Prima ipotesi di Indicatori di sostenibilità per la provincia di Piacenza.
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Prima ipotesi di Indicatori di sostenibilità per la provincia di Piacenza.
Amministrazione Provinciale di Piacenza - Area Programmazione territoriale – Infrastrutture – Ambiente SPTU - Servizio Programmazione Territoriale e Urbanistica Via Garibaldi 50, 29100 – PIACENZA, tel. 0523/7951 Prima ipotesi di Indicatori di sostenibilità per la provincia di Piacenza. P. Lega Rapporto interno n. 03/03 Marzo 2003 1. Premessa. Gli indicatori sono algoritmi ad una o più variabili che hanno lo scopo di descrivere con il proprio valore numerico lo stato di un sistema più o meno complesso; l’utilizzo di un indicatore o di un insieme di indicatori soddisfa l’esigenza di disporre di una visione sintetica del sistema, in un certo istante o nel corso di un monitoraggio continuo nel tempo. Gli indicatori dunque permettono di quantificare l’informazione e di semplificarla in una sintesi efficace, facilitando la comunicazione e l’assunzione di decisioni. Ogni indicatore può utilizzare più variabili, così come un indicatore aggregato può utilizzare più indicatori multifattoriali. L’utilità di giungere ad una valutazione sintetica dello stato del sistema socio economico è invero tuttora oggetto di discussione, tra chi ritiene la sintesi ( e in particolare l’uso di indicatori sintetici o aggregati) efficace e comunicativa, e chi la ritiene una drammatica perdita di informazione: anche la ricerca sugli indicatori risente ovviamente di questa ambivalenza. La sostenibilità non è facilmente misurabile: non si presenta infatti come un fenomeno naturale, descrivibile da una serie di indicatori ambientali; si tratta invece di un bilancio complesso tra l’insieme dei flussi e dei consumi di risorse, in atto o programmati, all’interno di un dato contesto socio economico, e i tassi di riproduzione delle stesse risorse, valutato anche alla luce dei fabbisogni attualizzati delle generazioni future. La relativa novità del concetto di sostenibilità e la complessità di questo bilancio ha fatto sì che non esista ancora un accordo a livello internazionale sui suoi indicatori, sui criteri di misurazione e sulle unità di misura. La ricerca internazionale sugli indicatori dello sviluppo ha intrapreso una strada particolare negli ultimi 15 anni, da quando cioè nel 1987 la Commissione dell’ONU sullo Sviluppo e l’Ambiente ha prodotto il famoso “Rapporto Bruntland” (Our Common Future) che ha preconizzato il concetto di “sviluppo sostenibile”; da allora, seguendo le tappe verso la Conferenza di Rio del 1992 fino a quella di Johannesburg del 2002, le iniziative si sono moltiplicate e diversificate, con l’intento comune di trovare una alternativa all’uso dei vecchi indicatori macroeconomici (e in particolare il PIL), che rendesse conto della complessità economico-ambientale-sociale della sostenibilità dello sviluppo; all’interno di questa proliferazione permangono comunque profonde diversità di concezione dei termini stessi di partenza: sia quindi del concetto di sviluppo (quantitativo o non, economico, sociale, a volte contrapposto a crescita, ecc.), sia del concetto di sostenibilità (ambientale, globale, legato ai fabbisogni delle generazioni future, o piuttosto agli stock globali di risorse materiali e biologiche, ecc.). Ogni soggetto che ha elaborato set di indicatori li ha poi suddivisi o classificati in funzione dell’utilizzo prospettato: vi sono così classificazioni per matrici (acqua, aria, suolo, ecc.) o per temi (agricoltura, trasporti, energia, ecc.), per categorie secondo Agenda 21 (società, economia, ambiente, istituzioni), per modalità di utilizzo (indicatori descrittivi, prestazionali, di efficacia, ecc.), o per segmento di un dato modello concettuale (modello PSR pressionestato-risposta, modello DPSIR determinante-pressione-stato-impatto-risposta, ecc.). Gli indicatori dello sviluppo, semplici ed aggregati, comunque classificati, ideati in questi 15 anni da soggetti pubblici e privati, nazionali e sovranazionali, sono diventati così diverse centinaia, anche se in moltissimi casi tra di loro assai simili: la nostra scelta si è dovuta quindi forzatamente restringere, per conservare una omogeneità di ispirazione, ai set di indicatori che sono stati sviluppati attorno al percorso di Agenda 21 in ambito ONU, CE ed Italia. I set di indicatori da cui siamo partiti per ipotizzare una scelta adatta al contesto territoriale piacentino, sono dunque stati: 1) gli Indicatori di Sviluppo Sostenibile messi a punto dalla Commissione sullo Sviluppo Sostenibile (CSD) dell’ONU: 134 indicatori suddivisi nelle 4 categorie di Agenda 21 (sociale, ambientale, economico, istituzionale) ed ulteriormente suddivisi in un modello DSR (driving forces – state – response); di questi, i 62 principali sono ampiamente descritti nel manuale “Linee guida e metodologie” dell’UNCSD; 2) gli indicatori ambientali dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA), 107 indicatori suddivisi in 12 temi ambientali, nonché ulteriormente presentati in un modello DPSIR (driving – pressure – state – impact – response); ogni indicatore è presentato e calcolato per i 15 paesi europei in una scheda (factory sheet); 3) gli Indicatori di Pressione Ambientale di Eurostat, l’agenzia statistica della CE; sono 48 indicatori ambientali suddivisi in 8 temi principali; oltre a questi indicatori ambientali, Eurostat aggiorna sistematicamente un set di Indicatori Strutturali relativi all’insieme del sistema economico – sociale - ambientale, e:\testi\rappint\03_03.doc 1 suddivisi in 6 categorie di cui una è quella ambientale, che vengono popolati annualmente per i 15 Stati membri; 4) gli indicatori ambientali dell’OECD (OCSE): sono circa 50 indicatori suddivisi nei segmenti del modello PSR, che riguardano tutte le matrici e i temi ambientali; di questi sono stati scelti 10 “indicatori chiave”, quasi tutti indicatori di pressione (secondo il modello PSR); l’OECD ha elaborato inoltre diversi set di indicatori