lui, perchè Ersilia gli da il primo figlio, Massimo.
05 novembre 1959 – La Gazzetta dello Sport – Con un margine di soli 4” – Severini
batte l’iridato Longo nel primo ciclocross milanese – La prima gara della stagione
ciclocrossistica, pur con le attenuanti di una preparazione ancora incompleta, ha
già posto in netto risalto quali saranno i personaggi di maggiore rilievo di questa
specialità prettamente invernale. Il risultato del cross d’apertura, disputatosi ieri,
in una magnifica giornata di sole, sui prati dell’estrema periferia milanese, non
crea infatti alcuna perplessità. Indica con sufficiente chiarezza che Longo e Severini
saranno ancora i “mattatori” dei ciclopratismo nazionale e che i vari Ferri, Zorzi,
Realini, Guerciotti e Pertusi (ieri assente) saranno i rincalzi di maggior valore. Se
si esclude la brillante apparizione dell’ex-stradista Buratti non si può dire che la
nuova annata agonistica abbia portato alla ribalta nuovi elementi degni di essere
seguiti con curiosità ed interesse. I soliti nomi e nulla più: questa, purtroppo, la nota
negativa del più affollato (65 i partenti) ciclocross organizzato con la consueta perizia dal G.S.Giambellino. La novità può essere costituita dalla sconfitta del campione
70
del mondo. Renato Longo, che era ieri alla sua seconda gara, è tuttavia ancora
alla ricerca della giusta condizione e questo suo imprevisto insuccesso non deve
per nulla sminuire le sue validissime possibilità. Tanto più che un doppio cambio di
bicicletta ha compromesso, proprio nel finale, ogni tentativo atto a sconfiggere il suo
più degno rivale. E così Severini è uscito vittorioso, nel serrato ed avvincente duello, con un margine di soli 4”. Alle spalle dei due primattori il vuoto. E con quattro
uomini, Ferri, Zorzi, Realini e Buratti, distanziati di oltre 3’!. La cronaca in poche
righe. Severini e Longo passavano al comando sin dal primo giro (km.4). Al secondo passaggio la coppia regina guidava con 45” su Realini, Zorzi, Ferri ed alla fine
della terza tornata Ferri era il primo ad inseguire ad 1’02”; Zorzi a 1’03”; Realini a
1’20”. La sorpresa nel giro successivo. Il doppio cambio di macchina faceva perdere
15” all’iridato e ciò dava il “via” alla fuga di Severini che da questo momento non
veniva più raggiunto. Longo, alla fine, risultava così battuto per soli 4”. Un esordio
davvero sfortunato, dunque, quello del campione del mondo. – Luciano Bandera –
L’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 24,400 in 54’; 2. Longo Renato (G.S.Ignis) a 4”; 3. Ferri Romano (S.C.Genova Overlay) 3’05”; 4. Zorzi
Giuseppe (C.S.I.Bustese) a 3’07”; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese) a 3’18”; 6. Buratti Giuseppe (G.S.Intrepido) a 3’24”; 7. Guerciotti Giuseppe (G.S.Giambellino);
8. Guerciotti Italo (id.) a 5’22”; 9. Lacrima Luciano (id.) a 6’45”; 10. Rodolatto
Aldo (S.C.Erbese); 11. Sartarelli Esilio (Augustea Clèment) a 7’45”; 12. Staurengo Italo (U.S.Cavariese); 13. Gallagher (U.C.A.T. Torino) a 8’10”; 14. Fontana
(C.S.Vittuone) a 9’; 15. Scappini (G.S.Intrepido) a 9’10”. –
Americo, compra una lussuosa macchina, appartenuta alla nota soubrette Lauretta
Masiero e con grande esuberanza giunge al suo piccolo paese di Barbara. E’ per tutti
una grande festa rivedere il loro beniamino.
G.S.Giambellino – Americo con il Presidente Raimondi (alla sua destra)
ed al DS Crabi (alla sua sinistra).
71
Lo “scoiattolo” marchigiano
Il 22 novembre, il marchigiano Severini, vince il gran premio ciclocross di Cornate d’Adda. Il 29 novembre, partecipa a quello di Motta Visconti. Nella campagna
fangosa, Severini conquista un nuovo successo di rilievo, alla maniera dei vecchi
tempi. Americo si è impegnato a fondo soltanto negli ultimi due giri del tracciato,
dopo che gli altri avevano speso tutto nell’inutile tentativo di staccarlo. Unico suo
valido contendente è stato Buratti, che sul traguardo è riuscito a giungere a soli 30”
dal vincitore. Il 6 dicembre vince il ciclocross di Marnate.
07 dicembre 1959 – Nel ciclocross di Marnate – Di stretta misura Severini batte lo
sfortunato Zorzi – Marnate, 6 dicembre – Pur con il pensiero (e le energie) rivolte al
grande confronto internazionale che si terrà martedì a Milano. Americo Severini ha
conseguito la quarta vittoria stagionale. Un successo, è bene dirlo subito, di stretta
misura ma che non informa in nessun modo i pregi (e la vitalità) del bizzarro alfiere
del “Giambellino”. Il tutto perché l’ex tricolore ha dosato le sue forze con il contagocce pur di non compromettere le sue non poche possibilità a sole quarantotto
ore di distanza dell’attesa prova che lo porrà di fronte all’iridato Longo, al francese
Dufraisse ed a tutti gli altri personaggi di levatura internazionale. Oggi, dunque,
Severini ha centellinato com’era prevedibile le sue energie e nonostante un avvio in
sordina ha chiuso vittoriosamente la prova sia pure con un margine di soli 47” sul
ventunenne Zorzi. Questa giovane speranza del ciclocross nazionale, che è anche
l’idolo della Valle Olona, ha attaccato il più quotato avversario sin dal primo giro
riuscendo anche a concludere la prima tornata con un vantaggio di 20” sul marchigiano. La libertà di Zorzi ha avuto comunque breve vita: Severini lo ha acciuffato
nel giro successivo e con lui è rimasto all’avanguardia sino a due giri dal termine.
A questo punto un brutto capitombolo bloccava ogni residua offensiva del bustese e
l’astuto Severini, senza alcuna perplessità, accettava l’omaggio della fortuna e senza eccessiva difficoltà riusciva a sconfiggere lo sfortunato Zorzi. Si deve quindi concludere che la classe e la fortuna hanno oggi reso possibile il successo di Severini il
cui ritmo non ha certo entusiasmato, ma ha pur sempre permesso, anche correndo
in sordina, di acquisire una nuova preziosa vittoria. Dopo Severini e il bravissimo
Zorzi….l’abisso. La severità del tracciato (con quattro scarpate rompicollo!), reso
ancor più difficile dalla pioggia torrenziale dei giorni scorsi, ha messo a nudo i limiti di più di un concorrente. Ferri, nonostante la consueta generosità, è giunto terzo
dopo ben 5’47”, mentre Faldi, anch’egli sempre esuberante, è finito ad oltre 7’. Sono
cifre che sintetizzano in giusta misura la netta superiorità del vincitore e del suo
degno antagonista. L’organizzazione, nonostante la indisciplina del pubblico sulla
dirittura d’arrivo è parsa soddisfacente. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1.
Severini Americo (G.S.Giambellino) km 23 in 1’05”; 2. Zorzi Giuseppe (C.S.I.Busto
Arsizio) a 47”; 3. Ferri Romano (S.C.Genova Overlay) a 5’47”; 4. Faldi Dante
(U.S.Cavariese) a 7’ e 18”; 5. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino) a 8’27”; 6. Lacrima Luciano (id.) a 9’50”; 7. Trabucchi Mario (A.C.Augustea Clèment) a 10’20”; 8.
Russo Michele (S.C.Tirana) a 11’20”; 9. Fontana Edoardo (G.S.Vittuone) a 12’30”;
72
10. Saugo Renzo (S.C.Binda)
a 12’50”; 11. Staurengo
(U.S.Cvariese) a 13’15”; 12.
Monte (G.S.Faema) a 14’20”;
13. Botta (A.C.Augustea Clèment) a 14’55”; 14. Mannari
(Pol.Poliguaro); 15. Perolio
(Ped.Valsesiano) a 15’30”;
16. Micheli a 15’50”;
17.Schiavon a 17’; 18. Alberti a 18’. –
L’8 dicembre a Milano, nella
gara internazionale, gran premio Ignis, Severini ottiene un
meritato terzo posto assoluto.
Il 13 dicembre, vince la gara
di Pavia. Americo Severini,
fra non molto, avrà 29 anni:
corridore attempato, quindi,
ma egli è pronto a smentirvi,
riuscendo sempre a ingannare
chiunque per quanto riguarda
l’età. Guardatelo bene in faccia! C’è chi lo crede ancora
Campionato del Mondo 1959
un ragazzo, uno delle ultime
1° Longo 2° Wolfshohl 3° Severini
leve nel campo del ciclocross.
