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Anno V - Numero 182 - Venerdì 29 luglio 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Centrodestra Il baratro Sport Il veto di Salvini affonda Parisi Mps abbandonata dalle altre banche Pazzo calciomercato: italiane protagoniste Calvo a pag. 2 a pag. 3 Colosimo a pag. 12 NON SIA IMPOSSIBILE REALIZZARE IL SOGNO DI UNA FIEREZZA POLITICA CHE NON SI SENTA COSTRETTA A RINNEGARE LA PROPRIA STORIA di Francesco Storace C aro Duce, mi piacerebbe fare un’intervista con te, nel giorno del tuo compleanno, un po’ per festeggiarti e un po’ per riflettere assieme sulla bellezza di 133 anni ormai trascorsi. Nel 1883 comincia la tua storia rivoluzionaria, che ancora oggi viene letta, studiata, amata, odiata. Persino Donald Trump parla di te: se eletto sarebbe il primo presidente americano del dopoguerra a non essere affetto da antifascistite postuma. Traditori e ingrati ne hai incontrati a bizzeffe e avesti anche la forza di fucilare a Verona l’uomo che amava tua figlia, Galeazzo Ciano. Per tanti anni, nel dopoguerra che ha fatto seguito al tuo Ventennio, hai avuto fedelissimi che sono andati incontro alla morte per non rinnegare il tuo pensiero. Era chiamato neofascista il Msi che aveva nel simbolo quell’acronimo Mussolini Sei Immortale (per altri Mussolini Sempre Immortale) da cui sprigionava la fiamma tricolore; un’altra lettura di quel glorioso simbolo lo identificava semplicemente col tuo cognome, senza il puntino finale dopo la lettera I: qualche nostro vecchio lo traduceva con M.(u)S.(solin)I e basta. Oggi viviamo il tempo in cui sembra tutto finito; una comunità intera pare essersi rassegnata alle urla di Matteo Salvini, alle panzane di Beppe Grillo o semplicemente se ne sta in casa In questo weekend, domenica, sarà presentato a Villa Mussolini da Emma Moriconi il libro “Gli Uomini di Mussolini - Ritratti di un Ventennio”, una galleria di personaggi dai tanti che l’autrice ci ha fatto conoscere ogni giorno col nostro Giornale d’Italia. Consideralo un regalo per i tuoi 133 anni. Oggi, nel giorno del tuo compleanno, siamo anche noi a chiedere un regalo a te: una strada, nella democrazia, per ritrovare la fierezza di un mondo disperso; assieme alla forza dell’esempio di chi non si arricchì con la politica e le istituzioni (Nel libro Donna Rachele abbiamo vissuto l’incredibile storia di una meravigliosa vedova che non sembrava aver mai diritto alla pensione perché il marito capo del governo non si era mai fatto pagare lo stipendio, ne’ versare i relativi contributi previdenziali... A lei, la Fornero l’applicarono anzitempo. Senza dover attendere Mario Monti e i rivoluzionari da operetta che sostenevano le sue riforme antisociali). Il regalo al Duce lo faremo ancora più bello l’anno prossimo se riusciremo a trovare un clima di nuovo positivo tra quanti non hanno mai rinunciato alla verità storica. Luci e ombre, certo, si alternano in ogni epoca; ma assistere all’agonia di una comunità non deve essere un bello spettacolo nemmeno dall’aldilà. Se oggi soffi sulle candeline, pero’, aspetta a spazzarci via tutti. Auguri comunque, Cavaliere. AUGURI AL DUCE Nel giorno del “compleanno” di Mussolini qualche considerazione amara su una comunità che sembra avviata all’agonia quando altri milioni di italiani vanno a votare decidendo il futuro di tutti noi attraverso la scelta di chi dovrà governare. Sai bene che non sogniamo un’Italia in camicia nera, che per primo bolleresti come anacronistica nel mondo di oggi. Ma una Nazione grande e sovrana è ancora il nostro obiettivo, ma non la realizzeranno i piccoli fi- guranti odierni. Costoro hanno persino timore a parlare di te; nel nome dell’anagrafe rinnegano una storia che ha dato loro fortuna, potere e quattrini. OLTRE L’EMERGENZA, PURE L’INCHIESTA ANNULLATE LE MARCE CONTRO IL TERRORISMO Rifiuti a Roma, rebus-Raggi di Robert Vignola Parma fu l’inceneritore. A Livorno la municipalizzata. Il pessimo rapporto tra il Movimento 5 Stelle e i rifiuti non muta a Roma, dove a pochi giorni dall’insediamento (tardivo) della giunta, già ci si trova a dover fare i conti con un’inchiesta. È su Rocca Cencia che la Procura di Roma ha puntato i riflettori, con i magistrati di piazzale Clodio che procedono per truffa ai danni di Ama, frode nelle pubbliche forniture, traffico illecito di rifiuti e, addirittura, associazione a delinquere. Fulmine a ciel sereno? Non proprio. Già in settimana agenti di polizia tributaria si erano recati in Comune a mettere le mani su tutta la documentazione utile, che oltre alla proprietà dell’impianto (la Colari del re di Malagrotta Manlio A PAURE E DIVIETI: MAL DI FRANCIA a pag. 4 Cerroni) riguardano anche la regione Lazio. Va da sé che non è certo imputabile nessuno dei nuovi insediati per l’indagine in corso. Eppure lo scivolone sulla buccia di banana, una di quelle abbandonate nei cassonetti in attesa che qualcuno li scuoti, c’era stato la scorsa settimana, con quell’incontro venuto alla luce proprio tra emissari dell’amministrazione e i vertici di Colari. E la sconfessione della politica dei rifiuti targata Colari e adottata da decenni, avvenuta sul blog tre giorni fa, coincide con la visita degli agenti in Campidoglio. Guarda caso… Tant’è: la prima prova è davvero quella del fuoco per la giunta Raggi, che al di là delle promesse di ripulire la capitale (dopo Ferragosto, mica all’istante) deve trovare un sistema capace di funzionare e di scongiurare quindi per sempre l’emergenza. Requisire Rocca Cencia, suggeriva ieri l’ormai delegittimato numero uno di Ama Fortini, affidando l’indispensabile tritovagliatore all’azienda, mentre il sindaco Raggi rimbrottava: “Stiamo già prendendo dei provvedimenti perché è evidente che la responsabilità della gestione dei rifiuti, dello spazzamento delle strade è di chi ha governato Ama fino ad oggi”. Il risultato è che Roma non ha amici all’Ama, né può più brigare con il “ras della monnezza”. Un bel rebus da affrontare sotto l’ombrellone. 2 Venerdì 29 luglio 2016 ATTUALITA’ ALTRO CHE UNITO, CENTRODESTRA SEMPRE PIÙ SPACCATO. POCHE LE SPERANZE DI RIUNIRE LE TROPPE ANIME SPARSE Da Salvini porta in faccia a Parisi e Berlusconi Il leader della Lega: “Nessuna marmellata o alleanza con gente come Verdini, Cicchitto, Alfano, Tosi e Passera. Io con i servi non ci sto. Il discrimine sarà la politica estera” di Marcello Calvo entrodestra unito? Macché, sempre più spaccato. Matteo Salvini si smarca da Stefano Parisi, l’ormai ex candidato a sindaco di Milano a cui Silvio Berlusconi ha affidato le chiavi di Forza Italia per un progetto volto a rilanciare sì il partito, ma soprattutto a riunificare le troppe anime divise, schierate (anche a sinistra) e sparse in vista delle elezioni politiche. Nessuna possibilità di alleanza per la Lega, col suo leader che di recitare la parte del numero due non ci pensa nemmeno, che ha sbattuto le porte in faccia all’ex direttore generale di Confindustria. E non solo. “Perché una cosa è sostenere un primo cittadino che deve far funzionare le metropolitane, le strade, sistemare le case popolari. E un’altra è riproporre una unione, una marmellata che a livello nazionale ha dimostrato di non poter funzionare”. In diretta su Radio Padania il leader del Carroccio ci va giù duro e rompe, per il momento, le speranze C dell’ex Cavaliere. “Se qualcuno pensa di coinvolgere me o la Lega in un’alleanza con Verdini, Cicchitto, Alfano, Tosi, Passera ecc. ha sbagliato indirizzo. Per quel che mi riguarda il discrimine del prossimo accordo sarà la politica estera: chi vuole la Merkel, difende a spada tratta l’euro o tifa Hillary Clinton, non può stare al nostro fianco. Se Parisi è un riorganizzatore di Forza Italia va bene, ma se Berlusconi pensa di far digerire al Carroccio coalizioni indigeste, io non ci sto”. Parole chiare, nette. Per una chiusura praticamente totale. “In questo momento - ha aggiunto - non si capisce bene chi comanda in Fi. Prima di dare un giudizio preferisco aspettare. Berlusconi è tanto che non lo sento. La differenza non è tra liberali e le- penisti, moderati ed estremisti. Ma tra uomini liberi e servi. E quest’ultimi, in questo momento, ci sono sia a destra che a sinistra”. Il sogno di Salvini è quello di un referendum stile Brexit che consenta all’Italia di uscire dall’euro. “Il voto inglese lo ha dimostrato: fuori dall’Unione europea c’è vita. Ci sono altri pianeti, c’è lavoro, esiste una tassazione al 15%. Se non ci liberiamo da Nord a Sud di una moneta sbagliata com’è l’euro non andiamo da nessuna parte. Se Parisi in qualche modo deve rappresentare il continuatore in Italia dell’asse MerkelBce-Ue, con noi non avrà nulla a che fare. Io non sono un moderato ma nemmeno inginocchiato o rassegnato. E preferisco condurre una battaglia al fianco di chi vuole recuperare sovranità, identità e libertà”. Nessuna marmellata, insomma. Almeno per quel che riguarda Salvini e la Lega. Prima doccia gelata per Parisi, che la sparata del leader del Carroccio se l’aspettava. Ma forse sperava in un’apertura. Che non solo non c’è stata, ma non ci sarà. A quanto pare, né ora né mai. DOMICILIARI PER UN MILITARE DELL’ARMA, SOSPESO DAL SERVIZIO Camorra, dossier a Cosentino su Cesaro Nel giugno scorso l’ex sottosegretario è stato condannato a quattro anni per corruzione Avrebbe pagato agente della penitenziaria per ricevere beni e visite non consentite di Marco Compagnoni vrebbe consegnato atti di indagine sui presunti rapporti con la camorra da parte dell’ex presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro. Per questo un maresciallo dei carabinieri Giuseppe Iannini, sospeso immediatamente dall’Arma, A è stato finito ai domiciliari per rivelazione di segreto di ufficio. Il dossier lo avrebbe consegnato nelle mani dell’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino, indagato in stato di libertà per ricettazione, nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dal pool aggiunto Giuseppe Borrelli. L’ipotesi battuta dalla procura è legata alla pre- senza di una presunta centrale di dossieraggio clandestino. Nei confronti dell’ex parlamentare, invece, è stata notificata un’informazione di garanzia per il reato di ricettazione, aggravato dal metodo mafioso, ed è stata eseguita una perquisizione domiciliare dai militari dell’Arma. Le indagini sono iniziate dopo la scoperta di una pen-drive in possesso di Cosentino durante l’esecuzione dell’ordinanza del 3 aprile 2014 nei suoi confronti, che conteneva documenti informatici relativi ad atti giudiziari, informative di reato, richieste di intercettazioni, ed ulteriori atti riguardanti collaboratori di giustizia, coperti da segreti d’ufficio. Iannini - si legge nella nota della Procura della Repubblica di Napoli - avrebbe volontariamente rivelato all’ex deputato Pdl atti coperti da segreto di ufficio, di cui era a conoscenza ed in possesso in virtù del decennale periodo di servizio presso il Nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna (Na), mediante la consegna di una pen-drive con informazioni e note investigative con richieste di intercettazioni sul clan Puca di Sant’antimo (Na) e sui suoi contatti con esponenti istituzionali ed imprenditori. Le indagini tecniche hanno anche evidenziato che Cosentino era in possesso delle versioni informatiche di un falso verbale d’interrogatorio apparentemente reso da un collaboratore di giustizia, in relazione al quale l’imputato aveva ammesso solo il possesso di una copia cartacea, sempre trovata durante la stessa perqui- sizione del 2014. