elenchi_150 anni di unità

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elenchi_150 anni di unità
Villa Nazareth, 17 marzo 2011
Le 10 ragioni per le quali vale la pena essere italiano (con orgoglio
o con vergogna)
I. Gabriele Tucciarone
1) Per pasta, la pizza e il cibo in generale, sublimi compagni di viaggio di tutti i giorni che
difficilmente avremmo trovato altrove
2) Per le donne che ci fanno innamorare, e per gli uomini che fanno innamorare le donne,
perchè nessuno ama come gli italiani
3) Perchè c'è più arte in Italia che nel resto del mondo, e per gli artisti, poeti, scrittori,
attori e musicisti italiani, dotati da Dio di un qualcosa in più degli altri
4) Perchè sia al mare che in montagna abbiamo paesaggi che fanno invidia al mondo intero
5) Per le canzoni senza tempo di Lucio Battisti che non ci stancheremo mai di ascoltare
6) Per il sogno unico di don Domenico Tardini che noi qui presenti abbiamo avuto la fortuna
di incontrare nelle nostre vite
7) Per San Francesco d'Assisi e la sua vita rivoluzionaria, vera applicazione del messaggio
meraviglioso di Gesù
8) Per il genio di Leonardo da Vinci e tutte le persone che ci hanno dato lustro al di fuori dei
nostri confini
9) Per Peppino Impastato e tutti gli eroi che hanno saputo ricordarci con le loro vite che
troppo spesso non c'è lustro all'interno dei nostri confini
10) La canzone che voglio dedicare all'Italia è "Stai su", di Claudio Baglioni.
E' un augurio al nostro Belpaese, affinchè anche in momenti bui come questo, fatti di
tensioni, scontri e poche forze per alzare la testa e
guardare al futuro con speranza e fiducia, sappia sempre trovare le risorse e le persone
giuste per reagire e rialzarsi, e ritrovare lo splendore
morale, artistico, economico e sociale che merita e che ne ha caratterizzato la storia.
“Che fai in quest'ora bella
che suona il suo notturno
io mi giro attorno a far la sentinella
che non ho sonno e faccio il primo turno
tu qualunque cosa fai stai su
anche se sei distante
e se la voce non arriva o è disturbata
penso di parlare a te in ogni istante
perché per me lo sai sei sempre stata
tu l'altro capo di un filo
un unico profilo
quando guardiamo su
se anche tu vedi
la stessa luna
non siamo poi così lontani
se credi ancora un po'
a un giro di fortuna
gioca tutto su domani
dovunque tu sarai stai su
forse e se tu lo domandi
domani ci troviamo
all'incrocio delle tue braccia grandi
per correre a gridarci ti amo
e cosa ci vuoi fare
se tutto questo non è ancora un paradiso
se non c'è abbastanza notte per sognare
e stai cercando pure tu un sorriso
ti basta entrare in memoria
di qualche buona storia
e poi cliccarci su
se anche tu suoni
lo stesso accordo
non siamo poi così lontani
se ti rimetti su
l'ultimo mio ricordo
sei già pronta per domani
non siamo un mondo a parte
(noi) siamo parte del mondo
rimasti un po' in disparte
un secolo o un secondo
se anche tu senti
la stessa ebbrezza
non siamo poi così lontani
se del domani no
nessuno ha la certezza
io son nessuno e tu Domani
da domani
chiunque tu sarai
comunque tu starai stai su”
II. Ludovico Ferranti
1) Alzare lo sguardo per vedere la Cappella Sistina
2) L’assist di Gilardino a Del Piero per il 2-0 alla Germania il 4 Luglio 2006
3) Leonardo da Vinci
4) La Divina Commedia, in particolare l’Inferno, canto I vv.31-36 : “Ed ecco, quasi al cominciar de
l'erta / una lonza leggera e presta molto, /che di pel macolato era coverta;/
e non mi si partia dinanzi al volto,/anzi 'mpediva tanto il mio cammino,/ ch'i' fui per ritornar più
volte vòlto”
5) La t-shirt di Madonna con su scritto “Italians do it better”
6) La marcia trionfale dell’Aida di Giuseppe Verdi e più in generale, tutta la lirica italiana
7) Il più grande impero che la storia abbia conosciuto mosse i primi passi sul nostro Paese
8) La più grande nazione del mondo (l’America) ha ricevuto il nome da un italiano
9) La tenacia di tutti quelli che hanno combattuto (garibaldini, partigiani…) per l’Italia perché noi
fossimo qui oggi
10) Piangi Roma dei Baustelle feat. Valeria Golino
Mi manchi tu, la fantasia,
il cinema, l'estate indiana,
mi servi tu, un brivido,
il ghiaccio nel, campari soda.
Fumo un'altra sigaretta,
perché è facile buttarsi via,
respiro e scrivo,
tutto quello che mi manca
è un'assurda specie di preghiera,
che sembra quasi amore...
