La Fic vince a Lione,Italia ed Eurasia: Codice Unico sul Vino,La rotta

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La Fic vince a Lione,Italia ed Eurasia: Codice Unico sul Vino,La rotta
Enzo Oliveri nuovo presidente
della Fic Uk
Lo chef siciliano, nella capitale inglese da oltre vent’anni,
sarà alla guida della Federazione Italiana Cuochi nel Regno
Unito. E’ stato eletto a Taormina.
Lo chef palermitano a Londra Enzo Oliveri è il nuovo
presidente della Federazione Italiana Cuochi in Uk. Sarà lui a
guidare la delegazione degli chef-ambasciatori della nostra
cucina nella capitale britannica, e in tutto il Regno Unito,
nel periodo 2017/2018.
Oliveri è stato eletto a Taormina, nel corso del Consiglio
Nazionale della Federazione Italiana Cuochi e il convegno
“Gusto e Benessere” dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani.
“Sono felice – ha detto Oliveri subito dopo la sua elezione –
di rappresentare i colleghi italiani che come me lavorano nel
Regno Unito e promuovono le nostre tradizioni culinarie
autentiche proteggendo il Made In Italy. Specie in tempi di
Brexit, è una sfida molto importante”.
La delegazione è composta da 25 chef, e sono in molti ad aver
già chiesto di aderire. Lezioni di cucina, eventi
istituzionali, collegamenti con la medicina e attività
culturali sono i quattro settori del suo programma. Le lezioni
di cucina saranno corsi di aggiornamento rivolti ai
professionisti e show-cooking per il grande pubblico, pensando
anche ai fornelli come occasioni per fare “team-building”,
cioè per consolidare gruppi di lavoro.
Gli eventi istituzionali saranno momenti chiave della
promozione delle nostre tradizioni a tavola, specie a Londra
capitale multiculturale d’Europa; i collegamenti con la
medicina serviranno a fare il punto sulla cucina come
prevenzione, studiando piatti per specifiche allergie o
malattie per aiutare i malati a vivere meglio la vita di tutti
i giorni.
Il settore culturale, infine, punterà su mostre d’arte in
relazione con il cibo, menu’ d’artisti e sfilate Food and
Fashion. Il sito web della Fic Uk è www.ficuk.com (online a
breve).
Centodieci
Festival di
Malvasie
Portorose
al
in
Slovenia
Al Festival della Malvasia, uno dei più importanti eventi
vinicoli della Slovenia, organizzato dall’Associazione dei
Viticoltori dell’Istria Slovena, sono in degustazione più 110
Malvasie di oltre 50 produttori, dell’Istria slovena e
istriana, ma anche provenienti da regioni italiane come
Piemonte, Emilia Romagna e Puglia, oltre che dal Friuli
Venezia Giulia, che ha la Malvasia del Carso tra le sue
varietà autoctone accanto a Vitovska e Terrano.
Il Festival della Malvasia si terrà il
12 e il 13 marzo 2017, domenica e
lunedì, per la quarta volta presso
l’Hotel Slovenija, di Portorose,
resort a 5 stelle, fronte mare.
Nel 1998 l’Associazione dei Viticoltori dell’Istria Slovena
organizzò per la prima volta un festival dedicato alla
Malvasia, con lo scopo di far riscoprire la storia e le
potenzialità della loro più importante varietà di vino bianco,
la dominante varietà in tutta l’Istria (Istria che per verità
geografica è solo in piccola parte sotto la Repubblica di
Slovenia, mentre la maggior estensione appartiene ora allo
Stato della Croazia).
Nel programma delle due giornate spicca il laboratorio in
lingua italiana con Liliana Savioli, giornalista, sommelier
giudice di analisi sensoriale e coordinatrice per la guida
Vinibuoni d’Italia. Il titolo dell’appuntamento è «La Malvasia
istriana accoglie la Malvasia Bianca Lunga di Puglia», in cui
– con un approfondimento sulle 16 varietà iscritte nel
Registro Nazionale delle Varietà di Vite – è prevista una
degustazione alla cieca per scoprire la Malvasia Bianca di
Puglia.
Il secondo e ultimo giorno ospiterà alle h 10.30 la tavola
rotonda «Come il mercato accoglie stili di Malvasia diversi».
