E tiene subito banco
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E tiene subito banco
Anno IV - N. 3 • Marzo 2009 - € 1,50 La Voce dell’Isola Giornale Siciliano di Politica, Cultura, Economia, Turismo, Spettacolo diretto da Salvo Barbagallo UN PONTE SUL VUOTO Ferrovie siciliane“KO” LA CINA È ARRIVATA E tiene subito banco B ene che vada, sarà una “splendida” cattedrale nel deserto. Il principio è sempre il medesimo: dare con una mano (le cosiddette grandi opere) dopo avere tolto con l'altra (le piccole e utili opere). Arriva così il ponte sullo stretto di Messina, mentre progressivamente si riducono i fondi per il trasporto ferroviario universale, a discapito soprattutto delle regioni meridionali (Sicilia, Calabria e Puglia). A lanciare l'allarme sono stati i sindacati delle ferrovie, in un'audizione alla Camera nelle scorse settimane: Trenitalia potrebbe impostare per il 2009 una pesante ristrutturazione del servizio, con una significativa riduzione dell'offerta del 30%, che interessa per la quasi totalità il mezzogiorno del Paese. A rischio è il trasporto a media e lunga percorrenza (e dunque Intercity, IcNotte, IcPlus e via dicendo) soprattutto nei collegamenti tra Ancona, Lecce, Taranto, Bari, Catanzaro, Salerno Reggio Calabria e giù scendendo fino a Palermo Agrigento e Siracusa. Complessivamente si tratta del 46% dell'offerta della divisione passeggeri di Trenitalia, il 60% della quale riguarda collegamenti da e per Puglia, Calabria e Sicilia. «Se il governo confermasse l'attuale quadro finanziario il taglio sarebbe reale - ha dichiarato alla commissione Alessandro Rocchi (Cgil) perciò appoggiamo la proposta di un'accisa sui carburanti per reperire le risorse per il trasporto nel mezzogiorno e anche per gli investimenti nel materiale rotabile del trasporto regionale». L'attuale quadro finanziario si può così riassumere. I trasferimenti dallo Stato per il 2009 ammontano a poco più di 116 milioni di euro complessivi, il 54% in meno di quanto stanziato nel 2008, e il 58% in meno del fabbisogno dichiarato da Trenitalia (pari a 279 milioni di euro, sempre per il 2009). D'altro canto la stessa Trenitalia (che comunque è sempre a controllo statale) non ha mai fatto mistero dell'intenzione (ora realtà) di investire nei servizi «profittevoli», come quelli dell'alta velocità ferroviaria. Nonostante questo nella tratta Milano-Napoli, a livello di investimenti infrestrutturali, abbia messo in croce il trasporto regionale e locale. E nella nostra regione, in Sicilia? Fs non è stata con le mani in mano e per intanto ha già cancellato 17 treni in Sicilia. Interessate dai tagli sono soprattutto le province di Agrigento e Ragusa. La direzione trasporto Sicilia di Trenitalia ha cancellato 17 treni indebolendo la rete ferroviaria che da sempre riveste per la zona un'importanza strategica fornendo un servizio insostituibile per la mobilità provinciale ed interprovinciale e per il trasporto dei pendolari. Senza pensare, poi, alla prossima apertura dell'aeroporto di Comiso, che dovrebbe suggerire un potenziamento dei treni. A seguito di queste scelte e per cercare di capire cosa si rischia per i prossimi mesi, il dipartimento regionale dei Trasporti ha inviato una lettera al ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, per evitare il disimpegno delle Ferrovie dello Stato, in Sicilia. Nella nota, siglata dal vicepresidente della Regione siciliana e assessore ai Trasporti, Titti Bufardeci, si chiede l'intervento del ministro affinchè “vengano immediatamente sospesi i provvedimenti adottati da Rfi Trenitalia, relativamente alla soppressione dei servizi merci”. Secondo le informazioni del dipartimento dei Trasporti, “Trenitalia Cargo” avrebbe già iniziato un “drastico ridimensionamento – come riporta la nota inviata al Ministro – dell'offerta di treni merci Sicilia/continente, e starebbe procedendo a una contestuale riduzione delle corse mare, Messina-Villa San Giovanni”. In pratica, c'è il rischio concreto di una riduzione dei treni viaggiatori dal continente verso la Sicilia e viceversa. In alcuni casi, i passeggeri potrebbero essere costretti al traghettamento a piedi “tolda-nave” fra Messina e Villa San Giovanni. Tremonti lancia la banca del Sud DOSSIER di MARCO DI SALVO Allarme nel calatino per gli impianti USA G8: I grandi “inquinatori” a Siracusa per un serrato confronto sull’ambiente G razie all’interessamento del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (nella foto), il G8 Ambiente si terrà a Siracusa dal 22 al 24 aprile prossimi. Clima e biodiversità saranno al centro del dibattito che avrà come obiettivo di far partire un messaggio politico sulla biodiversità e facilitare il dialogo sul tema dei cambiamenti climatici. Ad affrontare le due più importanti questioni ambientali dell'agenda politica internazionale, i ministri dell'Ambiente di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone, Canada, Russia, Cina, India, Brasile, Messico, Indonesia, Sudafrica, Australia, Repubblica di Corea, Egitto, con la partecipazione della Repubblica Ceca, Presidenza di turno dell'Unione Europea, della Commissione Europea, della Danimarca in qualita' di Presidenza della prossima Conferenza Onu sul clima e di alcune Organizzazioni Internazionali. I ministri si riuniranno nell capoluogo aretuseo nel Castello Maniace. Politica 2 Apre la “top” Giuseppe Castiglione, presidente della Provincia Regionale di Catania Due sondaggi fanno felici alcuni politici siciliani di MARCO DI SALVO S e si trattasse del “Grande Fratello” sarebbero tutti felici e vincenti, ma essendo politica, magari non è tutto oro quello che riluce. Di che parliamo? Dei dati di alcuni sondaggi favorevoli ai leader politici siciliani. Cominciamo con il “Monitor Provincia’” realizzato da Ekma con il gradimento dei presidenti di Provincia. I primi sette posti della classifica sono tutti occupati dai neo-eletti presidenti delle province siciliane, tutti di Centrodestra. Apre la “top” Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania al 74,8 per cento, al secondo posto Nanni Ricevuto di Messina al 72,4 per cento, e terzo Nicola Bono di Siracusa al 68,5 per cento, che condivide con il presidente della Provincia di Cosenza, Gerardo Oliviero, l’unico a resistere a questo assalto siciliano e che ha guadagnato ben 6,5 punti rispetto allo scorso semestre. Seguono i presidenti di Agrigento, Eugenio Benedetto d’Orsi e di Palermo, Giovanni Avanti al 68,0% e Mimmo Turano di Trapani al 66,0 per cento. Il primo ‘nordista’ è Dario Galli, presidente leghista della provincia di Varese (ottavo con il 64,2 per cento. Sono 47 i presidenti che in questa rilevazione superano la soglia del 55 per cento dei consensi loro attribuiti dai cittadini, di cui 18 di Centrodestra e 29 di Centrosinistra e ben 14 sono stati eletti nella tornata di Amministrative della scorsa primavera. La Voce dell’Isola Iscritto al n° 15/2006 dell’apposito Registro presso il Tribunale di Catania Registro ROC n. 16473 Editore Mare Nostrum Edizioni Srl Direttore responsabile Salvatore Barbagallo Condirettore Marco Di Salvo Redazione Catania - Via Distefano n° 25 Tel/fax 095 533835 E-mail: [email protected] [email protected] Fotocomposizione e Stampa Litocon Srl - Z.I. Catania Tel. 095 291862 Per la pubblicità: Tel/fax 095 533835 E-mail: [email protected] [email protected] Anno IV, nº 3 MARZO 2009 Gli articoli rispecchiano l’esclusivo pensiero dei loro autori Marzo 2009 Dopo anni di predominio delle province trentine, la sorpresa di questa rilevazione è che la Provincia di Belluno condivide con quella di Bolzano il primo posto nella classifica dei servizi con il 56,1 per cento, un indicatore ricavato dalla media dei 15 servizi sui quali i cittadini hanno espresso il loro livello di soddisfazione (ambiente, rifiuti, agricoltura, caccia e pesca, centri per l’impiego, formazione professionale, servizi alle imprese, cultura, turismo, trasporti, viabilità, edilizia, urbanistica, protezione civile, sicurezza). Al terzo posto Trento con il 55,9 per cento. L’indagine diretta da Natascia Turato (Ekma) è stata realizzata tra il 6 ottobre e il 15 gennaio 2009. Il campione di 115.300 interviste, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, è stato stratificato per ciascuna provincia, secondo i criteri di sesso, età ed ampiezza centri e realizzata attraverso interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I. Non cambiano i dati con la rilevazione dedicata ai presidenti della Regione, il “Monitor Regione” realizzato da Ekma sul gradimento dei Governatori. Raffaele Lombardo non solo conferma la prima posizione nella classifica relativa alla soddisfazione dell’operato dei Presidenti di Regione, ma incrementa il suo consenso passando dal 63,1 per cento dello scorso luglio all’attuale 68,3 per cento, conquistando anche il primato per l’incremento del risultato con un + 5,2. Seconda posizione confermata anche per il Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni che guadagna 4,7 punti rispetto alla rilevazione precedente, attestandosi al 64,9 per cento Giancarlo Galan sale sul podio, al terzo posto con il 58,5 per cento (+3,3) e sorpassa quindi la Presidente dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti al quarto posto con il 56,0 per cento, unica donna a presiedere una Regione e stabile rispetto a luglio. Il segno positivo comunque lo conquistano 13 Presidenti sui 16 rilevati (mancano infatti i neo eletti governatori di Abruzzo e Sardegna), ed è Antonio Bassolino quello che perde di più, - 3,3 arrivando a un 32,0 per cento. Le regioni dove più alto è l’indice di soddisfazione per i servizi erogati sono Valle d’Aosta con il 63,9%, Friuli Venezia Giulia con il 57,6 per cento e l’Emilia Romagna con il 56,8 per cento. Complessivamente i dati positivi dei Presidenti, non si ritrovano nei servizi, infatti l’indicatore medio (dato dal livello di soddisfazione espresso dai cittadini su 16 servizi: agricoltura, ambiente, attività produttive, cultura, politiche per la famiglia, politiche sociali, formazione professionale, lavori pubblici, mobilità, protezione civile, rifiuti, sanità, scuola, sport, turismo e sicurezza) presenta per 17 regioni su 19 il segno negativo. Il campione di 20.800 interviste, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, è stato stratificato per ciascuna regione, secondo i criteri di sesso, età ed ampiezza centri e realizzata attraverso interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I. Basteranno a far si che la soddisfazione si trasformi in voti? Se si trattasse del “Grande Fratello” sarebbero tutti felici e vincenti, ma essendo politica, magari non è tutto oro quello che riluce Lanciato il progetto “L’anello del fuoco ghiacciato” Il nuovo polo turistico Nord-Ovest dell’Etna di MIRCO ARCANGELI S i è svolto venerdì 14 marzo a Maletto, un importante FORUM dal titolo “Ipotesi di uno sviluppo turistico possibile”, che ha visto una nutrita e competente presenza di autorità politiche del comprensorio NordOvest dell’Etna ed oltre. L’iniziativa, organizzata dal Comitato Cittadino del versante Nord-Ovest dell’Etna, Presidente Enzo Sgro, (instancabile e tenace promotore del “Polo NO”) e dall’Associazione Ricreativa Culturale Ecologica Siciliana, Presidente Giuseppe Capace, ha già avuto un grandissimo risultato: ha messo attorno ad un tavolo i sindaci dei comuni di Maletto, Randazzo, Maniace, Castiglione di Sicilia e Bronte, i quali, superando la mentalità chiusa del “paese” hanno provato ad elaborare ipotesi di lavoro su base comprensoriale, cercando il rilancio del territorio attraverso la leva economica del turismo. Erano presenti all’iniziativa gli onorevoli Fausto Fagone (primo firmatario), Fabio Mancuso ed altri, i quali hanno presentato un Disegno di Legge che prevede la possibilità di “uno sviluppo turistico possibile” anche nel Parco dell’Etna. Finalmente, perché a sentire le parole dei promotori, queste proposizioni si portano avanti fin dal 2001, senza che mai si fosse arrivati ad un disegno di legge con la netta convinzione che lo stesso potesse trovare il suo epilogo in Gazzetta. Ora il disegno di legge è stato presentato, ed a sentire i politici presenti, non ultimo il Sen. Totò Cuffaro, anche lui presente all’iniziativa, c’è la netta convinzione che il percorso legislativo possa raggiungere l’obiettivo entro l’anno. Ma vediamo ora di cosa si tratta. Il versante Nord Ovest dell’Etna si estende da Bronte a Randazzo. Questo versante gode di un clima particolarmente favorevole per la caratterizzazione della stagionalità. Infatti riesce a conservare la neve per tutto il periodo invernale (Novembre-Aprile) mentre permette una fruizione mite e calda nel restante periodo dell’anno. L’intero versante essendo parte del Parco dell’Etna, è sottoposto però a vincoli normativi che impediscono di fatto qualsiasi tipo di iniziativa. Espressioni come “Parco dei divieti”, Parco imbalsamato”, “Il Parco è contro le popolazioni del territorio” sono solo alcune di quelle che si sono potute ascoltare durante il forum. Occorre quindi, a detta degli intervenuti, che nel rispetto del territorio, il parco da minaccia diventi risorsa, da palla al piede diventi stimolo per lo sviluppo. Durante l’incontro si è sottolineato come la legge istitutiva del Parco risale al 1981. Una legge quindi che ormai “ha dato” e che sicuramente ha bisogno di essere rinnovata ed adeguata ai tempi, sempre nella salvaguardia del territorio. Pur non di meno il nuovo disegno di legge, in sintesi, individua nei territori dei cinque comuni sopra citati, il polo turistico “Nord – Ovest dell’Etna” ed apre la possibilità di modificare da zona di tipo “A” (divieto assoluto di qualsiasi ini- ziativa e opera) a zona di tipo “C” (aree funzionali per la realizzazione delle opere e delle infrastrutture turistiche). L’idea, secondo una prima ipotesi, è quella di realizzare un anello capace di unire gli impianti di risalita, da Bronte/Maletto a Linguaglossa, creando una fascia montana in deroga alla zona “A”. Questo, a detta dei promotori, potrebbe creare un percorso sciistico invernale di notevole rilievo, che in estate potrebbe dare ulteriore sviluppo al turismo Traking e naturalistico. D’altra parte l’area in oggetto si presta in maniera decisamente favorevole all’impianto di seggiovie e piste da scii, essendo costituita da terreno sabbioso e privo di alberi. Insomma un SuperSky dell’Etna che un domani potrebbe realmente formare l’”Anello del fuoco ghiacciato”, un percorso di sci in forma di anello che gira attorno all’Etna da Nicolosi a Linguaglossa passando per Bronte, Maletto e Randazzo. L’intero progetto, unitamente ad interviste servizi ed opinioni verrà proposto nel prossimo numero, del nostro giornale con uno speciale dedicato al “Polo NordOvest dell’Etna”. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 3 Con un capitale in maggioranza privato e aperto all’azionariato popolare diffuso Tremonti lancia la Banca del Sud e D’Alema già vuole la sua parte… di MARCO DI SALVO O « ggi ho firmato il decreto per far ripartire il progetto della Banca per il Sud». Queste le parole del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenuto con un vero e proprio coup de theatre al congresso del Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo. «Al Sud - ha proseguito Tremonti - non c’è più una banca e quelle che ci sono, sono lì per portare via i soldi e non per reinvestire. Non è possibile che il Mezzogiorno non abbia una banca e che quelle che sono rimaste abbiano un flusso al contrario» dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese. Non c’è sviluppo economico - ha detto ancora il ministro - se non c’è una banca propria, è necessario crearla o creare una rete di banche per il Sud». Ma quali sono le caratteristiche di questo istituto (che tra l’altro non potrà chiamarsi proprio Banca del Sud, vista l’esistenza di un istituto con questo nome). La banca avrà 5 milioni di capitale e lo statuto dovrà prevedere che la Banca abbia necessariamente sede in una regione del Mezzogiorno d’Italia e che la composizione dell’azionariato sia in maggioranza privato e aperto all’azionariato popolare diffuso. Dovrà essere riconosciuta la funzione di soci fondatori allo Stato, alle regioni, alle province, ai comuni, alle camere di commercio e agli altri enti e organismi pubblici, aventi sede nelle regioni meridionali, che conferiscono una quota di capitale sociale. «Entro cinque anni dall’inizio dell’operatività della Banca - è scritto nel decreto - l’importo (i 5 milioni forniti dallo Stato, ndr) è restituito allo Stato, il quale cede alla Banca stessa tutte le azioni ad esso intestate ad eccezione di una». Lombardo però è sembrato non crederci più di tanto: «Ci auguriamo che non sia una mega banca che riproduce gli errori delle banche multinazionali i cui danni li paghiamo tuttora giorno per giorno», ha commentato a caldo il leader dell’Mpa e presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, poco dopo l’annuncio dato dal ministro dell’Economia Tremonti. «Della banca del Sud se ne parlò già alla fine della legislatura del 2006» ha aggiunto Lombardo. «Intanto dobbiamo attrezzarci per fare le banche regionali: dal banco di Napoli al banco di Sicilia (di cui più di un operatore finanziario parla di prossimo default), come a quello di Puglia a quello di Calabria». Ma chi sarà a guidare l’istituto? Tremonti pare puntare su Genuardi, già vicepresidente della Bei per la guida della Banca del Sud (o meglio del Mezzogiorno, dal momento che, come scrivevamo, già esiste un istituto che porta il primo nome). Su quello che può essere definito come un autentico pallino di Giulio Tremonti, in realtà, a via XX Settembre rimangono piuttosto abbottonati. Trapelano, però, secondo quanto raccolto da alcuni quotidiani economici come ItaliaOggi, due elementi significativi. Il primo fa riferimento ai tempi dell’operazione, previsti nell’ordine di non più di un mese. Il secondo, altrettanto rilevante, riguarda l’ormai definitiva individuazione di colui che verrà investito del ruolo principale all’interno del nascituro istituto di credito. Si tratta di Gerlando Genuardi, ex vicepresidente della Bei, che con ogni probabilità sarà nominato presidente del comitato promotore della Banca del Mezzogiorno (vedi anche IO del 7 novembre 2008). Sul nome di Genuardi, che oggi siede nel consiglio di amministrazione di Ansaldo Sts, società controllata al 100% da Finmeccanica, al ministero nessuno ha più dubbi: si tratta del nome su cui Tremonti ha deciso di investire per il decollo definitivo del suo progetto. Uomo di fiducia del ministro, Genuardi nel 2006 era già stato coinvolto nell’operazione. La prima mossa, come vuole la manovra d’estate che ha rilanciato la banca (dl 112/2008), consisterà nell’individuazione dei componenti del comitato promotore. La direLa Voce dell’Isola n. 3 zione che verrà presa non si discosterà molto da quanto si fece nel 2006, sul finire del precedente quinquiennio tremontiano a via XX Settembre. Questo significa che ad affiancarsi a Genuardi, nel comitato, saranno esponenti delle associazioni imprenditoriali e qualche sta investendo il mondo intero. E per perseguire il suo scopo, il titolare del dicastero dell’economia guarda anche all’afflusso di finanziamenti esterni, come dimostra il nome di Genuardi, praticamente di casa alla Bei, la Banca europea per gli investimenti. Quest’ul- Ha affermato il ministro dell’Economia: «Non è possibile che il Mezzogiorno non abbia una banca e che quelle che sono rimaste abbiano un flusso al contrario dal Mezzogiorno verso il Nord del Paese...» presidente di ordine professionale. E troveranno spazio, in funzione di garanzia, anche magistrati della Corte dei conti o del Consiglio di stato. Insomma, sta subendo una netta accelerazione il piano creditizio con cui Tremonti ha intenzione di aiutare il Sud, tanto più in una situazione di crisi finanziaria come quella che tima era già stata presa in considerazione dal ministro quando propose l’emissione, da parte dell’istituto, di obbligazioni per finanziare le opere infrastrutturali. Senza contare le varie operazioni che proprio con la Bei ha in cantiere la Cassa depositi e prestiti, il «gigante addormentato» che Tremonti è intenzionato a ri- In alto, Giulio Tremonti. Qui sopra, a sinistra Gerlando Genuardi e a destra Massimo D’Alema svegliare per rimettere in moto l’economia. La Banca del Mezzogiorno, secondo le previsioni del dl 112, avrà una dotazione iniziale i 5 milioni di euro, versati dallo stato. Ma si tratta soltanto di una cifra iniziale, perché il ministro, oltre al coinvolgimento di investitori pubblici come gli enti locali, conta molto sull’attrazione di capitali privati, italiani e non. A quanto è dato sapere, tra l’altro, si starebbe pensando alla Banca del Mezzogiorno anche come catalizzatore di parte delle risorse attingibili dal Fas (Fondo aree sottoutilizzate) e da altri fondi europei. Per il momento non resta che attendere i decreti con cui si provvederà a nominare tutti i componenti del comitato promotore e a stabilire le modalità di composizione dell’azionariato dell’istituto. Non restano fuori dalla vicenda Banca del Sud neanche gli esponenti dell’opposizione. E chi si sta muovendo molto è stato un altro ospite del congresso dell’Mpa di Roma, l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema. C’è anche stato nei giorni scorsi un incontro riservato (o così sarebbe dovuto essere) tra lo stesso D’Alema e Giulio Tremonti. Lo ha raccontato sul Corriere della Sera, non senza qualche spunto ironico, Sergio Rizzo. L’appuntamento doveva essere in una saletta dell’hotel Majestic, in via Veneto, nel centro di Roma. Ma i due, racconta Rizzo, non avrebbero mai pensato di trovarsi sul set di Caterina e le sue figlie, una fiction di Canale 5 che in quel momento stavano girando nella hall dell’albergo. Commento fulminante di D’Alema, il primo a entrare, insieme al senatore del Pd Nicola Latorre: «Potevamo andare direttamente in teatro». Un minuto dopo è entrato anche il ministro dell’Economia, con il fido deputato Marco Milanese, seguendo lo stesso percorso, attraverso gli sguardi sorpresi di macchinisti e comparse e poi su per le scale, fino al primo piano. Per un lungo faccia a faccia. Abbastanza inedito, per i rapporti (praticamente inesistenti) che oggi intercorrono fra il governo e l’opposizione. Avrebbero parlato per un’ora, alla vigilia del credit and liquidity day, la giornata dedicata dal Tesoro alla verifica dello stato di salute finanziaria delle imprese, della crisi finanziaria. Un argomento che è stato spesso terreno di aspro confronto fra i due. Basta ricordare la puntata di Matrix dell’inizio di gennaio quando D’Alema dipinse Tremonti «come uno di quelli che amano andare contromano in autostrada». Oppure l’intervento a un convegno del Pd, nel giorno di San Valentino, quando aveva invitato a «distinguere fra socialismo e neopatrimonialismo di Tremonti, perché sono due modi diversi di concepire l’azione pubblica». Ma dietro le schermaglie verbali il dialogo fra i due non si è mai spezzato. Tra l’altro D’Alema era reduce da un viaggio a Bruxelles dove aveva visto il commissario agli Affari economici Joaquín Almunia, con il quale ha spezzato una lancia in favore degli eurobond: le emissioni di titoli continentali attraverso cui si dovrebbero finanziare le grandi infrastrutture europee. «Uno strumento ragionevole», li ha definiti l’ex ministro degli Esteri del governo di Romano Prodi. Il tema del Mezzogiorno sta particolarmente a cuore sia a Tremonti, sia a D’Alema. Non senza qualche reciproca incomprensione. Per esempio, sul progetto di Banca del Sud, che durante l’incontro di ieri è stato comunque affrontato. Sabato 28 febbraio D’Alema non aveva risparmiato le critiche ai piani del Tesoro: «Il governo non può ritenere sufficiente la creazione della Banca del Sud per ripagare il Mezzogiorno degli otto miliardi di euro di fondi sottratti finora. Si tratterebbe solo di una mancia, buona a prendere il caffé. Qui non c’è bisogno del caffé. Ma di investimenti, sviluppo e lavoro». Poi il chiarimento, con l’ex ministro degli Esteri che avrebbe chiesto impegni più consistenti per il Sud anche nell’ambito della strategia tremontiana. E Raffaele intanto sta a guardare… Marzo 2009 4 Politica E sono più che delusi quanti sono ancora legati alla cultura cattolicosinistroide Politica ancora alla deriva, la società attende risposte di GIUSEPPE DI PIETRO I l Pd è stato risucchiato nelle sabbie mobili che Walter Veltroni ha prodotto attorno a sé per aver creduto che la corrente culturale italiana fosse ancora vincolata all’ideologia tipica della cultura cattosinistroide impiantata sull’esaltazione di un uomo solo. Dall’aprile del 2008 la società italiana, il mondo della cultura, gli imprenditori vogliono risposte serie ai propri bisogni e soprattutto non sono più i santificatori di un solo uomo politico, anzi lasciano le scelte di divinizzazione ad altre entità, pronti a criticare anche chi, come il Cavaliere, ha avuto un largo consenso. Questo senso federativo parte sicuramente dallo stato di bisogno ma ha radici profonde nella rabbia di chi come gli imprenditori, abituati alle sfide giornaliere per affermare la propria impresa sul mercato, per troppo tempo hanno assistito all’incapacità di uomini che hanno fatto della cosa pubblica solo un modo per dimostrare la loro incapacità. Su questi presupposti, la sinistra italiana ha forgiato il proprio stato maggiore che spogliatosi dalle vestigia proprie del comunismo, dalla rivendicazione dello stato sociale, ha indossato la maschera della borghesia, aizzando il popolo ai sacrifici per il miglioramento dello stato sociale e dipingendo Silvio Berlusconi, sino dal primo giorno della sua discesa in campo, come l’oppio del popolo, rivendicando posizioni contro il potere temporale delle chiesa, criticando chi, come Rutelli, insiste sul discorso del testamento biologico (n.d.r. soluzione che implicherebbe la volontà espressa della persona che avverrebbe attraverso una libera scelta...soluzione che trova d’accordo la seconda e la terza carica della Repubblica e che si uniforma al senso laicista dello Stato ovvero quello della mitigazione tra conservazione, progresso e spinta verso il nuovo). Riteniamo che la partecipazione del ex leader della margherita alla convention di Todi dell’ Udc abbia risvegliato in lui la sua vera anima moderata; forse si è pentito d’essersi alleato con i postcomunisti, certo è che ne è uscito rivitalizzato e riportato come non mai a nuova linfa vitale dato che il suo emendamento verrà discusso in parlamento facendo anche slittare l’approvazione della legge. Sembra così che Rutelli, già segretario margheritino, si sia svegliato dal lungo torpore quale importante esponente ma pur sempre “gregario” in seno al Pd. C’e poi chi ne approfitta, come Franceschini, nuovo leader del Pd, che cercherà così di rilanciare il suo partito giocandosi questa carta ma dovrà stare attento alle contraddizioni interne che hanno decretato la fine della segreteria “veltroniana”. Certo è che l’elezione di Franceschini a segretario di “transizione” sino al congresso non è stata affatto unanime, anzi in molti hanno contestato il modo e il metodo usato a partire da Parisi che voleva subito una votazione dei delegati giunti al palazzetto dello sport e di Bersani che si è prontamente dichiarato candidato a tale carica, per non parlare Marzo 2009 In alto da sinistra, Franceschini e Veltroni. Sotto da sinistra, Casini e Di Pietro di D’Alema che in una recente e nota trasmissione televisiva in onda su La7 non ha confermato ma neanche negato una sua ipotesi di candidatura. Sul neo segretario Franceschini pesa a nostro avviso il suo discorso d’insediamento basato ancora una volta sull’antiberlusconismo, par- giunte alla resa dei conti in seno al Pd. Una cosa è certa, che un partito come il Pd che mai come adesso ha mostrato tutta la sua fragilità, si sta presentando alle prossime amministrative e alle europee alquanto frastagliato e ciò certo non ispira molta fiducia nei suoi potenziali elettori. In questa situazione non ci vuole tanza di Di Pietro a rimanere nei ranghi. Intanto D’Alema partecipa al congresso dell’MPA di Lombardo, dove è stato accolto con scroscianti applausi che la dicono lunga su altre prospettive politiche future. Nell’altro versante, il Cavaliere non ha ancora sciolto il nodo sul suo erede naturale, il Presidente della Cresce la rabbia degli imprenditori che per troppo tempo hanno assistito all’incapacità di uomini che hanno fatto della Cosa Pubblica solo un modo per dimostrare la loro incapacità tendo da queste posizioni gli italiani capiranno se è stata la corrente postcomunista presente nel Pd che ha voluto le dimissioni di Veltroni oppure se queste contraddizioni fra le diverse anime sono reali e ormai molto a capire che si profila all’orizzonte un’altra disfatta elettorale, e se ciò dovesse avvenire, non è da escludere un’implosione dello stesso partito e della sinistra parlamentare anche considerando la rilut- Regione Siciliana, che tendenzialmente dovrebbe essere l’alleato naturale di Berlusconi, non ha ancora trovato, o forse più semplicemente non la vuole trovare, la sua “vera” identità politica, rifiutando l’offerta del cavaliere di approdare nel listone del Pdl per le europee. Le ragioni sono forse da ricercare nel fatto che ad un anno dal suo insediamento di atti importanti non ne ha prodotto nessuno, ad eccezione dell’approvazione del piano energetico regionale voluto dall’onorevole Pippo Gianni, assessore all’industria dell’Udc, che con molta probabilità ha così pure salvato dal naufragio politico l’intero governo regionale. L’Udc è ora un partito che, forte degli ultimi risultati elettorali ottenuti anche in Sardegna, si ripropone sullo scenario nazionale con uomini colti e ponderati, tipico della tradizione DC. Viene allora da chiedersi se l’Italia è matura per il bipartitismo oppure tutte le polemiche di questi mesi sono destabilizzanti o, se forse tra brevissimo tempo, si dovrà parlare di tripolarismo. Certo è che dopo le elezioni europee e alla luce dei risultati, ne vedremo delle belle. Si fa per dire. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 5 Congresso “fuori le mura” di Roma per i meridionali e per gli “ospiti” non Siciliani Il popolo Mpa ama Lombardo di GIUSEPPE FIRRINCIELI E così il 2° Congresso del Movimento per le Autonomie (e non più Autonomia, visto che Raffaele Lombardo ha allungato il braccio di azione lungo lo Stivale) ha trovato una nuova location più in alto di Bari. A Roma, o per meglio dire “fuori le mura”, visto che al suo vice, Leanza, il presidente della Regione ha imposto una sede del Congresso che sia a Roma, ma lontano dalla Capitale e a distanza di 30 chilometri, in modo che ai partecipanti non venisse la voglia di compiere peccati veniali, abbandonando i lavori e compiere sortite nella città eterna per “mistiche” evasioni o sollazzi fuori area. E il buon Lino, ottemperando agli ordini, ha scelto la zona dell’Ente Fiera di Roma, tra la Magliana e l’Eur, e precisamente il Marriot Park Hotel, dove una sala con 3 mila posti ha accolto delegazioni siciliane, sarde, calabre, pugliesi, molisani, campane e laziali; pensando inoltre di organizzare sia i pernottamenti che le colazioni e le cene, con un’aggiunta in più: il costo di un caffè al banco oscilla fra i tre e i quattro euro. Questa “minuzia” (per le tasche dei parlamentari) sarà sfuggita al buon Lino… Addirittura Raffaele Lombardo, forse, ha voluto emulare Pulvirenti, il presidente del Catania Calcio, il quale per gli allenamenti manda Walter Zenga e i suoi Ragazzi al Massannunziata. Fuori le Mura significa anche non essere disturbati per i lavori di espansione di un Movimento che, per essere rappresentato a Bruxelles, dovrà raggiungere, il prossimo 8 giugno, la soglia del 4 per cento e se non ci si allena, pardon, non si lavora bene, non si possono raggiungere gli obiettivi prefissati. Ed effettivamente i congressisti, di disturbi, ne hanno avuti ben pochi, visto che a partire dalle testate giornalistiche nazionali, le rappresentanze presenti sono state sparute, con resoconti pubblicati deludenti e soltanto a livello di notizia; di presenze Rai e MediaSet, manco a parlarne. Con una sala strapiena, venerdì ventisette febbraio pomeriggio, il presidente del MPA, l’on. Vincenzo Scotti, attuale sottosegretario agli Esteri, ha dato il via ai lavori del 2° Congresso nazionale del MPA. Il Segretario nazionale del MPA ha aperto i lavori con un discorso molto passionale e proiettato alla espansione del movimento politico, anche se la sua voce esprimeva una eclatante raucedine, causata sicuramente dai postumi di un recente stato influenzale. Raffaele Lombardo ha voluto evidenziare i positivi risultati che si sono raggiunti in Sicilia, solo a distanza di quattro anni e cioè dal 2005, anno in cui è nato il Movimento per l’Autonomia, e quelli conseguiti in altre Regioni, specie nelle ultime amministrative e regionali. Lombardo ha dato l’anima al suo intervento nel rincorrere una affermazione politica, per le prossime “europee”, non tralasciando per niente alcuno sforzo nell’incitare i rappresentanti regionali ed i propri amici parlamentari nazionali a lavorare per portare la voce del federalismo, attraverso il MPA in tutte le realtà terriLa Voce dell’Isola n. 3 toriali dello stivale. E proprio l’argomento federalismo è stato il tema trainante dell’incitamento ai lavori per poter conquistare la soglia del 4 per cento. Data per scontata la scelta di andare avanti con il PDL, il percorso politico dei Lombardiani necessita di alleanze con soggetti politici che possano chiaramente stare loro vicini e nel tempo stesso cercare di rispolverare anche un accordo con la Lega di Bossi, tramite Calderoli, intervenuto nella “tre giorni al Marriot”. ritti economici e di tutela per il popolo siciliano. Di conseguenza il federalismo regionale, inteso a livello generale, dovrà diventare il volano trainante e di garanzia nei rapporti Stato–Regioni. «Abbiamo bisogno di uomini volenterosi per adottare insieme un progetto politico e costruire insieme un contenitore di consensi che comprendano più movimenti politici possibili, affinché si possano raggiungere i risultati sperati»: questo in sintesi l’appello lan- ciliana e addirittura iniziasse con una cronaca storica sulla venuta di Garibaldi in Sicilia e sulla conquista della Sicilia e del Sud fatta a colpi di baionette e di fucilazioni e poi con una Unità d’Italia che in realtà ha registrato anni di abbandono e di sofferenza per il Meridione. Al congresso di personaggi eccellenti della politica non ne sono mancati, se si esclude quella di Berlusconi, visto e considerato che ha disdetto in quei giorni tutti gli impe- ciato da Lombardo a tutte le altre piccole Organizzazioni partitiche che vogliano far parte di detta Alleanza. Il ministro Calderoli non si è fatto attendere, con le sue battute umoristiche, parlando di alleanze pregresse tra la Lega e il MPA. Ma l’intervento del Ministro Tremonti ha sorpreso per un pò la Sala, visto che non si aspettava nessuno che proprio il titolare del Dicastero dell’Economia parlasse di Storia Si- gni istituzionali e politici per il lutto che ha colpito la sua famiglia con la perdita della sorella e quindi ha disdetto anche la sua venuta al Marriot. Tra venerdì, sabato e domenica, in passerella sono apparsi, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della Senato Renato Schifani e poi l’onorevole Massimo D’Alema, il quale, con la sua fine e sottile verve, ha voluto sottoli- Data per scontata la scelta di andare avanti con il PDL, il percorso politico degli autonomisti necessita di alleanze con soggetti politici che possano stare loro vicini Chiaramente, in più di un’ora di intervento, il presidente della Regione Siciliana ha toccato diversi temi di politica regionale e nazionale, non tralasciando il perché della voglia di cambiamento che parte dall’Isola, preannunciando colpi di scure per togliere le scorie dell’assistenzialismo, dell’inefficienza, degli sprechi per potersi poi rivolgersi al Governo centrale e chiedere, una volta scevri da inutili zavorre, i di- Vezzeggiato dai big si rifugia nella Lega di MARCO DI SALVO E allora? Dopo i sorrisi e le carezze dei leader nazionali dei principali partiti di governo e opposizione, cosa resta della kermesse nazionale dell’Hotel Marriott? Se volessimo sintetizzare con una frase, il sostegno al Pdl e al governo non è in discussione ma non è neanche a costo zero. Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia (che, non certo a sorpresa, è stato dal congresso riconfermato segretario del Movimento per l’Autonomia) nella giornata conclusiva dell’assise del partito ha lanciato non pochi segnali di insofferenza al centro-destra, mirando dritto ai due bersagli principali: Giulio Tremonti (che pure era stato ospite applaudito al congresso) e Silvio Berlusconi. Al primo il Governatore ha rimproverato un uso disinvolto del Fondo aree sottoutilizzate, al secondo l’alleanza con il Pd sullo sbarramento al 4% alle elezioni europee. Nel suo intervento conclusivo il leader Mpa ha promesso massima vigilanza e una stagione senza sconti. Al ministro dell’Economia che aveva applaudito per la sua proposta di una banca del Sud (vedi l’articolo sui retroscena) e che, nel suo intervento, aveva ammesso che l’unità d’Italia è stata pagata solo dal Mezzogiorno, Lombardo ha chiesto fatti oltre le parole: «Tremonti ha voluto riconoscere che siamo stati vittime di un grande torto storico. Ma chi ha responsabilità di governo, se vuole porre riparo deve far seguire le azioni concrete alla sue dichiarazioni». Più esplicitamente: la banca del Sud «va bene purché non sia un’altra megabanca con duemila sportelli al sud finanziata con quei 100 miliardi di curo che già toccano al Mezzogiorno con i fondi Fas». Fondi che, ha incalzato, «con quelli strutturali, devono arrivare alle regioni integralmente e dovrebbero essere aggiuntivi rispetto ai trasferimenti statali». L’altra stilettata è stata per il premier, reo di aver remato contro gli interessi dell’Mpa siglando l’intesa con il Pd sulla nuova legge elettorale per le europee. A questo punto, il Movimento autonomista punta su un’alleanza (già sperimentata in passato) con la Lega, per superare la soglia del 4%: «Ci organizzeremo per superare lo sbarramento alleandoci con chi ci sta e vuole condividere in Europa i nostri obiettivi - detta la linea Lombardo -. Mi auguro che l’alleanza sarà con chi può portare un gruppo autonomista al Parlamento europeo». E con il Carroccio resta l’impegno a votare il federalismo fiscale. Il governatore della regione siciliana ha "sposato" la causa, ma non perde mai di vista i rischi insiti in una non corretta applicazione della riforma. «Crediamo nel federalismo perché può farci superare il centralismo e il dirigismo, ma – ha avvertito - non deve essere ispirato dagli egoismi territoriali». Lombardo ha poi ringraziato il presidente del Senato, Renato Schifani, (con il quale non pochi erano stati i dissidi negli scorsi mesi) che proprio dal congresso dell`Mpa ha preso una netta posizione in difesa del Mezzogiorno. E a chi come Massimo D`Alema gli ha ricordato i pericoli del federalismo per il Mezzogiorno, ha replicato:«Lui ci ricorda i rischi, ma non ce n`era bisogno. Noi questi rilievi abbiamo avuto la coscienza di farli da sempre». Il federalismo, secondo il progetto di Lombardo, è solo la prima fase, alla quale seguirà quella della «piena autonomia», quando ogni regione si doterà di uno statuto speciale. Nella relazione conclusiva,infine, c’è stato anche l’annuncio che il partito si doterà di una stringente carta dei valori. «Dobbiamo essere in grado - dice Lombardo ai suoi di eliminare in tre secondi quelle mele marce che rischiano di compromettere il lavoro di tutti». E non è un caso se il leader rivolge un apprezzamento «senza se e senza ma a tutta la magistratura e a tutte le forze dell’ordine». neare i rischi e i vantaggi che può esprimere, una volta attuato, il federalismo fiscale nato, come progetto istituzionale, proprio dalla Commissione bicamerale da lui stesso presieduta quando era Presidente del Consiglio. Altro interessante, ma non completo discorso è stato fatto, e suffragato di ripetuti scroscianti applausi, dall’assessore regionale siciliano alla Sanità, Massimo Russo, con il suo intervento. Si è sfogato, ma non del tutto apertamente, sul dover combattere per far emergere un palinsesto sanitario siciliano più snello, più vicino ai cittadini, più specialistico e capace di allontanare i viaggi della speranza ed ancora quello proiettato alla difesa delle fughe di personale medico all’estero e di rilanciare la sua attività gestionale nel settore al di fuori di possibili comitati d’affari, di lobby di interesse affaristico e apparati d’interesse politico. In alti termini ha presentato una sorta di crociata. Peccato che non abbia fatto nomi e cognomi su chi ancora intende difendere i sistemi di “comitati d’affari” che hanno innalzato gli sprechi e le difficoltà di gestione di Sistema sanitario regionale negli anni passati. La domenica del Marriot, diventa la mattinata delle conclusioni e della “tirata delle somme”. Qualche siciliano, ha fatto delle considerazioni o dei parallelismi, con il secondo congresso del MIS, il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, in cui gli interventi avevano fatto registrare delle speranze visto che dai resoconti giornalistici dell’epoca, i rappresentanti di altri partiti avevano aderito al progetto politico della riscossa della Sicilia, avanzata dall’allora leader Andrea Finocchiaro Aprile e che poi finì come fini, e cioè nel nulla. Raffaele Lombardo, imperterrito, ha evidenziato che gli impegni assunti dai ministri intervenuti al Congresso sono vincolanti, specie quelli che riguardano la garanzia dei Fondi per le Aree sottoutilizzate e sull’applicazione del Federalismo fiscale che non può e che non potrà che essere equo e solidale con le Regioni meno sviluppate. La rielezione di Segretario nazionale del MPA, come quella del Finocchiaro Aprile, è avvenuta per acclamazione e scontata l’unione di una miriade di Civiche, Lombardo si è dichiarato pronto a lavorare per una nuova intesa con la Lega, allo stesso modo di come voleva fare l’illustre separatista capo del MIS, Andrea Finocchiaro Aprile. Lo sbarramento del 4 per cento è un grosso problema, il cui scherzetto al Parlamento da parte dei partiti della nuova nomenclatura è diventato legge e addirittura l’idea di sbarrare la strada politica proprio a Lombardo è venuta proprio da quelle rappresentanze che hanno presenziato ai lavori del Congresso e lo sbarramento non è stato fatto solo per circoscrizione, ma a livello nazionale, per cui se in Sicilia e Sardegna il movimento di Lombardo dovesse superare anche di gran lunga il 4 per cento, non si otterrebbe alcun risultato di presenze nel Parlamento europeo se non si va a raggiungere la fatidica soglia del 4 per cento a livello nazionale. Marzo 2009 6 Politica La sorte di una provincia dove i politici dicono sempre “SignorSì” Si parla di nucleare anche per Ragusa di ERNESTO GIRLANDO E rano gli inizi degli anni Ottanta quando cominciarono a circolare le prime indiscrezioni su una presunta intenzione del governo italiano di installare una base missilistica nel sudest siciliano. Pochi dettero peso a quelle che furono credute infondate chiacchiere giornalistiche, fino a quando nell’agosto dell’ ’81 quelle in-discrezioni divennero volontà ufficiale del governo. Le prime reazioni furono di netto rifiuto di un’ipotesi catastrofica per il territorio; poche settimane dopo molti dei numerosi rifiuti divennero incrollabili consensi alla costruzione della base nucleare di Comiso. Quel che ne seguì fa parte della recente storia siciliana. Sono trascorse poche settimane dalla firma sull’accordo Italia-Francia per la realizzazione di centrali nu-cleari in Italia e, come allora, dalle indiscrezioni di stampa viene fuori un elenco segreto di 34 Comuni italia-ni, candidati a ospitare una centrale nucleare, dal quale sembrerebbe trapelare la chiamata alla leva nucleare per la provincia iblea. Insieme alle cinque aree delle centrali dimesse venti anni fa a seguito del referendum, alla Sardegna e ad altre località, il ragusano torna ancora una volta alla ribalta delle cronache nazionali per un’ulteriore sventura che potrebbe abbattersi sul suo territorio. Dopo la base missilistica, i tentativi dei petrolieri texani di violentare il sottosuolo ragusano, le centrali fotovoltaiche previste dal Piano energetico regionale, adesso sarebbe la volta della centrale nucleare. Le reazioni sembrano negative. Qualche consenso che non fa molto testo. Quello del Sindaco di Ragusa, aduso di recente a dire si a tutto, Dopo la base missilistica, i tentativi dei petrolieri texani di violentare il sottosuolo ragusano, le centrali fotovoltaiche previste dal Piano energetico regionale, adesso sarebbe la volta della centrale atomica dalla speculazione edilizia che ha dato il via alla consunzione del territorio del suo Comune, alle perforazioni petrolifere e, ultimamente, perfino all’iscrizione al Circolo dei nobili. Molti giurano che da quel momento non s’è ancora riavuto. Quello della Confindustria, che vagheggia già di “sgravi fiscali” e “benefici economici”. Per il resto il fronte del No sembra esteso e compatto. C’è da fidarsi? Pensiamo proprio di no. Dopo decenni in cui la politica ha svenduto le risorse naturali e paesaggistiche, le uniche risorse di un ter-ritorio sempre di più senza speranze, non c’è assolutamente da fidarsi. Forti tuttavia le argomentazioni di un nascente fronte del No. A parte il rischio sismico, le giuste rivendicazioni di un territorio che ha già dato parecchio e nulla ha avuto, che si muove faticosamente in direzione della promozione turistica e via dicendo, c’è una questione di fondo: convincere chiunque dell’insensatezza di investire un centesimo in un territorio dove nessuno investe (nemmeno noi stessi investiamo qui) perché senza nessuna infrastruttura, senza un chilometro di autostrada, senza treno. Perché qui mai è stato possibile far decollare un’industria turistica degna di questo nome, un’area industriale. Perché qui l’artigianato è stato distrutto; qui l’agricoltura boccheggia; qui non c’è pro-spettiva di lavoro per nessuno, non c’è diritto alla casa, alla salute, ai più elementari diritti di una convivenza civile. In un contesto così drammatico e senza speranze, profondo paradosso del sottosviluppo siciliano, perfino una centrale nucleare rischierebbe di essere fuori posto. Bandito nel 1987, torna di moda grazie a Berlusconi e Sarkozy P Centrali nucleari in funzione nonostante le proteste Marzo 2009 asso dopo passo l’Italia sta tornando all’energia nucleare che venne bandita con un referendum del 1987, maledetto oggi dalla classe dirigente nazionale. La parola “nucleare”, considerata blasfema fino a qualche anno fa, è stata poco a poco riabilitata negli ultimi anni senza provocare più le violente reazioni dei verdi e della sinistra. Il ritorno al nucleare come necessità vitale per il Paese è stato annunciato prima dall’ultimo governo di Romano Prodi (2006-2008) poi da quello attuale di Silvio Berlusconi. Finalmente, con la visita del presidente francese Nicolas Sarkozy il 24 febbraio scorso si è arrivati a qualcosa di concreto: un memorandum of understanding (MOU) tra i gruppi ENEL e EDF per realizzare in Italia entro il 2020 con la tecnologia francese 4 reattori EPR di terza generazione avanzata da 1.600 megawat. Come si sa un MOU è soltanto una dichiarazione di intenzioni e non un contratto ma il primo muro è stato superato. La legge che autorizza il ritorno italiano al settore nucleare è in discussione al Senato dove verrà approvata entro un paio di mesi. Subito dopo il governo sceglierà i siti per i nuovi impianti. Grazie ai quattro reattori “francesi”, nel 2020 l’Italia non sarà più l’unico paese industrializzato del mondo privo di centrali nucleari e potrà ricavare dall’atomo circa il 10-12 per cento del proprio fabbisogno di energia. Ma Berlusconi ha annunciato che intende andare anche oltre riservando al nucleare il 25 per cento della produzione elettrica nazionale. E questo significa che altri accordi strategici potranno essere realizzati dall’Italia ad esempio con i colossi nucleari Usa, russi e tedeschi. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 7 Sanità: nello scontro ci rimette sempre la collettività Un’occasione mancata per la provincia iblea di ERNESTO GIRLANDO S arà che la spesa sanitaria in Sicilia ammonta a oltre 8 miliardi di euro l’anno. Sarà che quella cifra pesa in ragione del 54% sull’intero bilancio della Regione siciliana. Sarà che nel 2006 il disavanzo della Sanità ha toccato quota 1100 milioni di euro; che nel 2007 altri 107 milioni si sono aggiunti alla voragine precedente; che del 2008 si hanno notizie di un ulteriore disavanzo, sarà per tutto questo, e anche per altro, che la disputa intorno al sistema sanitario siciliano è deflagrata in tutta la sua dolorosa complessità. Si tratta di uno scontro che vede la maggioranza di centrodestra dilaniarsi ogni giorno sempre di più. Una maggioranza che, fors’ancor più che nel resto del Paese, qui recita il ruolo di maggioranza e opposizione nel contempo, a fronte di una eterea compagine di minoranza e di un centrosinistra pressoché inesistente. E così a poco meno di un anno dalla vittoria elettorale, una guerra tra due consolidati gruppi di potere, simili per natura ma diversamente strutturati, si scatena per contendersi - oltre a ciò che resta delle risorse della Regione posto per posto, dirigenza per dirigenza, Asl per Asl, in linea con il modello di gestione sempre in voga nell’isola, secondo il quale è il potere che genera altro potere. A fronteggiarsi sul tema della Sanità due “modelli” sostenuti, l’uno, dall’assessore Massimo Russo, con il suo Piano di rientro voluto da Raffaele Lombardo e approvato da Silvio Berlusconi in persona, Leontini l’altro, con un disegno di legge alternativo caldeggiato dal Pdl e dall’Udc. Dopo mesi all’insegna dello scontro e della verbosità, la questione approda, l’11 febbraio scorso, in Commissione Sanità. Qui la maggioranza si spacca sull’art. 11 del disegno di legge, che è quello che configura i criteri sui quali sarà fondato il nuovo sistema sanitario siciliano. Il “modello Leontini” vince con 8 voti su 15, Pdl e Udc da una parte, Mpa dall’altra, mentre i rappresentanti del Pd fanno il paio con gli arredi della sala e alla fine abbandonano la seduta della Commissione confidando, a loro dire, nei lavori dell’Aula. Saranno 23, come voluto da Pdl e Udc, e non 17 come prevedeva il Piano dell’assessore Russo, le Aziende sanitarie dell’isola, contro le 29 attuali. E soprattutto nelle sei province non metropolitane si manterranno le doppie strutture: aziende ospedaliere e aziende sanitarie, che il piano Russo avrebbe invece accorpato, sempre nell’ottica della riduzione della spesa. Tante questioni restano comunque sospese, a cominciare dai tagli dei posti letto. Russo prevede un taglio di circa 5700 posti letto per acuti, a fronte, in verità, di una richiesta avanzata dal Governo La Voce dell’Isola n. 3 Nella foto al centro l’on. Leontini, qui sopra l’assessore Massimo Russo nazionale di 2400 posti letto. I tagli sarebbero attribuibili, secondo l’assessore, alle carenze strutturali del sistema che hanno causato spesso un uso improprio dei posti letto per acuti, i quali, per la mancanza di una rete di presidi per la lungodegenza e la riabilitazione sarebbero stati destinati a pazienti necessitanti un’altra tipologia di assistenza, con RSA. Secondo Leontini invece dovrebbero continuare a costituire la struttura della nuova azienda ospedaliera provinciale con mantenimento dei reparti per acuti. Poi c’è da razionalizzare il servizio del 118: 270 milioni di euro la spessa annua in Sicilia, 90 milioni in Piemonte, tanto per fare un raffronto con una realtà di pari estensione territoriale. spirito diverso che informa i due modelli di riordino della sanità siciliana. Da una parte l’assessore Russo che bene o male tenta di dare una scossa al sistema sganciando la Sanità dalle logiche della politica, delle clientele, della creazione del consenso elettorale. Dall’altra chi ha garantito, nell’ultimo decennio almeno, quelle stesse clientele che A fronteggiarsi due “modelli” sostenuti, l’uno dall’assessore Massimo Russo, con il suo Piano di rientro voluto da Raffaele Lombardo e approvato da Silvio Berlusconi in persona, l’altro da Leontini, con un disegno di legge alternativo caldeggiato dal Pdl e dall’Udc pesante aggravio per le casse pubbliche, visto che il costo di un posto letto per acuti comporta alla Regione un esborso di 600 euro al giorno, mentre uno per lungodegenza ne costa un quinto. Per questo motivo, secondo il Piano Russo, 19 presidi ospedalieri sparsi nelle 9 province siciliane andrebbero rifunzionalizzati in PTA e Senza dimenticare il rispetto dei tetti di spesa per gli innumerevoli convenzionati esterni alla luce sempre delle necessità fissate dal Piano di rientro. Secondo Raffaele Lombardo esistono ancora margini di mediazione per ricomporre la frattura, attraverso opportuni aggiustamenti della legge in Aula. Non sarà facile, visto lo adesso è costretto a sostenere, continuando sulla strada delle vecchie e stantie logiche che da sempre si antepongono al dovere di garantire adeguati livelli di assistenza ai cittadini. Il tutto sullo sfondo di una guerra tra due sistemi di potere che si contendono il controllo sui flussi di spesa in vista dei tempi duri prefi- gurati dai tagli conseguenti al federalismo fiscale, alla riduzione dei trasferimenti statali a regioni ed enti locali, nell’incapacità complessiva e perenne di prospettare un futuro per la Sicilia. Nella Ragusa dell’on. Leontini, garantiti manager e primari, la salute dei servizi sanitari è alquanto cagionevole. Il quadro complessivo non è confortante, ed è quello di una piccola realtà che pur con condizioni diverse, in positivo, rispetto agli altri distretti isolani, finisce per conseguire risultati peggiori. Nonostante il vantaggio di un numero ridottissimo di convenzioni esterne - una sola clinica privata e poche decine di convenzionati, a fronte degli oltre 400 del capoluogo siciliano - una visione morbosamente “municipalista” ha affossato ogni possibilità di sviluppo del sistema sanitario ibleo relegandolo a un ruolo marginale e di routine. Ogni ospedale, piccolo e inadeguato per quanto possa essere, viene difeso dal politico del luogo, in una visione troppo miope che non guarda al di là del proprio angusto orticello. Nessuna concezione d’insieme di un sistema che potrebbe armonizzarsi e offrire standard più elevati di assistenza. Solo difesa strenua da parte di sindaci e parlamentari, assessori e financo consiglieri di quartieri, di questo o quel reparto, di questa o quella guardia medica, di questo o quel doppione a 8 chilometri di distanza. Mai una voce levata a sostenere gli interessi generali, mai un progetto unitario dell’offerta sanitaria complessiva che avrebbe consentito ai cittadini di curarsi in loco, anche a pochi chilometri di distanza da casa, attraverso una opportuna razionalizzazione dei servizi e della rete ospedaliera e con la migliore qualità possibile. In attesa della legge regionale di riforma sanitaria intanto spuntano proposte e progetti da ogni dove, da ogni consiglio comunale, da ogni assise di quartiere o di condominio. Ognuno con un piano che fa dell’ospedale del proprio piccolo centro un simbolo d’eccellenza, avocando a sé servizi e reparti con grande sciorinìo di scienza e spreco di immaginazione. Intanto esistono ancora pronto soccorso con otorini che devono far fronte alle emergenze cardiovascolari, liste d’attesa di undici mesi per una TAC, reparti essenziali per malati cronici inesistenti, assistenza domiciliare carente. A “rischio” di rifunzionalizzazione è l’ospedale di