I casi dell`assistenza tecnica - Associazione Apicoltori Val di Sole

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I casi dell`assistenza tecnica - Associazione Apicoltori Val di Sole
Varroasi è ora di agire
I casi dell’assistenza tecnica: blocco della covata e messa a sciame
Sommario
• L’importanza di tenersi aggiornati
• Non esistono soluzioni valide per tutti i casi
• Cinque diversi modi di attuare il blocco della covata descritti attraverso altrettanti casi di
assistenza tecnica. Dai metodi più semplici fino ai più complessi …
L’importanza di tenersi aggiornati
Quest’anno, dato l’andamento stagionale della primavera ed inizio estate caratterizzato da freddo e piogge
intense, tutte le fioriture hanno mantenuto un certo ritardo. Tuttavia l’importazione nel fondovalle è già
terminata, sta finendo anche alle quote collinari (500 m circa) mentre prosegue solo in alta montagna sulla
fioritura del rododendro. E’ quindi giunto il momento di iniziare ad agire per mantenere sotto controllo la
varroa programmando il blocco della covata e/o la messa a sciame (o pacchi d’ape) e i trattamenti abbinati
a queste tecniche. Consigliamo a tutti gli apicoltori la lettura della pubblicazione del centro di trasferimento
tecnologico di S. Michele sulla lotta alla varroa per il 2013. Questa pubblicazione dedicata proprio agli
apicoltori offre una panoramica completa ed aggiornata sulla varroa, sulle tecniche apistiche ad essa
correlate e sulle modalità di utilizzo dei prodotti utilizzabili per i trattamenti.
Pensiamo che la lettura di questa pubblicazione da parte dell’apicoltore abbinata alla possibilità di
assistenza tecnica per mezzo degli esperti apistici e dei medici veterinari possa rappresentare il giusto
punto di incontro fra aspetti teorici ed aspetti pratici dell’apicoltura.
Le tecniche utilizzabili non sono molte, ma ciascuna di esse può essere attuata in numerosi modi diversi e
alla resa dei conti i possibili tipi di intervento sono moltissimi.
Non esistono soluzioni valide per tutti i casi
Ciascun apicoltore sceglie il proprio metodo “ideale” in base a numerosi fattori:
1. Le proprie capacità e competenze professionali: esperienza sul campo, conoscenza di tecniche
diverse, capacità di manipolare la regina, voglia di sperimentare modalità diverse …
2. La posizione dell’apiario: gli apiari mantenuti tutto l’anno in alta montagna (considero alta
montagna le quote sopra ai 1000 metri s.l.m.) sono un po’ meno soggetti alla varroasi per la
presenza di una stagione primaverile-estiva più corta che offre alla varroa meno cicli vitali per
riprodursi.
3. Gli obiettivi che l’apicoltore si pone: Vogliamo mantenere lo stesso numero di famiglie o
aumentare? Vogliamo produrre miele o nuclei? Facciamo nomadismo?
4. La disponibilità di materiali: alcune tecniche come la messa a sciame o i pacchi d’ape consentono di
aumentare il numero delle famiglie, ma richiedono disponibilità di materiali (arnie, nuclei in
polistirolo, favi costruiti, telai con foglio cereo) e richiedono anche qualche giorno di duro lavoro
immersi nel caldo estivo.
I casi che presento sono casi “tipici” nel senso che sono molto diversi fra loro perché si riferiscono ad
apicoltori con competenze e con obiettivi molto diversificati.
Caso 1G
Blocco della covata con orfanizzazione delle famiglie (1000 metri di quota circa)
Tecnica facilità: molto facile (in una scala da uno a dieci difficoltà: 1).
Tecnica vantaggi: tecnica molto facile e rapida, non richiede di manipolare la regina, non servono materiali
particolari.
Tecnica svantaggi: non si formano nuovi nuclei estivi (una mortalità invernale o primaverile ci fa diminuire
il numero delle famiglie), non si attua una selezione sulle regine.
Questo apicoltore non voleva aumentare il numero delle famiglie, non è molto esperto e non sa manipolare
la regina, ha anticipato il blocco per l’esigenza di poter poi andare in ferie.