Alle 14.00 riprenderanno le degustazioni. Contemporaneamente,
sarà attiva il laboratorio «Malvasia, da dove viene e dove va»
che sarà tenuto da Boštjan Zidar di Vinakoper.
Alle h 18 la conclusione del Festival con la proclamazione
delle Malvasie vincitrici del concorso Sommelier della
Slovenia 2017.
Il vitigno della Malvasia ha le sue origini nell’antica
Grecia, e pare sia giunto in Europa da Monembasia, una città
del Peloponneso, con l’espansione commerciale della
Serenissima. I Veneziani avrebbero esportato questo vitigno da
Creta. In Istria si hanno tracce della Malavasia dal 1.300.
Seguendo le rotte degli antichi commerci, la Malvasia è
approdata in diverse parti del
Mediterraneo, ove nel tempo se ne sono
attecchite diverse, ognuna con proprie
caratteristiche, a frutto bianco e a
frutto nero, in relazione ai climi, ai
terreni e alle tecniche di sfruttamento
e valorizzazione.
È diffusa in Toscana (come uva bianca entrando in minima parte
nella composizione del Chianti), nell’Astigiano, nel
Piacentino e nel Parmense, in Puglia (in particolare nel
Salento), in Basilicata (nella zona del Vulture), e in Sicilia
(è nota la Malvasia delle Lipari) ed anche in Sardegna
(specialmente in provincia di Oristano). In Emilia Romagna la
Malvasia è attestata da secoli e per tradizione è conosciuta
come vino frizzante ma dagli anni ’90 lo si trova anche fermo.
Maura Sacher
La Fic vince a Lione
Il team azzurro composto dagli chef della Nazionale Italiana
Cuochi, Fabio Potenzano e Andrea Mantovanelli, premiati
all’International Catering Cup 2017 per il miglior piatto di
carne.
Grande soddisfazione per la partecipazione dell’Italia alla
quinta edizione dell’International Catering Cup 2017, una
delle gare culinarie più complesse al mondo disputatasi a
Lione il 20 e 21 gennaio.
L’impegno e il lavoro degli chef azzurri Fabio Potenzano e
Andrea Mantovanelli, componenti della Nazionale Italiana
Cuochi, seguiti dal coach Pierluca Ardito, è stato ripagato.
Il team Italia ha conquistato il premio per il miglior piatto
di carne.
Un importante riconoscimento per gli azzurri che hanno
affrontato l’impegnativa gara con molta concentrazione e
determinazione. Una lunga e ardua competizione durata due
giorni che ha messo a dura prova gli chef partecipanti.
Rispettando il piano di lavori e i tempi previsti, il team
azzurro ha preparato e presentato le quattro portate del
buffet che i giudici hanno degustato e valutato: royale di
foie gras e di anatra per l’antipasto; trota e merluzzo in
crosta di pasta sfoglia e quenelle di capesante con salsa al
vino bianco per il piatto caldo di pesce; trilogia di maiale
per il piatto caldo di carne; tartelletta e torta mele, pere e
cioccolato per il dessert.
Un menù ispirato al 500° anniversario dell’arrivo di Leonardo
da Vinci in Francia e legato al tema dell’arte tanto cara ai
maestri francesi quanto a Leonardo, l’alchimia. Un lavoro
frutto di ricerca, studio, tecnica e passione.
Italia ed Eurasia:
Unico sul Vino
Codice
Come tutti ormai sanno, il Parlamento italiano ha varato il
Codice Unico del Vino, riunendo in 90 articoli ben 4 mila
pagine di leggi e provvedimenti esistenti nel settore, con
entusiastica soddisfazione della Coldiretti.
Tuttavia è bene ampliare l’orizzonte di conoscenza dei lettori
non direttamente addetti ai lavori, informando che anche
l’Unione Economica Euroasiatica, UEE o EACU (costituitasi nel
2014 tra Russia, Bielorusssia, Kazakistan e dal 2015 con
l’adesione dell’Armenia e del Kirghistan), si è posta
l’obiettivo della definizione di un Codice Unico del vino,
come sono venuti a dircelo in Italia, in varie occasioni,
anche recenti.