Invece no: Americo ha già lasciato dietro di sé più di dieci anni di attività agonistica,
con i suoi alti e bassi: una vita intensa, piena di imprevisti, di colpi a sorpresa, di
gloria, di delusioni e di rimpianti. Si, anche di rimpianti: Severini sarebbe, infatti,
potuto diventare un corridore su strada coi fiocchi. Invece qualcuno, con la complicità di circostanze avverse, volle altrimenti. Lui stesso, per la precisione. Da giovane,
Americo, non aveva idee precise circa il suo avvenire da sportivo praticante: era piccolo, smilzo, tutto nervi, con occhi furbi e lungimiranti, sempre in agguato. Decise
per il ciclismo. E le prime corse lo rivelarono come un eccellente passista, oltre che
intraprendente scalatore. Vinse corse su corse, fu persino tra gli azzurrabili. Poi qualcuno, forse gli stessi che lo guidavano, cominciarono ad arricciare il naso nei suoi
confronti: era piccolo, troppo piccolo. Proprio di quei tempi, per sua fortuna o sfortuna, il ciclocross prendeva l’avvio ed acquistava rapidamente notorietà. Venne consigliato e sconsigliato: strada ancora, con mille incertezze, o prati? Optò per questi
ultimi e nel 1955, mentre la nuova stagione ciclistica batteva alle porte, cominciò ad
assaggiare le prime difficoltà e traversie della nuova specialità, nella quale avrebbe
ottenuto, a costo di grandi sacrifici, ottimi successi. Gloria e forse anche guadagno.
Già nel 1956 conquistava di forza il titolo di campione d’Italia ed era considerato il
73
maggior antagonista dell’allora imperante Dufraisse nel mondiale di quell’anno. Ma
al mondiale non doveva mai avere gran fortuna: terminò, per diverse ragioni, sempre
a ridosso dei primi, ma mai li superò. Alla partenza lo invadeva sempre un certo
senso di disagio per la sua solo apparente inferiorità nei confronti dell’asso francese.
Quando l’anno scorso fu assunto dal G.S.Giambellino, costituì con Renato Longo un
formidabile tandem, anche se dal 1958 da lui venne più volte battuto. Peraltro il simpatico Americo, riconosce la supremazia dell’amico-rivale nella specialità. L’anno
seguente, gli impegni ed i contratti stipulati da Longo all’estero, gli hanno permesso
di gareggiare con l’animo più sereno. E mentre Longo alterna alti e bassi all’estero,
Severini, in Italia, aggiunge domenicalmente preziosi anelli alla invidiabile catena
delle sue vittorie. Ha esordito, sempre difendendo i colori del G.S.Giambellino, nel
Gran Premio d’Apertura a Milano, superando di misura Longo. Poi è stato a sua
volta battuto da Zorzi a Torrazza Coste. In seguito ha vinto, assente Longo, a Cornate d’Adda, a Motta Visconti, a Marnate Olona, e nel Pavese, domenica scorsa, a
Trovaci. Una bella serie interrotta a Lurate Caccivio, presente Longo che vince in
quell’occasione, con Severini costretto al ritiro. L’8 dicembre invece, nella sua prima
gara internazionale, il marchigiano si difende bene, conquistando, dietro a Longo
e Wolfshohl e davanti a Dufraisse e Plattner, un onorevolissimo terzo posto. Ventotto primavere pesano sulle esili spalle di Americo: ma lo scoiattolo marchigiano,
ovunque, sempre, vuol dire ancora la sua. Il 20 dicembre, partecipa al ciclocross di
Quinzano San Pietro vincendolo.
21 dicembre 1959 – La Gazzetta dello Sport – Al posto d’onore Ferri - Anche
nel cross di Quinzano “monologo” di Severini – Quinzano San Pietro, 20 dicembre – Ancora una nuova vittoria di Americo Severini, la sesta della stagione. Una
affermazione, quella d’oggi, acquisita a cuor leggero e con un dominio netto ed
incontrastato. Il perdurare dell’assenza di Renato Longo nelle gare nazionali ha
dunque dato via libera ai successi del marchigiano. Con ciò, è ovvio, non vogliamo
per nulla sminuire il susseguirsi delle vittorie dell’alfiere del Giambellino. E’ tuttavia doveroso affermare che oggi l’ex-tricolore si trova praticamente senza validi
avversari che possano ostacolare la sua marcia trionfale. Mancando il campione del
mondo l’ex-tricolore è quindi in una posizione di netto privilegio e non ha difficoltà
a battere, con irrisoria facilità, uomini in non ancora perfetta condizione come Ferri, Guerciotti, Pertusi, Buratti, Grassi e Realini. E ciò ha ampiamente dimostrato
anche oggi sul tracciato, non particolarmente difficile, di Quinzano a pochi passi
dalla brughiera gallaratese. Severini si è trovato al comando sin dal primo giro in
compagnia di Grassi, Buratti e Faldi. Il margine di questo quartetto era di 25” su
Ferri e Scappini. Nella successiva tornata il solo Grassi era ancora incollato alla
sua ruota, mentre, a causa di incidente, sparivano dalla lotta personaggi di rilievo
come Pertusi e Buratti. Quest’ultimo, per un brutto capitombolo, riportava una grave lussazione alla spalla destra. Severini a metà gara diveniva poi, come previsto,
il primattore assoluto. Anche con il concorso di Grassi che doveva abbandonare il
compagno di fuga per la rottura di una ruota. A metà gara la situazione era quindi
la seguente: al comando Severini; a 32” Ferri e Grassi; a 1’37” Faldi vittima di una
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doppia foratura. Il margine di Americo saliva nella quarta tornata a 50” sul redivivo
Ferri ed a 2’30” su Grassi e Guerciotti. Ferri assumeva così il ruolo di inseguitore
principe ma non era sufficiente a scuoterlo in giusta misura, per ingaggiare un serrato duello con Severini anche perché, nel momento cruciale della lotta, un guasto
meccanico lo costringeva a cambiare macchina: indisturbato il pupillo di Raimondi
e Crabbi poteva così concludere vittoriosamente anche questa prova con oltre 2’
sul tenace Ferri e quasi 3’ sui generosissimi Guerciotti e Grassi che precedevano di
pochi secondi il bravo ma sfortunato Realini. Ha presenziato alla prova Renato Longo e l’osservatore della C.T.S. Cattaneo. L’organizzazione della “Binda” è stata,
come sempre, ottima sotto ogni aspetto. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1.
Severini Americo (G.S.Giambellino) km 24 in 1.13’; 2. Ferri Romano (S.C.Genova
Overlay) a 2’07”; 3. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino) a 2’32”; 4. Grassi Umberto
(U.S.Bruzzanese Brill) a 2’45”; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese) a 3’30”; 6. Scappini G. (G.S.Intrepido) a 4’20”; 7. Faldi D. (U.S.Cavariese) a 4’35”; 8. Rodolatti
A. (S.C.Erbese) a 5’30”; 9. Staurengo L. (U.S.Cavariese); 10. Lazzarotto G. (id.) a
6’; 11. Fontana (G.S.Vittuone) a 6’10”; 12. Trabucchi (A.C.Augustea Clèment) a
6’30”; 13. Schiavon (U.S.Cavariese); 14. Sartarelli (A.C.Augustea Clèment) a 7’;
15. Rossato (C.C.Briga Novarese) a 7’30”. –
Il 26 dicembre, a Giussano, Severini si classifica al terzo posto.
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Campionato Regionale Lombardo di Ciclocross
Americo sfoggia la maglia di Campione, appena conquistata.
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Campione Lombardo
Nel 1960, Severini corre con il gruppo sportivo “Riso Curti”, con bicicletta Gramaglia. Il 1° gennaio, nel cross di Cesano Boscone, si classifica al secondo posto. Il
giorno seguente, fece un fulmineo giro del mondo la notizia della morte di Fausto
Coppi, stroncato dalla malaria. Il 3 gennaio, a Legnano, nel Trofeo Garinei, Severini
ottiene un buon piazzamento e il 6 gennaio, a Milano, vince il Campionato Lombardo. Il 10 gennaio a Oggiono, partecipa al ciclocross De Martino, classificandosi al
secondo posto. Il 17 gennaio vince il trofeo Ciclocross di Arcore.
18 gennaio 1960 – La Gazzetta dello Sport – Severini vittorioso nel ciclocross di
Arcore – Longo vittima di una foratura, si classifica secondo – Arcore, 18 – Il
campione lombardo Americo Severini ha colto ieri nel ciclocross di Arcore, su un
percorso coperto di neve, la sua ottava vittoria stagionale. Severini ha proceduto
l’iridato Longo che però ha l’attenuante di essere stato tradito dal tipo di gomme
adottate per la neve e inoltre è rimasto vittima di una foratura a metà gara. Severini,
che con Longo aveva staccato tutti gli altri, ha poi approfittato della sfortuna del
campione del mondo ed è riuscito a distaccarlo fino a terminare vittorioso con quasi
2’ di vantaggio. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Americo Severini, km 24 in 56’15”: 2.
Renato Longo a 1’50”; 3. Ferri a 3’45”; 4. Guerciotti a 9’10”; 5. Zorzi a 5’55”; 6.
Grassi a 8’10”; 7. Guerciotti a 9’10”; 8. Trabucchi a 9’40”; 9. Cesana a 11’15”;
10. Sartarelli a 12’20” -
Campionato Regionale Lombardo di Ciclocross – Americo festeggia la vittoria assieme a Rodoni.
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Il 31 gennaio, nel gran premio
S.Alessandro, Severini si classifica al secondo posto dietro a
Longo. Il 7 febbraio, a Milano,
sul circuito del Monte Stella
(Montagnetta), si svolge il campionato italiano. Renato Longo,
si porta in testa dall’inizio, senza
che nessuno sia riuscito a contrastare la sua lunga galoppata.