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento cautelare è stato notificato, sempre a Cosentino, attualmente sottoposto ai domiciliari fuori dalla Regione Campania, un decreto di perquisizione personale e locale, e di informazione di garanzia per il reato di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa per aver ricevuto e detenuto la pendrive contenente i dati coperti da segreto istruttorio. L’accusa contestata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli all’ex sottosegretario, “riguarderebbe delle informazioni riservate rivelate dal maresciallo dell’Arma attraverso una pen drive il cui utilizzo è emerso dall’analisi del computer del politico”, lo ha spiegato l’avvocato Agostino De Caro, legale dell’ex sottosegretario, interpellato dall’Ansa. “Il computer - dice De Caro - fu oggetto di accertamento in seguito all’arresto di Cosentino avvenuto il 3 aprile del 2014”. In quella circostanza Cosentino finì in cella nell’ambito di un’in- dagine della Dda di Napoli sugli affari della società di famiglia, l’Aversana Petroli; nel corso dell’operazione furono arrestati anche due fratelli dell’ex coordinatore campano del Pdl. I carabinieri inoltre perquisirono l’abitazione di Cosentino in via Giannone a Caserta analizzando attentamente il computer. Mentre nel giugno scorso Cosentino ha ricevuto la prima condanna nell’ambito dei vari processi in cui è imputato: quattro anni di carcere per corruzione. Era accusato di aver pagato un agente della penitenziaria in servizio al carcere napoletano di Secondigliano, per ricevere beni e visite non consentite. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: LE DECISIONI DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Forestale addio, approvato il decreto R equiem per il corpo forestale dello stato: si passa da 5 a 4 forze di polizia. Con il premier Matteo Renzi che frusta il “Paese occidentale con il maggior numero di forze di polizia”, pur assicurando che “non vuol dire che ci saranno meno poliziotti, carabinieri, finanzieri nelle strade ma ci sarà un’organizzazione più semplice”. Il decreto è tra una serie approvata ieri dal consiglio dei ministri, tra cui il contratto dei pubblici dipendenti: “Da 7 anni i dipendenti pubblici non hanno un aumento di stipendio, bisogna riaprire la fase contrattuale e abbiamo iniziato mettendoci al tavolo sul serio. La cifra nella legge di stabilità è poco più che simbolica, siamo pronti a mettere più denari purché sia chiaro che chi lavora in Pa deve essere premiato e chi fa il furbo va punito”. E’ toccato poi al Ministro Martina spiegare in concreto la nuova organizzazione. Dall’accorpamento della Guardia Forestale “nascerà un comando specifico, nell’arma dei Carabinieri”. Per Martina il nuovo Comando “sarà una delle realtà più solide in ambito internazionale, con 8 mila unità, per un nuovo percorso di tutela delle politiche forestali”. Inoltre, sottolinea, dal riassetto verrà istituita anche una “direzione specifica all’interno del ministero”. Le proteste, è chiaro, sono comunque dietro l’angolo: anche perché, come hanno fatto notare più volte i sindacati, fa passare i forestali da un ordinamento civile a quello militare. R. V. IL LUTTO La scomparsa di SANDRO PARNASI priva Roma di uno straordinario protagonista del Lavoro e la sua famiglia di un uomo esemplare. Alla signora Marisa e ai figli Luca, Flaminia e Flavia il cordoglio affettuoso di Francesco Storace. Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 29 luglio 2016 ATTUALITA’ L’ISTITUTO DI SIENA SUL FILO DEL RASOIO: NAUFRAGA IL PIANO PRIVATO DA 5 MILIARDI Il pollice è verso per Mps Morgan Stanley, Unicredit e Intesa San Paolo tagliano la corda. Oggi i risultati degli stress test di Robert Vignola iente da fare. Morgan Stanley, UniCredit e Intesa SanPaolo hanno respinto la proposta di Monte dei Paschi di Siena di sostenere il proposto aumento di capitale da 5 miliardi. Secondo alcuni una risposta inevitabile, comunque una doccia fredda per la derelitta banca rossa, i cui vertici adesso dovranno mettere insieme alla bell’e meglio un consorzio di garanzia dell’aumento di capitale, in modo da avere un piano realizzabile prima della ormai imminente diffusione degli stress test, naturalmente fonte di incubi non solo per Mps, ma per tutto il sistema creditizio italiano. Come noto, finora a mostrare interesse sono stati Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank e Credit Suisse, ma il consorzio includerà anche i global coordinator Mediobanca e JPMorgan. Altre banche, incluse Societe Generale, Ubs e Nomura, sono state contattate nel tentativo di condividere il possibile costo del- N l’operazione che dovrebbe vedere Monte dei Paschi emettere titoli. Qualcuno dovrà rispondere nelle prossime ore, per centrare l’obiettivo di un pre-accordo con un numero sufficiente di banche in tempo. Tutto ciò per arrivare a quel punto di svolta, l’ottenimento dei 5 miliardi condizionato al trasferimento di 10 miliardi di sofferenze nette nella mani di Atlante 2, che a breve riaprirà le sottoscrizioni per tornare ad una dotazione di 3,5 miliardi. Quanto dovrebbe passare nelle mani del cosiddetto fondo di garanzia è comunque pari solo al 32% del valore totale delle sofferenze nette, e comunque è considerato di per sé un livello ben più elevato di quello che oggi i fondi di investimento sono disposti a concedere, ma comunque ritenuto compatibile con un rendimento atteso del 6 per cento. E quindi? L’unica prospettiva per prendere tempo pare quella di costituire un prestitoponte insieme ad un pool di banche per colmare il gap causato dalla smobilizzo dei Npl (non performing loans). Ma il colpo per il sistema rischia di essere davvero pesante. Il bail-in è insomma dietro l’angolo. E lo stress rischia di essere tutto per obbligazionisti e risparmiatori. Con Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan che questa volta non potranno stare alla finestra senza proferire verbo. ANCORA NESSUN RIMBORSO PER GLI OBBLIGAZIONISTI COINVOLTI CHE SONO TORNATI A PROTESTARE DAVANTI MONTECITORIO Salva banche, la vergogna continua Poco chiari i criteri con cui dovrebbero essere assegnati gli indennizzi. Accuse al governo, “allo sbando” di Marco Zappa ltre il danno anche la beffa. Non c’è pace per quelle oltre 13.000 persone che si sono viste azzerare dal decreto “Salva banche” le obbligazioni subordinate di Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Sono ormai otto mesi che attendono i rimborsi degli investimenti bruciati nelle quattro “good bank” fallite. La data del 22 luglio doveva essere quella del giorno sognato da tutto questo tempo. Quella della messa in moto per riprendersi i risparmi di una vita intera. Una giornata cruciale che s’è trasformata nell’ennesima illusione. O Un’altra occasione persa dal governo per riscattarsi dalle figuracce fatte registrare in questi mesi, con gli errori degli istituti di credito coinvolti fatti ricadere sulla testa degli ex obbligazionisti. Ancora in attesa della restituzione del maltolto. Capita infatti che i criteri con cui dovrebbero essere assegnati gli indennizzi attualmente non si conoscono. E come spiega il Fatto Quotidiano, non sono nemmeno state definite le regole per l’arbitrato alternativo alla richiesta di rimborso. Gli ex clienti dei gruppi insolventi brancolano nel buio. Con gli investitori che non sanno quale strada intraprendere. A re- gnare è l’incertezza più totale. E il tempo scorre. Perché i risparmiatori che avevano investito in obbligazioni subordinate delle quattro banche coinvolte prima del 12 giugno 2014 potranno chiedere al Fondo interbancario di tutela depositi un rimborso. Ma entro e non oltre il 3 gennaio 2017. E c’è pure un’altra ostativa. Per avere il compenso le persone interessate dovranno certificare che al 31 dicembre 2015 vantavano un patrimonio in titoli inferiore ai 100mila euro e un reddito complessivo 2014 sotto i 35 mila euro. Bastoni tra le ruote in tutto e per tutto, dunque. Con gli obbligazionisti intrappolati in un labirinto con poche via d’uscita. Certamente di difficile lettura. E così ancora una volta le vittime del Salva Banche si sono radunate a Roma per protestare contro l’esecutivo. Davanti a Montecitorio, ieri mattina, l’ennesima manifestazione per dire basta “alle ingiustizie perpetrate ai danni di persone oneste”. Critiche rivolte al governo, “allo sbando”, ma anche a Bankitalia e Consob. C’è aria di rivolta con Palazzo Chigi impegnato in questioni ritenute evidentemente più importanti, in silenzio di fronte a un’ingiustizia finanziaria con pochi precedenti che dura dallo scorso novembre e non ha ancora prodotto il lieto fine. COLLOCATO FUORI ORGANICO IL CONSIGLIERE DI CASSAZIONE FINITO SOTTO INCHIESTA A LECCE PER FAVOREGGIAMENTO DELLA PROSTITUZIONE Il Csm sospende il magistrato a luci rosse Bufera sul giudice Caracciolo, al centro di uno scandalo “hot” che vede coinvolta pure la fidanzata poliziotta (in aspettativa) per quel B&B di sua proprietà affittato a prezzi sproporzionati a ragazze bollenti l consigliere di Cassazione Giuseppe Caracciolo, finito sotto inchiesta a Lecce per favoreggiamento della prostituzione, è stato sospeso dalle funzione e dallo stipendio. E collocato fuori dal ruolo organico della magistratura. Decisione inevitabile da parte della sezione disciplinare del Csm, in attesa che venga fatta tutta la chiarezza del caso su una vicenda che imbarazza la Suprema Corte. Una sorta di misura cautelare per il giudice di Lecce, al centro di uno scandalo a luci rosse che vede coinvolta anche la fidanzata, una poliziotta brindisina in aspettativa. Con le accuse relative alla gestione di un b&b a luci rosse di proprietà del togato. Che avrebbe affittato l’immobile (sequestrato a titolo preventivo), in zona Piazza Mazzini a Lecce, a giovani donne perché si prostituissero e con il loro giro d’affari potessero pagare un canone di locazione (secondo gli inquirenti I in nero) ben superiore a quelli