Il Codice Unico del Vino dell’Unione euroasiatica, che sarebbe
dovuto essere approvato entro la fine del 2016, mirerebbe a
garantire la trasparenza delle importazioni, ad accelerare la
burocrazia nelle attività di import-export, stanti le
disparità normative nelle legislazioni nazionali nell’intero
settore agroalimentare, su una piazza costituita da 180
milioni di persone, con implicite ripercussioni verso il
mercato cinese.
Secondo le declaratorie, esso intende produrre ricadute
rilevanti nelle politiche commerciali delle aziende vinicole
italiane che guardano verso l’Unione economica eurasiatica, ma
in particolare nelle strategie dei distributori locali,
ostacolando l’insorgere di canali paralleli per la
commercializzazione del vino e dei prodotti alcolici nelle
regioni dell’Eurasia, in modo da uniformare il mercato,
liberalizzare le accise, trovare un sistema omogeneo di
etichettatura, che “armonizzi” la comunicazione dei vini in
tutto il territorio dell’Unione.
L’Italia, sempre ligia alle direttive europee, ha varato in
tempo il proprio Codice Unico, ma ad oggi, pochi giorni alla
fine di dicembre, dal versante euroasiatico non giunge alcuna
nuova notizia ufficiale.
Per le ricadute sulla diffusione dei nostri prodotti nazionali
nell’Eurasia, dobbiamo aspettare, e intanto sono i produttori
vinicoli italiani che devono vedersela con le maglie “antiburocratiche” dell’italico Stato, che entrano in vigore dal 1°
gennaio 2017.
Maura Sacher
La rotta dell’Est
Oltre 250 produttori presenti alle tappe di Vinitaly
International a Hong Kong e in Russia. Seminari, masterclass,
wine bar made in Italy e incontri b2b.
Si parte da Hong Kong la porta d’Oriente, nell’ambito della
International Wine and Spirits Fair; a seguire la tappa di
Mosca, con circa 87 imprese presenti presso il Convention
Center dello Swissôtel Krasnye Holmy, in occasione del
principale appuntamento b2b italo-russo dedicato al vino.
In primo piano gli Executive Wine Seminar della Vinitaly
International Academy (VIA) curati dal suo direttore
scientifico, Ian D’Agata, e dedicati anche ai premiati del 5
StarWines International Wine Award.
“La presenza delle imprese italiane in queste due trasferte è
sicuramente di rilievo – ha detto il presidente di
Veronafiere, Maurizio Danese – a dimostrazione del fatto che
c’è una volontà nuova di mantenere la leadership di mercato in
Russia e soprattutto di recuperare terreno in Cina”.
La
novità
principale
della
settima
edizione
di
Vinitaly Hong Kong è la prima esperienza di Wine2wine Asia,
The Speaker’s Bureau, con focus quotidiani dedicati alla Cina
e alla sua domanda di vino.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani
“Lo scorso anno il valore del vino importato da Hong Kong ha
superato quota 1,25mld di euro e il mercato con la Russia
segna nei primi 7 mesi di quest’anno un’inversione di tendenza
dopo 18 mesi di congiuntura geopolitica negativa, con una
crescita in valore del 4,5 per cento”.
Bayer compra Monsanto
Che i Santi Patroni ci aiutino, potrebbe essere il
sottotitolo, con sarcastico riferimento alla aureola di cui
viene ammantato l’affare, in virtù, per modo di dire, delle
linee dei rispettivi prodotti dei due colossi multinazionali.
La Bayer ha comprato la Monsanto. Con l’acquisizione di
Monsanto da parte di Bayer nasce un gigante dell’agrochimica
che controllerà il 24% del mercato mondiale dei fitofarmaci e
il 29% del mercato delle sementi.
Corteggiata con mesi di trattative la Monsanto ha ceduto e si
è fusa con la Bayer per 66 milioni di dollari, allarmando i
consumatori, gli agricoltori, gli ambientalisti.
In tutto il mondo girano slogan
del tipo: “Se Bayer è l’aspirina
per il mal di testa, è la
Monsanto il mal di testa?”,
“Prima ci ammalano e poi ci
curano?”, “Monsanto semina e
Bayer raccoglie?”.
In effetti, nei comunicati stampa relativi alla fusione la
Monsanto dichiara di voler nutrire il mondo e salvare la gente
dalla fame, questa è la sua generosa ‘mission’, visto che nel
2050 gli abitanti della Terra saranno più di 10 miliardi (oggi
già 7 miliardi) e le risorse disponibili scarseggiano (o
meglio sono mal distribuite e gestite).