Scicli a pochi chilometri da quello di Modica, mentre Comiso che fa polo con Vittoria dovrebbe perdere i reparti di base, per essere accorpati a Vittoria, ad appena 7 chilometri di distanza, per acquisire posti letto per lungodegenti, per servizi riabilitativi mancanti all’interno dell’intera struttura ospedaliera provinciale. Il piano di riforma della sanità siciliana potrebbe essere l’occasione per la ristrutturazione nella provincia iblea del sistema sanitario. Occorrerebbe abbandonare le logiche paesane, quelle clientelari, e il continuo ricorso allo stimolo degli istinti peggiori dell’elettorato per difendere interessi di bottega. Speriamo che non sia, come sembra, un’altra occasione mancata. Marzo 2009 8 Politica Alla conquista di spazi vitali per disporre di proprie basi operative Cina in Sicilia per dominare il Mediterraneo e l’Africa attiva nei settori del trasporto aereo, nel turismo e nella logistica navale. Il governatore regionale Raffaele Lombardo, dopo gli incontri avvenuti a Catania il 21 febbraio scorso con una delegazione del gruppo guidato dal direttore generale del Tan Xiangdong, concludendo una serie di colloqui di tipo tecnico, ha dato il via libera al progetto,e sta approntando un gruppo di lavoro per definire l’operazione. Il progetto della HNA, ambiziosissimo, mira a creare un sistema di trasporto intermodale tra l’ipotizzato nuovo aeroporto intercontinentale, nei pressi di Enna, l’interporto di Catania e il vicino porto marittimo di Augusta, dove la HNA ha già acquisito un molo per navi container. Questi piani di sviluppo, anche se di carattere civile e commerciale, hanno tuttavia un aspetto strategico che sembra non essere stato valutato nella giusta misura dal governo siciliano. Il nuovo, ipotizzato, hub cinese di CARMELO SPAMPINATO L a crisi economica che sta attraversando l’occidente al momento non tocca ancora la Cina, che anche nel 2009 continua ad avere un’indice di sviluppo a due cifre solo lievemente inferiore ai livelli raggiunti negli anni precedenti. La Cina non sta ad attendere passivamente che l’economia si depauperi fino a giungere ai livelli di pericolosità riscontrati nella stragrande maggioranza degli altri paesi, ma si sta già da tempo preparando a fronteggiare la crisi economica, destinata prima o poi a raggiungerla, nel migliore dei modi. Oltre alle immense riserve di carburante accumulate da diversi anni nel vasto deserto del Gobi, la Cina ha stabilito e continua a stabilire stretti rapporti economici con tutti i paesi produttori di materie prime e ad accumulare nei suoi svariati depositi per meglio supportare la produzione industriale, con specifico riferimento al settore tessile e dell’high tech., settori ove i prodotti della P.R.C. hanno ormai raggiunto un elevato livello qualitativo. Alcuni di questi paesi si trovano nel bacino mediterraneo e nel continente africano. La Cina sta inoltre sviluppando una fitta rete aeroportuale dotata delle più moderne e costose apparecchiature nonché una cospicua flotta di aeromobili wide body con capacità di 500/600 posti, come ad esempio l’Airbus A380, di cui la Cina detiene il primato di commesse, circa 150 al momento. Risulta quindi evidente per la Cina la necessità di disporre di basi operative dotate delle necessarie ed adeguate infrastrutture, come aerostazioni passeggeri e cargo sufficientemente capienti e piste della dovuta lunghezza per potere da un lato trovare un rapido collocamento delle merci che la P.R.C. continua a produrre a getto continuo, dall’altro per trasportare, unitamente alle merci, quei tanti milioni di cinesi che godono ormai di un PIL pro capite superiore alla media europea, desiderosi di conoscere il mondo, liberi ed affrancati dall’atavica povertà che per secoli li ha resi succubi delle ex potenze occidentali. Dalla base operativa al centro del Marzo 2009 La holding cinese HNA sta negoziando con le autorità della Regione un investimento diretto di 300 milioni di euro per realizzare un nuovo aeroporto internazionale con una pista da 5 chilometri a Centuripe Nelle foto delle due pagine, aerei della flotta cinese, lo stadio di Pechino, immagini di Shangai e sotto a sinistra, container cinesi nel molo di Augusta (SR) Mediterraneo i cinesi potranno poi spostarsi in diversi paesi del sud Europa ed in Africa. È in questa ottica che da parte della Cina è emerso un particolare interes- se strategico per la Sicilia, dove la holding HNA sta negoziando con le autorità della Regione un investimento diretto di 300 milioni di euro per realizzare insieme un nuovo aeroporto internazionale con una pista da 5 chilometri nella località Centuripe nei pressi di Enna. Negoziati già in fase avanzata che stanno riscuotendo un “ok” generale, sia da parte delle autorità regionali, che da parte di gruppi di imprenditori siciliani. Anche se la Sicilia dispone già attualmente di 3 aeroporti, gli “esperti” sostengono che lo scalo di Fontanarossa di Catania (sulla soglia dei sei milioni di passeggeri annui) sarà presto alla saturazione e che il quarto scalo sarebbe praticamente riservato ai voli diretti dalla Cina, in vista della prevista, enorme espansione dei traffici di uomini e merci diretti, appunto, in Europa, nel Mediterraneo e nel continente africano. La Sicilia, dunque, diventerebbe la piattaforma di appoggio degli interessi cinesi per una larga fetta del pianeta. E questo coincide perfettamente con le ambizioni geopolitiche dell’attuale governo regionale siciliano. La HNA è una multinazionale in Sicilia dovrebbe infatti nascere e operare praticamente al fianco delle strutture militari americane più avanzate nel Mediterraneo, tra cui la base di Sigonella, oggi in fase di potenziamento, la base del MUAS di Niscemi e la stessa base navale di Augusta: la situazione che si prospetta, pertanto, potrebbe non essere “gradita” al Pentagono che, certamente, potrebbe fare pressioni di vario livello per scoraggiare l’iniziativa che, da osservatori economici, almeno allo stato attuale, viene considerata una semplice questione di compravendita di terreni per una progettualità che sarebbe destinata a rimanere solo sulla carta. La Voce dell’Isola n. 3 9 Oggi il mondo occidentale considera la Cina il mercato del futuro La lunga marcia dell’economia cinese Q uando la Cina si sveglierà, il mondo intero tremerà. Questa la profezia di Napoleone Bonaparte che, formulata nel 1816, si è oggi avverata, con gravi conseguenze di carattere meramente economico, che sono sotto gli occhi di tutti. Tralasciamo di parlare del “Secolo Cinese” e delle gigantesche e mirabolanti opere di ingegneria sparse nell’immenso territorio della P.R.C., di dimensioni mai tentate prima dal genere umano, come il Bird Nest (Stadio Olimpico) ed il Teatro dell’Opera a Pechino o la Diga delle Tre Gole sul fiume Jang Tze (Fiume Azzurro) nella provincia dell’Hubei. Non parleremo neanche del mostruoso debito pubblico Usa nei confronti della Cina, che ammonta oggi a circa 15.000 miliardi di dollari e che rappresenta il 113% del Pil statunitense. Ci limiteremo a delineare la lunga marcia dell’economia cinese. Oggi il mondo occidentale considera la Cina il mercato del futuro. Que- renza dovuta all'esperienza, alla bravura ed alla capacità. Quindi col tempo tra il popolo cinese si diffuse la malattia della pigrizia, i giovani persero la volontà di studiare ed i lavoratori non avevano più voglia di lavora- del comunismo. Da circa vent’anni, interi settori dell'economia socialista si convertono al capitalismo, quintuplicando il prodotto interno lordo per abitante. Ovunque si vedono gru, camion, ne- L'obiettivo dichiarato dei dirigenti cinesi è di portare il Paese al rango di grande potenza economica mondiale, arrivando a superare il Giappone, a eguagliare gli Stati Uniti e a porre radici nuove in tutto il pianeta sto vuol dire che la Cina ha un grande mercato interno ed i prodotti “made in Cina” hanno un' ottimo rapporto qualità/prezzo. Investire capitali nel mercato cinese é diventato sempre più di moda per gli investitori occidentali. Storicamente, dopo tanti anni di guerra (dalla fine del 1800 sino al 1949), il sostegno economico della Cina era solo l'agricoltura. L'industria nazionale era stata del tutto distrutta dai nazionalisti prima che, dopo aver portato la Cina alla rovina, trovassero rifugio nell' isola di Taiwan. Così il nuovo governo comunista si trovò costretto ad iniziare la difficile opera di ricostruzione del paese. Il presidente Mao voleva dar vita ad un paese ideale dove non doveva esistere alcuna differenza tra il popolo. Tutti i cinesi erano impiegati dello Stato, lavoravano per lo stato e prendevano tutti lo stesso stipendio dallo Stato. A causa della carenza di merci all'inizio della ricostruzione, la Cina attuò la cosiddetta economia d' ordine. A secondo della differenza d'età e di sesso, veniva distribuita una diversa quantità di cibo, stoffa e beni di consumo. Tutti ogni mese ricevevano i buoni delle varie merci dallo stato. Per acquistare più merci, dovevano pagare in contanti. In un primo momento, con questo nuovo metodo, il popolo avvertì l'eguaglianza sociale. Però, in campo lavorativo, questo nuovo sistema non risultò molto pratico, perchè non valeva più la diffeLa Voce dell’Isola n. 3 re, tanto ci pensava lo stato a distribuire ugualmente a tutti quanto necessario per vivere. Soprattutto durante la “Grande Rivoluzione Culturale” (dal 1966 al 1976) tutta la Cina si era quasi fermata. “Arricchitevi”, fu la parola d'ordine introdotta agli inizi degli anni ottanta da Deng Xiaoping, appena salito al potere. Il suo messaggio era chiaro:dopo gli anni assurdi del passato, si voltava pagina. Il pensiero di Mao “contare sulle proprio forze” risultò superato e giunse il momento per il Partito di intraprendere le riforme strutturali per modernizzare il paese. Il Presidente Deng Xiaoping ci portò ad una nuova epoca di Riforme ed Aperture. Si cominciò così ad organizzare un passaggio indolore dal sistema socialista ad uno liberale. Si avviò il programma delle Quattro Modernizzazioni (agricoltura,industria,scienza e tecnica ed esercito). Nel giro di qualche anno, la Cina entrò in pieno nella globalizzazione con l' apertura ai capitali stranieri, assecondando così la millenaria vocazione commerciale. del paese. In campagna, dove vivono ancora i tre quarti dalla popolazione, furono autorizzati i mercati liberi, in città si diffuse ben presto la moda dei bluejeans, si cominciò a giocare in borsa e scoprire i vantaggi economici del turismo di massa. “Non importa che il gatto sia bianco o nero, purché catturi i topi”, dichiarò Deng ai nostalgici on, si costruiscono case, si aprono centri commerciali, si ampliano strade, si restaurano monumenti. L'obiettivo dichiarato dei dirigenti cinesi è di portare il paese al rango di grande potenza economica mondiale, arrivando a superare il Giappone e ad eguagliare gli Stati Uniti. Siamo nel bel mezzo di un’economia di mercato socialista, definizione inventata dal governo per ricordare che il paese ha cambiato faccia, ma resta strettamente controllato dal Partito. Per evitare errori irrevocabili, la riforma economica è iniziata dapprima a Shenzhen, geograficamente collegata con l'isola di Hong Kong, campo di prova aperto ai privati ed agli investitori stranieri. Successivamente, anche tutte le città portuali sono diventate zone speciali per provare a seguire le regole del mercato libero internazionale. La Cina è così entrata nel nuovo periodo dell' economia di mercato. Chi studia di più, può ambire ai migliori lavori, chi lavora di più, più guadagna. Questi principi hanno dato una forte spinta al popolo, dagli Anni ‘80 tutti i cinesi sono pronti a dedicarsi anima e corpo al commecio. Le società private sono spuntate come i funghi e crescono a ritmo inarrestabile. A partire dalla fine degli Anni Settanta, le aziende straniere sono incentivate ad investire in Cina grazie all'apertura di “Zone economiche speciali”, enclavi costiere che offrono condizioni di favore. Gli investimenti, venti anni fa quasi inesistenti, sono saliti in questo lasso di tempo a oltre 61 miliardi di euro all'anno. I maggiori investitori sono asiatici, con in testa Giappone e Hong Kong; tra gli europei primeggiano inglesi e tedeschi. Oggi l' economia cinese è diventata la quinta potenza al mondo, la velocità di crescita media annua supera il 10%. All'inizio del nuovo millennio, la nuova classe dirigente che gravita attorno a Hu JinTao si dichiara determinata a proseguire ulteriormente nelle trasformazioni economiche del paese, ad abbattere gli ultimi pilastri del <<socialismo>> e soprattutto a costringere il mastodontico apparato pubblico a snellirsi e ad adeguarsi all' economia di mercato. In questo quadro riformistico, un funzionario su tre dovrà essere licenziato entro il 2025, quando l'industria sarà riciclata in blocco nel privato. I primi ventanni di economia di mercato socialista made in Cina sono stati abbastanza redditizi, ma a giudizio degli esperti, arriveranno i tempi duri. Alla modernizzazione e all'arricchimento del paese non è corrisposta un'opera di democratizzazione ed il rapido sviluppo è stato accompagnato dall' emergere di nuovi problemi. La crescita oggi si è assestata e sfiorerebbe il 7% reale, ma questo non basta ad assorbire i nuovi arrivati sul mercato del lavoro ed i milioni di licenziati delle imprese statali. Uno degli effetti più perversi del progresso economico è l'aumento della disparità tra le regioni povere dell' interno e quelle ricche della costa, oltre la dif- ferenza enorme della posizione geografica tra le zone del Nord Est (forte dell'agricoltura e dell'industria pesante), le zone della pianura del fiume Yanze (commercio e industria tessuti) e le province del delta del Fiume delle Perle (commercio, industria della lavorazione ed elettronica). Invece i grandi spazi della Cina del Nord West sono rimasti molto indietro, l' agricoltura è ancora il sostegno dell'economia locale, con livelli scientifici ed industriali ancora molto bassi. Per esempio: la provincia più povera ha un prodotto interno lordo per abitante pari a 390 USD l'anno; mentre Shanghai ha 4800 USD per abitante; gli abitanti di Hong Kong hanno un reddito individuale addirittura superiore a quello del Regno Unito. Lo Stato ha appena avviato un programma di sviluppo delle regioni occidentali, che prevede una specie di patrocinio delle regioni dell'interno da parte di quelle costiere. In modo discreto, la Cina fa anche appello alla comunità internazionale ed è lo Stato che maggiormente richiede finanziamenti presso la Banca Mondiale. I difetti dell'industria nazionale sono gli alti consumi delle risorse minerarie e l'alto livello d'inquinamento dato che l'energia del paese proviene ancora per due terzi dal carbone. Lo stato ha avviato un programma per recuperare il ritardo economico: i laureati sono mandati all'estero per specializzarsi nelle scuole di management, le aziende pubbliche che sprecano troppe risorse vengono liquidate o ristrutturate, nascono aree ad alta tecnologia. Se la potenzialità economica è molto forte, il dividendo a persona è però ancora bassissimo. Ci sono inoltre un insieme di problemi interni, che il governo cinese ed il popolo sanno di dovere e potere affrontare anche se sarà una strada molto difficile da percorrere. Le principali questioni del mondo di oggi sono la pace e lo sviluppo. II popolo cinese è sempre stato considerato amante dalla pace. Allo sviluppo della Cina non può mancare la collaborazione amichevole dei paesi confinanti e del resto del mondo. Grazie al suo rapido sviluppo, un giorno anche la Cina potrà diventare una protagonista sulla scena del mondo, perchè la direzione dello sviluppo è giusta ed adeguata la velocità dello loro lunga marcia, facendo anche tutto quanto sarà possibile per mantenere la pace e la prosperità mondiale. Marzo 2009 10 Politica Potrebbero costituire un’opportunità per il rilancio del turismo Nuovi casinò in Italia? Il Sud resta penalizzato di GIUSEPPE FIRRINCIELI L a notizia sull’ok del Governo italiano per una proposta di apertura di nuovi casinò nel territorio nazionale giunge in un periodo di crisi economica senza precedenti. Nello Stivale – ancora peggio nella nostra Isola – le grandi e le medie imprese fanno a gara per ricorrere agli ammortizzatori sociali e mandare in cassa integrazione centinaia di migliaia di lavoratori; le piccole imprese chiudono per fallimento e licenziano altrettante decine di migliaia di lavoratori con l’aggravio di essere lasciati soli senza alcuna possibilità di sostegno economico. In Sicilia la situazione è diventata drammatica, dove tra l’altro le onde lunghe dei licenziamenti vanno ad incontrarsi con la disoccupazione giovanile dilagante, determinando una massa interminabile di persone di ogni età in cerca di lavoro. Quando qualche anno addietro, in queste stesse pagine di giornale, parlavamo di incentivazione turistica e di formazione di pacchetti turistici da offrire al mondo intero,con la possibilità di porre la Sicilia in competizione internazionale con altri Paesi a vocazione vacanziera, aumentando di molto le capacità ricettive e tutti i settori delle offerte turistiche, compresi i casinò, si pensava che quello sarebbe stato il periodo giusto per lanciare una buona ripresa economica. Tale percorso, già attuato, avrebbe consentito oggi di poter quanto meno equilibrare i cedimenti occupazionali che si stanno verificando adesso e almeno piangere con un occhio, o per meglio dire consolarsi A Roma, nei Palazzi della politica, la Sicilia rimane un’appendice territoriale che non deve riscuotere alcun interesse: la Sicilia è periferia e così è destinata a rimanere, anche quando in questo periodo di crisi soffre sicuramente più delle altre regioni italiane pensando solo a dirottare in tutta l’Isola, più presenze possibili e poter lavorare su nuove formule di attrazione. Tutto ciò non è stato possibile. La notizia di oggi, e cioè quella della volontà di aprire un casinò a Taormina, rappresenta la classica goccia d’acqua nel deserto, visto e considerato ed ammesso che si possa tramutare presto in realtà per una terra che di casinò non è ha bisogno solo uno e non si può accettare una concessione del genere con una motivazione “Al Sud un’attrattiva turistica”. A livello internazione con tale affermazione ci poniamo in una scala di valori, a livello di operatività turistica da terzo mondo. Ci viene d’obbligo, a questo punto rivolgerci la domanda: Ma cosa ci manca in questa Regione Autonoma, rispetto alla Costa Azzurra, Ai Caraibi, alle Isole greche dell’Egeo e a tantissimi altri siti dotati di bellezze paesaggistiche interessanti per il turismo? Non stiamo qui a ripeterci le medesime cose e di quello che Comune per Comune, Province per Province e la Regione Siciliana medesima usa come spots di attrazioni per dire che in quest’Isola non manca nulla per attirare gli stranieri. A Roma, nei Palazzi della politica, la Sicilia rimane un’appendice territoriale che non deve scuotere al- cun interesse da un punto di vista nazionalistico. La Sicilia è periferia e così è destinata a rimanere, anche quando in questo periodo di crisi soffre sicuramente più delle altre Regioni italiane. E la beffa prodotta dal Parlamento italiano continua imperterrita per i siciliani, il piano di apertura di nuovi casinò, oggetto dei firmatari delle proposte di legge prevede cinque case da gioco nel nord e centro Italia, una nel centro sud ed una in Sicilia. Ebbene le fortunate cittadine sono la prima in Piemonte a Stresa sul lago Maggiore, la seconda a San Pellegrino Terme, nel bergamasco, a Gardone Riviera, nel bresciano sul lago di Garda, a Viareggio, in Versilia e poi a Fiuggi e a Ostuni nel brindisino. In Sicilia, la sede è prevista a Taormina, grazie alla rappresentanza parlamentare del MPA. Tornando alla mappa dei nuovi siti, come si vede, le regioni più penalizzate risultano sempre quelle del Sud. Ed i pareri espressi dai politici risultano sempre negativi per il Sud e positivi per il Nord. In pratica Una casa da gioco per la Sicilia è sinonimo di bisca clandestina e quindi soggetta ad infiltrazioni mafiose, mentre per il Nord rappresenta un catalizzatore di turismo di alto livello. L’on. Roberto Commercio Per Taormina non sarebbe una concessione ma solo un riconoscimento piuttosto tardivo U n casinò a Taormina? Non sarebbe una concessione da parte dello Stato italiano, ma solo un riconoscimento di riapertura a distanza di quasi mezzo secolo, perché ritenuto scomodo per quelli di San Remo, Saint Vincent, Campione d’ Italia e Venezia. Durò quanto una meteora. Solo diciotto mesi. Aveva proiettato nella zona ed in tutta la Sicilia una seria speranza di ripresa. Addirittura il suo patron, il cavaliere Guarnaschelli, pensava direttamente a pagare le tasse dei taorminesi ed il Comune di Taormina ed altri del circondario avevano conquistato una sicurezza economica piuttosto importante. E come andò a finire? Andò a finire! che il casinò iniziò a dare fastidio a quelli del nord Italia, perché chiaramente, come dicono a Catania, cu arma, stramma. Siccome molti amanti delle case da gioco avevano dirottato le loro frequentazioni verso Taormina ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno un’ordinanza di chiusura definitiva e senza appello. I comitati d’affari del Nord imposero al governo italiano di far chiudere Taormina che era una casa da gioco in piena regola e non una bisca clandestina. Adesso la Sicilia, a distanza di mezzo secolo, spera ancora che lo Stato italiano le dia l’opportunità di aprire un nuovo casinò. Già! Come se la Sicilia non avesse, per Statuto, tutta l’autorità legislativa e legale per poter aprire tutti i casinò che vuole in quest’Isola. Mentre in Italia continuano a lavorare indisturbati quelli di San Remo, Campione d’Italia, Sant Vincent e Venezia. Ma non è tutto. Al danno abbiamo dovuto aggiungere la beffa. Venti anni circa fa un poverissimo comune siciliano ricevette un bonifico bancario di sessanta milioni di lire dal Comune di Campione d’Italia per eccessi di proventi del Marzo 2009 proprio casinò municipale. L’avvenimento per gli amministratori dell’epoca di quel Comune siciliano non destò né sdegno né mortificazione e così quell’elemosina venne destinata dalla Giunta comunale a fornire la copertura finanziaria per rifare qualche centinaio di metri di manto stradale di alcune vie comunali. Come si fa a non capire che un diritto di crescita economica per una Regione con tanto di Statuto autonomo non può essere delegittimato per favorire gli interessi di altre Regioni italiane? Comunque, per la cronaca andiamo avanti e parliamo di altre realtà turistiche come la Costa Azzurra. A partire dal Principato di Monaco, una realtà turistica di fama piuttosto limitata come realtà territoriale ne possiede addirittura cinque, per poi arrivare alla Repubblica Transalpina che ne possiede ben 185, di cui una buona parte tra Nizza, Mentone e Saint Tropez. La Repubblica Ceca ne possiede 150; la Germania ne ha 78; la Spagna 35; la Gran Bretagna 131; l’Estonia 125; la Croazia 20; la Svizzera 17; l’Austria 12; l’Olanda 12; la Slovenia 10, la Grecia 9; Portogallo 8 e Belgio 8. Ed un fatto importante che va in controtendenza in questo periodo è che nel 2008, la Spagna ha registrato un incremento del 4 per cento, la Polonia dell’11 per cento e la Gran Bretagna del 7 per cento. Ma se adesso si va registrare una volontà politica di rilievo per l’ apertura di nuove case da gioco, di contro vi è sempre quella espressa di quelli che gestiscono i casinò italiani esistenti. Un lapidario no, infatti, arriva da Mauro Pizzicati, presidente di Federgioco, con la motivazione che l’attuale situazione tra domanda e offerta è equilibrata e, dunque, un aumento di numero ci sembra inutile.D’altra parte non ci potevamo aspettare una risposta diversa. Tanto è vero che in termini di introiti, nel 2008, le quattro case da gioco italiane hanno realizzato 562 milioni di euro di introiti, registrano si un calo del 4 per cento, ma un aumento di visitatori del 15 per cento e pari a 3 milioni e mezzo. Tutto questo, chiaramente, comporta un utile in più per l' indotto turistico. Immaginiamo adesso se la Sicilia avesse potuto far parte di quella schiera di Regioni che hanno delle qualità in più di attrazioni turistiche da offrire al mondo intero. Un sogno purtroppo che ci risulta ancora vietato sulla nostra terra. In pratica siamo siciliani con diritto di libertà nella nostra terra, ma non capaci di avanzare i diritti per poterci vivere. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 11 Le dimissioni-trabocchetto dell’effervescente soprintendente Antonio Fiumefreddo Il balletto resta sempre in scena al Massimo Bellini di Catania di ANTONIO CURRÒ L a notizia è quella che ha visto protagonista il “brillante ed effervescente” sovrintendente del Teatro Massimo Bellini, avv. Antonio Fiumefreddo, nei panni del duellante contro “l’elegante e compassato” sindaco di Catania, sen. Raffaele Stancanelli. Si è trattato in realtà di una rappresentazione che è rimasta a cavallo fra il balletto e la commedia goldoniana, e che è stata messa in scena sulle tavole del teatro dell’MPA. Ma veniamo alla trama del primo atto del lavoro teatrale. La mattina di martedì 24 febbraio il sovrintendente rassegna le proprie “sofferte” dimissioni al presidente del Cda dell’Ente lirico, il sindaco di Catania, sen. Raffaele Stancanelli, nel quale comunicato Fiumefreddo verga di suo pugno: «I miei pressanti impegni professionali, infatti, non mi consentono più di dedicare il tempo necessario a svolgere il prestigioso incarico…», «…ma nella mia vita c’è l’avvocatura e la mia “libertà” ed “indipendenza” hanno sempre dipeso unicamente dal mio lavoro». Il sen. Stancanelli, in trepidante attesa di questa altalenante decisione, accetta le dimissioni forse con malcelato sollievo e senza consultare il regista. Esulta il popolo delle sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Fials-Cisal e Confasal-Libersind, che si dicono soddisfatte dalle dimissioni ma preoccupate per il futuro dell’Ente lirico etneo. Ma perché, che succede? Succede che nell’esercizio finanziario 2008 del Teatro Massimo i conti risultano in rosso e nel tempo si sono dimessi il direttore artistico, il direttore stabile e il direttore degli allestimenti scenici. Alcune voci si levano dal coro per far sentire il loro controcanto. Marco Forzese dell’Udc si dice molto rammaricato in considerazione del fatto che, conoscendo il rigore e lo stile di Antonio Fiumefreddo, per nessuna ragione al mondo egli farebbe un passo indietro. Dino Fiorenza, deputato regionale del Pd, si affretta a mettere le mani avanti affermando che le dimissioni di Fiumefreddo non sono da mettere in relazione ad una richiesta ispettiva avanzata in sede regionale e sottoscritta anche da lui stesso. Insomma, attori e comparse entrano nel vivo della rappresentazione. Ma ecco nel secondo atto il colpo di scena. Le dimissioni, che nel frattempo sono arrivate sul tavolo del presidente della Regione, on. Raffaele Lombardo, vengono decisamente respinte 24 ore dopo. Come respinte? Si, respinte! Ma daaai!!!, non si fanno queste cose! Che figura ci fa l’avvocato Fiumefreddo che voleva, novello Cincinnato, tornare alla sua agognata professione? Dicono che sia la quarta o la settima volta che si ripete questa esilarante scenetta; e ogni volta Stancanelli si è appostato come Brighella che tenta di bastonare Arlecchino, il quale puntualmente abbassa la testa e schiva il colpo, ma non riesce a colpire lo stimato sovrintendente. Ma nella commedia ci penserà l’abilissimo Pantalone a sistemare tutto; e come? Forse cambiando il Cda del Teatro Massimo? Già mercoledì 25 febbraio si parLa Voce dell’Isola n. 3 Si è trattato in realtà di una rappresentazione che è rimasta a cavallo fra il balletto, la farsa e la sceneggiata, e che è stata messa in scena sul palcoscenico della politica del MPA lava già di un nuovo consiglio d’amministrazione prima ancora che lo stesso si riunisse per decidere il da farsi. Fra le quinte del teatro restano evidenti difficoltà gestionali e finanziarie; scontri con i sindacati e con il Cda stesso; dimissioni di figure professionali importanti; una richiesta, da parte di deputati cata- nesi dell’Ars, di una ispezione presso l’Ente lirico; polemiche su come vengono spesi i fondi; spettacoli saltati a causa di scioperi e la previsione che ne vengano annullati altri. Ma il balletto continua. I 322 dipendenti del Teatro, loro malgrado, assistono a queste continue e altalenanti prese di posizione dettate dalla speculazione partitica. Spettacoli dentro il teatro, spettacoli nelle piazze. Il problema non è questo! Si discute del sesso degli angeli mentre il bravo e solerte giornalista locale fa finta di chiedersi perché Stancanelli voglia impallinare un uomo del suo caro “compagno di liceo” Lombardo. Caro, bravo e solerte giornalista locale, a prescindere (come diceva Totò), quando un Cda si trova di fronte ad un buco in bilancio di 4 milioni di euro non le sembra un buon motivo per impallinare il responsabile, chiunque esso sia? Le critiche lanciate dal primo cittadino catanese sulle pagine dei giornali locali, sul comportamento del sovrintendente fanno il paio con le proteste delle sigle sindacali a cui fanno capo i lavoratori dell’Ente lirico e quindi sembrano essere credibili. Ma sembra essere credibile anche l’avvocato Fiumefreddo che punta il dito contro la “recita” del Cda, e che plaude alla decisione dell’assessore ai Beni Culturali, Antonello Antinoro di disporre un’ispezione al Bellini, da egli stesso sollecitata, e alla quale sono favorevoli anche in questo caso le sigle sindacali. In tutto questo balletto di dichiarazioni e prese di posizione c’è qualcuno, fra il “pubblico presente in sala”, che ha interpretato la respinta delle dimissioni da parte di Raffaele Lombardo, in questo momento, come una “lavata di mani” raccomandando ai due contendenti di mettersi d’accordo e di far la pace. Ma Raffaele Stancanelli non ci sta. Qualcosa è cambiato da un po’ di tempo a Palazzo degli Elefanti. In effetti Stancanelli sembra voler prendere le distanze dal Presidente della Regione a proposito di argomenti che sono scottanti per la città di Catania e che coinvolgono da vicino i “comitati d’affari” che da sempre ad esempio hanno voce in capitolo sul nuovo piano urbanistico della città. Altri motivi di frizione fra i due Raffaele sono i rapporti con il senatore Firrarello che Lombardo vorrebbe molto freddi e che invece Stancanelli ha tutto l’interesse a riscaldare; ancora, il Sindaco sembra essersi stancato di ratificare decisioni sulla politica comunale prese in altra sede. Il caso del Teatro Massimo Bellini è quindi la goccia che fa traboccare il vaso. Da oltre tre mesi la situazione appare molto pesante fra Regione e Comune e si rischia di far saltare la prossima opera in cartellone. Per il Bellini si tratta di un danno d’immagine enorme; molto più elevato del consenso che si è potuto faticosamente guadagnare con la politica di portare lo spettacolo nei quartieri e in provincia. Da sempre la serietà e la qualità pagano, secondo noi e quindi il buon senso sarebbe d’obbligo da parte di tutti. Non sappiamo come finirà questo balletto ma speriamo che i lavoratori del nostro storico e rinomatissimo teatro lirico se la cavino e che la città non faccia un’ennesima squalificante figuraccia. L’avvocato Antonio Fiumefreddo (nelle foto) con le sue dimissioni da soprintendente, ha dato il via alle polemiche Marzo 2009 12 Politica Contestata l’annunciata installazione del sistema di telecomunicazioni satelittare “Muos” Paura e allarme nel Calatino per gli impianti USA a Niscemi di OMAR GELSOMINO L Non si placano le polemiche e le preoccupazioni da parte di istituzioni, associazioni ambientaliste e cittadini in merito al sistema di telecomunicazioni americano che andrà ad aggiungersi alla stazione ubicata tra i Comuni di Niscemi e Caltagirone. Nonostante le rassicurazioni del ministro della Difesa Ignazio La Russa sul Muos (Mobile User Objective System) cioè la stazione di controllo terrestre del sistema satellitare considerato che dovrebbe coordinare le comunicazione aeree, terrestri e marittime, la paura e l’allarme non sono ingiustificati. Secondo gli studiosi il Muos emette onde ad alte frequenze, e dato che la stazione insisterà appunto vicino ai centri abitati delle due città, potrebbero causare gravi danni alla salute dei cittadini. In realtà sono stati gli stessi comandi Usa a decidere il trasferimento della stazione dalla base di Sigonella a Niscemi, quando in realtà le altre stazioni di comunicazioni sono installate in aree desertiche. Sono state due società americane Agi e Maxim System hanno accertato che le onde elettromagnetiche potrebbero far detonare gli ordigni. Da tempo se ne sta discutendo e la questione è stata portata anche nel Consiglio comunale di Caltagirone. “Il 17 Dicembre 2008 su un quotidiano siciliano è stata riportata la notizia che nella già esistente Stazione di telecomunicazione Americana sita tra i territori di Niscemi e Caltagirone, - ha dichiarato il consigliere comunale Luca De Caro - la Marina Militare Americana sta costruendo un nuovo sistema di telecomunicazione satellitare, denominato MUOS, ad altissimo impatto ambientale basato su onde elettromagnetiche ad altissima frequenza che potrebbero «provocare correnti o voltaggi elettrici che possono causare l'attivazione di derivazioni elettroesplosive ed archi esplosivi che detonano materiali infiammabili», secondo i dati della stessa Marina Militare Americana. Tale stazione doveva sorgere originariamente a Sigonella, così come riportato da documenti ufficiali del Pentagono, ma dopo alcuni studi e simulazioni informatiche, gli stessi Americani hanno stoppato questa ipotesi in quanto non sicuro per le attrezzature militari, per i velivoli dotati di armamenti, per i militari e per gli aerei civili che passerebbero di lì. Ed il tutto causato dalla perico- Marzo 2009 losità delle onde elettromagnetiche generate dal nuovo sistema di telecomunicazioni denominato MUOS”. ”Tale notizia era per la verità già nota, - ha continuato il consigliere De Caro - tanto che in data 8 Ottobre 2008 anche l’assessore regionale all’Ambiente ha sollecitato il Consiglio Siciliano per la protezione del patrimonio naturale (CRPPN) a fornire “chiarimenti e un supplemento di istruttoria in relazione al progetto MUOS, per l'installazione di un sistema di comunicazione per utenti mobili da allocare nella riserva naturale di Niscemi da- Consiglio comunale in cui chiedo al sindaco Pignataro e all’assessore di competenza quali siano ad oggi le informazioni in nostro possesso; quali iniziative si intendono adottare a tutela dei propri cittadini e di quanti vivono nelle zone in prossimità della Stazione Americana; quali azioni a tutela del Bosco di Santo Pietro visto anche il non secondario problema dell’inquinamento causato dal consumo di gasolio necessario al funzionamento della Stazione”. L’Amministrazione comunale di Caltagirone ha anche partecipato, con l'assessore alle Politiche am- matarie di un documento comune rivolto al sindaco e al presidente del Consiglio comunale di Niscemi e all’azienda Regionale Foreste Demaniali «si associano a quanti, singoli cittadini o gruppi associati hanno denunciato all’opinione pubblica la grave situazione di salute pubblica che potrebbe sussistere qualora venisse messo in funzione il Mobile User Objective Sistem già in fase di costruzione. Ma se è stata acquisita dall’opinione pubblica la pericolosità di questo sistema di comunicazione, ancora non è chiaro a tutti la drammatica realtà di un territorio Polemiche e preoccupazioni nonostante le rassicurazioni del ministro della Difesa Ignazio La Russa: sembra accertato che il Mobil User Objective System (Stazione di controllo terrestre del sistema satellitare) generi onde elettromagnetiche ad alto rischio ta la possibilità di problematiche legate all'elettromagnetismo!”. Uno studio fatto in America svolto sul territorio in cui sorge una delle quattro stazioni “sorella” di quella di Niscemi ha dato come risultato che onde elettromagnetiche ad altissima frequenza causano alti rischi di leucemia per i bambini residenti in un raggio di 2,8 miglia - 4,5 km circa - intorno ai trasmettitori. Ora, poiché non è dato sapere con certezza se e in che misura ci siano effetti sulla salute e sulla sicurezza delle popolazioni che abitano nelle aree prossime alla Stazione di telecomunicazione, ho presentato un'interrogazione in bientali Vincenzo Di Stefano a Niscemi, al corteo organizzato dagli studenti del liceo scientifico “Leonardo da Vinci” e dall'Amministrazione niscemese contro l’installazione del Muos, la quale secondo quanto sottolineato dai promotori dell'iniziativa di protesta, rappresenta un rischio per la salute dei cittadini come leucemie infantili e aumento dei tumori e per l’habitat in quanto sarà costituito in una zona di Riserva naturale Sic, dove sono presenti già 41 antenne che emanano onde elettromagnetiche. “Garantiamo il nostro pieno sostegno all’azione intrapresa dall'Amministrazione e dai cittadini di Niscemi – ha affermato l'assessore Di Stefano – perché ne condividiamo le preoccupazioni per la salute pubblica. Abbiamo intanto chiesto all'assessore regionale al Territorio e Ambiente, Giuseppe Sorbello, la documentazione sul Muos e all'Arpa di effettuare le misurazioni sui campi elettromagnetici nel territorio di Caltagirone. Abbiamo inoltre intrapreso iniziative comuni per scongiurare questo gravissimo rischio”. Le associazioni ambientaliste Fondo Siciliano per la Natura di Niscemi, Ilex di Caltagirone, Legambiente circolo Il Cigno di Caltagirone, Lipu di Gela, OPSSEA di Caltagirone e Quercus Ambeinte di Niscemi fir- già ampiamente compromesso, vista la presenza di una potentissima base radar nel sito dove sorgerà il MUOS e di un impianto petrolchimico di cui, peraltro, si è già ampiamente dimostrata la pericolosità per la salute pubblica. Inoltre, viene poco evidenziato il fatto che il sito MUOS ricada all’interno di una delle riserve naturali più importanti dell’isola in un’area soggetta a continui attacchi all’integrità del territorio e solo alcuni attenti osservatori peraltro non locali hanno evidenziato la presenza di un’area protetta e del suo valore ambientale». «L’Ente gestore della riserva al cui interno ricade il sito MUOS, - continua la nota - da quanto ci è dato sapere, non ha posto divieti. La politica locale scarica le proprie responsabilità e quelle dei tecnici, incauti e incompetenti, che hanno avvalorato con parere favorevole l’avvio dei lavori, nessuno si sofferma sull’esigenza di una maggiore tutela generale del territorio evitanto altri interventi che andrebbero ulteriormente a danneggiarlo, anzi si assiste alle dichiarazioni di tutti i gruppi politici che tentano di strumentalizzare la vicenda suggerendo di uniformare la libertà di utilizzo del territorio permettendo di cacciare nella riserva o di sorvolare sulle norme esistenti per la sua tutela, alcuni sostengono addirittura dell’inutilità della riserva naturale e di liberalizzare il territorio. Insomma tentano di strumentalizzare la grave problematica del MUOS per screditare la vocazione naturalistica del territorio e la presenza della riserva. Si vuole difen- dere la salute pubblica ma eliminare l’unico polmone verde che Niscemi possiede, è la contraddizione evidente di una mancanza di politica gestionale del territorio». «Le associazioni chiedono all’amministrazione e al consiglio comunale, - conclude la nota - di farsi carico di organizzare degli incontri pubblici con la partecipazione di specialisti del settore che possano chiarire alla popolazione le problematiche sanitarie e più specificamente di inquinamento elettromagnetico, di richiedere pareri più autorevoli a specialisti nel campo della fisica, di avviare una politica di recupero e di protezione del territorio che tenga presente tutte le altre problematiche (incendi e discariche, dissesto idrogeologico e frane). Perchè si è rilasciato nulla-osta alla valutazione di incidenza? Quali considerazioni si sono fatte? Perchè i cittadini non hanno avuto una puntuale e seria informazione? Perché l’amministrazione non si fa carico a mobilitare le forze politiche e sociali e le categorie produttive, così come è stato fatto nel passato per altri problemi anche meno gravi della realizzazione del MUOS, in modo da attuare un’azione condivisa di difesa del territorio e della salute pubblica? Come si è mosso l’Ente gestore della riserva naturale per contrastare la nascita dell’impianto?». La riunione svoltasi presso il Municipio di Niscemi, presieduta dal sindaco Giovanni Di Martino e dal presidente del Consiglio comunale Francesco Alesci, ha sancito la nascita del Coordinamento dei sindaci dei Comuni della zona per assumere iniziative comuni contro l’installazione del Muos. Alla riunione hanno partecipato anche diversi sindaci del comprensorio Giovanni Virnuccio di Mazzarino, Nunzio Drago di San Cono, Salvo Buttigè di Riesi, Enzo Marchingiglio di Mirabella Imbaccari, l’assessore Filippo Cavallo di Vittoria, l’assessore Enrico Vella di Gela, il vicesindaco Vincenzo Amato di Mazzarrone, l’assessore provinciale Franco Giudice e i parlamentari nazionali Marilena Samperi, Giovanni Burtone e Domenico Scilipoti e il parlamentare regionale Miguel Donegani. “È importante metterci tutti insieme – ha spiegato Giovanni Di Martino, sindaco di Niscemi – per combattere l’ecomostro che si vorrebbe installare sulla nostra terra. Abbiamo avviato in autotutela il procedimento di riesame di quelle procedure che avevano investito anche il Comune di Niscemi mi auguro che tutto questo possa concretizzarsi nel giro di qualche mese”. “Chiederemo al governo regionale – ha sostenuto il sindaco di Caltagirone Francesco Pignataro – di intervenire per bloccare la costruzione del Muos, affermando così il principio dell'autogoverno dei territori. La nostra iniziativa chiamerà in causa, ovviamente, pure il governo nazionale, cui reclameremo lo stop all'istruttoria del progetto”. Il coordinamento dei sindaci elaborerà un documento congiunto da indirizzare al Governo regionale per chiedere di bloccare la realizzazione del Muos a Niscemi mentre anche a Roma è prevista un'iniziativa pubblica presso il ministero della Difesa. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 13 La location più adatta per prepararsi agli scenari del futuro Esercitazioni aeronavali nelle acque della Sicilia di DOMENICO COCO L e acque intorno alla Sicilia continuano ad essere interessate da manovre aeronavali. L’ultima, in ordine di tempo, conclusasi il mese scorso, è stata l’edizione 2009 dell’esercitazione NATO denominata “Noble Manta 09”, la più grande ed importante esercitazione antisommergibile che ha avuto come teatro operativo il Mar Ionio, ed in particolare le acque prospicienti la Sicilia orientale. Le cifre parlano chiaro: circa 500 ore di volo totalizzate dagli 11 velivoli impegnati, migliaia di ore di moto effettuate dalle 11 Unità Navali e dai 6 sommergibili partecipanti alle manovre, che ha coinvolto circa 3000 militari dei paesi dell’alleanza tra cui, oltre gli equipaggi italiani, anche americani, canadesi, francesi, inglesi, tedeschi e turchi, rappresentando un notevole sforzo organizzativo soprattutto per l’Italia, in qualità di paese ospitante. Lo scopo dell’esercitazione è stato quello di mantenere un’elevata capacità nel pianificare, coordinare e condurre operazioni antisommergibile complesse nei tre scenari: aereo, di superficie e subacqueo usando le consolidate procedure multinazionali congiunte nonché quello di addestrare una forza NATO di pronto intervento rapido (N.R.F.), in considerazione dell’attuale e futuro profilo di impegno in campo multinazionale per la difesa contro il terrorismo internazionale. I mezzi aerei, che hanno operato dall’aeroporto militare di Sigonella e da Maristaeli Catania (gli elicotteri italiani), hanno volato ininterrottamente per circa 90 missioni, sia di giorno che di notte con una media di un briefing agli equipaggi ogni tre ore. L’esercitazione è stata condotta sotto la direzione del Comandante della Componente Marittima Alleata di Napoli (Cc-Mar Naples), ammiraglio di Squadra Maurizio Gemignani. La base aerea di Sigonella, sede del 41° Stormo A/S, comandata dal colonnello pilota Luca Tonello, è stata il centro di coordinamento dal quale hanno operato tutti i velivoli da pattugliamento marittimo. Inoltre, grazie all’ausilio dei dati telematici provenienti da tutti gli assetti coinvolti è stata effettuata la raccolta e l’analisi “a caldo” di tutte le missioni svolte. I dati raccolti hanno evidenziato come, i due equipaggi italiani dell’88° Gruppo volo comandati, dal capitano di corvetta pilota Simeone Praolini e dal tenente di vascello pilota Dino Rossigni, si siano particolarmente distinti per gli ottimi risultati ottenuti nel corso dell’esercitazione ottenendo un elevato numero di localizzazioni di sommergibili e riuscendo a portare a termine con successo tutte le missioni assegnate. Notevoli, hanno sostenuto gli esperti, sono stati i risultati conseguiti, in considerazione soprattutto della ormai “vetusta” condizione del velivolo italiano impiegato “Atlantic Breguet BR - 1150 ”. In tale contesto gli equipaggi, quindi, hanno evidenziato un’altissima professionalità, nonché un eleLa Voce dell’Isola n. 3 Le forze della NATO si addestrano per mantenere un’elevata capacità operativa, consolidando le procedure multinazionali congiunte per la difesa contro il terrorismo internazionale vato spirito di abnegazione: qualità tipiche che contraddistinguono la componente aerea antisommergibile, essenziale per la difesa da una minaccia altamente discreta, comunque sempre in agguato, in particolar modo per una nazione come l’Italia circondata quasi esclusivamente dal mare. Sei sommergibili, 9 unità navali di superficie e 13 tra aerei ed elicotteri per il pattugliamento marittimo costituiscono le forze fornite da Canada, Francia, Germania, Grecia, Italia, Regno Unito, Turchia e Stati Uniti d’America per Noble Manta 09, la maggiore esercitazione dedicata ai mezzi subacquei condotta annualmente dalla NATO. Svoltasi nel Mar Ionio a sud-est delle coste della Sicilia, “Noble Manta” ha avuto la supervisione del Comando Alleato Componente Marittima di Napoli, comandato dall’ammiraglio di squadra Maurizio Gemignani, ed è stata condotta dai comandi Submarines Allied Forces South e Maritime Air Naples. «La “Noble Manta”, nata per addestrare equipaggi di unità subacquee, ha visto una partecipazione ampia di forze aeree e di superficie», ha dichiarato in una nota Gemignani. «Con questa esercitazione si sono verificati e si sono sviluppati diversi aspetti delle attività navali, dalla lotta antisom a quelli particolarmente utili in questo periodo, come il contributo che i mezzi subacquei possono assicurare alla Forza di Risposta NATO ed all’operazione anti terrorismo Active Endeavour. La “Noble Manta” ha consentitio, quindi, di verificare e sviluppare attività che sono molto vicine a quanto si sta facendo oggi.» All’esercitazione ha preso parte anche il Gruppo 2 della Forza Marittima Permanente della NATO (SNMG2), reduce dall’operazione anti-pirateria Allied Provider nell’Oceano Indiano. Nel corso dell’attività in mare i sommergibili si sono alternati nei ruoli di cacciatore e preda. Nel contempo continua intensa l’attività del 41° Stormo italiano: il pattugliamento marittimo effettuato con velivoli militari e finalizzato ad un maggiore controllo delle coste, sostengono sempre gli esperti, rappresenta, oggi, uno dei principali obiettivi strategici della NATO. Nell’ambito delle attività addestrative specificatamente organizzate in materia, ha avuto inizio lo scorso 2 marzo e si è conclusa venerdì 13 marzo scorso, l’esercitazione “Loyal Mariner“. Questa volta il teatro operativo è stato il vicino canale di Sardegna che ha visto il coinvolgimento di velivoli da pattugliamento marittimo italiani, francesi e statunitensi, dislocati ed operanti sulla Base di Sigonella. Il 41° Stormo Antisom ha partecipato a quest’ultima esercitazione con un velivolo Atlantic, con relativo equipaggio e personale tecnico di supporto; tale supporto è stato esteso anche al velivolo Atlantic francese, ospitato a Sigonella per tutto il periodo dell’esercitazione, che ha avuto lo scopo di fornire l’addestramento utile ad abilitare le forze inserite nella “NATO RESPONSE FORCE (NRF) “, ad operare congiuntamente per fronteggiare ogni tipologia di minaccia in acque costiere. Marzo 2009 14 Economia Permette di aumentare il patrimonio delle aziende senza necessità di apportare capitale sociale Grande opportunità per le imprese: nuova rivalutazione degli immobili di MIRCO ARCANGELI C on la legge n. 2 del 28/01/2009, di conversione del decreto legge 185/2008 (c.d. decreto “anticrisi”) articolo 15 commi da 16 a 23, è stata reintrodotta l’ennesima disciplina di rivalutazione facoltativa dei beni aziendali. Tale disciplina richiama espressamente la precedente introdotta dagli articoli 11, 13 e 15 della legge n. 342 del 21/11/2000. La norma introduce la possibilità di rivalutare gli immobili da parte di società di capitali, di società di persone e di enti commerciali soggetti ad Ires, risultanti dal bilancio in corso al 31/12/2007. In sostanza le imprese hanno la possibilità di iscrivere in bilancio il valore reale degli immobili posseduti. Infatti se pensiamo che molte imprese hanno tra i loro beni strumentali, immobili acquistati o costruiti negli anni passati, magari prima anche del 2000. Possiamo con facilità desumere che il valore rappresentato in bilancio non rispecchi il vero valore di mercato (negli ultimi dieci anni il valore degli immobili si è rivalutato in maniera esponenziale). Ecco allora che, attraverso questa legge, tali imprese possono adeguare il valore degli immobili a quello di mercato. L’obiettivo che si intende raggiungere è duplice: Ai fini civilistici, si sostanzia nel consentire alle imprese di far emergere la loro effettiva patrimonializzazione. Ciò conseguentemente, porta a difendersi meglio in una fase congiunturale negativa, dalla necessità di dover apportare nuovo capitale, e d’altra parte può permettere migliori indici (Basilea 2) finanziari, in gra- Marzo 2009 La nuova norma rappresenta un notevole aiuto alle aziende. Inoltre, con un piccolo onere fiscale, sarà possibile liberare le riserve rendendole perfino distribuibili ai soci do di ridurre il costo del denaro. Adeguando poi il valore rivalutato anche da un punto di vista fiscale, sarà possibile godere di maggiori ammortamenti futuri, con riduzione del carico fiscale. Inoltre, in previsione di cedere i beni rivalutati, il valore di rivalutazione non determinerà plusvalenza, neutralizzando quindi il carico fiscale. I benefici fiscali però, come vedremo, avranno un piccolo costo, e potranno essere validi per operazioni a partire dal 2012. La rivalutazione può avere per oggetto i beni immobili (escluse le aree fabbricabili e gli immobili destinati alla vendita) presenti nel bilancio in corso al 31 dicembre 2007 e che sono ancora posseduti al termine dell’esercizio 2008. Il valore rivalutato attribuito ai singoli beni immobili non può essere superiore al valore di mercato o al maggior valore che può essere fondatamente attribuito in base alla valutazione della capacità produttiva e della possibilità di utilizzazione economica dell’impresa. Poiché lo scopo dichiarato del provvedimento è quello di consentire un adeguamento del valore contabile degli immobili ai maggiori valori reali (e quindi quella di far emergere una maggiore capitalizzazione) le quote di ammortamento sul valore rivalutato ovvero le plusvalenze o minusvalenze hanno valenza solamente civilistica, senza alcuna incidenza sulla deducibilità fiscale. Qualora si intendesse beneficiare anche delle agevolazioni fiscali sui nuovi valori (maggiori ammortamenti, a partire dal 2013, ed effetto su plusvalenze e minusvalenze a partire dal 2014), si dovrà versare una imposta sostitutiva del 3% (per gli immobili ammortizzabili) e del 1,5% (per gli immobili non ammortizzabili) calcolata sull’importo della rivalutazione. Il pagamento di tale imposta sostitutiva dovrà essere effettuato o in unica soluzione entro il 16 giugno 2009, oppure in tre rate annuali, maggiorate degli interessi del 3%, scadenti rispettivamente il 16 giugno 2009, 2010 e 2011. In questo caso però devono essere rispettate alcune condizioni: a) le maggiori quote di ammortamento, per gli immobili strumentali, saranno deducibili solo a partire 2013; b) le plusvalenze o le minusvalenze da cessione (o da altre operazioni assimilate) saranno calcolate sui nuovi valori rivalutati solamente a partire dal 2014). Se i beni rivalutati vengono ceduti o dismessi entro il 31.12.2013, le plusvalenze e le minusvalenze saranno calcolate sui valori fiscali originali (in altri termini, non si terrà conto della rivalutazione operata). Il maggior valore attribuito agli immobili rivalutati deve essere iscritto o direttamente a capitale ovvero in una riserva in sospensione di imposta. In sostanza un insieme di immobili acquistati negli anni ’90 iscritti in bilancio per 500 mila euro, potrebbero essere rivalutati ad esempio a unmilione e mezzo. Ciò farebbe accumulare una riserva in sospensione d’imposta per un milione. È possibile affrancare subito la riserva da rivalutazione (e quindi renderla liberamente distribuibile) con il versamento di una ulteriore imposta sostitutiva del 10% da versarsi con le medesime modalità dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione, cioè o in unica soluzione oppure in tre anni. Nell’esempio fatto se voglio rendere utilizzabile la riserva, oltre alla copertura perdite, anche per eventuali distribuzione ai soci (cosa che potrà valere per il futuro vista l’attuale situazione di crisi generale delle imprese) allora occorrerà pagare un’imposta sostitutiva del 10% su un milione di rivalutazione. La grande opportunità sta nel fatto che il binario civilistico è separato da quello fiscale, ciò rende possibile una rivalutazione anche solo civilistica, a costi fiscali zero. Unico costo potrà essere rappresentato da eventuale perizia sugli immobili, ma niente altro. Ebbene a conclusione di questa breve analisi della normativa sulla rivalutazione, si vuole sottolineare l’importanza straordinaria di questa misura, e la necessità di operare fin da subito poiché dovrà essere inserita nel bilancio chiuso al 31/12/2008, e quindi di ravvicinata approvazione. La Voce dell’Isola n. 3 Il mese prossimo vertice del G8 a Siracusa per affrontare i problemi legati alla sopravvivenza della Terra Inquinamento globale ormai alla resa dei conti DOSSIER 15 Un dibattito sempre più acceso nel tentativo di salvaguardare l’esistenza del Pianeta e la vita dei suoi abitanti: scontro duro fra gli interessi della grande industria e le esigenze fondamentali legate allo sviluppo di GIANNI TOMASELLI e EMANUELE GENTILE La Voce dell’Isola n. 3 Marzo 2009 16 Dossier 17 G8 - Una conquista della politica siciliana la scelta del capoluogo aretuseo per l’assise nel corso della quale dovranno essere prese decisioni importanti per la salvaguardia del mondo I “grandi inquinatori” a duro e serrato confronto per ridisegnare un possibile futuro del Pianeta morente di GIANNI TOMASELLI A d un mese dal taglio del nastro, Siracusa rifà il maquillage per dare un onorevole benvenuto ai Potenti del mondo che dovranno tracciare e decidere le sorti del nostro pianeta. Madrina, promotrice e first lady dell’evento, sarà la nostra Onorevole Ministro Stefania Prestigiacomo che, con mera capacità relazionale e politica, ha bruciato sul rush finale la concorrenza spietata di altre città italiane, che si erano candidate quali sedi per riunire il “famigerato” G8. La location aretusea, definita ideale a fungere da centro servizi per l’occasione, è il Castello Federiciano, meglio conosciuto come Castello Maniace. Siracusa