Longo vince, seguito da Americo
Severini a 2’12” e da Graziano
Pertusi a 3’47”. Il 15 febbraio, a
Gazzada, Americo, si classifica
nuovamente al secondo posto. Il
21 febbraio, in Spagna, a Tolosa, la nazionale italiana composta da Severini, Longo, Ferri e
Grassi, accompagnati dal nuovo
commissario tecnico Elio Rimedio, partecipa al campionato del
mondo. Il “Barbarino” buca in
partenza, perdendo delle ottime
Americo, maglia Curti Riso e bicicletta Gramaglia, assieposizioni, non può rientrare nelme ad un amico prima dell’inizio della corsa.
le prime file, così che ottiene solo
un buon piazzamento. la gara di Longo è compromessa da una rovinosa caduta e
al traguardo giunge per primo il tedesco Rolf Wolfshohl, seguito dallo svizzero A.
Hungerbuhler e dal francese Robert Aubry. Il 1° novembre a Brivio, in occasione del
gran premio d’Apertura, Severini ottiene un buon piazzamento.
01 novembre 1960 – Nel G.P. D’Apertura di ciclocross – Si scatena Americo Severini, Renato Longo k.o.(a 27”) – Brivio, 1 novembre – Americo Severini è dunque il
primo vincitore delle gare di ciclocross che hanno preso l’avvio oggi sui prati di Brivio. Severini, è risaputo, si presenta sempre in gran forma all’inizio della stagione e
questa sua affermazione non deve costituire una grossa sorpresa anche se al secondo posto troviamo il nome dell’ex-iridato Renato Longo. A questo punto vi sarà più
d’uno che vorrà obiettare affermando che l’ex-campione del mondo era pur reduce
da una lusinghiera prestazione sostenuta domenica in Belgio e che, pertanto, si doveva considerare in condizione più che buona per contrastare il passo anche ad un
avversario di buoni mezzi qual è indubbiamente Severini. Tuttavia si deve dire che
l’alfiere della Ignis non è corridore che già alle prime gare si presenti con una condizione di prim’ordine e quindi già in grado di disporre di quella potenza (che tutti
gli riconoscono) per sbaragliare il campo. Fra l’altro, oggi, ha accusato in chiara
misura dei disagi di un faticoso viaggio dal Belgio all’Italia e non era logicamente
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nella possibilità di controbattere, con efficacia, l’offensiva che il suo acerrimo rivale
ha sferrato, senza titubanze, sin dai primissimi chilometri. Tutte queste attenuanti,
comunque, non sminuiscono in nessun modo la bella vittoria di Severini. Ciò sia ben
chiaro. E Longo è stato il primo a riconoscere che il successo del portacolori della
“Riso Curti” è meritatissimo. Severini, infatti, è partito al comando sin dal primo
giro ed il suo vantaggio su Longo è andato progressivamente aumentando sino al
penultimo giro (57” punta massima acquisita) mentre negli ultimi quattro chilometri Longo riusciva a ridurre l’handicap di ben 30”. V’è quindi stata una flessione
conclusiva da parte di Severini mentre Longo si è chiaramente ripreso proprio al
termine di una pesante fatica. A questo punto avrete già capito che Severini-Longo
sono stati come al solito i primi attori della severa prova odierna. Entrambi, sull’insidioso tracciato, hanno accusato incidenti di eguale misura ed anche ciò non può
trarre in inganno sulla effettiva validità della netta affermazione di Severini il quale
concederà la rivincita già domenica prossima in Francia nelle immediate vicinanze
di Digione. Ferri, terzo classificato a 1’ e 43”, è stato ancora una volta il più valido antagonista della coppia-regina nonostante gli anni incomincino a pesare…Sul
valore degli altri vi rimandiamo all’ordine di arrivo che esprime chiaramente il merito di ognuno. Unica novità di questo cross d’apertura la presenza dello stradista
Angelo Coletto che nelle prossime settimane vestirà la maglia dell’”Europhon”. Un
debutto promettente il suo nonostante il gravoso ritardo denunciato all’arrivo: oltre
11’. La cronaca si può condensare in poche righe. Già al termine del primo giro
(km.4) Severini guidava con 12” su Longo che ruzzolava su una insidiosa gradinata.
Americo dopo una vittoria con la maglia del G.S.Curti Riso.
79
Nei quattro giri successivi il margine di Severini su Longo aumentava progressivamente: 31”, 56”,
50”, 57”. Nell’ultimo giro Longo
aumentava il ritmo e riduceva lo
svantaggio a soli 27” dal vittorioso Severini. E’ tutto. L’organizzazione della S.S.Briva è stata
nel complesso buona. – Luciano
Bandera – Ordine d’arrivo: Severini Americo (G.S.Riso Curti)
km 24 in ore 1.13’; 2. Longo Renato (G.S.Ignis) a 27”; 3. Ferri
Romano (Pol.Europhon) a 1’43”;
4. Zorzi Giuseppe (G.S.I.Bustese)
a 2’12”; 5. Guerciotti Italo (Pol.
Europhon) a 5’50”; 6. Dossena Lorenzo (U.S.Calvairatese) a
7’30”; 7. Grassi Umberto (Pol.
Europhon) a 9’35”; 8. Sartarelli
Ersilio (id.); 9. Mannari Oronzo
(id.) a 9’50”; 10 Guerciotti Giuseppe (id.) a 11’10”. –
Il 13 novembre, a Lurate, AmeAmerico, vincitore al Campionato regionale, con in mano rico è primo nel gran premio Tetil mazzo dei fiori. Alla sua sinistra si può riconoscere il
tamanti e si ripete il 20 novembre
babbo (con il cappello).
nella prova di Arcore, dove vince
senza nessuna difficoltà. Il 27 novembre, a Motta Visconti, si classifica al secondo
posto, ma torna a vincere il 4 dicembre a Besate. Questo mese è caratterizzato da
una serie di ottimi piazzamenti: il 7 dicembre a Milano, nel gran premio Riso Curti,
giunge terzo; l’8 a Maleo, giunge secondo; come anche l’11 a Quinzano e il giorno
di Natale a Capriate.
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L’eterno secondo
Nel 1961, Severini corre con il gruppo sportivo “GBC”, con bicicletta Gramaglia. Il
1° gennaio, a Cesano Boscone, ottiene un secondo posto e così il 6, a Solbiate Olona.
L’8 gennaio, a Milano, al Parco Lambro, vince il gran premio Clèment. Anche il fratello di Americo, Agostino, corre per la “GBC”, riportando dei buoni piazzamenti.
09 gennaio 1961 – La Gazzetta dello Sport – A Severini il ciclocross sul circuito del Parco Lambro – Americo Severini dopo il ritiro di Renato Longo, ha vinto
agevolmente la ciclocampestre disputatasi sul circuito del Parco Lambro. Severini,
scattato in partenza, non è stato minacciato, continuando fino al traguardo la sua
gara solitaria. Suo più fiero avversario si è comunque dimostrato Grassi, terminato
al posto d’onore con un distacco di poco superiore al minuto. Di una bellissima gara
è stato protagonista Buratti che, dopo un incerto avvio, si è ben ripreso, terminando
terzo a 1’45” dal vincitore. Staurengo, Pertusi e Zorzi si sono dati battaglia per le
altre piazze. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Americo Severini; 2. Grassi a 1’20”; 3. Buratti a 1’45”; 4. Staurengo a 2’15”; 5. Pertusi a 2’50”; 6. Zorzi a 2’55”; 7. Maurino
a 3’40”; 8. Coletto a 4’; 9. Dossena a 4’25”; 10. Balestra a 5’35”. –
Il 15 gennaio, a Crenna, dove si svolge il Campionato Lombardo, Severini giunge
secondo, ripetendo questo risultato il 22, ad Arcore. Il 29 gennaio a Palazzolo, torna
alla vittoria e il 5 febbraio, a Imola, partecipa al Campionato Italiano.
06 febbraio 1961 – La Gazzetta dello Sport – La prima maglia tricolore – A Severini il titolo di Campione di ciclocross – Longo è stato battuto sul traguardo per
mezza lunghezza – Imola, 6 febbraio – Sul tormentato percorso del Parco Acque
Minerali a Imola, Americo Severini ha vinto ieri il Campionato Italiano di ciclocross, battendo in volata Renato Longo, ex-tricolore. La lunga ovazione che la sportivissima folla romagnola ha tributato a Severini al termine di una gara avvincente e
combattuta dall’inizio alla fine, è stata pienamente meritata. Con una tattica di corsa accorta ed intelligente, Severini è riuscito ad invertire il pronostico che lo voleva
nettamente battuto dal campione uscente Renato Longo. Inizio velocissimo dei 36
partenti, starter il presidente dell’UVI, Adriano Rodoni. Dopo appena 800 metri una
sbandata mette a terra Longo, che rimonta subito in sella e si ricongiunge al gruppo.