Un suo portavoce ha dichiarato “Speaking hypothetically, I
find it difficult to see how an acquisition of a company whose
seeds help feed the world by a company whose products help
keep us all healthy longer could be anything less than
saintly”, in poche parole, ma ‘ipoteticamente’ afferma che gli
è difficile non vedere che “una acquisizione di una società i
cui semi aiutano a nutrire il mondo con una società i cui
prodotti aiutano a mantenere tutti noi in buona salute più a
lungo potrebbe essere niente di meno che santo”!
La medesima missione salvifica è nella mente anche della
Bayer. Per il Responsabile della Bayer Crop Sciences,
l’irlandese Condon, la fusione è la “chiave per la strategia
di sicurezza alimentare a lungo termine”, ammettendo tuttavia
che “non vede alcun modo di affrontare la resistenza enorme
dell’Europa alle sementi geneticamente modificate”,
consapevole che la partita non è chiusa, “siamo appena sopra
alla linea di partenza, non al traguardo”.
Saranno tante le gatte da pelare. Si dovrà affrontare un
attento esame da circa 30 regolatori di tutto il mondo, oltre
i mercati e i gruppi di pressione, in agricoltura e tra gli
ambientalisti, i quali già si sono mobilitati.
Però, per il manager della Bayer, “l’appetito cinese e
l’apertura alla promessa di GM più che compensa lo scetticismo
europeo”.
Contestualmente si viene a leggere che la Monsanto potrebbe
essere pronta a seppellire il proprio nome, una volta
all’interno del gruppo Bayer. Eh, ma se Monsanto cambierà il
nome … che i veri Santi ci aiutino!
Maura Sacher
Rotte digitali per Vinitaly
in Cina
Nuove campagne di sensibilizzazione destinate ai consumatori
cinesi per intercettare la domanda mondiale di vino che nella
Repubblica popolare fa passi da gigante.
Passa anche dal digitale la prossima sfida del vino italiano
in Cina. Se ne è parlato a Shanghai all’evento “E-commerce:
the new gateway for italian wine in China”, organizzato da
Ice, Italian Trade Agency con l’Ambasciata d’Italia nella
Repubblica popolare cinese, il ministero dello Sviluppo
economico e il ministero delle Politiche agricole per
sostenere le aziende italiane già presenti sui canali online
AliBaba e per avviare nuove campagne di sensibilizzazione
destinate ai consumatori cinesi.
“Con 688 milioni di naviganti in rete, di cui in gran parte –
ha dichiarato Giovanni Mantovani, direttore generale di
Veronafiere – nativi digitali e 659 milioni di utenti social,
il web infatti è sempre più uno strumento fondamentale per
colmare il gap che ci separa dagli altri Paesi competitor,
Francia in primis”.
Mantovani ha poi sottolineato che Vinitaly è disponibile a
realizzare, in partnership con i principali attori del settore
vinicolo, la multipiattaforma Italian Wine Channel, per
ampliare la commercializzazione online e diffondere una più
puntuale conoscenza delle peculiarità dei vini e dei vitigni
italiani.
Sul fronte del mercato, in attesa di perfezionare il proprio
vitigno, fa passi da gigante la domanda mondiale di vino in
Cina, oggi 4° principale buyer al mondo e secondo tra i Paesi
extra-Ue, dietro solo agli Usa. Nei primi quattro mesi di
quest’anno la domanda di vino in Cina ha segnato una crescita
impressionante, con un +41,7 per cento che equivale a quasi 10
volte più degli Usa (+4,5 per cento).
La Germania (-6,2 per cento) è a un passo e tutto fa prevedere
che alla fine di quest’anno lo storico buyer europeo venga
superato e lasciato sul posto dal sempre più enoappassionato
Paese del Dragone.
L’Italia è partita tardi rispetto alla Francia, di gran lunga
Paese top exporter, ma nei primi mesi di quest’anno tiene il
passo degli altri competitor con performance che sfiorano una
crescita del 30 per cento, più di tutti gli altri in termini
percentuali.