economici, sociali, culturali, ecc., ed ha analizzato i più diffusi indicatori aggregati di sviluppo; 5) gli Indicatori Comuni Europei (ECI) elaborati nell’ambito della “Campagna Europea delle Città Sostenibili” lanciata ad Aalborg nel 1994 con la “Carta di Aalborg” e poi sviluppata nelle conferenze di Lisbona (1996) e di Hannover (2000) in cui sono stati presentati gli ECI; si tratta di 10 indicatori essenziali, di cui 5 principali e 5 opzionali, che riguardano l’insieme delle categorie dell’Agenda 21; sono più propriamente rivolti alla misura della sostenibilità degli ambienti urbani; a Gennaio 2003 avevano aderito alla Campagna 131 Enti Locali europei, di cui però solo 25 avevano compilato gli indicatori. Oltre a questi set di riferimento di indicatori di base, sempre in ambito ONU e CE si è lavorato attorno ad indicatori aggregati di sostenibilità, adottati per lo più a livello mondiale e nazionale: occorre ricordare in particolare l’HDI (Human Development Index) promosso dall’UNDP assieme ad una molteplicità di altri indici composti ricavati per lo più dal set dell’UNCSD, e popolati nei “Rapporti sullo Sviluppo Umano” per tutti i paesi del mondo (4). Anche l’UNEP da parte sua ha messo a punto indicatori aggregati, più orientati alla sostenibilità ambientale (GHG, Greenhouse Gas Emissions Index) (14); alcuni di questi indicatori aggregati potranno essere aggiunti alla nostra proposta in seguito. Anche in Italia le iniziative si sono moltiplicate nel corso degli ultimi 10 anni, coerentemente con il quadro internazionale ed europeo; già nella Delibera CIPE 28.12.1993 (il primo Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) il Governo individuava 6 ambiti tematici e i relativi indicatori da monitorare per garantire la sostenibilità dello sviluppo nazionale; negli anni successivi l’ANPA (ora APAT) tramite il proprio Centro Tematico Nazionale Conservazione della Natura ha svolto un approfondito lavoro di messa a punto di un set di indicatori ambientali per il monitoraggio della sostenibilità dello sviluppo, che ha portato ad una selezione di circa 200 indicatori scelti fra gli schemi dell’OECD, dell’Eurostat e dell’EEA (8); il set dell’ANPA costituisce una ottima base di partenza per l’Italia. Infine con la Delibera CIPE 57/2002 il Governo ha approvato la Strategia di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, aggiornamento del Piano del 93 (9). Nell’Allegato alla Delibera sono individuati 18 temi suddivisi in 4 ambiti principali (clima e atmosfera, natura e biodiversità, ambiente urbano, rifiuti), per ognuno dei quali viene proposto un numero diverso di indicatori ed il relativo obiettivo quantitativo al 2012, per un totale di 146 indicatori ambientali (15). Molte altre iniziative parallele sono poi state sviluppate nell’ambito privato, da Istituti, Associazioni e ONG: il benchmarking Ecosistema Urbano di Ist. Ambiente Italia e Legambiente (11), gli indicatori di sostenibilità dell’ISSI, diverse iniziative universitarie (l’Emergia a Pisa, l’Indice di Naturalità e l’Indice di Qualità del Territorio Urbano a Torino…), ecc. Negli ultimi due anni inoltre si è sviluppata una notevole attenzione anche tra gli Enti Locali per l’elaborazione di due nuovi indicatori aggregati di sostenibilità, quali l’Impronta Ecologica (Ecological Footprint), ideata inizialmente da M. Wackernagel e W. Rees dell’Università di Vancouver, fatta propria dall’IISD e poi diffusasi rapidamente in tutti i paesi OECD e ora in procinto di adozione anche da parte della Campagna Europea Città Sostenibili (11); e il Cruscotto della Sostenibilità (Sustainability Dashboard), ideato inizialmente dal JRC (Centro Comunitario di Ricerca di Ispra) (12), diffuso dal CGSD dell’IISD, ed anch’esso ampiamente adottato. Infine nell’ambito della Regione Emilia Romagna, sia la Regione stessa (Ass. Agricoltura e Ambiente, Ass. Programmazione Territoriale), sia l’ARPA (Rimini, Reggio Emilia, Piacenza), sia diversi Enti Locali (Province, Comuni) hanno elaborato ricerche e calcoli degli indicatori di sostenibilità, e in particolare di diversi indici aggregati e dell’Impronta Ecologica, anche con la consulenza di Istituti Universitari (Politecnico di Torino, Fac. Scienze Ambientali di Parma, Fac. Scienze Ambientali di Ravenna, ecc.); 2. Gli Indicatori dell’UNCSD. L’adozione di Indicatori sullo Sviluppo Sostenibile è stato un preciso impegno del Capitolo 40 di Agenda 21 (Rio 1992) dedicato alla disponibilità di informazioni per i decisori (decision-making); in quel contesto veniva evidenziata la necessità di superare il contesto dei classici indicatori economici (PIL, GNP) ed ambientali (Flussi di inquinamento) e giungere alla definizione di specifici indicatori dedicati a descrivere il carattere di sostenibilità dello sviluppo, da rendere universalmente accettati e da utilizzare assieme ad un miglioramento generale della disponibilità e della qualità dei dati. Come parte dell’implementazione del Work Program on Indicators of Sustainable Development (ISDs) adottato dalla Commissione sullo Sviluppo Sostenibile dell’ONU (CSD) alla sua terza sessione nell’Aprile 1995, è stata messa a punto una lista di lavoro di 134 indicatori con le relative schede metodologiche, messa poi a disposizione per il test volontario a livello nazionale ai paesi di tutte le regioni del globo. Lo scopo della CSD relativamente all’ISDs era quello di avere un valido set di indicatori da rendere operativo in tutti i paesi a partire dal 2001. Gli indicatori UNCSD sono stati divisi nelle 4 categorie di Agenda 21, e per ognuna di queste in una serie di temi principali che sono: 1. Sociale (equità, salute, educazione, abitazione, sicurezza, popolazione) 2. Ambientale (atmosfera, suolo, mari e coste, acqua potabile, biodiversità) 3. Economica (struttura economica, sistema di produzione e consumo) e:\testi\rappint\03_03.doc 2 4. Istituzionale (quadro istituzionale, capacità istituzionale) Ogni tema principale è a sua volta suddiviso in sottotemi, per ognuno dei quali viene proposta una serie di indicatori; un esempio per il