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Spettacoli Luglio 2009 L’Ambasciatore 17 Dal 9 luglio parte la XV edizione del rinomato festival . Onofrio: «Una grande soddisfazione» Pomigliano, appuntamento con la musica Ornella Scognamiglio Dal 9 al 12 luglio parte il consueto appuntamento con il Festival del Jazz campano per eccellenza diretto da Onofrio Piccolo. Giunto alla XIV edizione il Pomigliano Jazz Festival anche quest’anno propone musica di qualità della scena inter- nazionale oltre alla presentazione e la promozione di inediti della scena jazz campana. Quattro intensi giorni di musica nel Parco Pubblico di Pomigliano d’Arco contornati da mostre, guide all’ascolto, laboratori creativi per bambini, prove aperte e performance artistiche. Al festival sarà presentata anche la nuova produzione di Itinera, etichetta discografica nata dall’esperienza decennale di Pomigliano Jazz dedicata a Miles Davis. Un lavoro su un disco importante di Miles Davis uscito nel 1969. A 40 anni dalla pubblicazione di “In a silent way”, album che ha rivoluzionato il mondo del jazz e ha segnato la svolta elettrica di Miles Davis con il passaggio dai gruppi acustici ai gruppi elettrici, “abbiamo costruito una produzione basandoci su quell’idea inserendo all’interno ulteriori elementi di novità, con musiche elettroniche” dichiara il direttore artistico Onofrio Piccolo. Protagonista dell’omaggio Martux, musicista, compositore, performer, sound artist e produttore, accompagnato da un quintetto inedito composto da il trombettista Fabrizio Bosso, il chitarrista Evind Aarset, Francesco Bearzatti al sassofono e Aldo Vigorito al contrabbasso, che presentano il disco “About a silent way”. Altro evento atteso è il concerto dell’Orchesra Napoletana di Jazz diretta da Mario Raja che riunisce alcuni tra i principali musicisti campani: Marco Zurzolo, Pietro Condorelli, Enzo Nini, Giulio Marigliano suona il suo Jazz: Condorelli e Cuban Stories infiammano gli appasionati Un momento della manifestazione della scorsa edizione del “Pomigliano Jazz Festival” Martino, Salvatore Tranchini. Tra le star internazionali, attesi Anthony Braxton, innovatore del free jazz, il contrabbassista William Parker con la cantante-ballernia Leena Conquest e la pianista Eri Yamamoto. Tra gli italiani: Enrico Rava New Quintet con ospite Gianluca Petrella, il trio del pianista Stefano Battaglia in un omaggio a Pier Paolo Pasolini, e la Mario Raja Big Band. Il festival, divenuto ormai un appuntamento di respiro internazionale, una ampia e prestigiosa ribalta e un laboratorio di promozione della scena jazz campana e del territorio. È una rassegna di talenti nazionali e star mondiali, ma anche un luogo per inedite produzioni culturali che fanno dialogare linguaggi e dialetti musicali distanti, modalità e forme artistiche diverse, istanze e suggestioni di terre lontane. «Come tutti gli anni stiamo cercando di realizzare un festival con una finestra ampia sulla scena jazzistica internazionale -dichiara il direttore artistico Onofrio Piccolo- il nostro obiettivo è stato sempre quello di far avvicinare quanti più giovani e gente a questo tipo di musica. Abbiamo dato negli anni un taglio molto ampio, abbiamo lavorato molto sulle produzioni per avere concerti in esclusiva per dare al pubblico un’idea di novità, di unicità ed esclusività». Non solo musica al Pomiglaino Jazz... mi parli del progetto «Il jazz è il punto centrale, ma a noi interessa molto lavorare sulla contaminazione dei linguaggi per cui abbiamo sempre promosso la fotografia, la musica, la danza ed altre forme d’arte. Quest’anno realizzeremo una mostra fotografica su un tema molto specifico che è Pomigliano, cioè il nostro territorio, e lo faremo su tre elementi: la fabbrica, la musica popolare e il jazz, tre elementi che fanno riconoscere questo territorio, questa città anche a livello nazionale. Lo facciamo in un momento particolare in cui la crisi industriale colpisce il nostro paese in maniera molto drammatica con il rischio di chiusura dello stabilimento e la cassa integrazione. Il festival vuole testimoniare l’importanza di questa battaglia e pur senza entrare in logiche politico-sindacali vuole mantenere viva l’attenzione su questo, lo fa attraverso la realizzazione di una mostra fotografica e il sostegno di alcuni musicisti dal palco». Come definisce il Pomigliano Jazz? «Una grande fatica ma una grande passione». Per tre serate Marigliano è stata città del Jazz. Il festival ha presentato un programma all’insegna dell’“Italian Moods”, artisti italiani molto noti anche sulla scena internazionale. La prima serata ha visto come protagonisti i Cuban Stories, il gruppo guidato da Alfonso Deidda, che hanno proposto brani originali in cui la radice afrocubana è solo lo spunto per una musica molto moderna e contaminata da svariate influenze sempre molto cantabile. Il gruppo ha coinvolto il numeroso pubblico con le sonorità cubane e standard jazz opportunamente riletti in chiave Unʼesibizione al “Marigliano Jazz” latina.Travolgente la serata di venerdì, con il Pietro Condorelli Quartet che ha eseguito brani dal suo repertorio e standard. Quella di Condorelli è una musica che riassume molte correnti jazzistiche moderne pur mantenendo una coerenza stilistica notevole che si applica anche all'esecuzione degli standard. Interessante la capacità di dialogo tra i quattro strumenti, i virtuosismi del pianista Francesco Nastro e la potenza ritmica di Gaetano Fasano. La rassegna è stata chiusa da Antonio Faraò Trio. Il prodigioso musicista si ispira ai maggiori pianisti americani di discendenza be-bop come Herbie Hancock, McCoy Tyner, Kenny Kirkland. ed è anche uno dei pochi che si esibisce con regolarità anche oltreoceano e con artisti americani. Nonostante questo ha un approccio compositivo più europeo e mediterraneo e cerca di integrare quindi la propria ascendenza stilistica afro-americana con la cantabilità propria di un italiano, come hanno fatto parallelamente altri artisti italiani contemporanei come Enrico Pieranunzi o Enrico Rava, sebbene ognuno con la propria personalità. La passionalità della sua esibizione ha travolto il pubblico che ha salutato il trio e il festival con scroscianti applausi. A fine concerto la musica si è spostata alla vineria “Barrio Alto” per jam session che hanno visto come protagonisti i musicisti ospiti del festival e molte giovani promesse del jazz, offrendo serate incandescenti. Da sottolineare la grande partecipazione del pubblico accorso da varie zone della regione che ha incoraggiato i soci dell’associazione Skidoo, organizzatrice dell’evento, che promuove tante iniziative durante l’anno e che ha in cantiere l’ambizioso progetto di fondare un’etichetta di produzione propria. Luisa Roberto