di mercato. Stando a quanto accertato dai pubblici ministeri leccesi, il magistrato e la compagna erano perfettamente consapevoli di quanto avvenisse lì dentro. Ma c’è di più. Caracciolo avrebbe perfino installato una telecamera all’ingresso. Una mossa che s’è rivelata un’arma a doppio taglio per il consigliere di Cassazione, visto che lo strumento è stato deter- minante ai fini delle indagini. Prove sulla carta schiaccianti contro il giudice “guardone”. Con gli inquilini della palazzina che hanno pure raccontato agli investigatori di aver ripetutamente visto l’eccellente indagato accompagnare ragazze in ascensore e fino all’appartamento portandole pure le valigie. Non certo un reato, questo. Che però confermerebbe la presunta connessione tra il magistrato e le donne straniere che avevano in locazione il suo immobile. Che si sarebbero vendicate raccontando ai pm un episodio avvenuto proprio qualche giorno prima della bufera giudiziaria. Con il togato della Suprema Corte che si sarebbe recato nell’appartamento per consegnare alle giovani prodotti per fare pulizie, annunciandole che da lì a qualche ora avrebbero dovuto condividere le stanze già occupate con altre ragazze in arrivo. Un comportamento impensabile per la procura, in qualsiasi lecito rapporto di locazione. Certamente ancor più pietoso se commesso da un togato di primo piano garante della legalità. Assume sempre più i contorni dello scandalo il caso che vede coinvolto il giudice Caracciolo, sospeso dalla funzione e dallo stipendio. E messo fuori organico. M.Z. 4 Venerdì 29 luglio 2016 ESTERI L’ALLARME TERRORISMO IN EUROPA La Francia è ostaggio delle sue paure Annullate le “marce bianche” in Costa Azzurra e in Normandia. A Cannes vietato andare in spiaggia col borsone PRESENTE CON LA SINISTRA A VENTIMIGLIA Lo stragista di Nizza? A braccetto coi noborders di Robert Vignola a falla dei servizi e ora lo stato di emergenza che si stringe sempre di più. Fino a bandire borse o valigie di grosse dimensioni dalle spiagge di Cannes:. Una decisione, quella del sindaco della celebre località turistica della Costa Azzurra, David Lisnard, passata per “misura di sicurezza” antiterrorismo. Si teme che i bagagli possano nascondere armi o esplosivi. “La polizia municipale e tutti gli altri agenti hanno ora il diritto di allontanare chiunque porti un borsone”, dice il sindaco Lisnard, iscritto al partito di destra dei Républicains, lo stesso dell’ex presidente Nicolas Sarkozy. Ma pare decisamente una misura eccessiva e che finirà per penalizzare signore al bagno, piuttosto che eventuali terroristi. Così come quella di vietare per motivi di sicurezza la marcia bianca in omaggio alle vittime dell’attentato del 14 luglio sulla Promenade des Anglais. La manifestazione era prevista per domenica prossima sullo stesso Lungomare di Nizza. Secondo gli organizzatori erano attese fino a 40.000 persone. Anche a Saint-Etienne-du-Rouvray, il paesino normanno teatro dell’ultimo brutale attentato L nella chiesa di Santo Stefano, la marcia bianca inizialmente prevista per ieri è stata vietata. La prefettura ha evocato “motivi di sicurezza”. L’omaggio a padre Jacques Hamel si farà allo stadio comunale. Insomma, andare al bagno col borsone o manifestare contro questa ondata di violenza è ritenuto pericoloso da autorità che poi non sono in grado di difendere i cittadini. D’altronde, la sensazione è che in Francia chi doveva essere controllato non lo è stato affatto. Come a Saint Etienne de Rouvray, visto che entrambi i jihadisti responsabili della barbara esecuzione di padre Jacques Hamel erano schedati con la lettera “S”, che indica gli individui radicalizzati a rischio terrorismo. Dei due si sa ormai il nome, Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, diciannovenne di Aix-Les-Bains, in Savoia. Noto anch’egli alle autorità transalpine, come il coetaneo normanno era ricercato da cinque giorni dai servizi antiterrorismo che temevano un suo passaggio all’azione tanto da aver lanciato l’allarme domenica sera, dopo una soffiata giunta da un servizio di intelligence straniero. La famiglia non aveva più notizie di lui da lunedì mattina e il suo telefono squillava a vuoto, alla madre aveva detto che sarebbe andato nel vicino lago di Annecy a trovare un cugino ma poi si è dileguato nel nulla, fino a farsi rivedere in chiesa per il sacrilego omicidio sull’altare. Non senza essersi prima filmato con l’altro attentatore in un macabro video in cui promettono fedeltà all’Isis. È pur vero che questi tempi bui fanno registrare una situazione, oltralpe, di corto circuito anche informativo. Di nuovo, una parte degli organi d’informazione insiste sulla matrice “psichiatrica” dell’attacco in Normandia, sottolineando che Kermiche aveva sofferto da giovanissimo di problemi tali da curarsi in un centro, tra i 6 e i 13 anni, prima come iperattivo e poi per disturbi comportamentali. Ma c’è anche la figura del predicatore, ad avvicinarlo due anni fa e a convincerlo che in Siria era “molto meglio di qua dove non c’è lavoro, mi ha detto che era più facile laggiù”, secondo testimonianze fornite agli inquirenti al momento dell’arresto. Lui stesso si era fatto negli ultimi tempi un radicalizzatore: “Prendi un coltello, vai in una chiesa e fai una carneficina. Tagli due o tre teste, poi è finita”, è il testo di un messaggio audio inviato via Telegram ai suoi contatti. Forse non era stato controllato bene. O forse gli aspiranti terroristi da controllare, in Francia come in Europa, sono diventati troppi. no che odiava l’Europa dei confini. Che chiedeva frontiere aperte a questa Europa senza cuore. E che, a proposito di sentimenti, in cuor suo già pregustava l’attimo in cui avrebbe affittato quel camion e fatto scempio della folla riunita per la festa nazionale francese. Era infatti a Ventimiglia con i ‘No Border’ a manifestare in piazza della U Stazione Mohamed Lahaouiej Bouhlel, l’uomo che il 14 luglio scorso ha ucciso 84 persone, ferendone altre decine sulla Promenade des Anglais, pochi minuti dopo la fine dei fuochi d’artificio. La notizia è stata anticipata da ‘Libero’ e la conferma è arrivata anche dalle foto scattate e dai video girati da una testa giornalistica locale, Sanremonews. GERMANIA: SI MUOVE ANCHE IL GOVERNO CENTRALE, LA MERKEL VUOL RENDERE PIÙ SEMPLICE L’ESPULSIONE DEI RICHIEDENTI ASILO La Baviera arruola duemila agenti A Hildesheim la polizia irrompe nella moschea: “Era un centro di radicalizzazione” ochi patti di stabilità, quelli che non consentono alle amministrazioni pubbliche italiane ancora non perfettamente in ordine con i conti di assumere: il governo della Baviera arruolerà duemila nuovi poliziotti entro il 2020. È questa una delle prime decisioni assunte da Monaco dopo gli attentati di Ansbach e di Wuerzburg, nell’ambito del programma “Sicurezza attraverso la forza”. Non solo: perché il ministro dell’Interno del Land, Joachim Herrmann (Csu, la costola bavarese del partito della Merkel) ha anche annunciato che gli agenti verranno equipaggiati con elmetti e giubbotti antiproiettili e riceveranno più blindati. Ed anche la videosorveglianza nei luoghi pubblici come le stazioni ferroviarie verrà potenziata, ed incrementata sarà anche la lotta alla criminalità informatica. “Senza sicurezza non c’è libertà”, ha aggiunto Herrmann P annunciando anche un irrigidimento delle sanzioni fino a cinque anni di reclusione per la resistenza a pubblico ufficiale. E il governo centrale? Più morbido della sua costola bavarese,come sempre, anche perché (com’è noto) a Berlino regna ormai da decenni la Grosse Koalition con i socialdemocratici. E così la cancelliera tedesca Angela Merkel presenta un piano in nove punti per la sicurezza dopo le violenze in Baviera. Tra le novità in arrivo un abbassamento degli ostacoli per l’espulsione dei richiedenti asilo, un “sistema di preallarme” sulla radicalizzazione tra i rifugiati e la possibilità dell’intervento dell’esercito in seguito a grandi attacchi terroristici. “Dobbiamo agire per colmare le lacune che ci sono”, ha dovuto ammettere la cancelliera. “Siamo davanti - ha spiegato Merkel - ad una prova storica nel tempo della globalizzazione”, pur esprimendo fiducia sulla capacità di vincere la sfida del terrorismo islamico: “Applicheremo le misure necessarie, renderemo chiaro che vogliamo dare sicurezza ai nostri cittadini e vogliamo dominare la questione dell’integrazione e superarla”, affermando poi di aspettarsi “anche che nella comunità islamica i terroristi vengano isolati”. Intanto però in Germania continua a vigere un clima di terrore. Dopo una fuga di ventiquattr’ore, è stato arrestato a Brema (nel nord del Paese) il rifugiato algerino di 19 anni che era scappato da un centro psichiatrico (un classico, il disturbo mentale, di questi giorni di paura in Europa) gridando “vi faccio saltare in aria”. L’immigrato è stato fermato nella stazione ferroviaria principale della città, dopo una caccia all’uomo durata diverse ore e che aveva reso necessaria l’evacuazione di un centro commer- ciale. Nonostante il diciannovenne avesse espresso il suo sostegno nei confronti dell’attentatore di Monaco e dell’Isis, la polizia non afferma di avere prove che l’algerino pianificasse attentati o avesse realmente legami col gruppo terroristico. Invece, un chiaro campanello d’allarme era nel frattempo suonato a Hildesheim, nella zona di Hannover, dove la polizia tedesca ha compiuto un raid in una moschea. Il luogo era ritenuto un centro di reclutamento di estremisti islamici e l’irruzione è scattata anche in otto appartamenti di esponenti del ‘Circolo islamico’ della città. Il ministro degli Interni della Bassa Sassonia, Boris Pistorius, ha spiegato che “dopo mesi di indagini” si è concluso che l’organizzazione radicalizzava i musulmani incitandoli ad unirsi alla jihad. E i sermoni degli imam “contenevano parole d’odio nei confronti degli infedeli”. R.V. 5 Venerdì 29 luglio 2016 ESTERI LA GUERRA CIVILE È A UNA SVOLTA La Siria sta per riprendersi Aleppo Tra i quattro corridoi umanitari per evacuare la città, anche uno destinato alle persone armate Assad annuncia l’amnistia per chi si arrende entro tre mesi. Intanto al Qaeda “divorzia” da al Nusra di Robert Vignola a battaglia di Aleppo volge alla conclusione. L’esercito regolare di Damasco, grazie alla cooperazione con le forze armate russe dispiegate ancora in Siria, ha quasi completato la liberazione della strategica città, un tassello determinante per ricomporre il mosaico di uno Stato che, dopo due anni di assedio da parte di oppositori più o meno moderati sembrava sul punto di vacillare fino a disintegrarsi. Ma tutto è stato approntato per far sì che le operazioni non debbano tramutarsi in un nuovo bagno di sangue, come quelli che Aleppo ha già vissuto in passato. Per questo è stata lanciata dai comandi siriani e russi una “operazione umanitaria” congiunta con l’apertura di quattro corridoi umanitari che permetteranno a civili e guerriglieri di lasciare la città in sicurezza. Si tratterà di tre corridoi per i civili e uno per i militanti armati. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu. I tre corridoi per i civili serviranno per l’evacuazione della popolazione “ostaggio dei terroristi” e per i “guerriglieri che vogliano consegnare le armi al Centro di coordinamento russo per la pacificazione delle parti in conflitto”. Tramite il quarto corridoio, invece, potranno uscire da Aleppo le unità dell’opposizione moderata alleata degli Stati Uniti, in particolare dell’Esercito siriano libero, che intendano separarsi dai gruppi jihadisti senza abbandonare la lotta armata. La ne- L cessità di questo quarto corridoio è dettata dal fatto che le postazioni dell’Esercito siriano libero sono spesso vicine a quelle del gruppo jihadista Fronte Nusra e “gli statunitensi non hanno fornito informazioni sulla separazione tra il Fronte Nusra e l’Esercito siriano libero”, ha detto Shoigu. Ad aggiungere reali segnali di distensione verso le forze non allineate col regime che vogliano definitivamente prendere le distanze dalle formazioni jihadiste, il presidente siriano Bashar al Assad ha concesso un’amnistia a tutti gli oppositori armati che si arrendono e consegnano le armi. Sugli organi di stampa è anche comparso il relativo decreto presidenziale, n.15 del 2016, nel quale si afferma che l’amnistia è concessa a chiunque abbia imbracciato le armi e che si arrenda e le consegni nell’arco dei prossimi tre mesi dalla pubblicazione del decreto. Intanto però si registra una situazione in repentino cambiamento. Il gruppo terroristico di al Qaeda, tramite i propri vertici presenti in Afghanistan, ha deciso di dare libertà di azione al Fronte al Nusra, il gruppo armato di stampo jihadista dell’opposizione siriana guidato da Abu Mohammed al Golani. Ad annunciare la libertà di movimento per il Fronte al Nusra è stato Ahmed Hasan Abul Kheir, LA MAGISTRATURA TURCA ACCUSA APERTAMENTE WASHINGTON “Fbi e Cia dietro il fallito golpe” ontinua la purga interna alla Turchia, dopo il fallito colpo di stato. Con le forze armate che rappresentano uno dei punti caldi dell’operazione di pulizia dei suoi oppositori da parte di Erdogan. Sono 178 i generali e ammiragli arrestati finora, secondo quanto annunciato dal ministro dell’Interno, Efkan Ala, precisando che per 151 di loro è già stato convalidato l’arresto. Si tratta di circa la metà del totale dei generali e ammiragli delle forze armate: 149 di loro sono stati congedati con disonore dall’esercito. Siccome la Turchia fa parte della nato, ciò continua ad avere un enorme peso nel repentino C deteriorarsi delle relazioni con gli Usa. Con sempre nuove accuse che da Ankara puntano a Washington: “La Cia e l’Fbi hanno fornito un addestramento in diversi campi ai quadri cresciuti nei centri culturali appartenenti al movimento di Gülen”, afferma pubblicamente l’atto d’accusa dell’ufficio del procuratore capo di Edirne in relazione al tentativo di golpe in Turchia, già accettato dal tribunale, secondo quanto riporta l’agenzia statale Anadolu. “Un buon esempio sono le operazioni condotte dai procuratori e dagli ufficiali della sicurezza (“gulenisti”, ndr) durante il processo del 17 dicembre”, cioè la Tangentopoli del Bosforo che colpì il governo allora guidato da Recep Tayyip Erdogan, aggiunge la procura turca. Si tratta del primo documento ufficiale noto che chiama in causa direttamente presunti legami tra Gülen e gli Stati Uniti, dopo i numerosi attacchi mediatici. Intanto però si presenta inevitabilmente il conto, economico, del rovesciamento degli equilibri internazionali. E tra attentati e instabilità politica si registra il peggior crollo dal 1994: a giugno l’arrivo di turisti stranieri in Turchia è sceso su base annua del 40,8%, con 2,4 milioni di presenze contro le 4,1 dello stesso periodo del 2015. Una picchiata inarrestabile, dopo i record negativi dei mesi precedenti, che adesso neppure il ritorno dei preziosi turisti russi - dopo la distensione tra Erdogan e Putin - potrebbe bastare a frenare. Pesantissimi i crolli di visitatori dalla Germania (-37,8%) e dal Regno Unito (-34,7%), primi 2 Paesi esteri di provenienza. Inesorabile anche il calo degli italiani (-62,8%). R. V. braccio destro del leader di al Qaeda, Ayman al Zawahiri, in un messaggio audio diffuso sulla rete Internet della durata di 6 minuti rivolto agli jihadisti in Siria e Iraq. Il Fronte al Nusra è stato legato ad al Qaeda sin dalla sua nascita, ma di recente circolano voci che il gruppo abbia deciso di abbandonare la formazione di al Zawahiri. Nella registrazione audio è stato inserito un breve messaggio dello stesso al Zawahiri il quale non ha escluso che al Nusra possa rompere i legami diretti con il suo gruppo per il bene del Jihad in Siria, affermando che “si possono sacrificare senza esitazione questi legami or- ganizzativi e di parte se sono in contraddizione con la vostra unità e non vi permettono di lavorare come un unico organismo”. Il medico egiziano ha aggiunto che “la fratellanza dell’Islam in mezzo a noi è più forte di qualsiasi affiliazione organizzativa”. Al Nusra è tra le fazione più potenti in Siria e si oppone sia al presidente Bashar al Assad che allo Stato islamico. È stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti ed è stato sancito dal Consiglio di sicurezza dell’Onu come tale, anche se combatte spesso sullo stesso fronte dei gruppi ribelli principali favoriti da Washington e dai suoi alleati arabi. 6 Venerdì 29 luglio 2016 IL PM HA ARCHIVIATO IL FASCICOLO Caduta Marino, nessun illecito Si sosteneva che alcuni consiglieri romani dem fossero stati minacciati di non essere ricandidati esterà un fallimento ma anche una questione politica-morale, terminata nel peggiore dei modi. Ma nessun illecito, penalmente rilevante, è stato commesso. La parola fine sullo scioglimento del Consiglio comunale di Roma e quindi della caduta dell’amministrazione guidata da Ignazio Marino ce l’ha messa il pm Roberto Felici, che ha archiviato il fascicolo aperto sulla base di un esposto presentato dall’avvocato Enrico Sgarella. Sono entrate nella recente storia capitolina, oltre a Mafia Capitale, invece le accuse mosse dall’ormai decaduto sindaco-chirurgo, che aveva definito “il mandante” Matteo Renzi, mentre Matteo Orfini, che inizialmente sosteneva il primo cittadino, era stato scaricato come “l’esecutore materiale” della fine della legislatura. Qualche mese dopo Marino aveva affondato il colpo: “Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento”, presentando il suo libro “Un marziano a Roma”. Andando però ben oltre: “Roma R era in una situazione drammatica. Bisognava sganciarla dalle lobby, mentre Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby”. Nell’esposto, invece, l’avvocato Sgarella sosteneva che “una decina di cittadini nell’area del gruppo che ha sostenuto l’ex sindaco Marino mi ha chiesto di presentare questo esposto affinché vengano approfondite la presunta minaccia di non ricandidare i consiglieri comunali per indurli a firmare le dimissioni e fare cadere la giunta. Ovvero la minaccia di un male ingiusto per compiere un atto contrario al mandato ricevuto”. L’esposto, aveva concluso Sgarella, “parte dalla citazione degli articoli pubblicati sull’Huffington Post il 25 e 29 ottobre 2015 sulla crisi comunale che riferiscono di tali presunte minacce esercitate da Orfini”. L’apertura del fascicolo era stata invece commentata così da Orfini: “Spero però che - dato il contenuto dell’esposto - della vicenda venga al più presto investito anche un pool di autorevoli psichiatri o - data la recente riapertura degli x-files gli agenti Scully e Mulder”. DA ROMA E DAL LAZIO TAGLIO DEL NASTRO ALL’ELISUPERFICIE H24 A FREGENE Zingaretti inaugura, grazie a Storace Il governatore: “Frutto di un grande progetto” La replica: “Se ne appropria per farsi propaganda” di Giuseppe Sarra a campagna delle inagurazioni continua alla Regione Lazio, dove però accade un qualcosa di davvero strano. Dall’opposizione, infatti, sono giunti indirizzi di governo trasformati in proposte di legge, come avvenuto per la tagliamani ma anche per l’elisoccorso. E la maggioranza non ha potuto far altro che approvarle, anche all’unanimità. E proprio grazie alla legge a firma di Francesco Storace, con la quale si è recepita la direttiva europea, ieri mattina il presidente della Regione Nicola Zingaretti e il sindaco di Fiumicino Esterino Montino, insieme ad altre autorità, hanno inaugurato a Fregene (foto agenzia Dire) la piazzola per l’elisoccorso a disposizione della Guardia Costiera e del 118, utilizzabile tutto l’anno anche di notte. “Questa piazzola significa che da oggi Fregene è più sicura, il Lazio è più sicuro - ha detto Zingaretti - Non è una parentesi nel nulla, è parte di un grande progetto L per portare il Lazio all’avanguardia nell’elisoccorso. Oggi ci sono 42 piazzole nella Regione Lazio è una rivoluzione indispensabile soprattutto nelle metropoli”. “In 25 minuti - ha rivendicato ancora Zingaretti - per i casi drammatici in codice rosso si è ricoverati nell’ospedale più appropriato per risolvere il problema medico”, parlando “di una grande rivoluzione” per “una regione commissariata, un esempio che le cose possono cambiare”. La piazzola di Fregene è una delle 42 già operative nel Lazio ed è posizionata su lungomare di ponente davanti all’ufficio marittimo della Capitaneria di Porto. L’elisuperficie è stata dotata della segnaletica prevista dalla legge, ripulita, recintata e provvista di una manica a vento di segnalazione e di luci. A stretto giro di posta è arrivata la precisazione di Francesco Storace, costretto già in passato a mettere i puntini sulle “i”. “Senza la nostra legge non sarebbe stato possibile dare il via alle piazzole per l’elisoccorso. Ma Zingaretti se ne appropria per farsi propaganda”, ha scritto in una nota il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio. SEMAFORO VERDE IN AULA ALLA MANOVRA Bilancio, “scosse” di assestamento Sotto traccia c’è il dissidio tra l’assessore Minenna e la gestione commissariale della Scozzese upera il primo grosso ostacolo di consiglio comunale, la nuova maggioranza monocolore. Ma obiettivamente era un risultato, al di là della feroce battaglia ingaggiata dalle opposizioni nei giorni scorsi, da considerarsi blindato. Roma Capitale ha chiuso così l’assestamento di bilancio con un saldo più che vale 1,8 milioni di euro. L’Assemblea capitolina con 45 presenti ha approvato la delibera con 29 voti favorevoli, 