Ottimismo per lo Champagne
dell’annata 2016
Un dettagliato resoconto sull’andamento climatico e del
conseguente stato di salute dei vitigni in Champagne mette in
luce le criticità della vendemmia 2016 a conseguenza
dell’andamento climatico piuttosto sfavorevole.
Secondo consuetudine, a fine agosto 2016, lo staff tecnico
della Jacquart (Gruppo Alliance Champagne) ha diramato la
situazione della imminente vendemmia in Champagne.
Il quadro di partenza, con la descrizione periodo per periodo
delle condizioni metereologiche che hanno colpito le zone, non
è entusiasmante. Da una primavera fredda, con pioggia, gelo,
grandine e temporali, ad un luglio in parte asciutto in parte
con acquazzoni frequenti ed elevata umidità. Ciò ha
determinato una fioritura tardiva di tutte le varietà
(fioritura verificatasi il 25 giugno, dieci giorni di ritardo
rispetto alla media degli ultimi dieci anni) ed una forte
pressione parassitaria, con lo sviluppo del fungo «Mildiou».
Gli effetti climatici del primo semestre hanno avuto un tale
impatto sui vigneti della Champagne che alcune aziende hanno
rinunciato a vedemmiare, mai successo negli ultimi 30 anni.
E’, comunque, prevista, una raccolta completa attorno al 28-29
settembre, con inizio verso il 15 settembre nelle regioni più
meridionali.
La relazione informa che attualmente le uve cambiano colore e
iniziano la loro maturazione. Le uve di Pinot Noir e Pinot
Meunier svoltano dal verde al viola e poi al nero. Lo
Chardonnay nel frattempo diventerà giallo e finirà quasi
trasparente. Campioni giornalieri nei primi giorni di
settembre permetterano di monitorare questa maturazione e
prevedere più precisamente la data di raccolta ideale, per
crû, paese e posizione dei vigneti.
Fino a oggi, la vedemmia è stimata nella Côte des Bar al 15-20
settembre, nella Valle della Marna e nell’Aisne al 20
settembre, al 24 settembre nella Côte des Blancs, e nel Nord
della Montagne de Reims al 29 settembre.
Sarà una raccolta meno abbondante del 2015, ma – assicurano da
Jacquart – un potenziale di
rendimento commerciabile per il
2016 grazie ai vini di riserva
sbloccati, in leggero aumento
rispetto al 2015. Il volume fissato
dal CIVC il 20 luglio 2016 è di
10.800 kg / ettaro, di cui 9.700 kg / ettaro per la raccolta,
e 1.100 chilogrammi / ettaro saranno estratti dalle riserve al
primo febbraio 2017.
Il meteo delle prossime settimane sarà decisivo. Ad ora, in
Champagne, da tre settimane: poca pioggia, tempo asciutto,
molto caldo, con temperature superiori a 35 gradi in
quest’ultima settimana, ventoso anche se non molto fresco di
notte.
In Champagne sono ottimisti.
Maura Sacher
Terzo corso di formazione in
Cina sui vini italiani
Si conclude domenica 28 agosto 2016, presso il Four Seasons
Hotel di Pechino, il secondo corso di formazione per formatori
nel settore vitivinicolo in Cina, nel quadro del progetto
“2016 Top Italia Wines&Spirits Course”.
Gli incontri internazionali sono organizzati dall’Agenzia per
la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle
Imprese Italiane (ICE) in collaborazione con l’Unione Italiana
Vini (UIV) e Federvini, e rientrano nel progetto finalizzato
ad accrescere il livello di conoscenza in merito alla varietà
e qualità dell’offerta vinicola italiana presso il mercato
cinese.
Il terzo di quattro eventi formativi per Educator e
Storyteller cinesi nel settore vitivinicolo italiano ha
riguardato le seguenti tematiche: breve storia del vino
italiano, tecniche di vinificazione e introduzione a dieci
denominazioni tipiche (Asti, Barolo, Langhe, Amarone della
Valpolicella, Prosecco, Chianti & Chianti Classico, Brunello
di Montalcino, Montepulciano d’Abruzzo, Sicilia e
Franciacorta), a cura di Lau Wai Man Ronny, Presidente della
Hong Kong Wine Critics Association e Co-Presidente della
Shanghai International Wine Challenge. Si conclude con una
giornata dedicata alle tecniche di degustazione ed agli
abbinamenti tra cibo e vino, proposti da Jerry Chen Cheng Yi,
Sommelier dell’Association of Italian Sommeliers di Pechino.
