E tiene subito banco

Transcript

E tiene subito banco
Anno IV - N. 3 • Marzo 2009 - € 1,50
La Voce
dell’Isola
Giornale Siciliano di Politica, Cultura, Economia, Turismo, Spettacolo diretto da Salvo Barbagallo
UN PONTE SUL VUOTO
Ferrovie siciliane“KO”
LA CINA È ARRIVATA
E tiene subito banco
B
ene che vada, sarà una
“splendida” cattedrale nel deserto. Il principio è sempre il
medesimo: dare con una mano (le
cosiddette grandi opere) dopo avere
tolto con l'altra (le piccole e utili
opere). Arriva così il ponte sullo
stretto di Messina, mentre progressivamente si riducono i fondi per il
trasporto ferroviario universale, a discapito soprattutto delle regioni meridionali (Sicilia, Calabria e Puglia).
A lanciare l'allarme sono stati i
sindacati delle ferrovie, in un'audizione alla Camera nelle scorse settimane: Trenitalia potrebbe impostare
per il 2009 una pesante ristrutturazione del servizio, con una significativa riduzione dell'offerta del 30%,
che interessa per la quasi totalità il
mezzogiorno del Paese.
A rischio è il trasporto a media e
lunga percorrenza (e dunque Intercity, IcNotte, IcPlus e via dicendo) soprattutto nei collegamenti tra Ancona, Lecce, Taranto, Bari, Catanzaro,
Salerno Reggio Calabria e giù scendendo fino a Palermo Agrigento e
Siracusa. Complessivamente si tratta
del 46% dell'offerta della divisione
passeggeri di Trenitalia, il 60% della
quale riguarda collegamenti da e per
Puglia, Calabria e Sicilia.
«Se il governo confermasse l'attuale quadro finanziario il taglio sarebbe reale - ha dichiarato alla commissione Alessandro Rocchi (Cgil) perciò appoggiamo la proposta di
un'accisa sui carburanti per reperire
le risorse per il trasporto nel mezzogiorno e anche per gli investimenti
nel materiale rotabile del trasporto
regionale».
L'attuale quadro finanziario si può
così riassumere. I trasferimenti dallo
Stato per il 2009 ammontano a poco
più di 116 milioni di euro complessivi, il 54% in meno di quanto stanziato nel 2008, e il 58% in meno del
fabbisogno dichiarato da Trenitalia
(pari a 279 milioni di euro, sempre
per il 2009). D'altro canto la stessa
Trenitalia (che comunque è sempre
a controllo statale) non ha mai fatto
mistero dell'intenzione (ora realtà)
di investire nei servizi «profittevoli», come quelli dell'alta velocità ferroviaria.
Nonostante questo nella tratta Milano-Napoli, a livello di investimenti
infrestrutturali, abbia messo in croce
il trasporto regionale e locale. E nella nostra regione, in Sicilia? Fs non
è stata con le mani in mano e per intanto ha già cancellato 17 treni in Sicilia. Interessate dai tagli sono soprattutto le province di Agrigento e
Ragusa.
La direzione trasporto Sicilia di
Trenitalia ha cancellato 17 treni indebolendo la rete ferroviaria che da
sempre riveste per la zona un'importanza strategica fornendo un servizio
insostituibile per la mobilità provinciale ed interprovinciale e per il trasporto dei pendolari. Senza pensare,
poi, alla prossima apertura dell'aeroporto di Comiso, che dovrebbe suggerire un potenziamento dei treni.
A seguito di queste scelte e per
cercare di capire cosa si rischia per i
prossimi mesi, il dipartimento regionale dei Trasporti ha inviato una lettera al ministro delle Infrastrutture,
Altero Matteoli, per evitare il disimpegno delle Ferrovie dello Stato, in
Sicilia.
Nella nota, siglata dal vicepresidente della Regione siciliana e assessore ai Trasporti, Titti Bufardeci,
si chiede l'intervento del ministro affinchè “vengano immediatamente
sospesi i provvedimenti adottati da
Rfi Trenitalia, relativamente alla
soppressione dei servizi merci”.
Secondo le informazioni del dipartimento dei Trasporti, “Trenitalia
Cargo” avrebbe già iniziato un “drastico ridimensionamento – come riporta la nota inviata al Ministro –
dell'offerta di treni merci
Sicilia/continente, e starebbe procedendo a una contestuale riduzione
delle corse mare, Messina-Villa San
Giovanni”.
In pratica, c'è il rischio concreto
di una riduzione dei treni viaggiatori
dal continente verso la Sicilia e viceversa. In alcuni casi, i passeggeri
potrebbero essere costretti al traghettamento a piedi “tolda-nave” fra
Messina e Villa San Giovanni.
Tremonti lancia
la banca del Sud
DOSSIER
di MARCO DI SALVO
Allarme nel calatino
per gli impianti USA
G8: I grandi “inquinatori” a Siracusa
per un serrato confronto sull’ambiente
G
razie all’interessamento del ministro dell’Ambiente Stefania
Prestigiacomo (nella foto), il
G8 Ambiente si terrà a Siracusa dal 22
al 24 aprile prossimi. Clima e biodiversità saranno al centro del dibattito che
avrà come obiettivo di far partire un
messaggio politico sulla biodiversità e
facilitare il dialogo sul tema dei cambiamenti climatici.
Ad affrontare le due più importanti
questioni ambientali dell'agenda politica internazionale, i ministri dell'Ambiente di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Canada, Russia, Cina, India, Brasile,
Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, con la
partecipazione della Repubblica Ceca,
Presidenza di turno dell'Unione Europea, della Commissione Europea, della
Danimarca in qualita' di Presidenza
della prossima Conferenza Onu sul clima e di alcune Organizzazioni Internazionali. I ministri si riuniranno nell capoluogo aretuseo nel Castello Maniace.
Politica
2
Apre la “top” Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia Regionale di Catania
Due sondaggi fanno felici
alcuni politici siciliani
di MARCO DI SALVO
S
e si trattasse del “Grande Fratello” sarebbero tutti felici e
vincenti, ma essendo politica,
magari non è tutto oro quello che riluce. Di che parliamo? Dei dati di
alcuni sondaggi favorevoli ai leader
politici siciliani. Cominciamo con il
“Monitor Provincia’” realizzato da
Ekma con il gradimento dei presidenti di Provincia.
I primi sette posti della classifica
sono tutti occupati dai neo-eletti
presidenti delle province siciliane,
tutti di Centrodestra. Apre la “top”
Giuseppe Castiglione, presidente
della provincia di Catania al 74,8
per cento, al secondo posto Nanni
Ricevuto di Messina al 72,4 per
cento, e terzo Nicola Bono di Siracusa al 68,5 per cento, che condivide con il presidente della Provincia
di Cosenza, Gerardo Oliviero, l’unico a resistere a questo assalto siciliano e che ha guadagnato ben 6,5
punti rispetto allo scorso semestre.
Seguono i presidenti di Agrigento,
Eugenio Benedetto d’Orsi e di Palermo, Giovanni Avanti al 68,0% e
Mimmo Turano di Trapani al 66,0
per cento. Il primo ‘nordista’ è Dario Galli, presidente leghista della
provincia di Varese (ottavo con il
64,2 per cento.
Sono 47 i presidenti che in questa
rilevazione superano la soglia del 55
per cento dei consensi loro attribuiti
dai cittadini, di cui 18 di Centrodestra e 29 di Centrosinistra e ben 14
sono stati eletti nella tornata di Amministrative della scorsa primavera.
La Voce
dell’Isola
Iscritto al n° 15/2006 dell’apposito
Registro presso il Tribunale
di Catania
Registro ROC n. 16473
Editore
Mare Nostrum Edizioni Srl
Direttore responsabile
Salvatore Barbagallo
Condirettore
Marco Di Salvo
Redazione
Catania - Via Distefano n° 25
Tel/fax 095 533835
E-mail: [email protected]
[email protected]
Fotocomposizione e Stampa
Litocon Srl - Z.I. Catania
Tel. 095 291862
Per la pubblicità:
Tel/fax 095 533835
E-mail: [email protected]
[email protected]
Anno IV, nº 3
MARZO 2009
Gli articoli rispecchiano
l’esclusivo pensiero dei loro autori
Marzo 2009
Dopo anni di predominio delle
province trentine, la sorpresa di
questa rilevazione è che la Provincia
di Belluno condivide con quella di
Bolzano il primo posto nella classifica dei servizi con il 56,1 per cento,
un indicatore ricavato dalla media
dei 15 servizi sui quali i cittadini
hanno espresso il loro livello di soddisfazione (ambiente, rifiuti, agricoltura, caccia e pesca, centri per
l’impiego, formazione professionale, servizi alle imprese, cultura, turismo, trasporti, viabilità, edilizia, urbanistica, protezione civile, sicurezza). Al terzo posto Trento con il
55,9 per cento.
L’indagine diretta da Natascia Turato (Ekma) è stata realizzata tra il 6
ottobre e il 15 gennaio 2009. Il campione di 115.300 interviste, rappresentativo della popolazione italiana
maggiorenne, è stato stratificato per
ciascuna provincia, secondo i criteri
di sesso, età ed ampiezza centri e
realizzata attraverso interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I.
Non cambiano i dati con la rilevazione dedicata ai presidenti della
Regione, il “Monitor Regione” realizzato da Ekma sul gradimento dei
Governatori. Raffaele Lombardo
non solo conferma la prima posizione nella classifica relativa alla soddisfazione dell’operato dei Presidenti di Regione, ma incrementa il
suo consenso passando dal 63,1 per
cento dello scorso luglio all’attuale
68,3 per cento, conquistando anche
il primato per l’incremento del risultato con un + 5,2. Seconda posizione confermata anche per il Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni che guadagna 4,7 punti rispetto alla rilevazione precedente,
attestandosi al 64,9 per cento
Giancarlo Galan sale sul podio, al
terzo posto con il 58,5 per cento
(+3,3) e sorpassa quindi la Presidente dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti al quarto posto con il 56,0 per
cento, unica donna a presiedere una
Regione e stabile rispetto a luglio. Il
segno positivo comunque lo conquistano 13 Presidenti sui 16 rilevati
(mancano infatti i neo eletti governatori di Abruzzo e Sardegna), ed è
Antonio Bassolino quello che perde
di più, - 3,3 arrivando a un 32,0 per
cento.
Le regioni dove più alto è l’indice
di soddisfazione per i servizi erogati
sono Valle d’Aosta con il 63,9%,
Friuli Venezia Giulia con il 57,6 per
cento e l’Emilia Romagna con il
56,8 per cento.
Complessivamente i dati positivi
dei Presidenti, non si ritrovano nei
servizi, infatti l’indicatore medio
(dato dal livello di soddisfazione
espresso dai cittadini su 16 servizi:
agricoltura, ambiente, attività produttive, cultura, politiche per la famiglia, politiche sociali, formazione
professionale, lavori pubblici, mobilità, protezione civile, rifiuti, sanità,
scuola, sport, turismo e sicurezza)
presenta per 17 regioni su 19 il segno negativo.
Il campione di 20.800 interviste,
rappresentativo della popolazione
italiana maggiorenne, è stato stratificato per ciascuna regione, secondo
i criteri di sesso, età ed ampiezza
centri e realizzata attraverso interviste telefoniche con metodologia
C.A.T.I. Basteranno a far si che la
soddisfazione si trasformi in voti?
Se si trattasse
del “Grande
Fratello” sarebbero
tutti felici
e vincenti, ma
essendo politica,
magari
non è tutto oro
quello che riluce
Lanciato il progetto “L’anello del fuoco ghiacciato”
Il nuovo polo turistico
Nord-Ovest dell’Etna
di MIRCO ARCANGELI
S
i è svolto venerdì 14 marzo
a Maletto, un importante
FORUM dal titolo “Ipotesi
di uno sviluppo turistico possibile”, che ha visto una nutrita e
competente presenza di autorità
politiche del comprensorio NordOvest dell’Etna ed oltre. L’iniziativa, organizzata dal Comitato
Cittadino del versante Nord-Ovest
dell’Etna, Presidente Enzo Sgro,
(instancabile e tenace promotore
del “Polo NO”) e dall’Associazione Ricreativa Culturale Ecologica
Siciliana, Presidente Giuseppe
Capace, ha già avuto un grandissimo risultato: ha messo attorno
ad un tavolo i sindaci dei comuni
di Maletto, Randazzo, Maniace,
Castiglione di Sicilia e Bronte, i
quali, superando la mentalità
chiusa del “paese” hanno provato
ad elaborare ipotesi di lavoro su
base comprensoriale, cercando il
rilancio del territorio attraverso la
leva economica del turismo.
Erano presenti all’iniziativa gli
onorevoli Fausto Fagone (primo
firmatario), Fabio Mancuso ed altri, i quali hanno presentato un
Disegno di Legge che prevede la
possibilità di “uno sviluppo turistico possibile” anche nel Parco
dell’Etna. Finalmente, perché a
sentire le parole dei promotori,
queste proposizioni si portano
avanti fin dal 2001, senza che mai
si fosse arrivati ad un disegno di
legge con la netta convinzione
che lo stesso potesse trovare il
suo epilogo in Gazzetta. Ora il disegno di legge è stato presentato,
ed a sentire i politici presenti, non
ultimo il Sen. Totò Cuffaro, anche
lui presente all’iniziativa, c’è la
netta convinzione che il percorso
legislativo possa raggiungere
l’obiettivo entro l’anno.
Ma vediamo ora di cosa si tratta.
Il versante Nord Ovest dell’Etna
si estende da Bronte a Randazzo.
Questo versante gode di un clima
particolarmente favorevole per la
caratterizzazione della stagionalità. Infatti riesce a conservare la
neve per tutto il periodo invernale
(Novembre-Aprile) mentre permette una fruizione mite e calda
nel restante periodo dell’anno.
L’intero versante essendo parte
del Parco dell’Etna, è sottoposto
però a vincoli normativi che impediscono di fatto qualsiasi tipo di
iniziativa. Espressioni come “Parco dei divieti”, Parco imbalsamato”, “Il Parco è contro le popolazioni del territorio” sono solo alcune di quelle che si sono potute
ascoltare durante il forum. Occorre quindi, a detta degli intervenuti, che nel rispetto del territorio, il
parco da minaccia diventi risorsa,
da palla al piede diventi stimolo
per lo sviluppo. Durante l’incontro si è sottolineato come la legge
istitutiva del Parco risale al 1981.
Una legge quindi che ormai “ha
dato” e che sicuramente ha bisogno di essere rinnovata ed adeguata ai tempi, sempre nella salvaguardia del territorio. Pur non
di meno il nuovo disegno di legge, in sintesi, individua nei territori dei cinque comuni sopra citati, il polo turistico “Nord – Ovest
dell’Etna” ed apre la possibilità di
modificare da zona di tipo “A”
(divieto assoluto di qualsiasi ini-
ziativa e opera) a zona di tipo “C”
(aree funzionali per la realizzazione delle opere e delle infrastrutture turistiche).
L’idea, secondo una prima ipotesi,
è quella di realizzare un anello capace di unire gli impianti di risalita, da Bronte/Maletto a Linguaglossa, creando una fascia montana in deroga alla zona “A”. Questo, a detta dei promotori, potrebbe creare un percorso sciistico invernale di notevole rilievo, che in
estate potrebbe dare ulteriore sviluppo al turismo Traking e naturalistico.
D’altra parte l’area in oggetto si
presta in maniera decisamente favorevole all’impianto di seggiovie
e piste da scii, essendo costituita
da terreno sabbioso e privo di alberi. Insomma un SuperSky
dell’Etna che un domani potrebbe
realmente formare l’”Anello del
fuoco ghiacciato”, un percorso di
sci in forma di anello che gira attorno all’Etna da Nicolosi a Linguaglossa passando per Bronte,
Maletto e Randazzo.
L’intero progetto, unitamente ad
interviste servizi ed opinioni verrà proposto nel prossimo numero,
del nostro giornale con uno speciale dedicato al “Polo NordOvest dell’Etna”.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica
3
Con un capitale in maggioranza privato e aperto all’azionariato popolare diffuso
Tremonti lancia la Banca del Sud
e D’Alema già vuole la sua parte…
di MARCO DI SALVO
O
«
ggi ho firmato il decreto per far ripartire il progetto della Banca per il
Sud». Queste le parole del ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenuto
con un vero e proprio coup de theatre al congresso del Movimento per le Autonomie di
Raffaele Lombardo. «Al Sud - ha proseguito
Tremonti - non c’è più una banca e quelle che
ci sono, sono lì per portare via i soldi e non
per reinvestire. Non è possibile che il Mezzogiorno non abbia una banca e che quelle che
sono rimaste abbiano un flusso al contrario»
dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese. Non
c’è sviluppo economico - ha detto ancora il
ministro - se non c’è una banca propria, è necessario crearla o creare una rete di banche per
il Sud».
Ma quali sono le caratteristiche di questo
istituto (che tra l’altro non potrà chiamarsi
proprio Banca del Sud, vista l’esistenza di un
istituto con questo nome). La banca avrà 5 milioni di capitale e lo statuto dovrà prevedere
che la Banca abbia necessariamente sede in
una regione del Mezzogiorno d’Italia e che la
composizione dell’azionariato sia in maggioranza privato e aperto all’azionariato popolare
diffuso. Dovrà essere riconosciuta la funzione
di soci fondatori allo Stato, alle regioni, alle
province, ai comuni, alle camere di commercio e agli altri enti e organismi pubblici, aventi
sede nelle regioni meridionali, che conferiscono una quota di capitale sociale. «Entro cinque
anni dall’inizio dell’operatività della Banca - è
scritto nel decreto - l’importo (i 5 milioni forniti dallo Stato, ndr) è restituito allo Stato, il
quale cede alla Banca stessa tutte le azioni ad
esso intestate ad eccezione di una». Lombardo
però è sembrato non crederci più di tanto:
«Ci auguriamo che non sia una mega banca
che riproduce gli errori delle banche multinazionali i cui danni li paghiamo tuttora giorno
per giorno», ha commentato a caldo il leader
dell’Mpa e presidente della Regione Siciliana,
Raffaele Lombardo, poco dopo l’annuncio dato dal ministro dell’Economia Tremonti. «Della banca del Sud se ne parlò già alla fine della
legislatura del 2006» ha aggiunto Lombardo.
«Intanto dobbiamo attrezzarci per fare le banche regionali: dal banco di Napoli al banco di
Sicilia (di cui più di un operatore finanziario
parla di prossimo default), come a quello di
Puglia a quello di Calabria».
Ma chi sarà a guidare l’istituto? Tremonti
pare puntare su Genuardi, già vicepresidente
della Bei per la guida della Banca del Sud (o
meglio del Mezzogiorno, dal momento che,
come scrivevamo, già esiste un istituto che
porta il primo nome). Su quello che può essere
definito come un autentico pallino di Giulio
Tremonti, in realtà, a via XX Settembre rimangono piuttosto abbottonati. Trapelano, però, secondo quanto raccolto da alcuni quotidiani economici come ItaliaOggi, due elementi significativi. Il primo fa riferimento ai tempi
dell’operazione, previsti nell’ordine di non più
di un mese. Il secondo, altrettanto rilevante, riguarda l’ormai definitiva individuazione di colui che verrà investito del ruolo principale all’interno del nascituro istituto di credito. Si
tratta di Gerlando Genuardi, ex vicepresidente
della Bei, che con ogni probabilità sarà nominato presidente del comitato promotore della
Banca del Mezzogiorno (vedi anche IO del 7
novembre 2008). Sul nome di Genuardi, che
oggi siede nel consiglio di amministrazione di
Ansaldo Sts, società controllata al 100% da
Finmeccanica, al ministero nessuno ha più
dubbi: si tratta del nome su cui Tremonti ha
deciso di investire per il decollo definitivo del
suo progetto.
Uomo di fiducia del ministro, Genuardi nel
2006 era già stato coinvolto nell’operazione.
La prima mossa, come vuole la manovra
d’estate che ha rilanciato la banca (dl
112/2008), consisterà nell’individuazione dei
componenti del comitato promotore. La direLa Voce dell’Isola n. 3
zione che verrà presa non si discosterà molto
da quanto si fece nel 2006, sul finire del precedente quinquiennio tremontiano a via XX
Settembre. Questo significa che ad affiancarsi
a Genuardi, nel comitato, saranno esponenti
delle associazioni imprenditoriali e qualche
sta investendo il mondo intero. E per perseguire il suo scopo, il titolare del dicastero dell’economia guarda anche all’afflusso di finanziamenti esterni, come dimostra il nome di
Genuardi, praticamente di casa alla Bei, la
Banca europea per gli investimenti. Quest’ul-
Ha affermato il ministro dell’Economia: «Non è possibile
che il Mezzogiorno non abbia una banca e che quelle che
sono rimaste abbiano un flusso al contrario
dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese...»
presidente di ordine professionale. E troveranno spazio, in funzione di garanzia, anche magistrati della Corte dei conti o del Consiglio di
stato. Insomma, sta subendo una netta accelerazione il piano creditizio con cui Tremonti ha
intenzione di aiutare il Sud, tanto più in una
situazione di crisi finanziaria come quella che
tima era già stata presa in considerazione dal
ministro quando propose l’emissione, da parte
dell’istituto, di obbligazioni per finanziare le
opere infrastrutturali. Senza contare le varie
operazioni che proprio con la Bei ha in cantiere la Cassa depositi e prestiti, il «gigante addormentato» che Tremonti è intenzionato a ri-
In alto, Giulio Tremonti. Qui sopra, a sinistra Gerlando Genuardi e a destra Massimo D’Alema
svegliare per rimettere in moto l’economia.
La Banca del Mezzogiorno, secondo le previsioni del dl 112, avrà una dotazione iniziale i
5 milioni di euro, versati dallo stato. Ma si
tratta soltanto di una cifra iniziale, perché il
ministro, oltre al coinvolgimento di investitori
pubblici come gli enti locali, conta molto
sull’attrazione di capitali privati, italiani e
non. A quanto è dato sapere, tra l’altro, si starebbe pensando alla Banca del Mezzogiorno
anche come catalizzatore di parte delle risorse
attingibili dal Fas (Fondo aree sottoutilizzate)
e da altri fondi europei. Per il momento non
resta che attendere i decreti con cui si provvederà a nominare tutti i componenti del comitato promotore e a stabilire le modalità di composizione dell’azionariato dell’istituto.
Non restano fuori dalla vicenda Banca del
Sud neanche gli esponenti dell’opposizione. E
chi si sta muovendo molto è stato un altro
ospite del congresso dell’Mpa di Roma, l’ex
ministro degli Esteri Massimo D’Alema. C’è
anche stato nei giorni scorsi un incontro riservato (o così sarebbe dovuto essere) tra lo stesso D’Alema e Giulio Tremonti. Lo ha raccontato sul Corriere della Sera, non senza qualche
spunto ironico, Sergio Rizzo. L’appuntamento
doveva essere in una saletta dell’hotel Majestic, in via Veneto, nel centro di Roma. Ma i
due, racconta Rizzo, non avrebbero mai pensato di trovarsi sul set di Caterina e le sue figlie, una fiction di Canale 5 che in quel momento stavano girando nella hall dell’albergo.
Commento fulminante di D’Alema, il primo a
entrare, insieme al senatore del Pd Nicola Latorre: «Potevamo andare direttamente in teatro». Un minuto dopo è entrato anche il ministro dell’Economia, con il fido deputato Marco Milanese, seguendo lo stesso percorso, attraverso gli sguardi sorpresi di macchinisti e
comparse e poi su per le scale, fino al primo
piano. Per un lungo faccia a faccia. Abbastanza inedito, per i rapporti (praticamente inesistenti) che oggi intercorrono fra il governo e
l’opposizione. Avrebbero parlato per un’ora,
alla vigilia del credit and liquidity day, la giornata dedicata dal Tesoro alla verifica dello stato di salute finanziaria delle imprese, della crisi finanziaria. Un argomento che è stato spesso terreno di aspro confronto fra i due. Basta
ricordare la puntata di Matrix dell’inizio di
gennaio quando D’Alema dipinse Tremonti
«come uno di quelli che amano andare contromano in autostrada». Oppure l’intervento a un
convegno del Pd, nel giorno di San Valentino,
quando aveva invitato a «distinguere fra socialismo e neopatrimonialismo di Tremonti, perché sono due modi diversi di concepire l’azione pubblica».
Ma dietro le schermaglie verbali il dialogo
fra i due non si è mai spezzato. Tra l’altro
D’Alema era reduce da un viaggio a Bruxelles
dove aveva visto il commissario agli Affari
economici Joaquín Almunia, con il quale ha
spezzato una lancia in favore degli eurobond:
le emissioni di titoli continentali attraverso cui
si dovrebbero finanziare le grandi infrastrutture europee. «Uno strumento ragionevole», li
ha definiti l’ex ministro degli Esteri del governo di Romano Prodi.
Il tema del Mezzogiorno sta particolarmente
a cuore sia a Tremonti, sia a D’Alema. Non
senza qualche reciproca incomprensione. Per
esempio, sul progetto di Banca del Sud, che
durante l’incontro di ieri è stato comunque affrontato. Sabato 28 febbraio D’Alema non
aveva risparmiato le critiche ai piani del Tesoro: «Il governo non può ritenere sufficiente la
creazione della Banca del Sud per ripagare il
Mezzogiorno degli otto miliardi di euro di
fondi sottratti finora. Si tratterebbe solo di una
mancia, buona a prendere il caffé. Qui non c’è
bisogno del caffé. Ma di investimenti, sviluppo e lavoro». Poi il chiarimento, con l’ex ministro degli Esteri che avrebbe chiesto impegni più consistenti per il Sud anche nell’ambito della strategia tremontiana. E Raffaele intanto sta a guardare…
Marzo 2009
4
Politica
E sono più che delusi quanti sono ancora legati alla cultura cattolicosinistroide
Politica ancora alla deriva,
la società attende risposte
di GIUSEPPE DI PIETRO
I
l Pd è stato risucchiato nelle sabbie mobili che Walter Veltroni ha
prodotto attorno a sé per aver
creduto che la corrente culturale italiana fosse ancora vincolata all’ideologia tipica della cultura cattosinistroide impiantata sull’esaltazione di un uomo solo.
Dall’aprile del 2008 la società italiana, il mondo della cultura, gli imprenditori vogliono risposte serie ai
propri bisogni e soprattutto non sono più i santificatori di un solo uomo politico, anzi lasciano le scelte
di divinizzazione ad altre entità,
pronti a criticare anche chi, come il
Cavaliere, ha avuto un largo consenso. Questo senso federativo parte
sicuramente dallo stato di bisogno
ma ha radici profonde nella rabbia
di chi come gli imprenditori, abituati alle sfide giornaliere per affermare la propria impresa sul mercato,
per troppo tempo hanno assistito
all’incapacità di uomini che hanno
fatto della cosa pubblica solo un
modo per dimostrare la loro incapacità.
Su questi presupposti, la sinistra
italiana ha forgiato il proprio stato
maggiore che spogliatosi dalle vestigia proprie del comunismo, dalla
rivendicazione dello stato sociale,
ha indossato la maschera della borghesia, aizzando il popolo ai sacrifici per il miglioramento dello stato
sociale e dipingendo Silvio Berlusconi, sino dal primo giorno della
sua discesa in campo, come l’oppio
del popolo, rivendicando posizioni
contro il potere temporale delle
chiesa, criticando chi, come Rutelli,
insiste sul discorso del testamento
biologico (n.d.r. soluzione che implicherebbe la volontà espressa della persona che avverrebbe attraverso
una libera scelta...soluzione che trova d’accordo la seconda e la terza
carica della Repubblica e che si uniforma al senso laicista dello Stato
ovvero quello della mitigazione tra
conservazione, progresso e spinta
verso il nuovo).
Riteniamo che la partecipazione
del ex leader della margherita alla
convention di Todi dell’ Udc abbia
risvegliato in lui la sua vera anima
moderata; forse si è pentito d’essersi
alleato con i postcomunisti, certo è
che ne è uscito rivitalizzato e riportato come non mai a nuova linfa vitale dato che il suo emendamento
verrà discusso in parlamento facendo anche slittare l’approvazione della legge. Sembra così che Rutelli,
già segretario margheritino, si sia
svegliato dal lungo torpore quale
importante esponente ma pur sempre “gregario” in seno al Pd.
C’e poi chi ne approfitta, come
Franceschini, nuovo leader del Pd,
che cercherà così di rilanciare il suo
partito giocandosi questa carta ma
dovrà stare attento alle contraddizioni interne che hanno decretato la
fine della segreteria “veltroniana”.
Certo è che l’elezione di Franceschini a segretario di “transizione”
sino al congresso non è stata affatto
unanime, anzi in molti hanno contestato il modo e il metodo usato a
partire da Parisi che voleva subito
una votazione dei delegati giunti al
palazzetto dello sport e di Bersani
che si è prontamente dichiarato candidato a tale carica, per non parlare
Marzo 2009
In alto da sinistra, Franceschini e Veltroni.
Sotto da sinistra, Casini e Di Pietro
di D’Alema che in una recente e nota trasmissione televisiva in onda su
La7 non ha confermato ma neanche
negato una sua ipotesi di candidatura.
Sul neo segretario Franceschini
pesa a nostro avviso il suo discorso
d’insediamento basato ancora una
volta sull’antiberlusconismo, par-
giunte alla resa dei conti in seno al
Pd. Una cosa è certa, che un partito
come il Pd che mai come adesso ha
mostrato tutta la sua fragilità, si sta
presentando alle prossime amministrative e alle europee alquanto frastagliato e ciò certo non ispira molta
fiducia nei suoi potenziali elettori.