primo tema (Equità) della categoria Sociale, si distinguono 2 sottotemi: 1) Povertà (Indicatori: Percentuale di popolazione che vive sotto il livello di povertà, Indice di Gini della diseguaglianza di reddito, Tasso di disoccupazione), e 2) Eguaglianza di genere (Indicatori: Rapporto tra il salario medio maschile e femminile). Ogni indicatore ha una scheda tecnico - gestionale nel manuale sulle Linee Guida e le Metodologie (3), in cui si trovano definizione, unità di misura, classificazione, rilevanza politica, descrizione della metodologia, valutazione dei dati, Agenzie coinvolte nello sviluppo dell’indicatore, riferimenti bibliografici. Pur presentando diversi indicatori più adatti ad offrire confronti internazionali tra paesi ricchi e paesi poveri, piuttosto che confronti tra territori contigui a scala locale, il set di indicatori dell’UNCSD deve essere probabilmente considerato quello relativo all’intero sistema economico sociale più organico e completo, le cui categorie e i cui temi rispecchiano appieno l’impostazione di Agenda 21 su scala planetaria. 3. Gli Indicatori Ambientali dell’EEA. L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha messo a punto un set di 107 Indicatori Ambientali con lo scopo di facilitare, semplificare e standardizzare la comunicazione ambientale verso i decision - maker, pubblici e privati; gli indicatori dovrebbero così servire a fornire informazioni, a supportare lo sviluppo delle strategie e la scelta delle priorità, individuando i fattori chiave che causano pressione sull’ambiente, e a monitorare gli effetti di ritorno delle strategie. Per classificare il proprio set di indicatori, l’EEA utilizza sia uno schema concettuale che una suddivisione tematica. Lo schema concettuale è il DPSIR (driving forces – pressure – state – impact – response), una rielaborazione dello schema PSR (pressure – state – response) proposto e adottato dall’OECD; secondo questo schema, lo sviluppo sociale ed economico esercita una pressione sull’ambiente che, conseguentemente, cambia ad es. nelle condizioni per garantire il proprio stato di salute, la giusta disponibilità di risorse o la biodiversità. Infine, questo porta ad un impatto sulla salute umana, sugli ecosistemi e sui materiali, che possono richiedere una risposta da parte delle autorità pubbliche, che a sua volta retroagisce sui determinanti o direttamente sugli stati o sugli impatti, attraverso una azione di reciproco adattamento. Basandosi su questo schema, l’EEA ha ritenuto che gli indicatori ambientali debbano riflettere tutta la catena causale che lega le attività umane ai loro impatti ambientali e alle conseguenti risposte politiche. Gli indicatori che si riferiscono singolarmente ad uno degli elementi dello schema DPSIR sono anche chiamati indicatori “descrittivi”, che cioè rispondono alla domanda “che cosa sta accadendo all’ambiente e all’uomo?”; ci sono pertanto indicatori descrittivi dei determinanti, indicatori descrittivi di pressione, di stato, di impatto e di risposta. Nel campo della qualità dell’aria relativa al traffico urbano ad es. un indicatore descrittivo dei determinanti può essere il numero di automobili circolanti; un indicatore di pressione è l’emissione totale di NOx dai veicoli circolanti, un indicatore di stato è la concentrazione di NOx in aria nell’ambiente urbano, un indicatore di impatto può essere la frequenza di ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie, un indicatore di risposta è il numero di giorni con provvedimenti restrittivi del traffico urbano. Ovviamente la risposta dovrebbe in seguito retroagire su determinanti, pressioni e stati e migliorare conseguentemente gli impatti. La suddivisione tematica degli indicatori ambientali dell’EEA segue questo catalogo: 1. Agricoltura 2. Qualità dell’aria 3. Cambiamenti climatici 4. Coste e mari 5. Energia 6. Abitazioni 7. Natura 8. Suolo 9. Turismo 10. Trasporti 11. Rifiuti 12. Acqua. Ogni indicatore è descritto da una scheda che illustra la metodologia, riporta il calcolo dell’indicatore per tutta la CE agli estremi dell’ultimo decennio e le variazioni nel decennio per ogni paese della CE; i dati sono presentati in forma tabellare e grafica; è riportata la descrizione della sorgente dei dati e una valutazione della loro affidabilità e rappresentatività. 4. Gli Indicatori di Pressione Ambientale di Eurostat. Eurostat è l’agenzia statistica della Commissione Europea e si occupa della gestione dei database economicosociali della Comunità e delle attività di studio e di reporting. e:\testi\rappint\03_03.doc 3 Eurostat ha messo a punto e tiene popolati diversi set di indicatori in tutti i settori economico – sociali – ambientali della Comunità; tra quelli che ci riguardano più da vicino, ci sono gli “Indicatori di pressione ambientale” e gli “Indicatori Strutturali”. Gli Indicatori di pressione ambientale sono 48, suddivisi in 9 settori politici con 5 –6 indicatori ciascuno: 1. Consumo delle risorse 2. Rifiuti 3. Dispersione di sostanze tossiche 4. Inquinamento dell’acqua 5. Ambiente marino e zone costiere 6. Cambiamenti climatici 7. Inquinamento dell’aria 8. Riduzione dell’Ozono 9. Problemi dell’ambiente urbano In ogni settore sono presenti indicatori di pressione, stato e risposta; ogni indicatore è documentato e calcolato per i paesi della CE. Gli Indicatori Strutturali sono invece una selezione di Indicatori relativi ai diversi aspetti del sistema economico – sociale – ambientale, e individuano un quadro più generale dello sviluppo, più vicino al quadro descritto da Agenda 21; negli aspetti economici e sociali infatti compaiono molti indicatori descrittivi dell’UNCSD: 1. Base generale dell’economia 2. Occupazione 3. Innovazione e ricerca 4. Nuova economia 5. Coesione sociale 6. Ambiente Per ogni aspetto sono definiti da 15 a 25 indicatori. Per la Coesione Sociale gli Indicatori riguardano la diseguaglianza di reddito, la popolazione sotto il livello di povertà e a persistente rischio di povertà, la dispersione dei tassi di occupazione regionale, l’abbandono scolastico, il tasso di disoccupazione a lungo termine, la popolazione nelle famiglie prive di lavoro. Per l’Ambiente gli indicatori riguardano: emissioni di gas serra (assolute, percentuali, variazioni), i trasporti (merci, passeggeri, in rapporto al GDP, modalità di trasporto merci e passeggeri), la qualità dell’aria urbana (popolazione esposta all’ozono e al PM10 fuori limiti), i rifiuti urbani (rsu per persona raccolti, in discarica, inceneriti), l’energia (frazione di elettricità da rinnovabili), la protezione delle risorse naturali (aree protette secondo le Direttive Habitat e Birds). 