Piangi Roma, muori amore,
splendi sole, da far male.
ho già fatto le valigie,
ma rimango ad aspettare.
Ridi Roma, ridi amore,
dice il telegiornale,
che la fine si avvicina,
io m'invento un gran finale.
Mi manchi tu, la libertà,
tanti LP, Battisti e Mina,
mi servi tu, la malattia,
che spazza via, la razza umana.
Chiudo con le sigarette,
un ragazzo in strada scappa via,
e metto in lista
tutto quello che mi manca,
e mi sembra quasi una preghiera,
oppure folle amore.
Piangi Roma, muori amore,
tutto il bene che so dare,
come il sasso e la fontana,
si consuma, si consuma.
Ridi Roma, godi amore,
nonostante il temporale,
metto i panni ad asciugare,
piangi Roma, ti fa bene...
III. Michele Brescia
1) Per l’atmosfera sospesa delle piazze dipinte da De Chirico
2) Perché solo in Italia, poteva nascere un sacerdote libero ed intelligente a tal punto da scrivere:
"...un prete isolato è inutile, è come farsi una sega. Non sta bene e non serve a niente, e Dio non
vuole".
3) Per l’ultimo capoverso del racconto “Inviti superflui” di Dino Buzzati
4) Per il “folle volo” di Lauro de Bosis
5) Per il teatro canzone di Giorgio Gaber
6) Per gli incubi indagati e per le donne conquistate da Dylan Dog, creato dalla penna di Tiziano
Sclavi
7) Per quell’interpretazione di “Rimini” della famiglia De Andrè, nella tenuta dell’Agnata in
Sardegna, con Faber, Dori e Cristiano in stato di grazia
8) Per quella margherita con mozzarella rigorosamente di bufala mangiata a Capodimonte, di gran
lunga più emozionante delle tele del Caravaggio ammirate poche ore prima
9) Per Pier Paolo Pasolini, perché un profeta così, manco nell’Antico Testamento lo si può trovare
10) Per quanti hanno dovuto lasciare il nostro Paese, non per scelta, ma per necessità, che voglio
tenere vivi nel ricordo, con l’ascolto di uno dei pezzi più belli del maestro di Pavana
Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d' orzo.
Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde
in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo.
Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio
o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola.
Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio,
un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola.
Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe
e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo,
parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il fatalismo".
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina
e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le Havre,
e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina.
L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata,
l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il destino,
l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata,
l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.
L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache,
un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra.
Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello
e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino,
l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello.
E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera,
per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera,
sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri.
Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita,
l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia sottile,
l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita,
e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per fucile.
Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già vecchio,
sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo
e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo...
IV. Anna Berloco, Chiara Creato, Domenico Sciandra, Rosanna Pinizzotto (rigorosamente in ordine
alfabetico)
1) Io sono fiero di essere italiano, perché la pasta, la pizza..oggi no, domani forse, ma dopodomani
… sicuramente!
2) Io non sono fiero di essere italiano, quando c’è chi crede che l’Italia sia solo: pasta, pizza e
mandolino.
3) Io sono fiero di essere italiano, perché c’è stato un De Sica che ha raccontato un’Italia da Oscar.
4) Io mi vergogno di essere italiano perché c’è un De Sica che racconta un’Italia da Bunga Bunga.
5) Io sono orgoglioso di essere italiano, per aver visto: uno slalom di Alberto Tomba, gli anelli di
Juri Chechi, uno scatto di Marco Pantani, un gol di Roberto Baggio e una meta di Marco
Bergamasco.
6) Mi vergogno di essere italiano quando lo sport anziché unirci, ci divide.
7) Io sono fiero di essere italiano perché Leonardo, Volta, Marconi e Meucci, hanno portato
l’ingegno italiano nel mondo.
8) Io mi vergogno di essere italiano perché l’ingegno, in Italia, sembra non avere più posto.
9) Io sono fiero di essere italiano, perché Falcone, Borsellino, don Pino Puglisi sono stati italiani.
10) Io non mi vergogno di essere italiano, quando c’è chi si vergogna che Benigni e Saviano siano
italiani.
11) Io sono fiero di essere italiano per quelli che hanno scritto le pagine più belle della nostra storia.
Senza di loro, che Italia sarebbe?!
12) Io mi vergogno di essere italiano per chi ora, al potere, più che scrivere la nostra storia, la sta
cancellando.
13) Io sono fiero di questa Italia,“l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, Viva L’Italia, l’Italia
che resiste”
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.
V. Gennaro Cataldo
1) Sono fiero di essere italiano perché ogni giorno ci sono lavoratrici e lavoratori italiani che si
sacrificano e faticano duramente per le loro famiglie, senza compromessi e con la virtù di
non svendere la propria dignità e la propria onestà.
2) Sono fiero di essere italiano perché la diversità di tradizioni e culture delle nostre regioni
rappresenta un’esperienza di confronto, apertura e conoscenza.