In questa situazione non ci vuole
tanza di Di Pietro a rimanere nei
ranghi. Intanto D’Alema partecipa
al congresso dell’MPA di Lombardo, dove è stato accolto con scroscianti applausi che la dicono lunga
su altre prospettive politiche future.
Nell’altro versante, il Cavaliere
non ha ancora sciolto il nodo sul suo
erede naturale, il Presidente della
Cresce la rabbia degli imprenditori che per troppo tempo
hanno assistito all’incapacità di uomini che hanno fatto
della Cosa Pubblica solo un modo per dimostrare la loro incapacità
tendo da queste posizioni gli italiani
capiranno se è stata la corrente postcomunista presente nel Pd che ha
voluto le dimissioni di Veltroni oppure se queste contraddizioni fra le
diverse anime sono reali e ormai
molto a capire che si profila all’orizzonte un’altra disfatta elettorale, e se ciò dovesse avvenire, non è
da escludere un’implosione dello
stesso partito e della sinistra parlamentare anche considerando la rilut-
Regione Siciliana, che tendenzialmente dovrebbe essere l’alleato naturale di Berlusconi, non ha ancora
trovato, o forse più semplicemente
non la vuole trovare, la sua “vera”
identità politica, rifiutando l’offerta
del cavaliere di approdare nel listone del Pdl per le europee. Le ragioni
sono forse da ricercare nel fatto che
ad un anno dal suo insediamento di
atti importanti non ne ha prodotto
nessuno, ad eccezione dell’approvazione del piano energetico regionale
voluto dall’onorevole Pippo Gianni,
assessore all’industria dell’Udc, che
con molta probabilità ha così pure
salvato dal naufragio politico l’intero governo regionale.
L’Udc è ora un partito che, forte
degli ultimi risultati elettorali ottenuti anche in Sardegna, si ripropone
sullo scenario nazionale con uomini
colti e ponderati, tipico della tradizione DC.
Viene allora da chiedersi se l’Italia è matura per il bipartitismo oppure tutte le polemiche di questi
mesi sono destabilizzanti o, se forse
tra brevissimo tempo, si dovrà parlare di tripolarismo.
Certo è che dopo le elezioni europee e alla luce dei risultati, ne vedremo delle belle. Si fa per dire.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica
5
Congresso “fuori le mura” di Roma per i meridionali e per gli “ospiti” non Siciliani
Il popolo Mpa
ama Lombardo
di GIUSEPPE FIRRINCIELI
E
così il 2° Congresso del Movimento per le Autonomie (e
non più Autonomia, visto che
Raffaele Lombardo ha allungato il
braccio di azione lungo lo Stivale)
ha trovato una nuova location più in
alto di Bari. A Roma, o per meglio
dire “fuori le mura”, visto che al suo
vice, Leanza, il presidente della Regione ha imposto una sede del Congresso che sia a Roma, ma lontano
dalla Capitale e a distanza di 30 chilometri, in modo che ai partecipanti
non venisse la voglia di compiere
peccati veniali, abbandonando i lavori e compiere sortite nella città
eterna per “mistiche” evasioni o sollazzi fuori area.
E il buon Lino, ottemperando agli
ordini, ha scelto la zona dell’Ente
Fiera di Roma, tra la Magliana e
l’Eur, e precisamente il Marriot
Park Hotel, dove una sala con 3 mila posti ha accolto delegazioni siciliane, sarde, calabre, pugliesi, molisani, campane e laziali; pensando
inoltre di organizzare sia i pernottamenti che le colazioni e le cene, con
un’aggiunta in più: il costo di un
caffè al banco oscilla fra i tre e i
quattro euro. Questa “minuzia” (per
le tasche dei parlamentari) sarà
sfuggita al buon Lino… Addirittura
Raffaele Lombardo, forse, ha voluto
emulare Pulvirenti, il presidente del
Catania Calcio, il quale per gli allenamenti manda Walter Zenga e i
suoi Ragazzi al Massannunziata.
Fuori le Mura significa anche non
essere disturbati per i lavori di
espansione di un Movimento che,
per essere rappresentato a Bruxelles,
dovrà raggiungere, il prossimo 8
giugno, la soglia del 4 per cento e se
non ci si allena, pardon, non si lavora bene, non si possono raggiungere
gli obiettivi prefissati. Ed effettivamente i congressisti, di disturbi, ne
hanno avuti ben pochi, visto che a
partire dalle testate giornalistiche
nazionali, le rappresentanze presenti
sono state sparute, con resoconti
pubblicati deludenti e soltanto a livello di notizia; di presenze Rai e
MediaSet, manco a parlarne.
Con una sala strapiena, venerdì
ventisette febbraio pomeriggio, il
presidente del MPA, l’on. Vincenzo
Scotti, attuale sottosegretario agli
Esteri, ha dato il via ai lavori del 2°
Congresso nazionale del MPA.
Il Segretario nazionale del MPA
ha aperto i lavori con un discorso
molto passionale e proiettato alla
espansione del movimento politico,
anche se la sua voce esprimeva una
eclatante raucedine, causata sicuramente dai postumi di un recente stato influenzale.
Raffaele Lombardo ha voluto evidenziare i positivi risultati che si sono raggiunti in Sicilia, solo a distanza di quattro anni e cioè dal 2005,
anno in cui è nato il Movimento per
l’Autonomia, e quelli conseguiti in
altre Regioni, specie nelle ultime
amministrative e regionali. Lombardo ha dato l’anima al suo intervento
nel rincorrere una affermazione politica, per le prossime “europee”,
non tralasciando per niente alcuno
sforzo nell’incitare i rappresentanti
regionali ed i propri amici parlamentari nazionali a lavorare per portare la voce del federalismo, attraverso il MPA in tutte le realtà terriLa Voce dell’Isola n. 3
toriali dello stivale. E proprio l’argomento federalismo è stato il tema
trainante dell’incitamento ai lavori
per poter conquistare la soglia del 4
per cento. Data per scontata la scelta
di andare avanti con il PDL, il percorso politico dei Lombardiani necessita di alleanze con soggetti politici che possano chiaramente stare
loro vicini e nel tempo stesso cercare di rispolverare anche un accordo
con la Lega di Bossi, tramite Calderoli, intervenuto nella “tre giorni al
Marriot”.
ritti economici e di tutela per il popolo siciliano. Di conseguenza il federalismo regionale, inteso a livello
generale, dovrà diventare il volano
trainante e di garanzia nei rapporti
Stato–Regioni. «Abbiamo bisogno
di uomini volenterosi per adottare
insieme un progetto politico e costruire insieme un contenitore di
consensi che comprendano più movimenti politici possibili, affinché si
possano raggiungere i risultati sperati»: questo in sintesi l’appello lan-
ciliana e addirittura iniziasse con
una cronaca storica sulla venuta di
Garibaldi in Sicilia e sulla conquista
della Sicilia e del Sud fatta a colpi
di baionette e di fucilazioni e poi
con una Unità d’Italia che in realtà
ha registrato anni di abbandono e di
sofferenza per il Meridione.
Al congresso di personaggi eccellenti della politica non ne sono mancati, se si esclude quella di Berlusconi, visto e considerato che ha disdetto in quei giorni tutti gli impe-
ciato da Lombardo a tutte le altre
piccole Organizzazioni partitiche
che vogliano far parte di detta Alleanza. Il ministro Calderoli non si è
fatto attendere, con le sue battute
umoristiche, parlando di alleanze
pregresse tra la Lega e il MPA. Ma
l’intervento del Ministro Tremonti
ha sorpreso per un pò la Sala, visto
che non si aspettava nessuno che
proprio il titolare del Dicastero
dell’Economia parlasse di Storia Si-
gni istituzionali e politici per il lutto
che ha colpito la sua famiglia con la
perdita della sorella e quindi ha disdetto anche la sua venuta al Marriot.
Tra venerdì, sabato e domenica,
in passerella sono apparsi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della Senato Renato Schifani e poi l’onorevole Massimo D’Alema, il quale, con la sua fine e sottile verve, ha voluto sottoli-
Data per scontata
la scelta di andare
avanti con il PDL,
il percorso politico
degli autonomisti
necessita di alleanze
con soggetti politici
che possano
stare loro vicini
Chiaramente, in più di un’ora di
intervento, il presidente della Regione Siciliana ha toccato diversi temi
di politica regionale e nazionale,
non tralasciando il perché della voglia di cambiamento che parte dall’Isola, preannunciando colpi di scure per togliere le scorie dell’assistenzialismo, dell’inefficienza, degli
sprechi per potersi poi rivolgersi al
Governo centrale e chiedere, una
volta scevri da inutili zavorre, i di-
Vezzeggiato dai big si rifugia nella Lega
di MARCO DI SALVO
E
allora? Dopo i sorrisi e le carezze dei leader nazionali dei principali partiti di governo e opposizione, cosa resta della kermesse nazionale
dell’Hotel Marriott? Se volessimo sintetizzare con una
frase, il sostegno al Pdl e al governo non è in discussione ma non è neanche a costo zero. Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia (che, non certo a sorpresa, è stato dal congresso riconfermato segretario del
Movimento per l’Autonomia) nella giornata conclusiva
dell’assise del partito ha lanciato non pochi segnali di
insofferenza al centro-destra, mirando dritto ai due
bersagli principali: Giulio Tremonti (che pure era stato
ospite applaudito al congresso) e Silvio Berlusconi. Al
primo il Governatore ha rimproverato un uso disinvolto del Fondo aree sottoutilizzate, al secondo l’alleanza
con il Pd sullo sbarramento al 4% alle elezioni europee. Nel suo intervento conclusivo il leader Mpa ha
promesso massima vigilanza e una stagione senza
sconti. Al ministro dell’Economia che aveva applaudito
per la sua proposta di una banca del Sud (vedi l’articolo sui retroscena) e che, nel suo intervento, aveva ammesso che l’unità d’Italia è stata pagata solo dal Mezzogiorno, Lombardo ha chiesto fatti oltre le parole:
«Tremonti ha voluto riconoscere che siamo stati vittime
di un grande torto storico. Ma chi ha responsabilità di
governo, se vuole porre riparo deve far seguire le azioni concrete alla sue dichiarazioni».
Più esplicitamente: la banca del Sud «va bene purché non sia un’altra megabanca con duemila sportelli
al sud finanziata con quei 100 miliardi di curo che già
toccano al Mezzogiorno con i fondi Fas». Fondi che,
ha incalzato, «con quelli strutturali, devono arrivare
alle regioni integralmente e dovrebbero essere aggiuntivi rispetto ai trasferimenti statali». L’altra stilettata è
stata per il premier, reo di aver remato contro gli interessi dell’Mpa siglando l’intesa con il Pd sulla nuova
legge elettorale per le europee. A questo punto, il Movimento autonomista punta su un’alleanza (già sperimentata in passato) con la Lega, per superare la soglia
del 4%: «Ci organizzeremo per superare lo sbarramento alleandoci con chi ci sta e vuole condividere in Europa i nostri obiettivi - detta la linea Lombardo -. Mi
auguro che l’alleanza sarà con chi può portare un
gruppo autonomista al Parlamento europeo». E con il
Carroccio resta l’impegno a votare il federalismo fiscale. Il governatore della regione siciliana ha "sposato" la causa, ma non perde mai di vista i rischi insiti in
una non corretta applicazione della riforma. «Crediamo nel federalismo perché può farci superare il centralismo e il dirigismo, ma – ha avvertito - non deve essere ispirato dagli egoismi territoriali».
Lombardo ha poi ringraziato il presidente del Senato, Renato Schifani, (con il quale non pochi erano stati
i dissidi negli scorsi mesi) che proprio dal congresso
dell`Mpa ha preso una netta posizione in difesa del
Mezzogiorno. E a chi come Massimo D`Alema gli ha
ricordato i pericoli del federalismo per il Mezzogiorno,
ha replicato:«Lui ci ricorda i rischi, ma non ce n`era
bisogno. Noi questi rilievi abbiamo avuto la coscienza
di farli da sempre». Il federalismo, secondo il progetto
di Lombardo, è solo la prima fase, alla quale seguirà
quella della «piena autonomia», quando ogni regione
si doterà di uno statuto speciale. Nella relazione conclusiva,infine, c’è stato anche l’annuncio che il partito
si doterà di una stringente carta dei valori. «Dobbiamo
essere in grado - dice Lombardo ai suoi di eliminare in
tre secondi quelle mele marce che rischiano di compromettere il lavoro di tutti». E non è un caso se il leader
rivolge un apprezzamento «senza se e senza ma a tutta
la magistratura e a tutte le forze dell’ordine».
neare i rischi e i vantaggi che può
esprimere, una volta attuato, il federalismo fiscale nato, come progetto
istituzionale, proprio dalla Commissione bicamerale da lui stesso presieduta quando era Presidente del
Consiglio.
Altro interessante, ma non completo discorso è stato fatto, e suffragato di ripetuti scroscianti applausi,
dall’assessore regionale siciliano alla Sanità, Massimo Russo, con il
suo intervento. Si è sfogato, ma non
del tutto apertamente, sul dover
combattere per far emergere un palinsesto sanitario siciliano più snello, più vicino ai cittadini, più specialistico e capace di allontanare i
viaggi della speranza ed ancora
quello proiettato alla difesa delle fughe di personale medico all’estero e
di rilanciare la sua attività gestionale nel settore al di fuori di possibili
comitati d’affari, di lobby di interesse affaristico e apparati d’interesse
politico. In alti termini ha presentato
una sorta di crociata. Peccato che
non abbia fatto nomi e cognomi su
chi ancora intende difendere i sistemi di “comitati d’affari” che hanno
innalzato gli sprechi e le difficoltà
di gestione di Sistema sanitario regionale negli anni passati.
La domenica del Marriot, diventa
la mattinata delle conclusioni e della
“tirata delle somme”. Qualche siciliano, ha fatto delle considerazioni o
dei parallelismi, con il secondo congresso del MIS, il Movimento per
l’Indipendenza della Sicilia, in cui
gli interventi avevano fatto registrare delle speranze visto che dai resoconti giornalistici dell’epoca, i rappresentanti di altri partiti avevano
aderito al progetto politico della riscossa della Sicilia, avanzata dall’allora leader Andrea Finocchiaro
Aprile e che poi finì come fini, e
cioè nel nulla.
Raffaele Lombardo, imperterrito,
ha evidenziato che gli impegni assunti dai ministri intervenuti al Congresso sono vincolanti, specie quelli
che riguardano la garanzia dei Fondi
per le Aree sottoutilizzate e sull’applicazione del Federalismo fiscale
che non può e che non potrà che essere equo e solidale con le Regioni
meno sviluppate.
La rielezione di Segretario nazionale del MPA, come quella del Finocchiaro Aprile, è avvenuta per acclamazione e scontata l’unione di
una miriade di Civiche, Lombardo
si è dichiarato pronto a lavorare per
una nuova intesa con la Lega, allo
stesso modo di come voleva fare
l’illustre separatista capo del MIS,
Andrea Finocchiaro Aprile.
Lo sbarramento del 4 per cento è
un grosso problema, il cui scherzetto al Parlamento da parte dei partiti
della nuova nomenclatura è diventato legge e addirittura l’idea di sbarrare la strada politica proprio a
Lombardo è venuta proprio da quelle rappresentanze che hanno presenziato ai lavori del Congresso e lo
sbarramento non è stato fatto solo
per circoscrizione, ma a livello nazionale, per cui se in Sicilia e Sardegna il movimento di Lombardo dovesse superare anche di gran lunga
il 4 per cento, non si otterrebbe alcun risultato di presenze nel Parlamento europeo se non si va a raggiungere la fatidica soglia del 4 per
cento a livello nazionale.
Marzo 2009
6
Politica
La sorte di una provincia dove i politici dicono sempre “SignorSì”
Si parla di nucleare
anche per Ragusa
di ERNESTO GIRLANDO
E
rano gli inizi degli anni Ottanta quando cominciarono a
circolare le prime indiscrezioni su una presunta intenzione del
governo italiano di installare una
base missilistica nel sudest siciliano.
Pochi dettero peso a quelle che furono credute infondate chiacchiere
giornalistiche, fino a quando nell’agosto dell’ ’81 quelle in-discrezioni divennero volontà ufficiale del
governo. Le prime reazioni furono
di netto rifiuto di un’ipotesi catastrofica per il territorio; poche settimane dopo molti dei numerosi rifiuti divennero incrollabili consensi alla costruzione della base nucleare di
Comiso. Quel che ne seguì fa parte
della recente storia siciliana.
Sono trascorse poche settimane
dalla firma sull’accordo Italia-Francia per la realizzazione di centrali
nu-cleari in Italia e, come allora,
dalle indiscrezioni di stampa viene
fuori un elenco segreto di 34 Comuni italia-ni, candidati a ospitare una
centrale nucleare, dal quale sembrerebbe trapelare la chiamata alla leva
nucleare per la provincia iblea. Insieme alle cinque aree delle centrali
dimesse venti anni fa a seguito del
referendum, alla Sardegna e ad altre
località, il ragusano torna ancora
una volta alla ribalta delle cronache
nazionali per un’ulteriore sventura
che potrebbe abbattersi sul suo territorio.
Dopo la base missilistica, i tentativi dei petrolieri texani di violentare il sottosuolo ragusano, le centrali
fotovoltaiche previste dal Piano
energetico regionale, adesso sarebbe
la volta della centrale nucleare.
Le reazioni sembrano negative.
Qualche consenso che non fa molto
testo. Quello del Sindaco di Ragusa,
aduso di recente a dire si a tutto,
Dopo la base missilistica, i tentativi dei petrolieri texani di violentare
il sottosuolo ragusano, le centrali fotovoltaiche previste dal Piano
energetico regionale, adesso sarebbe la volta della centrale atomica
dalla speculazione edilizia che ha
dato il via alla consunzione del territorio del suo Comune, alle perforazioni petrolifere e, ultimamente,
perfino all’iscrizione al Circolo dei
nobili.
Molti giurano che da quel momento non s’è ancora riavuto. Quello della Confindustria, che vagheggia già di “sgravi fiscali” e “benefici
economici”. Per il resto il fronte del
No sembra esteso e compatto. C’è
da fidarsi? Pensiamo proprio di no.
Dopo decenni in cui la politica ha
svenduto le risorse naturali e paesaggistiche, le uniche risorse di un
ter-ritorio sempre di più senza speranze, non c’è assolutamente da fidarsi. Forti tuttavia le argomentazioni di un nascente fronte del No.
A parte il rischio sismico, le giuste rivendicazioni di un territorio
che ha già dato parecchio e nulla ha
avuto, che si muove faticosamente
in direzione della promozione turistica e via dicendo, c’è una questione di fondo: convincere chiunque
dell’insensatezza di investire un
centesimo in un territorio dove nessuno investe (nemmeno noi stessi
investiamo qui) perché senza nessuna infrastruttura, senza un chilometro di autostrada, senza treno.
Perché qui mai è stato possibile
far decollare un’industria turistica
degna di questo nome, un’area industriale.
Perché qui l’artigianato è stato distrutto; qui l’agricoltura boccheggia;
qui non c’è pro-spettiva di lavoro
per nessuno, non c’è diritto alla casa, alla salute, ai più elementari diritti di una convivenza civile.
In un contesto così drammatico e
senza speranze, profondo paradosso
del sottosviluppo siciliano, perfino
una centrale nucleare rischierebbe
di essere fuori posto.
Bandito nel 1987,
torna di moda grazie
a Berlusconi e Sarkozy
P
Centrali nucleari in funzione nonostante le proteste
Marzo 2009
asso dopo passo l’Italia sta tornando all’energia nucleare che venne
bandita con un referendum del 1987, maledetto oggi dalla classe dirigente nazionale. La parola “nucleare”, considerata blasfema fino a
qualche anno fa, è stata poco a poco riabilitata negli ultimi anni senza
provocare più le violente reazioni dei verdi e
della sinistra. Il ritorno al nucleare come necessità vitale per il Paese è
stato annunciato prima dall’ultimo governo di Romano Prodi (2006-2008)
poi da quello attuale di Silvio Berlusconi. Finalmente, con la visita del
presidente francese Nicolas Sarkozy il 24 febbraio scorso si è arrivati a
qualcosa di concreto: un memorandum of understanding (MOU) tra i
gruppi ENEL e EDF per realizzare in Italia entro il 2020 con la tecnologia
francese 4 reattori EPR di terza generazione avanzata da 1.600 megawat.
Come si sa un MOU è soltanto una dichiarazione di intenzioni e non un
contratto ma il primo muro è stato superato.
La legge che autorizza il ritorno italiano al settore nucleare è in discussione al Senato dove verrà approvata entro un paio di mesi. Subito dopo il
governo sceglierà i siti per i nuovi impianti.
Grazie ai quattro reattori “francesi”, nel 2020 l’Italia non sarà più l’unico paese industrializzato del mondo privo di centrali nucleari e potrà ricavare dall’atomo circa il 10-12 per cento del proprio fabbisogno di energia.
Ma Berlusconi ha annunciato che intende andare anche oltre riservando
al nucleare il 25 per cento della produzione elettrica nazionale. E questo
significa che altri accordi strategici potranno essere realizzati dall’Italia
ad esempio con i colossi nucleari Usa, russi e tedeschi.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica
7
Sanità: nello scontro ci rimette sempre la collettività
Un’occasione mancata
per la provincia iblea
di ERNESTO GIRLANDO
S
arà che la spesa sanitaria in
Sicilia ammonta a oltre 8 miliardi di euro l’anno. Sarà che
quella cifra pesa in ragione del 54%
sull’intero bilancio della Regione
siciliana. Sarà che nel 2006 il disavanzo della Sanità ha toccato quota
1100 milioni di euro; che nel 2007
altri 107 milioni si sono aggiunti alla voragine precedente; che del
2008 si hanno notizie di un ulteriore disavanzo, sarà per tutto questo,
e anche per altro, che la disputa intorno al sistema sanitario siciliano è
deflagrata in tutta la sua dolorosa
complessità. Si tratta di uno scontro
che vede la maggioranza di centrodestra dilaniarsi ogni giorno sempre
di più. Una maggioranza che, fors’ancor più che nel resto del Paese,
qui recita il ruolo di maggioranza e
opposizione nel contempo, a fronte
di una eterea compagine di minoranza e di
un centrosinistra pressoché inesistente.
E così a poco meno
di un anno dalla vittoria elettorale, una
guerra tra due consolidati gruppi di potere,
simili per natura ma
diversamente strutturati, si scatena per
contendersi - oltre a
ciò che resta delle risorse della Regione posto per posto, dirigenza per dirigenza,
Asl per Asl, in linea
con il modello di gestione sempre in voga
nell’isola, secondo il
quale è il potere che
genera altro potere.
A fronteggiarsi sul
tema della Sanità due
“modelli” sostenuti,
l’uno, dall’assessore
Massimo Russo, con il suo Piano di
rientro voluto da Raffaele Lombardo e approvato da Silvio Berlusconi
in persona, Leontini l’altro, con un
disegno di legge alternativo caldeggiato dal Pdl e dall’Udc. Dopo mesi
all’insegna dello scontro e della verbosità, la questione approda, l’11
febbraio scorso, in Commissione
Sanità. Qui la maggioranza si spacca sull’art. 11 del disegno di legge,
che è quello che configura i criteri
sui quali sarà fondato il nuovo sistema sanitario siciliano. Il “modello
Leontini” vince con 8 voti su 15,
Pdl e Udc da una parte, Mpa dall’altra, mentre i rappresentanti del Pd
fanno il paio con gli arredi della sala
e alla fine abbandonano la seduta
della Commissione confidando, a
loro dire, nei lavori dell’Aula.
Saranno 23, come voluto da Pdl e
Udc, e non 17 come prevedeva il
Piano dell’assessore Russo, le
Aziende sanitarie dell’isola, contro
le 29 attuali. E soprattutto nelle sei
province non metropolitane si manterranno le doppie strutture: aziende
ospedaliere e aziende sanitarie, che
il piano Russo avrebbe invece accorpato, sempre nell’ottica della riduzione della spesa. Tante questioni
restano comunque sospese, a cominciare dai tagli dei posti letto. Russo
prevede un taglio di circa 5700 posti
letto per acuti, a fronte, in verità, di
una richiesta avanzata dal Governo
La Voce dell’Isola n. 3
Nella foto al centro l’on. Leontini,
qui sopra l’assessore Massimo Russo
nazionale di 2400 posti letto. I tagli
sarebbero attribuibili, secondo l’assessore, alle carenze strutturali del
sistema che hanno causato spesso
un uso improprio dei posti letto per
acuti, i quali, per la mancanza di
una rete di presidi per la lungodegenza e la riabilitazione sarebbero
stati destinati a pazienti necessitanti
un’altra tipologia di assistenza, con
RSA. Secondo Leontini invece dovrebbero continuare a costituire la
struttura della nuova azienda ospedaliera provinciale con mantenimento dei reparti per acuti. Poi c’è
da razionalizzare il servizio del 118:
270 milioni di euro la spessa annua
in Sicilia, 90 milioni in Piemonte,
tanto per fare un raffronto con una
realtà di pari estensione territoriale.
spirito diverso che informa i due
modelli di riordino della sanità siciliana. Da una parte l’assessore Russo che bene o male tenta di dare una
scossa al sistema sganciando la Sanità dalle logiche della politica, delle clientele, della creazione del consenso elettorale. Dall’altra chi ha
garantito, nell’ultimo decennio almeno, quelle stesse clientele che
A fronteggiarsi due “modelli” sostenuti, l’uno dall’assessore Massimo
Russo, con il suo Piano di rientro voluto da Raffaele Lombardo
e approvato da Silvio Berlusconi in persona, l’altro da Leontini,
con un disegno di legge alternativo caldeggiato dal Pdl e dall’Udc
pesante aggravio per le casse pubbliche, visto che il costo di un posto
letto per acuti comporta alla Regione un esborso di 600 euro al giorno,
mentre uno per lungodegenza ne costa un quinto.
Per questo motivo, secondo il Piano Russo, 19 presidi ospedalieri
sparsi nelle 9 province siciliane andrebbero rifunzionalizzati in PTA e
Senza dimenticare il rispetto dei tetti di spesa per gli innumerevoli convenzionati esterni alla luce sempre
delle necessità fissate dal Piano di
rientro.
Secondo Raffaele Lombardo esistono ancora margini di mediazione
per ricomporre la frattura, attraverso
opportuni aggiustamenti della legge
in Aula. Non sarà facile, visto lo
adesso è costretto a sostenere, continuando sulla strada delle vecchie e
stantie logiche che da sempre si antepongono al dovere di garantire
adeguati livelli di assistenza ai cittadini.
Il tutto sullo sfondo di una guerra
tra due sistemi di potere che si contendono il controllo sui flussi di
spesa in vista dei tempi duri prefi-
gurati dai tagli conseguenti al federalismo fiscale, alla riduzione dei
trasferimenti statali a regioni ed enti
locali, nell’incapacità complessiva e
perenne di prospettare un futuro per
la Sicilia.
Nella Ragusa dell’on. Leontini,
garantiti manager e primari, la salute dei servizi sanitari è alquanto cagionevole. Il quadro complessivo
non è confortante, ed è quello di una
piccola realtà che pur con condizioni diverse, in positivo, rispetto agli
altri distretti isolani, finisce per conseguire risultati peggiori. Nonostante il vantaggio di un numero ridottissimo di convenzioni esterne - una
sola clinica privata e poche decine
di convenzionati, a fronte degli oltre
400 del capoluogo siciliano - una
visione morbosamente “municipalista” ha affossato ogni possibilità di
sviluppo del sistema sanitario ibleo
relegandolo a un ruolo marginale e
di routine. Ogni ospedale, piccolo e
inadeguato per quanto possa essere,
viene difeso dal politico del luogo,
in una visione troppo miope che non
guarda al di là del proprio angusto
orticello. Nessuna concezione d’insieme di un sistema che potrebbe armonizzarsi e offrire standard più
elevati di assistenza.
Solo difesa strenua da parte di
sindaci e parlamentari, assessori e
financo consiglieri di quartieri, di
questo o quel reparto, di questa o
quella guardia medica, di questo o
quel doppione a 8 chilometri di distanza. Mai una voce levata a sostenere gli interessi generali, mai un
progetto unitario dell’offerta sanitaria complessiva che avrebbe consentito ai cittadini di curarsi in loco,
anche a pochi chilometri di distanza
da casa, attraverso una opportuna
razionalizzazione dei servizi e della
rete ospedaliera e con la migliore
qualità possibile.
In attesa della legge regionale di
riforma sanitaria intanto spuntano
proposte e progetti da ogni dove, da
ogni consiglio comunale, da ogni
assise di quartiere o di condominio.
Ognuno con un piano che fa dell’ospedale del proprio piccolo centro un simbolo d’eccellenza, avocando a sé servizi e reparti con
grande sciorinìo di scienza e spreco
di immaginazione. Intanto esistono
ancora pronto soccorso con otorini
che devono far fronte alle emergenze cardiovascolari, liste d’attesa di
undici mesi per una TAC, reparti essenziali per malati cronici inesistenti, assistenza domiciliare carente.
A “rischio” di rifunzionalizzazione è l’ospedale di Scicli a pochi chilometri da quello di Modica, mentre
Comiso che fa polo con Vittoria dovrebbe perdere i reparti di base, per
essere accorpati a Vittoria, ad appena 7 chilometri di distanza, per acquisire posti letto per lungodegenti,
per servizi riabilitativi mancanti
all’interno dell’intera struttura ospedaliera provinciale.
