Giuliana Muci REALTÀ ANTROPOLOGICHE - Bio

Transcript

Giuliana Muci REALTÀ ANTROPOLOGICHE - Bio
Giuliana Muci
REALTÀ ANTROPOLOGICHE, SIMBOLOGIA, ARTE MEDICA E
GESTIONE DEGLI STATI DI COSCIENZA NELLA PROSPETTIVA DI
NUOVI MODELLI DI CURA. LA TECNOLOGIA DEL BIO-EXPLORER
PER UN ORIENTAMENTO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO
A Dalia e Clara,
preziose gioie di una magica realtà
RINGRAZIAMENTI
Esprimo riconoscenza all’Ingegnere Francesco Castrica, i cui insegnamenti mi
hanno consentito di sviluppare il nucleo portante di questo lavoro; in tal modo,
antropologia, biofisica e biochimica hanno potuto non solo dialogare, ma persino
comprendersi. A lui un grazie particolare per i numerosi talenti utili all’umanità, e
le interminabili ore che dedica alla propria missione.
Ringrazio il Dottor Raffaele Guida per la sua disponibilità, l’amabile accoglienza
presso il suo ambulatorio e la pazienza con cui mi ha edotta sulle innumerevoli
sfaccettature della materia medica.
Grazie all’Ingegnere Diego Turco, che ha tradotto per me, con disarmante
semplicità, ostiche regole matematiche e complicati concetti biofisici; in caso
contrario sarei ancora girovaga di quei meandri.
Ringrazio la Dottoressa Marina Risi per la fiducia, il sostegno e l’incoraggiamento.
INDICE
INTRODUZIONE ........................................................................................................ 5
CAPITOLO 1 - L’ESIGENZA DI UN NUOVO PARADIGMA ............................................... 9
1.1 - L’ARMONIA COME ANELITO DELL’ESSERE .......................................................................... 9
1.2 - UNITÀ-SEPARAZIONE-COLLEGAMENTO........................................................................... 15
1.3 - LA COSCIENZA E I SUOI STATI ........................................................................................ 18
1.4 - DALLA COSCIENZA DELL’ESSERE A QUELLA CELLULARE E ATOMICA: L’ENERGIA NELLA MATERIA.... 21
1.5 – TECNICHE DEL CORPO E STATI DI COSCIENZA ................................................................... 23
1.6 - RADICI UMANE E ORIGINI ETEREE: IL VETTORE SIMBOLICO NELLA REALTÀ BIDIMENSIONALE........ 25
1.7 - I 5 SENSI: PERCEZIONE FISICA, SIMBOLICA ED EMOTIVA ..................................................... 27
1.8 - EMOZIONI E SISTEMA NERVOSO CENTRALE; ANTROPOLOGIA E FISIOLOGIA DELLA PAURA ........... 28
1.10 - COSTANTI UNIVERSALI E NUOVE FRONTIERE BIOFISICHE E TECNOLOGICHE ............................ 35
CAPITOLO 2 – IL BIO-EXPLORER .............................................................................. 38
2.1 - LA CREAZIONE DELLO STRUMENTO. FONDAMENTI GENERALI .............................................. 38
2.2 - IL CERVELLO COME INTERFACCIA TRA DIMENSIONI ETEREE E CORPOREE. I DOMINI DI FREQUENZA 44
2.3 - FONTI INTEGRATE NELLA CREAZIONE DEL BIO-EXPLORER ................................................... 47
2.4 - RIFLESSI SIMBOLICI DEL SENTITO: AREE CEREBRALI, NEUROTRASMETTITORI, PEPTIDI, ORMONI,
ORGANI E SISTEMI ............................................................................................................. 55
2.5 - NUOVI ORIZZONTI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI ................................................................ 56
CAPITOLO 3 - CASI CLINICI ...................................................................................... 60
CONSIDERAZIONI FINALI ........................................................................................ 76
BIBLIOGRAFIA GENERALE ....................................................................................... 79
BIBLIOGRAFIA RELATIVA AL 2° CAPITOLO ................................................................ 80
SITOGRAFIA ........................................................................................................... 82
4
INTRODUZIONE
La scelta di sondare universi apparentemente lontani nasce dall’idea
che nessuno di essi sia mai veramente completo di per sé: così come
l’essere umano si definisce nella relazione con l’altro, allo stesso modo i
singoli ambiti disciplinari si perfezionano non soltanto grazie agli
approfondimenti di settore, ma anche per loro continua interazione.
L’antropologia medica è una materia per sua natura integrata da
apporti diversi: essi provengono, tuttavia, quasi esclusivamente da
ambienti umanistici, poiché rami come quelli strettamente scientifici
(chimica, fisica, fisiologia) mostrano frontiere difficilmente valicabili in
assenza di adeguata formazione. L’esigenza di inoltrarsi in quegli ambiti già
diversi anni or sono è andata di pari passo con la necessità di comprendere
qualcosa di più riguardo i risvolti fisiologici connessi a esperienze di
particolare impatto emotivo. Mi riferisco a rituali religiosi, stati di trances,
ipnotici, meditativi, o semplicemente l’influenza di sistemi di credenze
culturali e modelli mentali legati a consuetudini famigliari. Nel corso del
tempo l’interesse si è allargato a tutti gli aspetti della relazione mentecorpo, includendo i vissuti traumatici. Ciò ha costituito una forte
motivazione nella scelta di un percorso P.N.E.I.: intendere quanto possibile
delle dinamiche psiche-cervello-organismo, non paga di osservarne solo la
manifestazione esteriore.
Ovviamente, le diverse professionalità devono poter operare nel
loro campo di pertinenza: credo, però, che la creazione di un
metalinguaggio, oltre quello specialistico, possa contribuire a nuove forme
di comunicazione e interazione, unitamente a una maggiore
consapevolezza di ciò che è l’essere umano. L’etimologia è fondamentale,
invitandoci a porre l’attenzione sul fatto che le parole non siano mai
casuali: suono e struttura si fondono nella stessa funzione, quella di
rammentarci significati dai quali non possiamo prescindere. E così exsistentia è ontologicamente legata a un’idea di ‘essenza’, qualcosa di ‘più
alto’ che sgorga nel sé; poi vi è l’humus, il terreno ove il superiore fluire
diviene carne. È così che l’Essere e l’Umano spiegano le due nature che
5
costituiscono l’Uno; è così che binomi quali ‘energia-materia’ della fisica
teorica, ‘mente-corpo’ quale focus delle neuroscienze, sono
semplicemente il naturale riflesso di una relazione innata. Se poi ci
soffermiamo sul termine ‘persona’ la cosa si fa particolarmente
interessante: il per suonare, ossia ‘suonare attraverso’, rimanda davvero a
qualcosa di puro, di superiore, di sublime, che alita attraverso il sacro
strumento corpo. E l’ascolto che ne consegue. Del resto, il suono
sembrerebbe la manifestazione immediata dell’atto creativo primigenio,
sia esso inteso quale ‘verbo’, ‘om’, ‘aum’ e simili. E ancora, ‘individuo’, da in
e divìduus, esprime una unità che non può essere separata nelle sue
componenti.
Il lavoro che vado a presentare parte da riflessioni a carattere
squisitamente antropologico, per poi diramarsi verso l’ambito medico,
almeno per quanto possa competere ad una umanista. Ci si augura che
ogni piccolo contributo ispiri la messa a punto di modelli più consoni alle
urgenze del terzo millennio, referenti che possano spaziare dal campo
universalmente umanistico a quello più espressamente diagnosticoterapeutico. A tal fine, si è pensato di strutturare il lavoro in tre momenti
separati, seppur strettamente connessi. Nel primo capitolo sono state
ripercorse le origini e l’evoluzione della storia umana, riflesso della
complessità degli aspetti mentali e biologici. Ciò ha portato all’idea
dell’esigenza di un‘nuovo paradigma’ che possa riconsiderare la naturale
propensione degli esseri umani (ma potremmo forse includere tutti i regni
viventi) verso una condizione armonica, intesa quale percezione di
nutrimento, appartenenza, protezione, completezza , appagamento, pace
interiore. In tale contesto, si è inteso trattare il tema della coscienza e della
complessità che esso sottende, richiamando gli stati generalmente
considerati ‘non ordinari’, antica e naturale disposizione per accostarsi ad
essa, considerata nella sua accezione più complessa, esulando dagli aspetti
esclusivamente razionali. Non si poteva quindi trascurare il ruolo delle
emozioni (incluso il loro correlato biochimico), che veicolano messaggi di
un universo sconfinato, in cui si mescolano lingue e linguaggi, culture e
archetipi, credenze e modelli, e strettamente legate al circuito sensoriale,
da considerarsi nel duplice aspetto fisico e metaforico. Del resto, metafora
6
e rappresentazione costituiscono il leitmotiv del presente lavoro,
rimandando a qualcosa di intrinseco che gli esseri umani da sempre
utilizzano in modo istintivo: il simbolo, symballo, lega etimologicamente gli
aspetti materiali e immateriali.
Proprio il referente simbolico permette di accedere al secondo
capitolo, nel quale viene illustrata la filosofia alla base del Bio-Explorer,
nonché il suo utilizzo quale strumento diagnostico con l’opportunità di
simulazioni terapeutiche. L’interesse per la metodica prende origine dalla
sua capacità di leggere la biochimica delle aree cerebrospinali e degli
organi, con la possibilità di interpretarne il versante traumaticoemozionale-psicoaffettivo, talmente incisivo da innescare manifestazioni a
livello di corporeo. Si parte dall’assunto che ogni sentito particolarmente
drammatico (indipendentemente da una realtà oggettiva dell’evento)
possa riflettersi su specifiche zone cerebrali, comportare l’espressione
continua e non ordinaria di neurotrasmettitori, peptidi e ormoni, con
plausibile ricaduta su determinati organi-bersaglio. Ognuna delle
componenti considerate costituisce la parte fisica più rappresentativa nel
processo di trasduzione simbolico-emozionale del vissuto dell’individuo.
Lo strumento permette inoltre di verificare varie tipologie di markers, a
partire da quelli infettivi e immunitari, accanto ad altri che rivelano la
presenza di metalli pesanti, microorganismi e parassiti; cause, queste
ultime, esogene, ma non avulse dai processi bidirezionali mente-corpo.
L’associazione della serie di dati che emergono durante la visita permette
una diagnosi completa del paziente, incluso lo stato psichico e la tipologia
del trauma. Un algoritmo, infine, rivela il momento in cui si sono verificati
eventi particolarmente cruciali. Si prendono in esame, inoltre, i singoli
rami di ricerca, ossia le diverse fonti che hanno contribuito alla nascita del
Bio-Explorer, richiamando pure gli apporti, il ruolo e la dedizione del suo
inventore, l’Ingegnere Francesco Castrica. Si conclude con uno spazio
dedicato alle modalità e ai campi di utilizzo dello strumento, che segna
l’apertura di nuove frontiere diagnostico-terapeutiche; si sottolinea inoltre
l’importanza di un approccio empatico col paziente, incentrato sulla resa
del proprio ruolo quale protagonista attivo della vicenda terapeutica.
Nel terzo capitolo si procede all’analisi di alcuni casi clinici. Qui sarà
7
davvero interessante osservare come sostanze, aree cerebrali e organi,
comunichino tra loro secondo modalità multidirezionali, pur essendo
soggetti a processi differenti, segnalando cos’è che meriterebbe davvero
attenzione, affinché il disequilibrio diventi occasione di consapevolezza e
resilienza. Un suggestivo esempio per apprendere noi stessi la lettura di
significati oltre l’apparenza, e l’importanza del dialogo, soprattutto quando
esso appare difficile a causa di linguaggi così diversi.
8
CAPITOLO 1 - L’ESIGENZA DI UN NUOVO PARADIGMA
1.1 - L’armonia come anelito dell’Essere
Cos’è l’armonia? E perché ne siamo costantemente alla ricerca
anche quando apparentemente ci comportiamo in modo inconsulto,
magari per mascherarne il bisogno, occultando fragilità che ci impediscono
di raggiungerla? Il termine viene dal greco armózein che significa
letteralmente collegare, unire, essere d’accordo. Interessante è la radice ar
che costituisce la base etimologica di alcune parole tra cui arte,
l’espressione del creare (che pure ne conserva la desinenza): attitudine
che, seppur con modalità diverse, appartiene a ogni individuo.
Sembra dunque che gli esseri umani siano naturalmente inclini al
‘collegamento’, propensione che manifestano negli ambiti più svariati:
dall’attaccamento madre-bambino, alle relazioni coi propri simili e la spinta
a completarsi con l’altro sesso, al legame indissolubile tra mente e corpo,
nel cui equilibrio risiede lo stato di salute fisica e mentale. Escludendo
malattie causate da fattori prettamente esogeni, sul cui decorso pure
incidono vissuti emozionali, il nuovo paradigma tende ad evidenziare gli
aspetti prioritari della sfera psichica e i processi che si innescano per
somatizzazione. Inoltre -per quel che conosciamo grazie all’antropologia,
alla filosofia e alla storia delle religioni, relativamente a ciò che viene
interpretato e vissuto come ‘spirito’-, la spinta al ricongiungimento si
espande verso una connessione di respiro cosmico, ancor più intima e
misterica. Essa può riferirsi a un’ideale quale ‘unità divina’ (origine e
anelito di ogni forma e sostanza) o più genericamente a un concetto di
‘energia’, ‘archetipo primigenio’, ‘pensiero primario’, ‘io creativo’:
qualunque sia la visione soggettiva o comunitaria, possiamo dire che la
disposizione all’armonia sia ascrivibile alla sfera psico-spirituale,
ultraterrena, trascendentale, quale dimensione prioritaria, ma mai
disconnessa dal referente materico-corporeo.
9
Antropologicamente l’uomo, lontano da logiche esclusivamente
razionalistiche, non opera i distinguo propri delle moderne categorie
mentali con riferimento a concetti riguardanti gli ambiti materiali e
immateriali. Un presupposto che tendenzialmente accomuna le culture
originarie, agenti sulla spinta di pulsioni animiche1, comuni ad ogni
latitudine. ‘Fonte Divina’ / ‘Pensiero Primario’ / ‘Io Creativo’: tante sono
state dunque le modalità e le rappresentazioni concettuali messe in atto
nell’intenzione di raggiungere l’armonia cui si anela. Religioni mono e
politeistiche, culti estatici, rituali magico-religiosi, filosofie e movimenti
spirituali, sciamanesimo, meditazione, ipnosi, utilizzo simbolico e al
contempo fitoterapico delle piante medicinali e sacre: tutto ciò può
talvolta sembrarci limitante, ridicolo, fuori luogo, anacronistico e persino
(e realisticamente) violento nelle sue manifestazioni più estreme. Eppure,
per quanto talvolta si faccia fatica a riconoscerlo, tutte le modalità
considerate rispondono a una esigenza di collegamento, di appartenenza a
‘qualcosa’ o ‘qualcuno’ che garantisca sicurezza e protezione, nutrimento e
calore, accoglienza e riconoscimento. In breve: a quell’inspiegabile
desiderio di sentirsi amati, o al semplice bisogno di sentirsi/essere in
salute. La paura e le difficoltà a conseguire lo stato di benessere e di
creatività atta a raggiungerlo, per cui il corpo e tutto l’essere sono
naturalmente predisposti, spinge gli uomini a ricercare a qualunque costo
ciò che possa colmare le proprie innate pulsioni. Queste sono
biologicamente2 riducibili ai bisogni degli organismi viventi di ossigeno,
acqua e cibo, quindi all’esigenza di protezione e aggregazione. Nelle
dinamiche evolutive tali impulsi hanno altresì proiettato connotazioni
simboliche, legandosi indissolubilmente agli aspetti emozionali. È così che
per nutrimento e sete si intende anche qualcosa che va oltre il cibo e
l’acqua, il sentirsi soffocare può essere indipendente dalla salubrità
dell’aria o una materiale stretta alla gola, mentre protezione e
1
Prendiamo a prestito l’espressione che lo scrittore cubano Alejo Carpentier utilizza quale presupposto
per comprendere a fondo le culture religiose afro-cubane, utile anche per cogliere dinamiche delle
tematiche trattate non sempre spiegabili in termini razionali.
2
Tutto ciò è verificabile sia sul piano filogenetico che su quello ontogenetico che ne riassume i processi
di sviluppo. La crescita embriologica quale riflesso del comportamento degli organismi unicellulari
costituisce un modello esemplare di unità, cooperazione, relazione.
10
aggregazione si legano a sensazioni quali accudimento, riconoscimento,
accettazione, ecc.; del resto, il linguaggio che utilizziamo abbonda di
metafore. Laddove esperienze benefiche a un percorso armonico risultino
carenti, gli individui manifestano una propensione a ricorrere a spasmodici
e pericolosi ‘surrogati’3, talvolta mortali per sé o per gli altri; o quanto
meno alteranti equilibri psichici individuali e sociali. Il ventaglio è ampio e
spazia da morbilità di ogni genere, a disturbi della personalità, a forme di
dipendenza, con tutte le ricadute del caso a livello comunitario. Per ciò che
concerne le dipendenze, siamo ormai a conoscenza della vastità del loro
raggio di azione: dalle relazioni affettive al fanatismo religioso all’uso di
sostanze stupefacenti, morbosità sessuali, ludopatie e simili. Qualunque
sia l’ambito in cui si manifestano, esse condizionano in modo cruciale la
vita del soggetto, l’ambito famigliare fino alla comunità di appartenenza.
Spesso, quando carenze profonde, unitamente a problematiche
economico-sociali, coinvolgano un gruppo più o meno allargato, ne viene
condizionato l’intero sistema culturale, che tende a modificarsi al punto da
giustificare e sostenere azioni più o meno malsane4, sviluppando modalità
sempre più inadeguate alla vera essenza dell’individuo inteso nella sua
unità di mente e corpo.
L’esigenza di un nuovo umanesimo che apra a nuove prospettive
esistenziali e pragmatiche si percepisce ormai da diversi decenni,
divenendo ai nostri giorni più urgente che mai nell’ambito delle relazioni
umane, in quello terapeutico, in quello politico-economico-sociale fino a
quello scientifico e formativo. Sembrerebbe giunto il momento
profetizzato da Claude Bernard5 in cui le diverse discipline, gli ambiti di
ricerca e, in generale, gli esseri umani, dovrebbero unirsi ai fini di un
grande progetto etico ed evolutivo.
3
Muci G., 2014 , pag. 15.
Ciò appare con particolare evidenza nel campo del fanatismo religioso, dove atti brutali vengono
giustificati dal gruppo di appartenenza con il fine ultimo dell’azione, in prospettiva di un ‘bene comune’ o
di un sedicente ‘paradiso’; il fenomeno tende ad accrescersi soprattutto laddove conflitti all’interno del
sistema di valori si accompagnino a problematiche di territorio, sociale ed economico.
5
Il contributo di Bernard (medico fisiologo, Saint-Julien 1813 - Parigi 1878) spazia dagli ambiti
prettamente medici a quelli filosofici e persino letterari. Le sue riflessioni sono orientate a considerare
l'ipotesi quale presupposto della sperimentazione. La possibilità di un riferimento teorico ad ampio
spettro lo portò alla sintesi di una “fisiologia generale” atta a superare il riduzionismo morfologico, a
favore di una funzionalità integrata.
4
11
L’apertura delle neuroscienze a nuove tematiche e la nascita della
P.N.E.I. ha indubbiamente definito nuove frontiere del potenziale umano.
Finalmente si riconosce l’esistenza di un dialogo tra i due massimi sistemi6,
la continua comunicazione tra mente e corpo, data per certa dalla
primigenia saggezza umana7.
Per quanto riguarda il passato, non si può certo rigettare tutto ciò
che abbiamo realizzato in secoli di filosofia e scienza; quest’ultima, non
dimentichiamolo, plasmata dalla prima. Le vicende che si susseguono sono
imprescindibili le une dalle altre, tutte fonte di conoscenza; tagliare o
occultare pezzi del tempo trascorso è altrettanto negativo quanto restarne
avvinghiati. Potrebbe però essere utile ripercorrere storia e metastoria,
aprendo mente e cuore per una lettura profonda e significativa delle
esperienze umane. E laddove il passato apparisse migliore del presente, i
rimpianti rischierebbero di tenerci paralizzati; diverso è l’utilizzo della
memoria che permette di andare alla radice di noi stessi, per comprendere
qualcosa di più di ciò che qui e ora, e ancor più universalmente, ‘siamo’.