Al primo passaggio guida Severini con a ruota Longo; seguono a 100 metri, Pertusi
e Ferri, poi Zorzi e Pico. Il vantaggio dei primi due, che procedono appaiati aumenta progressivamente giro per giro e diventa ben presto intoccabile. A metà corsa
(quarto giro) Ferri è a 56”. Pertusi a 1’04”, Zorzi a 1’20”. Al giro seguente Ferri
è terzo a 1’37”, Zorzi quarto a 1’56”, Pico quinto a 2’58”. Al penultimo passaggio
sono ancora insieme Longo e Severini, però, mentre il primo appare freschissimo,
il secondo sembra duramente provato. Dopo l’ultimo giro all’ingresso in pista, è
Severini che inizia per primo la volata ai 200 metri. Longo rimonta, pare anzi che
riesca a superarlo, ma ai 50 metri dal traguardo Severini ha un ritorno imperioso
e precede l’avversario di mezza macchina. L’ordine di arrivo: 1. Americo Severini
che compie i km 23,750 in ore 1.4’32”, alla media di km.22,080; 2. Renato Longo a
mezza macchina; 3. Romano Ferri a 3’38”; 4. Giuseppe Zorzi a 3’54”. –
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Il 12 febbraio, a Cavaria, Severini si classifica al secondo posto, dietro al solito Longo. Il 19 febbraio, in Germania, a Hannover, si svolge il Campionato del Mondo:
la nazionale italiana è composta da Severini, Longo, Ferri e Zorzi. Vince il tedesco
Rolf Wolfshohl, al secondo posto chiude Renato Longo e al terzo posto il francese
Andrè Dufraisse. Severini ottiene solo un buon piazzamento. Il 19 marzo, a Lecco,
nel ciclocross Coppa Frigerio, Americo, si classifica al terzo posto. Il 4 novembre ad
Arcore e il 12 novembre a Lurate, si classifica al secondo posto. Torna alla vittoria
il 19 novembre a Cornate d’Adda, il 26 novembre a Borgoticino e il 3 dicembre ad
Arcore. L’8 dicembre a Maleo, giunge secondo e cos’ anche a Besate il 10 dicembre,
e a Marnate il 17 dicembre. Ersilia da ad Americo il secondo figlio, Vittorio.
18 dicembre 1961 – La Gazzetta dello Sport – Severini vince anche il ciclocross di
Marnate – Ma Ferri, secondo arrivato, sporgerà reclamo – Marnate, 18 dicembre
– Una nuova vittoria di Severini nel ciclocross svoltosi a Marnate; una vittoria che
avrà un seguito in sede di omologazione della gara. Infatti Ferri, secondo arrivato,
presenterà reclamo per questo motivo: Severini, in maglia tricolore al via, ha poi
tolto la maglia di campione gareggiando con quella del suo gruppo sportivo e senza
alcun numero; Ferri che era al comando sostiene che, allorché è stato superato da
un concorrente senza numero, lo ha ritenuto un corridore fuori gara. Otto i giri da
compiere; difficile il tracciato e freddo intenso. Ferri, Zorzi e Alberti i più pronti
al via. Poi Ferri se ne andava solo mentre Severini, in ritardo al primo giro, progrediva. A metà gara una caduta di Ferri dava via libera a Severini. Ecco l’ordine
d’arrivo: 1. Severini Americo, km.24 in 1.25’; 2. Ferri a 37”; 3. Zorzi a 2’05”; 4.
Realini a 2’07”; 5. Guerciotti a 3’48”; 6. Balestra a 5’33”; 7. Staurengo a 5’47”;
8. Belloni a 7’25”; 9. Dossena a 8’; 10. Invernizzi. –
Il 26 dicembre, a Giussano, Severini ottiene solo un buon piazzamento.
Americo festeggia una delle tante vittorie assieme alla moglie Ersilia alla sua destra.
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Americo con la maglia da riposo della nuova società GBC.
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Dalla “Gramaglia” alla “GBC”
Nel 1962, Severini passa al gruppo sportivo “Gramaglia” e “GBC”, con bicicletta
dell’abile artigiano milanese Gramaglia Roberto. Il fratello, Agostino, corre anche
lui per la “GBC” ottenendo buoni risultati ma, non riuscendo a fare il salto fra i
professionisti, decide di lasciare la carriera agonistica. Americo, il 21 gennaio, a Travacò e il 28 gennaio a Palazzolo, vince le due gare davanti a Longo. L’11 febbraio a
Cavaria, si svolge il Campionato Lombardo, nel quale Severini ottiene solo un buon
piazzamento. Il campionato italiano viene vinto da Renato Longo, seguito da Romano Ferri e da Giuseppe Zorzi. Severini, non prende il via a causa di una enterocolite
acuta. Il 17 febbraio, in Lussemburgo, a Esch sur Alzette, si svolge il campionato del
mondo, che viene vinto da Renato Longo, davanti ai francesi Maurice Gandolfo e
Andrè Dufraisse. L’11 novembre, Americo vince a Vaprio d’Agogna e il 18, a Cesano Boscone mentre il 25 a Quinzano, giunge al secondo posto. Il 2 dicembre, si corre
il gran premio Ciclocross
di Corsico.
02 dicembre 1962 – La
Gazzetta dello Sport – Nella ciclo campestre di Corsico – Severini macina gli
avversari nel Gran Premio Molinetto – Corsico,
2 dicembre – Davvero un
successo, nonostante l’assenza di Renato Longo,
ha registrato il ciclocross
di Corsico, valevole per il
G.P.Molinetto: un successo cui hanno contribuito,
oltre alla solita folla di
appassionati sparsi lungo tutto il percorso per
applaudire i vari Severini, Ferri, Cribiori, ecc.,
anche una giornata che,
per quanto fredda, è stata
complessivamente abbastanza comprensiva verso
pubblico e atleti, non presentando mai, se non altro, lo spauracchio della
pioggia o della nebbia. E
Il fratello Agostino, durante la corsa, bicicletta in spalla trova il
inoltre, cosa che non può
tempo di sorridere al fotografo.
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che rendere lieti tutti coloro (e
vanno man mano aumentando,
fortunatamente) che seguono
con passione gli sviluppi di
questo settore del ciclismo, da
questa prova sono scaturite le
conferme di diversi elementi
in evidente progresso, soprattutto dagli stradisti, autentici
neofiti di questa specialità.
Cribiori (che correva sulle
strade di casa, sostenuto da
un pubblico amico ed entusiasta), e che man mano va migliorando col tempo e l’esperienza; Bettinelli, altra vera
promessa per le ciclocampestri; Martin e Dante, anche se
autori oggi di prove un poco
sfortunate. Naturalmente ha
vinto l’uomo che, dopo Longo, si può considerare il migliore in senso assoluto della
specialità in Italia, il piccolo e
caparbio Severini, per il quale, indubbiamente, l’età non
più proprio giovanissima, non
Americo durante una gara, con la maglia del G.S.Gramaglia.
costituisce davvero un ostacolo. Queste le note positive; lati negativi lo diciamo senza tema di smentite, non ne
abbiamo davvero trovati, se non forse nell’eccessivo entusiasmo manifestato dal
pubblico nei riguardi degli atleti tutti (e in particolare verso il beniamino Cribiori),
il che ha portato spesso diversi spettatori ad ostruire, anche se involontariamente, il percorso. Comunque siamo convinti che, per quanto spesso un po’ eccessivo,
l’entusiasmo non può che fare bene al ciclocross, e non ce la sentiamo proprio di
bollare senza pietà questi piccoli eccessi. Giornata fredda, abbiamo detto, ma serena, ed abbastanza invitante evidentemente, se si pensa che tutti i punti, cruciali
e non, del percorso, erano letteralmente gremiti di spettatori: si fa un gran parlare
di “Franco”, del biondino di Corsico, Cribiori, che oggi, davanti al suo pubblico,
sembra fermamente intenzionato a fare grandi cose; parecchi dicono: Longo non
c’è, perché è in Germania, ad affrontare Wolfshohl sul suo terreno, ed è rimasto a
mettere tutti in soggezione il suo “vice”, un Severini ben deciso, questo anno, a dare
del filo da torcere anche al più giovane rivale. Impegnativo, anche se la gran parte
abbastanza pedalabile, il percorso, lungo il quale Severini e C., hanno compiuto
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spesso miracoli di equilibrismo. –
L’8 dicembre a Meleo, il 16 dicembre a Albairate, il 23 a Cabiate, Severini vince
ovunque.
24 dicembre 1962 – La Gazzetta dello Sport – Severini a Cabiate nuovamente vittorioso – Martin in chiaro progresso finisce terzo – Cabiate, 23 – Assente Longo, impegnato a Lourdes, Severini ha messo oggi in carniere il quinto successo stagionale
vincendo brillantemente la “nazionale” di Cabiate davanti al solito Ferri, apparso
aggressivo, ma altrettanto sfortunato. La gara svoltasi in una giornata freddissima
anche se soleggiata, ha visto al via una trentina di corridori tra cui per la prima
Americo vittorioso, per i colori del G.S.Gramaglia, al Campionato Regionale Lombardo.
Alla sua sinistra il DS Crabi ed alla sua destra il fratello Severino che lo ha seguito sempre
in tutte le sue gare fin da dilettante.
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volta nella stagione anche il professionista Cerato. Il percorso pedalabile e privo di
difficoltà naturali era quasi tutto pianeggiante. Un solo breve strappo rompeva la
uniformità del tracciato, rivelatosi peraltro difficile per le insidie del terreno ghiacciato che ha provocato più di una caduta. Dopo un attacco iniziale di Ferri ben
parato da Severini, una foratura dello stesso Ferri metteva le ali ai piedi dello stesso
Severini che al termine della seconda tornata ingranava la quarta per non essere
più raggiunto. Ordine d’arrivo: 1. Severini (GBC) che compie i km 21 in 50’; 2.
Ferri (Europhon) a 40”; 3. Martin (Carpano) a 1’40”; 4. Zorzi (GBC); 5. Maurino
(GBC); 6. Realini a 1’50”; 7. Bettinelli a 2’10”; 8. Balestra; 9. Belloni a 3’10”; 10.