16 voti contrari e nessun astenuto. Al termine della votazione il presidente S dell’Assemblea Marcello De Vito ha chiuso la seduta. L’approvazione è arrivata tre giorni prima della “deadline” fissata al 31 luglio. Dai conti si evince che la cassa di Roma Capitale può contare su 800 milioni. Da questa cifra mancano i 200 milioni di euro chiesti come spazio di finanza pubblica fin dalla gestione Tronca e, per la prima volta quest’anno, non concessi. Un possibile fronte polemico quindi con la gestione commissariale, affidata all’ex assessore Silvia Scozzese? Sarà il tempo a dirlo. Anche in tempi brevi: l’assessore al Bilancio, Marcello Minenna ha annunciato per il prossimo settembre un nuovo assestamento di bilancio tecnico nel quale dovrebbero essere state chiarite quelle “poste fantasma” del bilancio capitolino, cioè i 70 milioni di euro riconducibili a voci di spesa ferme da oltre 3 anni, e quindi sottoposte a monitoraggio. Il Campidoglio spera, inoltre, di recuperare altri 21 milioni anticipati dal Comune per il lodo Tpl, ma che in realtà avrebbe dovuto saldare la gestione commissariale. Con queste economie la Giunta Raggi conta, in primo luogo, di recuperare 90 milioni di euro (45 nel 2017 e 45 nel SCONVOLTA LA COMUNITÀ DI MONTELIBRETTI 2018) da mettere a disposizione per il salario accessorio, come utilizzo del fondo di passività. R. V. EX CAPO DEL PRESIDENTE DIVENTA ASSESSORE La vittima è Umberto Berti, vicino al corpo anche una pistola. Non si esclude nessuna pista Veleno al V Municipio: “Questa è aziendopoli” a morte di Umberto Berti ha sconvolto la comunità di Montelibretti e delle zone limitrofe. L’imprenditore 56enne, conosciutissimo nella zona, è stato trovato senza vita all’interno della sua abitazione. Una vicenda tutta da chiarire, su cui stanno indagando i carabinieri della stazione locale. Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe anche il suicidio, anche perché secondo le testimonianze sarebbe stata trovata una pistola vicino al corpo della vittima. A dare l’allarme è stato un suo amico. Lo attendeva dalla mattinata dell’altro ieri. Intorno alle 10 e 30, infatti, avevano un appuntamento. Il telefonino squillava a vuoto. Così l’uomo, insospettito del suo ritardo, si è diretto verso la sua abi- inque Stelle a Roma già al centro di veleni per gli intrecci di parentele e relazioni sentimentali tra esponenti del movimento, dall’Europarlamento passando per le Camere, giù giù fino alla giunta e al consiglio comunale, terminando con i municipi. Ora, secondo quanto denuncia il consigliere comunale del Pd, Marco Palumbo, si aggiunge un altro tassello ad un mosaico che, se non è tutto in famiglia, resta comunque in… azienda. “In queste ore sta circolando una voce sul presidente del V Municipio Giovanni Boccuzzi a dir poco inquietante. Sembrerebbe infatti che il neo presidente, dipendente Unicredit, abbia scelto Imprenditore trovato morto L tazione, pensando che avesse avuto dei problemi di salute. I sospetti sono aumentati quando, dopo aver suonato al campanello, non gli è stata aperta la porta. L’ennesima chiamata al cellulare. La suoneria continuava a squillare, ma l’imprenditore non rispondeva. A quel punto, l’amico si è fatto coraggio decidendo di entrare dalla finestra ma non poteva certo immaginare la scena che si sarebbe trovato davanti: secondo le prime informazioni, infatti, Berti era riverso a terra in una pozza di sangue, con il volto sfigurato, e una pistola vicina. Uno scenario che se confermato non lascerebbe dubbi sul suicidio. Ma nessuna pista è esclusa. L’autopsia, che sarà eseguita a Roma, aiuterà a fare chiarezza su questa tragedia della quale non si conoscono i motivi. Il 56enne aveva due figli adolescente. Si era da poco separato dalla moglie. C come suo assessore al bilancio Sandro Emiliani, suo ex capo all’interno della banca. Sul curriculum dell’assessore pubblicato online si fa riferimento genericamente ad un lavoro presso ‘un istituto di credito’, senza, volutamente o casualmente, specificare quale istituto. Ci troveremmo di fronte ad un fatto di estrema gravità. E’ chiaro che per ora si tratta solamente di voci, ed è per questo che chiediamo al presidente Boccuzzi di smentire, spiegando però che tipo di rapporto lo lega al suo assessore. Non vorremmo che dalla parentopoli alla quale ci avevano abituato i cinque stelle si passi ad una aziendopoli”, conclude Palumbo. R. V. 7 Venerdì 29 luglio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO ALTRA STOCCATA SULLA CANDIDATURA. AUDIZIONE IN SENATO PER RAGGI A SETTEMBRE Roma 2024: Malagò parte, Frongia boicotta Corsa contro il tempo per le scadenze di ottobre, ma i grillini frenano di Giuseppe Sarra 5 Stelle continuano a snobbare la candidatura di Roma ai Giochi del 2024, che vivono di fatto come un peso che sta riempendo (inutilmente?) l’agenda del sindaco Raggi, la quale sarà ascoltata in audizione dalla Commissione Cultura del Senato. Una decisione presa all’unanimità dall’organo parlamentare, che si riunirà a settembre e che potrebbe essere disertata dal primo cittadino. Come avvenuto qualche settimana fa con Giovanni Malagò (Coni), ricevuto a porte chiuse in Campidoglio, a seguire la cerimonia con gli atleti romani, dal vicesindaco Daniele Frongia che è tornato a minare la possibilità di ospitare i giochi a Roma. “Noi non reputiamo la candidatura una priorità per Roma e quindi ci stiamo concentrando su altro”, ha spiegato il grillino su Radio Popolare Roma. Intanto il comitato Roma 2024 sta facendo di tutto per essere al passo con la documentazione da presentare entro e non oltre il 17 ottobre, giorno in cui si tratta di avvallare formalmente la candidatura, mentre il 7 ottobre è il termine ultimo per inviare il questionario previsto per la partecipazione allo stage 2 della candidatura e condiviso con il Comune. I grillini stanno valutando una soluzione. E promettono che arriverà presto. Il countdown è partito. Potrebbe I esserci una consultazione online ma anche referendaria, avanzata proprio dai Radicali che non hanno risparmiato sin qui dure critiche ai pentastellati. La linea poco chiara della Raggi rischia infatti la perdita di risorse importanti impiegate dal Campidoglio, che potrebbe destinare nelle tantissime problematiche della Città Eterna. “In base ai dati sin qui diffusi, infatti, si può calcolare che il solo fatto di essere candidati alle Olimpiadi costa ai cittadini della Capitale circa 30mila euro ogni giorno. Decidere a ottobre, quindi, vorrebbe dire - è l’accusa dei Radicali - bru- ciare inutilmente altri 2 milioni di euro. Un vero e proprio salasso per i romani”. Dunque l’incertezza regna sovrana a Palazzo Senatorio. La decisione dei grillini potrebbe però essere comunicata a settembre nel vertice in programma con Malagò. I giochi restano comunque una ghiotta opportunità per la città, gradita non solo ai cittadini ma anche ai commercianti, gli albergatori, i ristoratori, le associazioni di categoria. Secondo i calcoli del comitato Roma 2024, ci sarebbero almeno 188mila posti di lavoro oltre alla crescita del pil, in quel periodo, del 2,4% grazie ad importanti investimenti in cantiere: dal sostegno al turismo alle infrastrutture di trasporti al restyling delle strutture sportive. I 5 Stelle frenano, ritengono eccessive le risorse che dovrebbero essere stanziate non solo sugli impianti sportivi ma anche sul restyling della Caitale e dei suoi servizi, che proprio in questi giorni stanno facendo acqua da tutte le parti. In passato anche Luca Cordero di Montezemolo aveva espresso i propri dubbi sul “boicottaggio” grillino. “Qui parliamo dei Giochi del 2024. Significa che ci sono 5 anni della prossima amministrazione e poi altri 3. Io mi aspetto - aveva notato in un’intervista - che in 8 anni i problemi della Capitale siano risolti”. La pensa più o meno così anche Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria. “A Milano Expo ha dato uno stimolo importante alla crescita della città, non vedo perché lo stesso ragionamento non valga per Roma con le Olimpiadi. Non capisco perché si debba privare Roma di questa opportunità”, aveva detto Stirpe, aggiungendo: “Bisogna anche tenere conto della modalità con cui il Comitato olimpico ha affrontato il tema, con la riqualificazione e il recupero di strutture incompiute, prevedendo la quasi totalità della copertura dei costi con i proventi dei Giochi”. Anche perché le buche e le Olimpiadi “sono due cose - aveva proseguito - che possono andare insieme. L’una non è alternativa all’altra”. POMEZIA, LA DELIBERA ROVENTE PER IL CAPOGRUPPO E IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE URBANISTICA Conflitto di interessi, 5 Stelle nel vortice resunto conflitto di interessi per due consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle a Pomezia, sbandierata come la “città modello” dagli attivisti. Dopo l’archiviazione di un avviso di garanzia recapitato al sindaco Fabio Fucci, nel mirino della politica locale sono finiti Giuseppe Raspa e il suo collega Gianfranco Petriarchi, rispettivamente capogruppo comunale grillino e presidente della commissione Urbanistica. L’accusa è arrivata dalla segreteria provinciale del Partito democratico, guidata P da Rocco Maugliani. “Hanno votato una delibera che blocca la costruzione di nuovi edifici in un comprensorio dove i due risultano proprietari di immobili, in palese violazione dei doveri degli amministratori pubblici stabiliti dal Testo unico sugli enti locali secondo cui non avrebbero dovuto nemmeno essere presenti in Aula”, è quanto sostiene il democratico, che ha scagliato una lancia avvelenata: “Con più case intorno, del resto, il valore delle loro proprietà (su cui peraltro aleggiano ipo- tesi di abusi edilizi ancora non smentite) si sarebbe drasticamente abbassato”, riportando la posizione presa dai giudici del Tar del Lazio che solo qualche giorno fa hanno bocciato le decisioni della giunta Fucci, parlando “anche di ‘utilità immediata e diretta’ a vantaggio dei due consiglieri comunali”. La conclusione verte sulla trasparenza e sull’onestà: “il conflitto d’interessi per il Movimento di Grillo è diventato improvvisamente legittimo?”