Il piano di riforma della sanità siciliana potrebbe essere l’occasione
per la ristrutturazione nella provincia iblea del sistema sanitario. Occorrerebbe abbandonare le logiche
paesane, quelle clientelari, e il continuo ricorso allo stimolo degli istinti peggiori dell’elettorato per difendere interessi di bottega. Speriamo
che non sia, come sembra, un’altra
occasione mancata.
Marzo 2009
8
Politica
Alla conquista di spazi vitali per disporre di proprie basi operative
Cina in Sicilia per dominare
il Mediterraneo e l’Africa
attiva nei settori del trasporto aereo,
nel turismo e nella logistica navale.
Il governatore regionale Raffaele
Lombardo, dopo gli incontri avvenuti
a Catania il 21 febbraio scorso con
una delegazione del gruppo guidato
dal direttore generale del Tan Xiangdong, concludendo una serie di colloqui di tipo tecnico, ha dato il via libera al progetto,e sta approntando un
gruppo di lavoro per definire l’operazione.
Il progetto della HNA, ambiziosissimo, mira a creare un sistema di trasporto intermodale tra l’ipotizzato
nuovo aeroporto intercontinentale,
nei pressi di Enna, l’interporto di Catania e il vicino porto marittimo di
Augusta, dove la HNA ha già acquisito un molo per navi container.
Questi piani di sviluppo, anche se
di carattere civile e commerciale,
hanno tuttavia un aspetto strategico
che sembra non essere stato valutato
nella giusta misura dal governo siciliano. Il nuovo, ipotizzato, hub cinese
di CARMELO SPAMPINATO
L
a crisi economica che sta attraversando l’occidente al momento non tocca ancora la Cina, che anche nel 2009 continua ad
avere un’indice di sviluppo a due cifre solo lievemente inferiore ai livelli
raggiunti negli anni precedenti. La
Cina non sta ad attendere passivamente che l’economia si depauperi fino a giungere ai livelli di pericolosità
riscontrati nella stragrande maggioranza degli altri paesi, ma si sta già
da tempo preparando a fronteggiare
la crisi economica, destinata prima o
poi a raggiungerla, nel migliore dei
modi. Oltre alle immense riserve di
carburante accumulate da diversi anni
nel vasto deserto del Gobi, la Cina ha
stabilito e continua a stabilire stretti
rapporti economici con tutti i paesi
produttori di materie prime e ad accumulare nei suoi svariati depositi per
meglio supportare la produzione industriale, con specifico riferimento al
settore tessile e dell’high tech., settori
ove i prodotti della P.R.C. hanno ormai raggiunto un elevato livello qualitativo. Alcuni di questi paesi si trovano nel bacino mediterraneo e nel
continente africano.
La Cina sta inoltre sviluppando una
fitta rete aeroportuale dotata delle più
moderne e costose apparecchiature
nonché una cospicua flotta di aeromobili wide body con capacità di
500/600 posti, come ad esempio
l’Airbus A380, di cui la Cina detiene
il primato di commesse, circa 150 al
momento.
Risulta quindi evidente per la Cina
la necessità di disporre di basi operative dotate delle necessarie ed adeguate infrastrutture, come aerostazioni passeggeri e cargo sufficientemente capienti e piste della dovuta lunghezza per potere da un lato trovare
un rapido collocamento delle merci
che la P.R.C. continua a produrre a
getto continuo, dall’altro per trasportare, unitamente alle merci, quei tanti
milioni di cinesi che godono ormai di
un PIL pro capite superiore alla media europea, desiderosi di conoscere
il mondo, liberi ed affrancati dall’atavica povertà che per secoli li ha resi
succubi delle ex potenze occidentali.
Dalla base operativa al centro del
Marzo 2009
La holding cinese
HNA sta negoziando
con le autorità
della Regione
un investimento
diretto di 300 milioni
di euro per realizzare
un nuovo aeroporto
internazionale
con una pista
da 5 chilometri
a Centuripe
Nelle foto delle due pagine, aerei della flotta cinese, lo stadio di Pechino,
immagini di Shangai e sotto a sinistra, container cinesi nel molo di Augusta (SR)
Mediterraneo i cinesi potranno poi
spostarsi in diversi paesi del sud Europa ed in Africa.
È in questa ottica che da parte della
Cina è emerso un particolare interes-
se strategico per la Sicilia, dove la
holding HNA sta negoziando con le
autorità della Regione un investimento diretto di 300 milioni di euro per
realizzare insieme un nuovo aeroporto internazionale con una pista da 5
chilometri nella località Centuripe nei
pressi di Enna. Negoziati già in fase
avanzata che stanno riscuotendo un
“ok” generale, sia da parte delle autorità regionali, che da parte di gruppi
di imprenditori siciliani. Anche se la
Sicilia dispone già attualmente di 3
aeroporti, gli “esperti” sostengono
che lo scalo di Fontanarossa di Catania (sulla soglia dei sei milioni di
passeggeri annui) sarà presto alla saturazione e che il quarto scalo sarebbe praticamente riservato ai voli diretti dalla Cina, in vista della prevista,
enorme espansione dei traffici di uomini e merci diretti, appunto, in Europa, nel Mediterraneo e nel continente
africano. La Sicilia, dunque, diventerebbe la piattaforma di appoggio degli interessi cinesi per una larga fetta
del pianeta. E questo coincide perfettamente con le ambizioni geopolitiche dell’attuale governo regionale siciliano. La HNA è una multinazionale
in Sicilia dovrebbe infatti nascere e
operare praticamente al fianco delle
strutture militari americane più avanzate nel Mediterraneo, tra cui la base
di Sigonella, oggi in fase di potenziamento, la base del MUAS di Niscemi
e la stessa base navale di Augusta: la
situazione che si prospetta, pertanto,
potrebbe non essere “gradita” al Pentagono che, certamente, potrebbe fare
pressioni di vario livello per scoraggiare l’iniziativa che, da osservatori
economici, almeno allo stato attuale,
viene considerata una semplice questione di compravendita di terreni per
una progettualità che sarebbe destinata a rimanere solo sulla carta.
La Voce dell’Isola n. 3
9
Oggi il mondo occidentale considera la Cina il mercato del futuro
La lunga marcia
dell’economia cinese
Q
uando la Cina si sveglierà, il
mondo intero tremerà. Questa
la profezia di Napoleone Bonaparte che, formulata nel 1816, si è
oggi avverata, con gravi conseguenze
di carattere meramente economico,
che sono sotto gli occhi di tutti. Tralasciamo di parlare del “Secolo Cinese”
e delle gigantesche e mirabolanti opere di ingegneria sparse nell’immenso
territorio della P.R.C., di dimensioni
mai tentate prima dal genere umano,
come il Bird Nest (Stadio Olimpico)
ed il Teatro dell’Opera a Pechino o la
Diga delle Tre Gole sul fiume Jang
Tze (Fiume Azzurro) nella provincia
dell’Hubei. Non parleremo neanche
del mostruoso debito pubblico Usa
nei confronti della Cina, che ammonta oggi a circa 15.000 miliardi di dollari e che rappresenta il 113% del Pil
statunitense. Ci limiteremo a delineare la lunga marcia dell’economia cinese.
Oggi il mondo occidentale considera la Cina il mercato del futuro. Que-
renza dovuta all'esperienza, alla bravura ed alla capacità. Quindi col tempo tra il popolo cinese si diffuse la
malattia della pigrizia, i giovani persero la volontà di studiare ed i lavoratori non avevano più voglia di lavora-
del comunismo.
Da circa vent’anni, interi settori
dell'economia socialista si convertono
al capitalismo, quintuplicando il prodotto interno lordo per abitante.
Ovunque si vedono gru, camion, ne-
L'obiettivo dichiarato
dei dirigenti cinesi
è di portare il Paese
al rango di grande
potenza economica
mondiale, arrivando
a superare il Giappone,
a eguagliare gli Stati
Uniti e a porre radici
nuove in tutto
il pianeta
sto vuol dire che la Cina ha un grande
mercato interno ed i prodotti “made
in Cina” hanno un' ottimo rapporto
qualità/prezzo. Investire capitali nel
mercato cinese é diventato sempre
più di moda per gli investitori occidentali. Storicamente, dopo tanti anni
di guerra (dalla fine del 1800 sino al
1949), il sostegno economico della
Cina era solo l'agricoltura. L'industria
nazionale era stata del tutto distrutta
dai nazionalisti prima che, dopo aver
portato la Cina alla rovina, trovassero
rifugio nell' isola di Taiwan.
Così il nuovo governo comunista si
trovò costretto ad iniziare la difficile
opera di ricostruzione del paese. Il
presidente Mao voleva dar vita ad un
paese ideale dove non doveva esistere
alcuna differenza tra il popolo. Tutti i
cinesi erano impiegati dello Stato, lavoravano per lo stato e prendevano
tutti lo stesso stipendio dallo Stato.
A causa della carenza di merci all'inizio della ricostruzione, la Cina attuò la cosiddetta economia d' ordine.
A secondo della differenza d'età e di
sesso, veniva distribuita una diversa
quantità di cibo, stoffa e beni di consumo. Tutti ogni mese ricevevano i
buoni delle varie merci dallo stato.
Per acquistare più merci, dovevano
pagare in contanti. In un primo momento, con questo nuovo metodo, il
popolo avvertì l'eguaglianza sociale.
Però, in campo lavorativo, questo
nuovo sistema non risultò molto pratico, perchè non valeva più la diffeLa Voce dell’Isola n. 3
re, tanto ci pensava lo stato a distribuire ugualmente a tutti quanto necessario per vivere. Soprattutto durante la “Grande Rivoluzione Culturale” (dal 1966 al 1976) tutta la Cina
si era quasi fermata. “Arricchitevi”,
fu la parola d'ordine introdotta agli
inizi degli anni ottanta da Deng Xiaoping, appena salito al potere.
Il suo messaggio era chiaro:dopo
gli anni assurdi del passato, si voltava
pagina. Il pensiero di Mao “contare
sulle proprio forze” risultò superato e
giunse il momento per il Partito di intraprendere le riforme strutturali per
modernizzare il paese. Il Presidente
Deng Xiaoping ci portò ad una nuova
epoca di Riforme ed Aperture.
Si cominciò così ad organizzare un
passaggio indolore dal sistema socialista ad uno liberale. Si avviò il programma delle Quattro Modernizzazioni (agricoltura,industria,scienza e
tecnica ed esercito). Nel giro di qualche anno, la Cina entrò in pieno nella
globalizzazione con l' apertura ai capitali stranieri, assecondando così la
millenaria vocazione commerciale.
del paese.
In campagna, dove vivono ancora i
tre quarti dalla popolazione, furono
autorizzati i mercati liberi, in città si
diffuse ben presto la moda dei bluejeans, si cominciò a giocare in borsa e
scoprire i vantaggi economici del turismo di massa. “Non importa che il
gatto sia bianco o nero, purché catturi
i topi”, dichiarò Deng ai nostalgici
on, si costruiscono case, si aprono
centri commerciali, si ampliano strade, si restaurano monumenti. L'obiettivo dichiarato dei dirigenti cinesi è di
portare il paese al rango di
grande potenza economica
mondiale, arrivando a superare il Giappone e ad eguagliare gli Stati
Uniti. Siamo
nel bel mezzo
di un’economia di mercato socialista,
definizione inventata dal governo per ricordare che il
paese ha cambiato faccia, ma resta strettamente
controllato dal Partito. Per evitare errori irrevocabili, la riforma economica è iniziata dapprima a Shenzhen,
geograficamente collegata con l'isola
di Hong Kong, campo di prova aperto
ai privati ed agli investitori stranieri.
Successivamente, anche tutte le città
portuali sono diventate zone speciali
per provare a seguire le regole del
mercato libero internazionale.
La Cina è così entrata nel nuovo
periodo dell' economia di mercato.
Chi studia di più, può ambire ai migliori lavori, chi lavora di più, più
guadagna. Questi principi hanno dato
una forte spinta al popolo, dagli Anni
‘80 tutti i cinesi sono pronti a dedicarsi anima e corpo al commecio. Le
società private sono spuntate come i
funghi e crescono a ritmo inarrestabile.
A partire dalla fine degli Anni Settanta, le aziende straniere sono incentivate ad investire in Cina grazie all'apertura di “Zone economiche speciali”, enclavi costiere che offrono
condizioni di favore. Gli investimenti, venti anni fa quasi inesistenti, sono
saliti in questo lasso di tempo a oltre
61 miliardi di euro all'anno.
I maggiori investitori sono asiatici,
con in testa Giappone e Hong Kong;
tra gli europei primeggiano inglesi e
tedeschi. Oggi l' economia cinese è
diventata la quinta potenza al mondo,
la velocità di crescita media annua
supera il 10%. All'inizio del nuovo
millennio, la nuova classe dirigente
che gravita attorno a Hu JinTao si dichiara determinata a proseguire ulteriormente nelle trasformazioni economiche del paese, ad abbattere gli ultimi pilastri del <<socialismo>> e soprattutto a costringere il mastodontico
apparato pubblico a snellirsi e ad adeguarsi all' economia di mercato. In
questo quadro riformistico, un funzionario su tre dovrà essere licenziato
entro il 2025, quando l'industria sarà
riciclata in blocco nel privato.
I primi ventanni di economia di
mercato socialista made in Cina sono
stati abbastanza redditizi, ma a giudizio degli esperti, arriveranno i tempi
duri. Alla modernizzazione e all'arricchimento del paese non è corrisposta
un'opera di democratizzazione ed il
rapido sviluppo è stato accompagnato
dall' emergere di nuovi problemi.
La crescita oggi si è assestata e
sfiorerebbe il 7% reale, ma questo
non basta ad assorbire i nuovi arrivati
sul mercato del lavoro ed i milioni di
licenziati delle imprese statali. Uno
degli effetti più perversi del progresso
economico è l'aumento della disparità
tra le regioni povere dell' interno e
quelle ricche della costa, oltre la dif-
ferenza enorme della posizione geografica tra le zone del Nord Est (forte
dell'agricoltura e dell'industria pesante), le zone della pianura del fiume
Yanze (commercio e industria tessuti)
e le province del delta del Fiume delle Perle (commercio, industria della
lavorazione ed elettronica).
Invece i grandi spazi della Cina del
Nord West sono rimasti molto indietro, l' agricoltura è ancora il sostegno
dell'economia locale, con livelli
scientifici ed industriali ancora molto
bassi. Per esempio: la provincia più
povera ha un prodotto interno lordo
per abitante pari a 390 USD l'anno;
mentre Shanghai ha 4800 USD per
abitante; gli abitanti di Hong Kong
hanno un reddito individuale addirittura superiore a quello del Regno
Unito.
Lo Stato ha appena avviato un programma di sviluppo delle regioni occidentali, che prevede una specie di
patrocinio delle regioni dell'interno
da parte di quelle costiere. In modo
discreto, la Cina fa anche appello alla
comunità internazionale ed è lo Stato
che maggiormente richiede finanziamenti presso la Banca Mondiale.
I difetti dell'industria nazionale sono gli alti consumi delle risorse minerarie e l'alto livello d'inquinamento
dato che l'energia del paese proviene
ancora per due terzi dal carbone.
Lo stato ha avviato un programma
per recuperare il ritardo economico: i
laureati sono mandati all'estero per
specializzarsi nelle scuole di management, le aziende pubbliche che sprecano troppe risorse vengono liquidate
o ristrutturate, nascono aree ad alta
tecnologia. Se la potenzialità economica è molto forte, il dividendo a persona è però ancora bassissimo.
Ci sono inoltre un insieme di problemi interni, che il governo cinese
ed il popolo sanno di dovere e potere
affrontare anche se sarà una strada
molto difficile da percorrere.
Le principali questioni del mondo
di oggi sono la pace e lo sviluppo. II
popolo cinese è sempre stato considerato amante dalla pace. Allo sviluppo
della Cina non può mancare la collaborazione amichevole dei paesi confinanti e del resto del mondo.
Grazie al suo rapido sviluppo, un
giorno anche la Cina potrà diventare
una protagonista sulla scena del mondo, perchè la direzione dello sviluppo
è giusta ed adeguata la velocità dello
loro lunga marcia, facendo anche tutto quanto sarà possibile per mantenere la pace e la prosperità mondiale.
Marzo 2009
10 Politica
Potrebbero costituire un’opportunità per il rilancio del turismo
Nuovi casinò in Italia?
Il Sud resta penalizzato
di GIUSEPPE FIRRINCIELI
L
a notizia sull’ok del Governo
italiano per una proposta di
apertura di nuovi casinò nel
territorio nazionale giunge in un periodo di crisi economica senza precedenti.
Nello Stivale – ancora peggio nella nostra Isola – le grandi e le medie
imprese fanno a gara per ricorrere
agli ammortizzatori sociali e mandare in cassa integrazione centinaia
di migliaia di lavoratori; le piccole
imprese chiudono per fallimento e
licenziano altrettante decine di migliaia di lavoratori con l’aggravio di
essere lasciati soli senza alcuna possibilità di sostegno economico. In
Sicilia la situazione è diventata
drammatica, dove tra l’altro le onde
lunghe dei licenziamenti vanno ad
incontrarsi con la disoccupazione
giovanile dilagante, determinando
una massa interminabile di persone
di ogni età in cerca di lavoro.
Quando qualche anno addietro, in
queste stesse pagine di giornale,
parlavamo di incentivazione turistica e di formazione di pacchetti turistici da offrire al mondo intero,con
la possibilità di porre la Sicilia in
competizione internazionale con altri Paesi a vocazione vacanziera, aumentando di molto le capacità ricettive e tutti i settori delle offerte turistiche, compresi i casinò, si pensava
che quello sarebbe stato il periodo
giusto per lanciare una buona ripresa economica.
Tale percorso, già attuato, avrebbe consentito oggi di poter quanto
meno equilibrare i cedimenti occupazionali che si stanno verificando
adesso e almeno piangere con un
occhio, o per meglio dire consolarsi
A Roma, nei Palazzi della politica, la Sicilia rimane un’appendice
territoriale che non deve riscuotere alcun interesse: la Sicilia è periferia
e così è destinata a rimanere, anche quando in questo periodo di crisi
soffre sicuramente più delle altre regioni italiane
pensando solo a dirottare in tutta
l’Isola, più presenze possibili e poter lavorare su nuove formule di attrazione.
Tutto ciò non è stato possibile. La
notizia di oggi, e cioè quella della
volontà di aprire un casinò a Taormina, rappresenta la classica goccia
d’acqua nel deserto, visto e considerato ed ammesso che si possa tramutare presto in realtà per una terra
che di casinò non è ha bisogno solo
uno e non si può accettare una concessione del genere con una motivazione “Al Sud un’attrattiva turistica”. A livello internazione con tale
affermazione ci poniamo in una scala di valori, a livello di operatività
turistica da terzo mondo. Ci viene
d’obbligo, a questo punto rivolgerci
la domanda: Ma cosa ci manca in
questa Regione Autonoma, rispetto
alla Costa Azzurra, Ai Caraibi, alle
Isole greche dell’Egeo e a tantissimi
altri siti dotati di bellezze paesaggistiche interessanti per il turismo?
Non stiamo qui a ripeterci le medesime cose e di quello che Comune
per Comune, Province per Province
e la Regione Siciliana medesima usa
come spots di attrazioni per dire che
in quest’Isola non manca nulla per
attirare gli stranieri.
A Roma, nei Palazzi della politica, la Sicilia rimane un’appendice
territoriale che non deve scuotere al-
cun interesse da un punto di vista
nazionalistico. La Sicilia è periferia
e così è destinata a rimanere, anche
quando in questo periodo di crisi
soffre sicuramente più delle altre
Regioni italiane. E la beffa prodotta
dal Parlamento italiano continua imperterrita per i siciliani, il piano di
apertura di nuovi casinò, oggetto dei
firmatari delle proposte di legge
prevede cinque case da gioco nel
nord e centro Italia, una nel centro
sud ed una in Sicilia. Ebbene le fortunate cittadine sono la prima in
Piemonte a Stresa sul lago Maggiore, la seconda a San Pellegrino Terme, nel bergamasco, a Gardone Riviera, nel bresciano sul lago di Garda, a Viareggio, in Versilia e poi a
Fiuggi e a Ostuni nel brindisino. In
Sicilia, la sede è prevista a Taormina, grazie alla rappresentanza parlamentare del MPA. Tornando alla
mappa dei nuovi siti, come si vede,
le regioni più penalizzate risultano
sempre quelle del Sud. Ed i pareri
espressi dai politici risultano sempre
negativi per il Sud e positivi per il
Nord. In pratica Una casa da gioco
per la Sicilia è sinonimo di bisca
clandestina e quindi soggetta ad
infiltrazioni
mafiose, mentre per il
Nord rappresenta un catalizzatore di
turismo di alto
livello.
L’on. Roberto Commercio
Per Taormina non sarebbe una concessione
ma solo un riconoscimento piuttosto tardivo
U
n casinò a Taormina? Non sarebbe una concessione da
parte dello Stato italiano, ma solo un riconoscimento di
riapertura a distanza di quasi mezzo secolo, perché ritenuto scomodo per quelli di San Remo, Saint Vincent, Campione d’ Italia e Venezia.
Durò quanto una meteora. Solo diciotto mesi. Aveva proiettato nella zona ed in tutta la Sicilia una seria speranza di ripresa. Addirittura il suo patron, il cavaliere Guarnaschelli, pensava direttamente a pagare le tasse dei taorminesi ed il Comune
di Taormina ed altri del circondario avevano conquistato una
sicurezza economica piuttosto importante.
E come andò a finire? Andò a finire! che il casinò iniziò a
dare fastidio a quelli del nord Italia, perché chiaramente, come
dicono a Catania, cu arma, stramma. Siccome molti amanti
delle case da gioco avevano dirottato le loro frequentazioni
verso Taormina ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno
un’ordinanza di chiusura definitiva e senza appello. I comitati
d’affari del Nord imposero al governo italiano di far chiudere
Taormina che era una casa da gioco in piena regola e non una
bisca clandestina.
Adesso la Sicilia, a distanza di mezzo secolo, spera ancora
che lo Stato italiano le dia l’opportunità di aprire un nuovo casinò. Già! Come se la Sicilia non avesse, per Statuto, tutta
l’autorità legislativa e legale per poter aprire tutti i casinò che
vuole in quest’Isola. Mentre in Italia continuano a lavorare indisturbati quelli di San Remo, Campione d’Italia, Sant Vincent
e Venezia. Ma non è tutto. Al danno abbiamo dovuto aggiungere la beffa. Venti anni circa fa un poverissimo comune siciliano ricevette un bonifico bancario di sessanta milioni di lire
dal Comune di Campione d’Italia per eccessi di proventi del
Marzo 2009
proprio casinò municipale. L’avvenimento per gli amministratori dell’epoca di quel Comune siciliano non destò né sdegno
né mortificazione e così quell’elemosina venne destinata dalla
Giunta comunale a fornire la copertura finanziaria per rifare
qualche centinaio di metri di manto stradale di alcune vie comunali.
Come si fa a non capire che un diritto di crescita economica
per una Regione con tanto di Statuto autonomo non può essere
delegittimato per favorire gli interessi di altre Regioni italiane? Comunque, per la cronaca andiamo avanti e parliamo di
altre realtà turistiche come la Costa Azzurra.
A partire dal Principato di Monaco, una realtà turistica di fama piuttosto limitata come realtà territoriale ne possiede addirittura cinque, per poi arrivare alla Repubblica Transalpina che
ne possiede ben 185, di cui una buona parte tra Nizza, Mentone e Saint Tropez. La Repubblica Ceca ne possiede 150; la
Germania ne ha 78; la Spagna 35; la Gran Bretagna 131;
l’Estonia 125; la Croazia 20; la Svizzera 17; l’Austria 12;
l’Olanda 12; la Slovenia 10, la Grecia 9; Portogallo 8 e Belgio
8. Ed un fatto importante che va in controtendenza in questo
periodo è che nel 2008, la Spagna ha registrato un incremento
del 4 per cento, la Polonia dell’11 per cento e la Gran Bretagna del 7 per cento. Ma se adesso si va registrare una volontà
politica di rilievo per l’ apertura di nuove case da gioco, di
contro vi è sempre quella espressa di quelli che gestiscono i
casinò italiani esistenti. Un lapidario no, infatti, arriva da
Mauro Pizzicati, presidente di Federgioco, con la motivazione
che l’attuale situazione tra domanda e offerta è equilibrata e,
dunque, un aumento di numero ci sembra inutile.D’altra parte
non ci potevamo aspettare una risposta diversa. Tanto è vero
che in termini di introiti, nel 2008, le quattro case da gioco italiane hanno realizzato 562 milioni di euro di introiti, registrano si un calo del 4 per cento, ma un aumento di visitatori del
15 per cento e pari a 3 milioni e mezzo. Tutto questo, chiaramente, comporta un utile in più per l' indotto turistico.
Immaginiamo adesso se la Sicilia avesse potuto far parte di
quella schiera di Regioni che hanno delle qualità in più di attrazioni turistiche da offrire al mondo intero. Un sogno purtroppo che ci risulta ancora vietato sulla nostra terra. In pratica
siamo siciliani con diritto di libertà nella nostra terra, ma non
capaci di avanzare i diritti per poterci vivere.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica 11
Le dimissioni-trabocchetto dell’effervescente soprintendente Antonio Fiumefreddo
Il balletto resta sempre in scena
al Massimo Bellini di Catania
di ANTONIO CURRÒ
L
a notizia è quella che ha visto
protagonista il “brillante ed
effervescente” sovrintendente
del Teatro Massimo Bellini, avv.
Antonio Fiumefreddo, nei panni del
duellante contro “l’elegante e compassato” sindaco di Catania, sen.
Raffaele Stancanelli. Si è trattato in
realtà di una rappresentazione che è
rimasta a cavallo fra il balletto e la
commedia goldoniana, e che è stata
messa in scena sulle tavole del teatro dell’MPA. Ma veniamo alla trama del primo atto del lavoro teatrale. La mattina di martedì 24 febbraio il sovrintendente rassegna le proprie “sofferte” dimissioni al presidente del Cda dell’Ente lirico, il sindaco di Catania, sen. Raffaele Stancanelli, nel quale comunicato Fiumefreddo verga di suo pugno: «I
miei pressanti impegni professionali, infatti, non mi consentono più di
dedicare il tempo necessario a svolgere il prestigioso incarico…»,
«…ma nella mia vita c’è l’avvocatura e la mia “libertà” ed “indipendenza” hanno sempre dipeso unicamente dal mio lavoro».
Il sen. Stancanelli, in trepidante
attesa di questa altalenante decisione, accetta le dimissioni forse con
malcelato sollievo e senza consultare il regista. Esulta il popolo delle
sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl,
Fials-Cisal e Confasal-Libersind,
che si dicono soddisfatte dalle dimissioni ma preoccupate per il futuro dell’Ente lirico etneo. Ma perché,
che succede? Succede che nell’esercizio finanziario 2008 del Teatro
Massimo i conti risultano in rosso e
nel tempo si sono dimessi il direttore artistico, il direttore stabile e il
direttore degli allestimenti scenici.
Alcune voci si levano dal coro per
far sentire il loro controcanto. Marco Forzese dell’Udc si dice molto
rammaricato in considerazione del
fatto che, conoscendo il rigore e lo
stile di Antonio Fiumefreddo, per
nessuna ragione al mondo egli farebbe un passo indietro. Dino Fiorenza, deputato regionale del Pd, si
affretta a mettere le mani avanti affermando che le dimissioni di Fiumefreddo non sono da mettere in relazione ad una richiesta ispettiva
avanzata in sede regionale e sottoscritta anche da lui stesso. Insomma,
attori e comparse entrano nel vivo
della rappresentazione. Ma ecco nel
secondo atto il colpo di scena. Le
dimissioni, che nel frattempo sono
arrivate sul tavolo del presidente
della Regione, on. Raffaele Lombardo, vengono decisamente respinte
24 ore dopo. Come respinte? Si, respinte! Ma daaai!!!, non si fanno
queste cose! Che figura ci fa l’avvocato Fiumefreddo che voleva, novello Cincinnato, tornare alla sua
agognata professione?
Dicono che sia la quarta o la settima volta che si ripete questa esilarante scenetta; e ogni volta Stancanelli si è appostato come Brighella
che tenta di bastonare Arlecchino, il
quale puntualmente abbassa la testa
e schiva il colpo, ma non riesce a
colpire lo stimato sovrintendente.
Ma nella commedia ci penserà l’abilissimo Pantalone a sistemare tutto;
e come? Forse cambiando il Cda del
Teatro Massimo?
Già mercoledì 25 febbraio si parLa Voce dell’Isola n. 3
Si è trattato in realtà di una rappresentazione che è rimasta
a cavallo fra il balletto, la farsa e la sceneggiata, e che è stata messa
in scena sul palcoscenico della politica del MPA
lava già di un nuovo consiglio
d’amministrazione prima ancora che
lo stesso si riunisse per decidere il
da farsi. Fra le quinte del teatro restano evidenti difficoltà gestionali e
finanziarie; scontri con i sindacati e
con il Cda stesso; dimissioni di figure professionali importanti; una
richiesta, da parte di deputati cata-
nesi dell’Ars, di una ispezione presso l’Ente lirico; polemiche su come
vengono spesi i fondi; spettacoli saltati a causa di scioperi e la previsione che ne vengano annullati altri.