5. Gli Indicatori Ambientali dell’OECD. L’OECD (OCSE) ha pubblicato una analisi delle caratteristiche dello sviluppo dei paesi aderenti all’Organizzazione, basata su di un set di 34 indicatori ambientali e socio economici, anch’essi finalizzati a descrivere la sostenibilità dello sviluppo; si tratta di indicatori descrittivi, relativi a fattori di pressione, di stato e di risposta. Gli indicatori ambientali sono suddivisi in 9 temi, per ognuno dei quali sono individuati almeno 2 indicatori: 1. Cambiamenti climatici (emissioni CO2, concentrazione gas serra) 2. Riduzione dell’Ozono (emissioni ODS, stato dell’Ozono stratosferico) 3. Qualità dell’aria (livello delle emissioni, concentrazioni degli inquinanti urbani) 4. Rifiuti (prodotti e riciclati) 5. Qualità dell’acqua (qualità dei fiumi, trattamento dei reflui) 6. Risorse idriche (intensità d’uso, fornitura pubblica e prezzi) 7. Pesca (volumi e consumo di pescato, nazionale e regionale) 8. Biodiversità (specie minacciate, aree protette) Gli indicatori socio economici sono suddivisi in 6 temi, per ognuno dei quali vengono individuati da 2 a 4 indicatori: 1. Prodotto nazionale lordo e popolazione (GDP, crescita e densità di popolazione) 2. Consumi (privati e pubblici) 3. Energia (intensità energetica, composizione fonti e usi, prezzi) 4. Trasporti (densità di veicoli e traffico, densità di infrastrutture, prezzi e tasse dei combustibili) 5. Agricoltura (uso di fertilizzanti, bilancio dell’azoto, densità zootecnica, uso di pesticidi) 6. Spesa pubblica (spesa per il controllo dell’inquinamento, assistenza allo sviluppo) E’ evidente la maggiore attenzione dell’OECD agli aspetti legati al mercato (prezzi) e la minore attenzione agli aspetti più propriamente sociali (coesione sociale, diseguaglianze, ecc.). L’OECD inoltre ha selezionato fra questi un “core set” di 10 indicatori ambientali chiave (emersi dalla Conferenza di Roma, Dicembre 1999), scelti per facilitare il processo decisionale politico, con il criterio della rilevanza politica soprattutto in riferimento ai problemi dell’inquinamento e delle risorse naturali, e della loro facile misurabilità per tutti i paesi dell’Organizzazione. I 10 indicatori chiave sono: 1. Emissioni di CO2 (Cambiamenti climatici) e:\testi\rappint\03_03.doc 4 2. Indice di consumo di ODS (Riduzione Ozono) 3. Emissioni di Sox e NOx (Qualità dell’aria) 4. Produzione di RSU (Rifiuti) 5. Allacciamento a depuratori (Risorse idriche) 6. Uso di acqua (Risorse idriche) 7. Intensità d’uso delle risorse forestali (Foreste) 8. Intensità d’uso delle riserve ittiche (Pesca) 9. Intensità energetica (Energia) 10. Specie minacciate (Biodiversità) Ogni indicatore chiave è documentato e calcolato per ognuno dei paesi dell’Organizzazione; ove possibile sono calcolati i valori procapite, i valori per unità di GDP, il trend tra il 1980 e il 2000. 6. Gli Indicatori Comuni Europei (ECI). Gli ECI nascono da una iniziativa congiunta della CE – DG Ambiente, della EEA e del Gruppo di Esperti sull’ambiente urbano costituito nel 1991 dalla CE. Dopo un lungo percorso maturato attraverso la Conferenza di Aalborg del 1994, la Conferenza di Lisbona del 1996, gli indicatori sono stati lanciati ufficialmente alla Conferenza di Hannover delle Città Sostenibili nel 2000. L’iniziativa di monitoraggio ha lo scopo di offrire un sostegno agli enti locali impegnati a conseguire un modello sostenibile di sviluppo e a fornire informazioni obiettive e comparabili circa i progressi fatti in materia di sostenibilità in tutta Europa. Poiché inoltre gli indicatori devono poter descrivere i progressi, più che lo stato, della sostenibilità dello sviluppo, devono basarsi su di un insieme di informazioni facilmente aggiornabili nel corso degli anni. Gli ECI, nati all’interno della Campagna Europea delle Città Sostenibili, sono maggiormente orientati alla dimensione urbana, ma possono essere applicati anche a piccoli centri e al territorio nel suo insieme. Gli indicatori sono 10, di cui 5 ritenuti principali o obbligatori, e 5 aggiuntivi o facoltativi: Indicatori principali: 1. Soddisfazione dei cittadini rispetto alla comunità locale 2. Contributo locale al cambiamento climatico globale (Emissioni di CO2) 3. Mobilità locale e trasporto passeggeri 4. Disponibilità di aree verdi e servizi locali per i cittadini 5. Qualità dell’aria esterna a livello locale Indicatori aggiuntivi: 6. Spostamenti degli scolari verso e dalla scuola 7. Gestione sostenibile degli enti locali e delle imprese locali 8. Inquinamento acustico 9. Uso sostenibile del territorio 10. Prodotti che promuovono la sostenibilità Ogni indicatore è adeguatamente documentato in un manuale metodologico della CE; si sta attualmente predisponendo un metodo standardizzato per il calcolo dell’impronta ecologica (EF) come 11° indicatore o in sostituzione dell’indicatore 2. Alcuni degli ECI richiedono l’esecuzione di indagini ad hoc, ma esistono già esperienze di indagini condotte da Comuni o Province per la stima di più indicatori contemporaneamente. A Febbraio 2003 avevano aderito alla Campagna Europea delle Città Sostenibili 46 Enti Locali italiani, di cui 6 nella Regione Emilia Romagna; tuttavia gli Enti che hanno effettivamente avviato il calcolo degli ECI sono molto meno numerosi. 