. Marco Compagnoni ESQUILINO OSTIA Ladro cade dal sesto piano e muore Pesce scaduto, maxi blitz P U n furto finito male. E’ l’ipotesi dei carabinieri riguardo la macabra scoperta fatta da un passante la scorsa notte all’Esquilino, dove un uomo è stato rinvenuto privo di vita su un marciapiede posto all’altezza del civico 22 di via dello Statuto. Priva di documenti la persona è stata trovata con indosso uno scaldacollo ed in possesso di una torcia e di attrezzi utili per lo scasso. Intervenuti sul posto i carabinieri della Compagnia di piazza Dante hanno poi appurato come la caduta, quasi sicuramente accidentale, sia avvenuta da un balcone del sesto piano della palazzina sotto la quale l’uomo è stato trovato, con dei segni che indicano il possibile passaggio della vittima da un balcone all’altro. Il cadavere, privo di tagli o segni di violenza, è stato segnalato vicino all’Ubi Banca, di fronte ai Grandi Magazzini Mas, nel cuore del quartiere multietnico della Capitale. Accertato il decesso della persona i militari dell’Arma hanno ascoltato i residenti della palazzina e delle abitazioni adiacenti, che hanno dichiarato di non conoscere e di non aver mai visto l’uomo. Non si esclude nessuna ipotesi investigativa, ma dalle prime ricostruzioni fatte dai militari dell’Arma è probabile che si tratti di un ladro acrobata che si era arrampicato sul balcone per rubare, ma ha perso l’equilibrio precipitando nel vuoto. esce scaduto o dalla provenienza incerta. Continua la task force dei controlli sul lungomare Vespucci, a Ostia. Il bilancio è di 46 chili di prodotti ittici sequestrati, mentre sono state disposte sanzioni per diecimila euro . La Capitaneria di porto, in parte con la collaborazione della delegazione di spiaggia, carabinieri, poliziotti, finanzieri, vigili urbani Asl Roma D e Ispettorato del lavoro, ha deciso di controllare le modalità di commercializzazione e vendita dei prodotti ittici. È emerso così che quattro ristoranti, di cui uno etnico, conservavano nelle celle frigorifere pesce senza le informazioni obbligatorie in materia di rintracciabilità. Un altro aveva prodotti preconfezionati con la data di scadenza superata. Le operazioni di controllo, ha fatto sapere la Capitaneria, “proseguiranno su tutto il territorio con l’intento di assicurare un adeguato livello di tutela della salute dei consumatori della zona del litorale e dell’hinterland romano”. 8 Venerdì 29 luglio 2016 DALL’ITALIA ACCUSATO DI UNA DECINA DI EPISODI, AVVENUTI A MILANO Aggressioni seriali: arrestato dj spagnolo Identico il modus operandi: si fingeva un turista per chiedere informazioni in inglese e poi prendeva a pugni i malcapitati di Barbara Fruch hiedeva informazioni in inglese ai passanti fingendosi un turista e poi li colpiva con un pugno in pieno volto. Il protagonista è stato individuato e arrestato mercoledì sera dalla Polizia di Stato di Milano: si chiama Nicolas Aitor Lecumberri Orlando, di professione dj che si era esibito anche di recente nella capitale lombarda, nato in Spagna ma residente a San Sebastian nei Paesi Baschi. È ora accusato di lesioni aggravate con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi. Il giovane, bloccato nell’ostello dove alloggiava da qualche giorno, in zona Navigli, risulta inoltre denunciato per altri nove episodi avvenuti negli ultimi 20 giorni. Secondo quanto ricostruito mercoledì, verso le 13.15, il 23enne ha chiesto indicazioni in inglese su come raggiungere la fermata Brenta a due coetanei in corso Lodi. Quando uno dei passanti gli ha risposto, lo ha preso a pugni in pieno volto e poi è scappato. Fatale, per incastralo, è stata l’aggressione del giorno precedente. Martedì 26 luglio, il ragazzo aveva colpito invece a in Cadorna. Anche in quel caso aveva chiesto informazioni a un coetaneo italiano su come raggiungere la Triennale. Non soddisfatto della risposta, aveva colpito a più riprese il malcapitato in pieno volto e lo aveva seguito per qualche centinaio di metri. La vittima era riuscita a fug- C gire e fermare una pattuglia di poliziotti, che avevano individuato il sospetto poco lontano: si trattava di un giovane che corrispondeva alle descrizioni dell’aggressore, il quale aveva parlato di un ragazzo di circa 20-25 anni, di carnagione chiara, alto circa 1,75 e longilineo, capelli biondo scuro o castani, vestito in modo trasandato. Bloccato, il giovane aveva mostrato i documenti, fornendo le proprie generalità, assicurando di essere a Milano per turismo e affermando di alloggiare in un ostello in zona Lambrate. Le forze dell’ordine però non potevano accompagnarlo in Questura perché mancava la flagranza di reato. Ma dai primi accertamenti è emerso immediatamente come il giovane abbia mentito sul luogo del suo alloggio, da quella struttura se n’era andato il 20 luglio. Così, quando il giorno seguente aggredisce nuovamente, gli agenti, che nel frattempo avevano rintracciato dove alloggiava, si sono appostati davanti al suo ostello. E quando la sera rientra, per lui scatta l’arresto. Il ragazzo, che parla italiano e inglese, non ha voluto spiegare il perché degli atti di violenza ed è stato portato nel carcere di San Vittore. Nel frattempo, le indagini, coor- TRIESTE dinate dal pm Christian Barilli, non si fermano. Gli episodi accertati, avvenuti tra il 9 e il 27 luglio, sono in tutto dieci ma almeno altre sei persone hanno telefonato in questura e ai carabinieri per denunciare aggressioni simili. L’allarme era inoltre partito sui social network e subito si era diffuso in tutta la città. Secondo quanto accertato il 23enne, prima di arrivare a Milano, all’inizio del mese di luglio, aveva aggredito a San Sebastian nei Paesi Baschi un giovane con modalità simili. Il modus operandi, insomma, era sempre uguale: il ragazzo prima chiedeva un’informazione in inglese, poi spintonava e sferrava uno o due pugni al volto del malcapitato. Si tratterebbe di un caso inquadrabile in quel fenomeno conosciuto come “knockout game”, il violento gioco Usa in cui si prendono a pugni persone a caso, in strada. Per gli inquirenti milanesi, quella dello spagnolo è una doppia personalità, in pieno stile “dottor Jekyll e mister Hyde”. Trascorreva le sue serate come dj in giro per i locali di Corso Como, sul suo profilo Facebook pubblica brani musicali autoprodotti. Di giorno, invece, indossava i panni del turista per trasformarsi in picchiatore seriale. “Non è un caso chiuso - ha spiegato Maria Josè Falcicchia, dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Milano - stiamo cercando di capire cosa possa esserci dietro”. L’AQUILA Agguato a una donna, Sospetta una relazione arrestato richiedente asilo con la figlia, accoltella il nipote ncora violenza sulle donne commessa da immigrati. L’ennesimo episodio è avvenuto a Trieste, dove l’altra notte è stato arrestato un richiedente asilo di 30 anni, A.S. le sue iniziali. Il sedicente profugo ha aggredito una giovane di 23 anni di nazionalità nigeriana mentre stava rincasando. L’uomo, secondo quanto ricostruito, dopo averla seguita nella nottata tra mercoledì e giovedì l’ha aggredita, percossa e molestata. Una Volante della Questura di passaggio ha sentito le grida della donna che chiedeva aiuto ed è intervenuta bloccando l’aggressore. La giovane è stata soccorsa dagli operatori del 118 e trasportata al pronto soccorso, dove i medici le hanno riscontrato contusioni al viso guaribili in cinque giorni. L’uomo è stato arrestato per violenza sessuale e dopo gli accertamenti è stato condotto alla Casa Circondariale di via Coroneo. Sul caso è intervenuto il vicesindaco di Trieste, Pierpaolo Roberti, che punta il dito contro il Governo. “La responsabilità morale dei crimini commessi dai clandestini è di chi ha aperto A ospettava avesse una relazione con sua figlia. Sarebbe questo il motivo per cui avrebbe accoltellato il nipote, riducendolo in fin di vita. I carabinieri di Tagliacozzo (L’Aquila) hanno arrestato l’altra notte per tentato omicidio e minacce aggravate Antonio Scipioni, 54 anni di Tagliacozzo con pregiudizi di polizia, ora rinchiuso nel carcere di San Nicola. La vittima, N.S. di 28 anni, è invece ricoverato in ospedale all’ospedale di Avezzano (L’Aquila), gravemente ferito da una coltellata al fegato. È stato già sottoposto a un primo intervento chirurgico. L’episodio è avvenuto verso le due nella frazione di Poggio Filippo. A dare l’allarme sono stati i familiari del giovane, disperati davanti alla vista del figlio sanguinante. In base a una prima ricostruzione dei militari, intervenuti sul posto, l’accoltellamento sarebbe l’epilogo di una lite tra i due per dissidi familiari. Secondo Scipioni, come riportano i siti locali, il nipote avrebbe una relazione con la giovane figlia. Il 28enne del posto, era riverso a terra con una ferita da S loro indiscriminatamente le porte del paese – ha dichiarato all’AdnKronos – Siamo di fronte all’ennesimo episodio che testimonia il totale fallimento delle politiche imposte dal Partito democratico scelte irresponsabili dalle conseguenze disastrose, che sono riuscite a trasformare anche una tranquilla città del Nordest come Trieste in un luogo in cui la gente ha paura a girare per strada. Sebbene il Comune sia stato estromesso dalla gestione dei richiedenti asilo l’amministrazione non rimarrà ad assistere in silenzio alla crescente ondata migratoria e ai crimini ad essa connessi e si opporrà con forza a ogni decisione calata dall’alto che possa ledere i più basilari diritti dei residenti a vivere una quotidianità libera da preoccupazioni”. Quello di Trieste è il secondo caso in pochi giorni. Venerdì scorso era finito infatti in manette Valentine Omwanta un 25enne originario della Nigeria, fermato dai Carabinieri della Compagnia di Trapani al Cara di Mineo. L’uomo, secondo l’accusa, ha brutalmente picchiato una donna, riducendola in fin di vita, dopo aver tentato di violentarla. B.F. arma da taglio all’addome. Gli accertamenti espletati nell’immediatezza e le successive ricerche hanno permesso di individuare sul manto stradale l’arma del delitto, un coltello a serramanico con una lama di circa 12 cm e di rintracciare poco dopo per le vie del paese l’autore del ferimento. Secondo quanto riferito da testimoni, il 54enne, zio della vittima, ha minacciato con la stessa arma il fratello del giovane ferito, arrivato nel frattempo. Tra i due, prima dell’arrivo di Carabinieri, c’è stata una colluttazione che però non ha avuto conseguenze gravi. L’arrestato, secondo quanto trapelato, si era reso protagonista di un fatto simile a giugno del 2015, quando finì agli arresti domiciliari per aver ferito con un coltello un minorenne della zona. L’uomo, ora in carcere, è in attesa di comparire davanti al giudice per l’udienza di convalida. B.F. 9 Venerdì 29 luglio 2016 DALL’ITALIA PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA “Volevano ammazzare in Italia”: condannati Jihadisti Il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas dovranno scontare sei anni di carcere per terrorismo internazionale: volevano colpire la base Nato di Ghedi di Barbara Fruch o scorso 25 maggio sono stati condannati a 6 anni di carcere dal tribunale di Milano. E ora arrivano le motivazioni della sentenza per il tunisino 35enne Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas, 27anni, presunti terroristi legati all’Isis, autori