Alla luce di una conoscenza che tenda sempre più verso una coscienza
integrata, che allarghi l’orizzonte in universi ancora insondati, le nuove
tecnologie, la scienza, la medicina, possono davvero mettersi al servizio
dell’uomo e non il contrario. Ricordando il premio Nobel John Eccles,
“affinché la medicina non diventi un insieme di dogmi, o peggio ancora,
una superstizione, col pretesto del non è scientifico”8.
6
Il titolo dell’opera di Galileo Galilei rappresenta, ovviamente, un espediente metaforico. Il fine è quello
di suggerire processi comunicativi tra due complessi di natura opposta (psiche e corpo), ma anche
l’utilità dello scambio intellettuale: nella sfida tra i protagonisti, Sagredo e Simplicio, appare chiaro
quanto il dialogo porti ad una interazione tra le parti. Lo stesso Simplicio, inizialmente asserragliato
dietro le proprie convinzioni aristoteliche e geocentriche, capitola aprendosi a riflessioni meno
ortodosse. Sono gli effetti del sincretismo: nell’incontro/scontro con i nostri simili, o, più semplicemente,
nello scambio di ipotesi e opinioni, inevitabilmente si acquisiscono nuove informazioni. Per
approfondimenti sui temi di sincretismo e transculturazione si vedano gli studi dell’antropologo cubano
Fernando Ortiz riportati in bibliografia.
7
La letteratura etno-antropologica e quella filosofica-scientifica abbondano di ricerche che confermano
l’omogeneità cosmologica delle culture antiche secondo la quale l’essere umano è intimamente
connesso all’universo trascendente.
8
ll Premio Nobel fu assegnato al neurofisiologo canadese nel 1963 per gli studi sulle sinapsi a livello del
sistema nervoso periferico. Interessante l’approccio filosofico che sostenne la dedizione alle sue ricerche
basate sull’interazione mente-cervello e sulla teoria dei tre mondi di Karl Popper per la quale il terzo
mondo (filosofia, teologia, scienza, ecc) sarebbe il risultato dei primi due (materia e stati di coscienza).
12
Relativamente al campo medico, accanto alla sacrosanta necessità di
farmaci che salvano o migliorano la vita e di sperimentazioni scientifiche
che osservino criteri rassicuranti, varrebbe la pena chiedersi anche cosa
possa contribuire ad una cura sempre più efficace, quanto possa essere
ampio e articolato il ventaglio delle diagnosi e delle terapie, e la necessità
di una loro integrazione. Scopriamo ogni giorno di più che la guarigione è
qualcosa di più complesso dell’assenza di malattia o di quanto possa
intendersi in laboratorio; i meccanismi che intervengono al suo
conseguimento non sono sempre misurabili, perlomeno non sempre con i
metodi comunemente utilizzati. Nuovi approcci e nuove tecnologie non
convenzionali stanno facendosi strada, creati sulla base di conoscenze di
biofisica, biorisonanza e informatica, ma sempre fondati sulla visione
olistica dell’essere umano. Accanto all’interpretazione dei dati, è
fondamentale il recupero di capacità terapeutiche proprie dei medici del
passato, quando uno sguardo, una frase o il semplice ‘tocco’ del paziente,
rivelava e curava grazie all’intuito e all’empatia. Qualità innate che non
solo gli specialisti ma tutti noi abbiamo un po’ perso per strada; virtù di cui
le recenti ricerche neuroscientifiche dimostrano la rilevanza non solo in
campo psichico ma anche in quello biologico, come attestano, tra tutti, gli
studi di Giacomo Rizzolatti9.
Innegabili i grandi progressi della medicina; rendiamo merito a
quanti, medici e personale paramedico, lavorano in strutture sanitarie tra
mille difficoltà e disagi. Allo stesso tempo, pensiamo a quanto di più
potrebbero offrire avanzamenti scientifici e risorse umane qualora si
aprissero le porte a nuove sperimentazioni, ipotesi (sulle quali Claude
Bernard basava le proprie ricerche), intuizioni, approcci di aiuto e autoaiuto. Si tende a rigettare a priori tutto ciò che ‘non è scientifico’
includendo anche quanto meriterebbe una più attenta osservazione. In
realtà, al tempo non erano ancora scientifici nemmeno i bagliori emessi
dai sali di uranio rilevati dallo scienziato Antoine Henri Bequerel. Eppure,
Marie Curie dedicò la sua tesi di dottorato e tutta la sua vita alle emissioni
9
Note le sue scoperte dei neuroni-specchio, base fisiologica dell’empatia, argomenti ai quali Rizzolatti ha
dedicato anche opere a carattere divulgativo, al fine di poter estendere informazioni che non siano
appannaggio esclusivo degli ‘addetti ai lavori’.
13
spontanee di alcuni elementi chimici, cominciando a bollire quintali di
pechblenda. E che dire della tavola periodica degli elementi sognata da
Mendeleev!
Poi sarebbe auspicabile che le scelte mediche non poggiassero su interessi
economici di livello incalcolabile, in grado di manipolare la nostra salute;
ciò rende conto delle difficoltà al cambiamento qualora esso intacchi
interessi economici di particolare livello, oltre che sistemi di credenze e
poteri particolarmente consolidati.
Un mutamento agisce tanto in profondità quanto più provenga da
un nuovo modo di osservare la realtà e quanto più si rifletta con dedizione
e flessibilità su ogni azione del vivere, ogni pensiero e ogni parola, con
umiltà, perseveranza e disposizione a mettersi in discussione. Nel
momento in cui la conoscenza mira verso la coscienza, i vecchi paradigmi
cominciano a mostrare i loro limiti, mentre l’essere umano può aprirsi a
nuove prospettive che gli consentano di compiere un cammino più
adeguato ai propri bisogni. Purtroppo non sempre il mondo accademico
ha reso disponibili le proprie risorse al fine di verificare ipotesi considerate
scomode o poco attendibili, rivelatesi successivamente vincenti. La storia
della scienza è piena di esempi: tra i tanti, ricordiamo gli ostacoli che la
neuroscienziata Candace Pert, pur appartenendo al mondo accademico,
ha dovuto affrontare al fine di mettere in atto le proprie intuizioni10. E
quanto invece la sua perseveranza abbia aperto nuove conoscenze
incidendo profondamente nel definire i processi bidirezionali in ottica
psiconeurobiologica, a cui tanto ci stiamo dedicando.
Soprattutto quando l’oggetto di conoscenza riguarda l’essere
umano, il ricorso esclusivo a etichettature e catalogazioni utilizzate dalle
singole discipline, nel chiuso delle proprie iper-specialità, risulta
teoricamente riduttivo e umanamente svalutante. Se il corpo può prestarsi
a talune misurazioni, ciò diventa impegnativo per la psiche, ancor più per
ciò che le varie culture concepiscono come ‘spirito’11. E pensare che
talvolta è proprio con quest’ultimo che si guariscono psiche e corpo.
10
Le scoperte di Candace Pert riguardano soprattutto la localizzazione dei recettori cellulari degli
oppiacei e gli studi sul Peptide T come antivirale nell’HIV.
11
Per approfondimenti vedi Fabbro F., Neuroscienze e spiritualità, Casa Editrice Astrolabio, Roma 2014.
14
Si auspica che l’antropologia medica12 continui a dare contributi sostanziali
tesi al miglioramento della vita, e che tutte le scienze convergano verso un
approccio che miri alla guarigione intesa come stato di benessere, ma
anche come forma di conoscenza e di maggiore coscienza. L’essere umano
potrebbe così unire salute, apprendimento e autodeterminazione,
diventare consapevole di aspetti del sé che può imparare a gestire quando
cessa o è carente l’intervento terapeutico, ma soprattutto in sinergia con
esso.
1.2 - Unità-separazione-collegamento
Dopo aver soddisfatto i bisogni primari (fame, sete, necessità di
proteggersi dalle fiere e dalle intemperie), l’uomo comincia a porsi le
prime domande. Tra tutti gli esseri dei regni dei viventi egli ha infatti lo
straordinario privilegio di chiedersi perché?, mettendo in moto dinamiche
grazie alle quali l’individuo ha potuto utilizzare le potenzialità del proprio
intelletto, non disgiunte dalla naturale inclinazione alla trascendenza, alla
spiritualità in senso lato. Ciò ipotizzerebbe una visione unitaria
dell’esistenza e del Creato, sia per quel che riguarda il visibile e materiale,
sia per ciò che, seppur invisibile, appariva altrettanto e forse più
determinante di quanto esperito esclusivamente attraverso i cinque sensi.
Nascono così le culture che cominciano a diversificarsi per una soggettiva
interpretazione della realtà, anche a causa dei condizionamenti climatici e
geografici. Esse sono caratterizzate da visioni differenti ma con almeno un
aspetto in comune: ‘sostanza’ ed ‘energia’, ‘materiale’ e ‘immateriale’,
‘spirito/mente’ e ‘corpo’ sono parti della stessa realtà, appartenenti alla
stessa sfera conoscitiva. I processi storici ed evolutivi avrebbero portato
nel corso dei secoli ad una progressiva separazione dei due ambiti. I tempi
12
L’antropologia medica ha fornito un sostanziale contributo nella proposta di nuovi modelli terapeutici
a partire dal rapporto medico-paziente. Ciò poggia sulle basi di una riconsiderazione relazionale tra gli
ambiti biologici e quelli culturali, che nell’ambito terapeutico possono tradursi in termini di
psiche/cervello, mente-corpo. Per ulteriori approfondimenti si vedano i lavori prodotti nell’ambito della
SIAM (Società Italiana di Antropologia Medica, www.antropologiamedica.it) che vede in Tullio Seppilli il
suo fondatore e attuale Presidente.
15
sarebbero stati quindi maturi affinché il filosofo Descartes identificasse la
coscienza unicamente con le facoltà mentali, operando una cruciale
separazione tra mente13 e corpo. Al filosofo è stato probabilmente
attribuito un eccesso di responsabilità sulla questione: le sue riflessioni
potrebbero esser riviste alla luce di nuove considerazioni. Egli potrebbe
essere stato indotto dell'esigenza di chiarire i due ambiti (res cogitans e
res extensa, culturalmente entrati un po' in confusione), forse ignorando
l’uso inappropriato che ne sarebbe stato fatto nei secoli successivi a causa
di strumentalizzazioni in ambito scientifico e religioso. Chissà, Cartesio
potrebbe aver operato la storica scissione allo scopo di una ridefinizione
concettuale dei due termini; l'umanità avrebbe potuto ricomporre il
quadro in una fase più matura.
A ben vedere, la questione Cartesiana sembrerebbe richiamare
taluni risvolti positivi riguardo una transitoria separazione mente-corpo: è
il caso di particolari passaggi nelle trances mistiche, in quelle sciamaniche,
in modalità meditative e ipnotiche, in cui gli esseri umani fanno esperienza
della psiche e della coscienza del corpo proprio grazie a processi
dissociativi; la successiva reintegrazione ne beneficerà senz’altro.
Richiamando degli esempi clinici14, tecniche ipnotiche vengono utilizzate
persino in sala operatoria (oltre che in ambito psicoterapeutico), in
pazienti che non sopravvivrebbero all'anestesia durante l’intervento
chirurgico. La persona viene invitata ad 'abbandonarsi' ad un flusso di
totale armonia: il ricorso dissociativo consente di neutralizzare il dolore e
la paura dell’intervento, facilitando una diversa percezione. Il
'ricongiungimento armonico’ delle due res, apre al paziente non solo la
prospettiva della guarigione in senso stretto, ma anche l’acquisizione di
nuova consapevolezza circa le proprie possibilità e la capacità di essere in
qualche modo un po’ più padrone della propria vita.
Tornando al nostro filosofo, certo siamo ancora ben lontani dalla
consapevolezza del ruolo delle emozioni, l’“inforegno” (come le definisce
13
Il concetto di mente nasce proprio nel XVII secolo col pensatore francese che separa l’uomo in corpo
(res extensa) e mente come sede del pensiero (res cogitans). È un momento cruciale che avrà
conseguenze fondamentali, sulla base filosofica di una nuova visione dell’esistenza. Il corpo (e quindi
tutta la materia) ha una ruolo e una struttura polifunzionale, mentre la mente, e in genere il pensiero,
rappresenta quanto di immateriale e astratto; esse, quindi , sono entità separate, lungi dal poter
interagire.
14
Alcuni ospedali italiani hanno infatti ammesso l’ipnosi nella pratica clinica. Ricordiamo l’opera del
Dott. Danilo Sirigu, dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari.
16
la Pert) tra mente e corpo; ma c’è da riflettere circa il termine
‘razionalista’ attribuita a Cartesio, col suo parlarci di anima e di una
ghiandola (quella pineale) quale sede di essa15. E che dire del fatto che,
per arrivare ad una presunta verità, il filosofo sosteneva di dover partire
dall'intuito. Per non parlare del penso dunque sono, vago e suggestivo
riecheggiare dell'Io Sono.
Oltre quelle che possiamo individuare quali esigenze squisitamente
filosofiche oppure rozzamente utilitaristiche, varrebbe la pena domandarsi
come mai si sia verificata tale progressiva separazione per poi ritrovarci
lentamente a ricucire, riparare, ripristinare, una concezione unitaria
(inerente tanto il micro quanto il macro-cosmo), grazie a un processo
iniziato quasi un secolo fa. Il dibattito sull’alternanza di mistero e
rivelazione che caratterizza l’umana esistenza sarebbe davvero complesso.
Forse il tema che stiamo trattando ha stimolato l’umanità a nuove
esperienze, a viaggiare al di fuori del conosciuto, affinché il ‘ritorno’ alla
consapevolezza delle origini si realizzasse nel migliore dei modi; un utilizzo
più conscio e responsabile del libero arbitrio, dell’autodeterminazione.
Potremmo allora concepire una prima fase in cui gli esseri umani hanno
attraversato un tempo edenico, un mondo adamitico in cui ciò di cui si
godeva era scontato, uno stato di coscienza limitato, in-consapevole, come
in un sogno costante, una eterna infanzia. Analogamente al vissuto di ogni
singolo uomo, è solo attraverso un sano distacco dalle figure genitoriali e
tutoriali che si apprende a ‘camminare’, a esercitare le proprie scelte: in
breve, a diventare adulti. Quanti di noi hanno dovuto separarsi dalla
propria casa, dalla propria famiglia, da tutto ciò che amano, per
comprendere, spesso in solitudine, ‘chi sono’ e il vero valore di ciò che li
circonda? Sembrerebbe esserci una curiosa corrispondenza tra il vissuto di
ogni individuo, quello dell’umanità e l’acquisizione del discernimento
attraverso una serie di esperienze che corrispondono ai molteplici stati di
coscienza, escludendo il ricorso a sostanze psicotrope o eccessi di vario
15
L’epifisi ha affascinato studiosi di ogni epoca e disciplina. La sua etimologia rimanda a qualcosa che ‘sta
sopra’, assurgendo a una funzione elevata Del resto, la melatonina, uno dei principali prodotti della
ghiandola, è legata al picco notturno, momento in cui si accede ad una realtà trascendente al
quotidiano, nella psiche profonda, nel mondo dei sogni e degli archetipi. Un ruolo assai diverso da
quello dell’ipofisi che, pur influendo nei ritmi circadiani e a livello psichico, regola gli aspetti più
quotidiani e consci dell’esistenza.
17
genere. Forse è stato necessario vivere nella separazione per comprendere
coscientemente il valore dell’unità. Forse sono proprio queste le condizioni
che permettono di intraprendere il metaforico ‘viaggio di ritorno’ verso
l’origine, il collegamento, l’armonia. Ce lo insegna il sommo poeta Dante
Alighieri, il quale, passando dalla ‘selva oscura’, attraversa le tre cantiche,
ricongiungendosi alla propria origine, scorgendo la sorprendente e
inaspettata verità che straordinariamente si rivela ai suoi occhi e al suo
sentire:
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che ‘l mio viso in lei tutto era messo.16
1.3 - La coscienza e i suoi stati
Non è semplice definire la coscienza17: nel corso del tempo approcci
medici e psicoanalitici l’hanno localizzata in svariate aree cerebrali. Oggi
sappiamo che essa è diffusa a vari livelli psichici e corporei: oltre gli aspetti
razionali, la sua essenza si sperimenta attraverso una molteplicità di stati
16
Le terzine sono tratte dagli ultimi versi del Paradiso, quando il viaggio sta per concludersi. Dante,
finalmente raggiunta la sua meta, resta abbagliato dalla luce di Dio e, con una facoltà che non sa
spiegare, contempla i tre cerchi che rappresentano la Trinità…. Il suo stupore accresce nel vedere riflesso
in quella circulazion, il cerchio che rappresenta il Figlio, l’effige umana e il suo stesso volto: è il mistero
dell’incarnazione di Cristo nella sua natura terrena e divina, e della nostra che è del suo colore stesso
(cioè della stessa sostanza). E scopre che ciò che governa l’universo sia fisico che spirituale è l’Amore,
spirato dal cerchio che parea foco (lo Spirito Santo).
17
Le culture antiche tendenzialmente non separavano mente e corpo. Al contrario, era molto diffusa
l'idea che l'uomo avesse tre funzioni relativamente indipendenti chiamate "centro intellettivo" (sito
nell’encefalo), "centro motore-istintivo" (nella parte terminale della colonna vertebrale, zona coccigea,
dove l’animale-uomo aveva la coda) e "centro emozionale" (nella zona del 3° chakra o plesso solare, zona
dei gangli dei sistemi simpatico e parasimpatico). Il termine "coscienza" designava l’interiore sintonia tra
i tre centri (sapere insieme) attraverso la quale l’uomo poteva elevarsi.
Ovviamente oggi con il termine coscienza intendiamo qualcosa di ancora più esteso che per sua stessa
natura è soggetta ad una sempre maggiore espansione.
18
‘non ordinari’: grazie ad essi si può accedere ad una percezione più
‘intimamente espansa’, in cui il sé e l’altro da sé sono fortemente connessi,
come pure pensieri, sensazioni, organi, cellule. Ad una progressiva
connessione della diade mente-corpo corrisponderebbe uno stato sempre
più armonico e sempre più cosciente. Esulando dalla pretesa di compiere
cammini di perfezione e scelte mistiche estreme (le quali tenderebbero,
tra l’altro, a trascendere la materia), antichi e moderni approcci di aiuto e
auto-aiuto stanno dimostrando una significativa efficacia anche
nell’ambito clinico. Essi si ispirano a pratiche meditative, ipnotiche,
contemplative, volte ad una sempre maggiore capacità di percezione
corporea e degli aspetti più profondi e impalpabili dell’essere, in virtù di un
loro collegamento. Innanzitutto preme chiarire che gli stati di coscienza
solo fino a pochi anni fa definiti ‘alterati’, (possessioni rituali, trances
mistiche e sciamaniche, ipnosi, ecc.) non dovrebbero più essere
considerati tali18, bensì modalità di intendere e gestire l’unità mente-corpo
al fine di eludere stati patologici gravi (soprattutto di pertinenza
psichiatrica), recuperare la salute psico-fisica, o semplicemente per
acquisire maggiore consapevolezza e chiarezza mentale.
Vediamo dunque come le culture antiche abbiano sempre agito in
modo tale da mantenere un contatto con ogni parte del proprio sé, e tra
questo con qualcosa al di fuori, interpretato di volta in volta con sfumature
diverse, ma tutte riconducibili ad una visione esistenziale unitaria.
Probabilmente era necessario attraversare l’intera storia umana, dalla
notte dei tempi fino a oggi, fruire di passati insegnamenti, nuove intuizioni
e scoperte scientifiche, per poter riformulare il senso dell’unione
attraverso modalità che ampliassero i livelli di percezione. E comprendere
a fondo il significato di un tempo non ordinario accanto a quello
organizzato e organizzabile, e cosa significhi vivere/sentirsi separati dal
grande ‘abbraccio cosmico’, che in mancanza di una via spirituale definita
18
L’antropologia medica e l’etnopsichiatria hanno chiarito la differenza tra sindrome psichiatrica e rituale
mistico: quest’ultimo, sullo sfondo di un orizzonte mitico di riferimento, costituisca l’espediente
terapeutico quale risposta efficace alle problematiche esistenziali, proprio per evitare che esse
conducano l’individuo verso la patologia. Si comprende dunque la funzione sociale dello psichismo nelle
varie culture. Cfr. Piero Coppo, Guaritori di follia. Storie dell’altopiano Dogon, Bollati Boringheri, Torino
2007.