7. Le iniziative italiane. Tra le istituzioni pubbliche che hanno proposto quadri organici di riferimento per l’utilizzo di indicatori di sviluppo sostenibile nel nostro paese, vanno considerate innanzitutto l’ANPA (APAT) e il Ministero dell’Ambiente, che si è espresso attraverso la Delibera CIPE cit.; entrambi i quadri di riferimento sono relativi alla sola dimensione ambientale dello sviluppo, e in questo contesto offrono una analisi assai dettagliata. L’ANPA ha messo a punto nel 2000 una selezione di indicatori ambientali per i temi relativi alla biosfera (8), ad opera del Centro Tematico Nazionale “Conservazione della natura”, cui partecipa anche ARPA Emilia Romagna; l’analisi comprende sia i sistemi naturali e seminaturali del territorio, sia le zone più densamente antropizzate, fonti prevalenti di pressioni e impatti; la prospettiva attraverso cui i tematismi sono letti è quella della biodiversità, intesa come ricchezza del patrimonio ecosistemico e quindi come chiave di lettura trasversale a tutte le tematiche. A partire da una lista aggiornata di 334 possibili indicatori, si è infine arrivati ad una selezione di 194, suddivisi in 6 temi e 10 sottotemi, che sono: 1. T12: Biodiversità 2. T13: Cambi climatici 3. T14: Zone protette e umide 4. T15: Foreste, agricoltura, pesca, turismo, caccia 5. T16: Paesaggio 6. T17: Degradazione del suolo e desertificazione Per ognuno dei 10 sottotemi gli indicatori sono suddivisi secondo lo schema concettuale DPSIR, in modo da avere indicatori descrittivi per ogni segmento dello schema; nel rapporto CTN-CON vengono poi documentati con e:\testi\rappint\03_03.doc 5 apposite schede di metadati 111 indicatori dei 194 selezionati, corrispondenti in linea di massima a quelli di migliore calcolabilità. La “Strategia di Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia” del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio prende le mosse dalle finalità indicate dal VI Programma di Azione Ambientale dell’UE (Settembre 2002), approvato quasi in concomitanza della Delibera CIPE 57/2002: il VI Programma (Environment 2010: Our Future, Our Choice) individua come prioritarie quattro aree di intervento politico: 1) cambiamenti climatici e tutela del clima globale; 2) natura e biodiversità; 3) ambiente e salute; 4) risorse naturali e rifiuti. Con la propria Strategia di Azione Ambientale, il Ministero dell’Ambiente intende favorire l’applicazione della legislazione di protezione ambientale, l’integrazione del fattore ambientale in tutte le politiche di settore, anche attraverso la più diffusa implementazione di VIA e VAS, e l’integrazione del fattore ambientale anche nei mercati (fiscalità ecologica, esternalità ambientali, certificazione ambientale); la Strategia di Azione Ambientale inoltre tende ad aumentare la consapevolezza e le capacità decisionali dei cittadini, anche attraverso i percorsi di Agenda 21 Locale, e fornire ai decisori politici strumenti di contabilità ambientale e indicatori di sostenibilità dello sviluppo. Coerentemente con l’architettura del 6° Programma di Azione Ambientale della CE, la Strategia di Azione Ambientale del Ministero dell’Ambiente è suddivisa in 4 aree prioritarie: 1. Clima ed atmosfera 2. Natura e biodiversità 3. Qualità dell’ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani 4. Prelievo delle risorse e produzione di rifiuti Contrariamente agli schemi precedenti, la Strategia di Azione Ambientale muove da un obiettivo di politica generale di settore (ad es. Area 1: riduzione delle emissioni nazionali di gas serra del 6.5% nel 2012 rispetto al 1990), successivamente articolato in più obiettivi specifici (ad es. aumento di efficienza del parco termoelettrico, riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti, ecc.), ai quali sono associati più indicatori descrittivi (ad es. emissioni di CO2 da processi di combustione, idem nel settore trasporti, ecc.), per ognuno dei quali viene fissato un target (ad es. riduzione di 10/12 Mton di CO2 da processi di combustione entro il 2006, ecc.). Vanno infine ricordati gli indicatori aggregati già impiegati anche in Italia da enti diversi, seppure non ancora adottati con uno standard riconosciuto di calcolo: 1. l’Impronta Ecologica (EF), ideata da M. Wackernagel e W. Rees dell’Università di Vancouver, poi diffusa dall’IISD (International Institute on Sustainable Development) di Winnipeg (Canada); esistono già diversi modelli di calcolo disponibili per l’EF, molti dei quali pubblicati e scaricabili dal web; già molte amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) l’hanno utilizzata sul proprio territorio con risultati spesso non confrontabili fra loro, ma comunque estremamente efficaci; attualmente si sta cercando di standardizzare il metodo di calcolo nell’ambito della Campagna Europea Città Sostenibili; 2. il Sustainability Dashboard (Cruscotto della sostenibilità) ideato da J. Jesinghaus presso il JRC di Ispra (Italia) e successivamente diffuso anch’esso da IISD e da diverse istituzioni pubbliche (la stessa UNEP) e private (ad es. WWF) (2); il Dashboard non è un vero e proprio indicatore ma un sistema di visualizzazione e di confronto del set di indicatori dell’UNCSD, adattato in seguito a rappresentare anche altri set di indicatori, singoli ed aggregati. Ha a disposizione insiemi di dati già elaborati per i paesi ONU, i paesi OECD, i G8, i G77, i PVS, ecc.; è stato implementato anche con indicatori aggregati italiani come l’Ecosistema Urbano di Legambiente ed altri. 3. Emergia ed Exergia proposti da E. Tiezzi e dalla sua équipe dell’Università di Siena, ampiamente applicati anche sul territorio dell’Emilia Romagna con la collaborazione di ARPA (Modena, Bologna, Forlì, Ravenna) e in diversi altri contesti italiani (Toscana, Marche, Sardegna, Veneto). 4. L’Indice del grado di Naturalità del territorio (IN), elaborato dal Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo Territorio, e già applicato in alcune situazioni locali (Reggio Emilia,…); 5. L’Indice di Qualità ambientale dello spazio urbano, elaborato dal Politecnico di Torino, Dipartimento Interateneo Territorio (idem). Un elenco di sintesi degli indicatori proposti da UNCSD, EEA, EUROSTAT, OECD e ECI, tolti quelli non direttamente applicabili nella nostra situazione locale o con variazioni irrilevanti a scala locale, o troppo difficilmente documentabili, sono riportati nella tab. 1. 