degli ormai famosi selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma, venuti a galla sul web. Secondo i giudici della Prima Corte d’Assise di Milano i due, arrestati il 22 luglio dell’anno scorso, “erano determinati ad ammazzare in Italia”, la loro “ossessione” era “attuare la jihad” attraverso “la commissione di un attentato”. Secondo le indagini condotte dal pm di Milano, Enrico Pavone, e dal procuratore aggiunto dell’antiterrorismo, Maurizio Romanelli, i due - da anni residenti a Manerbio, paese della bassa Bresciana, con regolare permesso di soggiorno e un’occupazione stabile - erano pronti a colpire la base Nato di Ghedi, in provincia di Brescia, come emerso dalle intercettazioni ambientali e telefoniche. Un obiettivo, scrivono i giudici in un passaggio delle motivazioni della sentenza come riportato da ‘AskaNews’, “bel al di là delle loro capacità” ma che “diviene per Briki una vera ossessione, la via ideale per attuare la jihad”. In un colloquio del 21 giugno 2015, poco più di un mese prima di finire in manette, Briki “afferma di voler compiere la jihad in Italia individuando l’obiettivo principale delle proprie azioni nell’aeroporto militare di Ghedi”. Tanto che all’amico, il tunisino assicura: “Voglio andare a Ghedi”. “La consolidata determinazione del Briki “ osserva la Corte “a colpire la base non L viene scalfita dai timori” del complice di essere bloccati dal personale addetto alla vigilanza dell’aeroporto e, quindi, scoperti. “Anzi sottolinea che il ramadan è il periodo migliore per fare il jihad”. Infatti dalle intercettazioni emerge che Briki avrebbe voluto colpire tra il giugno e il luglio 2015. Briki, sottolineano ancora i togati, ha interpretato “un ruolo più attivo” rispetto a quello del compagno. Il tunisino, infatti, “spendeva il nome dell’organizzazione terroristica nella sua attività di propaganda attraverso l’account twitter”, nominato “Islamic_State_in_Rome” dove venivano postate foto di luoghi simbolo delle principali città italiane accompagnate da minacce per l’Occidente. Waquas era invece “più prudente e pragmatico” dell’amico, ma per la Corte d’Assise di Milano non merita un “più mite trattamento sanzionatario” perché con Briki “condivideva il medesimo disegno criminoso” e il loro era un legame fondato soprattutto sulla “forte determinazione a commettere un qualsiasi attentato”. Il movente è quello tipico del terrorismo islamico: cioè “una distorta ideologia e un odio generalizzato verso gli appartenenti a qualsiasi altra confessione”. Non a caso “a tratti sognavano di raggiungere il territorio dell’Is per partecipare alla Jihad in quella terra” e combattere come foreign fighters. “Poiché la strategia terroristica islamica risulta oramai per lo più improntata all’agire individuale – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza – senza che sia necessaria una particolare organizzazione di mezzi e di uomini, e dal momento che il fine unico perseguito è quello di creare il terrore mietendo vittime con diverse singole azioni organizzate e realizzate in brevi lassi temporali, sarebbe fuorviante e scorretto ragionare con le categorie pensate per le ‘comuni’ associazioni per delinquere”. Il giudice estensore del provvedimento, in base a una sentenza della Cassazione ha sottolineato che “l’organizzazione terroristica transnazionale va pensata, più che come una struttura statica, come una ‘rete’, in grado di mettere in relazione persone assimilate da un comune progetto politico-criminale, che funge da catalizzatore”. Quindi, “per partecipare a una siffatta associazione è sufficiente che il partecipe si metta a disposizione della rete per attuare il disegno terroristico, o che, più semplicemente segnali ad essa i propri progetti criminosi affinché questa li possa rivendicare”. Comunque, si legge nelle motivazioni, “la difficoltà a reperire armi in Italia hanno senza dubbio rappresentato per gli imputati il maggiore - se non l’unico - ostacolo per l’attuazione dei propri propositi criminosi”. Di certo, la sentenza pare confermare che il pericolo terrorismo, collegato a un’immigrazione sempre più incontrollata, anche in Italia è concreto. L’OPERAZIONE IN SARDEGNA Spaccio di droga e rapine: smantellata banda Sette le persone colpite da ordinanze di custodia cautelare Facevano arrivare le sostanze stupefacenti dalla Puglia, dove costavano meno, per poi smerciarle velocemente paccio di sostanze stupefacenti, rapina aggravata, porto abusivo di armi, truffa e simulazione di reato. È con queste accuse, a vario titolo, che, ieri all’alba, i carabinieri di Lanusei, Nuoro e Jerzu hanno eseguito sette ordinanze di custodie cautelari emesse dal gip del tribunale di Lanusei nei confronti di altrettante persone, residenti nei comuni di Arzana, Lotzorai, Barisardo e Villanova Strisaili. In cella sono finiti Marco Mura, 36 anni, di Lanusei, considerato il capo della gang, e Raffaele Congiu, di 38, di Villanova Strisaili. Ai domiciliari, invece, Celine Mulas, cittadina francese di 36 anni, compagna di Mura; Claudio Cocco, di 30, di Lanusei; e Francesco S Piras, di 25, anche lui di Lanusei. Obbligo di firma, infine, per Mosè Cao, 53 anni, di Lotzorai, e Paolo Pischedda, di 34, di Lanusei. Quattordici complessivamente le persone indagate. Sono tutti accusati di traffico e spaccio di ingenti quantità di sostanze stupefacenti. A far scattare le indagini nel 2013 è stato un controllo dei militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna impegnati nella ricerca di un latitante. Due persone furono perquisite, recuperati due scanner per intercettare le comunicazioni delle forze dell’ordine, svariate schede telefoniche intestate a stranieri, alcuni passamontagna, guanti e denaro. Analizzando le schede i militari sono riusciti a individuare la banda e tutti i suoi componenti. Il gruppo, come emerso dalle indagini, faceva arrivare dalla Puglia ingenti quantitativi di marijuana, perché lì costava meno, e poi la smerciava velocemente a Muravera, Cagliari, Sassari e in diversi centri dell’Ogliastra. Molti i sequestri effettuati nel corso delle indagini. L’1 marzo del 2014 al porto di Arbatax fu bloccato un carico di 50 chili di marijuana del valore di quasi 200mila euro, arrestato il corriere e sequestrati nella sua abitazione altri 40 chili di droga. Il 12 ottobre dello stesso anno lungo la Statale 125, a Tertenia, fu fermata l’auto condotta da Claudio Cocco e recuperati 522 grammi di ‘erba’. Il giorno dopo Marco Mura e Celine Mulas furono controllati sulla stessa strada e trovati in possesso di oltre un chilo di droga. Alcuni dei destinatari delle misure cautelari sono inoltre accusati della di una rapina avvenuta nel giugno 2014 ai danni di una gioielleria di Tortolì. Proprio Mura e la compagna, qualche giorno prima, avevano fatto un sopralluogo nel negozio. Dopo il colpo, i militari riuscirono a recuperare parte della refurtiva venduta dalla coppia ad alcuni compro oro, mentre altri gioielli furono recuperati nella loro abitazione a Bari Sardo. Recuperato anche il casco che Mura avrebbe indossato il giorno della rapina. 10 Venerdì 29 luglio 2016 STORIA OGGI L’ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI BENITO MUSSOLINI, NEL FINE SETTIMANA MOLTE LE INIZIATIVE PER COMMEMORARE L’EVENTO Benito, 133 anni fa Celebrazioni religiose e civili per ricordare la figura del Duce,domenica a Villa Carpena il tradizionale pranzo conviviale e tanti libri sul tema di Emma Moriconi entotrentatre anni fa, a Dovia di Predappio, nasceva Benito Mussolini. Molti gli eventi organizzati in tutta Italia per commemorare la storica data, ma di certo è qui, in Romagna, da dove vi scrivo oggi, che le celebrazioni assumono un’atmosfera particolare. Perché innanzitutto è proprio qui che nacque, in quella giornata d’estate del 1883. Poi perché è qui che riposa, nella cripta di famiglia a San Cassiano. Nella mattinata di oggi si terrà una celebrazione religiosa qui a Villa Carpena, dove la famiglia Mussolini visse e dove donna Rachele trascorse gli ultimi anni della sua vita. Oggi questa casa è un Museo, e saranno migliaia gli Italiani che si prevede arriveranno nelle prossime ore e nei prossimi giorni, fino alla giornata conclusiva di domenica 31. Una giornata, quella di domenica prossima, che si preannuncia ricca di iniziative. Al mattino saranno due le celebrazioni religiose sul territorio, una si svolge a San Cassiano, nella chiesa adiacente al cimitero. Già da C Villa Carpena giorni la nipote del Duce Edda Negri Mussolini, come accaduto lo scorso aprile, ha raccomandato sobrietà e rispetto dei luoghi sacri: nell’anniversario della morte del Duce l’appello di Edda è stato accolto, probabilmente anche per questa circostanza gli Italiani che verranno sapranno adoperare un contegno consono al luogo e alla circostanza. Dopo la Santa Messa moltissime persone sono attese proprio a Villa Carpena, per l’imperdibile pranzo conviviale che vedrà riunite centinaia di persone provenienti da tutta Italia. Sempre Villa Carpena, grazie alla cortese ospitalità dei proprietari Adele e Domenico Morosini, sarà il fulcro culturale anche dal punto di vista dell’editoria storica: due volumi di Pietro Cappellari dedicati rispettivamente allo sbarco di Anzio e alla RSI, il mio “Gli uomini di Mussolini - Ritratti di un Ventennio”, un altro mio lavoro - scritto a quattro mani con Luciano Garibaldi - dal titolo “Mussolini, sangue a Piazzale Loreto”, e poi “Giovinezza tradita” di Alessandro Russo (tutti Herald Editore); e ancora il volume caro al mio cuore, “Donna Rachele mia nonna, la moglie di Benito Mussolini”, che ho scritto con Edda Negri Mussolini (Edizioni Minerva) e che ha fatto nel corso degli scorsi mesi il giro d’Italia andando a toccare anche la terra di Spagna, e infine “Fascismo: Stato sociale o dittatura?”, che la nostra indimenticabile Martina Mussolini scrisse a sei mani con Edoardo Fantini e Andrea Piazzesi. UN FINE SETTIMANA DEDICATO ALLA MEMORIA E ALLA CULTURA, AGLI UOMINI CHE HANNO FATTO LA NOSTRA STORIA, CHE È LA PIÙ BELLA Scrivere per non dimenticare La penna di ciascuno di noi è al servizio della verità e dei lettori, ogni giorno er l’occasione, come dicevamo, molte energie culturali convogliano a Villa Carpena: la Herald Editore propone tre nuove pubblicazioni e una serie di volumi della collana “Per non dimenticare”, tra cui i libri dello storico Pietro Cappellari, dedicati allo sbarco di Anzio e alla Repubblica Sociale Italiana. Quanto ai tre nuovi titoli, uno è “Gli uomini di Mussolini - Ritratti di un Ventennio”, che è la raccolta dei numerosissimi articoli a mia firma apparsi in questi anni sul Giornale d’Italia. Abbiamo voluto, in questo modo, rispondere anche alle numerose richieste provenienti proprio da voi lettori