19
può identificarsi semplicemente con l’etica, la compassione, l’empatia, la
solidarietà, l’umanità, l’amore. E quanto il ‘sentirsi separati’, immersi in una
solitudine esistenziale, possa influire sul benessere e persino sulla salute.
Etimologicamente il termine ‘coscienza’ deriva dal latino cum-scire (sapere
insieme), volto evidentemente ad indicare la consapevolezza dell’universo
dentro e fuori di sé con cui ogni individuo è in rapporto. Il suffisso cum
sembrerebbe sottolineare una relazione imprescindibile con se stessi o
una alterità, sia essa umana, animale, vegetale, materiale, spirituale o
inanimata, grazie alla quale la soggettività si delinea, si definisce, prende
corpo. Difficile immaginare di potersi relazionare con qualcosa o qualcuno
che a sua volta non possieda una qualche coscienza, o perlomeno una
intrinseca essenza.
Le piante hanno sicuramente un apparato nervoso differente da
quello umano, eppure sembrano crescere in modo più rigoglioso e
produrre maggiore quantità di frutti, pur senza l’utilizzo di fitofarmaci, se
trattate con garbo o esposte a determinate frequenze musicali19. Nel
campo della materia inanimata, controversa è ancora la questione volta a
mettere in evidenza la differenza sostanziale fra cristalli di acqua
‘informata’ con parole quali ‘amore’ e ‘gratitudine’ oppure ‘odio’ e ‘guerra’.
Se tali tematiche affrontate giapponese Masaru Emoto sono state
considerate pseudo-scientifiche, interessanti ricerche sulla capacità
informazionale dell’acqua risultano congruamente articolate in un’ampia
bibliografia, grazie agli studi del fisico italiano Emilio del Giudice20 ed altri.
Immaginiamo allora cosa potrebbe accadere nel corpo umano, formato
più o meno dal 70% di acqua, semplicemente modificando in modo
consapevole il linguaggio! Siamo portati a sorridere di fronte a simile
ipotesi finché ufficialmente saranno considerate bizzarre: ricordiamo però
che solo qualche decennio fa anche le pratiche meditative, di cui oggi si
riconosce
l’efficacia,
suscitavano
atteggiamenti
di
scherno.
19
Due filoni di ricerca si stanno occupando di un progetto denominato “Biosonorità” del viticoltore Carlo
Cignozzi, nella Val D’Orcia: l’Università di Firenze analizza gli effetti biochimici e fisiologici delle viti
soggette a stress sonoro; l’Ateneo di Pisa misura la crescita delle piante esposte alle frequenze della
musica di Mozart, rilevando una maggiore rigogliosità insieme a una significativa resistenza verso
attacchi parassitari, rispetto a piante non esposte alle sinfonie mozartiane.
20
Significative le sue collaborazioni col collega Giuliano Preparata e Luc Montagner, medico virologo
dell’Istituto Pasteur di Parigi, noto per la scoperta del virus dell’HIV, Nobel per la medicina nel 2008.
20
Fortunatamente, menti aperte le hanno accolte prima ancora della loro
validazione.
Abbiamo toccato questioni apparentemente lontane dal tema del
paragrafo semplicemente per sottolineare quanto la coscienza sia ancora
lontana dal trovare una qualche precisa definizione. Allo stesso tempo non
si può prescindere da essa nella formulazione di nuovi modelli di cura
integrata. Il ‘sapere insieme’ andrebbe allora inteso quale intento che
sappia unire le scoperte scientifiche alla coralità delle discipline e delle
esperienze umane, anche quando esse sono difficilmente catalogabili;
sembrerebbe la sfida di questo millennio.
1.4 - Dalla coscienza dell’Essere a quella cellulare e atomica: l’energia nella
materia
Per quanto l’attenzione del presente lavoro verterà sugli aspetti
psicobiologici, dedichiamo poche righe ad alcune riflessioni generali che
fanno da sfondo ad un nuovo modo di osservare la realtà, affacciandoci
con una certa cautela alle scoperte della fisica teorica che hanno integrato
l’universo newtoniano. Chiamare in causa esclusivamente il mondo
quantico, soprattutto sulla scia di tendenze modaiole, risulterebbe
superficiale e riduttivo. D’altro canto, ignorare l’evidenza dell’universo
subatomico ci riporterebbe nel vecchio paradigma. Il discernimento su ciò
che può davvero farci evolvere come esseri umani si rende indispensabile
alla luce di un contesto in cui nuovi approcci di cura integrata possano
essere ulteriormente arricchiti.
Per l’affermarsi di un’idea di ‘coscienza atomica’, avremmo dovuto
attendere gli anni 20 del 1900. La scoperta degli aspetti energetici e
luminosi dell’elettrone ha segnato, almeno indicativamente, l’inizio di un
nuovo modo di interpretare la realtà. Le grandi scoperte della fisica
quantistica hanno aperto nuovi scenari circa le domande ai nostri continui
perché? coinvolgendo non solo gli ambiti scientifici ma anche quelli
21
psicoanalitici, filosofici e letterari21. L’atomo, piccola particella di materia,
era considerato indivisibile fino a quando non si è scoperta la realtà
dell’universo subatomico. Così che gli scienziati del tempo, indagando
alcune sue componenti indivisibili, tra cui l’elettrone, si trovarono di fronte
a qualcosa che li avrebbe profondamente stupiti: assenza di materia, il
nulla e il tutto, energia, luce. Qualcosa di simile a quella che Edison aveva
realizzato artificialmente, che gli uomini preistorici avevano imparato a
provocare attraverso il fuoco, scoperto per caso, o forse ispirati dal sole,
per lungo tempo unica fonte di calore e luce. L’aspetto curioso è che
l’elettrone presentava onde d’interferenza in determinate condizioni,
solitamente in mancanza di un soggetto osservante, mentre assumeva la
qualità di piccola particella in presenza di un testimone. Una sorta di
comunicazione tra l’onda/particella e l’osservatore, insomma. Estendendo
tali considerazioni agli aspetti psichici, potremmo desumere che
l’individuo abbia potenzialmente la capacità di modellare alcune realtà che
lo circondano. Lungi dall’ingenua pretesa di trasformare il vile metallo in
oro, appare ormai assodato che riequilibrando la psiche si incide
positivamente sulla materia corporea. Stiamo semplicemente ribadendo la
relazione mente-corpo, in cui la qualità dei pensieri modifica la salute:
automaticamente ciò ha ricaduta nelle relazioni e, in genere, in un nuovo
modo di osservare le cose. La plasticità del cervello è strettamente legata a
tali dinamiche: si accorciano sempre più i confini in cui essa era relegata
agli albori delle neuroscienze. Lo psichiatra Norman Doidge22 ha
dimostrato risultati clinici interessanti relativamente alla neuromalleabilità anche in individui adulti affetti da svariate patologie.
Il mondo subatomico, così come ci viene illustrato dagli scienziati di
fisica teorica, sembrerebbe riflettere in qualche modo quella ricerca
armonica a cui l’essere umano sembra protendere. Quello stesso mondo
compone l’atomo, base di ogni manifestazione visibile: cellule, organi,
individui, società. E potremmo continuare fino agli elementi dell’universo
21
L’arte letteraria dello scrittore argentino Jorge Luis Borges risente sicuramente delle nuove scoperte
della fisica a partire dagli anni ’20. Tra le tante opere in cui traspare questo nuovo modo di osservare la
realtà, ricordiamo quelle forse più rappresentative, La biblioteca di babele e l’Aleph.
22
Norman Doidge, Il cervello infinito, Adriano Salani Editore, Milano 2014.
22
cosmico quali stelle e pianeti, in una sorta di infinita riproduzione
olografica23 in cui microcosmo e macrocosmo si riflettono e si richiamano.
Nell’attesa che si consolidi un nuovo paradigma più adeguato ai
bisogni attuali, come esseri umani potremmo ampliare la qualità della
nostra osservazione. Ricerca delle radici umane e spirituali, individuazione,
riconoscimento e superamento di modelli di pensiero particolarmente
condizionanti, nel rispetto della sacralità dei tempi individuali e collettivi,
scioglimento dei blocchi della sfera psico-affettiva, creazione di spazi fisici
e mentali dediti alla contemplazione e alla creatività: tanti sono i modi che
permettono di modificare la visione della realtà intorno a noi,
preparandoci a nuove possibilità e nuovi stili di vita.
1.5 –Tecniche del corpo e stati di coscienza
In Antropologia, per tecniche del corpo si intendono una serie di
pratiche (trances e possessioni rituali, ecc) e condizioni (quali ad esempio
estasi e ipnosi spontanee, attività onirica) cui corrispondono stati di
coscienza diversi da quello ordinario-razionale; in tali fasi i parametri
fisiologici e biochimici si modificano sensibilmente. Gli stati di coscienza
(cui si aggiungono esperienze di preghiera, meditazione, ipnosi indotta e
pratiche moderne), fino a un recente passato considerati ‘alterati’, hanno
inciso sulla sopravvivenza umana quanto le risposte biologiche dell’attacca
o fuggi. La percezione di un ‘sé’ oltre quello corporeo, ma strettamente
collegato ad esso, ha consentito agli individui di mettere in atto
meccanismi di autoguarigione, o di superare una moltitudine di stati
d’animo quali rabbia, vergogna, angoscia, melancolia, prostrazione, che, se
protratti nel tempo, minano l’esistenza quanto i pericoli materiali. La
differenza potrebbe risiedere nel fatto che questi ultimi sono relativi ad un
dato momento e tendono a ledere direttamente l’integrità fisica; i primi,
23
All’ipotesi di una realtà olografica erano dedicati, contemporaneamente e su fronti diversi, il fisico
Niels Bohr e il medico Karl Pribram. L’incontro tra i due scienziati corroborò la ricerca nei due ambiti nella
proposta di un modello omogeneo (Cfr. II capitolo).
23
invece, agiscono a livello psichico in modo più o meno costante, incidendo
indirettamente ma significativamente sul piano corporeo.
Si ribadisce che le diverse culture hanno sviluppato proprie
modalità, atte a giungere alla percezione profonda di un ‘io’ intimamente
connesso con l’universo della trascendenza. Sistemi grazie ai quali l’uomo
risolve i problemi del vivere quotidiano, mentre consolida sempre più il
proprio legame con la divinità o con una dimensione che regola e dà senso
a nascita, morte, e tutto ciò che di visibile e invisibile lo circonda.
Nell’ambito delle pratiche filosofico-religiose, indubbiamente l’antica arte
della meditazione rappresenta ancora oggi una modalità altamente
efficace ai fini della ricerca di una sana relazione mente-corpo, coi risvolti
psico-fisici che ne derivano, come sempre più dimostrano studi scientifici
di livello internazionale. L’uomo sembrerebbe, anche in questo caso, aver
seguito un istinto naturale al fine di garantirsi salute ed equilibrio24. . La
duttilità della meditazione emerge nel suo essere strumento universale,
valido in ogni tempo e indipendentemente da appartenenze filosofiche o
religiose, efficace oggi come migliaia di anni fa. Le varie modalità rivelano
esiti incoraggianti. Dalle tecniche meditative più antiche ad altre messe a
punto su quei modelli, adeguate a nuove esigenze culturali (la
mindfulness25 tra queste), tutte sembrano mirare verso ciò che Alexander
Lowen definisce ‘forza spirituale della salute’26.
Lo stato contemplativo può essere esperito di per sé con
sorprendenti effetti in quanto a rilassamento e concentrazione; oppure
modellato su una particolare tematica, consentendo di apprendere
modelli mentali più adeguati e nuove esperienze affettive. Come già
affermato, la variante ipnotica è applicata sempre più nell’ambito clinico27
con incoraggianti risultati. Qualunque sia la tipologia utilizzata, di norma si
invita a evitare l’atteggiamento critico e giudicante dando maggior spazio
ad un ‘lasciar scorrere’. Difficile spiegare la qualità di questo ‘fluire’,
24
Sull’argomento rimandiamo agli studi di Francesco Bottaccioli che mettono in luce le significative
omogeneità dei presupposti teorici e delle finalità pratiche tanto nella matrice cinese quanto in quella
della Grecia classica (Bottaccioli F., 2010).
25
Madhav G. et al., Meditation Programs for Psychological Stress and Well-being, Jama Internal
Medicine2014;174(3):357-368.
26
Lowen A., 1991, pag 7.
27
Vedi nota 14.
24
proprio perché esso trascende logiche razionali, rendendo modi e stili di
vita più adeguati alle esigenze del corpo, della psiche e dello spirito. Le
diverse esperienze che possono raggiungersi attraverso le pratiche
meditative e ipnotiche rappresentano altrettanti stati di coscienza utili per
gli innumerevoli benefici in termini P.N.E.I. e una generale acquisizione di
consapevolezza. La stessa che diventa fondamentale per un nuovo
paradigma umanistico ancor prima che terapeutico.
1.6 - Radici umane e origini eteree: il vettore simbolico nella realtà
bidimensionale
L’esigenza di un cambiamento nella nostra epoca rivela sempre più
la necessità di un recupero di qualcosa di antico ed essenziale accanto a
nuovi linguaggi, nuove riflessioni, nuove certezze. Il ponte tra passato e
presente risulta inevitabile per la creazione di una realtà paradigmatica più
consona ai bisogni dei protagonisti del terzo millennio. L’espressione di
Bert Hellinger28 Senza radici non si vola ricorda come, per poter superare
stili desueti e accedere a fasi più evolute, il tema delle radici diventa
imprescindibile. La suggestiva allegoria dell’albero si presta egregiamente:
tanto più le sue radici sono forti e profonde, tanta più acqua e sali può
attingere dal basso, cioè dalla terra, perché si compia, grazie alla luce
solare proveniente dall’alto, il miracolo della fotosintesi clorofilliana.
Restando nell’ambito della simbologia botanica, se facessimo un disegno
stilizzato della pianta (riducendo alla sua essenza l’oggetto della nostra
osservazione) vedremmo che l’immagine potrebbe essere capovolta senza
quasi modificarne la forma. Le parti inferiori, che prima penetravano il
terreno, prenderebbero allora il posto delle fronde, irrorandosi di luce e
calore, mentre i rami, precedentemente protesi verso l’alto, andrebbero a
nutrirsi di acqua e minerali. Una metafora secondo la quale le parti più
28
Lo psicologo tedesco espose nel 1980 teorie e metodologie delle Costellazioni familiari e sistemiche,
una rappresentazione nella quale possono essere rintracciati i “grovigli” portanti del sistema-famiglia
relativamente a tematiche che condizionano l’esistenza.
25
materiche e scure celano un anelito energetico e luminoso, mentre quelle
più eteree racchiudono potenziale sostanza e riflesso di un universo
ctonio; la simbologia cinese sintetizza tale concetto nell’antica
rappresentazione del tau. Volenti o nolenti facciamo parte di questo
affascinante universo simbolico, collegamento tra corporeo e immateriale,
anelli di una catena materica e psichica, terrena e cosmica, la cui qualità
risiede nell’interdipendenza di ogni elemento, ognuno con le proprie
qualità di adattamento ed evoluzione.
Indagare storia e metastoria porta a scoprire le radici umane al
contempo di quelle psico-spirituali: lo stato delle une ha riflessi sulle altre.
In questo senso gli individui rappresentano una realtà bidimensionale che
la scienza non può più ignorare, pena l’evoluzione, il benessere, la salute.
Mentre siamo abituati a guarigioni fisiche che spesso stimolano gli
individui ad interrogarsi sul reale senso della vita e acquisire maggiore
consapevolezza, si fa ancora fatica a credere che riequilibrando il piano
etereo si possa incidere anche su quello fisico. Eppure sono tanti i casi
‘inspiegabili’ di guarigione al di fuori di protocolli standard. Forse prima o
poi diverrà un dato di fatto: armonizzando le basi psico-spirituali, anche
quelle fisiche diventano più sane e rigogliose, agevolando lo stato di salute
fisica e mentale. Le terapie farmacologiche sono fondamentali: ma non è
più un mistero il fatto che, se all’inevitabile carico allostatico rispondiamo
con stili di vita, sani piaceri, amorevolezza, condivisione, gioia,
contemplazione, creatività, anche la biochimica del corpo risponderà di
conseguenza. Se è vero che senza le proprie radici umane non si vola, nella
trascuratezza di quelle psico-spirituali è difficile tenere i piedi per terra,
modellare la propria materia.
Ci muoviamo con una certa sicurezza nei meandri della sostanza
fisica, perlomeno in ciò che di essa conosciamo; le cose si complicano
quando si valica il confine verso quanto non è così facilmente misurabile,
soprattutto con riferimento a ciò che le culture hanno cercato di
identificare come ‘spirito’. Eppure, tutte le realtà etnologiche interpretano
e organizzano le basi sociali su una realtà trascendente. Persino quelle
considerate ‘avanzate’ hanno conosciuto una notevole espansione sui
fondamenti di un pensiero cosmogonico. Così è stato per le più note
26
civiltà: egiziana, babilonese, sumera, fenicia, cinese, amerindia, fino alla
Grecia classica con l’innatismo platonico, fonte di ispirazione degli
archetipi junghiani. Il filosofo greco relegava in un luogo celeste le idee di
tutte le cose, ovvero quei modelli originari o ‘Urbilden’, ritenuti più reali
delle cose stesse29. Successivamente, Plotino e il neoplatonismo avrebbero
interpretato la realtà delle cose come proiezioni dell’archetipo primigenio,
il noûs, il divino.
1.7 - I 5 sensi: percezione fisica, simbolica ed emotiva
Se la simbologia costituisce il collegamento, il letto del fiume che
unisce realtà materiale e immateriale, le emozioni sono il fiume stesso,
l’elemento che veicola messaggi, in un ciclo vitale ininterrotto. Esse hanno
la capacità di modificare profondamente la qualità della vita, non solo
perché incidono sullo stato d'animo (e non sarebbe poco) ma anche
perché intervengono nella fisiologia e nella biochimica del corpo.
Rappresentano l’informazione che innesca i processi neurobiologici con
ricaduta in termini di benessere/malessere, salute/malattia, fissando
l'esperienza in memoria, tanto a livello psichico quanto cellulare.
A loro volta, i 5 sensi costituiscono i canali fisici sui quali viaggiano le
emozioni; una sorta di realtà specchiata nella quale fisiologia e metafora si
fondono dando luogo ad una percezione integrata.
Grazie agli occhi vediamo forme e colori, figure statiche o in movimento;
attraverso l’osservazione interiore abbiamo la capacità di visualizzare e
‘guardare oltre’.
Attraverso le orecchie siamo in grado di percepire suoni e rumori
provenienti dall’ambiente che ci circonda; ma l’orecchio interiore permette
l’ascolto profondo.
Per mezzo delle narici ci inebriamo quando aromi che amiamo si innalzano
attraverso esse, oppure proviamo sensazioni sgradevoli in presenza di
29
Galimberti U., 2011, pag. 96. Ricordiamo il termine archétipoi formulato da Filone Ebreo.
27
odori malevoli; ma siamo anche in grado di riconoscere istintivamente
qualcosa che ‘puzza di inganno’ o che, al contrario, ‘odora di verità’.
Il gusto permette di godere del cibo che ci nutre, dei doni della terra (nella
Bibbia, i 7 doni dello Spirito Santo), di percepirne il sapore; a tal proposito
il gusto è emblematicamente il senso che maggiormente chiarisce l’idea di
conoscenza poiché ‘sapere’ deriva proprio da ‘sapore’, e l’ingestione e
l’assimilazione che ne consegue. Il cibo è un’esigenza primaria,
biologicamente legata al cervello antico, il tronco encefalico, dove si
localizza la sopravvivenza materiale e simbolica. Alcuni studi in merito
focalizzano il significato del ‘boccone’, che metaforicamente può essere
‘amaro’, ‘indigesto’, ecc., non solo, quindi, in relazione a ciò che
materialmente viene ingerito.