Grassi; 11. Longari; 12. Guerciotti; 13. Marchetto; 14. Dossena; 15. Santini. –
Il 30 dicembre, Severini vince anche il Ciclocross di Inzago.
Americo davanti al negozio del suo meccanico Roberto Gramaglia (alla sua sinistra)
assieme al DS Crabi.
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La grande sfida
Nel 1963, Severini corre ancora sempre con il gruppo sportivo “Gramaglia” e “GBC”,
con bicicletta dell’artigiano Gramaglia Roberto. E’ il periodo delle grandi sfide con
Renato Longo, quasi ad emulare il duello emblematico per definizione in corso fino
a pochi ani prima, quello fra Bartali e Coppi. Severini, il primo gennaio, al Parco
Lambro vince il Gran Premio città di Milano, superando proprio Longo. Americo stà
attraversando un momento molto favorevole e, a distanza di due giorni, si ripete. Il
telecronista, all’arrivo, chiede al vincitore, ridotto ad una maschera di fango: “Qual
è il segreto dei suoi successi?”. Ecco la risposta di Severini: “Da cinque mesi vado a
letto la sera alle sette e ogni giorno mi alleno percorrendo 70 chilometri su strada”.
Il tracciato era stato reso difficile dal pantano creato dalle nevicate e dalle piogge
dei giorni precedenti. Si è trattato, comunque, di una grande corsa che ha fatto evaporare la diceria secondo la quale Severini vinceva solo quando non c’era Longo.
Tanti sportivi hanno assistito al duello e la classifica ha visto al primo posto Severini, seguito da Longo e da Ferri.
Per dovere di cronaca, dobbiamo dire che gli organizzatori
della gara, Nino Recalcati e
Lega del Professionismo, sono
entrati in attrito con l’Unione
Velocipedistica Italiana che
aveva indetto a Cesano Boscone, nella stessa giornata,
un ciclocross internazionale
aperto a tutte le categorie (professionisti, dilettanti, allievi):
a questa gara dell’UVI hanno
finito per partecipare solo i dilettanti. Il 6 gennaio a Novate,
si corre a dispetto di Rodoni e
dell’Unione Velocipedistica,
senza le licenze dell’UVI ma
solo della Lega Professionisti.
In questa gara Severini giunge
secondo dietro a Longo. Sia il
13 gennaio, a Brugherio che il
20 gennaio a Legnano, dove si
svolge la quindicesima edizione del Trofeo Raffaele Garinei,
Severini giunge al secondo posto. Il 27 gennaio, a Solbiate
Scorzè Venezia – Americo con il mazzo dei fiori ricevuto
dopo la strabiliante vittoria del circuito di Scorzè.
Olona, nel ciclocross Interna89
zionale, Severini, nonostante tre forature, si classifica ugualmente tra i primi cinque.
Il 3 febbraio, a Giussano, in provincia di Milano, si svolge il Campionato Italiano di
ciclocross.
04 febbraio 1963 – La Gazzetta dello Sport – Battuto Longo – Severini campione di
ciclo-cross – Giussano, 3 febbraio, notte. – L’anziano Americo Severini (della GBC)
è il nuovo Campione italiano di ciclocross della stagione 1963. Questa è la sorpresa
uscita dal circuito di Giussano, dove si è disputato oggi in località Robbiano il titolo
nazionale su un percorso non proprio difficile, ma abbondantemente ricoperto dalla
neve caduta nella notte. Ha vinto Severini sfruttando fra l’altro la sfortuna che ha
colpito il campione del mondo Renato Longo, caduto nel secondo degli otto giri. Al
primo passaggio Severini già conduce con 20” su Longo e 40” su Martin e Pertusi.
Le posizioni d’avanguardia resteranno quasi sempre inalterate; Severini aumenterà
il suo vantaggio, mentre alla distanza emergeranno gli stradisti Martin e Bettinelli.
Ordine d’arrivo: 1 Americo Severini (GBC), km.24 in ore 1.10’; 2. Renato Longo
a 1’49”; 3. Ferri a 2’39”; 4. Martin a 2’59”; 5. Bettinelli a 3’29”; 6. Realini; 7.
Pertusi; 8. Guerciotti; 9. Grassi; 10. Zorzi. –
Longo avrebbe voluto abbandonare per la fatica, ma non lo fece, sollecitato dalle parole di Severino, il fratello di Americo, presente sul circuito, che gli disse di onorare
la vittoria certa di Americo, in quanto un vero campione sa anche perdere. E Longo,
così continuò ed a fine gara chiese scusa di quanto voleva fare e diede ragione a Severino, dimostrando così di essere un vero campione. In questa gara è l’astuzia con
cui Americo ha contribuito alla sua vittoria. Al mattino a Milano, aveva nevicato e
con una normale bici da donna provò, in mezzo alla neve, le difficoltà che nel pomeriggio avrebbe certo trovato in gara a Giussano. Vista la stabilità delle ruote con
coperture di grande sezione di questa bici che offrivano rispetto ai classici tubolari, è
andato di corsa da Gramaglia e gli ha detto di fargli due ruote uguali, lui gli risponde
che Americo è un pazzo e non vuole fare niente. Ma Severini, con tutta la sua sicurezza, gli urlò che se vuole vincere il campionato italiano gli deve fare queste ruote.
Così fece e fino a pochi istanti prima del via non tiro fuori le ruote dall’auto, subito
le monto sulla bici e partì sicuro della vittoria, volava…, Gramaglia, rimase stupito
e felicissimo.
Americo Severini, il 10 febbraio, vince a Cavaria, ma al mondiale, che si disputa il
17 febbraio, in Francia, a Calais, non ha fortuna: dopo aver forato alcune volte, si
classifica comunque in buone posizioni, sfiorando il podio. La gara viene vinta dal
Tedesco Rolf Wolfshohl, al secondo posto conclude Renato Longo e al terzo il francese Andrè Dufraisse. Il 24 febbraio, a Palazzolo Milanese, Severini diviene nuovamente campione lombardo ed il 3 marzo, vince il gran premio Travacò. Si apre la
nuova stagione ed il 3 novembre, a Casalpusterlengo, Severini, viene battuto solo da
Longo. Il 4 novembre, a Galiate, Americo vince il gran premio della Vittoria, davanti
a Zorzi e Bettinelli, mentre si piazza fra i primi tre il 10 novembre a Vario, il 17 ad
Aosta ed il 24 a Mercurago. L’8 dicembre, Severini torna alla vittoria a Crusinallo
e, nello stesso mese colleziona tre secondi posti: il 15 a Travacò, il 22 a Quinzano e
il 26 a Giussano.
90
Americo posa con la maglia, per gli allenamenti, GBC.
91
Americo al traguardo vittorioso con la maglia GBC.
92
L’eterno secondo di Enzo Tortora
Nel 1964, Severini viene confermato dal gruppo sportivo “GBC” e corre nuovamente con bicicletta Gramaglia. Il 5 gennaio a Segrate e il giorno seguente a Solbiate
Olona, si classifica tra i primi tre assoluti, mentre il 12 gennaio, a Castagnate, torna
al successo. Il 19 gennaio, in Francia, a Lione, si corre la gara internazionale e Severini chiude al secondo posto. E’ secondo anche il 26 gennaio, a Cesano Boscone,
nel campionato lombardo, così come a Cavaria, il 2 febbraio, dove è in palio il titolo
italiano: vince Renato Longo, terzo conclude Walter Martin. Il noto presentatore
Enzo Tortora, parlando di Severini in una trasmissione radiofonica, lo aveva definito:
“…Severini…l’eterno secondo…”. Il 16 febbraio, in Belgio, a Overboelare, si svolgono i campionati del mondo. Severini, ancora una volta, non ha buona sorte: prima
cade e poi fora, ottenendo solo un buon piazzamento. La maglia iridata finisce, per
la terza volta sulle spalle di Renato Longo, che precede il belga Roger de Clercq ed
il francese Joseph Mahè.
Lo Sport Illustrato – L’Asso è Longo – Il ciclocross riesce ad incantare: i suoi
protagonisti lottano nel fango per quattro soldi di notorietà – Se chiedete a Renato
Longo quale sia il segreto dei suoi successi, probabilmente otterrete solo una risposta
vaga. Longo è l’antitesi dello spaccamontagne, ragiona di se stesso con imbarazzo,
quasi timoroso di lasciarsi sfuggire
verbo che lo possa far apparire un
presuntuoso. Così è la vita: c’è chi
preferisce farsi largo con le parole,
chi con i fatti. Longo appartiene a
questa seconda, benemerita categoria. Eppure è un fiore di campione e
potrebbe farsi perdonare con i risultati qualche momento comprensibile
di auto esaltazione.[…] Alla vigilia
del campionato del mondo di quest’anno, con la terza maglia iridata
ormai in tasca, non gli si potevano
strappare di bocca che accenti di
speranza e di fiducia espressi, tuttavia, con estrema consapevolezza:
- L’assenza di Wolfshohl, di cui mi
rammarico sinceramente – aveva
detto – facilita il mio compito. Dei
quaranta iscritti al torneo iridato
nessuno mi è mai arrivato dinanzi.