Ma il balletto continua. I 322 dipendenti del Teatro, loro malgrado,
assistono a queste continue e altalenanti prese di posizione dettate dalla
speculazione partitica. Spettacoli dentro il teatro, spettacoli nelle piazze. Il
problema non è
questo! Si discute
del sesso degli angeli mentre il bravo
e solerte giornalista
locale fa finta di
chiedersi perché Stancanelli voglia
impallinare un uomo del suo caro
“compagno di liceo” Lombardo. Caro, bravo e solerte giornalista locale,
a prescindere (come diceva Totò),
quando un Cda si trova di fronte ad
un buco in bilancio di 4 milioni di
euro non le sembra un buon motivo
per impallinare il responsabile,
chiunque esso sia?
Le critiche lanciate dal primo cittadino catanese sulle pagine dei
giornali locali, sul comportamento
del sovrintendente fanno il paio con
le proteste delle sigle sindacali a cui
fanno capo i lavoratori dell’Ente lirico e quindi sembrano essere credibili. Ma sembra essere credibile anche l’avvocato Fiumefreddo che
punta il dito contro la “recita” del
Cda, e che plaude alla decisione dell’assessore ai Beni Culturali, Antonello Antinoro di disporre un’ispezione al Bellini, da egli stesso sollecitata, e alla quale sono favorevoli
anche in questo caso le sigle sindacali.
In tutto questo balletto di dichiarazioni e prese di posizione c’è
qualcuno, fra il “pubblico presente
in sala”, che ha interpretato la respinta delle dimissioni da parte di
Raffaele Lombardo, in questo momento, come una “lavata di mani”
raccomandando ai due contendenti
di mettersi d’accordo e di far la pace. Ma Raffaele Stancanelli non ci
sta. Qualcosa è cambiato da un po’
di tempo a Palazzo degli Elefanti. In
effetti Stancanelli sembra voler
prendere le distanze dal Presidente
della Regione a proposito di argomenti che sono scottanti per la città
di Catania e che coinvolgono da vicino i “comitati d’affari” che da
sempre ad esempio hanno voce in
capitolo sul nuovo piano urbanistico
della città.
Altri motivi di frizione fra i due
Raffaele sono i rapporti con il senatore Firrarello che Lombardo vorrebbe molto freddi e che invece
Stancanelli ha tutto l’interesse a riscaldare; ancora, il Sindaco sembra
essersi stancato di ratificare decisioni sulla politica comunale prese in
altra sede. Il caso del Teatro Massimo Bellini è quindi la goccia che fa
traboccare il vaso.
Da oltre tre mesi la situazione appare molto pesante fra Regione e
Comune e si rischia di far saltare la
prossima opera in cartellone. Per il
Bellini si tratta di un danno d’immagine enorme; molto più elevato del
consenso che si è potuto faticosamente guadagnare con la politica di
portare lo spettacolo nei quartieri e
in provincia. Da sempre la serietà e
la qualità pagano, secondo noi e
quindi il buon senso sarebbe d’obbligo da parte di tutti.
Non sappiamo come finirà questo
balletto ma speriamo che i lavoratori del nostro storico e rinomatissimo
teatro lirico se la cavino e che la città non faccia un’ennesima squalificante figuraccia.
L’avvocato Antonio Fiumefreddo
(nelle foto) con le sue dimissioni
da soprintendente,
ha dato il via alle polemiche
Marzo 2009
12 Politica
Contestata l’annunciata installazione del sistema di telecomunicazioni satelittare “Muos”
Paura e allarme nel Calatino
per gli impianti USA a Niscemi
di OMAR GELSOMINO
L
Non si placano le polemiche e
le preoccupazioni da parte di
istituzioni, associazioni ambientaliste e cittadini in merito al sistema di telecomunicazioni americano che andrà ad aggiungersi alla
stazione ubicata tra i Comuni di Niscemi e Caltagirone. Nonostante le
rassicurazioni del ministro della Difesa Ignazio La Russa sul Muos
(Mobile User Objective System)
cioè la stazione di controllo terrestre
del sistema satellitare considerato
che dovrebbe coordinare le comunicazione aeree, terrestri e marittime,
la paura e l’allarme non sono ingiustificati. Secondo gli studiosi il
Muos emette onde ad alte frequenze, e dato che la stazione insisterà
appunto vicino ai centri abitati delle
due città, potrebbero causare gravi
danni alla salute dei cittadini. In realtà sono stati gli stessi comandi
Usa a decidere il trasferimento della
stazione dalla base di Sigonella a
Niscemi, quando in realtà le altre
stazioni di comunicazioni sono installate in aree desertiche.
Sono state due società americane
Agi e Maxim System hanno accertato che le onde elettromagnetiche potrebbero far detonare gli ordigni. Da
tempo se ne sta discutendo e la questione è stata portata anche nel Consiglio comunale di Caltagirone. “Il
17 Dicembre 2008 su un quotidiano
siciliano è stata riportata la notizia
che nella già esistente Stazione di
telecomunicazione Americana sita
tra i territori di Niscemi e Caltagirone, - ha dichiarato il consigliere comunale Luca De Caro - la Marina
Militare Americana sta costruendo
un nuovo sistema di telecomunicazione satellitare, denominato
MUOS, ad altissimo impatto ambientale basato su onde elettromagnetiche ad altissima frequenza che
potrebbero «provocare correnti o
voltaggi elettrici che possono causare l'attivazione di derivazioni elettroesplosive ed archi esplosivi che
detonano materiali infiammabili»,
secondo i dati della stessa Marina
Militare Americana.
Tale stazione doveva sorgere originariamente a Sigonella, così come
riportato da documenti ufficiali del
Pentagono, ma dopo alcuni studi e
simulazioni informatiche, gli stessi
Americani hanno stoppato questa
ipotesi in quanto non sicuro per le
attrezzature militari, per i velivoli
dotati di armamenti, per i militari e
per gli aerei civili che passerebbero
di lì. Ed il tutto causato dalla perico-
Marzo 2009
losità delle onde elettromagnetiche
generate dal nuovo sistema di telecomunicazioni
denominato
MUOS”. ”Tale notizia era per la verità già nota, - ha continuato il consigliere De Caro - tanto che in data
8 Ottobre 2008 anche l’assessore regionale all’Ambiente ha sollecitato
il Consiglio Siciliano per la protezione del patrimonio naturale
(CRPPN) a fornire “chiarimenti e
un supplemento di istruttoria in relazione al progetto MUOS, per l'installazione di un sistema di comunicazione per utenti mobili da allocare
nella riserva naturale di Niscemi da-
Consiglio comunale in cui chiedo al
sindaco Pignataro e all’assessore di
competenza quali siano ad oggi le
informazioni in nostro possesso;
quali iniziative si intendono adottare
a tutela dei propri cittadini e di
quanti vivono nelle zone in prossimità della Stazione Americana; quali azioni a tutela del Bosco di Santo
Pietro visto anche il non secondario
problema dell’inquinamento causato
dal consumo di gasolio necessario al
funzionamento della Stazione”.
L’Amministrazione comunale di
Caltagirone ha anche partecipato,
con l'assessore alle Politiche am-
matarie di un documento comune rivolto al sindaco e al presidente del
Consiglio comunale di Niscemi e all’azienda Regionale Foreste Demaniali «si associano a quanti, singoli
cittadini o gruppi associati hanno
denunciato all’opinione pubblica la
grave situazione di salute pubblica
che potrebbe sussistere qualora venisse messo in funzione il Mobile
User Objective Sistem già in fase di
costruzione. Ma se è stata acquisita
dall’opinione pubblica la pericolosità di questo sistema di comunicazione, ancora non è chiaro a tutti la
drammatica realtà di un territorio
Polemiche e preoccupazioni nonostante le rassicurazioni del ministro
della Difesa Ignazio La Russa: sembra accertato che il Mobil User Objective
System (Stazione di controllo terrestre del sistema satellitare) generi onde
elettromagnetiche ad alto rischio
ta la possibilità di problematiche legate all'elettromagnetismo!”. Uno
studio fatto in America svolto sul
territorio in cui sorge una delle
quattro stazioni “sorella” di quella
di Niscemi ha dato come risultato
che onde elettromagnetiche ad altissima frequenza causano alti rischi di
leucemia per i bambini residenti in
un raggio di 2,8 miglia - 4,5 km circa - intorno ai trasmettitori. Ora,
poiché non è dato sapere con certezza se e in che misura ci siano effetti
sulla salute e
sulla sicurezza
delle popolazioni che abitano
nelle aree prossime alla Stazione di telecomunicazione, ho
presentato un'interrogazione in
bientali Vincenzo Di Stefano a Niscemi, al corteo organizzato dagli
studenti del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” e dall'Amministrazione niscemese contro l’installazione del Muos, la quale secondo quanto sottolineato dai promotori dell'iniziativa di protesta, rappresenta
un rischio per la salute dei cittadini
come leucemie infantili e aumento
dei tumori e per l’habitat in quanto
sarà costituito in una zona di Riserva naturale Sic, dove sono presenti
già 41 antenne che
emanano onde elettromagnetiche. “Garantiamo il nostro pieno
sostegno all’azione intrapresa dall'Amministrazione e dai cittadini di Niscemi – ha affermato l'assessore Di
Stefano – perché ne
condividiamo le preoccupazioni per la salute pubblica. Abbiamo intanto chiesto all'assessore regionale al
Territorio e Ambiente,
Giuseppe Sorbello, la
documentazione sul
Muos e all'Arpa di effettuare le misurazioni sui campi
elettromagnetici nel territorio di
Caltagirone. Abbiamo inoltre intrapreso iniziative comuni per scongiurare questo gravissimo rischio”. Le
associazioni ambientaliste Fondo
Siciliano per la Natura di Niscemi,
Ilex di Caltagirone, Legambiente
circolo Il Cigno di Caltagirone, Lipu di Gela, OPSSEA di Caltagirone
e Quercus Ambeinte di Niscemi fir-
già ampiamente compromesso, vista
la presenza di una potentissima base
radar nel sito dove sorgerà il MUOS
e di un impianto petrolchimico di
cui, peraltro, si è già ampiamente
dimostrata la pericolosità per la salute pubblica. Inoltre, viene poco
evidenziato il fatto che il sito
MUOS ricada all’interno di una delle riserve naturali più importanti
dell’isola in un’area soggetta a continui attacchi all’integrità del territorio e solo alcuni attenti osservatori
peraltro non locali hanno evidenziato la presenza di un’area protetta e
del suo valore ambientale». «L’Ente
gestore della riserva al cui interno
ricade il sito MUOS, - continua la
nota - da quanto ci è dato sapere,
non ha posto divieti. La politica locale scarica le proprie responsabilità
e quelle dei tecnici, incauti e incompetenti, che hanno avvalorato con
parere favorevole l’avvio dei lavori,
nessuno si sofferma sull’esigenza di
una maggiore tutela generale del
territorio evitanto altri interventi che
andrebbero ulteriormente a danneggiarlo, anzi si assiste alle dichiarazioni di tutti i gruppi politici che
tentano di strumentalizzare la vicenda suggerendo di uniformare la libertà di utilizzo del territorio permettendo di cacciare nella riserva o
di sorvolare sulle norme esistenti
per la sua tutela, alcuni sostengono
addirittura dell’inutilità della riserva
naturale e di liberalizzare il territorio. Insomma tentano di strumentalizzare la grave problematica del
MUOS per screditare la vocazione
naturalistica del territorio e la presenza della riserva. Si vuole difen-
dere la salute pubblica ma eliminare
l’unico polmone verde che Niscemi
possiede, è la contraddizione evidente di una mancanza di politica
gestionale del territorio».
«Le associazioni chiedono all’amministrazione e al consiglio comunale, - conclude la nota - di farsi
carico di organizzare degli incontri
pubblici con la partecipazione di
specialisti del settore che possano
chiarire alla popolazione le problematiche sanitarie e più specificamente di inquinamento elettromagnetico, di richiedere pareri più autorevoli a specialisti nel campo della
fisica, di avviare una politica di recupero e di protezione del territorio
che tenga presente tutte le altre problematiche (incendi e discariche,
dissesto idrogeologico e frane). Perchè si è rilasciato nulla-osta alla valutazione di incidenza? Quali considerazioni si sono fatte? Perchè i cittadini non hanno avuto una puntuale
e seria informazione? Perché l’amministrazione non si fa carico a mobilitare le forze politiche e sociali e
le categorie produttive, così come è
stato fatto nel passato per altri problemi anche meno gravi della realizzazione del MUOS, in modo da attuare un’azione condivisa di difesa
del territorio e della salute pubblica?
Come si è mosso l’Ente gestore della riserva naturale per contrastare la
nascita dell’impianto?».
La riunione svoltasi presso il Municipio di Niscemi, presieduta dal
sindaco Giovanni Di Martino e dal
presidente del Consiglio comunale
Francesco Alesci, ha sancito la nascita del Coordinamento dei sindaci
dei Comuni della zona per assumere
iniziative comuni contro l’installazione del Muos. Alla riunione hanno
partecipato anche diversi sindaci del
comprensorio Giovanni Virnuccio
di Mazzarino, Nunzio Drago di San
Cono, Salvo Buttigè di Riesi, Enzo
Marchingiglio di Mirabella Imbaccari, l’assessore Filippo Cavallo di
Vittoria, l’assessore Enrico Vella di
Gela, il vicesindaco Vincenzo Amato di Mazzarrone, l’assessore provinciale Franco Giudice e i parlamentari nazionali Marilena Samperi, Giovanni Burtone e Domenico
Scilipoti e il parlamentare regionale
Miguel Donegani.
“È importante metterci tutti insieme – ha spiegato Giovanni Di Martino, sindaco di Niscemi – per combattere l’ecomostro che si vorrebbe
installare sulla nostra terra. Abbiamo avviato in autotutela il procedimento di riesame di quelle procedure che avevano investito anche il
Comune di Niscemi mi auguro che
tutto questo possa concretizzarsi nel
giro di qualche mese”. “Chiederemo
al governo regionale – ha sostenuto
il sindaco di Caltagirone Francesco
Pignataro – di intervenire per bloccare la costruzione del Muos, affermando così il principio dell'autogoverno dei territori. La nostra iniziativa chiamerà in causa, ovviamente,
pure il governo nazionale, cui reclameremo lo stop all'istruttoria del
progetto”. Il coordinamento dei sindaci elaborerà un documento congiunto da indirizzare al Governo regionale per chiedere di bloccare la
realizzazione del Muos a Niscemi
mentre anche a Roma è prevista
un'iniziativa pubblica presso il ministero della Difesa.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica 13
La location più adatta per prepararsi agli scenari del futuro
Esercitazioni aeronavali
nelle acque della Sicilia
di DOMENICO COCO
L
e acque intorno alla Sicilia
continuano ad essere interessate da manovre aeronavali.
L’ultima, in ordine di tempo, conclusasi il mese scorso, è stata l’edizione 2009 dell’esercitazione NATO denominata “Noble Manta 09”,
la più grande ed importante esercitazione antisommergibile che ha
avuto come teatro operativo il Mar
Ionio, ed in particolare le acque
prospicienti la Sicilia orientale.
Le cifre parlano chiaro: circa 500
ore di volo totalizzate dagli 11 velivoli impegnati, migliaia di ore di
moto effettuate dalle 11 Unità Navali e dai 6 sommergibili partecipanti alle manovre, che ha coinvolto circa 3000 militari dei paesi
dell’alleanza tra cui, oltre gli equipaggi italiani, anche americani, canadesi, francesi, inglesi, tedeschi e
turchi, rappresentando un notevole
sforzo organizzativo soprattutto per
l’Italia, in qualità di paese ospitante.
Lo scopo dell’esercitazione è stato quello di mantenere un’elevata
capacità nel pianificare, coordinare
e condurre operazioni antisommergibile complesse nei tre scenari: aereo, di superficie e subacqueo usando le consolidate procedure multinazionali congiunte nonché quello
di addestrare una forza NATO di
pronto intervento rapido (N.R.F.), in
considerazione dell’attuale e futuro
profilo di impegno in campo multinazionale per la difesa contro il terrorismo internazionale.
I mezzi aerei, che hanno operato
dall’aeroporto militare di Sigonella
e da Maristaeli Catania (gli elicotteri italiani), hanno volato ininterrottamente per circa 90 missioni, sia di
giorno che di notte con una media di
un briefing agli equipaggi ogni tre
ore.
L’esercitazione è stata condotta
sotto la direzione del Comandante
della Componente Marittima Alleata
di Napoli (Cc-Mar Naples), ammiraglio di Squadra Maurizio Gemignani.
La base aerea di Sigonella, sede
del 41° Stormo A/S, comandata dal
colonnello pilota Luca Tonello, è
stata il centro di coordinamento dal
quale hanno operato tutti i velivoli
da pattugliamento marittimo.
Inoltre, grazie all’ausilio dei dati
telematici provenienti da tutti gli assetti coinvolti è stata effettuata la
raccolta e l’analisi “a caldo” di tutte
le missioni svolte. I dati raccolti
hanno evidenziato come, i due equipaggi italiani dell’88° Gruppo volo
comandati, dal capitano di corvetta
pilota Simeone Praolini e dal tenente di vascello pilota Dino Rossigni,
si siano particolarmente distinti per
gli ottimi risultati ottenuti nel corso
dell’esercitazione ottenendo un elevato numero di localizzazioni di
sommergibili e riuscendo a portare a
termine con successo tutte le missioni assegnate.
Notevoli, hanno sostenuto gli
esperti, sono stati i risultati conseguiti, in considerazione soprattutto
della ormai “vetusta” condizione del
velivolo italiano impiegato “Atlantic Breguet BR - 1150 ”.
In tale contesto gli equipaggi,
quindi, hanno evidenziato un’altissima professionalità, nonché un eleLa Voce dell’Isola n. 3
Le forze della NATO si addestrano
per mantenere un’elevata capacità operativa,
consolidando le procedure multinazionali
congiunte per la difesa contro
il terrorismo internazionale
vato spirito di abnegazione: qualità
tipiche che contraddistinguono la
componente aerea antisommergibile, essenziale per la difesa da una
minaccia altamente discreta, comunque sempre in agguato, in particolar modo per una nazione come
l’Italia circondata quasi esclusivamente dal mare.
Sei sommergibili, 9 unità navali
di superficie e 13 tra aerei ed elicotteri per il pattugliamento marittimo
costituiscono le forze fornite da Canada, Francia, Germania, Grecia,
Italia, Regno Unito, Turchia e Stati
Uniti d’America per Noble Manta
09, la maggiore esercitazione dedicata ai mezzi subacquei condotta
annualmente dalla NATO. Svoltasi
nel Mar Ionio a sud-est delle coste
della Sicilia, “Noble Manta” ha avuto la supervisione del Comando Alleato Componente Marittima di Napoli, comandato dall’ammiraglio di
squadra Maurizio Gemignani, ed è
stata condotta dai comandi Submarines Allied Forces South e Maritime Air Naples.
«La “Noble Manta”, nata per addestrare equipaggi di unità subacquee, ha visto una partecipazione
ampia di forze aeree e di superficie», ha dichiarato in una nota Gemignani. «Con questa esercitazione
si sono verificati e si sono sviluppati
diversi aspetti delle attività navali,
dalla lotta antisom a quelli particolarmente utili in questo periodo, come il contributo che i mezzi subacquei possono assicurare alla Forza
di Risposta NATO ed all’operazione
anti terrorismo Active Endeavour.
La “Noble Manta” ha consentitio,
quindi, di verificare e sviluppare attività che sono molto vicine a quanto si sta facendo oggi.»
All’esercitazione ha preso parte
anche il Gruppo 2 della Forza Marittima Permanente della NATO
(SNMG2), reduce dall’operazione
anti-pirateria Allied Provider nell’Oceano Indiano.
Nel corso dell’attività in mare i
sommergibili si sono alternati nei
ruoli di cacciatore e preda.
Nel contempo continua intensa
l’attività del 41° Stormo italiano: il
pattugliamento marittimo effettuato
con velivoli militari e finalizzato ad
un maggiore controllo delle coste,
sostengono sempre gli esperti, rappresenta, oggi, uno dei principali
obiettivi strategici della NATO. Nell’ambito delle attività addestrative
specificatamente organizzate in materia, ha avuto inizio lo scorso 2
marzo e si è conclusa venerdì 13
marzo scorso, l’esercitazione “Loyal Mariner“. Questa volta il teatro
operativo è stato il vicino canale di
Sardegna che ha visto il coinvolgimento di velivoli da pattugliamento
marittimo italiani, francesi e statunitensi, dislocati ed operanti sulla Base di Sigonella.
Il 41° Stormo Antisom ha partecipato a quest’ultima esercitazione
con un velivolo Atlantic, con relativo equipaggio e personale tecnico di
supporto; tale supporto è stato esteso anche al velivolo Atlantic francese, ospitato a Sigonella per tutto il
periodo dell’esercitazione, che ha
avuto lo scopo di fornire l’addestramento utile ad abilitare le forze inserite nella “NATO RESPONSE
FORCE (NRF) “, ad operare congiuntamente per fronteggiare ogni
tipologia di minaccia in acque costiere.
Marzo 2009
14 Economia
Permette di aumentare il patrimonio delle aziende senza necessità di apportare capitale sociale
Grande opportunità per le imprese:
nuova rivalutazione degli immobili
di MIRCO ARCANGELI
C
on la legge n. 2 del
28/01/2009, di conversione
del decreto legge 185/2008
(c.d. decreto “anticrisi”) articolo 15
commi da 16 a 23, è stata reintrodotta l’ennesima disciplina di rivalutazione facoltativa dei beni aziendali. Tale disciplina richiama
espressamente la precedente introdotta dagli articoli 11, 13 e 15 della
legge n. 342 del 21/11/2000. La norma introduce la possibilità di rivalutare gli immobili da parte di società di capitali, di società di persone e di enti commerciali soggetti ad
Ires, risultanti dal bilancio in corso
al 31/12/2007. In sostanza le imprese hanno la possibilità di iscrivere in
bilancio il valore reale degli immobili posseduti.
Infatti se pensiamo che molte imprese hanno tra i loro beni strumentali, immobili acquistati o costruiti
negli anni passati, magari prima anche del 2000. Possiamo con facilità
desumere che il valore rappresentato in bilancio non rispecchi il vero
valore di mercato (negli ultimi dieci
anni il valore degli immobili si è rivalutato in maniera esponenziale).
Ecco allora che, attraverso questa
legge, tali imprese possono adeguare il valore degli immobili a quello
di mercato.
L’obiettivo che si intende raggiungere è duplice: Ai fini civilistici, si sostanzia nel consentire alle
imprese di far emergere la loro effettiva patrimonializzazione.
Ciò conseguentemente, porta a difendersi meglio in una fase congiunturale negativa, dalla necessità di
dover apportare nuovo capitale, e
d’altra parte può permettere migliori
indici (Basilea 2) finanziari, in gra-
Marzo 2009
La nuova norma rappresenta un notevole aiuto alle aziende. Inoltre, con un piccolo onere fiscale,
sarà possibile liberare le riserve rendendole perfino distribuibili ai soci
do di ridurre il costo del denaro.
Adeguando poi il valore rivalutato
anche da un punto di vista fiscale,
sarà possibile godere di maggiori
ammortamenti futuri, con riduzione
del carico fiscale. Inoltre, in previsione di cedere i beni rivalutati, il
valore di rivalutazione non determinerà plusvalenza, neutralizzando
quindi il carico fiscale. I benefici fiscali però, come vedremo, avranno
un piccolo costo, e potranno essere
validi per operazioni a partire dal
2012.
La rivalutazione può avere per
oggetto i beni immobili (escluse le
aree fabbricabili e gli immobili destinati alla vendita) presenti nel bilancio in corso al 31 dicembre 2007
e che sono ancora posseduti al termine dell’esercizio 2008.
Il valore rivalutato attribuito ai
singoli beni immobili non può essere superiore al valore di mercato o
al maggior valore che può essere
fondatamente attribuito in base alla
valutazione della capacità produttiva e della possibilità di utilizzazione
economica dell’impresa.
Poiché lo scopo dichiarato del
provvedimento è quello di consentire un adeguamento del valore contabile degli immobili ai maggiori valori reali (e quindi quella di far
emergere una maggiore capitalizzazione) le quote di ammortamento
sul valore rivalutato ovvero le plusvalenze o minusvalenze hanno valenza solamente civilistica, senza alcuna incidenza sulla deducibilità fiscale.
Qualora si intendesse beneficiare
anche delle agevolazioni fiscali sui
nuovi valori (maggiori ammortamenti, a partire dal 2013, ed effetto
su plusvalenze e minusvalenze a
partire dal 2014), si dovrà versare
una imposta sostitutiva del 3%
(per gli immobili ammortizzabili) e
del 1,5% (per gli immobili non ammortizzabili) calcolata sull’importo
della rivalutazione. Il pagamento di
tale imposta sostitutiva dovrà essere
effettuato o in unica soluzione entro
il 16 giugno 2009, oppure in tre rate
annuali, maggiorate degli interessi
del 3%, scadenti rispettivamente il
16 giugno 2009, 2010 e 2011. In
questo caso però devono essere rispettate alcune condizioni: a) le
maggiori quote di ammortamento,
per gli immobili strumentali, saranno deducibili solo a partire 2013; b)
le plusvalenze o le minusvalenze da
cessione (o da altre operazioni assimilate) saranno calcolate sui nuovi
valori rivalutati solamente a partire
dal 2014). Se i beni rivalutati vengono ceduti o dismessi entro il
31.12.2013, le plusvalenze e le minusvalenze saranno calcolate sui valori fiscali originali (in altri termini,
non si terrà conto della rivalutazione
operata).
Il maggior valore attribuito agli
immobili rivalutati deve essere
iscritto o direttamente a capitale ovvero in una riserva in sospensione di
imposta. In sostanza un insieme di
immobili acquistati negli anni ’90
iscritti in bilancio per 500 mila euro,
potrebbero essere rivalutati ad
esempio a unmilione e mezzo. Ciò
farebbe accumulare una riserva in
sospensione d’imposta per un milione.
È possibile affrancare subito la riserva da rivalutazione (e quindi renderla liberamente distribuibile) con
il versamento di una ulteriore imposta sostitutiva del 10% da versarsi con le medesime modalità
dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione, cioè o in unica soluzione
oppure in tre anni.
Nell’esempio fatto se voglio rendere utilizzabile la riserva, oltre alla
copertura perdite, anche per eventuali distribuzione ai soci (cosa che
potrà valere per il futuro vista l’attuale situazione di crisi generale
delle imprese) allora occorrerà pagare un’imposta sostitutiva del 10%
su un milione di rivalutazione.
La grande opportunità sta nel fatto che il binario civilistico è separato da quello fiscale, ciò rende possibile una rivalutazione anche solo civilistica, a costi fiscali zero. Unico
costo potrà essere rappresentato da
eventuale perizia sugli immobili, ma
niente altro.
Ebbene a conclusione di questa
breve analisi della normativa sulla
rivalutazione, si vuole sottolineare
l’importanza straordinaria di questa
misura, e la necessità di operare fin
da subito poiché dovrà essere inserita nel bilancio chiuso al 31/12/2008,
e quindi di ravvicinata approvazione.
La Voce dell’Isola n. 3
Il mese prossimo vertice del G8 a Siracusa per affrontare
i problemi legati alla sopravvivenza della Terra
Inquinamento
globale
ormai alla resa
dei conti
DOSSIER
15
Un dibattito sempre più acceso
nel tentativo di salvaguardare
l’esistenza del Pianeta e la vita dei suoi abitanti:
scontro duro fra gli interessi della grande industria
e le esigenze fondamentali legate allo sviluppo
di GIANNI TOMASELLI e EMANUELE GENTILE
La Voce dell’Isola n. 3
Marzo 2009
16 Dossier
17
G8 - Una conquista della politica siciliana la scelta del capoluogo aretuseo per l’assise nel corso della quale dovranno essere prese decisioni importanti per la salvaguardia del mondo
I “grandi inquinatori” a duro e serrato confronto
per ridisegnare un possibile futuro del Pianeta morente
di GIANNI TOMASELLI
A
d un mese dal taglio del nastro, Siracusa rifà il maquillage per dare un onorevole benvenuto ai Potenti del mondo che dovranno tracciare e decidere le sorti
del nostro pianeta. Madrina, promotrice e first lady dell’evento, sarà la
nostra Onorevole Ministro Stefania
Prestigiacomo che, con mera capacità
relazionale e politica, ha bruciato sul
rush finale la concorrenza spietata di
altre città italiane, che si erano candidate quali sedi per riunire il “famigerato” G8. La location aretusea, definita ideale a fungere da centro servizi
per l’occasione, è il Castello Federiciano, meglio conosciuto come Castello Maniace. Siracusa quindi, in
rappresentanza di tutta la Sicilia, avrà
l’occasione e l’opportunità di essere
il centro del dibattito mondiale sui temi dello sviluppo sostenibile. Le nuove tecnologie per le fonti alternative e
per il risparmio energetico saranno
infatti uno dei temi che si discuteranno nel G8 ambiente che si svolgerà a
Siracusa dal 22 al 24 aprile e che vedrà riuniti i ministri dell’Ambiente
degli otto Paesi più industrializzati (e
inquinatori !), ma anche quelli di Paesi come Danimarca, India, Cina, Brasile, Messico, Sud Africa, Australia,
Indonesia, Corea del Sud ed Egitto,
che saranno co-protagonisti dello stereotipato sviluppo del domani.