3) Sono fiero di essere italiano perché ci sono giovani italiani che non si rassegnano ad un
futuro precario ed incerto ma lottano affinché un’ adeguata istruzione e il valore della
formazione professionale non siano utopici diritti .
4) Sono fiero di essere italiano per le arti, la musica e la letteratura che abbiamo donato al
mondo intero.
5) Sono fiero di essere italiano quando ripenso al coraggio e alla determinazione di quanti
hanno voluto la nostra Italia unita.
6) Sono fiero di essere italiano per il mare, i tramonti e i sublimi paesaggi di cui ci fa dono la
nostra terra.
7) Sono fiero di essere italiano perché l’arrivismo talvolta della politica, le ingiustizie sociali e
la vergogna della criminalità organizzata non hanno fermato la voglia di lottare di quanti
hanno voluto e vogliono cambiare, per il bene di tutti, il nostro Paese.
8) Sono fiero di essere italiano quando penso a ciò che ho ricevuto dalla nostra Italia: alla mia
città, alla mia gente, agli amici e a tutte le esperienze che mi hanno fatto crescere e che mi
stimolano a impegnarmi per il bene comune.
9) Sono fiero di essere italiano quando canto e ascolto il nostro inno, per la gioia e l’orgoglio di
cui mi pervade.
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
VI. Angelo Tumminelli
Oggi si festeggia il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Ieri sera le tinte tricolori dipingevano
pennellate d’italianità sui più importanti monumenti di Roma: verde, bianco e rosso era l’altare
della patria come la colonna traiana e verde, bianco e rosso era il Colosseo che, imponente, lascia
memoria d’una tempo che fu e ci ricorda la grandezza dei nostri antenati. Certo non ci sarebbe
stata nessuna festa, niente concerti, niente fuochi d’artificio, niente spettacoli di Gigi Proietti al
Campidoglio se si fosse dato ascolto ad alcuni di una data Lega che, pur orgogliosi d’un passato
glorioso seppur localmente ristretto, hanno sempre sostenuto che era doveroso per oggi continuare
a lavorare soprattutto per la forte crisi che certamente sarebbe stata mirabilmente risolta con una
giornata di duro lavoro in più. Ahimè, alcuni pareri parlamentari sono rimasti inascoltati e oggi ci
ritroviamo un bel rosso nel calendario e l’occasione per l’unico ponte lungo della primavera. La
data del 17 marzo non è stata scelta per far contenti gli irlandesi che oggi festeggiano San
Patrizio, né per fomentare le credenze dei superstiziosi che vedono in questo numero un terribile
pronostico di sventure: il 17 marzo 1861 veniva proclamato il regno dell’Italia unita; unita si fa
per dire se mancavano molte porzioni di terra ancora amichevolmente affidate alla protezione del
pontefice e dell’Austria amica. Tre guerre d’indipendenza non sarebbero bastate per conquistare
quell’unità che forse oggi è troppo scontata, troppo immediata per non essere oggetto di critiche o
di sterili tentativi di ridire la storia. Sicuramente non eravamo noi fra i mille scapestrati partiti
innocentemente dal Piemonte alle volte della Sicilia, né abbiamo mai combattuto per rifare nazione
quella terra la cui unità risaliva alla fine del glorioso impero di Roma. Se guadiamo la storia, è
vero, l’Italia è stata più smembrata che unita, più prostituta che gentildonna, più un puzzle che una
fotografia. Eppure un dubbio mi sorge quando, leggendo i versi di Dante, le poesie di Petrarca, mi
pare ascoltare come dei nonni, intuire perfettamente parole e simboli di una identità che già
sembrava istituita nella cultura seppur storicamente incompiuta. L’Italia non c’era, avremmo
dovuto aspettare Cavour, Mazzini, Garibaldi per averla intera, ma c’era una cultura italiana
fortemente improntata ai valori della cristianità e dell’età di mezzo. Ah, il bel paese, la patria di
Colombo, Verdi, Empedocle, Benigni, Vico, Pirandello, De Filippo, Dossetti, Lazzati, Fo,
Boccaccio, l’Italia, il paese delle contraddizioni, straordinariamente bello come
straordinariamente deturpato, culturalmente inarrivabile come covo delle più losche criminalità
organizzate. Oggi festeggiamo il compleanno di un popolo, di una nazione, di una identità che ha
dato illustri natali e di cui anch’io umilmente sono figlio. Nonostante l’attuale degrado politico e la
crisi economica, nonostante le contraddizioni interne, L’Italia è il paese che mi ha accolto al
mondo,che mi ha educato a ciò che oggi io sono, che mi ha permesso di intraprendere gli studi che
mi stanno formando, che mi ha gratuitamente fornito le cure necessarie, che ogni giorno affida ai
miei occhi e alla mia cura l’arte e la cultura più belle del mondo. Grazie Italia, sono veramente
orgoglioso di essere tuo figlio.