quindi, in rappresentanza di tutta la Sicilia, avrà l’occasione e l’opportunità di essere il centro del dibattito mondiale sui temi dello sviluppo sostenibile. Le nuove tecnologie per le fonti alternative e per il risparmio energetico saranno infatti uno dei temi che si discuteranno nel G8 ambiente che si svolgerà a Siracusa dal 22 al 24 aprile e che vedrà riuniti i ministri dell’Ambiente degli otto Paesi più industrializzati (e inquinatori !), ma anche quelli di Paesi come Danimarca, India, Cina, Brasile, Messico, Sud Africa, Australia, Indonesia, Corea del Sud ed Egitto, che saranno co-protagonisti dello stereotipato sviluppo del domani. Solo a titolo di cronaca, è doveroso che si sappia che anche nel XXI secolo è stato utilizzato il cavallo di Troia celato sotto lo pseudonimo di Vagit Alekperov (presidente della LUKOIL), che ha acquistato il 49% del pacchetto azionario della ERG MED, raffineria alle porte di Siracusa in quel di Priolo Gargallo. Il greggio proveniente dalla LUKOIL (tra i peggiori esistenti in circolazione, a detto di esperti del settore e rifiutato dalle maggiori raffinerie europee), una volta raffinato andrà a servire le stazioni di servizio della LUKOIL che (colpo di scena!) sono del russo Abramovich che, per di più, possiede anche una considerevole percentuale di azioni su questa azienda multinazionale. Alla faccia del G8! E dire che recentemente si era parlato di “Energia in Sicilia: opportunità, problematiche e sviluppo”, organizzato dal WEC Italia (World Energy Council) nell’ambito della 13ª edizione di Expobit, che si è svolta il 22 novembre scorso presso il “Centro Fieristico Le Ciminiere” di Catania, dove era presente anche il ministro Prestigiacomo. Questo il prologo dell’evento stabilito e voluto dall’On. Ministro Prestigiacomo (con la piena “assoluzione” del Santo Silvio). Adesso passiamo ai pro e i contro relativamente a questo evento dell’anno, come se dovessimo redigere un’analisi SWOT, metodologia nata in ambito di ricerca di marketing, utilizzata dalle menti più raffinate (ovvero da pochi) anche per il marketing territoriale e la progettazione dello sviluppo locale. Il Governo, in tema di sviluppo, ha le idee chiare sulla posta in gioco ed ha una strategia, riassunta in tre frasi: “Investire in energia solare, eolica e ha pronunciato ai Governatori degli Stati Americani, in occasione del Summit Globale sul Clima. In merito al lavoro che sarà svolto a Siracusa in nome e per conto della tutela ambientale, è doveroso farsi delle domande e darsi delle risposte: è reale il buco dell’ozono? E l’effetto serra è una cosa così negativa? Si riesce a ricordare quale è stato l’inverno più freddo? E l’estate più calda? E per finire, nel periodo delle glaciazioni, i pochi esseri viventi esistenti, si sono sentiti in colpa per i mutamenti climatici? Certo, lo stabilizzarsi dei livelli PM10 oltre la soglia consentita, non produce sicuramente benefici ai cittadini che di fumo passivo ne as- dell’accordo sul clima stipulato dai leader del G8. La risoluzione prevede di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2050. Ma, secondo Antonio Hill, portavoce di Oxfam, “a questo ritmo, entro il 2050 il pianeta sarà già bruciato e i leader G8 di oggi saranno solo un lontano ricordo – e continuando precisa – che l’appoggio di un modesto obiettivo sul clima ci lascia con il 50% di probabilità di un disastro climatico”. Piuttosto che una novità, l’annuncio dei leader G8 rappresenta un altro esempio di temporeggiamento ad oltranza, che non fa nulla per ridurre il rischio affrontato oggi da milioni di persone povere. La dura posizione dell’organizza- di aumentare”, con questa decisione, “...ogni dollaro che verrà dirottato all’adattamento ai cambiamenti climatici – protesta l’Oxfam – sarà un dollaro sottratto ai farmaci essenziali, ai libri di testo e ad altri fattori cruciali di sviluppo”. Altra critica dell’Oxfam al documento del G8 sul clima, riguarda la decisione di dimezzare i gas serra entro il 2050, senza spiegare quando le emissioni raggiungeranno il culmine e quando cominceranno a scendere, senza stabilire un target a medio termine sulla riduzione delle emissioni e senza alcuna indicazione dell’anno di riferimento. Questa è la doccia gelata provocata da Oxfam. Per evitare le Nella foto a destra il ministro Stefania Prestigiacomo. Accanto: il Castello Maniace a Siracusa sede del Vertice e nelle altre immagini significativi di inquinamento industriale Il Governo italiano, in tema di sviluppo, ha le idee chiare sulla posta in gioco ed ha una strategia, riassunta in tre frasi: “Investire in energia solare, eolica e nei biocombustibili di nuova generazione; sfruttare l’energia nucleare rendendola allo stesso tempo più sicura; sviluppare le tecnologie per il carbone pulito” nei biocombustibili di nuova generazione; sfruttare l’energia nucleare rendendola allo stesso tempo più sicura; sviluppare le tecnologie per il carbone pulito”. Questo programma è tratto da un discorso di Berlusconi. Ma questo è anche il programma di Barak Obama, estrapolato nel discorso che il neo presidente statunitense sorbono in quantità “industriale” - e parlo anche di quelli che non hanno la patente e non guidano nessun mezzo - soccombono e basta! Ci sono altri segnali pesanti che si sono registrati recentemente durante un altro summit del G8, ovvero la bocciatura da parte dell’organizzazione non governativa inglese Oxfam zione non governativa si spiega anche con l’opposizione all’altra decisione, ritenuta “palesemente ingiusta”, quella di prelevare i sei miliardi di dollari per i Fondi di investimento nel clima, (amministrati dalla Banca Mondiale), dal fondo per l’Aiuto pubblico allo Sviluppo (Aps). Già “...i livelli di aiuto globale stanno diminuendo invece loro previsioni catastrofiche, le emissioni globali dovrebbero toccare il picco massimo entro il 2015 per diminuire poi almeno dell’80%, rispetto alla quantità emessa nel 1990 entro il 2050. Nei Paesi più ricchi le emissioni dovrebbero ridursi del 25-40% rispetto alla quantità emessa nel 1990, sempre entro il 2020. E, per attuare tutto ciò nei paesi in via di sviluppo, sarebbero necessari tra i 50 e gli 86 miliardi di dollari l’anno. Tutto ciò, sta a significare che i vari G8 che si succederanno sono inutili e solo di facciata? Per certi versi l’attuale situazione ricorda la questione del premio Nobel Carlo Rubbia, già nel 2007 Presidente dell''ENEA, che, in collaborazione con l'Enel di Priolo Gargallo, doveva portare avanti il primo impianto solare termodinamico esistente al mondo, sintesi moderna dell'alta efficienza energetica e bassissimo (o nullo) fattore d'inquinamento ambientale. Ma, come ogni cosa buona portata a Siracusa, lo scienziato fu costretto ad abbandonare il progetto nascente in contrada Targia di Siracusa e, grazie alla miopia dei nostri addetti ai lavori, “regalarlo” alla Spagna che, più pragmatica e lungimirante dei siracusani, lo accolse come un salvatore della patria. Se abbiamo ricordato la vicenda di quel Premio Nobel, corre il dovere di cronaca di parlare di un maestro elementare fondatore della Soka Gakkai, filosofia educativa per la creazione di valori legata ancestralmente al buddhismo monacale di Nichiren Shoshu. Tsunesaburo Makiguchi, maestro giapponese, riteneva la filosofia del buddhismo una forma economistica della felicità e già negli Anni Trenta parlava di creare tre tipi di valori accomunati: il valore economico, il valore sociale ed il valore ambientale. La sfida di oggi è combinare queste tre cose. Il valore economico serve per risolvere una serie di problemi, come il welfare, che però deve essere creato in maniera più efficiente dal punto di vista sociale ed ambientale. Non deve, quindi, distruggere la vita sociale e deve consumare sempre meno risorse naturali. Per quanto affermato da questo maestro giapponese quello che si prospetta per la città di Siracusa sembra sfiorare un ossimoro geopolitico in quanto i 18 ministri dell'Ambiente vogliono creare i presupposti per avviare una carta di diritti-doveri a vantaggio di una vita ecosostenibile, scegliendo come luogo di studio e trattative una città che di ambiente, vivibilità, infrastrutture e biodiversità ne è la Cenerentola del mondo. Tuttavia và un plauso al ministro Stefania Prestigiacomo, che sarà ricordata per il lavoro svolto in questa importante circostanza: è grazie al suo intervento umano e politico, infatti, che il capoluogo aretuseo sarà posto all’attenzione mondiale e quando si discuterà di ambiente si farà riferimento alla “Carta di Siracusa”. Pertanto, così come a Trieste si sono poste le basi per il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg e così come in Giappone nella città di Kobe è stato avviato il processo che entro il 2012 sostituirà il Protocollo di Kyoto, il 24 aprile Siracusa sarà identificata Anche le fonti di calore producono danni irreversibili O rmai sulla Terra i tipi di inquinamento solo da calore prodotti dall'uomo sono molteplici e anche di difficile elencazione. Comunque ogni tipo di calore prodotto porta inevitabilmente con sè anche il fattore inquinamento. Certo, l'inquinamento da calore si può ridurre ma non eliminare. I vari tipi di filtro e i diversi tipi di catalizzatori riducono l'inquinamento ma il fatto grave è che questi accorgimenti tecnici sono caduti, come al solito, nelle mani degli speculatori e dei politici che li rendono proibitivi per il loro alto costo economico e relativa manutenzione. Ci vorranno altri 50 o 100 anni per arrivare ad una coscienziosa applicazione Marzo 2009 dei riduttori fattivi di inquinamento. E penso che le prime serie misure verranno prese quando gli umani, per respirare, porteranno nelle varie città anche piccole, speciali maschere provviste di bombola d'ossigeno. Non si può pensare diversamente, non si può essere ottimisti vedendo quello che succede e si sente col trascorrere del tempo sotto gli occhi di tutti e soprattutto attraverso i loro organi respiratori. Si ripete e si continua a ripetere (Non dai politici ma dagli scienziati di tutto il mondo non prezzolati) che i principali prodotti inquinanti non sono pochi e sull'argomento del riscaldamento (CALORE), troneggiano il METANO, il GASOLIO, l' OLIO COMBUSTIBILE IN GENERE ed infine tutti i tipi di BIOMASSE. Non è facile dire “Provvederemo” su un fronte del genere quando è da tenere in considerazione che gli utenti abbisognevoli di CALORE sono miliardi sul pianeta e molti di questi sono di idee politiche diverse. Il prodotto per generare calore quasi pulito è l'energia elettrica. Ma anche questa, in mano da sempre a speculatori di ogni genere, è diventata proibitiva. Rimane solo di augurarci che gli scienziati competenti riescano a produrre energia elettrica a basso costo magari anche con centrali atomiche non pericolose come quelle attuali. A. D. P. La Voce dell’Isola n. 3 La Voce dell’Isola n. 3 Troppi interessi ruotano attorno alle problematiche dell’ambiente di EMANUELE GENTILE L nel mondo quale messaggera di iniziative riguardanti i cambiamenti climatici, la tutela della biodiversità, delle foreste, delle barriere coralline, della fauna marina e del deserto. Riprendendo la filosofia di Tsunesaburo Makiguchi, anche il ministro Prestigiacomo ribadisce il concetto chiave che la collaborazione tra scienza e politica è fondamentale per raggiungere lusinghieri risultati prima ancora che il nostro pianeta, già agonizzante, emani l'ultimo respiro e lasci orfani 6 miliardi di figli ingrati. Ma se vogliamo veramente credere in questo binomio scienza-politica bisognerebbe anche aiutare quanti in questo summit decideranno in nome di tutti i popoli, nella speranza di lasciare per il domani un mondo migliore. Prendendo spunto da un concetto del grande economista Leonardo Becchetti, il sistema economico vuole farci credere che i grandi poteri economici condizionano tutto, per cui il cittadino è posto sempre in una posizione di passività. Per Becchetti è necessario applicare il principio dell'economia “dal basso”, in quanto il sistema economico dipende, in ultima analisi, dalle scelte di consumo e di risparmio. Noi Siciliani, dunque, potremmo già da subito condizionare, adottando questo principio, il costo della benzina, vuoi per specifiche norme dello Statuto Speciale che permettono la deducibilità delle accise, vuoi perchè è un nostro diritto essere ricompensati per i danni prodotti da tutte le industrie straniere che hanno inquinato e continuano ad inquinare il nostro territorio, mentre tutti i lauti proventi vengono esportati anziché essere impiegati per migliorare la qualità della vita dei cittadini residenti. Speriamo che il luogo dove saranno “processati” i Paesi con il più alto tasso d'inquinamento possa difendere i diritti umani, con lo stesso spirito strategico di Giorgio Maniace che, nel 1038, fece costruire il Forte con lo scopo di difendere il porto di Siracusa, Non resta altro che augurare buon lavoro ai politici, agli organizzatori, alle forze dell'ordine e a quanti daranno il loro contributo perchè questi tre giorni che illumineranno con enormi riflettori la città di Siracusa possano dare frutti e che la festa non venga inquinata dai soliti facinorosi che nell'isola di Ortigia troveranno un'ipotetica fortezza. ’Italia ospiterà durante l’estate la riunione plenaria del G8 in quanto ne detiene la presidenza per l’anno in corso. Tale evento sarà fonte di sicuro prestigio internazionale per il nostro paese. Tuttavia ci si deve interrogare se queste riunioni abbiano ancora un senso. Sullo sfondo, altresì, si impone un generale ripensamento sull’efficacia delle organizzazioni internazionali il cui scopo principale è di assicurare una soddisfacente “governance” del mondo contemporaneo e alle sue complesse dinamiche. È innegabile che ci siano troppi attori sopranazionali. Spesso in conflitto fra di loro. Il risultato in più occasioni è un tempo di risposta fin troppo dilatato in relazione ad un evento avente risonanza internazionale e poco sincrono all’evolversi degli eventi. Le organizzazioni internazionali sono di diverso tipo. Esistono quelle “generali” nel senso che si occupano dell’interesse generale del mondo. Mi riferisco alle Nazioni Unite. Adiacenti all’Onu esistono organismi che hanno sì una giurisdizione mondiale, ma un ambito di intervento ben preciso e delimitato. Un esempio per tutti l’Organizzazione Mondiale del Commercio che si occupa di regolamentare il commercio internazionale. Un’altra tipologia di organizzazione è quella che ha come ambito di esplicazione delle proprie funzioni istituzionali un continente aiutando la cooperazione degli Stati che ne fanno parte. Questo è il caso dell’Unione Europea per l’Europa oppure del Mercosur per l’America Latina. Inoltre, sono attivi organismi settoriali e forum permanenti. Si occupano in modo prevalente di specifici “topic” (argomenti) o di coordinamento di azioni che saranno implementate in seguito. Proprio a questa ultima categoria appartiene il G8. La presenza di tutti questi organismi internazionali è certamente un fatto positivo. Il mondo ha contezza che c’è necessità di creare luoghi e strutture dove dibattere e trovare soluzioni alle criticità presenti nel mondo contemporaneo. Il mondo per così dire deve sentirsi in modo da conoscere e operare di conseguenza. Ma come ricordavo sopra l’eccessiva lentezza di risposta e la sua (mi riferisco alla risposta) non sincronicità rende vana la loro azione. O per lo meno non esaustiva e incompleta. Da qui l’urgenza di mettere ordine alla struttura poli- tica della “governance” del mondo di oggi al fine di evitare quanto testé affermato. Cercherò, per dunque, di delineare in modo sintetico nel proseguo dell’articolo un insieme di interventi aventi la missione strategica di migliorare la “governance” partendo da un complesso sistema di interventi riguardanti gli attori soprannazionali. Obiettivo si ambizioso, tuttavia possibile. Il primo punto è quello di rinforzare l’operatività delle Nazioni Unite. A mio parere tutto si gioca sugli equilibri fra Consiglio di Sicurezza, Assemblea Generale, Segretariato e le varie agenzie appartenenti al “body” dell’Onu. Una definizione dei succitati equilibri dovrebbe permettere all’Onu di essere meno vittima degli eventi e più protagonista della “governance” mondiale. Fra l’altro l’Onu dovrebbe sviluppare “partnership” ancora più solide e strutturate con tutti quegli organismi che si occupano di certi assetti strategici mondiali. Mi riferisco alla già ricordata Organizzazione Mondiale del Commercio. Questa modalità operativa contribuirebbe a elevare la risposta “politica” ai mille problemi all’ordine del giorno dell’agenda del mondo. Un “asset” essenziale è rappresentato dai rapporti fra l’Onu e le varie organizzazioni sopranazionali a carattere regionale. Un siffatto accordo strategico renderebbe l’azione sia dell’Onu che di queste organizzazioni regionali più corrispondente alla realtà effettiva delle cose e indicherebbe una maggiore sincronia fra interessi generali mondiali e interessi specifici di aree. Infine, l’insieme degli organismi settoriali e dei forum permanenti dovrebbe essere oggetto di un’azione di regolamentazione. Intervento teso a rafforzare il coordinamento fra queste ultime con l’azione degli altri organismi internazionali con benefici in termini di efficacia operativa. Dall’altro versante, essi potrebbero rivelarsi un incredibile strumento di democrazia diretta del mondo in quanto potrebbero sviluppare modalità di ascolto in tempo reale delle necessità generali, aggregate o parziali della popolazione mondiale. La questione di fondo in riferimento al G8 e all’insieme degli organismi è quella di farli diventare protagonisti dell’evoluzione del mondo e non semplici notai dei problemi esistenti. Nel primo caso servono al mondo. Nell’altro possono rivelarsi un ostacolo. Marzo 2009 18 Politica Segna un passo avanti nella strada verso la trasparenza Approvato dalla Provincia etnea il regolamento sulle consulenze I l settore delle consulenze nelle pubbliche amministrazioni segna un passo avanti nella strada verso la trasparenza con il nuovo Regolamento – il primo del suo genere – approvato dalla Giunta provinciale presieduta dall’on. Giuseppe Castiglione, su proposta del direttore generale Carmen Madonia e su relazione dell’assessore al ramo Giovanni Ciampi. Al fine di contenere la spesa pubblica, quando un dirigente delle Provincia ritiene di dover ricorrere a incarichi e consulenze esterne (per collaborazioni, studi, ricerche) dovrà adeguarsi al disciplinare deliberato dalla Giunta, che suggerisce le modalità, i limiti e i criteri. Lo schema di Regolamento è stato predisposto di concerto con il segretario generale, Luigi Albino Lucifora, che ha dichiarato: “La Provincia regionale di Catania è stato il primo Ente a licenziare un Regolamento esemplare, già pubblicato nella rivista del TAR”. “È un ulteriore passo verso un’amministrazione sempre più trasparente, gestita secondo criteri oggettivi – ha sottolineato il presidente Castiglione -, che rispetti e faccia rispettare criteri certi e definiti”. Il Regolamento è in 16 articoli e riguarda gli incarichi di lavoro di natura occasionale o coordinata e continuativa che non possono essere svolti dal personale interno all’Ente, in quanto privo di particolare e comprovata specializzazione, anche universitaria. I punti salienti del Regolamento sono: il ricorso agli incarichi esterni è di competenza dei dirigenti dei Servizi; bisogna tener conto dai limiti posti dal Bilancio; devono essere preventivamente determinati durata, luogo, oggetto, compenso e modalità di esecuzione,;non è am- Riguarda gli incarichi di lavoro di natura occasionale (o coordinata e continuativa) che non possono essere svolti dal personale interno I migliori successi di ieri e di oggi, l’informazione locale e nazionale sempre precisa e puntuale, la tecnologia più avanzata. Questi in breve gli elementi caratterizzanti che, nel tempo, hanno fatto di STUDIO 90 ITALIA una delle emittenti radiofoniche più ascoltate in Sicilia. Frequenze: Fm 87.500 Catania e provincia Fm 99.500 Siracusa e provincia Fm 98.700 Messina e provincia Reggio Calabria Fm 105.500 Giarre-Riposto-Milo Sant'Alfio-Fiumefreddo Sito internet: www.studio90italia.it Giuseppe Castiglione messo il rinnovo del contratto di collaborazione (ma è ammessa la proroga). Saranno fatte delle selezioni (solo a titoli o titoli e colloquio) qualora vi siano più candidati. La comparazione è effettuata da una apposita commissione interna. L’avviso delle selezioni va affisso nell’Albo pretorio e inserito nel sito web istituzionale (www.provincia.ct.it). La Provincia può istituire, per particolari profili professionali, liste di accreditamento di esperti (da aggiornare ogni tre anni). Il Regolamento prevede delle deroghe. Non soggiacciono all’applicazione del disciplinare le prestazioni di importo inferiore a 5000 euro (IVA esclusa); gli incarichi affidati in caso di urgenza ed imprevedibilità; quelli relativi ai servizi di architettura e ingegneria, e quelli inerenti all’attività notarili, di patrocinio e difesa dell’Ente; gli incarichi di esperto conferiti direttamente dal presidente della Provincia. Vi segnaliamo: RADIOGIORNALI REGIONALI Ore 8.30 Ore 11.30 Ore 13.30 Ore 17.30 Ore 19.30 PUNTO D'INCONTRO alle 14.20 lunedì, mercoledì e venerdì con Letizia Carrara giovedì (Speciale Ritratti) con Silvia Ventimiglia SICILIA IN CAMPO Lunedì, mercoledì e venerdì alle ore 17.30 e sabato alle 12.45 con Antonio Carreca ** Ufficio pubblicità: Pubblistudio Tel. 095/417110 Fax 095/412860 e-mail: [email protected] Incontro con Michele Mangiafico, presidente del Consiglio provinciale A Siracusa il consenso politico ha ancora un volto giovane di MELINDA MICELI A bbiamo incontrato Michele Mangiafico giovane dinamico e dall’immagine curata, che è stato eletto con un consenso popolare straordinario quale consigliere provinciale di Siracusa e ricopre la delicata ma incisiva carica di Presidente del Consiglio provinciale. A cosa si deve secondo Lei una così vasta mole di consensi? Il consenso espresso sulla mia figura e su quella di altri giovani consiglieri comunali vuol mettere in luce la volontà di una politica che mostri maggiore freschezza e vicinanza alla gente ed alle problematiche attuali. Questa è anche la ragione per cui nella carica di Presidente del Consiglio Provinciale ho iniziato ad avvicinare il più possibile le istituzioni al cittadino partendo dagli istituti superiori di Siracusa e zone limitrofe ai quali ho fatto aprire le porte del Consiglio Provinciale su argomenti come sanità, assetto istituzionale,ambiente e risparmio energetico. Una sorta di educazione civica partecipata che in futuro comprenderà anche delle simulazioni per far partecipare ai dibattiti i nostri giovani protagonisti del domani. Come intende agire il Consiglio Provinciale da Lei presieduto nei confronti del Marzo 2009 mancato sviluppo economico della zona nord della Provincia? L’attenzione della Provincia allo sviluppo economico della zona nord e non solo dev’essere innovato nella ricerca e nel drenaggio delle nuove risorse ed occasioni di finanziamento che provengono dai bandi europei e coadiuvato da un migliore utilizzo delle partecipate, le società che si occupano dello sviluppo economico della Provincia come i vari Gal e lo stesso Cosvis. Occorre attirare tramite lo Sportello Europeo altri organismi comunitari e partnership con altri enti locali. Gl’investimenti oggi vanno mirati sulla “glocality” dunque sui prodotti locali e le specificità del territorio, specie tramite gli assessorati di competenza cioè quello delle attività produttive governato da Nunzio Dolce e dello sviluppo economico da Paola Consiglio. Riguardo i due settori più delicati, i primi che vengono tagliati in fase di bilancio cioè la cultura ed il sociale quali sono i prossimi obiettivi? La cultura ed il sociale sono le due cartine tornasole del buon rendimento di un’amministrazione provinciale. L’essere stati insigniti del fregio di “patrimonio dell’umanità per l’Unesco” non è un’eredità o un fatto acquisito,ma un onore ed un onere da mantenere. Michele Mangiafico Questo concetto va diffuso per educare il senso civico all’amore verso il territorio ed i visitatori attirati dall’immenso patrimonio storico. In tal senso vanno patrocinate le attività di divulgazione della cultura e delle tradizioni, e quelle legate alla pubblicazione di opere dirette sia a studenti che al mercato del turismo al fine di diffondere il modo giusto di vedere il nostro territorio. Per quanto riguarda il sociale, questo set- tore richiede particolare attenzione da parte dell’organo provinciale in fase di bilancio perché interessato da una crisi economica dovuta a tagli dell’Amministrazione Nazionale contro molti dei quali il Consiglio Provinciale si è opposto specie su quelli che vanno a toccare la sfera del necessario come l’assistenza ai diversamente abili e agli anziani che molto spesso mettono in crisi le famiglie e l’integrazione stessa di questi soggetti creando veramente grossi disagi. La Voce dell’Isola n. 3 Politica 19 Adesso è a forte rischio la poltrona di Alfio Mangiameli La stessa commedia al Comune di Lentini di GIUSEPPE PARISI U na nota carta di credito “americana” offre, a chi la utilizza in un certo modo, due biglietti al cinema a scelta, gratis. Il Consiglio Comunale di Lentini che di “americano” ha solo “l’affair Xirumi” scopiazza offrendo, però non a scelta, il teatro, quello recitato da se stesso, che è davvero una magnifica esibizione gratuita. Altro che cinema! Otto personaggi sono in cerca d’autore, due s…parlottano aspettando Godot, quattro l’autore ce l’hanno già e tacciono pensierosi, rimanendo in attesa degli aiuti da parte del suggeritore, un certo Pippo; gli altri improvvisano direttamente sul palcoscenico. Il pubblico in sala, come nelle recite greche, partecipa al pathos della “tragedia” brontolando, più o meno rumorosamente, lunghi o brevi “ohhhhh” e un tizio “scattiato”, visto la scarsa verve nel recitare il copione della serata (ndr: parliamo della seduta consiliare del 26 u.s. a Lentini) pensa bene di prendere parola, anche se non gli spetta, e seppure nel vero…simile “sproloquia” usando termini, diciamo così, alquanto ”coloriti” per cercare di svegliare “qualcuno” fra gli attori che sebbene abbia gli occhi apparentemente aperti, dorme da tempo sonni profondi. Durante le rappresentazioni classiche, quella del dormire ad occhi aperti è un ‘azione che capita spesso a chi non gradisce intrattenersi o partecipare a tali spettacoli. C’è anche chi, quando proprio non ne può più, stanco di sostenere la sua parte per due anni e mezzo, si alza, sbatte forte la porta e se ne va…in gergo, si dimette. Salvatore Cutrona, stimato consigliere, con un dire che farà parlare di sé ancora per qualche tempo, passa il testimone; lo riceve il giovane vispo e pimpante Nazzareno Nicotra (ndr: Auguri e buon lavoro!) I lentinesi, tutti contemporaneamente spettatori e comparse, attendono. Attendono cosa? Attendono! Possiamo provare a capire cosa osservando i loro volti cupi e tristi. Nessuno ride…del resto questa è una tragedia e non una farsa, così c’è poco, anzi nulla da sogghignare. Otto consiglieri, motivandola con una pagina fitta di contestazioni, (tormentis veritas exprimenda est…) con cui rimproverano la Giunta e il sindaco di immobilismo, presentano dopo lungo “strazio” una mozione di sfiducia che sarà discussa durante il prossimo Consiglio Comunale; altri difendono l’operato del sindaco; altri tacciono. Insomma, un classico nel suo genere. Ma è un genere già visto che non sta ottenendo al momento il record d’incassi previsto per mancanza di platea, quella popolare, che a ben vedere pare supporti il sindaco Alfio Mangiameli. Ma è pur vero che in politica è d’obbligo mai dire mai. In una democrazia o altra qualsivoglia forma di governo, quando arriva l’ora della resa dei conti perché collassata o prossima al trapasso (ndr: nell’antica Roma repubblicana quando si avvertiva