Abbiamo cercato le regine (non marcate e tutte regine del 2012 perché questo apicoltore ha adottato con
successo la stessa tecnica anche negli anni precedenti). Una volta trovata la regina io la ingabbiavo
orfanizzando così la famiglia e recuperano una regina nel caso qualche apicoltore dell’associazione ne
avesse avuto in seguito bisogno. Ho approfittato dell’occasione anche per un controllo molto accurato delle
famiglie e della covata. Ho trovato famiglie ben sviluppate, sane e molto ricche di scorte (fatto abbastanza
inconsueto quest’anno). Una famiglia era del tutto priva di covata fatta eccezione per due telai con uova
deposti da una regina rinnovata ed appena fecondata e sulle api ho notato la presenza di varroe. Per questa
famiglia che aveva attuato un blocco della covata naturale ho consigliato all’apicoltore un trattamento con
apibioxal gocciolato da fare il giorno stesso. Le altre famiglie organizzate vengono trattate al
ventiquattresimo giorno dopo l’orfanizzazione.
Caso 2G
Blocco della covata con telaino orizzontale (550 metri di quota circa)
Tecnica facilità: molto facile (in una scala da uno a dieci difficoltà: 2).
Tecnica vantaggi: tecnica molto facile e rapida, non richiede di manipolare la regina.
Tecnica svantaggi: talvolta (raramente) la regina riesce a scendere al di sotto nel nido passando attraverso
l’escludi regina, serve una cornice in legno per rialzare il coprifavo (oppure bisogna capovolgere lo stesso e
rialzare il favo con 4 spessori di legno). Non si formano nuovi nuclei estivi (una eventuale mortalità
invernale o primaverile ci fa diminuire il numero delle famiglie).
Ha attuato questa tecnica un neo-apicoltore che non voleva manipolare la regina (si mette in orizzontale
sopra all’escludi regina un po’ rialzato tutto il favo con la sua regina).
Vantaggi rispetto all’ingabbiamento:
1. un certo effetto “trappola” per la varroa che si accumula nel favo sopra all’escludi regina che poi
elimineremo
2. una migliore distribuzione alle api dei feroormoni della regina all’interno dell’alveare
Caso 3G
Blocco della covata con ingabbiamento (500 metri di quota circa)
Tecnica facilità: media (in una scala da uno a dieci difficoltà: 4).
Tecnica vantaggi: tecnica molto facile e rapida, non servono materiali particolari o costosi.
Tecnica svantaggi: confinamento della regina in una gabbietta piccola con scarso scambio di feroormoni
con le api e assenza completa di deposizione di uova. E’ richiesto di manipolare la regina per inserirla (se
non è marcata può essere l’occasione per provvedere). Non si formano nuovi nuclei estivi (una eventuale
mortalità invernale o primaverile ci farà diminuire il numero delle famiglie).
Metodo questo molto usato in passato a cui oggi sono preferite tecniche con confinamento della regina su
un favo che permetta un maggiore contatto con le api (circolazione di feroormoni) e una maggiore
deposizione con conseguente ripresa più rapida dopo la liberazione. Complessivamente il metodo del
telaino orizzontale è più facile da realizzare e migliore sotto il profilo dei risultati.
Caso 4G
Blocco della covata con frazionamento delle famiglie in due parti (800 metri di quota circa)
Tecnica facilità: media (in una scala da uno a dieci difficoltà: 5).
Tecnica vantaggi: tecnica molto facile, rapida ed efficace, consente di aumentare il numero delle famiglie.
Tecnica svantaggi: servono arnie vuote o nuclei in polistirolo, se si ingabbia è necessario manipolare la
regina
Tutte le famiglie sono state spaccate in due parti, la regina è stata collocata sul favo in orizzontale sopra
all’escludi regina in una delle due metà (blocco con favo orizzontale). L’altra metà è stata lasciata orfana e
sopra di essa sono stati ricollocati i melari. I favi mancanti sono stati rimpiazzati con favi da magazzino e
fogli cerei (tre fogli cerei e due favi in ogni arnia)
Caso 5G
Azioni differenziate a seconda della forza delle famiglie: solo blocco della covata; blocco e divisione in
due parti della famiglia; blocco della covata con messa a sciame. Azioni differenziate in ragione
dell’esigenza di cambiare regina (500 metri di quota circa)
Tecnica facilità: difficile, richiede tempo, capacità di manipolare la regina, esperienza (in una scala da uno a
dieci difficoltà: 10 o 9 a seconda che si attui il metodo con o senza traslarvo e allevamento di celle reali).