Ma io starò in guardia cercando di
fare attenzione alle sorprese ed ai
Americo in gara con la maglia di campione Italiano.
cento imprevisti che caratterizzano
93
Americo con la maglia di Campione Italiano assieme ad un responsabile corse GBC.
una specialità tanto delicata come il ciclocross. Comunque, sono ben preparato e
tenterò di opporre la realtà della mia condizione alle stravaganze della sorte - . Immaginate un Taccone od un Severini nella sua stessa situazione. Scintille sarebbero
sprizzate dalle loro lingue. Con almeno un mese di anticipo ci avrebbero preparato
alla visione di nemici in catene nell’atto di sottomissione e loro, sul cocchio del
trionfo, con l’alloro in capo e lo scettro in pugno….[…] Inquadrato da Renzo Salvarani nella sua poderosa formazione di stradisti, ora Renato si appresta a rispondere
al secondo appello della stagione. Nato crossista, egli sta attuando, sotto la guida
di Luciano Pezzi, la metamorfosi che dovrebbe consentirgli di emergere anche nella
più genuina espressione dello sport del pedale. Cosa è mancato, infatti, a Longo in
passato per aver modo di imporsi (come Wolfshohl) anche su strada? Una buona
squadra ed un pizzico di convinzione. Ora ha trovato l’una e l’altra e non vede l’ora
di dare inizio al grande esperimento: - Non nascondo – afferma – che, nonostante
le numerose esperienze positive e negative accumulate in otto anni di attività, mi
tremeranno le gambe quando mi troverò affiancato a Van Loy, Anquetil, Altig, Poulidor ed agli altri assi sulla linea di partenza della Milano-Sanremo. Sarà un po
come quella mattina di tanto tempo fa, nella nebbia del Giambellino. Era il giorno
del mio primo cross e, pronto a prendere il via accanto a me era Americo Severini,
il mio idolo. L’emozione mi toglieva il respiro, ma fu solo un attimo. Anche a San
Giuseppe, sono sicuro, andrà così. Morale: per Renato Longo, tre volte campione
94
del mondo di ciclocross, la vita comincia a ventisette anni. – Nino Rota Il 23 febbraio, a Vihiers, nel ciclocross all’americana, Severini si trova in coppia con
Longo.
24 febbraio 1964 – La Gazzetta dello Sport – A Longo e Severini il ciclocross
di Vihiers – Gli italiani Longo (campione del mondo) e Severini hanno vinto da
dominatori il tradizionale ciclocross francese a coppie di Vihiers. Secondi si sono
classificati Dufraisse e Bernet a 1’54”, terzi Vattier e Herbain a 2’47”. –
Il 1° marzo, a Lugnano, nella Coppa Garinei, Americo giunge secondo. Questo è
l’anno in cui nasce il matrimonio ciclismo-TV: la prima diretta trasmessa sui nostri
teleschermi è la Milano-Sanremo, vinta da Simpson; il telecronista è Sergio Zavoli.
Parte la nuova stagione del cross e il 1 novembre, a Uster, nel ciclocross Internazionale e l’8 novembre a Vaprio d’Agogliaro, Americo conquista il secondo posto per
tornare al successo il 29 novembre a Scorzè, dove batte per distanza l’amico Longo.
Il 13 dicembre, a Maggiora, nel gran premio Internazionale e il 20 dicembre a Turbino, ottiene ancora buoni risultati salendo sul podio.
Campionato del Mondo 1964 – 1°Longo-2°Wolfshohl-3°Severini
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Cavaria 1965 – Campionato del Mondo di Ciclocross – Serata conviviale dopo i Campionati vinti da
Renato Longo con Americo terzo Classificato.
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Severini batte Longo
Nel 1965, Severini è ancora con il gruppo sportivo “GBC” associato al “Giambellino”, sempre fornito di bicicletta Gramaglia. Il 6 gennaio, conquista il terzo posto a
Solbiate Olona, nel ciclocross Internazionale. Il 24 dello stesso mese, a Borgosesia,
nel circuito del Colle di S.Anna, si danno battaglia i migliori specialisti italiani del
cross. Il tracciato è stato ritoccato e la lunghezza di ogni giro è diminuita di circa
400 metri, così che ad ogni tornata devono essere superati 900 metri di asfalto, 1050
metri di strade in terra battuta, 700 metri su prato e 250 metri fra bosco, scalinate e
selciato. In totale sono 2900 metri, di cui circa 150 da percorrere con la bicicletta
in spalla. Il circuito dovrà essere ripetuto otto volte per un totale di 23 chilometri
e duecento metri. In più, alla partenza, i corridori sono chiamati a percorrere altri
duecento metri lungo la salita di S. Anna, per farli giungere in fila indiana sulle
prime difficoltà del tracciato. Il responso della corsa è clamoroso: contro ogni pronostico, il “vecchietto” Severini sconfigge Longo. Nella magnifica giornata di sole,
con temperatura primaverile, i partecipanti si sono dati battaglia sul duro tracciato
non appena abbassata la bandierina del via, dato alle 14,30 precise. Gabelli è il più
lesto a balzare in testa, ma dopo 500 metri Longo e Severini piombano sul campione
lombardo. Al termine del primo giro, la “coppia regina” precede di 20” Gabelli, di
35” Sfolcini e Maurino, di 45” Invernizzi, Perolio, Guerciotti, Belloni, Urani, Rossi,
Chiodaroli, Ferri. Nel corso della seconda tornata, Gabelli cade e rompe una ruota
perdendo preziosi secondi, oltre a due posizioni. Al terzo giro, Longo e Severini
guidano con 1’10” su Sfolcini e Maurino, 1’45” su Gabelli, 2’15” su Guerciotti, 3’
su Invernizzi e Belloni, 4’ su Perolio (che frattanto ha rotto un freno); più staccati gli
altri. A metà corsa avviene l’episodio che si è confermato decisivo ai fini dell’ordine
di arrivo. Salendo verso S.Anna, Longo lamenta la rottura di due raggi della ruota
posteriore. Severini approfitta della situazione e, al termine del quarto giro (mentre
il campione del mondo cambia la bici), segna un margine attivo di 25”; il vantaggio,
al quinto passaggio, sale a 40” e a 55” all’inizio dell’ultima tornata. All’arrivo, gioia
per Severini e disappunto per Longo, che vede messo in discussione il suo dominio
incontrastato. Alcuni grossi nomi del ciclismo hanno seguito la bella corsa, voluta
da quel gruppo di appassionati che sono i dirigenti del “Pedale Valsesiano”. Fra i
presenti, citiamo il vice-presidente della “Federciclismo” avv. Borroni, il dott. Rimedio (Commissario Tecnico del ciclocross), il geom. Rolle, membro dell’associazione
Nazionale ufficiali di gara, il dott. Sartore, consigliere della stessa associazione, il
cav. Boglietti, fiduciario della provincia di Vercelli della “Federciclismo”, il sig.Fizzotti, fiduciario FCI della provincia di Novara. Inoltre, le autorità locali col sindaco
Regis, il vice-sindaco Angeli, l’assessore provinciale cav. Borgo, alcuni consiglieri
comunali. Per la prima volta nello sport della bicicletta, la RAI-TV è intervenuta
ad una corsa in programma a Borgosesia. Segno evidente che la manifestazione del
“Pedale Valsesiano”, fin dalla vigilia, si distingue per la sua importanza su scala
nazionale: le fasi salienti della prova sono state trasmesse nel corso della rubrica
“Telesport”, commentate dall’inviato Adriano De Zan, che sul circuito di S.Anna era
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presente assieme a due operatori. Che dire della magnifica cornice di pubblico? Un
successo veramente insperato per gli organizzatori: circa tremila persone affluite,
oltre 1500 i biglietti venduti. I prezzi popolari (solo 200 lire il biglietto) hanno dato
i loro frutti. E dire che in previsione di un minore afflusso di folla, i promotori della
corsa non avevano predisposto gli sbarramenti totali e neppure un “dischetto-ingresso” per ciascun spettatore. Insomma, una manifestazione allestita nel segno della popolarità si è inserita a grandi passi verso mete non sperate. La classifica: 1. Severini
Americo (G.S.Giambellino) km 23,500 in ore 1.12’, media 19,425; 2. Longo Renato
(G.S.Salvarani) a 1’25”; 3. Sfolcini Enrico (Pedale Casalese) a 4’30”; 4. Maurino Antonio (G.S.GBC Milano) a 5’50”; 5. Gabelli Domenico (Pedale Casalese) a
6’05”; 6. Guerciotti a 9’12”; 7. Invernizzi; 8. Belloni; 9. Perolio; 10. Chiodaroli.
Seguono altri in tempo massimo.