Il tatto distingue caldo/freddo, duro/morbido, liquido/solido e così via,
come pure un abbraccio da una violenza; la pelle stabilisce i confini e i
rapporti fra il nostro spazio sacro e quello altrui, relazioni, dipendenze e
autonomie.
1.8 - Emozioni e sistema nervoso centrale; antropologia e fisiologia della
paura
Per definire l’emozione si deve necessariamente utilizzare un
costrutto articolato, poiché essa investe e correla più aspetti dell’essere; è
un’esperienza essenzialmente inerente il ramo psico-affettivo, che traduce
sul piano fisico pensiero e percezione sensoriale. Il coinvolgimento
corporeo è tale da poterne delineare una biologia e una fisiologia. Si può
dire che le emozioni siano imprescindibili quasi da ogni forma di vita,
almeno per ciò che concerne quelle più complesse. In passato si pensava
caratterizzassero solo il regno umano, mentre si è visto chiaramente come
esse accompagnino anche la vita animale e quella delle piante. Sono
fondamentalmente correlate a meccanismi biologici di risposta quali
output di segnali che su impulso del pensiero e della percezione sensoriale
arrivano al sistema nervoso; a loro volta, tali output generano nuovi
28
meccanismi psichici e biologici in continua interazione.
Soffermiamoci ora sulle dinamiche della più antica e cruciale delle
emozioni, quella che spesso condiziona negativamente l’esistenza ma che
ha la funzione di salvare la vita qualora agisca contestualmente: la paura.
Tante sono le sfumature legate a tale vissuto: macroscopicamente
operiamo una distinzione tra paure ‘salva-vita’ e altre più articolate. Le
prime sono quelle dell’attacca, nasconditi o fuggi, risposte biologiche di
sopravvivenza, un istinto innato. Erri de Luca, in una interessante intervista
televisiva, affrontava per l’appunto questo tema, indicando le paure di cui
parliamo in quelle che si presentano una alla volta. Lo scrittore ricorreva
all’esempio della necessità di risolvere un problema vitale nell’atto di
scalare una montagna: in casi come questo solo l’istinto è in grado di
metterci in salvo, il ragionamento o il coinvolgimento di altre paure
sottrarrebbe tempo prezioso. Le seconde agiscono in ogni momento della
quotidianità, spesso originate dalle prime, qualora queste segnino
l’individuo con un trauma che non venga in qualche modo elaborato. Sono
condizionate da credenze culturali che tendono a cristallizzarle: modelli
che spesso divengono fonte di ulteriore paura. Spesso, sopraggiunte quale
reazione a eventi cruciali, ricalcano schemi metaforici di quelle istintive (ad
esempio, qualcosa che viene recepito come un pericolo per la vita), a
seconda del vissuto personale; in qualche modo tutte si agganciano e
sfumano le une nelle altre, al punto da non comprendere più di cosa
abbiamo veramente paura. Di alcune siamo consapevoli, altre albergano
nel nostro inconscio. Solitamente hanno la caratteristica di evolvere verso
risposte reattive di sopravvivenza che sfociano in rabbia, risentimento,
rancore, collera, vergogna, rifiuto, tristezza ecc.
Il tema è un argomento davvero complesso; ne riconosciamo la
funzione salva-vita relativamente ad un contesto naturale o sociale.
Purtroppo il più delle volte conviviamo con paure che non hanno più
alcuna ragion d’essere. Al fine di contenere gli esiti di questo sentito,
qualora esso condizioni in modo significativo l’esistenza, molte sono le
pratiche e gli approcci di cui disponiamo. Particolare efficacia dimostrano
modalità di intervento che tengano conto della interazione tra il portato
culturale (sistemi di credenze, linguaggio), relazionale e, ovviamente
29
emozionale. Il pensiero positivo fine a se stesso non è sempre sufficiente;
se da un lato può aiutare e invitare ad osservare la realtà secondo una
diversa prospettiva, dall’altro tende a trascurare la causa scatenante della
paura. Ricordiamo che questa nasce come risposta intelligente volta a
proteggere anche in ambito psico-affettivo, cosi come intelligenti sono le
risposte dell’attacca, nasconditi o fuggi quando nel bel mezzo di una
foresta siamo aggrediti da un leone affamato. Diverso è il suo protrarsi
oltre un’utilità contingente, sia essa materiale o esistenziale. Oggi come
oggi raramente ci si ritrova a tu per tu con un grosso felino in cerca di cibo;
è più probabile che la ‘bestia’ vesta i panni di una autorità che temiamo
possa fagocitarci. Eppure, il nostro organismo reagirà nello stesso identico
modo: attaccherà qualora abbia a disposizione espedienti psichici e
culturali adeguati, oppure resterà paralizzato o si mimetizzerà, oppure
scapperà via da ciò che viene percepito come pericolo, con le conseguenze
biochimiche e fisiologiche del caso.
Il pericolo maggiore, dunque, non starebbe tanto nella paura quanto
nell’ignorarne la funzione: diventarne consapevoli con adeguate modalità
può aiutare a relativizzarla elaborandone il portato emotivo, mettendoci
nella migliore delle condizioni per affrontare la vita nei suoi molteplici
aspetti. Al di fuori della sfera razionale non siamo in grado di distinguere se
quando ci trema la terra sotto i piedi stia avvenendo, di fatto, un
cataclisma o qualcosa di non materiale ma di altrettanto minaccioso.
E quanto nella paura concorre qualcosa che va oltre ciò che si è
realmente vissuto? Quanto, di tutto ciò che angoscia, appartiene al mondo
degli archetipi innati, a una memoria collettiva formatasi nel corso di un
tempo immemore che abbiamo segnata nel DNA e nell’anima? Quanto il
morso di un serpente o di un ragno o di qualcosa che aggredisce,
attanaglia e avvelena il sangue30 appartiene ad un vissuto che si
tramanda? Ecco dunque che lo stretto legame tra biologico e psichico
affonda le radici in una dimensione ancestrale nella quale si dissolvono i
30
Per un approfondimento si veda: De Martino E., La terra del rimorso. Contributo ad una storia religiosa
del sud, Il Saggiatore, Milano, 1961. Interessanti, a tal proposito, gli studi dell’antropologo sulla ritualità
magico-religiosa salentina e del mondo mediterraneo in cui il ri-morso rappresenta archetipicamente il
cattivo passato che ritorna.
30
contorni dell’uno e dell’altro. La relazione tra bios e logos31 ha ancora
necessità di essere ulteriormente definita attraverso una sorta di
‘antropologia del biologico’ e una ‘fisiologia del pensiero’.
Osserviamo ora i meccanismi corporei di risposta ad un evento che
si percepisca come pericoloso, chiamando in causa le aree cerebrali
interessate. Due sono le vie fisiologiche a stimoli che inducono paura.
Chiamando in causa le aree cerebrali coinvolte nel processo, si distingue
una via ‘indiretta’, per la quale la sollecitazione arriva al talamo e da qui
alla neocorteccia, quindi all’amigdala, mediatrice emozionale; quindi una
via ‘diretta’, in cui il talamo dialoga direttamente con l’amigdala, senza cioè
passare dalla corteccia che conclude il ragionamento sulla effettiva
presenza o gravità del pericolo, e sulla eventuale scelta da mettere in atto.
Appare chiaro che questa seconda risposta sia più urgente e immediata,
agendo per effetto di qualcosa di innato, iscritto nel DNA, una memoria di
sopravvivenza utilizzata non solo dagli animali e dai bambini ma anche
dagli adulti di fronte a pericoli reali o immaginari ma vissuti come reali. Il
sistema limbico immagazzina la memoria dell’evento (ippocampo) e quella
dell’emozione (amigdala), dando per assodato che memoria ed emozione,
legate a processi ‘non locali’ abbiano una diffusione di gran lunga più
ampia rispetto alle aree citate.
Vien da chiedersi se la via diretta non possa rappresentare la base
anatomica e fisiologica preferenziale attraverso la quale si attivano gli
archetipi, soprattutto laddove essi richiamino paure antiche, memorie
biologiche di sopravvivenza interiorizzate dai primordi. Senza ovviamente
escludere, anche in questo caso, un’implicazione neuronale ben più estesa
e non localizzata. Si spera che un sempre maggiore avvicinamento tra gli
ambiti psico-neuro-biologici e quelli dell’Antropologia medica possa
chiarirne ulteriormente le correlazioni e le dinamiche32.
31
Si vedano gli studi di Tullio Seppilli riportati in bibliografia.
Una volontà di dialogo interdisciplinare ha preso forma nel secondo incontro delle Giornate di studio:
Stati di coscienza. Un’indagine neurobiologica e socio-culturale sulle funzioni dello psichismo nelle
differenti culture, Venerdì 6 - Sabato 7 febbraio 2015, Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza Università di
Roma.
32
31
1.9 - “Ciò che non arriva alla coscienza arriva sotto forma di destino”: i
messaggi del mal-essere e della malattia
Se associamo questa significativa riflessione di Carl Gustav Jung alla
valenza conscia e inconscia del simbolismo e delle emozioni, potremmo
riconsiderare malessere e malattia come una chiave di lettura di qualcosa
che prima ancora del suo manifestarsi attraversa il nostro sentito. In tal
caso -ferme restando tutte le cure possibili per aiutare il paziente nel
percorso verso la salute cui ha diritto-, si potrebbero fornire spunti per una
presa di coscienza delle tematiche individuali, nel superamento delle quali
poter recuperare motivazioni forti, volte al potenziamento delle terapie
farmacologiche33 e a una guarigione intesa oltre il corpo fisico.
Una donna con un cancro alla mammella sinistra, ad esempio, potrebbe
essere edotta sui messaggi del proprio corpo. Potremmo invitarla a
riflettere se, per caso, non abbia vissuto un doloroso conflitto, percependo
biologicamente ed emotivamente un senso di vuoto in seguito
all’eventuale abbandono del ‘nido’ da parte del proprio figlio o di un altro
componente della famiglia. Per antica memoria, l’istinto all’allattamento
nelle donne destrimani viene effettuato offrendo al bambino proprio il
seno sinistro, mentre la mano destra ha maggiore forza per reggere il
neonato; la questione si inverte nelle donne mancine. Una disposizione
che resta iscritta nell’inconscio più profondo; di fronte a ciò che costituisce
una minaccia (reale o vissuta come tale), la persona somatizza attraverso
espedienti simbolici (la malattia). Un istinto di sopravvivenza quindi, un
modo per manifestare ciò che costituisce uno shock, elaborato attraverso
ricorsi psico-biologici, plausibili ad un nuovo modo vivere. Dunque, questa
ipotetica donna (che probabilmente razionalmente si è persino ‘fatta una
ragione’ del vuoto creatosi nel proprio nido), potrebbe essere aiutata
durante il percorso terapeutico a riconoscere quanto vissuto e ancora
presente nella propria emotività inconscia. Quest’ultima opererà nella
biologia del cervello, che agirà silenziosamente interessando specifiche
33
Interessanti anche gli studi di Fabrizio Benedetti sull’effetto placebo, finalmente affrancato dai giudizi
che legavano tale dinamica a ingenuità e ignoranza.
32
aree cerebrali e stimolando processi biochimici volti all’attivazione
incessante di neurotrasmettitori, neuropeptidi e ormoni (come vedremo
più avanti) che coinvolgeranno sistema immunitario e organi-bersaglio. La
comprensione delle proprie molteplici possibilità come essere umano,
donna, madre, la riscoperta del proprio tempo e della propria creatività, di
un modo differente di osservare la realtà, potrebbero aprire nuovi scenari
di speranza circa il proprio ruolo, il proprio valore, il proprio spazio. Una
guarigione conseguita in modo così integrato diventa molto più di una
storia che (nel migliore dei casi) finisce bene, un sospiro di sollievo, una
paura che passa (ma poi, passa davvero?). Riflettere e superare i conflitti
che fanno ammalare rappresenta qualcosa di importante: permette di
sperimentare uno stato nel quale la coscienza si espande verso la
consapevolezza di ciò che siamo.
L’ipotetico esempio riportato è solo uno dei tanti: potrebbe
essercene uno per ogni organo, ghiandola, sistema. E così, un problema
all’apparato digerente potrebbe riguardare un’altra tematica, un conflitto
relativo a qualcosa che l’individuo non ha ‘buttato giù’ o non ha
‘assimilato’ o non riesce a eliminare; l’apparato scheletrico potrebbe
raccontare molto sul valore di sé e il sentirsi sostenuti; i reni sul proprio
territorio e la paura di essere invasi nel proprio spazio; i polmoni sulla
relazione con la tristezza e l’idea della morte; l’ipofisi nell’aver percepito
un attacco alla propria vita, il sistema immunitario circa il sentirsi
costantemente in trincea o al contrario paralizzati nelle proprie difese….e
così via. Come possiamo osservare, ogni vissuto significativamente
traumatico, qualora non venga elaborato alla luce di nuove prospettive di
resilienza, crea situazioni psichiche sostanzialmente riducibili a tre
condizioni emozionali che innescano il processo P.N.E.I.: reazioni ‘negative’
(rabbia, paura, vergogna, collera, risentimento), blocco dell’emotività,
carenze emozionali positive. Vedremo come, nell’approccio proposto nel
secondo capitolo, tali risposte attivino reti neuronali e specifiche aree del
cervello con produzione di peculiari sostanze. Le virgolette con cui si
indicano le emozioni ‘negative’ stanno a significare quanto invece esse
possano essere illuminanti per poter indagare e risolvere l’evento
scatenante.
33
Tanti sono gli studiosi si sono dedicati al linguaggio simbolico del
corpo secondo la personale visione (frutto di studi non convenzionali e
osservazioni sul campo), relativamente a disturbi e malattie. Indagini
spesso supportate esclusivamente da valutazioni a carattere empirico
poiché, orientate a indagare la complessità che caratterizza l’essere
umano, sono state di norma ignorate dalla comunità scientifica vigente.
Ricordiamo, tra i tanti, Ryke Geerd Hamer, Claudia Rainville, Lise
Bourbeau34, Michel Montaud35. Costoro, pur coi limiti della personale
interpretazione, hanno fornito spunti interessanti nel considerare gli
aspetti animici dell’essere umano; e l’anima, si sa, non ha peso, o
perlomeno non un peso tale da potersi misurare in laboratorio. Spesso i
loro punti di vista coincidono, talvolta assumono sfumature diverse:
indipendentemente da ciò, in ottica medico-antropologica, ne risulta
stimolata una lettura più ampia della malattia e nuove prospettive per una
cura integrata.
La localizzazione organica e sistemica rappresenterebbe dunque
(come vedremo nello spazio dedicato al Bio-Explorer) la risposta ultima di
un riflesso simbolico che a livello materico/molecolare ha inizio con
l’espressione di sostanze eccitatorie/inibitorie delle cellule neuronali.
La diade mente-corpo che caratterizza l’uomo (e anche l’animale, pur
essendo quest’ultimo privo di cultura) ha la specificità di essere
indissolubile e di agire in modo bidirezionale. Purtroppo ancora oggi
nell’ambito medico viene preso in considerazione solo l’essere in quanto
aggregato di cellule e organi, le parti che possono essere più facilmente
analizzate, come se ciò che non possa essere calcolato secondo gli
standard ufficiali abbia in fondo poca importanza. Per contro, in molti degli
approcci psicoterapeutici (soprattutto quelli attivi nella sanità pubblica), il
corpo viene lasciato a sé, trascurando altresì lati profondi che si
34
Il suo libro Le 5 ferite e come curarle è tra i testi universitari di un Corso di Laurea Magistrale in Scienze
della Comunicazione Pubblica e Sociale dell’Università degli Studi di Bologna.
35
La Dentosofia -quale approccio umanistico e olistico all’odontoiatria-, mette in relazione l’equilibrio
della bocca, quello dell’individuo (sia posturale che psico-affettivo) in relazione all’universo con cui il
soggetto si relaziona. Uno spazio importante viene riservato alla Dentosofia nell’Università romana di Tor
Vergata, all’interno di alcuni corsi di perfezionamento.
34
agganciano a piani metafisici, archetipi, memorie collettive, sistemi di
credenze.
Se una miriade di culture, geograficamente lontane tra loro, hanno
optato per interpretazioni e modalità integrate riguardo il malessere e la
malattia non è certo per l’impossibilità di usare farmaci di sintesi!
Altrimenti il problema sarebbe potuto essere benissimo ovviato con l’uso
di altri medicamenti, quali ad esempio le piante medicinali, dotate di
principi attivi in grado di curare. Eppure, uomini di medicina, sciamani,
curanderos, guaritori di ogni specie, mai si sarebbero sognati di separare le
singole sostanze vegetali dalla sinergia di tutti i componenti della pianta,
come pure quest’ultima dalla propria componente sacrale. Non possiamo
certo mettere sullo stesso piano quei mondi (ancora funzionali e
funzionanti in molte realtà etnologiche) con quello in cui viviamo: si invita
solo a riflettere sulla ‘coincidenza’ che ha visto culture differenti agire
secondo una comune visione.
1.10 - Costanti universali e nuove frontiere biofisiche e tecnologiche
Cosa possono avere a che fare le riflessioni finora osservate con uno
strumento informatico, la trance mistica, gli stati meditativi, o
semplicemente quelli emotivi, con la metodica diagnostica di alta
ingegneria che tratteremo nel secondo capitolo?
Alla base di tutto c’è l’universo simbolico che collega la duplice dimensione
(materiale e immateriale) nella quale si muove l’essere umano col proprio
ruolo di guaritore e aspirante alla guarigione. Prima ancora di essere
frammentato da una cultura e un approccio medico riduzionistico, egli
soleva muoversi con naturalezza in un universo caratterizzato da sostanza
solida e aspetti eterei. Non sempre ciò lo salvava dall’invecchiamento,
dalle malattie, tantomeno dalla morte; ma in questo suo fluire l’uomo
scorgeva un senso al suo esistere, un modo per adattarsi all’ambiente e
risposte a molti dei suoi perché?. Ancora oggi, nessuno strumento supertecnologico può eliminare completamente infermità e senescenza;
35
auspichiamo, però, che qualcosa possa aiutarci a rallentare
significativamente taluni processi degenerativi e ossidativi, e guarire o
rendere più vivibili malattie ufficialmente ancora considerate misteriose.
Qualcosa che, inoltre, possa aiutare il medico ad agire nel migliore dei
modi relativamente alla formulazione di una terapia che tenga conto
anche del vissuto emotivo e dei modelli culturali e mentali del paziente.
Data per assodata l’interazione psiche-cervello-sistemi-organi, l’eventualità
di poter risalire alle cause emotive-simboliche della malattia
permetterebbe un percorso di cura mirato, volto ad integrare il recupero
fisico e il riequilibrio emotivo, a partire dall’attivazione neuronale e
dall’esplorazione di aree cerebrali coinvolte nell’evento traumatico. Si
aggiungano spunti per un percorso di conoscenza di sé che mirino a
restituire speranza e valore al senso della vita che l’uomo da sempre
ricerca, di fronte al quale neanche la morte sembra apparire più così
spaventosa.
Il Bio-Explorer è una metodica relativamente recente che applica
soprattutto conoscenze di biofisica e informatica; una tecnologia
computerizzata che sintetizza una visione integrata dell’essere umano e la
sua antropologica all’inclinazione verso l’armózein, il cui etimo invita
ancora una volta all’unità. Uno strumento nato dall’intento di recuperare
costanti universali nell’ottica delle necessità dell’uomo moderno, delle sue
nuove esigenze e dei suoi nuovi linguaggi. Per ognuno di noi, credenti,
agnostici o atei, la causa prima del creato può assumere nomi e
connotazioni diverse, da quelle divine a quelle accidentali. Gli scenari sono
cambiati rispetto a quanto avveniva in passato, quando i membri di uno
stesso gruppo tendevano a far riferimento alla stessa origine spirituale e
allo stesso sistema di credenze. Nel nostro tempo, per qualcuno il divino
rappresenta un aspetto della psiche, per qualcun altro è vero il contrario.