Tecnica vantaggi: consente di aumentare il numero delle famiglie, consente di rinnovare parte dei favi del
nido, volendo consente anche di controllare al meglio la genetica delle nuove regine.
Tecnica svantaggi: servono molti materiali (arnie); favi da nido a magazzino; telai con fogli cerei; le parti
messe a sciame vanno poi nutrite molto e con regolarità; l’operazione va fatta prima che il raccolto sia
finito del tutto per evitare saccheggi; è consigliato lavorare in due persone per rendere le operazioni celeri
ed efficaci.
Questo apicoltore aveva attuato il blocco della covata abbinato alla messa a sciame anche l’anno
precedente ed ha operato nell’ambito dell’assistenza tecnica e quindi le operazioni sono state svolte
lavorando in due persone. E’ stata fatta il blocco della covata con messa a sciame su 16 famiglie e il solo
blocco della covata su 6 famiglie più deboli (famiglie senza melario frutto di sciami tardivi o con melari poco
popolati).
Famiglie deboli: solo blocco della covata
Includo in questa categoria le famiglie che al momento di fare il blocco si presentano senza melario o con
melari poco popolati, ma con il nido ben pieno di api e 7-9 favi di covata.
E’ stato attuato un blocco della covata con telaino orizzontale sulle tre famiglie più deboli in cui si intendeva
mantenere la vecchia regina e un blocco della covata con orfanizzazione e introduzione di celle reali più
mature nella famiglia debole in cui si voleva sostituire la regina ritenuta non valida.
Ritengo che per le famiglie deboli il blocco di covata semplice sia la soluzione migliore perché esse non
possiedono un numero di api sufficiente per una messa a sciame.
Famiglie medie: blocco della covata spaccando la famiglia in due parti
Per due arnie di forza media è stato attuato un blocco della covata spaccando la famiglia in due parti.
Per le famiglie di forza media (covata normale ma solo nido ben popolato di api o nido e un melario) la
tecnica di spaccare la famiglia in due offre un risultato simile alla messa a sciame, ma è un metodo che
funziona meglio perché la covata è pari a quella di un’arnia molto forte, ma le api sono in numero inferiore
(aspetto questo determinante per la messa a sciame)
Famiglie forti: blocco della covata e messa a sciame
E’ stata attuata questa tecnica solo sulle famiglie pareggiate in primavera andate in produzione che
avevano prodotto da uno a due melari di miele che si presentavano tutte così:
• 7-10 favi di covata
• molte api nel nido e anche nei melari
• regine del 2012 o del 2011 solo in parte marcate
Abbiamo agito così
Fase preparatoria.
1. disposizione delle nuove arnie vuote numerate e aperte per accogliere la covata su postazioni
vicine
2. preparazione sulle postazioni con le arnie di favi da nido costruiti (in pile di melari chiuse da fugaapi) e fogli cerei
3. all’ombra di un albero le regine in gabbietta da utilizzare per l’eventuale sostituzione di regina nella
parte messa a sciame
4. carta e penna per annotare le operazioni fatte
Fase operativa
Chiamo arnia “A” quella popolata da mettere a sciame e arnia “B” quella inizialmente vuota che accoglierà
la covata. L’arnia B è bene sia su un’altra postazione e ad una certa distanza.
1. si tolgono i melari e l’escludi regina dall’arnia A
2. si cerca la regina nell’arnia A e una volta trovata si lascia il favo con la stessa da parte
3. si spostano tutti i favi con covata e senza regina dell’arnia A nell’arnia B aperta preparata su
un’altra postazione distante almeno 20-50 metri. Dato che l’alveare resta senza regina per 24 giorni
è possibile inserire nell’arnia B alcuni fogli cerei (2-3) intercalandoli fra la covata in posizione
centrale in modo che siano costruiti durante il blocco.