un reale pericolo si consegnavano ”pro tempore” i pieni poteri a un dittatore) si tende ad affidarsi a un “uomo forte” La Voce dell’Isola n. 3 che riesca comunque a garantire al popolo sovrano (?) sicurezza, legalità, stabilità economica e sociale. Infatti, se Pippo, oggi il vero “arbitro” della situazione, non ha ancora sciolto i nodi e prende tempo, è proprio perché questo teme. A nostro avviso, e lo diciamo chiaramente, l’assai probabile discesa in campo di Nello Neri preoccupa. Inquieta dei lentinesi. In questo sconsolante quadro non passa giorno che “qualcuno” di questi artisti dal pennello facile non tracci un personale segno, scordando che il pennello gli è stato consegnato da Lentini non per pasticciare qua e là ma per progettare benessere per tutti, in una sorta di risorgimento urbano “con” Alfio, Sindaco. nicipio la testa di Mangiameli, lo stesso sindaco che molti fra costoro avevano proposto sin dalla prima ora e sostenuto in campagna elettorale, stiamo tutti freschi per il futuro. Chi ci garantisce che costoro, avendo “sbagliato” già la prima volta con Rossito, la seconda con Mangiameli (ci stanno tentando), non perseverino sbagliando ancora, ma- La probabile discesa in campo di Nello Neri preoccupa. Inquieta soprattutto chi aspira (e sono tanti e troppi) al posto di sindaco soprattutto chi aspira (tanti e troppi) al posto di sindaco, chi questa poltrona vorrebbe manovrare da relativamente lontano e chi in questo mare “nostrum” intende sguazzarci beatamente per il bene “suo” che s’identifica ovviamente con quello Tutti gli amministratori, nessuno escluso, hanno giurato a Lentini e non a Pontida, alquanto lontana, di perseguire il bene comune dei lentinesi. E se il bene dei lentinesi, politicamente parlando oggi, è quello di far ruzzolare giù dalle scale del Mu- gari suggerendoci il loro nome o altri che sfiduceranno “dopo”, continuando così una serie infinita di errori? E chi pagherà tutto questo? Pantalone o i lentinesi? Perché se è vero che la storia è maestra di vita, allora ricordiamoci, per non commettere lo stesso errore, di ciò che è avvenuto a Lentini dopo la sfiducia votata al sindaco Rossitto, sempre per il bene del popolo s’intende. Abbiamo visto tutti sulla nostra pelle di che bene si trattava, dove siamo giunti dopo quella sfiducia. Tutti “anni di piombo” per Lentini. A chi dice che poteva andare peggio, rispondiamo serenamente che ci è difficile immaginare un peggio…“migliore” di questo! La speranza che…qualcosa in meglio doveva pur cambiare, giace nel sepolcro di buna memoria Foscoliana, confortato sì dal pianto… ma quello dei giusti e degli onesti, aggiungiamo noi, delusi e affranti. Sia altrettanto chiaro, come dicevano i nostri padri, che chi di speranza campa disperato muore. Nello Neri oggi, vista la situazione politica e non solo quella, ha tutte le carte in regola per presentarsi ai lentinesi, ancora una volta, come “pater patrie”. Dobbiamo essere onesti quanto siamo stati In alto il palazzo comunale di Lentini e una panoramica della cittadina. In alto a destra Nello Neri. Accanto Alfio Mangiameli critici, a suo tempo, che la competenza, la capacità, il carisma, la dialettica e, dulcis in fundo, la preparazione legale e giuridica, essendo un magistrato, di porsi quantomeno al centro dell’attenzione, non difetta certo al nostro uomo. Forte anche della trascorsa esperienza politico-amministrativa smussando quanto basta il suo modo di far politica, quantomeno per tacitare gli avversari che, a torto o ragione, lo definirono “arrogante”, ha tutte le “carte in regola” per un nuovo successo. L’onorevole Neri che vanta una brillante carriera personale e politica, seppure si consegni oggi alla storia nazionale orfano del suo primo amore, quello per Alleanza Nazionale, e anche privo del “bollino” dell’Mpa, resta ed è indubbiamente un politico di razza. A Lentini incassa anche il sostegno di una associazione culturale e politica quale “Rinascita Leontina” costituita da persone per bene e di prestigio. Inoltre, noi che sappiamo “ascoltare” nei salotti buoni della politica lentinese, e non solo in quelli, non possiamo nascondere ai nostri lettori di avere udito spesso in questi giorni il nome di Neri. Insomma, per dirla in uno, il vero patema d’animo di molti non è “Mangiameli sì…Mangiameli no” che rappresenta, come si dice in artiglieria, un falso scopo, ma la presenza nell’agorà politico lentinese e dintorni di Nello Neri. Infatti se qualcuno degli aspiranti alla poltrona di sindaco di Lentini e dei suoi sostenitori “alti” o “bassi” che siano, intende illudersi iniettandosi dosi massicce di “Yes, we can” si sbagliano di grosso, perché è lui l’uomo da battere. Lo sanno tutti. Noi riportiamo solo quello che in piazza si mormora dopo le “stravaganze” avvenute negli ultimi mesi durante le sedute del Consiglio Comunale e cioè: “… se ci fosse stato Nello Neri…”. Sarà vero? Anche se per noi Mangiameli resterà in sella sino a fine mandato, rimaniamo possibilisti a tutto…anche a chi vuol fare, politicamente parlando, karakiri con lamette azzannate tipo fai-da-te. Anche noi allora, stando così le cose, con i lentinesi attendiamo! Marzo 2009 20 Cultura Testimoni di cultura e professionalità Calatini radicati in tutto il mondo di OMAR GELSOMINO V alorizzare e far conoscere ai cittadini calatini quanti emigrati si sono affermati nel mondo in vari settori, portando con loro le origini, tradizioni, culture, professionalità ed intelligenze, è l’obiettivo principale che si propone l’Associazione Calatini nel mondo presentata alla stampa. L’idea nasce da alcuni amici, che poi sono anche i soci promotori, come Massimo Porta, Mariano Messineo, Angelo Salerno, Biagio Pace, Enzo Nicoletti, Floriano ed Emilio Scalogna, Luisa D’Agostino, Salvo Russo, Carmelo Alba e padre Enzo Mangano, anche lui rappresentante della calatinità nel mondo, in particolar modo in Brasile, nella regione amazzonica, prima di tornare in Sicilia, dove ha vissuto la sua lunga esperienza di missionario. Dopo la presentazione di Angelo Salerno e Biagio Pace, alcuni calatini hanno raccontato le loro esperienze all’estero, in Svizzera, a Madrid e in Brasile, è stato il presidente onorario on. Fabio Porta a prendere la parola: “Dell’importante esistenza della comunità italiana all’estero non se ne aveva notizia né purtroppo è stata valorizzata. In Brasile vi è la più grande comunità di italiani nel mondo, soprattutto discendenti, un’emigrazione che data già tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, gente che partiva soprattutto dal Nord Est, vi sono oltre 32-35 milioni di abitanti che hanno sangue italiano. Per non dimenticare quanti italiani sono presenti in Argentina, quasi la metà, in Venezuela, in Germania, in Svizzera, e poi l’Australia con una sua emigrazione più recente”. “Gli italiani nel mondo rappresentano l’altra Italia, dove la Sicilia ha un peso maggiore con i suoi emigrati – ha continuato l’on. Porta -. La nostra comunità oltre ad essere un motivo di orgoglio, perché ha onorato l’Italia all’estero, rappresenta un debito storico perché sono stati gli emigrati ad aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi del dopoguerra con le loro rimesse, oltre che un’opportunità per la crescita e lo sviluppo per uscire dalla crisi attuale”. L’on. Fabio Porta è un deputato del PD, eletto nella circoscrizione estera dell’America Meridionale con ben 17.000 di preferenza, impegnato da sempre nei rapporti tra l’Italia e l’America Latina, nominato “Cavaliere dell’ordine della stella della solidarietà italiana” dal presidente della Repubblica L’onorevole Fabio Porta Ciampi forte della sua esperienza e del suo vissuto in Brasile ha raccontato dei legami e dei vincoli più stretti fra il paese carioca e l’Italia, del senso di familiarità che si prova quando si arriva in Brasile forte di trovare una grande comunità italiana. Delle potenzialità e delle opportunità che in futuro il Brasile può esprimere nelle relazioni politiche e culturali, tra pochi anni sarà la sesta potenza mondiale mentre l’Italia retrocederà. “È un’associazione aperta al pubblico, non è né esclusiva né esclusivista, - ha concluso l’on. Porta - aperta alla comunità calatina, alle idee, energie, intelligenze, esperienze di quanti vorranno dare una mano perché si tratta di difendere, se vogliamo anche con un minimo di orgoglio campanilistico, ma soprattutto in chiave di positiva visibilità la bandiera di Caltagirone e del comprensorio calatino. Ma un’associazione che si occupi dell’integrazione dei calatini sparsi nel mondo, dell’istituzione di un premio per quanti si siano distinti in vari campi, della costituzione di un fondo per quei pochi italiani che all’estero non hanno trovato la fortuna sperata, e di questi non bisogna dimenticarsene, a differenza di altri più fortunati. Utilizzare internet per creare una rete, insomma un’associazione che sia glocal, cioè interagisca con gli individui, organizzati in gruppi sempre più allargati, presenti su un territorio, mettendo a disposizione i legami locali con quelli territoriali in un mondo in cui le spinte secessioniste e xenofobe sono in aumento”. Rappresentano all’estero l’Altra Italia dove la Sicilia ha rappresentatività e peso maggiore con i suoi emigrati. Ora si sono raccolti in Associazione per far conoscere le loro esperienze Marzo 2009 PREMIO LETTERARIO GENNARGENTU© Il magazine online Terza Pagina World, www.terzapaginaworld.com bandisce la PRIMA EDIZIONE del Premio Letterario Nazionale per Narrativa Inedita Gennargentu, per il miglior romanzo italiano inedito del 2009 REGOLAMENTO 1. Il Premio Letterario Nazionale per Narrativa Inedita Gennargentu è un concorso dedicato al “Grande Romanzo” ed è aperto a tutti. La partecipazione è gratuita. La scadenza è il 31/12/2009. 2. Sono ammesse opere in lingua italiana, inedite, mai pubblicate, neppure parzialmente. Non vi sono limiti di lunghezza. 3. Ogni autore potrà partecipare con un solo lavoro per edizione. Il testo dovrà pervenire ai giurati a mezzo plico raccomandato in copia dattiloscritta (una copia per ciascun membro della Giuria per un totale di 5 copie), o a stampa di computer, e alla comissione organizzatrice in versione elettronica (in formato.doc o.rtf via e-mail o, se specificato, contenuto in un CD). I dettagli per la spedizione e l’iscrizione dovranno essere richiesti al seguente indirizzo e-mail: [email protected]. 4. Nel plico l’autore/autrice inserirà anche un foglio dove saranno riportati in maniera chiara e leggibile: le sue generalità (nome e cognome), il suo indirizzo (completo di via, numero civico, codice di avviamento postale, località di residenza e provincia), recapiti telefonici ed elettronici (indirizzo e-mail), insieme ad una dichiarazione liberatoria che autorizza l’eventuale pubblicazione in esclusiva dell’opera e ad un tempo concede all’organizzazione del contest un diritto di prelazione sulla pubblicazione della stessa come da condizioni riportate al punto 9. 5. I dattiloscritti NON SARANNO RESTITUITI. In nessun caso. Allo stesso modo, in NESSUN CASO, verranno fornite informazioni sulle opere in concorso. 6. Una Giuria composta da scrittori e tecnici, insieme alla redazione di Terza Pagina World, esaminerà le opere pervenute e sceglierà il vincitore. La scelta fatta sarà insindacabile. 7. Il lavoro primo classificato riceverà i seguenti premi: Coppa Gennargentu (solamente in presenza di optimum letterario, per decisione unanime dei Giurati e del Presidente e dopo attentissima valutazione - potrebbe proporsi il caso di dichiarazione di un’opera vincitrice al quale la Coppa non verrà comunque assegnata). Pubblicazione del testo. Recensione dell’opera e circolazione della stessa review presso riviste di settore e siti Internet specializzati. 8. La pubblicazione del romanzo vincitore potrà essere curata da Terza Pagina World, dalla casa editrice Terza Pagina Edizioni, che avrà comunque diritto di prelazione, o da altro Editore indicato dall’Organizzazione del Premio e sarà contrattualmente formalizzata. 9. Nel caso in cui la qualità delle opere in concorso non soddisfi la qualità letteraria ricercata, la redazione di Terza Pagina World, onde tutelare e salvaguardare il buon nome del concorso, si riserva il diritto di non dichiarare alcun vincitore; l’edizione in corso verrebbe quindi annullata, mentre si procederebbe subito alla pubblicazione del nuovo bando. 10. Per le ultimissime sul Premio Gennargentu, si consiglia la regolare consultazione della pagina web Informazioni Generali sul sito www.terzapaginaworld.com che verrà periodicamente aggiornata. Tutti i diritti del Premio Gennargentu, indipendentemente dalle partnership concordate sono, e restano, di esclusiva proprietà della Casa Editrice Terza Pagina Edizioni (Villanova Strisaili - OG). Premio Gennargentu All rights reserved© La Voce dell’Isola n. 3 22 Cultura Per chi si occupa di archeologia era un vero mito e soprattutto uno studioso di grande valenza Una vita tra le antiche pietre di Sicilia L’irreparabile perdita di Vincenzo Tusa di CORRADO RUBINO N el 1992 avevo il grado di capitano dell’Esercito, non mi ero ancora laureato in Lettere e frequentavo quello che allora si chiamava Istituto di Archeologia, in via Antonino di Sangiuliano a Catania. Un amico mi chiamò al telefono e mi chiese di avvicinare in Istituto perché mi doveva presentare una persona. Erano le due circa di un pomeriggio, di un mese primaverile, mi pare, e io arrivai con la mia Fiat Uno azzurra fin davanti al portone dell’Istituto dove c’erano ad attendermi il mio amico con a fianco un elegante signore di circa settant’anni: «ti presento il professore Vincenzo Tusa!». Questo è stato il mio primo e unico incontro con un uomo che, per chi studia archeologia, era un vero mito. Tusa si trovava a Catania perché aveva deciso di fare una riedizione del suo libro I sarcofagi romani in Sicilia, e quindi era venuto per rivedere e rifotografare personalmente quei sarcofagi romani che erano, e che sono tuttora, presenti nella città etnea. Ma c’era un problema: alcuni dei sarcofagi che lui avrebbe voluto vedere non erano accessibili. Uno di questi era il “sarcofago di Sant’Agata” collocato sotto l’altare della chiesa di Sant’Agata la Vetere che in quel periodo era chiusa a causa dei danni causati dal recente terremoto del dicembre 1990. Un altro era il sarcofago dei reali Aragonesi custodito all’interno della cappella Primo piano di Vincenzo Tusa. Scena di combattimento: frammento di cratere attico a figure nere, 520-510 a.C. proveniente da Selinunte ed esposto al Museo archeologico regionale di Palermo. della Madonna della Cattedrale e quasi sempre chiusa. In quell’occasione quindi le mie amicizie con i parroci delle due chiese mi diedero l’occasione di avere l’onore di accompagnare il grande archeologo a vedere i reperti che gli interessavano. Passai assieme a lui un pomeriggio indimenticabile in quanto ebbi modo di commentare con lui alcune osservazioni: mi regalò una vera e propria lezione di archeologia romana. È il ricordo, che conservo indelebile, di uno studioso scomparso lo scorso 5 marzo all’età di 88 anni a Palermo. Ma non era palermitano era nato nel 1920 a Mistretta in provincia di Messina, ha vissuto la sua adolescenza fino alla laurea a Catania per poi spostarsi a Roma. In campo archeologico il suo maestro fu un altro grande archeologo e storico dell’Arte classica, Ranuccio Bianchi Bandinelli che, essendo Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti di Roma lo assunse come salariato dell'Amministrazione statale. Poi, nel 1949, fu mandato a Palermo dove andò a malincuore in quanto allora, per gli archeologi era molto ambita la prestigiosissima sede di Siracusa che però non era libera. Da allora si occupò della civiltà punica in Sicilia, della quale nella Sicilia orientale si sapeva poco e niente; e fu la sua fortuna. Fu anche uno dei massimi studiosi della Sicilia antica e preistorica. Al nome di Vincenzo Tusa sono legati gli scavi dei siti punici di Solunto, degli anni cinquanta, e successivamente di quelli di Mozia. Ma il nome di Tusa si associa soprattutto al parco archeologico di Selinunte, cui si sentiva affettivamente legato. Ha passato la sua vita tra siti archeologici, pinacoteche e aule universitarie, dove ha insegnato Antichità Puniche; fu infatti docente di questo corso archeologico all’Università degli Studi di Palermo. Divenne soprintendente alle Antichità e Belle Arti (così erano chiamate allora le odierne Soprintendenze per i Beni Culturali e Ambientali) per Trapani e Palermo, dagli Anni ’60 fino a quando andò in pensione nel 1985. Personaggio di spicco del mondo culturale nazionale fu membro dell’Accademia dei Lincei nella classe Scienze Morali per la categoria Archeologia e Presidente onorario della Società Siciliana per la Storia Patria, nonché Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. Membro del Comitato d’onore dell'Associazione Italia-Cina. Andò in Cina, per la prima volta, nel maggio del 1972, e vi ritornò poi altre due volte nel 1976 e nel 1981: ricorreva, nel 1972, il decimo anniversario della fondazione dell'Associazione Italia-Cina. Tusa fu il primo archeologo italiano, ed uno dei primissimi europei, che prese conoscenza diretta delle organizzazioni e degli uomini che, in Cina, si occupano di archeologia. Vincenzo Tusa ebbe un sogno tutto suo: proteggere e salvare il sito archeologico di Selinunte, l’antica e potente città greca di Sicilia, dalla speculazione edilizia e dall’incuria del territorio. Per più di 20 anni Tusa lavorò alla costituzione del Parco archeologico di Selinunte. Dopo il 1985 venne definitivamente chiusa e delimitata un’area di 270 ettari che costituisce un’oasi incontaminata per studiosi, appassionati e turisti. Dall’ultimo rapporto presentato dai Carabinieri, risulta che nel 2008 sono state trafugate in Sicilia 1697 opere d’arte rispetto alle 483 dell’anno precedente. Ancora più drammatica è la situazione nei siti archeologici dove continua l’attività dei tombaroli. Agli inizi degli Anni al traffico illegale dando a quelle persone l’opportunità di guadagnare onestamente quanto serviva per mantenere la propria famiglia”. Le attività investigative di prevenzione e repressione vengono oggi condotte in collaborazione con le Istituzioni locali, ma come intuì già mezzo secolo fa Tusa, una effettiva tutela del nostro patrimonio culturale si potrà raggiungere soltanto attraverso una determinata azione politica capace di far diventare le tracce del passato volano per l’economia locale e siciliana in genere. Soltanto così potrà essere avviato un lento processo culturale capace di infondere nelle comunità locali quel senso d’appartenenza al territorio necessario per comprendere l’importanza della salvaguardia e valorizzazione delle tracce del proprio passato. L’idea del Parco archeologico di Selinunte, voluto dal grande archeologo, oggi è diventata realtà. L’area urbana di Selinunte sita presso la foce del fiume dove cresce ancora il prezzemolo selvatico (selinon) che diede il nome al corso d'acqua ed alla città, si avvalse della sua felice posizione per esercitare i suoi fruttuosi commerci soprattutto con i Punici che vivevano nella parte più occidentale della Sicilia. La città fu fondata dai Megaresi di Sicilia nella seconda metà del 7° secolo a.C. una città di dimensioni grandiose, dotandola di numerosi edifici di culto e opere pubbliche di primissima qualità. L'impianto urbanistico greco di Selinunte si colloca ai livelli più alti della storia dell’urbanistica moderna. Tutto questo e molto altro è contenuto nel film documentario di Salvo Cuccia e Benni Atria "Oltre Selinunte", che è un progetto del figlio di Vincenzo Tusa, Sebastiano, in collaborazione con la Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Trapani e il Servizio Documentazione - Filmoteca Regionale Siciliana del CRICD di Palermo, e che racconta la storia antica di Selinunte ripercorrendo anche le vicende degli ultimi 50 anni dello scorso secolo legate all’area del Parco archeologico. Con la sua scomparsa viene a mancare una delle figure più eminenti della cultura internazionale ed uno studioso dalle grandi doti umane, punto di riferimento per la comunità scientifica e per tutti coloro che lo hanno conosciuto e sono stati suoi discepoli. Inoltre rappresenta una grande perdita per la Sicilia, alla cui storia egli ha dato un contributo unico ed ineguagliabile. La figura di uno studioso quale Vincenzo Tusa resterà per sempre scolpita nella storia della Sicilia e la si vedrà aggirarsi tra i templi di quella Selinunte "Più cara a me fra tutti gli altri luoghi", diceva Tusa, "con tutto ciò che Selinunte significa per me”. E anche di Mozia, l’altra nota località archeologica della Sicilia occidentale, la piccola isola dove ebbe sede la principale tra le città fenicio-puniche. Allo studioso sono legati gli scavi dei siti punici di Solunto, degli Anni Cinquanta, e successivamente di quelli di Mozia. Ma il nome di Tusa si associa soprattutto al parco archeologico di Selinunte, cui si sentiva affettivamente legato Efebo di Mozia. Secondo l'ipotesi maggiormente accreditata il cosiddetto Efebo di Mozia, una statua in stile greco risalente al 450/440 a.C., rappresenta il dio fenicio-punico Melkart, sincretizzato nel pantheon grecoromano come Eracle. Marzo 2009 ’60, il primo a comprendere la gravità delle conseguenze del fenomeno fu proprio Vincenzo Tusa che per portare alla luce la necropoli di Selinunte ingaggiò alcune decine di operai tra coloro che erano dediti agli scavi clandestini. “La mia decisione – ricordava Tusa – si rivelò doppiamente utile. Mi ritrovai con operai abilissimi che riuscivano a scavare le tombe con una capacità ed una rapidità incredibile e, nello stesso tempo, sottrassi manovalanza La Voce dell’Isola n. 3 Energia pulita 23 Fotovoltaico: la realtà finirà per superare la fantascienza Fonti energetiche alternative oggi più che mai necessarie di SEBANIA LIBERTINO L a crisi che sta provando l’economia mondiale e, purtroppo, anche le tasche di ogni italiano, impone una profonda riflessione sulle fonti energetiche. La logica suggerirebbe di intraprendere in maniera netta la via delle fonti alternative ma, come succede sempre più spesso, la politica non segue la logica, almeno non quella volta al risparmio energetico e alla preservazione dell’ambiente. Infatti, è recente la notizia che il Senato ha approvato il testo emendato della Legge di Conversione del Decreto Legge 30 dicembre 2008 n. 207 (il cosiddetto Decreto Mille Proroghe) che prevede lo slittamento dal 1 gennaio 2009 al 1 gennaio 2010 dell'obbligo di installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sulle nuove costruzioni, come previsto dalla Finanziaria 2008. Ma quali sono le fonti energetiche rinnovabili? Sono il fotovoltaico, l’eolico, le biomasse e tutte quelle fonti che si rinnovano in tempi brevi ed hanno un basso impatto ambientale. Sicuramente, quella che sta suscitando maggiore interesse sia scientifico che commerciale, è il fotovoltaico e vale la pena approfondire entrambi gli aspetti. Il motivo di tanto interesse è che il fotovoltaico è considerato il sistema di produzione di energia a minor impatto ambientale e con le maggiori caratteristiche di durata nel tempo, dato che il sole è una fonte inesauribile e fornisce 15000 volte l’energia necessaria ai nostri fabbisogni. Il principio su cui si basa la produzione di energia nel fotovoltaico è l’effetto fotoelettrico, per cui Albert Einstein ottenne il Nobel nel 1905. Quando la radiazione elettromagnetica incide su un materiale può cedere tutta la sua energia in un unico “pacchetto” (fotone o quanto di energia) agli elettroni più esterni degli atomi di cui il materiale è composto. Se la radiazione ha abbastanza energia (determinata dalla sua frequenza) può causare l’allontanamento di uno o più elettroni dall’atomo d’origine. Il risultato netto è un elettrone “libero” nel materiale ed una lacuna (mancanza di elettrone) nell’atomo di origine. L'energia minima necessaria all'elettrone per allontanarsi dall'atomo deve essere superiore alla banda proibita (distanza tra lo stato “legato” a più alta energia, banda di valenza, e lo stato non legato a più bassa energia, banda di conduzione) del materiale. Nel silicio la frequenza minima necessaria perché questo La Voce dell’Isola n. 3 meccanismo avvenga è nel vicino infrarosso quindi, l’energia solare produrrà la creazione di coppie elettrone-lacuna (portatori) con una certa energia. I portatori di carica possono essere sfruttati per generare una corrente. Perché questo si ottenga è necessario avere una giunzione elettrica (un diodo) che viene chiamata cella fotovoltaica. Essa si ottiene drogando il semiconduttore con atomi di boro (tipo p) e di fo- chio Conto Energia. Valutando le richieste che il GSE sta ricevendo relative a nuovi impianti, la stima effettuata è di una potenza fotovoltaica complessiva entrata in esercizio al 2008 pari a circa a 280 MW. Nel 2008 il giro d’affari dell’industria fotovoltaica italiana è stato di circa 800 milioni di euro con una crescita del 500% e, per il 2009, si prevede l’installazione di almeno ulteriori 250 MW. sforo o arsenico (tipo n) per ottenere rispettivamente una struttura con un eccesso di lacune (p) ed una con un eccesso di elettroni (n). Il campo elettrico indotto nella cella, permette di dividere gli elettroni “liberi” (ottenuti dall’assorbimento dei fotoni da parte del materiale) dalle lacune, e li spinge in direzioni opposte, generando in tal modo quella che viene chiamata fotocorrente. L’insieme delle celle fotovoltaiche costituisce il modulo fotovoltaico e l’insieme dei moduli costituisce il pannello solare Una volta definito il principio di funzionamento è interessante vedere come si stanno muovendo i vari Stati. In Italia è stato attivato il “Conto Energia” (regolamentato dai Decreti Ministeriali 28/7/2005 e 6/02/2006) che ha incentivato 12.433 impianti fotovoltaici per una potenza di circa 388 MW ed il “Nuovo Conto Energia”. I rapporti del Gestore Servizi Elettrici (GSE) fotografano la situazione italiana. I dati resi noti dal GSE attestano che al 7 gennaio 2009 sono entrati in esercizio complessivamente: - 19.052 impianti fotovoltaici per una potenza di 145 MW, grazie al Nuovo Conto Energia - 5.069 impianti fotovoltaici per una potenza di 117 MW grazie al Vec- E nel mondo? Alla fine del 2006 la potenza fotovoltaica installata nel mondo ha raggiunto più di 6.500 MWp (Rapporto EPIA - Greenpeace “Solar Generation IV -2007”). Il mercato globale del settore fotovoltaico sta continuando ad espandersi più del previsto. In Spagna il 2008 è stato un anno boom: il mercato ha, infatti, fatto registrare una crescita di oltre 2.660 MW (un aumento superiore al 300%) a fronte di un aumento globale pari a 5.600 MW. La società eSolar, di Pasadena, California, ha stanziato 30 milioni di dollari per la realizzazione di centrali ad energia solare a basso costo, grazie al principio della modularità. I partner dell'investimento sono Google (tramite Google.org), Idealab ed Oak Investment. La Solfocus, azienda di Mountain View, California, ha annunciato la immissione sul mercato di un Concentrator Photovoltaic (CPV) con efficienza energetica pari al 25%, la più alta nei sistemi fotovoltaici oggi disponibili, e sarà utilizzato dalla EMPE Solar per la realizzazione in Spagna di un impianto da 10 MW. Le pre- assenza di luce solare diretta. Tra le proposte innovative c’è il progetto GROW, sviluppato dalla società SMIT (Sustainably Minded Interactive Technology) avente l’obiettivo di fornire soluzioni per l’integrazione architettonica di impianti da fonti rinnovabili. Hanno sviluppato un originale sistema ibrido di produzione di energia da fonti rinnovabili essendo in grado di generare energia fotovoltaica ed eolica. La cosa più interessante è il suo aspetto: è una pianta di edera che si arrampica su una parete di un edificio. È costituito da una serie di piccolissimi pannelli solari come tante foglie di edera che, oltre a produrre energia