Ecco cosa hanno scritto i giornali:
Gazzetta del Popolo di Torino: “Il campione del mondo Renato Longo oggi non è
riuscito a far “centro”. A Borgosesia infatti un malaugurato incidente gli ha tolto la
possibilità di competere con lo scatenato Americo Severini, il quale, avuta via libera,
si è imposto nettamente…”. “Questo ciclocross, organizzato dal Pedale Valsesiano,
è stato valido quale prova indicativa per la formazione della squadra italiana al
prossimo campionato del mondo ed il Commissario Tecnico Rimedio, presente alla
gara, ha certamente riabilitato Americo Severini il cui inserimento nella formazione
azzurra stava forse per naufragare dopo le opache prestazioni fornite recentemente
a Milano, a Lugano e a Lione. –
Tuttosport di Torino: “Severini ha battuto Longo. Per la prima volta nel corso dell’attuale stagione in Italia, l’iridato è stato sconfitto. E’ una sconfitta comunque che
non deve allarmare: Longo infatti è rimasto vittima di un incidente di macchina
proprio mentre Severini stava sferrando una veemente offensiva…”. “A Borgosesia
quindi, sul circuito del Colle di S.Anna, il ciclocross italiano ha offerto un fatto
nuovo, inatteso se vogliamo. Neppure lo stesso Severini era convinto di riuscirci
anche nell’istante in cui aveva visto l’iridato in “panne”. Invece, sovvertendo ogni
pronostico, s’è imposto e, se guardiamo il distacco all’arrivo, possiamo ben dire che
la vittoria l’ha ottenuta con pieno merito”. –
Corriere dello Sport di Roma: “Renato Longo per la prima volta nel corso della
stagione ciclocrossistica italiana è stato battuto. Sul traguardo di Borgosesia a precederlo è stato Americo Severini, il quale, dopo tre consecutive gare incolori, ha
sfoderato tutte le sue forze giungendo al traguardo con 1’25” di margine. Severini è
partito all’arrembaggio nel corso del quarto giro, approfittando di un lieve incidente
meccanico occorso al campione del mondo”. –
Eco di Biella: “La partecipazione del campione del mondo Renato Longo e del
valoroso Americo Severini ha dato al ciclocross di Borgosesia una veste di grande
solennità. La imminente disputa dei campionati italiani a Legnano e mondiale a
Cavaria (Varese) e la presenza del selezionatore Rimedio, ha chiesto il meglio delle
possibilità a tutti i concorrenti”. Corriere Valsesiano di Varallo: “E’ nato sotto una buona stella il ciclocross di Bor98
Americo mostra alcuni dei trofei conquistati, diplomi vari rilasciati
dalla Federazione Ciclistica Italiana ed alcune delle sue maglie azzurre.
gosesia. Ha offerto al pubblico un appassionante duello fra i due migliori ciclopratisti italiani, ha goduto nel suo svolgimento di una magnifica giornata di sole, ha appagato pienamente i dirigenti del “Pedale Valsesiano” delle molteplici incombenze
che l’organizzazione ha richiesto. E poi, per la prima volta in Italia nel corso della
corrente stagione, ha provveduto a sovvertire tutti i pronostici della vigilia: Renato
Longo, il campione del mondo della specialità, è stato battuto. E’ un fatto nuovo ed
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inatteso, che ha messo a trillare un campanello d’allarme sullo stato di forma del
portacolori della “Salvarani”. E’ vero, l’atleta in maglia iridata ha avuto dalla sua
la malasorte ma, al termine della corsa sono stati in molti a chiedersi se Longo,
senza l’incidente di macchina subito, avrebbe resistito alla possente azione del piccolo marchigiano Americo Severini. Una battuta d’arresto proprio alla vigilia del
campionato italiano e nell’imminenza di quello mondiale proprio non ci voleva”. Dopo l’abbandono dell’attività da parte di Romano Ferri, Americo Severini è diventato il più anziano ciclopratista ancora sulla breccia. Sta infatti avviandosi verso il
traguardo del trentacinquesimo anno di età; Severini si dedica al ciclocross dalla stagione 1954-55 e, al suo attivo, vanta tre titoli nazionali: quello del 1956, conquistato
a Genova Pontedecimo, del 1961 a Imola e del 1963 a Giussano. Il popolare “Micco”
ha inoltre vestito per ben dieci volte la maglia azzurra quale rappresentante dell’Italia ai campionati del mondo e, in tre occasioni, è riuscito a salire sul podio, ottenendo
un secondo posto (nel 1958 a Limoges) e due terzi (nel 1955 a Saarbruken e nel 1965
a Cavaria). Americo chiude al secondo posto, naturalmente dietro Longo, anche il
campionato italiano, disputatosi il 31 gennaio a
Legnano, sul circuito dell’Olmina; terzo è Domenico Garbelli. Il 14 febbraio, a Cavaria, nel varesotto, si disputa il campionato del mondo: vince
il grande favorito Renato
Longo, che lascia alle sue
spalle Rolf Wolfshohl e
Americo Severini. Il 18
febbraio a Laiguglia e il
20 a Basilea, per Severini
giungono ancora due terzi
posto, ma il 1° marzo, nel
ciclocross internazionale
di Lione, Americo torna
al successo. La stagione
si chiude con il suo terzo
posto a Travacò.
Campionato del Mondo 1959 – 1° Longo 2° Wolfshohl 3° Severini
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Il vecchio Severini
Il 1966 è ancora un buon anno per Severini, sempre uomo “GBC”, su bicicletta Gramaglia. Il campionato italiano si corre a Varese il 13 febbraio e vede il successo di
Renato Longo, ma dietro di lui c’è l’inossidabile “Barbarino”, seguito da Domenico
Garbelli. La squadra azzurra per i Mondiali che si disputano in Spagna, selezionata
dal commissario tecnico Rimedio, è composta da Renato Longo, Americo Severini,
Domenico Garbelli e Luciano Lucani; sono accompagnati dal meccanico Giuseppe
Magni e dal massaggiatore Pagani. La gara si svolge il 27 febbraio a Beasain: Longo
appare in forma ma, all’inizio del terzo giro, una caduta in cui rompe la ruota anteriore, pur rimanendo incolume, lo induce al ritiro, nonostante nei sei giri ancora da
percorrere, avrebbe avuto la possibilità di rifarsi della cattiva sorte impegnandosi in
un inseguimento certamente alla sua portata che, oltre a consentirgli di contribuire
alla classifica a squadra, gli avrebbe fatto conquistare l’ammirazione di chi sa apprezzare l’umiltà dei campioni. Nel momento dell’incidente, Longo era al comando,
tallonato da Wolfshohl e De Vlaeminck e stava, quindi, confermando i pronostici
che facevano di lui il favorito. Al termine della gara, Longo ha spiegato che l’abbandono era stato causato dalla lontananza del luogo dell’incidente dal punto in cui era
previsto l’intervento meccanico: mentre, appiedato, lo stava raggiungendo, era stato
cavalcato da una ventina di concorrenti, ciò che l’ha indotto a lasciare ad altri
l’onore di difendere i colori nazionali: tra questi Luciani, ottimo esordiente in gare
iridate. Anche Gabelli si è comportato dignitosamente, nonostante un’avaria lo abbia
ritardato nel corso del secondo giro, senza però fargli accusare pesanti ripercussioni
sul morale, tanto da riuscire a recuperare posizioni su posizioni, passando dal 32°
Americo, appena terminata la gara vinta, riceve i complimenti
ed un bacio dalla moglie.
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al 20° posto e portando al termine la gara, così contribuendo alla conquista della
seconda piazza ottenuto dalla nostra rappresentativa nella graduatoria collettiva. Il
titolo iridato viene conquistato da un nuovo astro del ciclocross, il belga Eric De
Vlaeminck, al secondo posto chiude lo svizzero Gretener Hermann, seguito dal tedesco Wolfshohl. Primo degli italiani e quinto assoluto, è l’esordiente Luciano Lucani,
sesto il sempre ammirevole Severini.
Americo in uno dei rari momenti di pausa della sua attività ciclistica amatoriale.
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Eroica 2006 – Americo, terminata l’impresa, si prepara a lavarsi ed a cambiarsi.
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Eroica 2006 – Americo con Fabio Mancini e Roberto Fabri.
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L’addio al professionismo
Il 1967, per Severini è l’ultimo anno tra i professionisti e lo corre ancora con il gruppo
sportivo “GBC” e “Giambellino”, su bicicletta Gramaglia. Il campionato italiano si
disputa a Casalpusterlengo il 5 febbraio: vince Renato Longo, seguito da Enrico
Sfolcini e Franco Livian. Il mondiale si svolge in Svizzera, a Zurigo: si impone
ancora una volta Longo, seguito dal tedesco Rolf Wolfshohl e dallo svizzero Herman
Gretener. Severini conclude la sua carriera ciclistica, tranne esibirsi, sporadicamente,
fra gli amatori, dimostrando ancora doti da far invidia a molti giovani.
Da allora a tutt’oggi, Americo ha sempre condotto una vita particolare. Da oltre venti
anni, cioè da quando, lasciata Milano, ha fatto ritorno nella natìa Barbara, le sue sono
giornate in fotocopia. Eccone la descrizione: sveglia alle cinque, quando prende il
primo caffè ed uscita per la passeggiata con i cani. Al rientro, si riscalda mezzo litro
di latte con un cucchiaio di miele al quale, a giorni alterni, aggiunge un uovo; la
colazione termina con due fette di pane con la nutella e due con la marmellata e, alle
sette, è pronto per uscire in bicicletta, non prima di aver bevuto un altro caffè. Nella
borraccia ha provveduto a versare te con un cucchiaio di miele e, nelle tasche della
maglia, trovano posto un’altra fetta di pane con la nutella e una con la marmellata.
Percorre giornalmente circa 120 chilometri, rientrando verso le dodici, pronto per il
pranzo, consistente in una dose molto abbondante di tagliatelle all’uovo condite con
olio e sugo al pomodoro, con l’aggiunta di un bicchiere di vino e di una mela. Alle
sedici e trenta, estate o inverno che sia, è già l’ora di cena, a giorni alterni basata
Americo riceve dal Sindaco di Barbara Raniero Serrani una medaglia ricordo per il lustro
che il Campione ha saputo dare al paese di Barbara. Alla sua destra l’avversario di gioventù Gismondi.