Solo a titolo di cronaca, è doveroso
che si sappia che anche nel XXI secolo è stato utilizzato il cavallo di Troia
celato sotto lo pseudonimo di Vagit
Alekperov (presidente della LUKOIL), che ha acquistato il 49% del
pacchetto azionario della ERG MED,
raffineria alle porte di Siracusa in
quel di Priolo Gargallo. Il greggio
proveniente dalla LUKOIL (tra i peggiori esistenti in circolazione, a detto
di esperti del settore e rifiutato dalle
maggiori raffinerie europee), una volta raffinato andrà a servire le stazioni
di servizio della LUKOIL che (colpo
di scena!) sono del russo Abramovich
che, per di più, possiede anche una
considerevole percentuale di azioni
su questa azienda multinazionale. Alla faccia del G8! E dire che recentemente si era parlato di “Energia in Sicilia: opportunità, problematiche e
sviluppo”, organizzato dal WEC Italia (World Energy Council) nell’ambito della 13ª edizione di Expobit,
che si è svolta il 22 novembre scorso
presso il “Centro Fieristico Le Ciminiere” di Catania, dove era presente
anche il ministro Prestigiacomo. Questo il prologo dell’evento stabilito e
voluto dall’On. Ministro Prestigiacomo (con la piena “assoluzione” del
Santo Silvio).
Adesso passiamo ai pro e i contro
relativamente a questo evento dell’anno, come se dovessimo redigere
un’analisi SWOT, metodologia nata
in ambito di ricerca di marketing, utilizzata dalle menti più raffinate (ovvero da pochi) anche per il marketing
territoriale e la progettazione dello
sviluppo locale.
Il Governo, in tema di sviluppo, ha
le idee chiare sulla posta in gioco ed
ha una strategia, riassunta in tre frasi:
“Investire in energia solare, eolica e
ha pronunciato ai Governatori degli
Stati Americani, in occasione del
Summit Globale sul Clima.
In merito al lavoro che sarà svolto
a Siracusa in nome e per conto della
tutela ambientale, è doveroso farsi
delle domande e darsi delle risposte:
è reale il buco dell’ozono? E l’effetto
serra è una cosa così negativa? Si riesce a ricordare quale è stato l’inverno
più freddo? E l’estate più calda? E
per finire, nel periodo delle glaciazioni, i pochi esseri viventi esistenti, si
sono sentiti in colpa per i mutamenti
climatici? Certo, lo stabilizzarsi dei
livelli PM10 oltre la soglia consentita, non produce sicuramente benefici
ai cittadini che di fumo passivo ne as-
dell’accordo sul clima stipulato dai
leader del G8. La risoluzione prevede
di dimezzare le emissioni di gas serra
entro il 2050. Ma, secondo Antonio
Hill, portavoce di Oxfam, “a questo
ritmo, entro il 2050 il pianeta sarà già
bruciato e i leader G8 di oggi saranno
solo un lontano ricordo – e continuando precisa – che l’appoggio di
un modesto obiettivo sul clima ci lascia con il 50% di probabilità di un
disastro climatico”. Piuttosto che una
novità, l’annuncio dei leader G8 rappresenta un altro esempio di temporeggiamento ad oltranza, che non fa
nulla per ridurre il rischio affrontato
oggi da milioni di persone povere.
La dura posizione dell’organizza-
di aumentare”, con questa decisione,
“...ogni dollaro che verrà dirottato
all’adattamento ai cambiamenti climatici – protesta l’Oxfam – sarà un
dollaro sottratto ai farmaci essenziali,
ai libri di testo e ad altri fattori cruciali di sviluppo”.
Altra critica dell’Oxfam al documento del G8 sul clima, riguarda la
decisione di dimezzare i gas serra entro il 2050, senza spiegare quando le
emissioni raggiungeranno il culmine
e quando cominceranno a scendere,
senza stabilire un target a medio termine sulla riduzione delle emissioni e
senza alcuna indicazione dell’anno di
riferimento. Questa è la doccia gelata
provocata da Oxfam. Per evitare le
Nella foto a destra il ministro Stefania Prestigiacomo.
Accanto: il Castello Maniace a Siracusa sede del Vertice
e nelle altre immagini significativi di inquinamento industriale
Il Governo italiano, in tema di sviluppo, ha le idee chiare sulla posta in gioco ed ha
una strategia, riassunta in tre frasi: “Investire in energia solare, eolica e nei
biocombustibili di nuova generazione; sfruttare l’energia nucleare rendendola allo
stesso tempo più sicura; sviluppare le tecnologie per il carbone pulito”
nei biocombustibili di nuova generazione; sfruttare l’energia nucleare
rendendola allo stesso tempo più sicura; sviluppare le tecnologie per il
carbone pulito”. Questo programma è
tratto da un discorso di Berlusconi.
Ma questo è anche il programma di
Barak Obama, estrapolato nel discorso che il neo presidente statunitense
sorbono in quantità “industriale” - e
parlo anche di quelli che non hanno
la patente e non guidano nessun mezzo - soccombono e basta!
Ci sono altri segnali pesanti che si
sono registrati recentemente durante
un altro summit del G8, ovvero la
bocciatura da parte dell’organizzazione non governativa inglese Oxfam
zione non governativa si spiega anche
con l’opposizione all’altra decisione,
ritenuta “palesemente ingiusta”, quella di prelevare i sei miliardi di dollari
per i Fondi di investimento nel clima,
(amministrati dalla Banca Mondiale),
dal fondo per l’Aiuto pubblico allo
Sviluppo (Aps). Già “...i livelli di aiuto globale stanno diminuendo invece
loro previsioni catastrofiche, le emissioni globali dovrebbero toccare il
picco massimo entro il 2015 per diminuire poi almeno dell’80%, rispetto alla quantità emessa nel 1990 entro
il 2050. Nei Paesi più ricchi le emissioni dovrebbero ridursi del 25-40%
rispetto alla quantità emessa nel
1990, sempre entro il 2020. E, per attuare tutto ciò nei paesi in via di sviluppo, sarebbero necessari tra i 50 e
gli 86 miliardi di dollari l’anno.
Tutto ciò, sta a significare che i vari G8 che si succederanno sono inutili
e solo di facciata? Per certi versi l’attuale situazione ricorda la questione
del premio Nobel Carlo Rubbia, già
nel 2007 Presidente dell''ENEA, che,
in collaborazione con l'Enel di Priolo
Gargallo, doveva portare avanti il primo impianto solare termodinamico
esistente al mondo, sintesi moderna
dell'alta efficienza energetica e bassissimo (o nullo) fattore d'inquinamento ambientale. Ma, come ogni cosa buona portata a Siracusa, lo scienziato fu costretto ad abbandonare il
progetto nascente in contrada Targia
di Siracusa e, grazie alla miopia dei
nostri addetti ai lavori, “regalarlo” alla Spagna che, più pragmatica e lungimirante dei siracusani, lo accolse
come un salvatore della patria.
Se abbiamo ricordato la vicenda di
quel Premio Nobel, corre il dovere di
cronaca di parlare di un maestro elementare fondatore della Soka Gakkai,
filosofia educativa per la creazione di
valori legata ancestralmente al buddhismo monacale di Nichiren Shoshu. Tsunesaburo Makiguchi, maestro
giapponese, riteneva la filosofia del
buddhismo una forma economistica
della felicità e già negli Anni Trenta
parlava di creare tre tipi di valori accomunati: il valore economico, il valore sociale ed il valore ambientale.
La sfida di oggi è combinare queste
tre cose. Il valore economico serve
per risolvere una serie di problemi,
come il welfare, che però deve essere
creato in maniera più efficiente dal
punto di vista sociale ed ambientale.
Non deve, quindi, distruggere la vita
sociale e deve consumare sempre meno risorse naturali.
Per quanto affermato da questo
maestro giapponese quello che si prospetta per la città di Siracusa sembra
sfiorare un ossimoro geopolitico in
quanto i 18 ministri dell'Ambiente
vogliono creare i presupposti per avviare una carta di diritti-doveri a vantaggio di una vita ecosostenibile, scegliendo come luogo di studio e trattative una città che di ambiente, vivibilità, infrastrutture e biodiversità ne è
la Cenerentola del mondo. Tuttavia
và un plauso al ministro Stefania Prestigiacomo, che sarà ricordata per il
lavoro svolto in questa importante
circostanza: è grazie al suo intervento
umano e politico, infatti, che il capoluogo aretuseo sarà posto all’attenzione mondiale e quando si discuterà di
ambiente si farà riferimento alla
“Carta di Siracusa”. Pertanto, così come a Trieste si sono poste le basi per
il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg e così come
in Giappone nella città di Kobe è stato avviato il processo che entro il
2012 sostituirà il Protocollo di Kyoto,
il 24 aprile Siracusa sarà identificata
Anche le fonti di calore producono danni irreversibili
O
rmai sulla Terra i tipi di inquinamento solo
da calore prodotti dall'uomo sono molteplici
e anche di difficile elencazione.
Comunque ogni tipo di calore prodotto porta inevitabilmente con sè anche il fattore inquinamento.
Certo, l'inquinamento da calore si può ridurre ma
non eliminare.
I vari tipi di filtro e i diversi tipi di catalizzatori
riducono l'inquinamento ma il fatto grave è che
questi accorgimenti tecnici sono caduti, come al solito, nelle mani degli speculatori e dei politici che li
rendono proibitivi per il loro alto costo economico
e relativa manutenzione. Ci vorranno altri 50 o 100
anni per arrivare ad una coscienziosa applicazione
Marzo 2009
dei riduttori fattivi di inquinamento. E penso che le
prime serie misure verranno prese quando gli umani, per respirare, porteranno nelle varie città anche
piccole, speciali maschere provviste di bombola
d'ossigeno.
Non si può pensare diversamente, non si può essere ottimisti vedendo quello che succede e si sente
col trascorrere del tempo sotto gli occhi di tutti e
soprattutto attraverso i loro organi respiratori. Si ripete e si continua a ripetere (Non dai politici ma
dagli scienziati di tutto il mondo non prezzolati)
che i principali prodotti inquinanti non sono pochi
e sull'argomento del riscaldamento (CALORE),
troneggiano il METANO, il GASOLIO, l' OLIO
COMBUSTIBILE IN GENERE ed infine tutti i tipi
di BIOMASSE. Non è facile dire “Provvederemo”
su un fronte del genere quando è da tenere in considerazione che gli utenti abbisognevoli di CALORE
sono miliardi sul pianeta e molti di questi sono di
idee politiche diverse.
Il prodotto per generare calore quasi pulito è
l'energia elettrica. Ma anche questa, in mano da
sempre a speculatori di ogni genere, è diventata
proibitiva. Rimane solo di augurarci che gli scienziati competenti riescano a produrre energia elettrica a basso costo magari anche con centrali atomiche non pericolose come quelle attuali.
A. D. P.
La Voce dell’Isola n. 3
La Voce dell’Isola n. 3
Troppi interessi ruotano attorno
alle problematiche dell’ambiente
di EMANUELE GENTILE
L
nel mondo quale messaggera di iniziative riguardanti i cambiamenti climatici, la tutela della biodiversità,
delle foreste, delle barriere coralline,
della fauna marina e del deserto. Riprendendo la filosofia di Tsunesaburo
Makiguchi, anche il ministro Prestigiacomo ribadisce il concetto chiave
che la collaborazione tra scienza e
politica è fondamentale per raggiungere lusinghieri risultati prima ancora
che il nostro pianeta, già agonizzante,
emani l'ultimo respiro e lasci orfani 6
miliardi di figli ingrati. Ma se vogliamo veramente credere in questo binomio scienza-politica bisognerebbe anche aiutare quanti in questo summit
decideranno in nome di tutti i popoli,
nella speranza di lasciare per il domani un mondo migliore.
Prendendo spunto da un concetto
del grande economista Leonardo Becchetti, il sistema economico vuole
farci credere che i grandi poteri economici condizionano tutto, per cui il
cittadino è posto sempre in una posizione di passività. Per Becchetti è necessario applicare il principio dell'economia “dal basso”, in quanto il
sistema economico dipende, in ultima
analisi, dalle scelte di consumo e di
risparmio. Noi Siciliani, dunque, potremmo già da subito condizionare,
adottando questo principio, il costo
della benzina, vuoi per specifiche
norme dello Statuto Speciale che permettono la deducibilità delle accise,
vuoi perchè è un nostro diritto essere
ricompensati per i danni prodotti da
tutte le industrie straniere che hanno
inquinato e continuano ad inquinare il
nostro territorio, mentre tutti i lauti
proventi vengono esportati anziché
essere impiegati per migliorare la
qualità della vita dei cittadini residenti.
Speriamo che il luogo dove saranno “processati” i Paesi con il più alto
tasso d'inquinamento possa difendere
i diritti umani, con lo stesso spirito
strategico di Giorgio Maniace che,
nel 1038, fece costruire il Forte con
lo scopo di difendere il porto di Siracusa, Non resta altro che augurare
buon lavoro ai politici, agli organizzatori, alle forze dell'ordine e a quanti
daranno il loro contributo perchè questi tre giorni che illumineranno con
enormi riflettori la città di Siracusa
possano dare frutti e che la festa non
venga inquinata dai soliti facinorosi
che nell'isola di Ortigia troveranno
un'ipotetica fortezza.
’Italia ospiterà durante l’estate la riunione plenaria del G8 in quanto ne detiene la presidenza per
l’anno in corso. Tale evento sarà fonte di sicuro
prestigio internazionale per il nostro paese. Tuttavia ci
si deve interrogare se queste riunioni abbiano ancora un
senso. Sullo sfondo, altresì, si impone un generale ripensamento sull’efficacia delle organizzazioni internazionali il cui scopo principale è di assicurare una soddisfacente “governance” del mondo contemporaneo e alle
sue complesse dinamiche. È innegabile che ci siano
troppi attori sopranazionali. Spesso in conflitto fra di loro. Il risultato in più occasioni è un tempo di risposta fin
troppo dilatato in relazione ad un evento avente risonanza internazionale e poco sincrono all’evolversi degli
eventi.
Le organizzazioni internazionali sono di diverso tipo.
Esistono quelle “generali” nel senso che si occupano
dell’interesse generale del mondo. Mi riferisco alle Nazioni Unite. Adiacenti all’Onu esistono organismi che
hanno sì una giurisdizione mondiale, ma un ambito di
intervento ben preciso e delimitato.
Un esempio per tutti l’Organizzazione Mondiale del Commercio
che si occupa di regolamentare il
commercio internazionale. Un’altra
tipologia di organizzazione è quella
che ha come ambito di esplicazione
delle proprie funzioni istituzionali
un continente aiutando la cooperazione degli Stati che ne fanno parte. Questo è il caso dell’Unione
Europea per l’Europa oppure del
Mercosur per l’America Latina.
Inoltre, sono attivi organismi settoriali e forum permanenti. Si occupano in modo prevalente di specifici “topic” (argomenti) o di coordinamento di azioni che saranno implementate in seguito. Proprio a questa ultima categoria appartiene il G8.
La presenza di tutti questi organismi internazionali è
certamente un fatto positivo. Il mondo ha contezza che
c’è necessità di creare luoghi e strutture dove dibattere e
trovare soluzioni alle criticità presenti nel mondo contemporaneo. Il mondo per così dire deve sentirsi in modo da conoscere e operare di conseguenza. Ma come ricordavo sopra l’eccessiva lentezza di risposta e la sua
(mi riferisco alla risposta) non sincronicità rende vana
la loro azione. O per lo meno non esaustiva e incompleta. Da qui l’urgenza di mettere ordine alla struttura poli-
tica della “governance” del mondo di oggi al fine di evitare quanto testé affermato.
Cercherò, per dunque, di delineare in modo sintetico
nel proseguo dell’articolo un insieme di interventi aventi la missione strategica di migliorare la “governance”
partendo da un complesso sistema di interventi riguardanti gli attori soprannazionali. Obiettivo si ambizioso,
tuttavia possibile.
Il primo punto è quello di rinforzare l’operatività delle Nazioni Unite. A mio parere tutto si gioca sugli equilibri fra Consiglio di Sicurezza, Assemblea Generale,
Segretariato e le varie agenzie appartenenti al “body”
dell’Onu. Una definizione dei succitati equilibri dovrebbe permettere all’Onu di essere meno vittima degli
eventi e più protagonista della “governance” mondiale.
Fra l’altro l’Onu dovrebbe sviluppare “partnership”
ancora più solide e strutturate con tutti quegli organismi
che si occupano di certi assetti strategici mondiali. Mi
riferisco alla già ricordata Organizzazione Mondiale del
Commercio. Questa modalità operativa contribuirebbe a
elevare la risposta “politica” ai mille problemi all’ordine del giorno dell’agenda del mondo.
Un “asset” essenziale è rappresentato dai rapporti fra l’Onu e le
varie organizzazioni sopranazionali
a carattere regionale. Un siffatto
accordo strategico renderebbe
l’azione sia dell’Onu che di queste
organizzazioni regionali più corrispondente alla realtà effettiva delle
cose e indicherebbe una maggiore
sincronia fra interessi generali
mondiali e interessi specifici di
aree.
Infine, l’insieme degli organismi
settoriali e dei forum permanenti
dovrebbe essere oggetto di un’azione di regolamentazione. Intervento teso a rafforzare il coordinamento fra
queste ultime con l’azione degli altri organismi internazionali con benefici in termini di efficacia operativa.
Dall’altro versante, essi potrebbero rivelarsi un incredibile strumento di democrazia diretta del mondo in quanto potrebbero sviluppare modalità di ascolto in tempo
reale delle necessità generali, aggregate o parziali della
popolazione mondiale.
La questione di fondo in riferimento al G8 e all’insieme degli organismi è quella di farli diventare protagonisti dell’evoluzione del mondo e non semplici notai dei
problemi esistenti. Nel primo caso servono al mondo.
Nell’altro possono rivelarsi un ostacolo.
Marzo 2009
18 Politica
Segna un passo avanti nella strada verso la trasparenza
Approvato dalla Provincia etnea
il regolamento sulle consulenze
I
l settore delle consulenze nelle pubbliche amministrazioni segna un passo avanti nella strada verso la
trasparenza con il nuovo Regolamento – il primo del
suo genere – approvato dalla Giunta provinciale presieduta dall’on. Giuseppe Castiglione, su proposta del direttore generale Carmen Madonia e su relazione dell’assessore al ramo Giovanni Ciampi.
Al fine di contenere la spesa pubblica, quando un dirigente delle Provincia ritiene di dover ricorrere a incarichi e consulenze esterne (per collaborazioni, studi, ricerche) dovrà adeguarsi al disciplinare deliberato dalla
Giunta, che suggerisce le modalità, i limiti e i criteri.
Lo schema di Regolamento è stato predisposto di concerto con il segretario generale, Luigi Albino Lucifora,
che ha dichiarato: “La Provincia regionale di Catania è
stato il primo Ente a licenziare un Regolamento esemplare, già pubblicato nella rivista del TAR”.
“È un ulteriore passo verso un’amministrazione sempre più trasparente, gestita secondo criteri oggettivi – ha
sottolineato il presidente Castiglione -, che rispetti e faccia rispettare criteri certi e definiti”. Il Regolamento è in
16 articoli e riguarda gli incarichi di lavoro di natura occasionale o coordinata e continuativa che non possono
essere svolti dal personale interno all’Ente, in quanto
privo di particolare e comprovata specializzazione, anche universitaria.
I punti salienti del Regolamento sono: il ricorso agli
incarichi esterni è di competenza dei dirigenti dei Servizi; bisogna tener conto dai limiti posti dal Bilancio; devono essere preventivamente determinati durata, luogo,
oggetto, compenso e modalità di esecuzione,;non è am-
Riguarda gli incarichi di lavoro
di natura occasionale
(o coordinata e continuativa)
che non possono essere svolti
dal personale interno
I migliori successi di ieri e di oggi,
l’informazione locale e nazionale sempre precisa e puntuale,
la tecnologia più avanzata.
Questi in breve gli elementi caratterizzanti
che, nel tempo, hanno fatto di STUDIO 90 ITALIA
una delle emittenti radiofoniche più ascoltate in Sicilia.
Frequenze:
Fm 87.500 Catania e provincia
Fm 99.500 Siracusa e provincia
Fm 98.700 Messina e provincia
Reggio Calabria
Fm 105.500 Giarre-Riposto-Milo
Sant'Alfio-Fiumefreddo
Sito internet:
www.studio90italia.it
Giuseppe Castiglione
messo il rinnovo del contratto di collaborazione (ma è
ammessa la proroga).
Saranno fatte delle selezioni (solo a titoli o titoli e colloquio) qualora vi siano più candidati. La comparazione
è effettuata da una apposita commissione interna. L’avviso delle selezioni va affisso nell’Albo pretorio e inserito nel sito web istituzionale (www.provincia.ct.it). La
Provincia può istituire, per particolari profili professionali, liste di accreditamento di esperti (da aggiornare
ogni tre anni).
Il Regolamento prevede delle deroghe. Non soggiacciono all’applicazione del disciplinare le prestazioni di
importo inferiore a 5000 euro (IVA esclusa); gli incarichi affidati in caso di urgenza ed imprevedibilità; quelli
relativi ai servizi di architettura e ingegneria, e quelli
inerenti all’attività notarili, di patrocinio e difesa dell’Ente; gli incarichi di esperto conferiti direttamente dal
presidente della Provincia.
Vi segnaliamo:
RADIOGIORNALI REGIONALI
Ore 8.30
Ore 11.30
Ore 13.30
Ore 17.30
Ore 19.30
PUNTO D'INCONTRO alle 14.20
lunedì, mercoledì e venerdì con Letizia Carrara
giovedì (Speciale Ritratti) con Silvia Ventimiglia
SICILIA IN CAMPO
Lunedì, mercoledì e venerdì alle ore 17.30 e sabato alle 12.45
con Antonio Carreca
** Ufficio pubblicità:
Pubblistudio Tel. 095/417110 Fax 095/412860 e-mail: [email protected]
Incontro con Michele Mangiafico, presidente del Consiglio provinciale
A Siracusa il consenso politico
ha ancora un volto giovane
di MELINDA MICELI
A
bbiamo incontrato Michele Mangiafico giovane dinamico e dall’immagine
curata, che è stato eletto con un consenso popolare straordinario quale consigliere
provinciale di Siracusa e ricopre la delicata
ma incisiva carica di Presidente del Consiglio
provinciale.
A cosa si deve secondo Lei una così vasta
mole di consensi?
Il consenso espresso sulla mia figura e su
quella di altri giovani consiglieri comunali
vuol mettere in luce la volontà di una politica
che mostri maggiore freschezza e vicinanza
alla gente ed alle problematiche attuali. Questa è anche la ragione per cui nella carica di
Presidente del Consiglio Provinciale ho iniziato ad avvicinare il più possibile le istituzioni al cittadino partendo dagli istituti superiori di Siracusa e zone limitrofe ai quali ho
fatto aprire le porte del Consiglio Provinciale
su argomenti come sanità, assetto istituzionale,ambiente e risparmio energetico. Una sorta di educazione civica partecipata che in futuro comprenderà anche delle simulazioni
per far partecipare ai dibattiti i nostri giovani protagonisti del domani.
Come intende agire il Consiglio Provinciale da Lei presieduto nei confronti del
Marzo 2009
mancato sviluppo economico della zona
nord della Provincia?
L’attenzione della Provincia allo sviluppo
economico della zona nord e non solo dev’essere innovato nella ricerca e nel drenaggio
delle nuove risorse ed occasioni di finanziamento che provengono dai bandi europei e
coadiuvato da un migliore utilizzo delle partecipate, le società che si occupano dello sviluppo economico della Provincia come i vari
Gal e lo stesso Cosvis.
Occorre attirare tramite lo Sportello Europeo altri organismi comunitari e partnership
con altri enti locali. Gl’investimenti oggi vanno mirati sulla “glocality” dunque sui prodotti locali e le specificità del territorio, specie tramite gli assessorati di competenza cioè
quello delle attività produttive governato da
Nunzio Dolce e dello sviluppo economico da
Paola Consiglio.
Riguardo i due settori più delicati, i primi che vengono tagliati in fase di bilancio
cioè la cultura ed il sociale quali sono i
prossimi obiettivi?
La cultura ed il sociale sono le due cartine
tornasole del buon rendimento di un’amministrazione provinciale. L’essere stati insigniti
del fregio di “patrimonio dell’umanità per
l’Unesco” non è un’eredità o un fatto acquisito,ma un onore ed un onere da mantenere.
Michele Mangiafico
Questo concetto va diffuso per educare il senso civico all’amore verso il territorio ed i visitatori attirati dall’immenso patrimonio storico.
In tal senso vanno patrocinate le attività di
divulgazione della cultura e delle tradizioni,
e quelle legate alla pubblicazione di opere dirette sia a studenti che al mercato del turismo
al fine di diffondere il modo giusto di vedere
il nostro territorio.
Per quanto riguarda il sociale, questo set-
tore richiede particolare attenzione da parte
dell’organo provinciale in fase di bilancio
perché interessato da una crisi economica
dovuta a tagli dell’Amministrazione Nazionale contro molti dei quali il Consiglio Provinciale si è opposto specie su quelli che vanno
a toccare la sfera del necessario come l’assistenza ai diversamente abili e agli anziani
che molto spesso mettono in crisi le famiglie
e l’integrazione stessa di questi soggetti creando veramente grossi disagi.
La Voce dell’Isola n. 3
Politica 19
Adesso è a forte rischio la poltrona di Alfio Mangiameli
La stessa commedia
al Comune di Lentini
di GIUSEPPE PARISI
U
na nota carta di credito
“americana” offre, a chi la
utilizza in un certo modo,
due biglietti al cinema a scelta, gratis. Il Consiglio Comunale di Lentini che di “americano” ha solo
“l’affair Xirumi” scopiazza offrendo, però non a scelta, il teatro,
quello recitato da se stesso, che è
davvero una magnifica esibizione
gratuita. Altro che cinema!
Otto personaggi sono in cerca
d’autore, due s…parlottano aspettando Godot, quattro l’autore ce
l’hanno già e tacciono pensierosi,
rimanendo in attesa degli aiuti da
parte del suggeritore, un certo Pippo; gli altri improvvisano direttamente sul palcoscenico. Il pubblico
in sala, come nelle recite greche,
partecipa al pathos della “tragedia”
brontolando, più o meno rumorosamente, lunghi o brevi “ohhhhh” e
un tizio “scattiato”, visto la scarsa
verve nel recitare il copione della
serata (ndr: parliamo della seduta
consiliare del 26 u.s. a Lentini)
pensa bene di prendere parola, anche se non gli spetta, e seppure nel
vero…simile “sproloquia” usando
termini, diciamo così, alquanto ”coloriti” per cercare di svegliare
“qualcuno” fra gli attori che sebbene abbia gli occhi apparentemente
aperti, dorme da tempo sonni profondi.
Durante le rappresentazioni classiche, quella del dormire ad occhi
aperti è un ‘azione che capita spesso
a chi non gradisce intrattenersi o
partecipare a tali spettacoli. C’è anche chi, quando proprio non ne può
più, stanco di sostenere la sua parte
per due anni e mezzo, si alza, sbatte
forte la porta e se ne va…in gergo,
si dimette. Salvatore Cutrona, stimato consigliere, con un dire che farà parlare di sé ancora per qualche
tempo, passa il testimone; lo riceve
il giovane vispo e pimpante Nazzareno Nicotra (ndr: Auguri e buon
lavoro!) I lentinesi, tutti contemporaneamente spettatori e comparse,
attendono. Attendono cosa? Attendono! Possiamo provare a capire cosa osservando i loro volti cupi e tristi. Nessuno ride…del resto questa è
una tragedia e non una farsa, così
c’è poco, anzi nulla da sogghignare.
Otto consiglieri, motivandola con
una pagina fitta di contestazioni,
(tormentis veritas exprimenda est…)
con cui rimproverano la Giunta e il
sindaco di immobilismo, presentano
dopo lungo “strazio” una mozione
di sfiducia che sarà discussa durante
il prossimo Consiglio Comunale; altri difendono l’operato del sindaco;
altri tacciono. Insomma, un classico
nel suo genere. Ma è un genere già
visto che non sta ottenendo al momento il record d’incassi previsto
per mancanza di platea, quella popolare, che a ben vedere pare supporti il sindaco Alfio Mangiameli.
Ma è pur vero che in politica è
d’obbligo mai dire mai.
In una democrazia o altra qualsivoglia forma di governo, quando arriva l’ora della resa dei conti perché
collassata o prossima al trapasso
(ndr: nell’antica Roma repubblicana quando si avvertiva un reale pericolo si consegnavano ”pro tempore” i pieni poteri a un dittatore) si
tende ad affidarsi a un “uomo forte”
La Voce dell’Isola n. 3
che riesca comunque a garantire al
popolo sovrano (?) sicurezza, legalità, stabilità economica e sociale. Infatti, se Pippo, oggi il vero “arbitro”
della situazione, non ha ancora
sciolto i nodi e prende tempo, è proprio perché questo teme. A nostro
avviso, e lo diciamo chiaramente,
l’assai probabile discesa in campo
di Nello Neri preoccupa. Inquieta
dei lentinesi. In questo sconsolante
quadro non passa giorno che “qualcuno” di questi artisti dal pennello
facile non tracci un personale segno,
scordando che il pennello gli è stato
consegnato da Lentini non per pasticciare qua e là ma per progettare
benessere per tutti, in una sorta di
risorgimento urbano “con” Alfio,
Sindaco.
nicipio la testa di Mangiameli, lo
stesso sindaco che molti fra costoro
avevano proposto sin dalla prima
ora e sostenuto in campagna elettorale, stiamo tutti freschi per il futuro. Chi ci garantisce che costoro,
avendo “sbagliato” già la prima volta con Rossito, la seconda con Mangiameli (ci stanno tentando), non
perseverino sbagliando ancora, ma-
La probabile discesa in campo di Nello Neri preoccupa. Inquieta
soprattutto chi aspira (e sono tanti e troppi) al posto di sindaco
soprattutto chi aspira (tanti e troppi)
al posto di sindaco, chi questa poltrona vorrebbe manovrare da relativamente lontano e chi in questo mare “nostrum” intende sguazzarci
beatamente per il bene “suo” che
s’identifica ovviamente con quello
Tutti gli amministratori, nessuno
escluso, hanno giurato a Lentini e
non a Pontida, alquanto lontana, di
perseguire il bene comune dei lentinesi. E se il bene dei lentinesi, politicamente parlando oggi, è quello di
far ruzzolare giù dalle scale del Mu-
gari suggerendoci il loro nome o altri che sfiduceranno “dopo”, continuando così una serie infinita di errori? E chi pagherà tutto questo?