fotovoltaica, quando sono mossi dal vento, sono in grado di trasformare l’energia meccanica del movimento in energia elettrica. Ogni singolo elemento è un piccolo pannello a film sottile. Il sistema è ovviamente modulare e flessibile, può quindi essere adattato alla maggior parte degli edifici, delle orientazioni e delle latitudini. Come ulteriore valore aggiunto, usa materiale plastico riciImmagini delle nuove clabile, si applica fonti energetiche alternative facilmente ad ogni tipo di parete ed in caso di mal funzionamento di una foglia basta sostituire solo la foglia dollari a kWh. Infine, vale la pena non funzionante. Per la sua originacitare alcuni dei progressi tecnologilità il progetto è stato esposto al ci che si stanno affacciando sul merMoMA (Museum of Modern Art) di cato internazionale. Una nuova tipoNew York. logia di pannelli solari, basata su Altra idea interessante è la SunHopes proposta Joseph Cory, architetto della Geotectura di Haifa, Israele. Il progetto consiste in una piattaforma riempita di elio e, quindi, più leggera dell'aria, che contiene una serie di stringhe fotovoltaiche integrate al fine di convertire in energia elettrica la radiazione componenti, denominati DSSCs solare incidente. (Dye Sensitized Solar Cells), in graL'obiettivo è di sviluppare una do di sostituire i vetri utilizzati per fonte di energia rinnovabile affidaedifici, autovetture e altri sistemi, è bile, efficiente, mobile ed indipenstata sviluppata dal KIST (Korea Indente dalla superficie che la ospita, stitute of S&T)/Center for Energy consentendo a chiunque di poter Material Research, e sarà commerusufruirne, contribuendo, in tal mocializzata a partire dal 2010. La tecdo a promuovere la generazione dinologia risulta in fase avanzata anstribuita. Uno degli esempi è costiche in Svizzera e Giappone. tuito da una serie di palloni riempiti I pannelli a DSSCs si presentano di elio, contenenti le stringhe fotocome vetri colorati a possibile divoltaiche integrate sulla superficie versa pigmentazione e producono esterna. energia elettrica attraverso un proA quanto pare anche in questo cacesso simile alla fotosintesi, che so la realtà finirà per superare la converte luce in energia. La produfantascienza. zione di energia è possibile anche in stazioni così elevate sono dovute alla combinazione dell'alta efficienza delle celle solari (intorno al 40%) con soluzioni ottiche avanzate, che consentono di concentrare di circa 500 volte la luce solare incidente sulle celle Negli Stati Uniti, la SUNRGI, società operante nella progettazione e nello sviluppo di sistemi ad energia solare, mira alla fabbricazione di pannelli solari agli stessi costi dei carburanti da fonti fossili. Il sistema sviluppato dalla SUNRGI è l'XCPV, Xtreme Concentrated Photovoltaics (fotovoltaico estremamente concentrato) che permetterà di generare energia elettrica ad un costo di circa 5 centesimi di La politica non segue la logica, almeno non quella destinata al risparmio energetico e alla preservazione dell’ambiente Marzo 2009 24 Storia Troppi gli episodi dimenticati della storia della Seconda guerra mondiale L’invasione della Sicilia non fu un’allegra passeggiata di CORRADO RUBINO AVIOSBARCHI AMERICANI C hissà perché oggi, quando si pensa alla riscossa degli anglo-americani in Europa, la mente va subito allo sbarco in Normandia nel giugno del ‘44? E lo sbarco in Sicilia nel luglio del ’43 ? E l’operazione Husky ? Forse non molti sanno che non fu proprio una passeggiata per gli anglo-americani. Malgrado si sia spesso parlato della defezione in massa delle nostre truppe nella difesa dell’Isola, molti reparti si batterono invece valorosamente. Le unità italiane erano composte per la maggior parte da siciliani, una precisa scelta degli alti comandi; pensarono che questi avrebbero combattuto con maggiore impeto per difendere la propria isola, pronti però a tacciarli di codardia quando le cose andarono male per colpa di comandanti che non erano certo siciliani. Era vero quindi! Stavano arrivando. Alla faccia di chi si era illuso che, col mare grosso di quella notte, gli anglo-americani non si sarebbero mossi dai porti del nord africa. Alle prime luci del 10 luglio (il loro DDay) sbucarono dal mare con le prue enormi delle navi delle loro flotte e vomitando fuoco da ogni parte contro le batterie costiere del golfo di Gela, di Pachino e del golfo di Noto. Mia madre che è nata a Licata, mi racconta che quella mattina c’erano tante navi di fronte al paese che quasi il mare non si vedeva più. Secondo il maggiore Hough Pond, autore di una storia dello sbarco alleato in Sicilia, quel «primissimo assalto all’Europa occupata dal nemico...» «…fu un vero e proprio disastro. In molti casi gli uomini colpivano a casaccio, senza svolgere una vera azione offensiva;» «...altri si aprirono coraggiosamente la strada smarrendosi però e poi cercando continuamente di ricongiungersi alle loro unità; altri ancora caddero a centinaia prigionieri e rimasero sino alla fine della guerra nei campi di concentramento italiani e tedeschi». Ci furono errori e incidenti tragici, come quello di quasi duemila paracadutisti lanciati dai Dakota e accolti dal fuoco incrociato di mitragliatrici e di cannoni anglo-americani, italiani e tedeschi. Furono in gran parte crivellati mentre penzolavano in aria. I pochi di loro, che raggiunsero l’obiettivo, scoprirono di essere stati scambiati per nemici e sterminati dai propri compagni. Dei 144 alianti che dovevano sbarcare i paracadutisti inglesi solo 12 raggiunsero l'obiettivo, mentre 69 finirono in mare. A causa del forte vento, anche i paracadutisti ame- Marzo 2009 La prima operazione di aviosbarco ebbe luogo nella notte tra il 9 ed il 10 luglio, con obiettivo Piano Lupo e l'attiguo crocevia tra la strada statale 115 e la provinciale Gela-Niscemi. Soltanto 26 aerei sui 226 impiegati lanciarono i paracadutisti sull'obiettivo; gli altri si dispersero su una vasta zona fino a Vittoria, Comiso e Santo Pietro di Caltagirone. La seconda operazione avvenne nella notte tra l’11 ed il 12 luglio, con obiettivo Farello, ad est di Gela. Per un errore della contraerea americana ben 23 velivoli che trasportano i paracadutisti dell’82ª Divisione, vennero scambiati per nemici causando la perdita di circa 500 uomini. AVIOSBARCHI BRITANNICI L’operazione "Ladbroke" venne effettuata nella tarda sera del 9 luglio, con obiettivo il ponte sul fiume Anapo, presso Siracusa. La reazione delle batterie contraeree italiane fece si che i piloti sganciassero in anticipo, sul mare, 69 alianti sui 144 impiegati, che molti aerorimorchi rientrassero anticipatamente o atterrassero rovinosamente distanti dall’obiettivo. Nove aerei con paracadutisti a bordo vennero centrati dalla contraerea, ma la maggioranza riuscì a lanciare gli uomini; tre rimorchiatori vennero colpiti e abbattuti, ma gli alianti al seguito riuscirono in qualche modo a prendere terra; 14 aeroplani furono abbattuti e altri 34 gravemente danneggiati. I lanci dei paracadutisti, iniziarono alle 22.15, sotto il fuoco, questa volta, della contraerea tedesca. Comunque, i pochi uomini che raggiunsero il ponte, se ne impossessarono e lo mantennero. L’operazione "Fustian" invece ebbe luogo nella tarda sera del 13 luglio, con obiettivo il ponte di Primosole sul fiume Simeto. Gli aerei decollarono alle 22 dagli aeroporti tunisini, e malgrado fossero stati avvertiti i comandanti delle forze navali alleate, già al largo delle coste di Malta, i velivoli furono colpiti della loro stessa contraerea. Due C-47 vennero abbattuti dalle navi alleate, e 9 furono costretti a ritornare agli aeroporti di partenza a causa dei danni subiti. La flotta aerea superstite continuò il suo volo verso Catania, continuando ad essere fatta segno dallo stesso fuoco amico. Circa 300 paracadutisti sui 1850 partecipanti riuscirono comunque a ritrovarsi in zona e a tenere il ponte. I PARACADUTISTI TEDESCHI ricani si ritrovarono divisi in piccoli gruppi lontani l'uno dall'altro, facile preda delle unità nemiche. Il panico tra gli anglo-americani era tale che a un reparto inglese, investito, sulla spiaggia dov'era sbarcato, da un odore aspro e indefinibile, fu subito ordinato di mettersi le maschere antigas. E con le masche- molti morirono a causa del cosiddetto fuoco amico. Il generale Paul Conrath, il 12 luglio, inviò alle sue truppe un messaggio, nel quale diceva di avere «personalmente assistito a episodi indegni di soldati tedeschi, e in particolare della Divisione Hermann Göering» «...uomini che sono scappati piangendo verso Malgrado si sia spesso parlato della defezione in massa delle nostre truppe nella difesa dell’Isola, molti reparti si batterono invece valorosamente, infliggendo al nemico pesanti perdite re avanzò, finché non fu chiarito che l’odore sospetto proveniva dai cespugli di timo, di cui, la spiaggia abbondava. Il panico c’era anche dall’altra parte. In quel 10 e 11 luglio dei primi scontri erano tutti contro tutti e le retrovie... Altri, di un'unità della sussistenza, i quali influenzati da false voci si sbarazzavano dei viveri, distribuendone anche ai civili! Voglio precisare che tutto questo non è stato fatto soltanto da soldati giovani, ma anche da ufficiali e da sottufficiali». E noi italiani? Churchill, nella sua Storia della Seconda Guerra Mondiale, non è stato molto lusinghiero. Il generale Montgomery poi, nelle sue memorie, ci ha disprezzato, non considerandoci all'altezza del vero nemico che, per lui e per gli altri come lui, erano soprattutto i tedeschi; cioè coloro che sapevano colpire con durezza, e magari riservare un supplemento di atrocità dietro le quinte del grande teatro di guerra, per cui completavano l’immagine del mostro di violenza e di spietatezza, contro il quale “l'eroe britannico” poteva gloriarsi di vincere, Per fronteggiare le forze sbarcate nella Sicilia orientale, Hitler ordinò l’immediato invio nell’Isola, per via aerea, di due reggimenti ed altre unità minori della 1ª Divisione Paracadutisti che era dislocata in Provenza. Una parte di essa venne paracadutata nel pomeriggio del 12 luglio nella zona compresa tra il torrente Buttaceto, la strada statale 114 ed il fiume Simeto e venne subito trasportata in posizione, tra Lentini e Agnone; un’altra parte venne invece sbarcata dagli alianti all’aeroporto di Fontanarossa nella giornata del 13, subendo perdite dagli attacchi aerei ma prendendo comunque posizione nella zona a nord di ponte Primosole. Il resto della Divisione, infine, venne aviolanciato la sera del 17 sulla pianura di Fiumefreddo ed autotrasportato sulla linea del torrente Buttaceto. come San Giorgio contro il drago. Che cosa potevano offrire a tanta sete di sangue e di gloria i siciliani, che erano “umani” anzi “troppo umani”? Proprio durante i disastrosi aviolanci di paracadutisti, appena capitava loro di prendere un prigioniero ne avevano riguardi e quasi soggezione, come se avessero catturato un angelo e dovessero chiederne scusa al cielo, che se l’era lasciato cadere per sbaglio? Quando il maltempo e manovre errate sbalzarono un certo numero di alianti tra le petraie e la sterpaglia delle nostre retrovie, i siciliani, accortisi che gli angeli si erano sfracellati da sé nella caduta, corsero loro incontro premurosamente armati di barelle e di pronto soccorso. Sotto il tormento delle zanzare, nella pianura di Catania, «gli inglesi - racconta il maggiore Pond - imprecavano contro la Sicilia e il ponte Primosole; i tedeschi imprecavano contro gli italiani e per le battaglie perdute; gli italiani imprecavano contro i propri capi politici e contro i tedeschi». Come se non bastasse, sul coro delle imprecazioni in varie lingue, irruppe, sparando all’impazzata, un reparto di fanatici paracadutisti, al grido di “heil Hitler!”, erano piombati dalla Francia, come si seppe dopo quando, catturati in gran numero, tirarono fuori dalle tasche biglietti di case di tolleranza francesi con la data dello stesso mese di luglio. La Voce dell’Isola n. 3 26 Cultura Presentato nel capoluogo aretuseo la guida della saggista Melina Miceli Le meraviglie dell’Unesco e tutta Siracusa in un libro A Siracusa, nella sala delle conferenze del Palazzo Impellizzeri, è stato presentato il libro “Siracusa e le meraviglie dell’Unesco” (edizioni Edessae), della scrittrice e saggista Melinda Miceli. L’opera è stata illustrata da Salvo Baio, presidente del consorzio universitario “Archimede” e da Giuseppe Dato, preside della Facoltà di architettura di Siracusa. Una guida di ampio respiro che, con equilibrio e linguaggio sciolto, in ben 190 pagine presenta al lettore il patrimonio architettonico, artistico - storico ed ambientale entrato a far parte della “World Heritage List” dell’Unesco. I luoghi sono stati rivisitati tramite una serie di foto d’arte e testi scritti con la trasparente passione della ricercatrice che ama documentare la storia dei monumenti di ogni epoca di Siracusa, Noto, Palazzolo Acreide, Sortino. Le foto di Melinda Miceli e la traduzione in lingua inglese del capitolo su Siracusa a cura di Mariagabriella Vinci, docente di lingue della Facoltà di Architettura di Siracusa, è servita anche a creare il sito di supporto in inglese per gli studenti della Facoltà. Melinda Miceli ci ha detto: “Ho voluto realizzare quest’opera per fornire ad un pubblico vario notizie esatte ed esaustive sulle città del Val di Noto del territorio siracusano, che meritano una restituzione Politici, amministratori e personaggi della cultura in un incontro a Palazzo Impellizzeri del loro il giusto valore storico ed architettonico.” È da rilevare, nel corso della presentazione, la presenza di numerosi amministratori quali Giuseppe Munafò, assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Siracusa, Roberto Meloni, assessore alla Cultura della Provincia Regionale di Siracusa, i sindaci dei siti Unesco, Paolo De Luca, Carlo Scibetta e Corrado Valvo e Michele Mangiafico, presidente del Consiglio provinciale, che hanno ringraziato l’autrice per il raffinato discorso sulle simbologie dell’architettura e dell’arte barocca iblea e per aver dato alla provincia un’opera di grande interesse divulgativo, la prima su quattro siti Unesco. Anna Rita D’Amico Un momento della presentazione del libro di Melina Miceli Un aspetto poco noto del dirigente scolastico di Lentini Significative presenze per l’avvio del nuovo corso Gaetano La Rosa musicista di spessore dalla New Age alla classica L L’Università della Terza età riparte alla grande È ’ingegnere Gaetano La Rosa, dirigente scolastico dell’Istituto Alaimo di Lentini, nato a Catania nel 1964 è anche un musicista di spessore che scrive musica e testi dei propri concerti, e non solo. Si avvia sin dall’adolescenza agli studi di musica. Laureatosi in ingegneria elettronica nel 1989, ha combinato le proprie conoscenze di informatica e musica, in particolare ai settori della musica elettronica e delle tecniche esecutive MIDI (Musical Instrument Digital Interface). Le sue composizioni spaziano dalla “new age” alla “classica” alla “contemporary classic”. È stato allievo della Scuola di Composizione del maestro Massimo Leonardi, ha frequentato i corsi di alto perfezionamento musicale di “Composizione e analisi” tenuti dal professore Alessandro Solbiati) e sugli “Aspetti della composizione e dell’orchestrazione”, col professore Alexander Ciaikovsky. Fra i suoi lavori, le composizioni “Pacifico” e “Guitar don’t cry” sono state pubblicate dalla Universo film-Roma; “September” dalla NV-Genova; “Metamorphosis” è stata inserita nella Master Class “Nuove Composizioni” dell’Atelier Internazionale della musica. Con “Lady Janet” e “September” ha ottenuto rispettivamente la segnalazione di merito e il primo premio nel concorso “Musica e parole d’autore per la canzone” Genova 1997-1998. Tra le sue pubblicazioni “Pacifico” inserita nella raccolta “Sanremo musicanova n° 1” QMS Sanremo - 1995 e nella raccolta “RED, Nouvel Age 13” Universo Film Roma -1996; “Guitar don’t cry” inserita nella raccolta “- Nouvel Age 16” Universo Film Roma - Marzo 2009 1997,“ September” inserita nella raccolta “Musica e parole d’autore per la canzone, vol. 3” NV record di Genova -1999. Dell’autore, che conosciamo per l’elevato spessore che rivela come preside nella nostra città, vogliamo pubblicare il verso di una canzone che ci sembra attuale e simbolico così come deve essere l’arte per il suo tempo. “Sinfonia in sol minore” (2) (1998) 9’56”…“ Salute a te soldato e ai tuoi innocenti 15 anni, domani, domani ti han detto, domani sarai un eroe! Eroe in nome di un dio guerriero e di una bandiera lorda di sangue e bestemmie! Salute a te povero ragazzo ingannato e tradito, carico di polvere e di chiodi, carico di tante parole. Salute a te ragazzo mio. Se in quest’ultima notte il ricordo dei brandelli di carne pietosamente gementi fra le ceste dei fiori ti colpiranno il cuore, forse, forse ancora potremo sognare la pace.” M. M. ripartito la scorsa settimana l’anno accademico all’Università della terza età. Il problema della sede è stato risolto. Il corso è ospitato presso i locali l’Istituto Comprensivo “Notaro Iacopo” di Lentini. Il primo incontro ha visto la presenza di Renato Marino e Alfredo Sgroi. I successivi appuntamenti hanno visto come protagonisti il diacono Santino Lazzara (13 marzo u.s.) e Guglielmo Tocco, che ha presentato e dandolo in omaggio agli allievi, un volume contenente le poesie di San Valentino. Durante questo primo mese di attività, gli allievi dell’Unitre avranno modo di incontrare altri illustri relatori come Giovanni Trombatore, primario di chirurgia di Lentini. Non mancheranno anche altri nomi di prestigio che puntualmente riferiremo ai nostri lettori. Le lezioni saranno svolte sempre nei locali dell’ Istituto Comprensivo “Notaro Iacopo” fino al mese di maggio. Il programma di massima è già stato stilato e nel corso della prima lezioni si provvederà ad illustrarlo agli allievi. “ Dopo un anno di pausa, ci dice il prof. Renato Marino, decolla nuovamente una delle realtà associative più belle e longeve della città”. L’Unitre vive anche grazie alla generosa disponibilità di tanti volontari che hanno accettato di dedicarle il loro tempo. Il programma prevede anche delle visite guidate in alcune località della nostra Sicilia e altre attività culturali e ricreative. La Voce dell’Isola n. 3 Cultura 27 Incontro con Salvatore Paci, autore del romanzo “Biglietto di andata e ritorno” Un viaggio che ci trascina nel mistero e nei sotterranei antichi della città di MORENA FANTI U n viaggio che ci trascina nel mistero e nei sotterranei antichi della città, è un viaggio da cui potremmo anche non tornare. Un viaggio pericoloso e a tratti angosciante: un viaggio per il quale è obbligatorio il biglietto di andata e ritorno. La scrittura piacevole e fluida di Salvatore Paci ci trascina in luoghi dove non vorremmo mai andare e ci porta fino in fondo al mistero e al buio delle cose irrisolte. Antonio La Mattina, il protagonista del romanzo Biglietto di andata e ritorno (Lussografica 2008, 15,00 euro), si trova tra le mani le lettere di Gheppio, una vecchia conoscenza. L’uomo è morto mesi prima, ma ora la sua morte sembra messa in dubbio. Gheppio aveva anche tanti soldi, guadagnati con il gioco del lotto, e i soldi generano sempre desiderio di trame oscure. Questo è il romanzo d’esordio di Salvatore Paci che non è, comunque, nuovo alla scrittura. Paci ha collaborato con tutte le testate nazionali dedicate alla statistica e ai giochi, ed è anche un compositore di testi e musiche di canzoni. Una vera personalità artistica che sa coniugare le parole all’informatica e alle scienze statistiche, senza trascurare il fascino della storia e dei monumenti antichi. La scrittura spontanea e scorrevole di Paci avvince il lettore e lo trascina in questo viaggio con biglietto assicurato. Antonio La Mattina è appassionato del gioco del lotto e delle statistiche. La precisione con cui parli di questo argomento potrebbe stupire se non sapessimo che è una delle tue passioni, una materia con cui convivi da anni. Da dove nasce questo tuo interesse? Da diversi anni collaboro con alcune riviste nazionali che si occupano di statistica per il gioco del lotto. Si tratta di un hobby e, dunque, non svolgo questa attività per ricavarne un utile. A chi mi telefona per informazioni non do numeri ma consigli riguardo i pericoli di questo gioco. I lettori del tuo romanzo si trovano trascinati per le strade di Caltanissetta, di fronte a monumenti e antichità che tu descrivi benissimo con particolari visivi e coinvolgenti. C’è chi dice che tu abbia una scrittura quasi cinematografica. Cosa pensi di questa affermazione? In questo libro ho usato un linguaggio diretto, semplice e coinvolgente. Il personaggio principale è il narratore della storia e ciò che leggiamo è quello che Antonio La Mattina elabora nella sua mente. Lui “vive” i luoghi che visita ed è per questo motivo che li descrive entusiasticamente e con dovizia di particolari. Sarebbe bello poter ricavare un film da questa storia. Sì, mi piacerebbe. Nelle lettere di Gheppio ad un certo punto fa la sua comparsa un’entità misteriosa che assume contorni inquietanti, e si fa il nome di Satana. Inoltre compare una “Croce Santa” e altri simboli religiosi. Alla fine pensi che tutte le storie si possano ricondurre alla lotta Bene contro Male? di ALESSANDRA PISTONE F Ogni giorno siamo combattuti tra il bene ed il male anche se non sempre ce ne accorgiamo. Accade in ogni luogo ed in ogni momento. Anche quando siamo in fila ad uno sportello pubblico e cerchiamo l’amico che ci possa far passare avanti. La Chiesa identifica il male con Satana ma il risultato non cambia. In questo romanzo ci sono tanti L’autore sa coniugare le parole all’informatica e alle scienze statistiche, senza trascurare il fascino della storia e dei monumenti antichi La Voce dell’Isola n. 3 Buon Compleanno Facebook aspetti da seguire: le lettere di Gheppio, la sua scomparsa e forse la sua morte, il gioco del lotto, l’amore tra il protagonista e la sua Roberta. Non credi che troppa carne al fuoco possa distogliere il lettore dal mistero e dall’intreccio più profondo della storia che racconti? Spero di no. Ci sono molti modi nei quali si può sviluppare un romanzo. Non arricchirlo con descrizioni e storielle di contorno significherebbe renderlo impersonale, nudo e crudo, quasi un documentario sulla scissione nucleare. Volendo fare un’analogia, è come un piatto di spaghetti: se non lo si arricchisse con una salsa ben fatta rimarrebbe un piatto bianco, secco ed insapore. Questo è il mio punto di vista. Nel tuo libro ci sono molte no- zioni storiche della tua città, Caltanissetta. Per scriverle ti sei documentato, o la storia è da sempre una delle tue passioni? La storia – soprattutto quella della mia città – mi ha sempre affascinato. Quando entro in una chiesa o visito un luogo archeologico, voglio conoscerne la storia. Solo in questo modo si può rimanere affascinati. Se entri a Westminster Abbey, a Londra, e guardi una poltrona in legno, posizionata su un catafalco, potresti non provare nessuna particolare sensazione ma, se ad un certo punto la guida ti dice “questa poltrona in legno è quella che da secoli viene utilizzata per l’incoronazione dei re d’Inghilterra”… credo che ne resteresti affascinata. Hai già in cantiere un prossimo libro? Sarà sempre una storia misteriosa come Biglietto di andata e ritorno? Ho altri due libri, quasi pronti per la pubblicazione. Uno parla delle profezie che individuano il 2012 come l’anno in cui dovrebbe arrivare la fine del mondo. Interessante, vero? L’altro è una storia d’amore molto particolare. Strana, intensa, unica. Salvatore Paci S alvatore Paci è un programmatore siciliano di 47 anni e lavora come Istruttore Direttivo Programmatore di Sistema presso una pubblica amministrazione. È conosciutissimo a livello nazionale per la sua decennale collaborazione con diverse testate giornalistiche nazionali specializzate in statistiche legate ai giochi. La sua è una personalità creativa. Prima di dedicarsi alla scrittura di romanzi si era dedicato con discreto successo alla composizione di testi e musiche di genere pop (è infatti iscritto alla SIAE come autore e compositore). Vanta, infatti, dei primi posti - in qualità di autore - ad alcuni festival di musica leggera di livello regionale. Con “Biglietto di andata e ritorno” si affaccia prepotentemente al mondo della narrativa e lo fa capitalizzando l'esperienza acquisita in anni di relazioni con i suoi lettori ed utilizzandola per incollare gli occhi del lettore sulle pagine di questo romanzo. acebook nasce nel febbraio del 2004 da un’idea dello studente Mark Zuckerberg, colui che oggi all’età di 24 anni è considerato il più giovane miliardario del mondo. Nato con l’intento iniziale di riallacciare i contatti con i vecchi compagni di scuola, il social network si diffonde rapidamente presso le università americane fino a estendersi due anni dopo alle scuole superiori e alle grandi aziende, permettendo così a chiunque di far parte di questo mondo. Con il tempo si arricchisce di sempre nuove funzionalità: la possibilità di inviare messaggi, di interagire in tempo reale con gli amici, di creare e partecipare a diversi gruppi di discussione e di personalizzare il profilo pubblicando foto, video, riflessioni personali. Tutto ciò lo ha reso più allettante e ha richiamato la curiosità di milioni di utenti di tutto il mondo che decidono di iscriversi per i motivi più disparati: la maggior parte afferma di voler riannodare i rapporti con gli amici di un tempo, ormai persi di vista da anni, altri invece sono interessati astringere nuove amicizie decidendo così di “aprire le porte” del proprio network anche a chi non hanno mai conosciuto personalmente. Il boom in Italia si è verificato proprio negli ultimi 6 mesi, in cui si è registrata una crescita esponenziale grazie anche a un incredibile passaparola e all’influenza dei mass-media. A fine dicembre gli utenti italiani raggiungono i 5 milioni e mezzo. Il fenomeno ha coinvolto utenti di tutte le età con un’intensità tale da indurre molte aziende a bloccare l’accesso al network ai loro dipendenti, per impedire che cadano nella tentazione di “girovagare” tra le pagine dei loro amici e siano così distolti dalle loro occupazioni. Non mancano le polemiche: se da una parte vengono esaltati gli aspetti positivi di questo potentissimo strumento di comunicazione, dall’altra si mette in evidenza come chiunque possa registrarsi con nomi fittizi e fingere di essere qualcun altro. Alcuni lamentano una gestione poco rispettosa della privacy e nuove polemiche sorgono per la presenza all’interno del social network di gruppi inneggianti alla violenza o di sostenitori di criminali quali Provenzano o Riina. Nonostante tutto Facebook, a 5 anni dalla sua nascita, ha già raggiunto i suoi 175 milioni di iscritti, cifra che è destinata ad aumentare vertiginosamente, se si tiene conto che il numero degli utenti aumenta di circa 480.000 ogni giorno. Marzo 2009 28 Cultura Un gustoso volumetto di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio In politica contano ancora le idee e i sentimenti? di SALVO ZAPPULLA D ue amici costretti a separarsi per motivi di lavoro (Giuseppe emigra a Milano dove esercita la professione di giornalista nella redazione del quotidiano “Avvenire”; Orazio rimane nel proprio paese, dove farà il sindaco per ben tre legislature) continuano a scambiarsi le loro opinioni via mail. Ne viene fuori questo gustosissimo volumetto, (Politica, le idee contano ancora? Rubbettino editore, pagg, 60, € 8,00, a cura di Giuseppe Matarazzo e Orazio Mezzio) nel quale l'ormai ex sindaco confida all'amico giornalista le sue considerazioni sulla vita politica italiana. Matarazzo, approfittando della vecchia amicizia, si diverte a punzecchiare l'uomo politico, a provocarlo, lo costringe a tirare fuori i propri sentimenti, anche le amarezze per il qualunquismo imperante, la scarsa informazione che non ha permesso ai suoi cittadini di conoscere a fondo la