4. si lasciano nell’arnia A solo i favi con scorte o i favi con solo uova completando il nido con favi fatti e
fogli cerei: io di solito inserisco 5 favi fatti e tre fogli.
5. alla fine si inserisce nell’arnia A anche la regina: o la si prende in mano o la si spazzola con un colpo
secco avendo cura di spazzolare il favo dopo aver fatto posto tra i favi nel nido e tenendolo ben
basso per evitare che prenda il volo, si chiude e si mette il nutritore. Se si vogliono rinnovare le
regine invece di inserire nell’arnia A la regina vecchia si inserisce una gabbietta con regina feconda
dopo aver rimosso la linguetta protettiva di plastica (le percentuali di accettazione sono altissime e
in questo caso consiglio di mettere nell’arnia B tutta la covata anche le uova). La vecchia regina può
essere eliminata, tenuta come riserva in un piccolo nucleo o ingabbiata nella parte B su cui si attua
il blocco della covata. E’ chiaro che se facciamo la messa a sciame solo sulle famiglie molto forti
(come in questo caso e come consiglio) le regine messe a sciame sono tutte valide e vanno
sostituite solo se le riteniamo troppo vecchie.
6. si sposta il favo di covata su cui era la regina nell’arnia B aperta preparata su un’altra postazione
distante almeno 20-50 metri.
7. si mettono sull’arnia B escludi regina e melari, alla sera del giorno successivo quando le bottinatrici
sono tutte tornate nell’arnia A le arnie B possono essere spostate in altro apiario evitando così di
avere vicini alveari trattati e non trattati.
8. la sera del giorno successivo quando l’arnia A ha raccolto tutte le bottinatrici si tratta con apibioxal
gocciolato: di solito cadono pochissime varroe (nell’ordine di poche decine perché esse si trovano
quasi tutte nell’arnia dove è stata spostata la covata) e si inizia a nutrire. Queste famiglie vanno
nutrite con regolarità perché il raccolto è finito, spesso contengono poche scorte e fogli da
costruire. Personalmente nutro con più abbondanza le prime 4-5 volte, poi di meno ma con
regolarità, il risultato finale per la parte messa a sciame è fortemente dipendente dalla forza della
famiglia di partenza e dalla nutrizione.
9. la famiglia B che ha accolto la covata va trattata 24 giorni dopo l’orfanizzazione dopo aver tolto i
melari.
Risultati
Anche nei casi migliori non si ha mai un effettivo raddoppio delle famiglie perché:
1. alcune di esse non si sviluppano abbastanza bene e in autunno vanno riunite
2. abbiamo sempre qualche caso di orfanità o fucaiola che ci obbliga a riunire anche per altri motivi
Complessivamente l’aumento di numero effettivo autunnale è spesso contenuto, ma quasi sempre si riesce
ad invernare famiglie forti proprio perché frutto di riunioni dei nuclei estivi prodotti. In autunno riunisco i
nuclei spruzzando i favi con acqua e zucchero e ingabbiando le regine che non mi interessano per cederle a
chi eventualmente le adopera.
Attenzioni particolari
• La messa a sciame non dà buoni risultati sulle famiglie medie o deboli, la consiglio solo per le
famiglie molto forti; per le altre funziona molto meglio un blocco di covata normale. Questo perché
solo le famiglie molto ben sviluppate hanno api sufficienti per far si che la parte messa a sciame
risulti costituita da 10 favi ben popolati di api. In queste condizioni lo sciame artificiale parte molto
bene perché ha tante api ed una regina feconda che depone a ritmo veloce.
• La messa a sciame richiede disponibilità abbondante di materiali e dà i risultati migliori quando
l’apicoltore ha a disposizione un certo numero di favi già fatti costruire dalle famiglie forti durante
la primavera (è utile ed opportuno avere almeno 3-5 favi fatti per ogni famiglia messa a sciame).