Per taluni le due cose coincidono addirittura; per altri ancora, il livello
mentale è avulso da qualunque connotazione spirituale, mentre l’uomo, il
pianeta e il cosmo sono frutto del caso. Il ventaglio delle preferenze
ideologiche e delle esperienze individuali e collettive si è sempre più
allargato per consentirci di sperimentare, nell’esercizio del libero arbitrio,
unità e separazione, riduzionismo e integrazione, individualismo e dialogo,
36
isolamento e condivisione. Ma, indipendentemente dal patrimonio
culturale, da scelte intellettuali e di vita, una costante accomuna tutti gli
esseri umani, non tralasciando gli animali e perfino le piante, come
scopriamo ogni giorno di più. Tra l’impalpabile dimensione psichica e
quella tangibile corporea, le emozioni comunicano viaggiando a doppio
senso di marcia. Grazie all’interpretazione simbolica, esse danno voce
all’ordine mentale trasponendone i contenuti nel fisico, e caratterizzano
con ritmi diversi gli stimoli della realtà spazio-temporale.
Il
pensiero
e
l’esperienza
psichica
attivano
nell’equilibrio/alterazione di neurotrasmettitori, peptidi e ormoni-,
messaggi di un mistero che incessantemente si cela e si svela: quello
dell’esistenza. Il Bio-Explorer, che tratteremo nelle prossime pagine,
sintetizza proposte ed esigenze del nuovo paradigma, decifrando
operativamente le tematiche affrontate in questo primo capitolo.
Riallacciandosi alle dinamiche bidirezionali proprie della PNEI, che vede
nella psiche il propulsore di un processo articolato, questa raffinata
metodica capta vissuti e sentimenti nella loro doppia manifestazione
biochimica ed eterea.
37
CAPITOLO 2–Il BIO-EXPLORER
2.1 - La creazione dello strumento. Fondamenti generali
La metodica che prende il nome di Bio-Explorer36 è stata creata per
affrontare in modo non invasivo il problema della diagnosi di processi
biochimici patologici attivi nelle aree cerebrospinali, utilizzabile anche a
livello organico. Per quanto riguarda le prime, sappiamo che, a causa della
protezione emato-encefalica, è impossibile conoscere il loro stato tramite
prelievi di sangue, urine, ecc. Le varie zone del cervello sono di norma
indagabili solo attraverso costose e avanzate tecniche di imaging, le quali,
purtroppo, spesso palesano lo stato patologico solo in una fase avanzata,
oltre a non poter dare informazioni riguardo la produzione e gli scambi
cellulari. Munito di brevetto e basato sulla QED37, lo strumento diagnostico
è destinato all’uso della classe medica: la lettura dei dati è al contempo
scientificamente valutabile (relativamente ai processi biochimici e
fisiologici) e simbolica (riguardo i modelli culturali del paziente e le
reazioni emotive con cui essi vengono applicati relativamente agli eventi
vissuti). Lo spettro che emerge durante visita con Bio-Explorer permette
quindi di interpretare la storia fisica e psichica, dal periodo prenatale al
presente, con possibilità di agire secondo un criterio terapeutico integrato.
La creazione della metodica racchiude l’essenza del pensiero e delle
ricerche di studiosi provenienti da svariate aree scientifiche di pertinenza,
cui si aggiungono le competenze ingegneristiche del suo inventore, da anni
impegnato nel campo della ricerca biofisica e la realizzazione di strumenti
tecnologici a fini terapeutici. Nel nuovo paradigma, l’apparecchio (e
l’approccio che il suo utilizzo preclude) si inserisce nel contesto delle
scienze antropologiche e mediche, incentrato non solo al recupero della
salute ma anche di valori e significati umani di norma trascurati dalla
36
Da Biochemical ed Explorer, letteralmente ‘esploratore biochimico’.
PREPARATA G. et al., The role of QED (Quantum Electro Dynamics) in medicine, Proceedings Meeting
14/12/1999, Institute of Pharmacology, University of Rome “La Sapienza”, Published on Rivista di
Biologia/Biology Forum 93/2000.
37
38
medicina ufficiale. Cura e guarigione diventano in tal modo occasioni per
una maggiore consapevolezza, acquisendo accezioni diverse e più ampie
rispetto a come l’occidente le ha considerate per secoli. Nella
multidisciplinarietà insita nella concezione del Bio-Explorer, il trait d’union
di mondi apparentemente lontani sottende una lettura metaforica
soggettiva della realtà emotiva individuale, benché fortemente correlata
ad un universo culturale e animico. Gli esseri umani vivono le emozioni in
modo strettamente personale anche se in risonanza col proprio contesto:
ogni individuo è un unicum, frutto della speciale interazione tra il proprio
pensiero, il proprio sentito, il proprio corpo e i propri spazi, coi pensieri, i
sentiti, i corpi e gli spazi di simili e dissimili.
In passato sarebbe stato inimmaginabile pensare che la biofisica
potesse fornire un contributo così significativo relativamente alla sfera
psiche-cervello-corpo, evidenziando processi che traducono in molecole il
portato di un universo conscio e inconscio. Come pure, sarebbe stata
impensabile una rivisitazione delle Scienze antropologiche grazie ad uno
strumento informatico, sia pur creato secondo una visione olistica
dell’essere umano. Lo scopo, lungi dal voler automatizzare e
spersonalizzare la complessità delle dinamiche mente-corpo attraverso la
tecnologia, si prefigge esattamente il contrario: trovare nuove chiavi
epistemologiche, interpretative e pratiche affinché nulla venga trascurato
nella riformulazione di neo modelli di cura e di una nuova concezione
dell’esistenza. Lo strumento (dotato di un hardware e un software) rileva
un’articolata mole di dati: al medico spetta la capacità di interpretarli sulla
base di riferimenti scientifici e simbolici, oltre la fissità di parametri
ordinari; virtù che richiede una particolare predisposizione ad allargare le
conoscenze di settore ad un livello interdisciplinare. I risultati emergono da
un assiduo lavoro di ricerca, iniziato diciotto anni or sono, applicando
tecnologie informatiche avanzate e approfondite conoscenze biofisiche
alle scienze terapeutiche: qualora queste si prefiggano un orizzonte di
cambiamento secondo una nuova percezione di ciò che è l’essere umano,
nella individuazione delle dinamiche mentali legate a vissuti, modelli
culturali, comportamenti e stili di vita, con le modificazioni bio-fisiologiche
che ne derivano.
39
La filosofia che sottende la creazione della metodica si fonda
sull’esigenza -sempre più avvertita, ormai, da decenni a questa parte-, di
nuovi referenti esistenziali ancor prima che terapeutici. Il sistema in
questione, in perfetta ottica P.N.E.I., permette di focalizzare l’origine
mentale ed emotiva quale realtà prioritaria della maggior parte delle
malattie, con la possibilità di intervenire contemporaneamente su tutti i
versanti, cifra essenziale della vera cura integrata. La considerazione degli
aspetti psichici non esclude ovviamente l’incidenza di tutti gli stimoli
ambientali che concorrono al quadro finale, ma sottolinea il ruolo
preponderante del sentito nel modulare la complessità dei vari fattori
epigenetici, a loro volta regolanti l’espressione genica.
L’indagine diagnostica si avvale di una modalità non invasiva grazie a
un rilevatore a punta metallica (probe), che registra le frequenze di alcuni
terminatori epidermici, punti di sbocco elettromagnetico delle strutture
biologiche. Alcuni di essi, riguardanti 20 aree sistemiche, corrispondono ai
classici punti di agopuntura, relativi ai meridiani che raccordano su
determinati organi, il cui stato cellulare e fisiologico viene verificato in
base all’individuazione di una serie di markers, su risonanza38 di molecole
standard eccitatorie esterne, opportunamente diluite e dinamizzate. Altri
terminatori permettono di vagliare lo stato di 40 aree cerebro-spinali, nella
doppia lateralità destra/sinistra. Quelle che rivelano una certa criticità
vengono riesaminate in rapporto all’attivazione di networks neuronali che
emettono molecole eccitatorie/inibitorie, sempre sulla base della
risonanza di un campione stimolatore. Nella misurazione in tempo reale di
neurotrasmettitori, peptidi e ormoni, il valore alterato rappresenta la
risposta bio-chimica immediata al trauma, con emissione continua sulle 24
ore,a partire da un’epoca più o meno remota che può risalire anche al
prenatale e perinatale. Lo strumento è inoltre dotato di un algoritmo in
grado di calcolare il momento in cui l’evento traumatico ha avuto luogo: i
dati che emergono dall’indagine permettono una diagnosi completa della
condizione del paziente. Qualora all’episodio pregresso non abbia fatto
seguito una risoluzione spontanea adattiva o una terapia efficace, la sua
38
MONTAGNER Luc et al., DNA waves and water; Journal of Physics: Conference Series 306 (2011)
012007, IOP Publishing, 5th International Workshop (2010).
40
individuazione rappresenta la possibilità di una fondamentale presa di
coscienza su ciò che mina la qualità della vita.
Dunque, in conseguenza di traumi o impatti emotivi particolarmente
significativi (spesso razionalmente ed erroneamente classificati come ‘non
gravi’ o ‘superati’), vengono coinvolte precise reti neuronali: quelle che in
base all’espressione di sostanze prodotte rappresentano più efficacemente
il tipo di trauma vissuto. Le cellule costituenti il network cominciano a
emettere o stimolare in modo continuo e non ordinario molecole
(neurotrasmettitori, peptidi, ormoni) con funzioni eccitatorie/inibitorie:
esse raccordano su aree cerebrali specifiche, indipendentemente da una
reale correlazione fisiologica (non tutti i neuroni hanno recettori per tutte
le molecole emesse dai vari network), ma strettamente inerenti il vissuto
simbolico39. Chiariamo citando un caso emerso in varie occasioni durante
visita con Bio-Explorer: l’area interessata risultava essere quella motoria
mentre la sostanza che raccordava su essa era la prolattina. Sappiamo che
non esistono cellule prolattinergiche sul motorio: ciò che è interessante,
invece, è che in questo caso l’associazione sostanza/area cerebrale
tenderebbe a mettere in luce una situazione di abuso (reale o sentito),
vissuto quale ‘blocco del movimento’, ‘sentirsi incastrati’, ‘paralizzati’,
‘imprigionati’, inibendo il livello sessuale con un ormone specifico. In
sintesi, qualunque trauma non superato psichicamente e biologicamente,
dopo aver colpito il SNC comporterà inevitabili ricadute sui sistemi
periferici (quello immunitario in primis) e sull’organo emblematicamente
coinvolto40. L’attivazione delle sostanze emesse, l’area cerebrale e l’organo
interessato non è mai casuale ma risponde alla trasduzione simbolica
dell’emotività del paziente. Nel primo capitolo abbiamo dato spazio
proprio agli aspetti figurativi ed archetipici nel processo di interpretazione
39
L’associazione rete neuronale-area cerebrale non è da considerarsi in senso anatomico bensì
holonomico, come vedremo più avanti; essa riguarda modalità non locali con cui il cervello codifica e
memorizza. Cfr. Bell J. S. (an interview with), Nonlocality in Physics and Psycology, Psycological
Perspectives, (autunno-inverno 1988).
40
Secondo alcuni studi, il DNA delle cellule dell’organo riceve e risponde a un codice in frequenza del
DNA neuronale, che induce un aumento fino al 200% del numero dei recettori periferici, favorendo il
processo legante in modo esponenziale. Cfr. Meyl Konstantin, DNA and cell resonance: Magnetic Wawes
Enable Cell Comunication, Dna and Cell Biology, April 2012, Vol. 31, No 4: 422-426.
41
della realtà attraverso modelli culturali ed emozioni. Vedremo nelle
prossime pagine quanto tutto questo, da apparente astrazione, possa
tradursi in patologie e disturbi.
Il Bio-Explorer, si accennava, è inoltre programmato per individuare
una serie di markers di vario genere (batterici, virali, immunitari,
infiammatori, ecc), proteine e amminoacidi e, di norma, tutto ciò che si
verifica a livello cellulare come ricaduta del processo psiconeurobiologico.
Lo strumento è pure in grado di registrare una serie di sostanze esogene
quali metalli pesanti, microorganismi e valori alcolici, rilevando, in
quest’ultimo caso, gravi forme di dipendenza, nella prospettiva di poter
risalire all’evento psichico scatenante il bisogno di surrogare la carenza, al
fine di mettere a punto un approccio terapeutico più efficace possibile. E
ancora: l’ipotesi di infestazione parassitaria in area intestinale, negli organi
e perfino in area cerebrale, è di norma trascurata dalla medicina ufficiale,
mentre la presenza di varie tipologie di vermi patogeni emerge sovente
nelle diagnosi dei medici che utilizzano la metodica. Va da sé che una volta
svelate le cause, mirate terapie antiparassitarie permettono di debellare
gravi problematiche. Sembrerebbe infatti che molte di esse siano spesso la
conseguenza dell’alterazione dei meccanismi di regolazione per effetto
degli organismi ‘ospiti’, sia come azione diretta, sia come concausa di altre
malattie. Se è vero che questa circostanza rappresenta un episodio
accidentale, esogeno, è pur certo che i suoi esiti dipendono da un terreno
più o meno turbato e alterato da moventi psichici, oltre a richiamare
spesso traumi che colpiscono il cervello addominale.
Nonostante il bagaglio di conoscenze di cui oggi godiamo, si tendono
ancora a ignorare le cause di ricadute che originano in dimensioni diverse
da quelle fisiche, mentre l’uomo antropologicamente ha una visione
completa della realtà, come proiezione biunivoca dei piani materiali e
immateriali. C’è da riflettere sul fatto che la storica scissione mente-corpo
sia stata la conseguenza di un puro atto intellettuale, attività elettiva che
smette di porsi al servizio dell’uomo quanto più si riduce a pretto
razionalismo. Di conseguenza, come sappiamo, nel corso dei tempi le due
dimensioni che caratterizzano la realtà sono state sempre più isolate l’una
dall’altra anche a fini strategici, relegando l’entità mente/spirito solo
42
nell’ambito delle religioni propriamente dette, delle filosofie, delle arti,
come mera espressione estetico-creativa. Dimenticandoci che pure quella
medica era (e dovrebbe essere) considerata un’arte, termine che racchiude
in sé la radice ar, la stessa che troviamo in armonia, come puntualizzato
nella prima pagina del presente lavoro.
Un approccio che miri al recupero dell’innato linguaggio simbolico,
integrato da una approfondita conoscenza biomedica e tecnologica, può
davvero contribuire ad una svolta epocale. Ogni atto pratico, ogni aspetto
solo apparentemente materiale, sottende significanti e significati41; lo
stesso dicasi per il corpo, i suoi componenti e le relative metafore a livello
di organi, tessuti, sistemi, cellule, proteine, enzimi, ormoni,
neurotrasmettitori. Lo strumento in oggetto, modellato sulla base
concettuale di un nuovo umanesimo, coglie i pregressi emotivi che
permangono nel presente attraverso il dialogo profondo e costante tra
sostanze e recettori. Ai pazienti viene resa in tal modo per intero la loro
storia, e con essa maggiore dignità e nuove prospettive, soprattutto se si
agisce a livello preventivo. Quale contributo potrebbe rappresentare tutto
ciò per la medicina ufficiale che tende, se pur involontariamente, per limiti
di carattere culturale e burocratico, a ignorare e di conseguenza negare
fondamentali pezzi di vita. Si ricorda che ‘simbolo’ procede
etimologicamente dal greco symballo, composto da due radici che
rimandano più o meno al significato di ‘unire due parti distinte’.
Il Bio-Explorer racchiude un modo tecnologicamente avanzato di
fare arte medica, fornendo una diagnosi completa e consentendo di
simulare una terapia che procede su più fronti. Da un lato si mira alla cura
dei sintomi e delle problematiche a livello sistemico ripristinando le
funzioni cellulari ottimali; contemporaneamente si provvede al riequilibrio
delle reti neuronali implicate, disattivando i processi eccitatori/inibitori
oltre i valori nominali. Si aggiunga l’approccio empatico col paziente,
accompagnato nella presa di coscienza delle proprie tematiche. Nel pieno
41
Grazie ai contributi di Ferdinand de Sassure, in linguistica il significante è la forma mentre il significato
veicola il contenuto. L’unione di significante e significato (suscettibile di interpretazione) dà come
risultato il ‘segno’, vale a dire la realtà composta da forma fisica (significante) e natura incorporea
(significato). Vediamo così come anche lingue e linguaggi partecipano del nesso psiche-materia. Ogni
settore dello scibile umano è dunque chiamato in causa nella definizione del nuovo paradigma.
43
rispetto delle sue volontà, egli viene incoraggiato ad attingere ad un sano
‘nutrimento emozionale’, a integrare nella propria vita attività creative,
nuovi stili di vita, psicoterapie mirate; a riscoprire capacità trasformative
latenti, a far tesoro delle proprie esperienze, a mettere in atto una
consapevolezza critica, ma non giudicante, nei confronti dei propri modelli
limitanti e la prospettiva di poterli modificare o integrare.
2.2 - Il cervello come interfaccia tra dimensioni eteree e corporee. I domini
di frequenza
Il fatto che corpo e mente siano da considerarsi in senso unitario,
secondo la visione delle moderne neuroscienze, non preclude che
appartengano a dimensioni differenti, l’una tangibile, l’altra incorporea. Il
termine ‘diade’, spesso utilizzato nel presente lavoro, tende propriamente
a suggerire tale caratteristica. È l’inevitabile comunicazione interdimensionale a renderli parte di un unicum, così che psiche e organismo
possano intendersi come aspetti di una stessa realtà a due facce. Ci siamo
soffermati spesso sul fatto che simbologia, emozioni e stati d’animo
partecipano di un incessante dialogo i cui messaggi interagiscono col
linguaggio molecola-recettore. Fondamentale il ruolo di un decodificatore
che concretizzi nel fisico ciò che la psiche realizza in una dimensione
distinta. Il cervello è la parte del corpo che presiede a questo specifico
compito, sovrintendendo altresì alla ricezione della realtà ascrivibile allo
spazio-tempo. Ma c’è da riflettere sul fatto che occorrerebbe una quantità
enorme di neuroni per contenere gli infiniti stimoli sensoriali di tutta una
vita: si rende dunque necessario convertire in un piccolo spazio una gran
mole di dati. Ci si chiede, dunque, come possano pensieri ed emozioni
trasformarsi in materia dando luogo al processo PNEI, e come possano gli
stimoli sensoriali essere contenuti in un’area così limitata qual è quella del
cervello. E come interagisca il sistema nervoso centrale tra la dimensione
immateriale, dalla quale provengono informazioni relative a modelli ed
emozioni, e quella materiale in cui esse vengono convertite in molecole.
44
L’universo dei 5 sensi collegato al cervello, a sua volta, intercetta
informazioni dallo spazio-tempo influenzando pensieri ed emozioni. Gli
studi del matematico francese Jean Baptiste Joseph Fourier hanno portato
alla scoperta di due funzioni matematiche (oggi conosciute come
Trasformata ed Antitrasformata di Fourier) applicabili a svariati campi
apparentemente assai diversi tra loro, come ad esempio l’elettronica, la
musica, la medicina, la fisica, la chimica, ecc.. Grazie a queste due formule
e alle loro varianti, si possono comprendere le dinamiche di traduzione
dalla realtà ordinaria a quella delle frequenze e viceversa. In campo
tecnologico un esempio pratico in cui si applica la Trasformata di Fourier è
quello dei telefoni cellulari: l’informazione che rappresenta la voce inviata
da un cellulare viene convertita, mediante la trasformata di Fourier, nella
sommatoria di tante onde sinusoidali di frequenza ed ampiezza diversa; il
cellulare in ricezione dovrà poi effettuare il processo inverso e convertire
quest’insieme di onde tramite l’antitrasformata di Fourier per ricostruire la
voce inviata e restituirla all’udito.
Il cervello realizza in modo totalmente naturale la legge di Fourier: il
neuroscienziato Karl Pribram42intuì che essa calzava perfettamente alle
dinamiche mente-corpo, nell’adattamento al dominio delle frequenze di
informazioni che dipendevano dal mondo materiale e viceversa. Grazie alla
sensorialità i neuroni captano segnali di vario tipo (visivo, olfattivo,
gustativo, uditivo, tattile), registrando non il segnale di partenza ma la
relativa trasformata, vale a dire l’input scomposto in forme d’onda. Nel
caso di un’immagine visiva, ad esempio, essa viene scomposta in una serie
di minuscoli cerchietti (onde d’interferenza), risolta in frequenze per
attivazione elettrica esclusiva di determinati dendriti. Essi fungono da
trasformatori: processano e ‘spacchettano’ l’informazione distribuendola a
un elevatissimo numero di neuroni che provvedono alla memorizzazione.