I primi due corsi si sono invece svolti rispettivamente dal 24
al 26 giugno a Shanghai e dal 22 al 24 luglio a Canton nel
corso del 2016. L’ultimo incontro avrà luogo a Chengdu dal 14
al 16 ottobre prossimo.
Al termine delle quattro tappe formative, i partecipanti, il
cui numero totale si attesterà tra le 60 e le 80 unità,
otterranno un diploma per le qualifiche di ‘Educator’ o
‘Storyteller’, durante una cerimonia presso l’Ambasciata
italiana di Pechino nel mese di novembre 2016. Tali figure
professionali saranno impiegate in occasione di azioni
mediatiche specifiche, aventi lo scopo di promuovere il
settore vitivinicolo italiano presso il mercato cinese.
L’Italia è il quinto esportatore di vino in Cina dopo Francia,
Australia, Cile e Spagna. In tale settore il nostro paese
registra una buona performance, vista la dinamica delle
esportazioni, che ha confermato una notevole espansione in
valore dal 2013 al 2015, aumentando da 74.7 a 89.1 milioni di
euro e riportando una variazione positiva del 19,3%. Le cifre
in termini di quantità mostrano un incremento da 21.9 a 26.9
milioni di litri durante lo stesso periodo, per una variazione
del 22,9 %. I vini in bottiglia rappresentano la prima
tipologia più esportata, avendo fatto registrare un aumento in
valore da 59.3 a 72 milioni di euro dal 2014 al 2015, per una
crescita del 21,5% (elaborazioni ICE su dati ISTAT).
Maura Sacher
Veronafiere e Sol d’Oro in
Australia
‘Sol d’Oro Emisfero Sud’ è nato nel 2014 dallo sdoppiamento di
Sol d’Oro, il più importante concorso mondiale dedicato agli
oli extravergine di qualità, come evento itinerante tra i
Paesi nuovi produttori (Argentina, Cile, Perù, Brasile,
Uruguay, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica).
‘Sol d’Oro Emisfero Sud’, la competizione che Veronafiere
dedica agli oli extravergine di oliva prodotti nei Paesi a sud
dell’Equatore, è stato ospitato nelle due prime edizioni da
Cile e Sudafrica, nel 2016, per la terza edizione, dal 5 al 9
settembre va a Melbourne, in Australia. L’evento si svolge con
il patrocinio del Consolato Italiano ed è organizzato con la
collaborazione della Camera di Commercio Italiana a Melbourne.
Il primo albero di ulivo dell’Oceania fu piantato nel giardino
botanico di Sydney nel 1800. Da allora, l’Australia è
diventata terra di produzione e consumo di olio extravergine,
con uno deciso sviluppo dagli Anni Sessanta del secolo scorso.
Sponsor e sostenitore dell’iniziativa in Australia è il
Governo del Victoria, che vede in Sol d’Oro Emisfero Sud un
incentivo alla crescita qualitativa del settore dell’olio
d’oliva locale e la sua promozione a livello internazionale,
in concorrenza al bacino del Mediterraneo dove l’olivicoltura
è diffusa da millenni. Alle opportunità di mercato sono
dedicati due focus economici in programma nella giornata
conclusiva dei lavori, dopo la proclamazione dei vincitori e
la degustazione guidata degli oli premiati. Tre le categorie
in concorso: fruttato leggero, fruttato medio, fruttato
intenso.
Gli oli vincitori di Sol d’Oro Emisfero Sud potranno fregiarsi
del “bollino di qualità” Sol d’Oro, Sol d’Argento e Sol di
Bronzo; inoltre insieme a quelli di Sol d’Oro Emisfero Nord in
programma a febbraio 2017, saranno presentati ai buyer
internazionali all’interno dell’Oil Bar durante la prossima
edizione di Sol&Agrifood – Salone internazionale
dell’agroalimentare di qualità (9-12 aprile 2017) e inseriti
nella guida «Le stelle del Sol d’Oro» edita annualmente da
Veronafiere e distribuita ai buyer e giornalisti provenienti
da tutto il mondo.
Maura Sacher