MUSEO DELLA FAUNA E DEL BRACCONAGGIO
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MUSEO DELLA FAUNA E DEL BRACCONAGGIO
Il Museo nasce da un’interessante raccolta di materiale illustrante il tema del bracconaggio e del trappolaggio. L’Amministrazione Comunale di Bardi è entrata in possesso della collezione nel 2005 e nel 2007 ha deciso, utilizzando fondi RER e con la consulenza scientifica del Prof. Vittorio Parisi, la riqualificazione del Museo. Come raggiungere Bardi: autostrada A15 uscita Fornovo Taro, a sinistra seguire provinciale SP28 - autostrada A15 uscita Borgo Val di Taro, fondovalle Val Taro - Borgotaro - SP21 Bardi - Borgo Val di Taro. Il bracconaggio in passato ha avuto un importante ruolo nella sopravvivenza degli abitanti della Valle ma oggi, ancora ampiamente praticato, è limitato a soli atti barbari ed illegali per la conquista di esemplari rari o l’eliminazione di specie considerate nocive. INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI www.castellodibardi.it www.comune.bardi.pr.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Tel. : 0525.71321 0521.821139 333.2362839 Tel/Fax: 0525.733075 Fortezza di Bardi Provincia di Parma Stampa: Novembre 2012 Grafica: Studio Planorbis, Cavriago RE MUSEO DELLA FAUNA E DEL BRACCONAGGIO Il nucleo storico della raccolta costituiva il Museo delle trappole e del bracconaggio, ideato e realizzato nel 1994 da Giovanni Todaro. L’intento principale dell’Amministrazione è stato sia quello di salvaguardare e valorizzare la collezione, dando una continuità storica al museo, sia quello di definire un nuovo rapporto con il pubblico garantendone una miglior fruibilità ed esaltando l’aspetto didattico. Il Museo viene quindi riconvertito in Museo della fauna e del bracconaggio, volto soprattutto ad illustrare alcuni elementi faunistici autoctoni ed il tema della protezione della fauna, con riferimenti specifici al tema del bracconaggio. L’allestimento è stato studiato e curato da Eliana Orsi, le vetrine sono di Mario Fontanini e gli esemplari sono stati restaurati da Giovanni Righi. Castello di Bardi Il museo si compone di quattro sale Nella prima sala si introduce il tema del bracconaggio nella legislazione, nella storia e le tecniche più comuni e subdole utilizzate in alcune pratiche illegali come l’uccellagione, i lacci, i bocconi avvelenati, ecc. Nella seconda sala troviamo la sezione dedicata alla C.I.T.E.S, ossia la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora, che regola il commercio e la detenzione di specie rare o in pericolo di estinzione; interessantissimi gli avori custoditi nella vetrina bifronte, come anche le zanne intere di elefante, i carapaci di tartaruga, le conchiglie, le madrepore ed i pellami esposti. La Convenzione ha l’obiettivo di contrastare il massacro di cui sono vittime molte specie, anche in pericolo di estinzione, per scopi commerciali sia per la fabbricazione di oggetti d’uso o per collezione sia per motivi amatoriali (animali in cattività). In Italia è il Corpo fo- restale che ha il gravoso incarico di far rispettare la Convenzione. Si ricorda che questi reperti sono provenienti dai sequestri del Corpo Forestale dello Stato e qui esposti a fini didattici. Nella terza e nella quarta sala la tematica è la fauna locale, con rappresentati i diversi metodi di trappolaggio illegale di cui è bersaglio. I tre grandi diorami in vetro, con gli animali in ostensione, ci permettono di vivere all’interno del bosco, conoscere da vicino le specie che lo popolano ed anche di vedere le insidiose trappole di cui spesso sono vittime. Sono presenti nella terza sala alcune teche in vetro con uccelli e mammiferi in ostensione tra cui un Tasso, un cucciolo di Volpe, una Puzzola, alcuni rapaci notturni e diurni ed anche un’Aquila che preda un Coniglio. QUARTA SALA TERZA SALA SALA C.I.T.E.S. PRIMA SALA ingresso Il Lupo, recentemente tornato nel nostro Appennino, un tempo oggetto di caccia spietata, è ora specie protetta. Il Capriolo, ungulato presente in diversi ambiti collinari (una consistente popolazione è presente nei Boschi di Carrega) si sta diffondendo anche in pianura, soprattutto lungo i corsi d’acqua. Il Daino, specie esotica ormai adattata al nostro territorio da secoli, forma gruppi numerosi in cui il maschio dagli ampi palchi si impone per il suo aspetto maestoso che richiama il più grande Cervo. Alcune specie vivono solo in ambienti collinari e montani come la Puzzola, il Tasso, l’Aquila, il Frosone; altri, come lo Scoiattolo, la Ghiandaia si spingono fino al piano, anche nei parchi delle città. La Volpe è sempre più confinata in ambienti di bosco a causa della persecuzione di cui è oggetto.