L’attivazione di determinati processi dendritici rispetto ad altri dipende
42
Il neurochirurgo austriaco fu docente alla Georgetown University e Professore Emerito alla Standford
University. Mosso dall’intento di comprendere i meccanismi della memoria, Pribram svolse ricerche
fondamentali che pioneristicamente definirono il sistema limbico e la sua relazione con la corteccia
frontale, oltre una serie di associazioni tra aree cerebrali. Decisivi i suoi incontri col fisico David Bohm e il
neuropsicologo Karl Lashley, che sviluppò ricerche grazie alle quali formulò la concezione della memoria
come fenomeno non locale, contrarie alle asserzioni del neurologo Wilder Penfield e la sua teoria sugli
‘engrammi’.
45
dello stimolo sensoriale ricevuto. Pribram si convinse definitivamente di
ciò quando nel 1979 i neurofisiologi Russel e Karen De Valois43 usarono la
trasformata di Fourier per appurare come immagini di motivi scozzesi e a
scacchi potessero convertirsi in forme d’onda. Esaminarono quindi le
cellule dell’occipitale verificando che esse non rispondevano alle immagini,
ma alla loro trasformata, vale a dire a onde di interferenza. In tal modo i
due scienziati provarono che il cervello mette in atto la regola di Fourier
convertendo, per processi dendritici, le immagini in forme d’onda. Altri
studi misero in evidenza che ciò valeva allo stesso modo anche per gli altri
sensi.
Relativamente alla dimensione psichica, i messaggi che
appartengono all’”innato”, io creativo/pensiero primario/dimensione
spirituale, giungono al cervello grazie a una serie di interfacce (mentale,
emozionale, eterica); queste agiscono secondo processi di trasduzione,
utilizzando frequenze per poter ‘comprimere’ l’informazione primaria,
affinché essa possa infine materializzarsi nel cervello e da qui a livello
sistemico. Lo strato di interfaccia più vicino al corpo (eterico) attiva i
neuroni maggiormente adatti a rappresentare simbolicamente
l’informazione, incidendo nella produzione di specifici neurotrasmettitori e
peptidi.
Ciò che captiamo attraverso i 5 sensi, scomposto in onde di
interferenza affinché venga memorizzato, appartiene ad un tempo
ordinario, storico; pensieri ed emozioni originano invece in un tempo non
ordinario, astorico, dal quale, viceversa, si materializza la realtà che
caratterizza la nostra vita. I due tempi fluiscono l’uno nell’altro interagendo
nell’articolata percezione psico-corporea.
L’essere umano va quindi considerato nella molteplicità degli aspetti
che lo identificano: pensiero spirituale/io creativo, ordine mentale
(archetipi, cultura, lingua, modelli di comportamento), emozioni, corpo
eterico44, corpo fisico coi 5 sensi: solo così possiamo comprendere i diversi
stati di coscienza che concorrono all’idea di una consapevolezza integrata,
43
De Valoi K. K., De Valoi R. L, Yund W. W., Responses of striate cortex cells to grating and checkerboard
patterns, Journal of Physiology, vol 291 (1979), pp 483-585.
44
Come si diceva poc’anzi, è lo strato più vicino al corpo fisico, considerato semi-materiale, che canalizza
modelli culturali ed emozioni attivando le reti neuronali.
46
e il reale collegamento psiche-cervello-corpo. Tutto ciò avvalora la
necessità di una sinergia tra i vari campi terapici: la scelta univoca di tipo
farmacologico-tradizionale esclude troppo categoricamente aspetti
fondamentali dell’Essere.
2.3 - Fonti integrate nella creazione del Bio-Explorer
La metodica costituisce la sintesi di vari contributi teorici, scientifici
e applicativi che andremo ora a esaminare, al fine di poter chiarire alcuni
presupposti di base e come essi operino in sinergia, integrando ricerche
realizzate in epoche, luoghi e settori diversi.
Le fonti sono sostanzialmente le seguenti:
1) Il concetto di trauma come evento scatenante la malattia nella
visione di Ryke Geerd Hamer.
2) Le ricerche di Candace Pert inerenti la produzione non ordinaria di
neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni in relazione alla tipologia
di evento vissuto. Il rapporto legante-recettore quale riflesso
emozionale.
3) La Medicina Tradizionale Cinese riguardo meridiani e punti di
agopuntura. La scoperta delle reti di Bong Han.
4) La biochimica secondo la letteratura scientifica vigente.
5) La teoria di Karl Pribram sull’organizzazione holonomica del cervello.
6) I contributi informatici e biofisici di Francesco Castrica;
interpretazione simbolica e correlazione di molecole e di aree
cerebrali e sistemiche.
Soffermiamoci ora brevemente su ognuno dei singoli punti per poter
comprendere al meglio il valore della loro interazione.
47
1) L’attivazione psichica del ‘conflitto biologico’ e l’andamento bifasico
della malattia.
Uno dei presupposti su cui poggia la filosofia e la pratica del BioExplorer si basa su alcuni spunti della teoria medica elaborata dal Dottor
Hamer, con riferimento al rapporto critico ‘evento traumatico/cancro’. Tale
equazione viene estesa anche a morbilità definite ‘oncoequivalenti’, quali
quelle psichiche, metaboliche e neurodegenerative. Al presupposto dello
shock quale detonatore si aggiunga la concezione dell’andamento bifasico
della patologia45.
Prescindendo da eventi accidentali, esogeni, per Hamer ogni
malattia fa parte di un Programma Speciale, Biologico e Sensato (SBS),
determinato da uno shock acuto che l’individuo subisce inaspettatamente,
in modo drammatico, nella percezione di un’estrema solitudine,
coinvolgendo simultaneamente psiche, sistema nervoso e area sistemica.
Ogni evento traumatico si traduce in un Conflitto Biologico46 che localizza
un Programma Speciale in specifiche aree cerebrali e a livello organico,
dunque con effetti periferici; in altri casi la malattia riguarderà
problematiche neurodegenerative. L’aspetto biologico viene chiamato in
causa poiché rappresenta la risposta immediata, una memoria di
sopravvivenza, un richiamo ancestrale ad una grave mancanza o paura che
l’individuo associa a qualcosa vitale, sia esso materiale o metaforico.
Secondo Hamer, ogni Programma, seguendo un andamento naturale, si
svilupperebbe in due momenti: fase simpaticotonica (attiva o del Conflitto
Attivo, CA) e fase vagotonica o di riparazione, che interviene a seguito
dall’uscita dal CA. Se la persona non è in grado di superare il conflitto,
risolvendo il problema psichicamente, resta in una lunga simpaticotonia
con le conseguenze del caso47. Nella fase simpaticotonica l’individuo tende
45
Per un approfondimento cfr. HAMER Ryke Geerd, Il capovolgimento diagnostico, Ed. Amici di
Dirk, Ediciones de la Nueva Medicina, Alhaurín el Grande, España, 2009.
46
Il Conflitto Biologico rimanda a temi ontogenetici che sfumano nell’antropologia delle origini. Il
Programma Biologico Sensato richiama la risposta immunitaria che difende gli individui da qualunque
tipo di attacco, su memoria delle ferite che l’uomo preistorico si procurava per assicurare la propria
sopravvivenza.
47
Precisiamo che la visione di Hamer è decisamente più complessa: su di essa il medico ha formulato le 5
leggi biologiche, che racchiudono il pensiero e l’approccio di quella che lui stesso ha definito Nuova
48
a caratterizzarsi per avere estremità fredde, tensione, insonnia; nel caso di
malattie cancerogene si verifica proliferazione cellulare (fase attiva).
Seguirebbe quindi una fase di riparazione, passiva o vagotonica (in cui
agisce per l’appunto il sistema vagale) con un processo contrario:
estremità calde, febbre, astenia, prostrazione, appetito, edema48, recupero
del sonno. Essa è suddivisa a sua volta in due tempi, a causa della
riattivazione temporanea della fase simpaticotonica (crisi epilettoide), un
momento particolarmente delicato in cui la situazione potrebbe
precipitare. In questa fase il ruolo del medico diventa fondamentale,
affinché vengano contenuti e controllati gli effetti del richiamo,
accompagnando il paziente verso una guarigione possibile49.
2) L’‘inforegno’ emozionale secondo Candace Pert
Quando parliamo di nuovo paradigma l’attenzione si focalizza
Medicina Germanica. Va precisato che il Bio-Explorer ne applica solo alcuni spunti.
48
Come si osservava nella nota 5, anche in questo caso l’organismo denota una risposta intelligente
richiamando istinti biologici innati: Hamer fa l’esempio degli animali marini (da cui l’uomo sembrerebbe
discendere) che, scaraventati sulla spiaggia da un’onda, per impulso di sopravvivenza tendono a
trattenere liquidi per evitare la disidratazione.
49
Vediamo come anche alcune forme di trances mistiche e possessioni rituali a scopo terapeutico
richiamino la procedura bifasica, secondo la concezione di Hamer. Il tarantismo pugliese, all’interno dei
fenomeni magico-religiosi del mondo mediterraneo -per i cui approfondimenti si rimanda agli studi di
Ernesto De Martino- potrebbe rappresentare un esempio. Vediamo, infatti, come colei (una donna nella
maggior parte dei casi) che ritenga essere stata morsa dal ‘malefico’ ragno attraversi un primo stato
asintomatico, in cui il malessere si sviluppa nell’interiorità della ‘pizzicata’. Successivamente ha inizio la
prima fase della guarigione, allorquando la donna manifesta il proprio malessere con prostazione psicofisica –una ‘crisi della presenza’, come la definisce De Martino - che potrebbe coincidere con la prima
parte della fase vagotonica. Parenti e vicini prestano le prime cure ma si rende necessario l’intervento
rituale incentrato soprattutto sulla musica, ma anche sul cromatismo (stimolazione sensoriale uditiva e
visiva), e talvolta sull’utilizzo di alcune piante aromatiche (olfattiva). La musica e la danza spingono verso
l’acme la condizione della paziente: si favorirebbe in tal modo la crisi epilettoide secondo la concezione
di Hamer, come esasperazione temporanea della simpaticotonia; momento molto delicato poiché i
musicisti, proprio come i bravi medici, devono saper condurre la terapia musicale affinché la donna non
rischi di smarrirsi completamente. Segue la seconda fase vagotonica in cui il soggetto riarmonizza mente
e corpo recuperando completamente l’essere presente.
Interessante come tale dinamica coincida perfettamente con le asserzioni di Hamer. La ‘crisi epilettoide’
in cui si riattiva temporaneamente lo stato di simpaticotonia, costituirebbe un momento cruciale nei
processi di guarigione, in cui l’intervento del terapeuta (medico o musicista che sia) si rende
fondamentale per agevolare il recupero della salute sia fisica che mentale.
Tali considerazioni potrebbero aprire nuovi spunti di riflessione riflettere riguardo l’esistenza di modelli
innati alla base delle dinamiche psico-corporee.
49
inevitabilmente sull’unità psiche-corpo: nella nuova visione, il paziente
smette il ruolo passivo interpretato per secoli, per assumere i panni di
attore principe della vicenda terapeutica. In linea con ciò, Candace Pert
afferma che un modello consono alle nuove esigenze dovrebbe porre la
coscienza al centro di tutto50, mentre la scienza, lungi dall’essere
declassata, diventa strumento di una conoscenza ancora più ampia.
Nel primo capitolo abbiamo dato spazio al tema delle emozioni,
citando la neuroscienziata che ha dedicato la sua vita professionale e
privata a studiarne i riflessi biochimici in senso bidirezionale. La prima
importante scoperta della Pert fu quella dei recettori degli oppiacei, che
diedero ragione circa l’ipotesi di sostanze endogene (endorfine), le quali
soddisfano gli esseri umani in modo naturale, senza la necessità di dover
ricorrere a pericolosi surrogati (con relativa dipendenza e danni cerebrali)
per sperimentare armonia e appagamento. A quella seguirono ricerche
sull’incidenza dei neuropeptidi nel funzionamento del sistema
immunitario, le cui cellule svelavano la presenza di recettori per tutte le
molecole prodotte o stimolate dal sistema nervoso; si approfondiva
sempre più la funzione del legame peptide/recettore quale riflesso e base
per le emozioni. Si delineava in tal modo la base teorica e scientifica sulla
quale la studiosa avrebbe focalizzato la correlazione mente-cervello-corpo
in prospettiva psico-neuro-immunologica, ponendo l’accento sulla
prevalenza dell’incidenza comunicativa legante/recettore rispetto a quella
sinaptica.
Il lavoro della Pert è stato svolto in alcuni dei luoghi più accreditati
del mondo scientifico statunitense, dalla Johns Hopkins University, al
National Institutes of Health (NIH), al National Institute of Mental Health
(NIMH). Il Bio-Explorer si avvale dei risultati di quegli studi che hanno
messo in luce la stretta connessione tra emozioni e molecole, a partire dal
vissuto soggettivo. Per tale motivo il tipo di sostanza implicata non è
affatto casuale ma intimamente legata allo stato d’animo. È così che, ad
esempio, la produzione di endorfine è strettamente condizionata da uno
stato di piacere, quella di GABA e glicina con una condizione in cui
l’individuo reagisce chiudendosi in se stesso mentre, al contrario, un
50
Pert C., 2006, pp 7-25.
50
eccesso di glutammato denuncia uno stato di eccitazione alterato; e così
potremmo procedere dando significato traslato ad ogni sostanza.
Vediamo ancora una volta dunque come la simbologia costituisca
non una pura astrazione bensì un ricorso naturale e innato che funge da
collegamento tra universo materiale (le molecole) e immateriale (la
psiche) tra i quali le emozioni scorrono portando informazioni, ritmi,
messaggi la cui codifica può spettare esclusivamente al protagonista della
vicenda. Il medico ha la funzione vitale di accompagnare il paziente in un
percorso di decodifica qualora esso si renda necessario al conseguimento
di salute, benessere e conoscenza.
3) I meridiani della MTC: la scoperta delle reti di Bong-Han
Nel 1962 Kim Bong Han, un chirurgo coreano, scopriva un quarto
sistema circolatorio corporeo, successivamente denominato Primo
Vascular System (PVS),che utilizza energia bio-fotonica e attraversa cellule,
tessuti e vasi, dotato di corpuscoli in corrispondenza dei punti di
agopuntura. La scoperta rimase sconosciuta per una quarantina di anni,
fino a quando alcuni ricercatori di biofisica dell’Università di Seul decisero
di accertarne l’esistenza.
Gli studi, per ovvie ragioni, sono stati finora compiuti solo sugli
animali, ma non ci sono motivi per supporre che il PVS non interessi allo
stesso modo anche gli esseri umani, come confermano per altre vie i
risultati della metodica in oggetto. Si tratta di una rete (ne è stata anche
determinata la lunghezza delle maglie, che misurano 1-2 mm), coincidente
in parte con i meridiani della Medicina Tradizionale Cinese (e relativi punti
di agopuntura), con terminatori epidermici che danno informazione in
tempo reale sullo stato del paziente, attraverso emissione di corrente
elettrica. Grazie a queste ‘finestre’, punto di sbocco fotonico di strutture
cellulari, vengono effettuatele misurazioni col Bio-Explorer. A ulteriore
conferma, si può anche osservare che se i sistemi corporei, per
trasmettere specifiche informazioni, si avvalessero solo di processi
biochimici, il trasferimento sarebbe troppo lento. Un esempio tra tanti: la
51
rapidità con cui gli stimoli sensoriali raggiungono il cervello attraverso gli
organi deputati.
4) Karl Pribram e il cervello holonomico
Le intuizioni del neuroscienziato, che abbiamo trattato poc’anzi a
proposito della Trasformata di Fourier, supportano l’idea del cervello come
realtà olografica, confermata dagli studi di David Bohm. Il fisico vedeva
l’universo come una infinita riproduzione nella quale, per un ordine
implicito, ogni singola parte di una struttura racchiude l’informazione
dell’intero. L’incontro tra i due scienziati avvalora vicendevolmente le
ipotesi di partenza di ognuno, fino alla formulazione della caratteristica
‘holonomica’ del cervello, termine da preferire al concetto di ‘olografia’
poiché quest’ultima si riferisce a una immagine statica, mentre il cervello e
l’universo di cui esso fa parte sono in continuo movimento.
Nel 1991 Pribram formula la sua teoria secondo la quale il cervello è
un ologramma che concretizza messaggi di una realtà primaria
appartenente ad un universo olografico (una dimensione al difuori dello
spazio-tempo), traducendo per via matematica frequenze (utilizzate per
trasmettere l’informazione mentale-emozionale) in materia, secondo un
processo non locale51. La correlazione neurotrasmettitore-area cerebrale
rilevata dal Bio-Explorer in varie migliaia di visite confermerebbe
inequivocabilmente tale teoria in ogni suo aspetto. Come abbiamo già
visto, la realtà primaria del pensiero creativo, insito in ogni essere umano,
utilizza strati di interfaccia (mentale-culturale, emozionale, eterica) che
costituiscono altrettanti livelli di coscienza: questi comprimono le
frequenze fino allo strato eterico, una specie di ‘sala di comando’, che
attiva i neuroni. Quando modelli mentali limitanti, associati a vissuti
emotivi di particolare impatto, alterano l’espressione del pensiero creativo,
51
Vedi nota 39. Lashley aveva addestrato dei ratti a orientarsi in un labirinto, nella previsione di un
succulento premio finale. Con sua grande sorpresa, una volta asportate porzioni ingenti di cervello soprattutto quelle che Penfield identificava quale sede della memoria, contenenti i famosi engrammi-, gli
animali erano perfettamente in grado di districarsi e guadagnarsi il cibo, sia pur in modo maldestro a
causa dei danni sul sistema motorio.
52
lo strato eterico viene in qualche modo compromesso, attivando la rete
neuronale la cui specifica stimolazione molecolare rappresenta più
efficacemente il trauma.
5) Le leggi della biochimica
Per quanto riguarda quest’ambito valgono le leggi della biochimica
così come riportate dalla letteratura scientifica ufficiale, cui si aggiunge
l’ampliata visione PNEI riguardante processi di dialogo tra molecole e i vari
sistemi corporei.
6) L’ingegneria tecnologica per una lettura chimica, simbolica ed
emozionale di neurotrasmettitori, ormoni, peptidi, organi e markers di
vario tipo
Al creatore del Bio-Explorer spetta il merito di aver approfondito e
assemblato conoscenze interdisciplinari derivanti da ambiti e geografie
diverse, integrate da competenze ingegneristiche, informatiche e biofisiche. Il sistema, sfruttando l’energia bio-fotonica del corpo, misura
natura ed entità delle molecole presenti, utilizzando come riferimento
parametri della biochimica ufficiale, mentre un algoritmo calcola i tempi
relativi all’evento traumatico. L’operatore medico, infine, ne interpreta i
significati sul versante psichico e patologico, fornendo diagnosi e
simulando la terapia più idonea.
Per chiarire meglio le interazioni tra i vari aspetti che caratterizzano
l’essere umano, lasciamo la parola allo stesso Castrica:
Poter lavorare su tutti i piani su cui si manifesta la malattia,
dal mentale che gestisce i modelli di comportamento,
all'astrale per la gestione delle componenti emozionali,
all'eterico che attiva i pattern neuronali in modo olografico,
quindi sui singoli gruppi di neuroni per ogni tipologia, sui
53
processi biochimici in gran parte derivati dalle attivazioni
neuronali, ma non solo, e per finire sulle invasioni
dall'esterno di parassiti, funghi, metalli e sostanze varie,
significa avere veramente in mano la situazione di una
persona, dal suo massimo profondo fino alla materia, il
corpo. Tutto! La estrema sensibilità del Bio-Explorer
permette tutto questo, potendo così anticipare la malattia
anche di molti anni.
Il lavoro fatto sulla individuazione dei modelli di riferimento
(chiamiamolo Super-Io) e relativo riequilibrio, ha aperto le
porte non solo alla eliminazione dei conflitti vissuti nel
passato, da prima della nascita al giorno del test, ma anche
alla riarmonizzazione dei modi di reagire che sono stati
esasperati in vari modi dalle situazioni e conflitti spesso
drammatici, vissuti essenzialmente nei primi sei anni della
vita.