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su due etti di carne bianca o su due di carne rossa e nuovamente completata da un
bicchiere di vino e da una mela. Alle 18, poi, suona già la ritirata: oltre dieci ore di
sonno lo restituiscono sempre in gran forma al mattino seguente. Così tutti i giorni,
a meno che non piova. In questo caso, Americo si ritira nella sua officina casalinga
dove si dedica con meticolosità alla manutenzione delle sue numerose biciclette.
La vita di Americo Severini, viene raccontata in tutti i libri e enciclopedie di
ciclismo, del passato e del presente. Dall’”Enciclopedia dello Sport” edita da
Landi, riportiamo:-“Severini Americo, n.11-5-1931,a Barbara (Ancona). Dopo
Longo, è il migliore ciclopratista italiano di oggi, e, prima che il suo più giovane
avversario venisse alla ribalta, era stato il dominatore in campo nazionale ed uno
dei protagonisti in quello mondiale. Professionista dal 1956, a tutto il 1967, ha vinto
quarantadue cross in Italia ed all’estero, conquistando tre titoli nazionali e facendo
sempre parte della rappresentativa italiana ai campionati del mondo, nei quali si è
spesso ben comportato, classificandosi tra l’altro secondo nel 1958 a Limoges, terzo
a Saarbruken nel 1955 ed a Ginevra nel 1959. E’ forse il ciclopratista italiano che
ha totalizzato nella sua carriera il maggior numero di secondi posti.
2005 - Dai Comuni della Diocesi – Fa parlare di se a 74 anni l’ex campione di
ciclismo e ciclocross Americo Severini di Barbara. Anche ad oltre 35 anni dal
ritiro dall’attività professionistica il “Barbarino” continua a far parlare di sé. La
lontananza dai palcoscenici che hanno acceso le luci dei suoi trionfi e della sua
Americo, durante la cerimonia del riconoscimento del Comune, Americo dona al Comune,
nelle mani del Sindaco Raniero Serrani, la sua prima maglia di Campione d’Italia.
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Barbara 04 dicembre 2005 – Il Sindaco Raniero Serrani fa omaggio di una targa, del Comune
di Barbara, al Presidente della Federazione Regionale Secchi. Al centro, vicini, Americo e Gismondi.
fama non ha offuscato le gesta di un personaggio tra i più popolari e coloriti del
centro collinare. Sabato 12 febbraio i suoi ricordi sono andati in onda sul “TG3
intinerante” di Rai Marche; nell’ultimo numero del settimanale nazionale “Cronaca
Vera” (n.1697 del 16 marzo) l’ex campione di ciclismo e ciclocross Americo Severini
si è raccontato al giornalista Tommaso Vitali Rosati. Dalla sua penna emergono un
ritratto personale ed una ricostruzione agonistica a tutto tondo del “Barbarino”:
dalle prime, agognate vittorie alla ribalta professionistica, ove Severini gareggiò
con assi del calibro di Coppi, Magni e Nencini, dalle imprese in salita (le splendide
affermazioni nella Bologna-Raticosa e nella Biella-Oropa) al passaggio al ciclocross,
disciplina più adatta alle sue caratteristiche e al suo indomito spirito da lottatore.
Non è stato un caso se proprio tra il fango ed il sudore della sorella inferiore del
ciclismo Severini ha conosciuto la stagione più felice, più ricca di vittorie, che ha
proiettato la luce della sua notorietà sino ai nostri giorni: 3 volte campione d’Italia
(1956, 1961 e 1963) e quattro podi iridati. A 74 anni non è scemata nemmeno la
sua passione per il ciclismo. E’ infatti uno sportivo modello: si alza di buon’ora e,
tempo permettendo, non si lascia sfuggire l’occasione per consumare la sua dose
quotidiana di bici. Che d’inverno corrisponde a 80 – 100 km. per poi aumentare
d’estate. Roda da autentici innamorati delle due ruote e da far invidia a qualsiasi
sportivo, anche ai più giovani. – Leonardo Pasqualini –
01 Dicembre 2005 – Viveresenigallia – Il 1° dicembre 2005, il suo nome spicca
nel ricco cartellone della “Tre giorni” dedicata alla patrona: quella “esplosiva”,
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degli artificieri, dei marinai, dei minatori, di chi sa fare il botto e la …differenza.
Domenica prossima, 4 dicembre (alle 9,45 nella Sala Consiliare), Barbara festeggerà
il suo grande personaggio: il campione del ciclismo campestre e della “diversità”,
dello sport e della vita vissuta, del funambolismo e della creativa gioia di vivere.
Uno che di….botti ne ha fatti non pochi. Con lui sarà tutto il paese. La locandinainvito porta scritto “Incontro con il ‘Barbarino’ Severini (Barbara e i Barbaresi
sulle due ruote)”. Ovvero: una forte umanità in sella, che ha fatto del ciclismo una
delle proprie bandiere. Non per nulla, Americo Severini è il barbarese più noto al
mondo, con le quattro presenze sul massimo podio intercontinentale, i tre tricolori, i
record, l’istrionismo, l’essere completamente fuori-schema. “Micco” (uno dei suoi
appellativi, tra i quali anche “Tetano”) consegnerà al Sindaco Raniero Serrani
(primo fautore dell’iniziativa insieme al promoter Vittorio Puerini) il quadroteca di
una delle proprie maglie bianco-rosso-verdi, quella vestita nel 1961: sarà omaggio
alla sua “collettività”(che tante volte ha provocato, ma che ha sempre intimamente
amato, tanto da farvi ritorno e buon ritiro, dopo il suo irrequieto vagare). La
“targhetta”che ne ricorda le principali gesta atletiche narra: “Campione Ciclocross
Professionisti; Tricolore 1956, 1961, 1963; Argento Mondiale 1958; Bronzo Iridato
1955, 1959, 1965”. La medaglia d’oro che il Comune ha coniato per lui porta inciso:
“Barbara al suo ‘Barbarino’”. Un altro identico metallo verrà consegnato, con su
scritto “Barbara a Michele Gismondi, campione di vita e di ciclismo”. Primo ospite
del “Severini’s Day” sarà infatti il “Miche’ da Montegranaro”, l’amico e “spalla”
di Fausto Coppi, il “Campionissimo”. La vecchia gloria montegranarese è oggi
più popolare, richiesta e premiata di quando militava ai vertici del professionismo
e sfiorava il titolo iridato. Il suo magistero ciclistico è finemente pennellato: non
nel segno della nostalgia ma in ottica lucidamente apertissima ed addirittura
avanguardistica, sempre peraltro con il vivo supporto educativo della memoria.
Gismondi scolpirà a tutto tondo i meriti del simpaticissimo e sempre in forma (e
sempre in bici) Americo Severini. Sarà incontro spaziante (immagine curata da
Angelo Papi), ravvivato ed impreziosito dagli interventi di noti personaggi: i già
affermati atleti Rodolfo Massi e Francesco Cingolani, i nocchieri federciclistici Lino
Secchi e Ivo Stimilli, Antonio Romagnoli (Ruote e Cultura), il leader dei Veterani
sportivi Giuseppe Giacomelli, il dirigente scolastico dell’Istituto di Ostra, Umberto
Migliari. Quest’ultimo testimonierà anche l’essenza dell’iniziativa barbarese “Bici
Scuola”, che si è ispirata proprio ad Americo Severini. Aggiornamenti sulle due
ruote a cura di Umberto Martinelli. La domenica di Barbarino.
Il 1° ottobre 2006, all’età di 76 anni, Americo Severini, con alcuni soci del gruppo
ciclistico “Club Amici della Bici” di Senigallia, quali Fabio Mancini, Roberto Fabri
e Leonardo Stefanini, affronta una nuova, grande impresa, partecipando alla famosa
e mitica corsa, rigorosamente riservata a biciclette d’epoca, denominata “L’Eroica”,
che prende il via da Gaiole in Chianti, con l’organizzazione di Giancarlo Brocci. E’
stata proprio questa l’occasione che ha dato l’impulso per avviare il racconto che
avete appena letto.
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Eroica 2006 – Americo tra il Senatore paglierini ed il figlio del mitico Gino Bartali.
Eroica 2006 – Americo durante la cerimonia di premiazione con Claudio Marinangeli.
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La gara ha avuto inizio alle cinque del mattino, con una leggera nebbia. Il gruppo
senigalliese aveva deciso di puntare sul percorso lungo, di oltre 200 chilometri, che
si snoda attraverso le magnifiche colline senesi, dal Chianti alla Valdorcia, dove la
bellezza della natura supera molte volte la stanchezza. Lungo il tracciato, si ride,
ci si sfotte, si mangia e si beve, da un vecchio fiasco, il buon nettare di Bacco.
Con il pensiero si torna ai vecchi tempi, si sognano a occhi aperti gli eroici Binda,
Girardengo, Volpi, Bartali, Coppi. Severini dà spettacolo su quelle strade polverose,
caratterizzate da ripide salite, che da Asciano conducono a Montalcino, terra famosa
per il Brunello. Si arrampica senza fatica, come un ghepardo su una pianta, facendosi
invidiare anche da molti giovani. La sua avventura eroica è stata filmata dagli amici
e sarà veramente un documento molto importante nella sua storia: ha coperto il
percorso, insieme al suo gruppo, in un ottimo tempo, giungendo al traguardo in mezzo
a una folla esultante ed accanto ai suoi eroici amici. Ma le avventure del “selvaggio”,
del “Micco”, del “Barbarino”, del mitico campione di ciclocross Americo Severini,
certamente non finiscono qui…
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