Pantalone o i lentinesi? Perché se è
vero che la storia è maestra di vita,
allora ricordiamoci, per non commettere lo stesso errore, di ciò che è
avvenuto a Lentini dopo la sfiducia
votata al sindaco Rossitto, sempre
per il bene del popolo s’intende.
Abbiamo visto tutti sulla nostra
pelle di che bene si trattava, dove
siamo giunti dopo quella sfiducia.
Tutti “anni di piombo” per Lentini.
A chi dice che poteva andare peggio, rispondiamo serenamente che ci
è difficile immaginare un peggio…“migliore” di questo! La speranza che…qualcosa in meglio doveva pur cambiare, giace nel sepolcro di buna memoria Foscoliana,
confortato sì dal pianto… ma quello
dei giusti e degli onesti, aggiungiamo noi, delusi e affranti. Sia altrettanto chiaro, come dicevano i nostri
padri, che chi di speranza campa disperato muore. Nello Neri oggi, vista la situazione politica e non solo
quella, ha tutte le carte in regola per
presentarsi ai lentinesi, ancora una
volta, come “pater patrie”. Dobbiamo essere onesti quanto siamo stati
In alto il palazzo comunale
di Lentini e una panoramica
della cittadina.
In alto a destra Nello Neri.
Accanto Alfio Mangiameli
critici, a suo tempo, che la competenza, la capacità, il carisma, la dialettica e, dulcis in fundo, la preparazione legale e giuridica, essendo un
magistrato, di porsi quantomeno al
centro dell’attenzione, non difetta
certo al nostro uomo.
Forte anche della trascorsa esperienza politico-amministrativa
smussando quanto basta il suo modo
di far politica, quantomeno per tacitare gli avversari che, a torto o ragione, lo definirono “arrogante”, ha
tutte le “carte in regola” per un nuovo successo. L’onorevole Neri che
vanta una brillante carriera personale e politica, seppure si consegni oggi alla storia nazionale orfano del
suo primo amore, quello per Alleanza Nazionale, e anche privo del
“bollino” dell’Mpa, resta ed è indubbiamente un politico di razza. A
Lentini incassa anche il sostegno di
una associazione culturale e politica
quale “Rinascita Leontina” costituita da persone per bene e di prestigio. Inoltre, noi che sappiamo
“ascoltare” nei salotti buoni della
politica lentinese, e non solo in
quelli, non possiamo nascondere ai
nostri lettori di avere udito spesso in
questi giorni il nome di Neri. Insomma, per dirla in uno, il vero patema d’animo di molti non è “Mangiameli sì…Mangiameli no” che
rappresenta, come si dice in artiglieria, un falso scopo, ma la presenza
nell’agorà politico lentinese e dintorni di Nello Neri.
Infatti se qualcuno degli aspiranti
alla poltrona di sindaco di Lentini e
dei suoi sostenitori “alti” o “bassi”
che siano, intende illudersi iniettandosi dosi massicce di “Yes, we can”
si sbagliano di grosso, perché è lui
l’uomo da battere. Lo sanno tutti.
Noi riportiamo solo quello che in
piazza si mormora dopo le “stravaganze” avvenute negli ultimi mesi
durante le sedute del Consiglio Comunale e cioè: “… se ci fosse stato
Nello Neri…”.
Sarà vero? Anche se per noi Mangiameli resterà in sella sino a fine
mandato, rimaniamo possibilisti a
tutto…anche a chi vuol fare, politicamente parlando, karakiri con lamette azzannate tipo fai-da-te. Anche noi allora, stando così le cose,
con i lentinesi attendiamo!
Marzo 2009
20 Cultura
Testimoni di cultura e professionalità
Calatini radicati
in tutto il mondo
di OMAR GELSOMINO
V
alorizzare e far conoscere ai cittadini
calatini quanti emigrati si sono affermati nel mondo in vari settori, portando con loro le origini, tradizioni, culture, professionalità ed intelligenze, è l’obiettivo principale che si propone l’Associazione Calatini
nel mondo presentata alla stampa.
L’idea nasce da alcuni amici, che poi sono
anche i soci promotori, come Massimo Porta,
Mariano Messineo, Angelo Salerno, Biagio
Pace, Enzo Nicoletti, Floriano ed Emilio Scalogna, Luisa D’Agostino, Salvo Russo, Carmelo Alba e padre Enzo Mangano, anche lui
rappresentante della calatinità nel mondo, in
particolar modo in Brasile, nella regione
amazzonica, prima di tornare in Sicilia, dove
ha vissuto la sua lunga esperienza di missionario.
Dopo la presentazione di Angelo Salerno e
Biagio Pace, alcuni calatini hanno raccontato
le loro esperienze all’estero, in Svizzera, a
Madrid e in Brasile, è stato il presidente onorario on. Fabio Porta a prendere la parola:
“Dell’importante esistenza della comunità italiana all’estero non se ne aveva notizia né purtroppo è stata valorizzata. In Brasile vi è la più
grande comunità di italiani nel mondo, soprattutto discendenti, un’emigrazione che data già
tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, gente
che partiva soprattutto dal Nord Est, vi sono
oltre 32-35 milioni di abitanti che hanno sangue italiano.
Per non dimenticare quanti italiani sono presenti in Argentina, quasi
la metà, in
Venezuela, in
Germania, in
Svizzera, e
poi l’Australia con una
sua emigrazione più recente”. “Gli
italiani nel
mondo rappresentano l’altra Italia, dove la Sicilia ha un
peso maggiore con i suoi emigrati – ha continuato l’on. Porta -. La nostra comunità oltre
ad essere un motivo
di orgoglio, perché
ha onorato l’Italia
all’estero, rappresenta un debito storico perché sono
stati gli emigrati ad
aiutare l’Italia ad
uscire dalla crisi del
dopoguerra con le
loro rimesse, oltre
che un’opportunità
per la crescita e lo
sviluppo per uscire
dalla crisi attuale”.
L’on. Fabio Porta
è un deputato del
PD, eletto nella circoscrizione estera
dell’America Meridionale con ben
17.000 di preferenza, impegnato da
sempre nei rapporti
tra l’Italia e l’America Latina, nominato “Cavaliere dell’ordine della stella
della solidarietà italiana” dal presidente della Repubblica L’onorevole Fabio Porta
Ciampi forte della
sua esperienza e del
suo vissuto in Brasile ha raccontato dei legami
e dei vincoli più stretti fra il paese carioca e
l’Italia, del senso di familiarità che si prova
quando si arriva in Brasile forte di trovare una
grande comunità italiana. Delle potenzialità e
delle opportunità che in futuro il Brasile può
esprimere nelle relazioni politiche e culturali,
tra pochi anni sarà la sesta potenza mondiale
mentre l’Italia
retrocederà.
“È un’associazione aperta al
pubblico, non
è né esclusiva
né esclusivista, - ha concluso l’on.
Porta - aperta
alla comunità
calatina, alle
idee, energie,
intelligenze, esperienze di quanti vorranno dare una mano perché si tratta di difendere, se
vogliamo anche con un minimo di orgoglio
campanilistico, ma
soprattutto in chiave
di positiva visibilità
la bandiera di Caltagirone e del comprensorio calatino.
Ma un’associazione che si occupi dell’integrazione dei
calatini sparsi nel
mondo, dell’istituzione di un premio
per quanti si siano
distinti in vari campi, della costituzione
di un fondo per quei
pochi italiani che all’estero non hanno
trovato la fortuna
sperata, e di questi
non bisogna dimenticarsene, a differenza di altri più fortunati.
Utilizzare internet
per creare una rete,
insomma un’associazione che sia glocal, cioè interagisca
con gli individui, organizzati in gruppi
sempre più allargati,
presenti su un territorio, mettendo a disposizione i legami locali
con quelli territoriali in un mondo in cui le
spinte secessioniste e xenofobe sono in aumento”.
Rappresentano all’estero l’Altra Italia
dove la Sicilia ha rappresentatività
e peso maggiore con i suoi emigrati.
Ora si sono raccolti in Associazione
per far conoscere le loro esperienze
Marzo 2009
PREMIO LETTERARIO GENNARGENTU©
Il magazine online Terza Pagina World,
www.terzapaginaworld.com
bandisce la
PRIMA EDIZIONE
del Premio Letterario Nazionale per Narrativa Inedita Gennargentu,
per il miglior romanzo italiano inedito del 2009
REGOLAMENTO
1. Il Premio Letterario Nazionale per Narrativa Inedita Gennargentu è un concorso dedicato al “Grande
Romanzo” ed è aperto a tutti. La partecipazione è gratuita. La scadenza è il 31/12/2009.
2. Sono ammesse opere in lingua italiana, inedite, mai pubblicate, neppure parzialmente. Non vi sono limiti di
lunghezza.
3. Ogni autore potrà partecipare con un solo lavoro per edizione. Il testo dovrà pervenire ai giurati a mezzo plico
raccomandato in copia dattiloscritta (una copia per ciascun membro della Giuria per un totale di 5 copie), o a
stampa di computer, e alla comissione organizzatrice in versione elettronica (in formato.doc o.rtf via e-mail o,
se specificato, contenuto in un CD). I dettagli per la spedizione e l’iscrizione dovranno essere richiesti al
seguente indirizzo e-mail: [email protected].
4. Nel plico l’autore/autrice inserirà anche un foglio dove saranno riportati in maniera chiara e leggibile: le sue
generalità (nome e cognome), il suo indirizzo (completo di via, numero civico, codice di avviamento postale,
località di residenza e provincia), recapiti telefonici ed elettronici (indirizzo e-mail), insieme ad una
dichiarazione liberatoria che autorizza l’eventuale pubblicazione in esclusiva dell’opera e ad un tempo concede
all’organizzazione del contest un diritto di prelazione sulla pubblicazione della stessa come da condizioni
riportate al punto 9.
5. I dattiloscritti NON SARANNO RESTITUITI. In nessun caso. Allo stesso modo, in NESSUN CASO,
verranno fornite informazioni sulle opere in concorso.
6. Una Giuria composta da scrittori e tecnici, insieme alla redazione di Terza Pagina World, esaminerà le
opere pervenute e sceglierà il vincitore. La scelta fatta sarà insindacabile.
7. Il lavoro primo classificato riceverà i seguenti premi:
Coppa Gennargentu (solamente in presenza di optimum letterario, per decisione unanime dei Giurati e del
Presidente e dopo attentissima valutazione - potrebbe proporsi il caso di dichiarazione di un’opera vincitrice al
quale la Coppa non verrà comunque assegnata).
Pubblicazione del testo.
Recensione dell’opera e circolazione della stessa review presso riviste di settore e siti Internet specializzati.
8. La pubblicazione del romanzo vincitore potrà essere curata da Terza Pagina World, dalla casa editrice
Terza Pagina Edizioni, che avrà comunque diritto di prelazione, o da altro Editore indicato
dall’Organizzazione del Premio e sarà contrattualmente formalizzata.
9. Nel caso in cui la qualità delle opere in concorso non soddisfi la qualità letteraria ricercata, la redazione di
Terza Pagina World, onde tutelare e salvaguardare il buon nome del concorso, si riserva il diritto di non
dichiarare alcun vincitore; l’edizione in corso verrebbe quindi annullata, mentre si procederebbe subito alla
pubblicazione del nuovo bando.
10. Per le ultimissime sul Premio Gennargentu, si consiglia la regolare consultazione della pagina web
Informazioni Generali sul sito www.terzapaginaworld.com che verrà periodicamente aggiornata. Tutti i diritti
del Premio Gennargentu, indipendentemente dalle partnership concordate sono, e restano, di esclusiva
proprietà della Casa Editrice Terza Pagina Edizioni (Villanova Strisaili - OG).
Premio Gennargentu
All rights reserved©
La Voce dell’Isola n. 3
22 Cultura
Per chi si occupa di archeologia era un vero mito e soprattutto uno studioso di grande valenza
Una vita tra le antiche pietre di Sicilia
L’irreparabile perdita di Vincenzo Tusa
di CORRADO RUBINO
N
el 1992 avevo il grado di capitano dell’Esercito, non mi
ero ancora laureato in Lettere e frequentavo quello che allora si
chiamava Istituto di Archeologia, in
via Antonino di Sangiuliano a Catania. Un amico mi chiamò al telefono
e mi chiese di avvicinare in Istituto
perché mi doveva presentare una
persona. Erano le due circa di un
pomeriggio, di un mese primaverile,
mi pare, e io arrivai con la mia Fiat
Uno azzurra fin davanti al portone
dell’Istituto dove c’erano ad attendermi il mio amico con a fianco un
elegante signore di circa settant’anni: «ti presento il professore Vincenzo Tusa!».
Questo è stato il mio primo e unico incontro con un uomo che, per
chi studia archeologia, era un vero
mito. Tusa si trovava a Catania perché aveva deciso di fare una riedizione del suo libro I sarcofagi romani in Sicilia, e quindi era venuto
per rivedere e rifotografare personalmente quei sarcofagi romani che
erano, e che sono tuttora, presenti
nella città etnea.
Ma c’era un problema: alcuni dei
sarcofagi che lui avrebbe voluto vedere non erano accessibili. Uno di
questi era il “sarcofago di Sant’Agata” collocato sotto l’altare della
chiesa di Sant’Agata la Vetere che
in quel periodo era chiusa a causa
dei danni causati dal recente terremoto del dicembre 1990. Un altro
era il sarcofago dei reali Aragonesi
custodito all’interno della cappella
Primo piano di Vincenzo Tusa. Scena di combattimento: frammento di cratere attico a figure nere, 520-510 a.C.
proveniente da Selinunte ed esposto al Museo archeologico regionale di Palermo.
della Madonna della Cattedrale e
quasi sempre chiusa. In quell’occasione quindi le mie amicizie con i
parroci delle due chiese mi diedero
l’occasione di avere l’onore di accompagnare il grande archeologo a
vedere i reperti che gli interessavano. Passai assieme a lui un pomeriggio indimenticabile in quanto ebbi
modo di commentare con lui alcune
osservazioni: mi regalò una vera e
propria lezione di archeologia romana.
È il ricordo, che conservo indelebile, di uno studioso scomparso lo
scorso 5 marzo all’età di 88 anni a
Palermo. Ma non era palermitano
era nato nel 1920 a Mistretta in provincia di Messina, ha vissuto la sua
adolescenza fino alla laurea a Catania per poi spostarsi a Roma.
In campo archeologico il suo
maestro fu un altro grande archeologo e storico dell’Arte classica, Ranuccio Bianchi Bandinelli che, essendo Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti di Roma lo assunse come salariato dell'Amministrazione statale.
Poi, nel 1949, fu mandato a Palermo dove andò a malincuore in
quanto allora, per gli archeologi era
molto ambita la prestigiosissima sede di Siracusa che però non era libera. Da allora si occupò della civiltà
punica in Sicilia, della quale nella
Sicilia orientale si sapeva poco e
niente; e fu la sua fortuna. Fu anche
uno dei massimi studiosi della Sicilia antica e preistorica.
Al nome di Vincenzo Tusa sono
legati gli scavi dei siti punici di Solunto, degli anni cinquanta, e successivamente di quelli di Mozia. Ma
il nome di Tusa si associa soprattutto al parco archeologico di Selinunte, cui si sentiva affettivamente legato.
Ha passato la sua vita tra siti archeologici, pinacoteche e aule universitarie, dove ha insegnato Antichità Puniche; fu infatti docente di questo corso
archeologico all’Università degli
Studi di Palermo.
Divenne soprintendente alle Antichità e
Belle Arti (così erano chiamate allora le
odierne Soprintendenze per i Beni Culturali e Ambientali) per Trapani e Palermo, dagli Anni ’60 fino a quando andò in
pensione nel 1985.
Personaggio di spicco del mondo
culturale nazionale fu membro
dell’Accademia dei Lincei nella
classe Scienze Morali per la categoria Archeologia e Presidente onorario della Società Siciliana per la
Storia Patria, nonché Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica
Italiana.
Membro del Comitato d’onore
dell'Associazione Italia-Cina. Andò
in Cina, per la prima volta, nel maggio del 1972, e vi ritornò poi altre
due volte nel 1976 e nel 1981: ricorreva, nel 1972, il decimo anniversario della fondazione dell'Associazione Italia-Cina. Tusa fu il primo
archeologo italiano, ed uno dei primissimi europei, che prese conoscenza diretta delle organizzazioni e
degli uomini che, in Cina, si occupano di archeologia.
Vincenzo Tusa ebbe un sogno tutto suo: proteggere e salvare il sito
archeologico di Selinunte, l’antica e
potente città greca di Sicilia, dalla
speculazione edilizia e dall’incuria
del territorio.
Per più di 20 anni Tusa lavorò alla costituzione del Parco archeologico di Selinunte. Dopo il 1985 venne
definitivamente chiusa e delimitata
un’area di 270 ettari che costituisce
un’oasi incontaminata per studiosi,
appassionati e turisti.
Dall’ultimo rapporto presentato
dai Carabinieri, risulta che nel 2008
sono state trafugate in Sicilia 1697
opere d’arte rispetto alle 483 dell’anno precedente. Ancora più
drammatica è la situazione nei siti
archeologici dove continua l’attività
dei tombaroli. Agli inizi degli Anni
al traffico illegale dando a quelle
persone l’opportunità di guadagnare
onestamente quanto serviva per
mantenere la propria famiglia”.
Le attività investigative di prevenzione e repressione vengono oggi condotte in collaborazione con le
Istituzioni locali, ma come intuì già
mezzo secolo fa Tusa, una effettiva
tutela del nostro patrimonio culturale si potrà raggiungere soltanto attraverso una determinata azione politica capace di far diventare le tracce del passato volano per l’economia locale e siciliana in genere. Soltanto così potrà essere avviato un
lento processo culturale capace di
infondere nelle comunità locali quel
senso d’appartenenza al territorio
necessario per comprendere l’importanza della salvaguardia e valorizzazione delle tracce del proprio
passato.
L’idea del Parco archeologico di
Selinunte, voluto dal grande archeologo, oggi è diventata realtà. L’area
urbana di Selinunte sita presso la foce del fiume dove cresce ancora il
prezzemolo selvatico (selinon) che
diede il nome al corso d'acqua ed alla città, si avvalse della sua felice
posizione per esercitare i suoi fruttuosi commerci soprattutto con i Punici che vivevano nella parte più occidentale della Sicilia. La città fu
fondata dai Megaresi di Sicilia nella
seconda metà del 7° secolo a.C. una
città di dimensioni grandiose, dotandola di numerosi edifici di culto e
opere pubbliche di primissima qualità. L'impianto urbanistico greco di
Selinunte si colloca ai livelli più alti
della storia dell’urbanistica moderna.
Tutto questo e molto altro è contenuto nel film documentario di Salvo Cuccia e Benni Atria "Oltre Selinunte", che è un progetto del figlio
di Vincenzo Tusa, Sebastiano, in
collaborazione con la Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Trapani e il
Servizio Documentazione - Filmoteca Regionale Siciliana del CRICD
di Palermo, e che racconta la storia
antica di Selinunte ripercorrendo
anche le vicende degli ultimi 50 anni dello scorso secolo legate all’area
del Parco archeologico.
Con la sua scomparsa viene a
mancare una delle figure più eminenti della cultura internazionale ed
uno studioso dalle
grandi doti umane,
punto di riferimento per la comunità
scientifica e per tutti coloro che lo
hanno conosciuto e
sono stati suoi discepoli.
Inoltre rappresenta una grande perdita per la Sicilia, alla
cui storia egli ha
dato un contributo
unico ed ineguagliabile.
La figura di uno studioso quale
Vincenzo Tusa resterà per sempre
scolpita nella storia della Sicilia e la
si vedrà aggirarsi tra i templi di
quella Selinunte "Più cara a me fra
tutti gli altri luoghi", diceva Tusa,
"con tutto ciò che Selinunte significa per me”. E anche di Mozia, l’altra nota località archeologica della
Sicilia occidentale, la piccola isola
dove ebbe sede la principale tra le
città fenicio-puniche.
Allo studioso sono legati gli scavi dei siti
punici di Solunto, degli Anni Cinquanta,
e successivamente di quelli di Mozia.
Ma il nome di Tusa si associa soprattutto
al parco archeologico di Selinunte,
cui si sentiva affettivamente legato
Efebo di Mozia. Secondo l'ipotesi maggiormente accreditata il cosiddetto
Efebo di Mozia, una statua in stile greco risalente al 450/440 a.C.,
rappresenta il dio fenicio-punico Melkart, sincretizzato nel pantheon
grecoromano come Eracle.
Marzo 2009
’60, il primo a comprendere la gravità delle conseguenze del fenomeno fu proprio Vincenzo Tusa che per
portare alla luce la necropoli di Selinunte ingaggiò alcune decine di
operai tra coloro che erano dediti
agli scavi clandestini. “La mia decisione – ricordava Tusa – si rivelò
doppiamente utile. Mi ritrovai con
operai abilissimi che riuscivano a
scavare le tombe con una capacità
ed una rapidità incredibile e, nello
stesso tempo, sottrassi manovalanza
La Voce dell’Isola n. 3
Energia pulita 23
Fotovoltaico: la realtà finirà per superare la fantascienza
Fonti energetiche alternative
oggi più che mai necessarie
di SEBANIA LIBERTINO
L
a crisi che sta provando l’economia mondiale e, purtroppo,
anche le tasche di ogni italiano, impone una profonda riflessione
sulle fonti energetiche. La logica
suggerirebbe di intraprendere in maniera netta la via delle fonti alternative ma, come succede sempre più
spesso, la politica non segue la logica, almeno non quella volta al risparmio energetico e alla preservazione dell’ambiente.
Infatti, è recente la notizia che il
Senato ha approvato il testo emendato della Legge di Conversione del
Decreto Legge 30 dicembre 2008 n.
207 (il cosiddetto Decreto Mille
Proroghe) che prevede lo slittamento dal 1 gennaio 2009 al 1 gennaio
2010 dell'obbligo di installazione di
impianti di produzione di energia
elettrica da fonte rinnovabile sulle
nuove costruzioni, come previsto
dalla Finanziaria 2008.
Ma quali sono le fonti energetiche
rinnovabili? Sono il fotovoltaico,
l’eolico, le biomasse e tutte quelle
fonti che si rinnovano in tempi brevi
ed hanno un basso impatto ambientale. Sicuramente, quella che sta suscitando maggiore interesse sia
scientifico che commerciale, è il fotovoltaico e vale la pena approfondire entrambi gli aspetti. Il motivo
di tanto interesse è che il fotovoltaico è considerato il sistema di produzione di energia a minor impatto
ambientale e con le maggiori caratteristiche di durata nel tempo, dato
che il sole è una fonte inesauribile e
fornisce 15000 volte l’energia necessaria ai nostri fabbisogni.
Il principio su cui si basa la produzione di energia nel fotovoltaico è
l’effetto fotoelettrico, per cui Albert
Einstein ottenne il Nobel nel 1905.
Quando la radiazione elettromagnetica incide su un materiale può cedere tutta la sua energia in un unico
“pacchetto” (fotone o quanto di
energia) agli elettroni più esterni degli atomi di cui il materiale è composto.
Se la radiazione ha abbastanza
energia (determinata dalla sua frequenza) può causare l’allontanamento di uno o più elettroni dall’atomo d’origine. Il risultato netto è
un elettrone “libero” nel materiale
ed una lacuna (mancanza di elettrone) nell’atomo di origine.
L'energia minima necessaria all'elettrone per allontanarsi dall'atomo deve essere superiore alla banda
proibita (distanza tra lo stato “legato” a più alta energia, banda di valenza, e lo stato non legato a più
bassa energia, banda di conduzione)
del materiale. Nel silicio la frequenza minima necessaria perché questo
La Voce dell’Isola n. 3
meccanismo avvenga è nel vicino
infrarosso quindi, l’energia solare
produrrà la creazione di coppie elettrone-lacuna (portatori) con una certa energia. I portatori di carica possono essere sfruttati per generare
una corrente. Perché questo si ottenga è necessario avere una giunzione
elettrica (un diodo) che viene chiamata cella fotovoltaica. Essa si ottiene drogando il semiconduttore
con atomi di boro (tipo p) e di fo-
chio Conto Energia. Valutando le richieste che il GSE sta ricevendo relative a nuovi impianti, la stima effettuata è di una potenza fotovoltaica complessiva entrata in esercizio
al 2008 pari a circa a 280 MW. Nel
2008 il giro d’affari dell’industria
fotovoltaica italiana è stato di circa
800 milioni di euro con una crescita
del 500% e, per il 2009, si prevede
l’installazione di almeno ulteriori
250 MW.
sforo o arsenico (tipo n) per ottenere
rispettivamente una struttura con un
eccesso di lacune (p) ed una con un
eccesso di elettroni (n). Il campo
elettrico indotto nella cella, permette di dividere gli elettroni “liberi”
(ottenuti dall’assorbimento dei fotoni da parte del materiale) dalle lacune, e li spinge in direzioni opposte,
generando in tal modo quella che
viene chiamata fotocorrente.
L’insieme delle celle fotovoltaiche costituisce il modulo fotovoltaico e l’insieme dei moduli costituisce
il pannello solare
Una volta definito il principio di
funzionamento è interessante vedere
come si stanno muovendo i vari Stati. In Italia è stato attivato il “Conto
Energia” (regolamentato dai Decreti
Ministeriali 28/7/2005 e 6/02/2006)
che ha incentivato 12.433 impianti
fotovoltaici per una potenza di circa
388 MW ed il “Nuovo Conto Energia”. I rapporti del Gestore Servizi
Elettrici (GSE) fotografano la situazione italiana. I dati resi noti dal GSE
attestano che al 7
gennaio 2009 sono
entrati in esercizio
complessivamente:
- 19.052 impianti fotovoltaici per
una potenza di 145
MW, grazie al
Nuovo
Conto
Energia
- 5.069 impianti
fotovoltaici per
una potenza di 117
MW grazie al Vec-
E nel mondo? Alla fine del 2006
la potenza fotovoltaica installata nel
mondo ha raggiunto più di 6.500
MWp (Rapporto EPIA - Greenpeace
“Solar Generation IV -2007”). Il
mercato globale del settore
fotovoltaico sta continuando ad espandersi più del
previsto. In Spagna il 2008
è stato un anno boom: il
mercato ha, infatti, fatto registrare una crescita di oltre 2.660 MW (un aumento
superiore al 300%) a fronte
di un aumento globale pari
a 5.600 MW.
La società eSolar, di Pasadena,
California, ha stanziato 30 milioni
di dollari per la realizzazione di
centrali ad energia solare a basso
costo, grazie al principio della modularità. I partner dell'investimento
sono Google (tramite Google.org),
Idealab ed Oak Investment. La Solfocus, azienda di Mountain View,
California, ha annunciato la immissione sul mercato di un Concentrator Photovoltaic (CPV) con efficienza energetica pari al 25%, la più alta
nei sistemi fotovoltaici oggi disponibili, e sarà utilizzato dalla EMPE
Solar per la realizzazione in Spagna
di un impianto da 10 MW. Le pre-
assenza di luce solare diretta.
Tra le proposte innovative c’è il
progetto GROW, sviluppato dalla
società SMIT (Sustainably Minded
Interactive Technology) avente
l’obiettivo di
fornire soluzioni per l’integrazione architettonica di
impianti da fonti rinnovabili.
Hanno sviluppato un originale
sistema ibrido di
produzione di
energia da fonti
rinnovabili essendo in grado di generare energia fotovoltaica ed eolica.
La cosa più interessante è il suo
aspetto: è una pianta di edera che si
arrampica su una parete di un edificio. È costituito da una serie di piccolissimi pannelli solari come tante
foglie di edera che, oltre a produrre
energia fotovoltaica, quando sono
mossi dal vento, sono in grado di trasformare l’energia
meccanica del movimento in energia
elettrica.
Ogni singolo elemento è un piccolo
pannello a film sottile. Il sistema è ovviamente modulare
e flessibile, può
quindi essere adattato alla maggior
parte degli edifici,
delle orientazioni e
delle latitudini. Come ulteriore valore
aggiunto, usa materiale plastico riciImmagini delle nuove
clabile, si applica
fonti energetiche alternative
facilmente ad ogni
tipo di parete ed in
caso di mal funzionamento di una foglia basta sostituire solo la foglia
dollari a kWh. Infine, vale la pena
non funzionante. Per la sua originacitare alcuni dei progressi tecnologilità il progetto è stato esposto al
ci che si stanno affacciando sul merMoMA (Museum of Modern Art) di
cato internazionale. Una nuova tipoNew York.
logia di pannelli solari, basata su
Altra idea interessante
è la SunHopes proposta
Joseph Cory, architetto
della Geotectura di Haifa,
Israele. Il progetto consiste in una piattaforma
riempita di elio e, quindi,
più leggera dell'aria, che
contiene una serie di
stringhe fotovoltaiche integrate al fine di convertire in energia elettrica la radiazione
componenti, denominati DSSCs
solare incidente.