Il Bio-Explorer fa vedere molto bene il trasferimento nel
modello di riferimento dei traumi vissuti nei primi anni della
vita, con conseguenti reazioni ad altri eventi vissuti che
contengono sistematicamente le componenti emozionali a
suo tempo inserite nello "stampo". La paura, la rabbia, la
perdita di autostima, il sentirsi debole come donna o come
uomo, il blocco della capacità di reagire, l'inibizione
sessuale, etc…
Eliminando le deformazioni dello "stampo" che attiva le
nostre reazioni, si può vivere con un maggiore, spesso
molto maggiore equilibrio, serenità, soprattutto riducendo
il numero di somatizzazioni di conflitti e quindi di attivazioni
neuronali che portano a riduzione di attività del sistema
immunitario, stati depressivi o iper-eccitati, squilibri nei
sistemi di regolazione e così via.
54
2.4 - Riflessi simbolici del sentito: aree cerebrali, neurotrasmettitori,
peptidi, ormoni, organi e sistemi
Qualunque sia l’evento psichico-endogeno scatenante è importante
poter formulare la terapia più adeguata per riequilibrare le reti neuronali,
‘spegnendo’ l’eccesso eccitatorio o inibitorio e correggendo stati
psicoaffettivi, traumi e modelli mentali (su consenso del paziente), oltre a
risanare le alterazioni cellulari in area sistemica. Nelle circostanze di cause
o concause esogene è possibile rilevare lo stato di fatto, riequilibrando al
meglio il ‘terreno’ dal punto di vista psico-fisico. In tutti i casi la metodica
risale alle origini, individuando carenze affettive e riarmonizzando ferite ‘a
monte’, laddove la moderna medicina ufficiale interviene quasi
esclusivamente sugli aspetti corporei, agendo sugli effetti e ignorando le
sovra-strutture emotivamente significanti.
L’approccio si fa dunque particolarmente interessante per
individuare in area cerebrale l’eccesso di molecole, sottolineando il fatto
che meno del 3% delle sostanze emesse in ambito sinaptico raggiungono i
recettori a valle, mentre il 97% entra nel circolo e si deposita dove trova
espressione, spesso esasperata, di recettori. La somatizzazione di eventi
traumatici scatena l’espressione incessante di due categorie di sostanze,
che potremmo associare a risposte di ‘attacca’, ‘fuggi’ e ‘freezing’:
- neurotrasmettitori, peptidi e ormoni inibitori (GABA, glicina,
bombesina, vip, istamina, sostanza p, CRF, cortisolo, prolattina,
ecc.) con effetti che bloccano in modo più o meno grave il
sistema immunitario per legame coi recettori delle sue cellule e
possibile inibizione sessuale maschile/femminile (es. prolattina);
- neurotrasmettitori, peptidi e ormoni eccitatori (dopamina,
acetilcolina, adrenalina, noradrenalina, glutammato, aspartato,
ecc.), che legano con recettori idonei, alterando ritmo cardiaco e
pressorio, incidendo su peristalsi, equilibrio idrico, ecc.
L’emissione costante di neurotrasmettitori genera autossidazione delle
sostanze emesse, con produzione di radicali liberi che generano
ossidazione, nitrosilazione, glicosilazione e quindi distruzione degli stessi
55
neuroni attivati o adiacenti.
Aree cerebrali, sostanze, organi, sistemi corporei, rappresentano
simbolicamente il trauma vissuto: ognuno di essi può già svelare molto sul
vissuto del paziente. Immaginiamo dunque come possa essere ricostruita
la storia fisica ed emotiva, mettendo in relazione tutti gli elementi che
manifestano nel corpo messaggi provenienti dall’universo culturale,
spirituale, famigliare, relazionale, sessuale, ecc. Durante la diagnosi il
medico è in grado di verificare se il paziente attraversa una fase in pieno
conflitto psicobiologico (simpaticotonia) o di risoluzione (vagotonia),
qualora egli abbia più o meno spontaneamente trovato una soluzione
profonda al proprio trauma. Non sempre ciò comporta garanzia di
guarigione
soprattutto
qualora
permangano
attivazioni
eccitatorie/inibitorie di eventi correlati, o per il sopraggiungere di ulteriori
fattori psico-fisici. Senza contare il delicato momento rappresentato dalla
crisi epilettoide. La presenza di marcatori quali interleuchine, interferoni,
molecole derivate dall’acido arachidonico, come risposta all’attivazione di
virus, batteri e funghi, aiuta a interpretare la fase della malattia, nonché il
tipo di terapia più adeguata al momento.
2.5 - Nuovi orizzonti diagnostici e terapeutici
Da quanto osservato, possiamo dedurre il respiro olistico
dell’approccio considerato, il quale si collega alle costanti universali
osservate alla fine del primo capitolo. In considerazione di quanto emerso,
possiamo solo immaginare quali nuove frontiere possano aprirsi, tanto a
livello diagnostico quanto nella messa a punto di una strategia terapeutica
mirata.
Ricapitoliamo e integriamo: al fine di poter rilevare lo stato del
paziente, il Bio-Explorer sfrutta le frequenze elettromagnetiche che danno
luogo ad uno spettro di riferimento di tutte le sostanze che permettono di
interpretare la vita psichica e gli scambi cellulari su stimolazione del
network neuronale. Lo spettro finale è il risultato interattivo dei singoli
56
spettri, ognuno dei quali risultante da una rilevazione quantistica
applicabile in medicina (QED, Quantum Electro Dynamics). In alcune zone
del corpo si trovano ‘finestre’ di emissione elettrica, punto di sbocco della
struttura (molecola o cellula o organo) che emette una propria frequenza.
L’emissione elettrica in uscita rileva dunque tanto il livello di regolazione
omeostatica in assoluto, e quindi la condizione di apparati anatomici (aree
cerebrali e organi), quanto l’espressione patologica di molecole e sostanze
all’interno dell’organismo: queste ultime sono misurabili grazie al
rilevatore (probe), su stimolazione elettromagnetica di un campione
(neurotrasmettitore, peptide, ormone, markers di vario tipo, metallo
pesante, parassita) esterno al corpo del paziente. Nelle misure di base in
assenza di markers, il puntale capta la corrente emessa spontaneamente
dal punto di misura (corpuscolo della rete di Bong-Han Kim) ed il sistema
computerizzato ne registra il valore. Se questo si presenta entro i 300-400
nA è assodata una regolarità di emissione, che corrisponde a una
situazione molecolare e sistemica nella norma. Valori diversi da quelli
nominali indicano una qualche anomalia, tanto importante quanto più si
discosta da quelli di riferimento. Utilizzando un marker molecolare, le
variazioni di corrente rilevate dallo strumento sono proporzionali alla
quantità della specifica molecola espressa nell’area correlata col punto di
misura.
Il grado di sensibilità del Bio-Explorer è molto elevato: calcolando che
siamo nelle unità di misura delle picoMoli,è possibile individuare un
processo degenerativo con un anticipo di una diecina di anni, e i segni
clinici di un tumore allo stato iniziale quando ancora si compone di
pochissime cellule alterate. Di seguito un generico elenco delle indagini
che si possono effettuare, in considerazione del fatto che possono essere
ricercate oltre 120 molecole diverse:
-
neurotrasmettitori, neuropeptidi, ormoni
processi di ossidazione-nitrosilazione-glicosilazione
markers batterici, virali, fungini
markers infiammatori e immunitari
proteine e amminoacidi
57
- metalli pesanti
- marcatori etilici
- parassiti
Prendendo spunto dall’assegnazione di uno dei due Nobel per la
medicina di quest’anno, 2015, relativamente alla ricerca sull’infestazione
parassitaria, ci soffermiamo sull’incidenza dell’invasione patogena, sia
come causa che come concausa di malattia.
In base all’esperienza dei medici che utilizzano il Bio-Explorer, eventi
traumatici che interessano il cervello addominale, attivando neuroni che
emettono sostanze inibitrici del sistema immunitario, favoriscono lo
sviluppo di parassiti, con conseguenti problematiche serie le cui cause
sfuggono il più delle volte alla medicina ufficiale. L’attivazione dei linfociti
TH-2 porta ad inibizione dei TH-1 antitumorali, inibizione delle caspasi 3 e
7, con conseguente proliferazione di cellule tumorali nella zona colpita,
dove sono presenti parassiti. Se i parassiti permangono a lungo nell’area
intestinale tendono inoltre a migrare nei vari organi, compreso il cervello,
che riescono a raggiungere senza eccessiva difficoltà, con possibilità di
attraversamento della barriera emato-encefalica: i danni sono notevoli,
soprattutto quando concorrono all’azione di malattie neurodegenerative.
Purtroppo la pericolosità di questi ‘ospiti’ (con conseguenze generali
dannose, concausa di malattie neurodegenerative, immunosoppressione)
viene ancora quasi del tutto ignorata dalla medicina ufficiale; si spera che il
Nobel di quest’anno apra nuove frontiere di conoscenza ed attenzione su
questo tema.
Sarebbe auspicabile che lo strumento trovasse applicazione
soprattutto (ma non solo) a fini preventivi, nell’ambito di screening mirati a
rendere sostenibile una sanità pubblica sempre più in crisi. Solo per fare
l’esempio delle malattie neurodegenerative (che gravano pesantemente
sullo Stato e sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie)
pensiamo all’utilità di una loro anticipazione grazie alla lettura specifica di
segnali biochimici che precedono di gran lunga quelli clinici, con la
possibilità di rallentare i meccanismi della patologia. Dalla letteratura
emerge che il processo neurodegenerativo non è mai isolato ma si
58
accompagna ad una serie di dinamiche (ossidative, infiammatorie,
vascolari, infettive, eccitatorie, ecc.) il cui riequilibrio può garantire un’alta
qualità di vita, sempre che si intervenga in tempi utili.
La scelta terapeutica come logica conseguenza all’uso del BioExplorer sottende la stessa visione olistica di quella diagnostica, nella
concezione di una cura integrata che permetta di fronteggiare patologie o
segnali neurodegenerativi, autoimmuni, oncologici, psicopatologici,
cronici. Qualunque sia la malattia o il malessere in atto, le azioni di cura
sistemica non possono prescindere dalla disattivazione neuronale di
molecole eccitatorie/inibitorie: entrambe dalla correzione in termini di
resilienza emozionale. Essa deve intendersi quale risultato di una proposta
rieducativa volta a rendere consapevole il paziente delle sue innate
capacità: appropriandosi di nuovi stili di vita, evolvendo traumi,
trasformando modelli famigliari, educativi e culturali, risanando archetipi
interiorizzati in modo alterato. Tante sono le modalità (e soprattutto
perfettamente compatibili e sinergiche), alfine di garantire sempre
maggiore dignità all’essere umano, fondamentale quanto il proprio diritto
ad esistere.
59
CAPITOLO 3 - CASI CLINICI
In questa sezione verranno riportati alcuni esempi clinici e relativi
istogrammi, quali risultato della visita con Bio-Explorer, con indicazioni
circa la storia del paziente e un breve commento orientativo.
I valori della griglia che troviamo nella porzione superiore dei grafici
(eccetto quelli di base, riferimento per le singole misurazioni) non vanno
considerati: trattasi di misure del sistema, legati all’algoritmo che calcola i
tempi in cui hanno avuto luogo i vari eventi traumatici. Nella valutazione
clinica sono invece importanti i singoli spettri che completano
l’istogramma, la cui lettura dà il quadro psico-biologico del paziente. I
valori grafici pari a zero o entro i cinquanta punti sono considerati normali;
entro i cento accettabili, significativi o border-line, a seconda dei casi; oltre
tale parametro la condizione viene ritenuta tanto più importante quanto
più ci si discosta dal riferimento di base. Gli istogrammi possono riferire la
misurazione di neurotrasmettitori, peptidi e ormoni, associati ad aree
cerebrali che già nella prima fase dell’indagine con la metodica presentano
criticità; le stesse aree possono essere soggette a valutazione bio-chimica
tramite l’utilizzo di marcatori di vario tipo (secondo i parametri ufficiali),
soprattutto per quanto concerne malattie neurodegenerative. I grafici
possono riguardare pure lo stato degli organi che destano interesse
durante l’esplorazione iniziale, valutati poi alla luce di markers immunitari,
metalli pesanti, parassiti ecc.; anche in questo caso, si fa riferimento ai
parametri biochimici vigenti in letteratura. Nella prima ipotesi si evidenzia
l’eventuale presenza di sostanze eccitatorie e/o inibitorie, illustrate,
rispettivamente, da sinistra a destra, referenti l’emissione alterata sulle 24
ore di molecole a partire dall’evento traumatico: grazie al calcolo dei
tempi, esso può essere riconducibile persino al periodo perinatale e prenatale.
L’eccesso di alcuni neuromediatori potrebbe sembrar contraddire
taluni criteri ufficiali. Ad esempio, l’espressione incessante di serotonina
rilevata dal Bio-Explorer correlata a depressione (disturbo di norma
associato ad una deficienza della molecola), rappresenta il tentativo
dell’organismo di fronteggiare una necessità psico/bio-chimica, senza però
60
riuscire a rendere disponibile in modo utile la sostanza. Va inoltre
considerato il fatto che essa si accompagna generalmente alla
sollecitazione di altre molecole inibitorie, le quali alterano i meccanismi di
regolazione cellulare, soprattutto a livello del sistema immunitario. Si
ribadisce ancora una volta che le sostanze individuate nelle aree cerebrali
non presumono a priori una loro reale presenza nelle zone considerate,
quanto un richiamo di carattere holonomico, secondo quanto spiegato
all’interno del secondo capitolo, a proposito della visione del cervello
secondo Karl Pribram.
La terapia è ovviamente personalizzata, non solo sulla base delle
diversità patologiche, ma soprattutto relativamente alla unicità di ogni
paziente. Essa si snoda, di norma, su tre versanti, secondo un approccio di
tipo integrato: si procede alla risoluzione dei singoli eventi traumatici
disattivando i neuroni che esprimono in continuazione sostanze in modo
anomalo, riequilibrando altresì le varie componenti emotive (rabbia,
risentimento, vergogna, ecc); si provvede, quindi, all’armonizzazione dei
modelli generati nell’infanzia dagli archetipi (attraverso le figure
genitoriali), vale a dire, le leggi di reazione che agiscono soprattutto in
modo inconscio di fronte agli eventi della vita; si curano,
contemporaneamente, gli organi e\o i sistemi implicati a partire dalla loro
unità di base: la cellula, individuando e contrastando con adeguate terapie
i processi biochimici patologici attivi. Si suggeriscono inoltre attività
intellettuali, meditative, di movimento, creative, ricreative o
psicoterapeutiche adeguate, in linea con le personali preferenze del
paziente, invitato, attraverso un linguaggio consono, a una presa di
coscienza della propria storia. Essere consapevoli della possibilità di poter
riclassificare eventi, modelli e reazioni, di poter apprendere nuove
esperienze emotivamente appaganti, sottrae gli esseri umani ad uno stato
di passività e di sofferenza interminabile. Diversa è la qualità di una vita
che ci vede protagonisti delle nostre vicende, anche qualora esse
riguardino eventi dolorosi e ferite profonde, con la possibilità di sfumarne i
contorni, guarirne le cicatrici, aprendoci a nuove prospettive che
alleggeriscano il cuore, disponendolo, nel rispetto dei tempi e delle scelte
personali, ad una gioia e una serenità possibili.
61
Depressione
62
La protagonista è una signora di 45 anni, sposata con figli. Racconta di uno
stato di infelicità percepito sin dall’infanzia, caratterizzata da carenza affettiva, una
madre con tendenza depressiva, atteggiamento genitoriale giudicante, coerente
con una specifica cornice culturale. Il senso di inadeguatezza, di insicurezza, il
‘sentirsi oppressa’, hanno confluito nel corso del tempo verso uno stato
depressivo, soprattutto nel contesto di eventi di pertinenza lavorativa e di coppia.
Essi hanno profondamente inciso sulla realizzazione professionale e relazionale, in
special modo quella sentimentale, richiamando e acuendo i modelli e le emotività
infantili. La signora mostra tentativi di reazione (evidente nella produzione di
noradrenalina e altre molecole) che tendono in qualche modo a compensare i
livelli inibitori: attraverso scatti di rabbia, ella canalizza e sfoga il disagio
mantenendo una sorta di ‘equilibrio’, per quanto precario e instabile.
L’istogramma, quale risultato della visita con Bio-Explorer, presenta livelli di
espressione patologica di neurotrasmettitori e neuro-peptidi che confermano lo
stato depressivo, iniziato con un evento risalente a circa 18 anni prima, seguito da
un secondo dieci anni dopo il precedente. Si noti soprattutto l’eccessivo
coinvolgimento di neuroni serotoninergici che liberano in modo patologico la
sostanza, in modo incessante nelle 24 ore con conseguente depressione: essa
viene associata simbolicamente e in modo preponderante all’area motoria (a
seguito di una situazione avvertita “senza via di uscita”), che la paziente conferma
di aver vissuto proprio con tale sentito, esattamente nel tempo indicato dal
calcolo dello strumento. Significativa anche l’implicazione della corteccia
prefrontale (Super-Io giudicante, interiorizzato durante i primi anni di vita
attraverso le figure genitoriali), della corteccia frontale (correlata a una soggettiva
deduzione che ha arrecato conflitto, a seguito di un ragionamento intorno
all’evento). Nelle stesse aree si può notare una pesante svalutazione di genere (in
questo caso femminile) segnalata dal pregnenolone, nonché un significativo stato
di ansia (CRF), stress cronico (cortisolo) e allarme (adrenalina).
I tempi indicati rappresentano i singoli traumi (significativo quello risalente
a 15,7 anni prima, in cui la paziente si è sentita ‘incastrata’ e ‘senza speranza’), che
hanno attivato il rilascio anomalo di serotonina convergente sull’area motoria. Sul
prototipo di riferimento creato nei primi anni di vita (Super-Io, nell’area
prefrontale), si modella il comportamento/reazione, che, puntualmente
richiamato, agisce sistematicamente in ciascun evento emotivamente classificato
come cruciale.
63
Demenza con tendenza alla depressione
64
Paziente di 68 anni con problematiche di demenza. L’istogramma evidenzia
danni significativi sull’area frontale, in entrambi gli emilati (nei quali il livello di
regolazione omeostatica è particolarmente basso, tipico dei casi di Pick’s Disease)
e prefrontale. Essi indicano, rispettivamente, conflitto per deduzione di un proprio
ragionamento intorno ad un dato evento e severità giudicante del Super-Io come
da modello genitoriale, riconducibili a due momenti precisi: 23,6 e 12,1 anni
prima. I periodi corrispondono esattamente: all’attivazione delle reti neuronali
stimolate dalle varie reazioni emotive del soggetto agli eventi; al raccordo delle
sostanze prodotte sulle aree cerebrali che simbolicamente descrivono il vissuto.
Significativi anche i conflitti attivi sulla zona temporale, per trauma in seguito a
conflitto che ha colpito il pensiero creativo, confermato da un trauma realmente
vissuto dal paziente nell’ambito del lavoro, esattamente nel periodo indicato dallo
strumento su calcolo dell’algoritmo. Le specifiche sostanze emesse comportano
danni per autossidazione. Il glutammato, soprattutto, ha attivato processi
eccitotossici sulla corteccia frontale, con conseguenti danni a livello cognitivo. Gli
alti livelli di serotonina rilasciata portano ad uno stato depressivo significativo,
evidente a livello clinico.
65
Forte stato depressivo non compensato
66
Grande sofferenza, risentimento e svalutazione descrivono questo paziente
di 74 anni, la cui storia è caratterizzata dall’assenza della figura maschile e dalla
presenza invasiva di una madre volta al controllo totale dell’unico figlio. Il modello
integrato nella prima infanzia, volto al compiacimento, alla sottomissione e al
ricatto affettivo, nega la possibilità di arrabbiarsi e reagire in forma acuta, come
mostra lo scarso valore di noradrenalina e sostanze eccitatorie che potrebbero in
qualche modo bilanciare la forte inibizione (così come risultava, ad esempio, nel
primo istogramma esaminato). Emergono invece, in modo preoccupante,
molecole che rappresentano sofferenza (sostanza P), svalutazione (VIP),
risentimento cronico (bombesina) e depressione (serotonina). Ciò influisce
pesantemente sul sistema immunitario del paziente, che presenta uno stato
fortemente depresso, come denuncia l’importante invasione parassitaria e una
serie di problematiche intestinali come rilevato dall’istogramma relativo ai
markers immunitari (che non è stato possibile riportare in questa sede), con serie
conseguenze dal punto di vista clinico.