gran mole di lavoro svolta come amministratore. Sembra un re in esilio, eppure ha sempre vinto le elezioni, nessuno lo ha mai spodestato, confida che si sta dedicando alla pesca subacquea. E qui si potrebbe ironizzare a lungo sulla sua nuova attività: è andato a fondo? Sta preparando la grande risalita? Si prefigge di scalzare Poseidone dal suo trono? Preferisce avere come interlocutori i pesci? I quali, essendo muti, non possono contestarlo? Orazio Mezzio è un uomo dalle idee chiare, manageriali, lungimiranti, ha una concezione moderna della politica; si considera un ex sindaco di trincea, costretto a scontrarsi con meccanismi farraginosi e colpevolmente ostili che hanno cercato di ostacolare la sua attività. Eppure ritiene di aver dato tanto al suo paese, le opere realizzate sono visibili e incontestabili: Il Museo dei Pupi è una realtà di cui va particolarmente fiero, così come il completamento del nuovo Palazzo comunale; la piscina comunale, il depuratore e tante altre ancora. Emerge una visione ampia di come va intesa la politica nella sua essenza più nobile. Qualcuno lo ha accusato di essere accentratore, troppo decisionista ed eccessivamente frenetico nel far ruotare i suoi assessori. Lui ribatte che la sua è stata solo legittima difesa, che gli interessi personali, le piccole prese di posizione, le misere beghe e l'attaccamento alla poltrona di qualcuno non potevano prevalere sugli interessi della collettività. Lo scambio via email di opinioni e considerazioni sulla vita del Paese di due amici dalle diverse professioni che operano in città lontane Si parte dallo spunto di quanto accaduto in un piccolo paese della Sicilia per toccare tutti i grandi temi della politica: l'avvento della legge Bassanini, il federalismo, l'etica, il dopo Tangentopoli, la questione morale, le riforme. Un'analisi estremamente lucida e dettagliata che fanno di questo libro un piccolo scrigno da tenere sempre a portata di mano. Non a caso porta la prefazione di Giovanni Puglisi, Rettore dell'Università IULM di Milano e la postfazione di Andrea Piraino, Segretario generale dell'AnciSicilia, Direttore del DipartimentoDiritto Pubblico dell'Università di Palermo. La Sicilia al tempo delle carestie raccontata da Simona Lo Iacono “Tu non dici parole” di Simona Lo Iacono, Giulio Perrone editore, pagg. 200, € 15,00. La Lo Iacono affronta i grandi temi della vita, della morte, dell'amore. La spiritualità, la fede, il bene e il male. Siamo in Sicilia, nel 1638, a Bronte. La plebe deve difendersi dalle carestie, dall'ignoranza, dalla fame e, per ultima, dal clero che sull'ignoranza del popolo edifica il proprio potere. Suor Francisca Spitalieri coltiva la sua unica ricchezza: le parole belle. Le cerca, le trova, le ruba, le regala per lenire sofferenze, per insegnare alla gente a difendersi dai soprusi. Le parole sono temute dai potenti, sono portatrici di un mistero arcano, sono magia e incanto, bestemmia e purezza. Chi non ne sa fare uso le combatte. E l'arcivescovo Angimbè per sbarazzarsi di Francisca la condanna al rogo. La Lo Iacono utilizza questa metafora per lanciare un messaggio, sembra voglia ricordarci che la comunicazione è la condizione primaria dell'essere umano. I pensatori Marzo 2009 danno fastidio ai potenti. Le opere di Pitagora furono bruciate ad Atene, nel lontano 411 A.C. Il primo imperatore Cha Huang-ti ordinò la distruzione di tutti i libri esistenti in Cina; così come i nazisti bruciarono i libri contrari allo spirito germanico. L’imperatore Caligola condannò al rogo i libri di Omero e Virgilio. Diocleziano fece bruciare tutti i libri dei cristiani. ”Tu non dici parole” è un romanzo sospeso tra misticismo e superstizione, tra reale e fantastico, tra verità e leggenda, tra mistero ed esoterismo, che attrae nel suo vortice lento ed ammaliante. Il clima sospeso e rarefatto, impregnato di mistero; il ritmo incantatorio, una scrittura lirica e visionaria di presa immediata, che incide nell'animo dei lettori, lo stile personalissimo e inconfondibile, ne fanno il prezioso atto di battesimo di una scrittrice destinata a far parlare di sè. Sa. Za. Simona Lo Iacono S imona Lo Iacono, nata a Siracusa nel 1970, laureata in giurisprudenza, ha curato una collaborazione con giornali letterari del catanese e del siracusano specializzati in letteratura. Da 11 anni è giudice presso il tribunale di Siracusa. Attualmente dirige la sezione distaccata di Avola. Ha partecipato a vari concorsi letterari e ha pubblicato alcuni racconti e poesie in antologie. Un suo racconto, “I semi delle fave”, ha vinto il premio edito dal convegno “Scrivere donna 2006” ed è stato pubblicato da Romeo Editore nella collana “Scripta manent”. Cura una rubrica che riguarda i rapporti tra diritto e letteratura sul blog “Letteratitudine” di Massimo Maugeri, scrive recensioni e saggi letterari. La Voce dell’Isola n. 3 Cultura 29 Incontro con l'illustratrice Carla Manea La passione per il disegno tra tanti sogni e la realtà di BARBARA BECHERONI P arlare con la giovane e frizzante illustratrice che porta il nome di Carla Manea è stata per me un’esperienza ricca di emozioni. Innanzi tutto ho avuto l’impressione di riuscire a comunicare con un personaggio unico, dotato di una vitalità così intensa e di un carattere talmente scoppiettante da restare quasi spiazzata. Poi ho anche avuto il privilegio di guardare i suoi lavori… È stato come precipitare in un mondo di fiaba, dove imperano leggi fisiche differenti da quelle imposte nel nostro, un universo in cui si gioca con la forza di gravità, il moto accelerato è una questione personale, il tempo e lo spazio elementi con cui divertirsi a inventare nuove prospettive… viene voglia di sorridere, di chiudere gli occhi e di sognare… Ottenere risultati simili, anche se apparentemente sembrano tanto semplici, è frutto di anni di studio. Carla Manea infatti si è diplomata al Liceo Artistico, ha poi preso anche il diploma di illustratrice e di web designer. Inoltre ha partecipato ad almeno una decina di esposizioni collettive di artisti e illustratori italiani e stranieri. Leggendo il suo curriculum ho appreso che la sua passione per il disegno è, praticamente, nata con lei. Quindi mi trovo di fronte una privilegiata, nel senso di una di quelle poche persone che sono riuscite a fare il lavoro che amano. Possiamo addirittura osare, dicendo “il lavoro gioco”, di marxiana memoria. Ma quando si è resa conto che poteva permettersi di mantenersi con il disegno? Ci è voluto molto coraggio per compiere questo passo? Non me ne sono ancora resa pienamente conto! Nel senso che non faccio solo “illustrazione” per vivere, anche se questa attività mi impegna moltissimo. Mi occupo di grafica, di laboratori e tengo delle lezioni sui vari software per impaginazione. E tutto questo mi arricchisce di esperienze. Ho comunque molta fiducia per me e per il mio futuro. Forse sono anche coraggiosa. Se non dovesse andare bene, posso sempre dire: “ok, ci ho provato fino in fondo”. Cosa significa: illustrare un libro? Intendo: immagino che sia necessaria una lettura approfondita, critica, alla ricerca di quegli spunti che abbiano in sé l’anima del racconto. Come riesce a scovare le tracce migliori? Non è una cosa facile da far capire con le parole. A dire il vero, mi sembra di non essere capace di spiegare la sensazione che provo, se non che più fai questo lavoro più riconosci a naso o a istinto i momenti salienti. Sembra banale ma qualcosa “risuona”. A volte l’immagine è nitida, altre volte ha bisogno di studi, di ricerche approfondite. Ma se si segue quella traccia si arriva sicuramente ad un’ottima conclusione. Parliamo un po’ di tecnica. Osservando le sue opere, vedo un tratto sicuro, idee ben chiare riguardo alla tecnica del colore e fantasia ad libitum… Quanto lavoro di ricerca c’è sotto… Possiamo anche menzionare qualche buon maestro che l’ ha aiutata a trovare la strada. Lavoro… Di lavoro dietro a un’immagine ce n’è veramente nema, a internet, dove scopri illustratori fantastici saltando (solamente) da blog a blog. Che rapporto intercorre tra l’illustratore e lo scrittore? C’è uno scambio, un dialogo, magari qualche raccomandazione da parte di chi scrive… Dipende molto dallo scrittore, dal rapporto che si ha con esso (e dall’influenza che ha sull’editore). Il più delle volte non lo conosco personalmente, ma è sempre bello avere un dialogo, degli imput. Logicamente ambedue devono rispettare il proprio ruolo. A volte non è così facile. Se fossi una scrittrice credo non lo sarebbe per me. Su questo noi illustratori siamo forse un po’ più fortunati. Esiste un particolare testo, anche del passato, che ha un posto particolare nel suo cuore e che lei sogna di illustrare? Tutte le copertine dei libri di Amélie Nothomb, l’adoro! La maggior parte dei testi da lei illustrati rientrano nella letteratura per l’infanzia. Come riesce a mantenere aperto il canale di comunicazione con i bambini? Quanto è difficile per un adulto restare in sintonia con il modo di sentire e di vede- Un mondo di fiaba, dove imperano leggi fisiche differenti da quelle imposte nel nostro. Un universo in cui si gioca con la forza di gravità, il moto accelerato è una questione personale, il tempo e lo spazio elementi con cui divertirsi inventando nuove prospettive molto, sì. La ricerca è continua sia quando lavori ad una specifica illustrazione sia quando stai facendo dell’altro. Ti ritrovi a guardare il punto di fuga, il chiaro scuro, il taglio dell’immagine… Credo poi che tutto, ma proprio tutto può aiutarti a trovare la strada. Dai grandi pittori, al ci- re il mondo dei bambini? Non è semplice, guardiamo il mondo con occhi adulti. Filtrandolo. Credo di non avere una risposta se non quella banale che è che “fortunatamente” si resta sempre un po’ bambini. Forse non tutti… Ma ci vuole applicazione per farlo!!! E come vede e sente il mondo un artista? Artista è una parola troppo grossa! Mi augurerei di diventare un ottimo artigiano... e di riuscire a “vedere” veramente il mondo. Qual è lo scrittore di cui ha dovuto illustrare il testo con cui si è sentita più in armonia? Domanda non politically correct! Non vorrei far torto a nessuno.... Posso dire che il piccolo Lele dalle unghie sempre sporche è stato un personaggio che mi ha divertito moltissimo e dove mi sono ritrovata. (ZAc, zac, zac Storia di forbici e unghie. Scritto da Claudia Camicia - ED. Corsare in pubblicazione per il prossimo anno) La cosa preoccupante è che mi ritrovo anche in dei ricci di mare o in una balena con occhiali da sole!!! (Lo sciopero dei pesci di Salvo Zappulla, ed. Il Pozzo di Giacobbe, uscita di fresco). LO SCIOPERO DEI PESCI Cosa succederebbe se il mare d'un tratto, stufo di venire inquinato, decidesse di scioperare e andarsene in montagna con tutti i pesci a prendere il sole d'alta quota? Un vero marasma. Pettirossi e merli, meduse e conchiglie insieme nel concerto della natura, con un pinguino improvvisatosi direttore d'orchestra. Una fiaba che vuole educare grandi e piccini ad avere rispetto per l'ambiente, ad amarlo e a conservarlo vivibile per le future generazioni. Lo sciopero dei pesci di Salvo Zappulla Illustrazioni di Carla Manea Editore: Il pozzo di Giacobbe € 11,90 La Voce dell’Isola n. 3 Proust, Proust, ma cosa c’entra Proust? P roust, Proust, ma cosa c’entra Proust? C’entra e non c’entra: perchè leggendo “La Prigioniera”, a un certo punto l’autore, preso dalla voglia di immortalare i vari mestieri della strada, personaggi del folclore parigino del suo tempo, colpito dalla cantilena che dava musicalità ai loro prodotti, con l’uso di parole che nel dialetto parigino hanno doppio senso, specialmente erotico, annotava, nei celebri “ Cris de Paris”, momenti indimenticabili della “Recherche”: così non pochi artigiani e venditori, ma ambulanti, passavano davanti al nobile palazzo Guermantes,… Ah le colombelle, a due soldi le colombelle: sono fresche, sono belle le lumache… sei soldi, sei soldi una dozzina”.ecc. ecc. C’entra perché mi ha richiamato momenti della mia fanciullezza; non c’entra perché lo spirito con cui sono affrontati i miei ricordi è distante dall’abilità descrittiva dell’autore della “Recherche” e di qualsiasi altro riferimento. Era tempo di guerra (1942) e la gente adulta aveva figli, mariti, fratelli, fidanzati sotto le armi. Era una delle tante estati passate sotto il caldo e il non lieto ricordo dei propri cari in guerra. Quella sera, come spesso accadeva, mia madre prendeva un po’ di fresco stando seduta al balcone.Le luci della camera da letto erano spente, mio padre era coricato e anche lui godeva del fresco della sera, essendo la porta finestra, che dava sul balcone, appena socchiusa. Data la posizione della strada in cui era situato il palazzo nel quale abitavamo, una via lunga poco meno di due chilometri che procedeva da est ad ovest, mare “montagna”, passavano gli odori fragranti del mare e della “montagna”; i catanesi chiamano così, affettuosamente, l’Etna, il vulcano più grande fra quelli europei. Per cui si verificava che, dopo qualche ora dal tramonto, passava una brezza che si alternava, dopo una certa ora, con un’altra che proveniva in senso contrario. Quella sera, come di solito, una delle mie cinque sorelle, Sara, che aveva il fidanzato in servizio militare, stava anche lei al balcone e la discussione ricadeva sul fidanzato, sui pericoli che stava correndo e chi sa quando sarebbe ritornato a casa, ecc. ecc. Spirava la brezza di montagna, e lo si capiva dal profumi: il profumo delicato delle perette dell’Etna (i piricedda o faccia russa), che si accompagnava a quello intenso e vivo delle pesche della “montagna” (i pessica nichi e ianchi da muntagna). Intanto per la strada passava sempre meno gente, si sentiva solo l’abbaiare di qualche cane e il bisticcio, non so se amoroso oppure ostile, di qualche coppia di gatti. A quell’ora, attorno alle 23, quello era il silenzio della notte. Il cuore pulsante e vivace degli umori e delle attività giornaliere era sopito e lontano. Così, tra il chiaccherio delle due donne e il silenzio della città, accarezzati dalla brezza dell’Etna, sembrava chiudersi la notte. A un tratto, un suono, un lamento prolungato che sapeva di canto: un venditore, lontano, giù all’inizio della strada, con la discrezione della notte, vendeva il suo prodotto: “cacucciuliddi, cacucciuliddi, sono ancora caaauri i cacucciuliddi”! e così a ogni centinaio di metri con una voce modulata e lontana che sembrava venisse dall’Etna, ripeteva la sua offerta. Erano dei carciofi piccoli, molto piccoli, la parte dominante sono le spine, mentre quella che si mangiava era la parte iniziale della foglietta del carciofino, che solo all’inizio aveva una polpa sottile da sgranocchiare. Insomma non si mangiava quasi niente, ma si succhiava un sapore forte e intenso che sapeva di carciofo. Mia sorella Sara ne andava matta, e la sera probabilmente ritardava la conversazione nella speranza che passasse i cacucciularu. Portava un sacco di juta sulla spalla e teneva un mazzo di carta ruvida a quadrati di 10 o 20 centimetri a secondo della quantità di prodotto da vendere. Per mezza lira ti riempiva il coppo con la carta formata da 10 cm; quello di 20 cm per una lira. Non appena giungeva sotto il balcone, Sara lo chiamava quasi in silenzio: “psss, psss” e faceva scendere tramite una cordicella, un piccolo paniere con una lira dentro. L’uomo prendeva la moneta e metteva dentro il coppo grande pieno; si toglieva la coppola in segno di saluto e proseguiva il suo giro. “Cacucciuliddi, cacucciuliddi, ancora cauri suunu”… Turi Caruso Marzo 2009 30 Spettacolo Apprezzati sugli schermi “La siciliana ribelle” e “Quell’estate felice” Il Cinema parla “Siciliano” ma oggi si fa capire da tutti N ei cinema italiani e siciliani due film con protagoniste la Sicilia e la sua gente, “La siciliana ribelle” e “Quell’estate felice”. “La siciliana ribelle” di Marco Amenta, è ispirato alla vera storia di Rita Atria, interpretata dalla giovane Veronica d’Agostino. Novembre 1991. Una mattina alla procura di Palermo si presenta una ragazzina. Anni prima suo padre e suo fratello sono stati ammazzati dalla mafia in una faida tra cosche. Stanca di quella vita si reca dai giudici per denunciare gli assassini e ribellarsi ad un’organizzazione criminale tradizionalmente maschilista. Quella ragazza si chiamava Rita Atria e a soli diciassette anni divenne testimone di giustizia battendosi contro la mafia al fianco di Paolo Borsellino. Una lotta la loro che oggi rivive in un film, La siciliana ribelle, diretto dal giornalista-regista Marco Amenta e presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Alice nella città, dedicata ai ragazzi. Rita decide di sfidare il sistema mafioso di cui la sua famiglia fa parte, collaborando con la giustizia e legandosi in particolar modo alla figura del procuratore Paolo Borsellino (Gérard Jugnot). Rinnegata dal paese e persino dalla madre (Lucia Sardo), la ragazza è diventata un simbolo della lotta alla mafia e con le sue preziose rivelazioni ha mostrato quanto alto sia il prezzo pagato da chi rompe il silenzio. Una settimana dopo l’attentato di via d’Amelio, perdendo l’unico punto di riferimento, Rita decide di togliersi la vita. L’ultima parte del film è dedicata al momento del processo, dove spicca per l’intensa interpretazione la brava Emanuela Mulé, nei panni del pubblico ministero, la dottoressa Parsi, figura che rivela, dietro l’oggettività e la professionalità del suo incarico, l’irrequieta paura e l’umana solidarietà nei confronti di una ragazza di 17 anni, che sola contro tutti, persegue fino alle estreme conseguenze il desiderio di giustizia. Dopo avere indossato i panni di Cristina, donna senza scrupoli e arrivista ne La baronessa di Carini, l’eclettica attrice siciliana si è confrontata con ruoli diversi accomunati dal tema mafioso. Nel film breve di Giuseppe Moschella “L’avvoltoio” (premiato al festival CortoFic- Marzo 2009 da Olivia Magnani), non rappresenta tanto una donna emancipata e consapevole di sé, quanto una specie di dark lady cinica, senza scrupoli e mantenuta, capace di abortire solo per fare un dispetto all’examante. Il tema della gravidanza interrotta, poi, meriterebbe una parentesi a parte, con la macchina da presa che indugia sui particolari più truculenti invece di puntare su quel rispetto e quella discrezione che, ad esempio, ha saputo usare Mendes in Revolutionary Road. Ne esce una visione della Sicilia e delle sue donne più vecchia di qualsiasi commedia alla Germi, nonché grosse cadute di buon gusto, a riprova di quanto facile sia scambiare la sensazione per sentimento, la presunzione per impegno, la ripetizione per omaggio ai classici. A.S. Immagini dal film “La Siciliana Ribelle” e “Quell’estate felice” con gli attori Emanuela Mulè, Olivia Magnani, Giuseppe Moschella tion di Chianciano Terme per l’intensa performance dell’attrice siciliana e con certificato di merito al Chicago International Film Festival 07) la Mulé è una coraggiosa vitti- Mondi diversi in un’unica realtà che cambia e che viene riconosciuta solo quando viene raccontata con franchezza e coraggio ma dell’usura che si fa promotrice di una ribellione contro il carnefice coinvolgendo le altre donne del paese, mentre nella commedia noir “Ferragosto”, diretto da Moschella e di cui è stata fatta una trasposizione teatrale che ha debuttato a Taoarte, Emanuela è Santina, una donna implacabile a capo di un losco affare. “Quell’estate felice”di Beppe Cino, liberamente tratto dal romanzo “Argo il Cieco” di Gesualdo Bufalino e già premiato in numerosi festival tra cui il Festival del Cinema di Salerno, Busto Arsizio Film Festival, Festival del Cinema Italiano di Bastia (Francia) e XV Festival Internazionale di Varna (Bulgaria). Siamo nella Sicilia dell’immediato dopoguerra, a Modica, dove il professor Angelo Amato (Dario Costa) nutre una passione non ricambiato per la bella Maria Venera (Olivia Magnani). Tra gli attori siciliani che spiccano a fianco dei protagonisti della storia, un versatile Giuseppe Moschella nei panni di Liborio Galfo, un ex ballerino anni ‘50 che in gioventù era stato molto amico del professore Amato. Massimo esperto di Boogie woogie, Galfo, pur non essendo noto in paese per le sue capacità amatoriali, sarà protagonista di una fuga d’amore riparatrice architettata dall’astuta Maria Venera. Moschella aveva già lavorato con il regista siciliano Cino in “Miracolo a Palermo” nel ruolo di Bibò in “Corti di Cervello”, dove interpretava il ruolo del protagonista. Il film incomincia e procede con versi recitati da una voce off che sembra uscita da un audiobook, aulica e letteraria, quasi compiaciuta del suo indugiare in fronzoli poco attinenti al mezzo cinematografico. La ricchezza delle scenografie omaggia senza dubbio il fascino retró della location Sicilia, ma nel complesso l’affresco di Cino scavalca i margini del tributo per arenarsi in una retorica altamente patetica e spesso reazionaria. Al protagonista si fanno addirittura rimpiangere i tempi in cui la maggior parte della popolazione era analfabeta e la scrittura privilegio di pochi, mentre il personaggio principale, la bella e indomita Maria Venera (interpretata La Voce dell’Isola n. 3 Spettacolo 31 Al Brancati di Catania ancora successo per la commedia “Le impiegate” Gli attori del Laboratorio Atman non hanno tradito le aspettative D opo anni di restauro, ha riaperto i battenti un luogo storico per Catania, l’ex cinema Spadaro. Riapertura si, ma non di un cinema, bensì di un teatro, che a detta del direttore artistico Tuccio Musumeci, concretizza “l’idea di un nuovo spazio teatrale che proponesse un teatro si di “tradizione” ma aperto anche a stimoli nuovi e a nuovi linguaggi”. È nato così il primo cartellone teatrale del Brancati, come un ritrovo per tanti amici, con volti noti al pubblico del Teatro, e volti nuovi. Un cartellone di sette spettacoli all’insegna della Tradizione, ma come dicevamo, con ampi stimoli nuovi. Tutti gli spettacoli presentati hanno riscosso un importante successo e gradimento di pubblico, dalla commedia dialettale “Fiat Voluntas Dei”, di Giuseppe Macrì, con Tuccio Musumeci e Concita Vasquez, per la regia di Tuccio Musumeci; al “Preferirei di no”, di Antonia Brancati, regia di Romano Bernardi, con Alessandra Cacialli e Debora Bernardi. Da “Lo Sbaglio di essere vivo”, commedia amara e grottesca, di Aldo De Benedetti, regia di Romano Bernardi, con Filippo Brazzaventre e Debora Bernardi, al “Piccolo Grande Varietà”, di Marot’s, regia di Mario Sangani, con Tuccio Musumeci. Per arrivare all’ultimo spettacolo svoltosi “Le Impiegate”, commedia musicale, di Claudio Carafoli, regia di Gabriella Saitta, che ha concluso le sei repliche l’1 marzo scorso. È in programma dal 19 al 22 marzo, “L’uomo che incontrò se stesso”, di Luigi Lunari, regia di Antonello Capodici, con Romano Bernardi, Filippo Brazzaventre, Alassandra Palladino, mentre chiuderà la stagione ad aprile dal 16 al 20 “Gli industriali del ficodindia”, di Massimo Simili, regia di Giuseppe Romani, con l’immancabile Tuccio Musumeci. Grande è la soddisfazione dell’attore catanese alla guida del teatro, per il grande successo fino ad ora riscosso da tutti gli spettacoli presentati. Certo, un cartellone davvero frizzante, dove di noia non se trova sicuramente. Tuccio Musumeci, con aperttura del Teatro Brancati ha concretizzato “l’idea di un nuovo spazio che proponesse un teatro di tradizione aperto a nuovi stimoli e nuovi linguaggi Alice Arcangeli, Olivia Barlesi, Giulia Fiume, Monika Gravano, Chiara Mangano, Francesca Penna in alcuni momenti della commedia L’ultimo spettacolo rappresentato è stato “Le impiegate”. Commedia musicale di C. Carafoli, R. Zamenco, P. Angelici, Musiche Jean Hughes Roland per la Regia Gabriella Saitta. Una divertente commedia musicale che coglie la tipica giornata di sette ragazze che lavorano presso una ditta di scarpe, e che sintetizza la loro stessa esistenza. Vediamo il tempo che passa, magari sempre uguale, i loro difetti, le loro aspirazioni, le ambizioni e le delusioni, insomma in quella giornata tipo si compie la loro vita. Nel mondo del lavoro si ripercorre quello che succede fuori, nella vita reale. Con questa commedia, l’autore ci porta a riflettere su come la vita possa tra- scorrere “inconsapevolmente” secondo ritmi lavorativi, e non secondo le proprie scelte di vita. Hanno intepretato i ruoli: Olivia Barlesi la folle capo ufficio, innamorata del principale; Giulia Fiume “la mamma” che si divide tra routine familiare e ufficio; Francesca Penna “la mangia uomini” che pur di averne uno si accontenta di averlo già sposato; Giulia Oliva la nuova arrivata donna snob alla ricerca di un marito ricco; Alice Arcangeli la più giovane che sogna di diventare un giorno come i suoi idoli; Chiara Mangano la più orgogliosa e politicizzata; Monika Gravano, donna delle pulizie, sempre malaticcia e con il problema della casa; infine Sebastiano Patanè ultimo arrivo a sorpresa in ufficio e contesissimo “gallo” nel pollaio. Un mix di stati d’animo che attraverso situazioni e battute comiche, risulta capace di rendere frizzante e vivace la drammaticità dei problemi quotidiani. L’Associazione culturale Artefusa ha curato, attraverso il suo laboratorio teatrale “Atman”, la preparazione degli artisti. Con questo spettacolo si conferma la grande maturazione raggiunta dagli artisti, consolidatasi e migliorata ulteriormente rispetto agli spettacoli propostici lo scorso anno. Sempre rilevante l’impegno profuso dalla regista Gabriella Saitta direttrice del Laboratorio Archi Continua a piacere la stand-up comedy di Morchella&Mulé A “Scarafaggi/Beatles” non mancano gli applausi D opo il grande successo ottenuto allo Zelig di Milano il 15 e 16 gennaio scorso, continua la tournée nazionale dello spettacolo Scarafaggi/Beatles di Moschella&Mulé. “Scarafaggi/Beatles” è una stand-up comedy al vetriolo dove si ride del malessere di vivere, ironizzando amaramente sugli stereotipi e sui pregiudizi sociali che ruotano attorno alla sottocultura mafiosa, al consumismo dilagante, allo spreco e alle ingiustizie. Lo spettacolo abbraccia e sconfina la dimensione del teatro, attraversando quella del cabaret accompagnato dall’inconfondibile musica dei Beatles, che vedono impegnati sul palco Diego Spitaleri al piano e Valeria Milazzo, voce solista. Nella cornice musicale scandita dalle intramontabili canzoni del quartetto di Liverpool La Voce dell’Isola n. 3 si iscrivono episodi esilaranti come quelli de “La moglie del latitante”, “La telefonata della mamma killer”, o il test di virilità di un aspirante mafioso. Ciascuno di questi sketch sottolinea con l’amaro in bocca che gli scarafaggi più dannosi non sono quelli che emergono dalla terra ma quelli invisibili che si insinuano nella società ricoprendo anche posti di potere. Scarafaggi/Beatles è sponsorizzato dalla Regione Siciliana, dalla Provincia Regionale di Palermo, BT Italia (British Telecom Italia), dall’.I.M.A.I.E. e da Oliver Wine House di PalermoDopo una lunga esperienza come attori che singolarmente li ha visti protagonisti in diversi teatri italiani (anche nel 2004 Moschella fu in cartellone al teatro Zelig), nel 2005 Giuseppe Moschella ed Emanuela Mulè formano un duo realizzando con successo numerosi spattacoli teatrali come “Il tacchino dell’harem – concerto teatrale afrodisiaco” (2006), “Natale in… giallo-storie da brivido!” (2007) e la commedia noir “Ferragosto…caldi pizzini” che ha debuttato a TaoArte 2008. Nei progetti artistici dei due attori siciliani la fondamentale dimensione ironica impregnata di una comicità pungente e originale si amalgama con quella musicale, diventando corpo unico carico di significati, evocatore di emozioni e di “caldo” humour. Gli artisti sono inoltre impegnati nel cinema come dimostrano le recenti partecipazioni in “Quell’estate felice” di Beppe Cino dove Moschella interpretata il ruolo di Liborio Galfo, ex ballerino anni ‘50 e ne “La siciliana ribelle” di Marco Amenta in cui la Mulè veste i panni del pubblico ministero. Marzo 2009