• La messa a sciame va fatta durante gli ultimi giorni di raccolto perché il forte movimento di api
bottinatrici che rientrano nella parte messa a sciame tende altrimenti ad innescare saccheggi.
• La messa a sciame è un’ottima occasione per un cambio di regine con alte percentuali di
accettazione
• Per chi volesse passare al biologico la messa a sciame anticipata rinunciando a parte della
produzione consente un cambio totale dei favi partendo da dieci telai con fogli cerei biologici.
• La parte messa a sciame va nutrita bene e con regolarità soprattutto all’inizio quando fa ancora
caldo stimolando la regina a deporre uova.
• La differenza fra le tecniche di messa a sciame e pacco d’api sta nel fatto che il pacco d’api è
formato principalmente da api giovani (vantaggio per il pacco d’api), mentre la messa a sciame
raccoglie bottinatrici (api più vecchie). La messa a sciame però ha il vantaggio di non obbligarci a
scrollare i favi per formare i pacchi operazione impegnativa in termini di tempo (si pensi anche alla
messa a dimora dei pacchi …)e anche più rischiosa per i saccheggi.
• Le parti messe a sciame hanno un momento di difficoltà e squilibrio dopo 35-40 giorni quando le
api adulte per lo più bottinatrici cominciano a morire e sono nate ancora poche api nuove (ridurre
l’apertura di entrata). Questo periodo viene poi superato intorno al cinquantesimo - sessantesimo
giorno quando una parte significativa di covata è ormai sfarfallata.
Varianti della tecnica presentata
Come ovviare al problema di possedere molte arnie
Per chi non ha arnie in più, ma possiede nuclei in polistirolo è possibile spostare nel nucleo di polistirolo
chiuso i favi senza covata popolati di api prelevati da due famiglie (meglio spruzzarli con acqua e zucchero)
per poi aggiungere la regina e spostare subito in altro apiario (metodo sperimentato dal prof. Morosin).
Sconsiglio invece la variante di portare a una certa distanza l’arnia con la covata e mettere a sciame un
nucleo nel polistirolo nel posto dove c’era l’arnia perché se la famiglia era molto forte le api bottinatrici che
tornano non riescono ad entrare tutte nel polistirolo che finisce per essere troppo piccolo ed affollato.
Come attuare una selezione delle regine non solo sulla parte messa a sciame, ma anche su quella
orfanizzata con la covata bloccata.
Si possono attuare due tecniche una più complessa e una più semplice:
1. Innestare nell’arnia B (quella orfanizzata con la covata bloccata) una cella reale di uno due giorni
più vecchia ottenuta con il traslarvo e l’allevamento o acquistata (metodo più complesso).
2. Mettere a sciame con uno o due giorni di anticipo alcune famiglie che chiamiamo B1 ( il 10-20 %
circa del totale) da cui si vogliono ricavare tutte le regine da tenere per le arnie di tipo “B” e “B1”.
Dopo aver messo a sciame tutte le famiglie, quando le celle reali sono ormai opercolate scambiare
un favo di covata con celle reali ed api fra arnie di tipo B1 e arnie di tipo B in modo che ogni arnia
contenga almeno un favo con celle reali proveniente da B1. Le regine dei favi B1 nasceranno prima
ed elimineranno le altre celle e noi avremo l’effetto di aver attuato selezione mantenendo solo
regine delle famiglie che ci interessavano. Se i favi con celle reali non fossero bastanti per tutte le
famiglie è anche possibile tagliare ed innestare dei pezzetti di favo con la cella.
Si noti che il secondo metodo è molto più semplice del primo ed ha probabilità di insuccesso pari o
inferiore. Tuttavia va detto che il primo metodo ci consentirebbe di inserire celle reali selezionate in
modo più rigoroso da un allevatore con minore variabilità fra i diversi ceppi di regine. Anche in questo
caso non vi è però la certezza che si tratti sicuramente e sempre di un vantaggio perché le regine
ottenute con il secondo metodo sono figlie di regine che avevano fatto bene nell’anno precedente o
negli anni precedenti nello specifico ambiente dove operiamo e sono quindi ecotipi sicuramente ben
adattati.
Buon lavoro a tutti
Romano Nesler