67
Stato eccitatorio non compensato
68
Situazione contraria alla precedente di un paziente di 68 anni con semiassenza di controllo delle sue reazioni emozionali rabbiose. Negli eventi
somatizzati si nota un violento squilibrio fra l’espressione dei neurotrasmettitori
eccitatori e quella degli inibitori attivati dal Super-Io. L’uomo reagisce in tal modo
ad un rifiuto legato alla propria nascita, alle minacce e alle punizioni (anche
corporali) subite nell’infanzia dalla figura paterna, che ha omesso la creazione di
leggi equilibrate di comportamento (Super-Io). La persona è molto aggressiva e
non si controlla. Il livello elevato delle sostanze emesse porta a danni pesanti nelle
aree del temporale, nell’occipitale, su ipotalamo e sistema simpatico.
69
Sclerosi Laterale Amiotrofica
70
Il paziente di 73 anni è affetto da SLA in fase avanzata. Si noti la
somatizzazione su entrambi i lati del tronco encefalico, che rappresenta
simbolicamente il sentito non posso mandare giù l’evento o anche non posso dire,
vissuto con particolare drammaticità, risalente a circa 19 anni prima del test,
secondo il calcolo della metodica. L’epoca è considerevolmente precedente alla
manifestazione clinica: come si è già detto nel secondo capitolo, l’estrema
sensibilità dello strumento, avrebbe consentito di agire a livello preventivo nel
lasso di tempo precedente i sintomi.
Il trauma che ha colpito il tronco encefalico è stato confermato dai famigliari che
hanno concordato anche sul periodo indicato dal Bio-Explorer: raccontano di
un’esperienza vissuta e mai superata dal paziente in seno a una problematica che
ha coinvolto simultaneamente famiglia e lavoro. Sull’area cerebrale considerata,
l’espressione di glutammato e steroidi risulta molto elevata, con conseguente
attivazione di processi eccitotossici distruttivi dei neuroni interessati per via
necrotica e quindi danni alla fonazione e alla deglutizione. Danni elevati anche
sulla corteccia motoria di destra e di sinistra, altra area tipica della SLA, legata al
vissuto simbolico: non posso fuggire da questa situazione.
Nel grafico successivo è possibile valutare l’invasione di parassiti a livello dello
stesso tronco encefalico. Le migliaia di test con Bio-Explorer confermano sempre
più come le malattie neurodegenerative siano spesso accompagnate dalla
presenza di ‘ospiti’ patogeni.
71
SLA (segue)
72
Invasione nell’area del tronco encefalico di parassiti di vario genere che
sono riusciti a superare la barriera emato-encefalica; nell’istogramma precedente
relativo alle aree cerebrali, le meningi già evidenziavano una considerevole
criticità che lasciava presagire la portata del problema. L’entità dei danni cerebrali
vede una significativa concausa nell’ingente proliferazione patogena, purtroppo
non rilevabile con gli attuali strumenti della medicina, anche a causa delle minime
dimensioni di molti parassiti.
Il test è stato interrotto per stanchezza del paziente.
73
SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica)
74
La paziente di 54 anni ha avuto un decorso della malattia piuttosto rapido a
partire dai primi sintomi, avvertiti meno di due anni prima della visita, con danni
importanti a livello della deglutizione e della fonazione. Nonostante ciò la signora
collabora durante il test, annuendo circa l’evento cruciale vissuto come boccone
che non è riuscita a mandare giù, verificatosi nel preciso periodo individuato dalla
metodica, confermando anche di aver inibito ciò che avrebbe voluto dire senza
purtroppo riuscirvi nella circostanza considerata.
Viene qui mostrato l’istogramma relativo ai processi bio-chimici delle aree
cerebrali interessate, valutate sui livelli ossidativi e immunitari, come dimostrano
le varie interleuchine, le caspasi, il TNF, ecc.
75
CONSIDERAZIONI FINALI
Come tutti i viaggi, anche questo giunge al termine: lascia interrogativi
aperti, dubbi, domande, ambizione a scavare ancora, portandosi dietro fatiche,
nostalgie e ricompense. Come tanti viene condiviso oppure no. Resta l’intenzione
sincera e il desiderio di continuare a scoprire cosa c’è dietro il dolore e la gioia che
scandiscono la vita che viviamo, cosa ci divide e ci lega come individui. E cosa
possa fare ognuno di noi, di grande o di piccolo, per contribuire a migliorare
l’esistenza dell’umanità e del pianeta.
Sondare universi estranei alla propria formazione non è mai semplice: oltre
lo sforzo fisico e mentale che tale avventura richiede, si rischia talvolta di apparire
superficiali e approssimativi. L’intento è stato quello di comunicare esperienza e
ricerca, sperando che nuovi spunti costituiscano l’occasione per nuovi perché? Il
lavoro che conclude questo percorso si lega ad un cammino iniziato già diversi
anni or sono: con tutti i limiti del caso, credo ne sia valsa la pena. Lasciando le
specialità mediche ai professionisti del settore, si è tentato semplicemente di
contribuire alla creazione di un linguaggio universale grazie al quale le scienze
umanistiche possano dialogare con quelle ‘dure’, nella speranza che tale termine
sia da intendersi nel senso di ‘relativo alla materia’ e prescinda da rigide
concezioni.
La scelta di associare tematiche antropologiche ad uno strumento di
biofisica ha varie motivazioni: innanzitutto vi è la sorprendente affinità simbolica
comune cui si fa costantemente riferimento; non ultimi, l’approccio olistico al
paziente, e gli incoraggianti e sempre crescenti risultati della metodica che si
contano ormai su diverse migliaia di casi. Negli anni, si è potuto prendere atto
della grande validità del Bio-Explorer e dell’infaticabile lavoro del suo inventore
che, per la sua realizzazione, ha interagito per molti anni con scienziati di alto
livello professionale e umano.
Non credo si possa più fare antropologia medica ignorando i meccanismi
psico-fisici: nell’economia di un tempo divenuto sempre più sfuggente a causa dei
ritmi che ci imponiamo, ho scelto di tralasciare aspetti più prettamente teorici per
almeno tentare di comprendere qualcosa di più universale, che al contempo
chiamasse in causa filosofia (quale attitudine dell’essere umano volta alla ricerca
di significati profondi), e pragmatismo (quale necessità di risposte concrete a
76
tematiche inerenti la sfera salute/malattia e la prospettiva di una integrazione
delle cure).
La domanda di partenza era ‘come mai’ si verificassero guarigioni o
cambiamenti psico-fisici in determinate situazioni quali, ad esempio, rituali e stati
di trances, o come conseguenza di credenze particolarmente radicate.
L’interrogativo si è snodato nel corso di esperienze di vita e di studio, le quali
hanno incluso visioni che tenessero in particolare considerazione i riflessi fisici di
vissuti traumatici e gli aspetti simbolici del corpo; fino a giungere all’incontro col
Bio-Explorer, uno strumento in grado di poter dare misura di tutto ciò. Le
significative trasformazioni osservate durante un notevole arco di tempo (a partire
dalle possessioni rituali in Terra Salentina, che hanno impressionato la mia
infanzia) riguardano epoche, circostanze, genti e luoghi diversi del pianeta:
sempre si svelava, però, una via psico/spirituale indipendentemente da una
pertinenza religiosa. In tutti i casi si toccavano aspetti significativi della psiche che
coincidevano con un blocco originario dell’io-creativo e il suo successivo fluire
grazie al ricorso rituale, ipnotico, meditativo, sensoriale, creativo, o ad un’arte
medica e/o psicoterapeutica in cui l’essere umano viene contemplato nei suoi
molteplici aspetti. Qualunque fosse la modalità, si accedeva ad un ‘non luogo’ e in
un ‘non tempo’ in cui l’idea di ricerca armonica poteva in qualche modo
realizzarsi.
A sua volta, il medico del terzo millennio, con buona dose di umiltà, dovrà
essere anche un po’ filosofo, un po’ psicologo, un po’ antropologo, un po’ teologo
e interagire con tali figure professionali: semplicemente perché, come accennato
nell’introduzione, le varie discipline non rappresentano se non gli altrettanti
aspetti dell’essere umano.
Sono cambiate le nostre esigenze e i nostri linguaggi; non possiamo più
pensare di vivere così separati da noi stessi, dai nostri simili, dalla natura.
Strutture sanitarie, in cui il malato è uno dei tanti numeri che intasa corsie e
pronto soccorso, dovrebbero pian piano sostituirsi con luoghi di vera accoglienza,
in cui anima e corpo vengano curati con la stessa dedizione. I nostri anziani hanno
diritto ad essere onorati per quanto ci hanno trasmesso: il ‘buono’ e il ‘meno
buono’ che da loro ereditiamo fanno parte allo stesso modo di grandi
insegnamenti. I bambini, prossimi adulti, hanno bisogno di tutta la nostra
attenzione, non certo della nostra pigrizia fisica, intellettuale e spirituale. Inoltre,
non dovremmo stancarci di mostrare ai ragazzi altre prospettive di comunicazione
77
oltre quelle ossessive dei social networks.
Rispetto a qualche decennio fa ci sentiamo tutti un po’ più soli e smarriti,
soffrendo i timori di un futuro incerto per noi stessi e i nostri figli. Ma accanto
all’esacerbazione delle problematiche che stanno affliggendo il pianeta e gli esseri
umani -crisi economiche, inquinamento, soprusi, fame, guerre, integralismi,
interessi finanziari, malattie- un numero sempre crescente di persone si impegna
giorno e notte perché crede in un progetto etico comune. Dovremmo forse
imparare a focalizzare il cuore e l’attenzione su ciò che di meraviglioso ci circonda
Se dici che il mondo è così brutto
cosa sono i fiori di tiglio e i nidi d’ape…52
e come replicarlo all’infinito; potrebbero così dissolversi le nebbie che troppo a
lungo stagnano, mentre all’orizzonte si delineano le luci di una nuova alba,
rendendo meno buie le notti della nostra anima.
52
Tratto da una poesia dello scrittore, poeta e regista Silvano Agosti.
78
BIBLIOGRAFIA GENERALE
BOTTACCIOLI Francesco, Epigenetica e Psico-neuro-endocrino-immunologia, Edra, Milano 2014.
BOTTACCIOLI Francesco, Filosofia per la medicina, medicina per la filosofia. Grecia e Cina a
confronto, Tecniche nuove, Milano 2010.
BENEDETTI Fabrizio, L’effetto placebo. Breve viaggio tra mente e corpo, Carocci, Assago (MI)
2012.
BORGES Jorge Luis, El Aleph, Penguin Random House Grupo Editorial España, 2011.
BORGES Jorge Luis, Ficciones, Penguin Random House Grupo Editorial España, 2012.
BOURBEAU Lise, Le 5 ferite e come guarirle, Amrita Edizioni, Torino 2007.
CAPRA Fritjof, Il Tao della fisica, Adelphi, Milano 1989.
COPPO Piero, Tra psiche e culture / Elementi di etnopsichiatria, Bollati Boringheri, Torino 2003.
COPPO PIERO, Guaritori di follia / Storie dell’altopiano Dogon, Bollati Boringheri, Torino 2007.
LEDOUX Joseph, Il cervello emotivo, Baldini-Castoldi, Milano 2014.
DE MARTINO Ernesto, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del sud, Il
Saggiatore, Milano 2009.
DOIDGE Norman, Il cervello infinito, Adriano Salani Editore, Milano 2014.
FABBRO Franco (a cura di) Neuroscienze e spiritualità. Mente e coscienza nelle tradizioni
religiose, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, Roma 2014.
GALIMBERTI Umberto, Dizionario di Psicologia, Garzanti, Torino 2011.
GIRARD René, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1962.
HELLINGER Bert, Costellazioni familiari, Tecniche nuove, Milano 2005.
JUNG Carl Gustav, L’uomo e i suoi simboli, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009.
LOWEN Alexander, La spiritualità del corpo, Casa Editrice Astrolabio, 1991 Roma.
MODENINI Doriano, Mitologia e significati, Spazio Tre, Roma 2000.
MUCI Giuliana, La Santería cubana. Aspetti teorici, mitologici e rituali. Besa Editrice, Nardò
2014.
ORTIZ Fernando, Contrapunteo cubano del tabaco y el azúcar, Cátedra, Madrid 2002 (prima
ediz. Editorial Jesús Montero, La Habana 1940).
PERT Candace, Molecole di emozioni, Tea, Milano 2005.
79
PERT Candace, Tutto quello che devi sapere per stare da Dio, Xenia Edizioni, Pavia 2014.
RAINVILLE Claudia, Il grande dizionario della metamedicina, Sperling & Kupfer, Milano 2010.
RIES Julien (a cura di), I simboli nelle grandi religioni, Jaca Book, Milano 1997.
SEPPILLI Tullio, Antropologia medica: fondamenti per una strategia *editoriale+, “AM. Rivista
italiana della Società italiana di antropologia medica”, n. 1-2, ottobre 1996, pp. 7-22.
SEPPILLI Tullio, Etno-medicina e Antropologia medica: un approccio storico-critico, “AM. Rivista italiana
della Società di antropologia medica”, n. 21-22, ottobre 2006, pp. 53-80.
SEPPILLI Tullio, L’antropologia tra individuo e contesto: una interpretazione sistemica della
condizione umana, pp. 39-71, in Alfonso Mele et al. (curatori), Salute e complessità. Viaggio nei
campi del sapere, Il Mulino, Bologna 2007.
TALBOT Michel, Tutto è uno, Urra – Società del gruppo Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano
1997.
BIBLIOGRAFIA RELATIVA AL 2° CAPITOLO
BELL J. S. (an interview with), Nonlocality in Physics and Psycology, Psycological Perspectives,
(autunno-inverno 1988).
BONO I., DEL GIUDICE E., GAMBERALE L., HENRY M., Emergence of the Coherent Structure of
Liquid Water, Water, (2012.12.09): pp. 510-532.
BOCCALETTI C., CASTRICA F., FABBRI G., SANTELLO M., A non-invasive biopotential electrode for
the correct detection of bioelectrical currents, Proceedings of The 6th IASTED International
Conference BIOMEDICAL ENGINEERING February 13-15 2008, Innsbruck, Austria,
www.biophysics-research.com.
CAPOLUPO A., DEL GIUDICE E., ELIA V., GERMANO R., NAPOLI E., NICCOLI M., TEDESCHI A.,
VITELLIO G., Self-similarity properties of nafionized and filtered water and deformed coherent
states, Inter. J. Mod. Phys. B 28 (2014).
CHEN K.G., Electrical properties of meridians, IEEE Engineering in medicine and biology,
15(3)1996, 58-63.
DEL GIUDICE E., STEFANINI P., TEDESCHI A., VITELLIO G., The interplay of biomolecules and
water at the origin of the active behavior of living organisms, Journal of Physics: Conferences
80
Series”, 329 (2011).
DE VALOI K. K., DE VALOI R. L, YUND W.W., Responses of striate cortex cells to grating and
checkerboard patterns, Journal of Physiology, vol 291 (1979), pp 483-585.
EHLERS R. A., KIM S. h., ZHANG Y., ETHRIDGE R.T., MURRILO C., HELLMICH M.R., EVANS D.B.,
TOWSEND C. Jr, MARK EVERS B., Gut peptide receptor expression in human pancreatic cancers,
Annals of Surgery, 2000 Jun;231(6):838-48.
EICKHORN R., SCHIMMELN H., Electrophysiological diagnosis at terminal point of acupuntures
meridians, Biomedical Therapy, vol XVII, 1999 n. 3.
FABBRI G., BOCCALETTI C., MARQUES CARDOSO A. J., CASTRICA F., A Bioelectrical Sensor for the
Detection of Small Biological Currents., Proceedings of The 4th International Conference on
Sensing Technology (ICST 2010), www.biophysics-research.com.
FABBRI G., MARQUES CARDOSO A.J., BOCCALETTI C., CASTRICA L., A Software Tool for the
Evaluation of the Behaviour of Bioelectrical Currents, www.biophysics-research.com.
HAMER R. G., Il capovolgimento diagnostico, Ed. Amici di Dirk, Ediciones de la Nueva Medicina,
Alhaurín el Grande, España,2009.
KWANG-SUP Soh, KYUNG A. Kang, and YEON HEE Ryu, 50 Years of Bong-Han Theory and 10
Years of Primo Vascular System, in Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine,
Volume 2013 (2013), Article ID 587827.
LASHLEY K., In search of the engram, in Physiological mechanisms in animal behavior (New York:
Academic Press, 1950), pp. 454-82.
MADHAV G. et al., Meditation Programs for Psychological Stress and Well-being, Jama Internal
Medicine 2014;174(3):357-368.
MAJID A., and MAHTAB A., Can the Primo Vascular System (Bong Han Duct System) be a Basic
Concept for Qi Production?, in International Journal of Integrative Medicine, 2013, Vol. 1,
20:2013.
MEYL K., DNA and cell resonance: Magnetic Wawes Enable Cell Comunication, Dna and Cell
Biology, April 2012, Vol. 31, No 4: 422-426.
MIKLOSSY J., Alzheimer's disease - a spirochetosis? Neuroreport.1993 Jul; 4(7):841-8.
MONTAGNER L., AISSA J., DEL GIUDICE E., LAVALLEE C., TEDESCHI A., VITELLIO G., DNA waves
and water; Journal of Physics: Conference Series 306 (2011) 012007, IOP Publishing, 5th
International Workshop (2010).
PERT C. B., et al., Neuropeptides and Their Receptors: A Psychosomatic Network, in Journal of
81
Immunology 135, n. 2 (agosto 1985).
PERT C., The wisdom of the receptor, in Advances 3, n. 3 (estate 1986); ristampa in Noetic
Sciences Review (primavera 1987), Institute of Noetic Sciences, Sausalito, Calif.
PREPARATA G. et al., The role of QED (Quantum Electro Dynamics) in medicine, Proceedings
Meeting 14/12/1999, Institute of Pharmacology, University of Rome “La Sapienza”, Published on
Rivista di Biologia/Biology Forum 93/2000.
PRIBRAM K., Languages of the brain, Wadsworth Publishing, Monterrey, California, 1977.
REUBI J.C., Peptide receptors as molecular targets for cancer diagnosis and therapy, Endocrine
Reviews, 2003 Aug;24(4):389-427.
REUBI J.C., LADERACH U., WASER B., GEBBERS J.O, ROBBERECHT P., LAISSUE J. A., Vasoactive
Intestinal Peptide/Pituitary Adenylate Cyclase-activating Peptide Receptor Subtypes in Human
Tumors and Their Tissues of Origin, Cancer Research, June 1, 2000 60; 3105.
RUFF M. e PERT C. B., «Neuropeptides Are Chemoattractants for Human Monocytes and Tumor
Cells: A Basis for Mind Body Communication», in Enkephalins and Endorphins: Stress and the
Immune System, a cura di NICHOLAS P. PLOTNIKOFF et al., New York, Plenum Publishing
Corporation, 1986.
TONEGUZZI D., CARLOVICH S., GINI G., Investigative study of biochemical effects of life wave
patches using Bio-Explorer tecnology, www.biophysics-research.com.
TSUEI, J.J., The science of acupuncture , IEEE Engineering in medicine and biology, May-June
1996 52-57.
VIRGOLINI I., RADERER M., KURTARAN A., ANGELBERGER P., BANYAI S., YANG Q, LI S., BANYAI
M., PIDLICH J., NIEDERLE B., SCHEITHAUER W., VALENT P., Vasoactive intestinal peptide-receptor
imaging for the localization of intestinal adenocarcinomas and endocrine tumors, The New
England Journal of Medicine, 1994 Oct 27;331(17):1116-21.
SITOGRAFIA
www.bioexplorer.it
www.biophysics-research.com
www.sipnei.it
82