8. Una prima ipotesi per il territorio piacentino. Dei set di indicatori considerati, indubbiamente quello proposto dall’UNCSD considera più compiutamente tutte le dimensioni dello sviluppo, senza fermarsi alla sola dimensione ambientale: potrebbe essere pertanto assunto come quadro di riferimento, pur considerando che molti degli indicatori proposti sono stati concepiti per rilevare differenze significative tra stati, e pertanto potrebbero non essere in grado di cogliere differenze a scala locale, e che alcuni indicatori fanno riferimento a condizioni fisiche assenti nel nostro territorio (mari, coste, pesca). Sotto il profilo più propriamente ambientale invece il sistema di indicatori dell’EEA risulta più dettagliato ed esaustivo, mentre i sistemi e:\testi\rappint\03_03.doc 6 del nostro Min. Amb. e dell’ANPA possono costituire un significativo arricchimento nel campo della tutela della biodiversità, anche se includono taluni indicatori di difficile calcolabilità; Alcuni indicatori Eurostat e OECD colgono meglio le problematiche ambientali legate alla struttura produttiva e al mercato e pertanto potrebbero essere utilmente considerati; complessivamente lo schema concettuale più accettato è il DPSIR o il più semplice PSR (inserendo i determinanti nei fattori di pressione), mentre la suddivisione in temi consente una organizzazione logica degli indicatori senza dubbio molto efficace. Gli indicatori ECI dovrebbero essere comunque presenti nel set finale (almeno i primi 5), anche se alcuni di questi richiedono procedure di popolamento (indagini campione) costose e non immediate. Infine tra gli indicatori aggregati bisognerà orientarsi verso quelli attualmente al centro della ricerca anche nel nostro paese (EF, Dashboard), mentre si potrebbero considerare in via sperimentale indicatori sintetici sia di provenienza sovranazionale (ad es. l’HDI) che nazionale (come l’IN). Si è cercato pertanto di delineare una prima ipotesi di selezione di indicatori di sostenibilità per il territorio piacentino che tenga conto di questi fattori favorevoli, partendo da una classificazione secondo le 4 categorie di Agenda 21 e dell’UNCSD e dalla sua successiva suddivisione in temi principali: SOCIALE: AMBIENTALE: Equità Salute Istruzione Abitazione Sicurezza Popolazione Atmosfera Suolo Acqua Biodiversità ECONOMICA: Struttura economica Produzione e consumo ISTITUZIONALE: Quadro istituzionale Capacità istituzionale Per ogni tema principale si è cercato di identificare un insieme di indicatori da suddividere se possibile nello schema concettuale DPSIR o più semplicemente PSR. Questo primo elenco di sintesi è riportato in tab. 2; ogni indicatore è contraddistinto da una sigla che ne ricorda il set di provenienza. Non tutti gli indicatori riportati sono di facile calcolabilità: alcuni richiederanno indagini campione, altri una ricerca non semplice di basi dati; dopo il primo anno di lavoro sarà più facile scegliere gli indicatori più facilmente popolabili e più efficaci per la pianificazione locale. L’elenco costituisce in ogni modo una prima indicazione da modificare e/o integrare nel corso del lavoro. Tra i temi o soggetti più carenti di indicatori va evidenziato quello della salute (categoria sociale), nel quale gli indicatori internazionali sono evidentemente relativi a fenomeni che si differenziano a scala planetaria, mentre hanno solo piccole variazioni a scala locale; in questo tema occorrerà individuare indicatori più specifici dei problemi sanitari caratteristici dello sviluppo economico - sociale delle società occidentali (percentuale di ricoveri per affezioni respiratorie, percentuale di allergie, mortalità per tumore, disturbi cardiaci, ecc.). Nella individuazione delle categorie e dei temi, il tema produzione e consumo della categoria economica potrebbe essere suddiviso immediatamente nei suoi sottotemi (consumo, energia, trasporti, rifiuti) per essere meglio comprensibile e popolabile: in questo modo si terrebbe anche in considerazione l’analoga differenziazione dei temi proposti dalla EEA. All’elenco di indicatori riportato in tab. 2, da integrare ed approfondire nel corso del lavoro, potrebbero essere aggiunti altri indicatori o indici aggregati, o approfondimenti tematici specifici, più legati al sistema territoriale nel suo complesso, quali: • Il bilancio energetico provinciale, eseguito in termini di bilancio delle fonti primarie (fossili, rinnovabili) e di bilancio degli usi finali (elettrici, termici, trasporto), suddiviso per vettori (elettricità, combustibili solidi, liquidi, gas) e per settori (industria, agricoltura, terziario, civile, trasporti); • Il bilancio provinciale dell’acqua, da considerarsi sempre più una delle risorse esauribili, scarse e disegualmente distribuite, suddiviso per settori di disponibilità e di consumo; • Il bilancio della rete ecologica provinciale, in termini di arricchimento o impoverimento del numero e della qualità dei nodi della rete e dei corridoi di interconnessione, tramite indicatori di biodiversità, di frammentazione, di connettività, di estensione, ecc.; • Il bilancio provinciale dell’uso del territorio, da elaborare sulla base degli aggiornamenti dei catasti della vegetazione, dell’uso reale del suolo, delle destinazioni urbanistiche; il bilancio potrà essere eseguito tramite indicatori di settore, quali ad es: ♦ Indicatori di qualità ambientale (di attenzione, di tutela, di dissesto, di rischio, ecc.); ♦ Indicatori di assetto antropico (Intensità d’uso dello spazio urbano, indice di ambiente rurale, ecc.); ♦ Indicatori di dotazione produttiva (dotazione industriale, livello di terziarizzazione, ecc.); e:\testi\rappint\03_03.doc 7 ♦ Indicatori di dotazione per la mobilità (di carico urbanistico, di sosta, ecc.); ♦ Indicatori di livello tecnologico (di sviluppo reti, di efficienza, di estensione del servizio, ecc.); ♦ Indicatori di sintesi (di naturalità, di qualità dello spazio residenziale, ecc.); Alcuni di questi indicatori aggregati sono riportati in tab. 3; questi indicatori potrebbero usufruire, oltre che delle basi dati numeriche linkate dall’Osservatorio Provinciale sulla sostenibilità dello sviluppo, anche della base dati BUS (Base Urbanistica Sovracomunale), realizzata e aggiornata dal Servizio Programmazione Territoriale, nonché della base dati dell’Uso Reale del Suolo ottenuta con tecniche di telerilevamento e aggiornabile annualmente. Bibliografia. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. G. Bollini, “Gli indicatori ambientali e di sostenibilità.”, Provincia di Bologna, 2001 J. Jesinghaus, “Un sistema europeo di indici della pressione ambientale.”, Joint Research Center, Ispra, 1999. UNCSD, “Indicators of Sustainable Development: Guidelines and Methodologies”, UNCSD 2001 UNDP, “Human Developmente Report 2002: human rights and human development”, UNDP 2003 EUROSTAT, “Environmental pressure indicators for the EU”, EC, Eurostat 2001, ISBN 92-894-0955-X OECD, “Toward Sustainable Development: Environmental Indicators 2001.”, OECD Code 972001091P1, 2002 EEA, “Environmental indicators.”, Techical Report n° 15, 1999 ANPA, “Selezione di indicatori ambientali per i temi relativi alla biosfera.”, RTI CTN-CON, 1/2000 CIPE, “Strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, Delibera n° 57/2002 del 2.8.2002, GU n. 255 del 30.10.2002 Lillemor Lewan, Craig Simmons, “L’impronta ecologica e l’analisi della biocapacità come indicatori di sostenibilità per le aree geografiche sub - nazionali: raccomandazioni”, Progetto ECI – EUROCITIES/Ambiente Italia, Agosto 2001 Legambiente, “Ecosistema urbano 2001. 8° Rapporto sulla qualità ambientale dei Comuni capoluogo.”, Legambiente – Ist. Ric. Ambiente Italia, 2001. J. Jesinghaus, “A European System of Environmental Pressure Indices. The Indicators. Part. I.”, Joint Research Centre, Ispra 1999 AAVV, “Verso un quadro della sostenibilità a livello locale. Indicatori comuni europei. Relazione Tecnica.”, Gruppo di Lavoro sull’ambiente urbano, CE – DG Ambiente 2000, ISBN-92-828-9495UNEP, “The GHG Indicator::UNEP Guidelines for Calculating Greenhouse Gas Emissions for Business and NonCommercial Organisations”, DTIE Energy Unit, Paris-Cedex Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, “Strategia di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia.”, Luglio 2002, Allegato alla Delibera CIPE n° 57 del 2.8.2002 Opschoor J.B. (1994), “The Environmental Space and Sustainable Resource Use”, Duijnhouwer F.J., van der Meer G.J., Verbruggen H., Sustainable Resource Management and resource Use: Policy Question and Research Needs, Publication RMNO nr.97 Tiezzi E., Marchettini N. (1999), “Che cos’è lo sviluppo sostenibile? Le basi scientifiche della sostenibilità e i gusti del pensiero unico”, Donzelli Editore e:\testi\rappint\03_03.doc 8 Indicatori UN-CSD Indicatori EEA Indicatori Eurostat Indicatori OECD Indicatori ECI DPSIR Categoria /Capitolo A21 Accesso della popolazione a parchi, giardini e servizi (ECI-4) SOCIALE Trasporto passeggeri Trasporto passeggeri – Distanze e modalità (ECI-3) Modo di trasporto casa-scuola degli scolari (ECI-6) Numero di incidenti stradali Consumo pro capite di fonti energetiche primarie per il trasporto Indice di Gini della diseguaglianza di reddito Tasso di disoccupazione Occupazione di territorio da parte delle infrastrutture di trasporto Consumo di combustibile più pulito nel trasporto e uso di veicoli a combustibile alternativo Consumo di fonti energetiche primarie nei trasporti Consumo di fonti energetiche primarie nei trasporti (AP5) D Indice della diseguaglianza della distribuzione del reddito (IV.1) Tasso di disoccupazione a lungo termine (>12 mesi) (IV.6) S D Rapporto tra i salari medi maschili e femminili Aspettativa di vita alla nascita Accesso all’acqua potabile e:\testi\rappint\03_03.doc Tasso netto di emigrazione D Tasso di fertilità/natalità totale D Differenza tra i tassi di iscrizione scolastica maschile e femminile Tasso di crescita della popolazione urbana Quota di popolazione nelle aree urbane Variazione della popolazione nelle aree montane Benessere socioeconomico della popolazione di montagna Superficie di abitazione pro capite Numero di crimini per 100.000 abitanti S D S D S S 9 Indicatori UN-CSD Indicatori EEA Indicatori Eurostat Indicatori OECD Espansione del consumo di prodotti amici dell’ambiente ECONOMICO Indicatori ECI DPSIR Categoria /Capitolo A21 Percentuale di consumo prodotti ecolabel, bio, equo solidali (ECI10) Prodotto interno lordo pro capite D Consumo annuale di energia Consumo energetico familiare Intensità energetica Intensità energetica ed efficienza del carbonio Consumo di energia (RD2, AP6) D Intensità energetica per GDP procapite (Key 9) Produzione di elettricità da combustibili fossili (RD5) Quota di consumo di energia da fonti rinnovabili Intensità d’uso dei materiali S Spesa pubblica per la protezione ambientale come percent. del PIL R S Numero di aziende agricole organiche o biologiche Consumo totale di acqua (RD1) Produzione di rifiuti solidi urbani Produzione totale di rifiuti Produzione di rifiuti pericolosi Produzione di rifiuti solidi urbani (WA4) Quantità di RSU prodotti procapite e per unità di spesa per consumi (Key 4) D Produzione di rifiuti pericolosi (WA3) D Quota di rifiuti riciclati o non riciclati (WA6, UP2) Rifiuti in discarica/rifiuti inceneriti (WA1-WA2) R Percentuale di rifiuti biodegradabili conferiti in discariche Percentuale di raccolta differenziata e:\testi\rappint\03_03.doc 10 AMBIENTALE Indicatori UN-CSD Emissione di gas serra Indicatori EEA Emissione di gas serra Indicatori Eurostat Indicatori OECD Emissione di gas serra (CC1, CC2, CC3, CC4) Emissioni lorde specifiche di CO2 (per GDP procapite) (Key 1) Consumo di sostanze ozono riduttrici (OD1 – OD5) Consumo di sostanze ozono riduttrici (Key 2) Indicatori ECI DPSIR Categoria /Capitolo A21 Emissioni di CO2 (ECI-2) D Numero giorni con qualità dell’aria buona (ECI-5) S Emissione di gas serra dai trasporti Consumo di sostanze ozono riduttrici