(Dye Sensitized Solar Cells), in graL'obiettivo è di sviluppare una
do di sostituire i vetri utilizzati per
fonte di energia rinnovabile affidaedifici, autovetture e altri sistemi, è
bile, efficiente, mobile ed indipenstata sviluppata dal KIST (Korea Indente dalla superficie che la ospita,
stitute of S&T)/Center for Energy
consentendo a chiunque di poter
Material Research, e sarà commerusufruirne, contribuendo, in tal mocializzata a partire dal 2010. La tecdo a promuovere la generazione dinologia risulta in fase avanzata anstribuita. Uno degli esempi è costiche in Svizzera e Giappone.
tuito da una serie di palloni riempiti
I pannelli a DSSCs si presentano
di elio, contenenti le stringhe fotocome vetri colorati a possibile divoltaiche integrate sulla superficie
versa pigmentazione e producono
esterna.
energia elettrica attraverso un proA quanto pare anche in questo cacesso simile alla fotosintesi, che
so la realtà finirà per superare la
converte luce in energia. La produfantascienza.
zione di energia è possibile anche in
stazioni così elevate sono dovute alla combinazione dell'alta efficienza
delle celle solari (intorno al 40%)
con soluzioni ottiche
avanzate, che consentono di concentrare
di circa 500 volte la
luce solare incidente sulle celle
Negli
Stati
Uniti, la SUNRGI, società
operante nella
progettazione
e nello sviluppo di sistemi ad
energia solare, mira
alla fabbricazione di pannelli solari agli stessi costi dei carburanti da fonti fossili.
Il sistema sviluppato dalla SUNRGI è l'XCPV, Xtreme Concentrated Photovoltaics (fotovoltaico
estremamente concentrato) che permetterà di generare energia elettrica
ad un costo di circa 5 centesimi di
La politica non segue la logica,
almeno non quella destinata
al risparmio energetico
e alla preservazione dell’ambiente
Marzo 2009
24 Storia
Troppi gli episodi dimenticati della storia della Seconda guerra mondiale
L’invasione della Sicilia
non fu un’allegra passeggiata
di CORRADO RUBINO
AVIOSBARCHI AMERICANI
C
hissà perché oggi, quando si
pensa alla riscossa degli anglo-americani in Europa, la
mente va subito allo sbarco in Normandia nel giugno del ‘44?
E lo sbarco in Sicilia nel luglio
del ’43 ? E l’operazione Husky ?
Forse non molti sanno che non fu
proprio una passeggiata per gli anglo-americani. Malgrado si sia spesso parlato della defezione in massa
delle nostre truppe nella difesa
dell’Isola, molti reparti si batterono
invece valorosamente. Le unità italiane erano composte per la maggior
parte da siciliani, una precisa scelta
degli alti comandi; pensarono che
questi avrebbero combattuto con
maggiore impeto per difendere la
propria isola, pronti però a tacciarli
di codardia quando le cose andarono
male per colpa di comandanti che
non erano certo siciliani.
Era vero quindi! Stavano arrivando. Alla faccia di chi si era illuso
che, col mare grosso di quella notte,
gli anglo-americani non si sarebbero
mossi dai porti del nord africa. Alle
prime luci del 10 luglio (il loro DDay) sbucarono dal mare con le
prue enormi delle navi delle loro
flotte e vomitando fuoco da ogni
parte contro le batterie costiere del
golfo di Gela, di Pachino e del golfo
di Noto. Mia madre che è nata a Licata, mi racconta che quella mattina
c’erano tante navi di fronte al paese
che quasi il mare non si vedeva più.
Secondo il maggiore Hough Pond,
autore di una storia dello sbarco alleato in Sicilia, quel «primissimo
assalto all’Europa occupata dal nemico...» «…fu un vero e proprio disastro. In molti casi gli uomini colpivano a casaccio, senza svolgere
una vera azione offensiva;» «...altri
si aprirono coraggiosamente la strada smarrendosi però e poi cercando
continuamente di ricongiungersi alle
loro unità; altri ancora caddero a
centinaia prigionieri e rimasero sino
alla fine della guerra nei campi di
concentramento italiani e tedeschi».
Ci furono errori e incidenti tragici, come quello di quasi duemila paracadutisti lanciati dai Dakota e accolti dal fuoco incrociato di mitragliatrici e di cannoni anglo-americani, italiani e tedeschi. Furono in
gran parte crivellati mentre penzolavano in aria. I pochi di loro, che
raggiunsero l’obiettivo, scoprirono
di essere stati scambiati per nemici
e sterminati dai propri compagni.
Dei 144 alianti che dovevano
sbarcare i paracadutisti inglesi solo
12 raggiunsero l'obiettivo, mentre
69 finirono in mare. A causa del forte vento, anche i paracadutisti ame-
Marzo 2009
La prima operazione di aviosbarco ebbe luogo nella notte tra il 9 ed il 10
luglio, con obiettivo Piano Lupo e l'attiguo crocevia tra la strada statale
115 e la provinciale Gela-Niscemi. Soltanto 26 aerei sui 226 impiegati
lanciarono i paracadutisti sull'obiettivo; gli altri si dispersero su una vasta
zona fino a Vittoria, Comiso e Santo Pietro di Caltagirone. La seconda
operazione avvenne nella notte tra l’11 ed il 12 luglio, con obiettivo Farello, ad est di Gela. Per un errore della contraerea americana ben 23 velivoli
che trasportano i paracadutisti dell’82ª Divisione, vennero scambiati per
nemici causando la perdita di circa 500 uomini.
AVIOSBARCHI BRITANNICI
L’operazione "Ladbroke" venne effettuata nella tarda sera del 9 luglio, con
obiettivo il ponte sul fiume Anapo, presso Siracusa. La reazione delle batterie contraeree italiane fece si che i piloti sganciassero in anticipo, sul
mare, 69 alianti sui 144 impiegati, che molti aerorimorchi rientrassero anticipatamente o atterrassero rovinosamente distanti dall’obiettivo. Nove
aerei con paracadutisti a bordo vennero centrati dalla contraerea, ma la
maggioranza riuscì a lanciare gli uomini; tre rimorchiatori vennero colpiti
e abbattuti, ma gli alianti al seguito riuscirono in qualche modo a prendere
terra; 14 aeroplani furono abbattuti e altri 34 gravemente danneggiati. I
lanci dei paracadutisti, iniziarono alle 22.15, sotto il fuoco, questa volta,
della contraerea tedesca. Comunque, i pochi uomini che raggiunsero il
ponte, se ne impossessarono e lo mantennero.
L’operazione "Fustian" invece ebbe luogo nella tarda sera del 13 luglio,
con obiettivo il ponte di Primosole sul fiume Simeto. Gli aerei decollarono alle 22 dagli aeroporti tunisini, e malgrado fossero stati avvertiti i comandanti delle forze navali alleate, già al largo delle coste di Malta, i velivoli furono colpiti della loro stessa contraerea. Due C-47 vennero abbattuti dalle navi alleate, e 9 furono costretti a ritornare agli aeroporti di partenza a causa dei danni subiti. La flotta aerea superstite continuò il suo volo
verso Catania, continuando ad essere fatta segno dallo stesso fuoco amico.
Circa 300 paracadutisti sui 1850 partecipanti riuscirono comunque a ritrovarsi in zona e a tenere il ponte.
I PARACADUTISTI TEDESCHI
ricani si ritrovarono divisi in piccoli
gruppi lontani l'uno dall'altro, facile
preda delle unità nemiche.
Il panico tra gli anglo-americani
era tale che a un reparto inglese, investito, sulla spiaggia dov'era sbarcato, da un odore aspro e indefinibile, fu subito ordinato di mettersi le
maschere antigas. E con le masche-
molti morirono a causa del cosiddetto fuoco amico. Il generale Paul
Conrath, il 12 luglio, inviò alle sue
truppe un messaggio, nel quale diceva di avere «personalmente assistito a episodi indegni di soldati tedeschi, e in particolare della Divisione Hermann Göering» «...uomini
che sono scappati piangendo verso
Malgrado si sia spesso parlato della defezione
in massa delle nostre truppe nella difesa dell’Isola,
molti reparti si batterono invece valorosamente,
infliggendo al nemico pesanti perdite
re avanzò, finché non fu chiarito che
l’odore sospetto proveniva dai cespugli di timo, di cui, la spiaggia abbondava.
Il panico c’era anche dall’altra
parte. In quel 10 e 11 luglio dei primi scontri erano tutti contro tutti e
le retrovie... Altri, di un'unità della
sussistenza, i quali influenzati da
false voci si sbarazzavano dei viveri, distribuendone anche ai civili!
Voglio precisare che tutto questo
non è stato fatto soltanto da soldati
giovani, ma anche da ufficiali e da
sottufficiali».
E noi italiani? Churchill, nella sua
Storia della Seconda Guerra Mondiale, non è stato molto lusinghiero.
Il generale Montgomery poi, nelle
sue memorie, ci ha disprezzato, non
considerandoci all'altezza del vero
nemico che, per lui e per gli altri come lui, erano soprattutto i tedeschi;
cioè coloro che sapevano colpire
con durezza, e magari riservare un
supplemento di atrocità dietro le
quinte del grande teatro di guerra,
per cui completavano l’immagine
del mostro di violenza e di spietatezza, contro il quale “l'eroe britannico” poteva gloriarsi di vincere,
Per fronteggiare le forze sbarcate nella Sicilia orientale, Hitler ordinò
l’immediato invio nell’Isola, per via aerea, di due reggimenti ed altre unità
minori della 1ª Divisione Paracadutisti che era dislocata in Provenza. Una
parte di essa venne paracadutata nel pomeriggio del 12 luglio nella zona
compresa tra il torrente Buttaceto, la strada statale 114 ed il fiume Simeto
e venne subito trasportata in posizione, tra Lentini e Agnone; un’altra parte venne invece sbarcata dagli alianti all’aeroporto di Fontanarossa nella
giornata del 13, subendo perdite dagli attacchi aerei ma prendendo comunque posizione nella zona a nord di ponte Primosole. Il resto della Divisione, infine, venne aviolanciato la sera del 17 sulla pianura di Fiumefreddo
ed autotrasportato sulla linea del torrente Buttaceto.
come San Giorgio contro il drago.
Che cosa potevano offrire a tanta
sete di sangue e di gloria i siciliani,
che erano “umani” anzi “troppo
umani”? Proprio durante i disastrosi
aviolanci di paracadutisti, appena
capitava loro di prendere un prigioniero ne avevano riguardi e quasi
soggezione, come se avessero catturato un angelo e dovessero chiederne scusa al cielo, che se l’era lasciato cadere per sbaglio? Quando il
maltempo e manovre errate sbalzarono un certo numero di alianti tra
le petraie e la sterpaglia delle nostre
retrovie, i siciliani, accortisi che gli
angeli si erano sfracellati da sé nella
caduta, corsero loro incontro premurosamente armati di barelle e di
pronto soccorso.
Sotto il tormento delle zanzare,
nella pianura di Catania, «gli inglesi
- racconta il maggiore Pond - imprecavano contro la Sicilia e il ponte
Primosole; i tedeschi imprecavano
contro gli italiani e per le battaglie
perdute; gli italiani imprecavano
contro i propri capi politici e contro
i tedeschi». Come se non bastasse,
sul coro delle imprecazioni in varie
lingue, irruppe, sparando all’impazzata, un reparto di fanatici paracadutisti, al grido di “heil Hitler!”,
erano piombati dalla Francia, come
si seppe dopo quando, catturati in
gran numero, tirarono fuori dalle tasche biglietti di case di tolleranza
francesi con la data dello stesso mese di luglio.
La Voce dell’Isola n. 3
26 Cultura
Presentato nel capoluogo aretuseo la guida della saggista Melina Miceli
Le meraviglie dell’Unesco
e tutta Siracusa in un libro
A
Siracusa, nella sala delle conferenze del Palazzo Impellizzeri, è stato
presentato il libro “Siracusa e le
meraviglie dell’Unesco” (edizioni Edessae), della scrittrice e saggista Melinda
Miceli. L’opera è stata illustrata da Salvo
Baio, presidente del consorzio universitario “Archimede” e da Giuseppe Dato, preside della Facoltà di architettura di Siracusa.
Una guida di ampio respiro che, con
equilibrio e linguaggio sciolto, in ben 190
pagine presenta al lettore il patrimonio architettonico, artistico - storico ed ambientale entrato a far parte della “World Heritage List” dell’Unesco. I luoghi sono stati
rivisitati tramite una serie di foto d’arte e
testi scritti con la trasparente passione
della ricercatrice che ama documentare la
storia dei monumenti di ogni epoca di Siracusa, Noto, Palazzolo Acreide, Sortino.
Le foto di Melinda Miceli e la traduzione in lingua inglese del capitolo su Siracusa a cura di Mariagabriella Vinci, docente di lingue della Facoltà di Architettura di Siracusa, è servita anche a creare il
sito di supporto in inglese per gli studenti
della Facoltà.
Melinda Miceli ci ha detto: “Ho voluto
realizzare quest’opera per fornire ad un
pubblico vario notizie esatte ed esaustive
sulle città del Val di Noto del territorio siracusano, che meritano una restituzione
Politici,
amministratori
e personaggi
della cultura
in un incontro
a Palazzo Impellizzeri
del loro il giusto valore storico ed architettonico.” È da rilevare, nel corso della
presentazione, la presenza di numerosi
amministratori quali Giuseppe Munafò,
assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Siracusa, Roberto Meloni, assessore alla Cultura della Provincia Regionale di Siracusa, i sindaci dei siti Unesco,
Paolo De Luca, Carlo Scibetta e Corrado
Valvo e Michele Mangiafico, presidente
del Consiglio provinciale, che hanno ringraziato l’autrice per il raffinato discorso
sulle simbologie dell’architettura e dell’arte barocca iblea e per aver dato alla
provincia un’opera di grande interesse divulgativo, la prima su quattro siti Unesco.
Anna Rita D’Amico
Un momento della presentazione del libro di Melina Miceli
Un aspetto poco noto del dirigente scolastico di Lentini
Significative presenze per l’avvio del nuovo corso
Gaetano La Rosa
musicista di spessore
dalla New Age alla classica
L
L’Università
della Terza età
riparte alla grande
È
’ingegnere Gaetano La Rosa, dirigente scolastico dell’Istituto Alaimo di Lentini, nato a
Catania nel 1964 è anche un musicista di
spessore che scrive musica e testi dei propri concerti, e non solo. Si avvia sin dall’adolescenza agli
studi di musica. Laureatosi in ingegneria elettronica nel 1989, ha combinato le proprie conoscenze di
informatica e musica, in particolare ai settori della
musica elettronica e delle tecniche esecutive MIDI
(Musical Instrument Digital Interface). Le sue
composizioni spaziano dalla “new age” alla “classica” alla “contemporary classic”. È stato allievo della Scuola di Composizione del
maestro Massimo Leonardi, ha frequentato i corsi di alto perfezionamento musicale di “Composizione e analisi” tenuti dal professore Alessandro Solbiati) e sugli
“Aspetti della composizione e
dell’orchestrazione”, col professore Alexander Ciaikovsky.
Fra i suoi lavori, le composizioni “Pacifico” e “Guitar don’t
cry” sono state pubblicate dalla
Universo film-Roma; “September”
dalla NV-Genova; “Metamorphosis” è
stata inserita nella Master Class “Nuove Composizioni” dell’Atelier Internazionale della musica.
Con “Lady Janet” e “September” ha ottenuto rispettivamente la segnalazione di merito e il primo
premio nel concorso “Musica e parole d’autore per
la canzone” Genova 1997-1998. Tra le sue pubblicazioni “Pacifico” inserita nella raccolta “Sanremo
musicanova n° 1” QMS Sanremo - 1995 e nella
raccolta “RED, Nouvel Age 13” Universo Film
Roma -1996; “Guitar don’t cry” inserita nella raccolta “- Nouvel Age 16” Universo Film Roma -
Marzo 2009
1997,“ September” inserita nella raccolta “Musica e parole d’autore per
la canzone, vol. 3” NV record di Genova -1999. Dell’autore, che conosciamo per l’elevato spessore che rivela come preside nella nostra città,
vogliamo pubblicare il verso di una
canzone che ci sembra attuale e simbolico così come deve essere l’arte per il
suo tempo. “Sinfonia in sol minore” (2)
(1998) 9’56”…“ Salute a te soldato e ai tuoi innocenti 15 anni, domani, domani ti han detto, domani
sarai un eroe! Eroe in nome di un dio guerriero e di
una bandiera lorda di sangue e bestemmie! Salute a
te povero ragazzo ingannato e tradito, carico di
polvere e di chiodi, carico di tante parole. Salute a
te ragazzo mio. Se in quest’ultima notte il ricordo
dei brandelli di carne pietosamente gementi fra le
ceste dei fiori ti colpiranno il cuore, forse, forse ancora potremo sognare la pace.”
M. M.
ripartito la scorsa settimana
l’anno accademico all’Università della terza età. Il problema
della sede è stato risolto. Il corso è
ospitato presso i locali l’Istituto Comprensivo “Notaro Iacopo” di Lentini.
Il primo incontro ha visto la presenza di Renato Marino e Alfredo Sgroi. I
successivi appuntamenti hanno visto
come protagonisti il diacono Santino
Lazzara (13 marzo u.s.) e Guglielmo
Tocco, che ha presentato e dandolo in
omaggio agli allievi, un volume contenente le poesie di San Valentino. Durante questo primo mese di attività, gli
allievi dell’Unitre avranno modo di incontrare altri illustri relatori come
Giovanni Trombatore, primario di chirurgia di Lentini. Non mancheranno
anche altri nomi di prestigio che puntualmente riferiremo ai nostri lettori.
Le lezioni saranno svolte sempre nei
locali dell’ Istituto Comprensivo “Notaro Iacopo” fino al mese di maggio. Il
programma di massima è già stato stilato e nel corso della prima lezioni si
provvederà ad illustrarlo agli allievi. “
Dopo un anno di pausa, ci dice il prof.
Renato Marino, decolla nuovamente
una delle realtà associative più belle e
longeve della città”.
L’Unitre vive anche grazie alla generosa disponibilità di tanti volontari
che hanno accettato di dedicarle il loro
tempo. Il programma prevede anche
delle visite guidate in alcune località
della nostra Sicilia e altre attività culturali e ricreative.
La Voce dell’Isola n. 3
Cultura 27
Incontro con Salvatore Paci, autore del romanzo “Biglietto di andata e ritorno”
Un viaggio che ci trascina nel mistero
e nei sotterranei antichi della città
di MORENA FANTI
U
n viaggio che ci trascina nel
mistero e nei sotterranei antichi della città, è un viaggio
da cui potremmo anche non tornare.
Un viaggio pericoloso e a tratti angosciante: un viaggio per il quale è
obbligatorio il biglietto di andata e
ritorno. La scrittura piacevole e fluida di Salvatore Paci ci trascina
in luoghi dove non vorremmo
mai andare e ci porta fino in fondo al mistero e al buio delle cose
irrisolte.
Antonio La Mattina, il protagonista del romanzo Biglietto di andata e ritorno (Lussografica 2008,
15,00 euro), si trova tra le mani le
lettere di Gheppio, una vecchia conoscenza. L’uomo è morto mesi
prima, ma ora la sua morte sembra
messa in dubbio.
Gheppio aveva anche tanti soldi,
guadagnati con il gioco del lotto, e i
soldi generano sempre desiderio di
trame oscure.
Questo è il romanzo d’esordio di
Salvatore Paci che non è, comunque, nuovo alla scrittura. Paci ha
collaborato con tutte le testate nazionali dedicate alla statistica e ai
giochi, ed è anche un compositore
di testi e musiche di canzoni.
Una vera personalità artistica che
sa coniugare le parole all’informatica e alle scienze statistiche, senza
trascurare il fascino della storia e
dei monumenti antichi. La scrittura
spontanea e scorrevole di Paci avvince il lettore e lo trascina in questo viaggio con biglietto assicurato.
Antonio La Mattina è appassionato del gioco del lotto e delle statistiche. La precisione con cui parli di questo argomento potrebbe
stupire se non sapessimo che è
una delle tue passioni, una materia con cui convivi da anni. Da dove nasce questo tuo interesse?
Da diversi anni collaboro con alcune riviste nazionali che si occupano di statistica
per il gioco
del lotto. Si
tratta di un
hobby e, dunque, non svolgo questa attività per ricavarne un utile.
A chi mi telefona per informazioni non
do numeri ma
consigli riguardo i pericoli di questo gioco.
I lettori del tuo romanzo si trovano trascinati per le strade di
Caltanissetta, di fronte a monumenti e antichità che tu descrivi
benissimo con particolari visivi e
coinvolgenti. C’è chi dice che tu
abbia una scrittura quasi cinematografica. Cosa pensi di questa affermazione?
In questo libro ho usato un linguaggio diretto, semplice e coinvolgente. Il personaggio principale è il
narratore della storia e ciò che leggiamo è quello che Antonio La Mattina elabora nella sua mente. Lui
“vive” i luoghi che visita ed è per
questo motivo che li descrive entusiasticamente e con dovizia di particolari. Sarebbe bello poter ricavare
un film da questa storia. Sì, mi piacerebbe.
Nelle lettere di Gheppio ad un
certo punto fa la sua comparsa
un’entità misteriosa che assume
contorni inquietanti, e si fa il nome di Satana. Inoltre compare
una “Croce Santa” e altri simboli
religiosi. Alla fine pensi che tutte
le storie si possano ricondurre alla
lotta Bene contro Male?
di ALESSANDRA PISTONE
F
Ogni giorno siamo combattuti tra
il bene ed il male anche se non sempre ce ne accorgiamo. Accade in
ogni luogo ed in ogni momento. Anche quando siamo in fila ad uno
sportello pubblico e cerchiamo
l’amico che ci possa far passare
avanti. La Chiesa identifica il male
con Satana ma il risultato non cambia.
In questo romanzo ci sono tanti
L’autore sa coniugare le parole
all’informatica e alle scienze
statistiche, senza trascurare
il fascino della storia
e dei monumenti antichi
La Voce dell’Isola n. 3
Buon
Compleanno
Facebook
aspetti da seguire: le lettere di
Gheppio, la sua scomparsa e forse
la sua morte, il gioco del lotto,
l’amore tra il protagonista e la
sua Roberta. Non credi che troppa carne al fuoco possa distogliere
il lettore dal mistero e dall’intreccio più profondo della storia che
racconti?
Spero di no. Ci sono molti modi
nei quali si può sviluppare un romanzo. Non arricchirlo con descrizioni e storielle di contorno significherebbe renderlo impersonale, nudo e crudo, quasi un documentario
sulla scissione nucleare. Volendo fare un’analogia, è come un piatto di
spaghetti: se non lo si arricchisse
con una salsa ben fatta rimarrebbe
un piatto bianco, secco ed insapore.
Questo è il mio punto di vista.
Nel tuo libro ci sono molte no-
zioni storiche della tua città, Caltanissetta. Per scriverle ti sei documentato, o la storia è da sempre
una delle tue passioni?
La storia – soprattutto quella della mia città – mi ha sempre affascinato. Quando entro in una chiesa o
visito un luogo archeologico, voglio
conoscerne la storia. Solo in questo
modo si può rimanere affascinati.
Se entri a Westminster Abbey, a
Londra, e guardi una poltrona in legno, posizionata su un catafalco,
potresti non provare nessuna particolare sensazione ma, se ad un certo punto la guida ti dice “questa
poltrona in legno è quella che da
secoli viene utilizzata per l’incoronazione dei re d’Inghilterra”… credo che ne resteresti affascinata.
Hai già in cantiere un prossimo
libro? Sarà sempre una storia misteriosa come Biglietto di andata e
ritorno?
Ho altri due libri, quasi pronti
per la pubblicazione. Uno parla
delle profezie che individuano il
2012 come l’anno in cui dovrebbe
arrivare la fine del mondo. Interessante, vero? L’altro è una storia
d’amore molto particolare. Strana,
intensa, unica.
Salvatore Paci
S
alvatore Paci è un programmatore siciliano di 47 anni e lavora come Istruttore Direttivo Programmatore di Sistema presso una pubblica amministrazione.
È conosciutissimo a livello nazionale per la sua decennale collaborazione con diverse testate giornalistiche nazionali specializzate in statistiche legate ai giochi.
La sua è una personalità creativa. Prima di dedicarsi alla scrittura di
romanzi si era dedicato con discreto successo alla composizione di testi
e musiche di genere pop (è infatti iscritto alla SIAE come autore e
compositore). Vanta, infatti, dei primi posti - in qualità di autore - ad
alcuni festival di musica leggera di livello regionale.
Con “Biglietto di andata e ritorno” si affaccia prepotentemente al
mondo della narrativa e lo fa capitalizzando l'esperienza acquisita in
anni di relazioni con i suoi lettori ed utilizzandola per incollare gli occhi del lettore sulle pagine di questo romanzo.
acebook nasce nel febbraio
del 2004 da un’idea dello
studente Mark Zuckerberg,
colui che oggi all’età di 24 anni è
considerato il più giovane miliardario del mondo. Nato con l’intento iniziale di riallacciare i
contatti con i vecchi compagni di
scuola, il social network si diffonde rapidamente presso le università americane fino a estendersi due anni dopo alle scuole
superiori e alle grandi aziende,
permettendo così a chiunque di
far parte di questo mondo. Con il
tempo si arricchisce di sempre
nuove funzionalità: la possibilità
di inviare messaggi, di interagire
in tempo reale con gli amici, di
creare e partecipare a diversi
gruppi di discussione e di personalizzare il profilo pubblicando
foto, video, riflessioni personali.
Tutto ciò lo ha reso più allettante
e ha richiamato la curiosità di
milioni di utenti di tutto il mondo
che decidono di iscriversi per i
motivi più disparati: la maggior
parte afferma di voler riannodare
i rapporti con gli amici di un
tempo, ormai persi di vista da
anni, altri invece sono interessati
astringere nuove amicizie decidendo così di “aprire le porte”
del proprio network anche a chi
non hanno mai conosciuto personalmente.
Il boom in Italia si è verificato
proprio negli ultimi 6 mesi, in
cui si è registrata una crescita esponenziale grazie anche a un incredibile passaparola e all’influenza dei mass-media. A fine
dicembre gli utenti italiani raggiungono i 5 milioni e mezzo.
Il fenomeno ha coinvolto
utenti di tutte le età con un’intensità tale da indurre molte aziende
a bloccare l’accesso al network
ai loro dipendenti, per impedire
che cadano nella tentazione di
“girovagare” tra le pagine dei
loro amici e siano così distolti
dalle loro occupazioni.
Non mancano le polemiche: se
da una parte vengono esaltati gli
aspetti positivi di questo potentissimo strumento di comunicazione, dall’altra si mette in evidenza come chiunque possa registrarsi con nomi fittizi e fingere
di essere qualcun altro. Alcuni
lamentano una gestione poco rispettosa della privacy e nuove polemiche sorgono per la presenza
all’interno del social network di
gruppi inneggianti alla violenza
o di sostenitori di criminali quali
Provenzano o Riina.
Nonostante tutto Facebook, a 5
anni dalla sua nascita, ha già raggiunto i suoi 175 milioni di iscritti, cifra che è destinata ad aumentare vertiginosamente, se si
tiene conto che il numero degli
utenti aumenta di circa 480.000
ogni giorno.
Marzo 2009
28 Cultura
Un gustoso volumetto di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio
In politica contano ancora
le idee e i sentimenti?
di SALVO ZAPPULLA
D
ue amici costretti a separarsi
per motivi di lavoro (Giuseppe emigra a Milano dove
esercita la professione di giornalista
nella redazione del quotidiano “Avvenire”; Orazio rimane nel proprio
paese, dove farà il sindaco per ben
tre legislature) continuano a scambiarsi le loro opinioni via mail. Ne
viene fuori questo gustosissimo volumetto, (Politica, le idee contano
ancora? Rubbettino editore, pagg,
60, € 8,00, a cura di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio) nel quale
l'ormai ex sindaco confida all'amico
giornalista le sue considerazioni sulla vita politica italiana. Matarazzo,
approfittando della
vecchia
amicizia, si
diverte a
punzecchiare l'uomo
politico, a
provocarlo, lo
costringe a tirare fuori i
propri sentimenti, anche le
amarezze per il
qualunquismo
imperante, la
scarsa informazione che non ha
permesso ai suoi
cittadini di conoscere a fondo la
gran mole di lavoro
svolta come amministratore. Sembra
un re in esilio, eppure ha sempre vinto le
elezioni, nessuno lo
ha mai spodestato,
confida che si sta dedicando alla pesca subacquea.
E qui si potrebbe ironizzare a lungo sulla sua nuova attività: è andato
a fondo? Sta preparando la grande
risalita? Si prefigge di scalzare Poseidone dal suo trono? Preferisce
avere come interlocutori i pesci? I
quali, essendo muti, non possono
contestarlo? Orazio Mezzio è un uomo dalle idee chiare, manageriali,
lungimiranti, ha una concezione
moderna della politica; si considera
un ex sindaco di trincea, costretto a
scontrarsi con meccanismi farraginosi e colpevolmente ostili che hanno cercato di ostacolare la sua attività.
Eppure ritiene di aver dato tanto
al suo paese, le opere realizzate sono visibili e incontestabili: Il Museo
dei Pupi è una realtà di cui va particolarmente fiero,
così come il completamento del
nuovo Palazzo comunale; la piscina comunale, il
depuratore e tante altre ancora.
Emerge una visione ampia di
come va intesa
la politica nella sua essenza
più nobile.
Qualcuno
lo ha accusato di essere accentratore, troppo decisionista ed
eccessivamente
frenetico
nel far
ruotare i
suoi assessori.
Lui ribatte che la sua è stata
solo legittima difesa, che gli interessi personali, le piccole prese di posizione, le misere beghe e l'attaccamento alla poltrona di qualcuno non
potevano prevalere sugli interessi
della collettività.
Lo scambio via email di opinioni e considerazioni sulla vita del Paese
di due amici dalle diverse professioni che operano in città lontane
Si parte dallo spunto di quanto accaduto in un piccolo paese della Sicilia per toccare tutti i grandi temi
della politica: l'avvento della legge
Bassanini, il federalismo, l'etica, il
dopo Tangentopoli, la questione
morale, le riforme. Un'analisi estremamente lucida e dettagliata che
fanno di questo libro un piccolo
scrigno da tenere sempre a portata
di mano.
Non a caso porta la prefazione di
Giovanni Puglisi, Rettore dell'Università IULM di Milano e la postfazione di Andrea Piraino, Segretario
generale dell'AnciSicilia, Direttore
del DipartimentoDiritto Pubblico
dell'Università di Palermo.
La Sicilia al tempo delle carestie
raccontata da Simona Lo Iacono
“Tu non dici parole” di Simona Lo Iacono, Giulio Perrone editore, pagg. 200, €
15,00. La Lo Iacono affronta i grandi temi della vita, della morte, dell'amore. La
spiritualità, la fede, il bene e il male.
Siamo in Sicilia, nel 1638, a Bronte. La
plebe deve difendersi dalle carestie, dall'ignoranza, dalla fame e, per ultima, dal
clero che sull'ignoranza del popolo edifica il proprio potere. Suor Francisca Spitalieri coltiva la sua unica ricchezza: le
parole belle. Le cerca, le trova, le ruba,
le regala per lenire sofferenze, per insegnare alla gente a difendersi dai soprusi.
Le parole sono temute dai potenti, sono
portatrici di un mistero arcano, sono magia e incanto, bestemmia e purezza. Chi
non ne sa fare uso le combatte. E l'arcivescovo Angimbè per sbarazzarsi di
Francisca la condanna al rogo. La Lo Iacono utilizza questa metafora per lanciare un messaggio, sembra voglia ricordarci che la comunicazione è la condizione
primaria dell'essere umano. I pensatori
Marzo 2009
danno fastidio ai potenti. Le opere di
Pitagora furono bruciate ad Atene, nel
lontano 411 A.C. Il primo imperatore
Cha Huang-ti ordinò la distruzione di
tutti i libri esistenti in Cina; così come
i nazisti bruciarono i libri contrari allo
spirito germanico.
L’imperatore Caligola condannò al
rogo i libri di Omero e Virgilio. Diocleziano fece bruciare tutti i libri dei cristiani. ”Tu non dici parole” è un romanzo sospeso tra misticismo e superstizione, tra reale e fantastico, tra verità e leggenda, tra mistero ed esoterismo, che attrae nel suo vortice lento ed ammaliante.
Il clima sospeso e rarefatto, impregnato
di mistero; il ritmo incantatorio, una
scrittura lirica e visionaria di presa immediata, che incide nell'animo dei lettori, lo stile personalissimo e inconfondibile, ne fanno il prezioso atto di battesimo di una scrittrice destinata a far parlare di sè.
Sa. Za.
Simona Lo Iacono
S
imona Lo Iacono, nata a Siracusa nel 1970, laureata in
giurisprudenza, ha curato una collaborazione con giornali letterari del catanese e del siracusano specializzati
in letteratura. Da 11 anni è giudice presso il tribunale di Siracusa. Attualmente dirige la sezione distaccata di Avola.
Ha partecipato a vari concorsi letterari e ha pubblicato alcuni racconti e poesie in antologie. Un suo racconto, “I semi
delle fave”, ha vinto il premio edito dal convegno “Scrivere
donna 2006” ed è stato pubblicato da Romeo Editore nella
collana “Scripta manent”. Cura una rubrica che riguarda i
rapporti tra diritto e letteratura sul blog “Letteratitudine” di
Massimo Maugeri, scrive recensioni e saggi letterari.
La Voce dell’Isola n. 3
Cultura 29
Incontro con l'illustratrice Carla Manea
La passione per il disegno
tra tanti sogni e la realtà
di BARBARA BECHERONI
P
arlare con la giovane e frizzante illustratrice che porta
il nome di Carla Manea è
stata per me un’esperienza ricca
di emozioni. Innanzi tutto ho avuto l’impressione di riuscire a comunicare con un personaggio
unico, dotato di una vitalità così
intensa e di un carattere talmente
scoppiettante da restare quasi
spiazzata.
Poi ho anche avuto il privilegio
di guardare i suoi lavori…
È stato come precipitare in un
mondo di fiaba, dove imperano
leggi fisiche differenti da quelle
imposte nel nostro, un universo in
cui si gioca con la forza di gravità, il moto accelerato è una questione personale, il tempo e lo
spazio elementi con cui divertirsi
a inventare nuove prospettive…
viene voglia di sorridere, di chiudere gli occhi e di sognare…
Ottenere risultati simili, anche
se apparentemente sembrano tanto semplici, è frutto di anni di studio. Carla Manea infatti si è diplomata al Liceo Artistico, ha poi
preso anche il diploma di illustratrice e di web designer. Inoltre ha
partecipato ad almeno una decina
di esposizioni collettive di artisti
e illustratori italiani e stranieri.
Leggendo il suo curriculum
ho appreso che la sua passione
per il disegno è, praticamente,
nata con lei. Quindi mi trovo di
fronte una privilegiata, nel senso di una di quelle poche persone che sono riuscite a fare il lavoro che amano. Possiamo addirittura osare, dicendo “il lavoro gioco”, di marxiana memoria.
Ma
quando si è resa conto che
poteva permettersi di
mantenersi
con il disegno?
Ci è voluto
molto coraggio
per compiere
questo passo?
Non me ne
sono ancora resa pienamente
conto! Nel senso che non faccio solo “illustrazione” per
vivere, anche se questa attività mi
impegna moltissimo. Mi occupo
di grafica, di laboratori e tengo
delle lezioni sui vari software per
impaginazione. E tutto questo mi
arricchisce di esperienze. Ho comunque molta fiducia per me e
per il mio futuro. Forse sono anche coraggiosa. Se non dovesse
andare bene, posso sempre dire:
“ok, ci ho provato fino in fondo”.
Cosa significa: illustrare un
libro? Intendo: immagino che
sia necessaria una lettura approfondita, critica, alla ricerca
di quegli spunti che abbiano in
sé l’anima del racconto. Come
riesce a scovare le tracce migliori?
Non è una cosa
facile da far capire con le parole. A
dire il vero, mi
sembra di non essere capace di
spiegare la sensazione che provo, se
non che più fai
questo lavoro più
riconosci a naso o
a istinto i momenti
salienti. Sembra banale ma qualcosa
“risuona”. A volte
l’immagine è nitida,
altre volte ha bisogno di studi, di ricerche approfondite.
Ma se si segue quella traccia si arriva
sicuramente
ad
un’ottima conclusione.
Parliamo un po’
di tecnica. Osservando le sue opere,
vedo un tratto sicuro, idee ben chiare riguardo alla tecnica del colore e fantasia
ad libitum… Quanto lavoro di
ricerca c’è sotto… Possiamo
anche menzionare qualche
buon maestro che l’ ha aiutata a
trovare la strada.
Lavoro… Di lavoro dietro a
un’immagine ce n’è veramente
nema, a internet, dove scopri illustratori fantastici saltando (solamente) da blog a blog.
Che rapporto intercorre tra
l’illustratore e lo scrittore? C’è
uno scambio, un dialogo, magari qualche raccomandazione da
parte di chi scrive…
Dipende molto dallo scrittore,
dal rapporto che si ha con esso (e
dall’influenza che ha sull’editore). Il più delle volte non lo conosco personalmente, ma è sempre
bello avere un dialogo, degli imput. Logicamente ambedue devono rispettare il proprio ruolo. A
volte non è così facile. Se fossi
una scrittrice
credo non lo
sarebbe per
me. Su questo
noi illustratori
siamo forse un
po’ più fortunati.
Esiste un
particolare testo, anche del
passato, che
ha un posto
particolare nel
suo cuore e
che lei sogna
di illustrare?
Tutte le copertine dei libri di Amélie Nothomb, l’adoro!
La maggior parte dei testi da
lei illustrati rientrano nella letteratura per l’infanzia. Come
riesce a mantenere aperto il canale di comunicazione con i
bambini? Quanto è difficile per
un adulto restare in sintonia
con il modo di sentire e di vede-
Un mondo di fiaba, dove imperano leggi
fisiche differenti da quelle imposte
nel nostro. Un universo in cui si gioca
con la forza di gravità, il moto
accelerato è una questione personale,
il tempo e lo spazio elementi con cui
divertirsi inventando nuove prospettive
molto, sì. La ricerca è continua
sia quando lavori ad una specifica illustrazione sia quando stai
facendo dell’altro. Ti ritrovi a
guardare il punto di fuga, il chiaro scuro, il taglio dell’immagine…
Credo poi che tutto, ma proprio
tutto può aiutarti a trovare la
strada. Dai grandi pittori, al ci-
re il mondo dei bambini?
Non è semplice, guardiamo il
mondo con occhi adulti. Filtrandolo. Credo di non avere una risposta se non quella banale che è
che “fortunatamente” si resta
sempre un po’ bambini. Forse
non tutti… Ma ci vuole applicazione per farlo!!!
E come vede e sente il mondo
un artista?
Artista è una parola troppo
grossa! Mi augurerei di diventare
un ottimo artigiano... e di riuscire
a “vedere” veramente il mondo.
Qual è lo scrittore di cui ha
dovuto illustrare il testo con cui
si è sentita più in armonia?
Domanda non politically correct! Non vorrei far torto a nessuno.... Posso dire che il piccolo
Lele dalle unghie sempre sporche
è stato un personaggio che mi ha
divertito moltissimo e dove mi sono ritrovata. (ZAc, zac, zac Storia
di forbici e unghie. Scritto da
Claudia Camicia - ED. Corsare
in pubblicazione per il prossimo
anno)
La cosa preoccupante è che mi
ritrovo anche in dei ricci di mare
o in una balena con occhiali da
sole!!! (Lo sciopero dei pesci di
Salvo Zappulla, ed. Il Pozzo di
Giacobbe, uscita di fresco).
LO SCIOPERO
DEI PESCI
Cosa succederebbe se il
mare d'un tratto, stufo di
venire inquinato, decidesse
di scioperare e andarsene in
montagna con tutti i pesci a
prendere il sole d'alta quota? Un vero marasma. Pettirossi e merli, meduse e conchiglie insieme nel concerto
della natura, con un pinguino improvvisatosi direttore
d'orchestra. Una fiaba che
vuole educare grandi e piccini ad avere rispetto per
l'ambiente, ad amarlo e a
conservarlo vivibile per le
future generazioni.
Lo sciopero dei pesci
di Salvo Zappulla
Illustrazioni di Carla
Manea
Editore:
Il pozzo di Giacobbe
€ 11,90
La Voce dell’Isola n. 3
Proust, Proust,
ma cosa c’entra
Proust?
P
roust, Proust, ma cosa c’entra Proust?
C’entra e non c’entra: perchè leggendo “La Prigioniera”, a un certo punto
l’autore, preso dalla voglia di immortalare i
vari mestieri della strada, personaggi del
folclore parigino del suo tempo, colpito dalla cantilena che dava musicalità ai loro prodotti, con l’uso di parole che nel dialetto parigino hanno doppio senso, specialmente
erotico, annotava, nei celebri “ Cris de Paris”, momenti indimenticabili della “Recherche”: così non pochi artigiani e venditori, ma ambulanti, passavano davanti al
nobile palazzo Guermantes,… Ah le colombelle, a due soldi le colombelle: sono fresche, sono belle le lumache… sei soldi, sei
soldi una dozzina”.ecc. ecc.
C’entra perché mi ha richiamato momenti
della mia fanciullezza; non c’entra perché
lo spirito con cui sono affrontati i miei ricordi è distante dall’abilità descrittiva
dell’autore della “Recherche” e di qualsiasi
altro riferimento.
Era tempo di guerra (1942) e la gente
adulta aveva figli, mariti, fratelli, fidanzati
sotto le armi. Era una delle tante estati passate sotto il caldo e il non lieto ricordo dei
propri cari in guerra.
Quella sera, come spesso accadeva, mia
madre prendeva un po’ di fresco stando seduta al balcone.Le luci della camera da letto erano spente, mio padre era coricato e
anche lui godeva del fresco della sera, essendo la porta finestra, che dava sul balcone, appena socchiusa.
Data la posizione della strada in cui era
situato il palazzo nel quale abitavamo, una
via lunga poco meno di due chilometri che
procedeva da est ad ovest, mare “montagna”, passavano gli odori fragranti del mare e della “montagna”; i catanesi chiamano
così, affettuosamente, l’Etna, il vulcano più
grande fra quelli europei. Per cui si verificava che, dopo qualche ora dal tramonto,
passava una brezza che si alternava, dopo
una certa ora, con un’altra che proveniva in
senso contrario.
Quella sera, come di solito, una delle mie
cinque sorelle, Sara, che aveva il fidanzato
in servizio militare, stava anche lei al balcone e la discussione ricadeva sul fidanzato,
sui pericoli che stava correndo e chi sa
quando sarebbe ritornato a casa, ecc. ecc.
Spirava la brezza di montagna, e lo si capiva dal profumi: il profumo delicato delle
perette dell’Etna (i piricedda o faccia russa), che si accompagnava a quello intenso e
vivo delle pesche della “montagna” (i pessica nichi e ianchi da muntagna). Intanto per
la strada passava sempre meno gente, si
sentiva solo l’abbaiare di qualche cane e il
bisticcio, non so se amoroso oppure ostile,
di qualche coppia di gatti. A quell’ora, attorno alle 23, quello era il silenzio della
notte. Il cuore pulsante e vivace degli umori
e delle attività giornaliere era sopito e lontano.
Così, tra il chiaccherio delle due donne e
il silenzio della città, accarezzati dalla brezza dell’Etna, sembrava chiudersi la notte.
A un tratto, un suono, un lamento prolungato che sapeva di canto: un venditore, lontano, giù all’inizio della strada, con la discrezione della notte, vendeva il suo prodotto: “cacucciuliddi,
cacucciuliddi, sono ancora caaauri i cacucciuliddi”! e così a ogni centinaio di metri con una voce modulata e lontana che
sembrava venisse dall’Etna, ripeteva la sua
offerta. Erano dei carciofi piccoli, molto
piccoli, la parte dominante sono le spine,
mentre quella che si mangiava era la parte
iniziale della foglietta del carciofino, che
solo all’inizio aveva una polpa sottile da
sgranocchiare. Insomma non si mangiava
quasi niente, ma si succhiava un sapore forte e intenso che sapeva di carciofo.
Mia sorella Sara ne andava matta, e la
sera probabilmente ritardava la conversazione nella speranza che passasse i cacucciularu.
Portava un sacco di juta sulla spalla e teneva un mazzo di carta ruvida a quadrati di
10 o 20 centimetri a secondo della quantità
di prodotto da vendere. Per mezza lira ti
riempiva il coppo con la carta formata da
10 cm; quello di 20 cm per una lira.
Non appena giungeva sotto il balcone,
Sara lo chiamava quasi in silenzio: “psss,
psss” e faceva scendere tramite una cordicella, un piccolo paniere con una lira dentro. L’uomo prendeva la moneta e metteva
dentro il coppo grande pieno; si toglieva la
coppola in segno di saluto e proseguiva il
suo giro. “Cacucciuliddi, cacucciuliddi, ancora cauri suunu”…
Turi Caruso
Marzo 2009
30 Spettacolo
Apprezzati sugli schermi “La siciliana ribelle” e “Quell’estate felice”
Il Cinema parla “Siciliano”
ma oggi si fa capire da tutti
N
ei cinema italiani e siciliani
due film con protagoniste la
Sicilia e la sua gente, “La siciliana ribelle” e “Quell’estate felice”.
“La siciliana ribelle” di Marco
Amenta, è ispirato alla vera storia di
Rita Atria, interpretata dalla giovane
Veronica d’Agostino.
Novembre 1991. Una mattina alla
procura di Palermo si presenta una
ragazzina. Anni prima suo padre e
suo fratello sono stati ammazzati
dalla mafia in una faida tra cosche.
Stanca di quella vita si reca dai giudici per denunciare gli assassini e ribellarsi ad un’organizzazione criminale tradizionalmente maschilista.
Quella ragazza si chiamava Rita
Atria e a soli diciassette anni divenne testimone di giustizia battendosi
contro la mafia al fianco di Paolo
Borsellino. Una lotta la loro che oggi rivive in un film, La siciliana ribelle, diretto dal giornalista-regista
Marco Amenta e presentato in concorso al Festival Internazionale del
Film di Roma nella sezione Alice
nella città, dedicata ai ragazzi.
Rita decide di sfidare il sistema
mafioso di cui la sua famiglia fa
parte, collaborando con la giustizia
e legandosi in particolar modo alla
figura del procuratore Paolo Borsellino (Gérard Jugnot). Rinnegata dal
paese e persino dalla madre (Lucia
Sardo), la ragazza è diventata un
simbolo della lotta alla mafia e con
le sue preziose rivelazioni ha mostrato quanto alto sia il prezzo pagato da chi rompe il silenzio. Una settimana dopo l’attentato di via
d’Amelio, perdendo l’unico punto
di riferimento, Rita decide di togliersi la vita.
L’ultima parte del film è dedicata
al momento del processo, dove spicca per l’intensa interpretazione la
brava Emanuela Mulé, nei panni del
pubblico ministero, la dottoressa
Parsi, figura che rivela, dietro l’oggettività e la professionalità del suo
incarico, l’irrequieta paura e l’umana solidarietà nei confronti di una
ragazza di 17 anni, che sola contro
tutti, persegue fino alle estreme conseguenze il desiderio di giustizia.
Dopo avere indossato i panni di
Cristina, donna senza scrupoli e arrivista ne La baronessa di Carini,
l’eclettica attrice siciliana si è confrontata con ruoli diversi accomunati dal tema mafioso. Nel film breve
di Giuseppe Moschella “L’avvoltoio” (premiato al festival CortoFic-
Marzo 2009
da Olivia Magnani), non rappresenta tanto una donna emancipata e
consapevole di sé, quanto una specie di dark lady cinica, senza scrupoli e mantenuta, capace di abortire
solo per fare un dispetto all’examante.
Il tema della gravidanza interrotta, poi, meriterebbe una parentesi a
parte, con la macchina da presa che
indugia sui particolari più truculenti
invece di puntare su quel rispetto e
quella discrezione che, ad esempio,
ha saputo usare Mendes in Revolutionary Road. Ne esce una visione
della Sicilia e delle sue donne più
vecchia di qualsiasi commedia alla
Germi, nonché grosse cadute di
buon gusto, a riprova di quanto facile sia scambiare la sensazione per
sentimento, la presunzione per impegno, la ripetizione per omaggio ai
classici.
A.S.
Immagini dal film “La Siciliana Ribelle” e “Quell’estate felice” con gli attori
Emanuela Mulè, Olivia Magnani, Giuseppe Moschella
tion di Chianciano Terme per l’intensa performance dell’attrice siciliana e con certificato di merito al
Chicago International Film Festival
07) la Mulé è una coraggiosa vitti-
Mondi diversi
in un’unica realtà
che cambia e che
viene riconosciuta
solo quando viene
raccontata
con franchezza
e coraggio
ma dell’usura che si fa promotrice
di una ribellione contro il carnefice
coinvolgendo le altre donne del paese, mentre nella commedia noir
“Ferragosto”, diretto da Moschella e
di cui è stata fatta una trasposizione
teatrale che ha debuttato a Taoarte,
Emanuela è Santina, una donna implacabile a capo di un losco affare.
“Quell’estate felice”di Beppe Cino, liberamente tratto dal romanzo
“Argo il Cieco” di Gesualdo Bufalino e già premiato in numerosi festival tra cui il Festival del Cinema di
Salerno, Busto Arsizio Film Festival, Festival del Cinema Italiano di
Bastia (Francia) e XV Festival Internazionale di Varna (Bulgaria).
Siamo nella Sicilia dell’immediato dopoguerra, a Modica, dove il
professor Angelo Amato (Dario Costa) nutre una passione non ricambiato per la bella Maria Venera (Olivia Magnani). Tra gli attori siciliani
che spiccano a fianco dei protagonisti della storia, un versatile Giuseppe Moschella nei panni di Liborio
Galfo, un ex ballerino anni ‘50 che
in gioventù era stato molto amico
del professore Amato. Massimo
esperto di Boogie woogie, Galfo,
pur non essendo noto in paese per le
sue capacità amatoriali, sarà protagonista di una fuga d’amore riparatrice architettata dall’astuta Maria
Venera.
Moschella aveva già lavorato con
il regista siciliano Cino in “Miracolo a Palermo” nel ruolo di Bibò in
“Corti di Cervello”, dove interpretava il ruolo del protagonista.
Il film incomincia e procede con
versi recitati da una voce off che
sembra uscita da un audiobook, aulica e letteraria, quasi compiaciuta
del suo indugiare in fronzoli poco
attinenti al mezzo cinematografico.
La ricchezza delle scenografie
omaggia senza dubbio il fascino retró della location Sicilia, ma nel
complesso l’affresco di Cino scavalca i margini del tributo per arenarsi
in una retorica altamente patetica e
spesso reazionaria. Al protagonista
si fanno addirittura rimpiangere i
tempi in cui la maggior parte della
popolazione era analfabeta e la
scrittura privilegio di pochi, mentre
il personaggio principale, la bella e
indomita Maria Venera (interpretata
La Voce dell’Isola n. 3
Spettacolo 31
Al Brancati di Catania ancora successo per la commedia “Le impiegate”
Gli attori del Laboratorio Atman
non hanno tradito le aspettative
D
opo anni di restauro, ha riaperto i battenti un luogo storico per Catania, l’ex cinema
Spadaro. Riapertura si, ma non di
un cinema, bensì di un teatro, che a
detta del direttore artistico Tuccio
Musumeci, concretizza “l’idea di un
nuovo spazio teatrale che proponesse un teatro si di “tradizione” ma
aperto anche a stimoli nuovi e a
nuovi linguaggi”.
È nato così il primo cartellone
teatrale del Brancati, come un ritrovo per tanti amici, con volti noti al
pubblico del Teatro, e volti nuovi.
Un cartellone di sette spettacoli all’insegna della Tradizione, ma come
dicevamo, con ampi stimoli nuovi.
Tutti gli spettacoli presentati hanno riscosso un importante successo
e gradimento di pubblico, dalla
commedia dialettale “Fiat Voluntas
Dei”, di Giuseppe Macrì, con Tuccio Musumeci e Concita Vasquez,
per la regia di Tuccio Musumeci; al
“Preferirei di no”, di Antonia Brancati, regia di Romano Bernardi, con
Alessandra Cacialli e Debora
Bernardi. Da “Lo Sbaglio di essere
vivo”, commedia amara e grottesca,
di Aldo De Benedetti, regia di Romano Bernardi, con Filippo Brazzaventre e Debora Bernardi, al “Piccolo Grande Varietà”, di Marot’s, regia
di Mario Sangani, con Tuccio Musumeci. Per arrivare all’ultimo spettacolo svoltosi “Le Impiegate”,
commedia musicale, di Claudio
Carafoli, regia di Gabriella Saitta,
che ha concluso le sei repliche l’1
marzo scorso. È in programma dal
19 al 22 marzo, “L’uomo che incontrò se stesso”, di Luigi Lunari, regia
di Antonello Capodici, con Romano
Bernardi, Filippo Brazzaventre,
Alassandra Palladino, mentre chiuderà la stagione ad aprile dal 16 al 20
“Gli industriali del ficodindia”, di
Massimo Simili, regia di Giuseppe
Romani, con l’immancabile Tuccio
Musumeci.
Grande è la soddisfazione dell’attore catanese alla guida del teatro,
per il grande successo fino ad ora riscosso da tutti gli spettacoli presentati. Certo, un cartellone davvero
frizzante, dove di noia non se trova
sicuramente.
Tuccio Musumeci, con aperttura
del Teatro Brancati ha concretizzato
“l’idea di un nuovo spazio
che proponesse un teatro di tradizione
aperto a nuovi stimoli e nuovi linguaggi
Alice Arcangeli, Olivia Barlesi, Giulia Fiume, Monika Gravano,
Chiara Mangano, Francesca Penna in alcuni momenti della commedia
L’ultimo spettacolo rappresentato
è stato “Le impiegate”. Commedia
musicale di C. Carafoli, R. Zamenco, P. Angelici, Musiche Jean Hughes Roland per la Regia Gabriella
Saitta.
Una divertente commedia musicale che coglie la tipica giornata di
sette ragazze che lavorano presso
una ditta di scarpe, e che sintetizza
la loro stessa esistenza. Vediamo il
tempo che passa, magari sempre
uguale, i loro difetti, le loro aspirazioni, le ambizioni e le delusioni,
insomma in quella giornata tipo si
compie la loro vita. Nel mondo del
lavoro si ripercorre quello che succede fuori, nella vita reale. Con questa commedia, l’autore ci porta a riflettere su come la vita possa tra-
scorrere “inconsapevolmente” secondo ritmi lavorativi, e non secondo le proprie scelte di vita. Hanno
intepretato i ruoli: Olivia Barlesi la
folle capo ufficio, innamorata del
principale; Giulia Fiume “la mamma” che si divide tra routine familiare e ufficio; Francesca Penna “la
mangia uomini” che pur di averne
uno si accontenta di averlo già sposato; Giulia Oliva la nuova arrivata
donna snob alla ricerca di un marito
ricco; Alice Arcangeli la più giovane che sogna di diventare un giorno
come i suoi idoli; Chiara Mangano
la più orgogliosa e politicizzata;
Monika Gravano, donna delle pulizie, sempre malaticcia e con il problema della casa; infine Sebastiano
Patanè ultimo arrivo a sorpresa in
ufficio e contesissimo “gallo” nel
pollaio. Un mix di stati d’animo
che attraverso situazioni e battute
comiche, risulta capace di rendere
frizzante e vivace la drammaticità
dei problemi quotidiani.
L’Associazione culturale Artefusa
ha curato, attraverso il suo laboratorio teatrale “Atman”, la preparazione degli artisti. Con questo spettacolo si conferma la grande maturazione raggiunta dagli artisti, consolidatasi e migliorata ulteriormente rispetto agli spettacoli propostici lo
scorso anno. Sempre rilevante l’impegno profuso dalla regista Gabriella Saitta direttrice del Laboratorio
Archi
Continua a piacere la stand-up comedy di Morchella&Mulé
A “Scarafaggi/Beatles” non mancano gli applausi
D
opo il grande successo ottenuto allo
Zelig di Milano il 15 e 16 gennaio
scorso, continua la tournée nazionale
dello spettacolo Scarafaggi/Beatles di Moschella&Mulé.
“Scarafaggi/Beatles” è una stand-up comedy al vetriolo dove si ride del malessere di vivere, ironizzando amaramente sugli stereotipi
e sui pregiudizi sociali che ruotano attorno alla sottocultura mafiosa, al consumismo dilagante, allo spreco e alle ingiustizie.
Lo spettacolo abbraccia e sconfina la dimensione del teatro, attraversando quella del
cabaret accompagnato dall’inconfondibile
musica dei Beatles, che vedono impegnati sul
palco Diego Spitaleri al piano e Valeria Milazzo, voce solista.
Nella cornice musicale scandita dalle intramontabili canzoni del quartetto di Liverpool
La Voce dell’Isola n. 3
si iscrivono episodi esilaranti come quelli de
“La moglie del latitante”, “La telefonata della
mamma killer”, o il test di virilità di un aspirante mafioso.
Ciascuno di questi sketch sottolinea con
l’amaro in bocca che gli scarafaggi più dannosi non sono quelli che emergono dalla terra
ma quelli invisibili che si insinuano nella società ricoprendo anche posti di potere.
Scarafaggi/Beatles è sponsorizzato dalla
Regione Siciliana, dalla Provincia Regionale
di Palermo, BT Italia (British Telecom Italia),
dall’.I.M.A.I.E. e da Oliver Wine House di
PalermoDopo una lunga esperienza come attori che
singolarmente li ha visti protagonisti in diversi teatri italiani (anche nel 2004 Moschella fu
in cartellone al teatro Zelig), nel 2005 Giuseppe Moschella ed Emanuela Mulè formano
un duo realizzando con successo numerosi
spattacoli teatrali come “Il tacchino dell’harem – concerto teatrale afrodisiaco” (2006),
“Natale in… giallo-storie da brivido!” (2007)
e la commedia noir “Ferragosto…caldi pizzini” che ha debuttato a TaoArte 2008. Nei progetti artistici dei due attori siciliani la fondamentale dimensione ironica impregnata di
una comicità pungente e originale si amalgama con quella musicale, diventando corpo
unico carico di significati, evocatore di emozioni e di “caldo” humour.
Gli artisti sono inoltre impegnati nel cinema come dimostrano le recenti partecipazioni
in “Quell’estate felice” di Beppe Cino dove
Moschella interpretata il ruolo di Liborio
Galfo, ex ballerino anni ‘50 e ne “La siciliana
ribelle” di Marco Amenta in cui la Mulè veste i panni del pubblico ministero.
Marzo 2009