Concentrazione di inquinanti atmosferici nelle aree urbane Emissione di sostanze acidificanti Esposizione della popolazione a ozono e PM10 sopra le soglie di rischio Popolazione esposta a ozono e PM10 sopra le soglie di rischio (V.4) Emissione di inquinanti atmosferici (NOx, SO2, NMVOC, TP) (AP1, AP2, AP3, AP4) Intensità di emissione di SO2 e NO2 per GDP procapite (Key 3) Percentuale popolazione esposta all’inquinamento acustico (ECI8) Riduzione annua delle riserve idriche profonde e superficiali Consumo domestico di acqua pro capite Concentrazione media di colifecali nelle acque potabili Valore medio di bod nei fiumi D Consumo totale di acqua (RD1) Uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura Valore del bod nei fiumi S Emissione di nutrienti di origine civile e industriale nei fiumi (WP1, WP2) Percentuale della popolazione connessa a sistemi di depurazione degli scarichi civili (Key 5) Aumento di territorio occupato permanentemente da aree edificate (RD3) Consumo di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura (TX1, WP3, WP4) Superficie agricola utile pro capite Variazione della superficie forestale e:\testi\rappint\03_03.doc D S Concentrazione di fosforo e composti azotati nei fiumi Variazione nell’uso reale del suolo Consumo di acqua come frazione dell’acqua rinnovabile disponibile (Key 6) D D S Intensità di uso delle foreste come rapporto del taglio annuale sulla capacità produttiva totale (Key 7) 11 S Percentuale di aree protette sul totale Percentuale di aree classificate SIC e ZPS sul totale della superficie (V.7) R Indice di biodiversità: rapporto tra il numero di specie estinte o in pericolo di estinzione e il totale delle specie conosciute (Key 10) e:\testi\rappint\03_03.doc 12 Indicatori UN-CSD Indicatori EEA Indicatori Eurostat Indicatori ECI Soddisfazione dei cittadini in relazione al Comune (ECI-1) ISTITUZIONALE Percentuale di Enti e privati che adottano procedure di gestione sociale e ambientale (ECI-7) Sviluppo sostenibile del territorio del comune (ECI-9) Strategie di sostenibilità ambientale Spesa pubblica in ricerca e sviluppo come percentuale del PIL Accesso all’informazione: numero di linee telefoniche per 1000 abitanti Accesso all’informazione: numero di abbonamenti internet per 1000 abitanti Accesso all’informazione: vendita di quotidiani per 1000 abitanti e:\testi\rappint\03_03.doc Indicatori OECD DPSIR Categoria /Capitolo A21 R S S S 13 Tab. 2 – Una prima proposta di indicatori di sostenibilità per il territorio piacentino. Codifica: U=UNCSD, E=EEA, S=EUROSTAT, O=OECD, C=ECI, ECI-n=Indicatore ECI. Le prime due colonne di suddivisione seguono lo schema UNCSD. Categoria Agenda 21 SOCIALE Tema Determinante, Pressione Equità Percentuale della popolazione sotto la linea di povertà (U) Stato, Impatto Risposta Indice di Gini della diseguaglianza di reddito (US) Tasso di disoccupazione (US) Rapporto tra salario medio maschile e femminile (U) Soddisfazione dei cittadini in rapporto alle politiche locali (ECI-1) (EC) Aspettativa di vita alla nascita (U) Popolazione con accesso ad acqua da acquedotto (U) Tasso di scolarizzazione secondaria degli adulti (U) Tasso di alfabetizzazione degli adulti (U) Salute Istruzione Abitazione Superficie procapite (U) Accessibilità di parchi, giardini e servizi (ECI-4)(EC) Sicurezza Numero di crimini registrati su 100.000 persone (U) Numero di incidenti stradali registrati (E) Popolazione Tasso di crescita della popolazione (U) Popolazione urbana sul totale (U) ECONOMICA Struttura Pil procapite (U) Prod e cons Consumo energetico annuale procapite, fonti primarie, settori e vettori (UES) Intensità d’uso dei materiali procapite (U) Consumo/produzione di energia da fonti rinnovabili (U) Produzione di elettricità da combustibili fossili (S) Int. energetica per unità di PIL (UEO) Volume totale annuale di RSU (UESO) Volume totale annuale di RS (UE) e:\testi\rappint\03_03.doc 14 Frazione di rifiuti differenziata/riciclata (US) Distanze percorse procapite per modo di trasporto (ECI-3) (UEC) Consumo di fonti energetiche primarie nei trasporti (UES) Modalità di trasporto casa – scuola degli scolari (ECI-6) (EC) Consumo di prodotti ecolabel-bio-eco solidali (ECI-10) (EC) Percentuale di Enti e Privati che adottano procedure di gestione ambientale e sociale (ECI-7) (EC) AMBIENTALE Atmosfera Emissioni lorde di gas serra per settore (ECI2) (UESOC) Concentrazione di inquinanti atmosferici nelle aree urbane (U) Esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici (ECI-5) (ESC) Percentuale di popolazione esposta all’inquinamento acustico (ECI-8) (EC) Suolo Superficie agricola utilizzabile totale e procapite (U) Consumo di fertilizzanti (U) Consumo di pesticidi (U) Superficie forestale in rapporto alla sup. totale (U) Produzione di biomassa legnosa (U) Acqua Superficie urbanizzata sul totale (U) Superficie occupata da infrastrutture di trasporto sul totale (E) Consumo di acqua totale e procapite (USO) BOD nei corsi di superficie (U) Immissione/concentrazione di nutrienti nei corsi di superficie (ES) Biodiversità Area occupata da ecosistemi chiave (U) Aree protette, SIC e ZPS sul totale (US) Abbondanza di specie chiave (U) ISTITUZIONALE Quadro e:\testi\rappint\03_03.doc Provvedimenti pubblici di Sviluppo Sostenibile, uso sostenibile del territorio locale (ECI-9) (UE) 15 Capacità Numero di abbonamenti ad Internet per 1000 abitanti (U) Spesa pubblica per la protezione ambientale come % del PIL (U) Spesa pubblica in R&D come % del PIL (U) Tab. 3 – Indicatori aggregati di diversa provenienza su cui sviluppare ricerca e sperimentazione. AGGREGATI e diversi e:\testi\rappint\03_03.doc Indice di Sviluppo Umano – Human Development Index, UNDP Impronta ecologica – Ecological Footprint, Joint Research Center Sustainability Dashboard (Cruscotto della sostenibilità) – JRC/IISD Indice del grado di Naturalità del territorio provinciale, IN, Politecnico di Torino Bilancio energetico provinciale Bilancio provinciale dell’acqua Bilancio provinciale della rete ecologica Emergia (Università di Pisa) ….. 16