di raccogliere in un unico volume i cosiddetti “ritratti” che sono apparsi sul nostro quotidiano nel corso dei lunghi mesi che ci separano da quella prima puntata dell’ormai lontano ottobre 2013. Questo volume - nato da una collaborazione tra il nostro Giornale d’Italia e la Herald Editore, reca la prefazione di Gennaro Malgieri e l’introduzione del Direttore di questa testata Francesco Storace, che volle questo lavoro tre anni fa. Si tratta di una raccolta di brevi biografie, centoventuno per l’esattezza: figure istituzionali e militari, nomi più noti e nomi “dimenticati”, e non mancano le figure “familiari”, quelle più vicine al Duce. Mancano invece, in questo volume, i “quindici” di Piazzale Loreto, che vanno a completare il quadro nel secondo volume proposto da Herald, “Mussolini Sangue a Piazzale Loreto - Martiri e Contromartiri”, che ho avuto l’onore di scrivere a quattro mani con Luciano Garibaldi, storico di fama internazionale e autore, tra l’altro, de “La pista inglese”, che Garibaldi teorizzò oltre 20 anni fa. Un libro che racconta sia “i martiri” che P “i contromartiri” di quella piazza milanese simbolo ancora oggi di sangue e di orrore. Il volume presenta oltre 80 foto inedite dello scempio dell’aprile 1945. A questo proposito, devo dire che quelle foto mi hanno procurato notti insonni e un senso di inquietudine e di orrore che è persino difficile da spiegare. Ciò che posso fare ora, prima di tutto, è riportare ciò che scriviamo in apertura di questo libro. Ecco: “Esprimiamo ai familiari delle vittime di piazzale Loreto il nostro sincero e profondo rispetto, ci scusiamo per il dolore e l’orrore che inevitabilmente le immagini contenute in questo libro susciteranno. Noi tuttavia siamo cronisti della storia, e raccontare quelle pagine buie e quelle ferite ancora aperte, è per noi non certo un piacere, ma sicuramente un dovere nei confronti della nostra storia e del nostro popolo”. Non nego di aver pensato, in quelle notti di lavoro forsennato dedicate alla redazione di questo lavoro, prima di tutto a Edda, alla quale mi lega una profonda amicizia e un affetto sincero, al dolore che quelle immagini provocano a lei, a sua sorella Silvia, a tutti i loro familiari e ai familiari di quelle povere vittime. Ma gli Italiani devono sapere quale orrore fu, cosa fu davvero quella giornata orribile della nostra storia. Con dolore e con rispetto, questo lavoro è dedicato alla loro memoria. Ancora, a disposizione dei lettori arriva un terzo libro, “Giovinezza Tradita”, di Alessandro Russo, del quale ho avuto il piacere di stendere la prefazione. Alessandro è un collega del Giornale d’Italia, lo leggete spesso su queste colonne, dunque già lo conoscete. Il suo romanzo - che è ispirato a una storia vera - racconta un momento particolare della nostra storia: siamo tra il 1922 e il 1923, all’indomani della Marcia su Roma. Russo mette su carta gli umori e le sensazioni di un’epoca, le luci e le ombre di una generazione, romanzando una storia vera in un susseguirsi di eventi che portano a un finale inaspettato e altamente significativo. Mi piace, lo stile di Alessandro. È vivo, vivace, coinvolgente, quello che scrive si legge d’un fiato: ma questo voi lettori già lo sapete. Vi resta solo di leggerlo anche come romanziere, oltre che come giornalista. Non resterete delusi, parola di una che legge moltissimo, e che - per mestiere - scrive. Ma gli appuntamenti a Villa Carpena non finiscono qui: sempre domenica, nel pomeriggio, Edda ed io presenteremo agli ospiti del Museo il nostro libro dedicato a Donna Rachele. E sarà un’emozione non certo da poco, considerando che proprio in questo luogo, a Villa Carpena, Edda ha vissuto la sua età più bella, quella dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’età che è stata ferita dalla prematura scomparsa della mamma, Anna Maria, ma che le ha comunque donato un altro grande amore: quello di sua nonna Rachele. Anzi, delle sue nonne, perché anche nonna Maria è stata una presenza importantissima per la crescita di quella bambina rimasta orfana davvero troppo presto. Si, sarà forse una delle giornate più emozionanti di questi due anni che ci hanno viste vicine, a lavorare a questo progetto che Edda definisce “il libro della mia vita”, e che anche per me è un pezzo di cuore. A presentare l’evento ci saranno i proprietari del Museo, Adele e Domenico Morosini, e il nostro Alessandro Russo. E poi ci sarà la nostra Fiorenza Ferrini, instancabile come sempre e pronta, come ogni giorno, a raccontarci le sue avventure a Salò. Infine, ci sarà anche Edoardo Fantini, insieme ad Andrea Piazzesi: il libro “Fascismo: Stato sociale o dittatura?”, che hanno scritto con Martina Mussolini, il cui ricordo ci accompagna ogni giorno, è un altro lavoro che impreziosisce questa giornata dedicata alla memoria e alla cultura, alla nostra storia, che - lasciatemelo dire - è la più bella. [email protected] 11 Venerdì 29 luglio 2016 SOCIETA’ A QUATTRO ANNI DALLA SCOMPARSA DEL GRANDE CANTAUTORE ECCO LA RASSEGNA FOTOGRAFICA IN ONORE DELL’ARTISTA BOLOGNESE Roma celebra Lucio Dalla al Vittoriano La mostra sarà aperta fino al prossimo 2 ottobre: è il primo di una serie di appuntamenti dedicati ai grandi della cultura nazionale di Simone Sperduto quattro anni dalla sua scomparsa, l’artista bolognese Lucio Dalla viene celebrato dal mondo della cultura italiana con una rassegna fotografica, all’interno del complesso del Vittoriano a Roma. La mostra, che ha aperto i battenti il 23 luglio, sarà visitabile fino al 2 ottobre con ingresso gratuito a pochi passi dalle superbe sale che ospitano il Museo del Risorgimento. Questa mostra, tra l’altro di elevato spessore, dovrebbe essere soltanto la prima all’interno di una lunga serie di appuntamenti dedicati ai grandi della nostra cultura nazionale. Elogi di uomini e donne di illustre memoria che un tempo avrebbero trovato spazio nei testi rinascimentali di Paolo Giovio e che oggi, finalmente, possono popolare il monumento simbolo dell’identità nazionale per eccellenza, che risponde al nome di Vittoriano; volendo assecondare l’isteria anglofila che attanaglia per moda tanti, forse troppi, italiani potremmo definirla una sorta di hall of fame. Sta di fatto che questa rassegna dedicata al grande poeta e cantautore bolognese ha decisamente centrato l’obiettivo, convogliando presso gli immensi corridoi del Vittoriano anche tanti turisti stranieri dispersi tra le luci A soffuse che colorano di azzurro gli scatti posizionati lungo le pareti e firmati da fotografi come Giovanni Canitano, Guido Harari, Carlo Massarini, Fabio Lovino, Fausto Ristori e Luciano Viti. Quello stesso azzurro che rievoca le note in sottofondo di “Com’è profondo il mare”, mentre vediamo la vita di Lucio Dalla scorrere a trecentosessanta gradi ora nella sua amata Piazza Maggiore di Bologna, davanti a San Petronio, ora in compagnia degli amici e colleghi Ron, Venditti e De Gregori al ristorante o in giro per l’Italia dietro le quinte dei suoi numerosi tour. Dal successo di “Banana Republic” tra Rimini e Pescara al sorriso quasi beffardo sulla poltrona di un barbiere a Basilea; dalle pose in pieno relax nel giardino di casa a Urbino, in compagnia del suo cane, fino alla sfida goliardica in altezza lanciata ai cestisti del Banco di Roma. La Capitale è stata più volte meta di soggiorni per il musicista, che viene immortalato sul Lungotevere e all’interno di un bar all’Isola Tiberina. L’arte di Lucio Dalla era nella sua stessa semplice quotidianità, così come nel suo modo di vestire e di apparire, nonché negli inseparabili cappelli; tutto questo al di là dei testi meravigliosi delle sue poesie tramutate in canzoni, alcune delle quali sono entrate di diritto anche nella storia del cinema italiano. Così “Cara” e “L’ultima Luna” diventano parte della colonna sonora del film cult di Carlo Verdone “Borotalco”, dove Lucio Dalla non teme neanche il confronto con Mozart e Beethoven e diviene quel colosso della musica ancora oggi ricordato da un Paese intero. LODOVICO ELLENA, LUIGI BARBERIS, DANIELE NEATO: UN “TRIO SEMI-ELETTRICO” PER RIDERE MA ANCHE PER PENSARE I Desperados, per cantare la protesta. In piemontese Umori e malumori messi in musica: ecco alcuni testi che stanno spopolando tra il biellese e il vercellese nostri lettori conoscono già Lodovico Ellena, e di sicuro lo ricordano perché lo abbiamo citato spesso sulle colonne del nostro Giornale d’Italia. Ultimamente ne abbiamo parlato a proposito di un suo scritto, un libretto dal titolo “La violenza della democrazia”. Bella penna, filosofo sopraffino, Ellena ha uno spirito frizzante che ora va a incanalarsi in un’altra delle sue passioni: la musica. I In piemontese. E, anche qui, Lodovico protesta, e si fa sentire. Insieme a due amici ha messo su un “trio semi-elettrico” che si chiama “I Desperados”, e già il nome è sintomatico di un certo spirito non proprio domo. Gli altri due sono il pittore Luigi Barberis e l’agricoltore Daniele Neato. Il tema portante della protesta in musica, neanche a dirlo, è la politica. E se quando Ellena scrive è decisamente severo con quelli che prende di mira (e ne ha tutte le ragioni, c’è da dire), quando canta e quando suona, beh... potremmo dire che gliele canta e gliele suona come si deve. Due chitarre, una batteria, tre voci e tanta satira, sottile e spregiudicata al tempo stesso, che rallegrano - con una vena di amarezza, non si può fare a meno di sottolineare - le serate nei locali tra il biellese e il vercellese. Il dialetto è piemontese, come piemontesi sono i tre membri del gruppo che mettono in musica e parole le frustrazioni, le delusioni, le incongruenze di un sistema che non funziona, che implode, che sprofonda. E siccome Lodovico Ellena è nostro amico, e ci piace ciò che scrive, ci siamo permessi di chiedergli qualche testo, per raccontare ai nostri lettori cosa combinano i Piemontesi “disperati”, per riderci su ma anche per riflettere un po’, perché in fondo ogni forma d’arte serve a ridere, ma anche a pensare. Vi proponiamo quindi - in attesa che esca un lp in vinile del trio in collaborazione con Jerry Sorrenti e altri ospiti per l’etichetta di brindisi Psych-out e del disco che incideranno durante l’estate - il testo de “Lo Scuroveggente”, che è dedicato indovinate a chi? Si, bravi, proprio a lui: al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Leggete, sorridete, e indignatevi pure un po’, ché male non fa. Lo scuroveggente (L. Ellena) - Faccia da coniglio/ presiede un consiglio/ è scuroveggente/ e affloscia la mente/ lo fa da stagioni/ con donne e meloni/ è fosforescente/ ma brilla di niente/ gli struzzi in Norvegia/ gli fanno ciao ciao/ tra boschi e fatine/ non trovi una fine/si credon cavalli/ ma manco son galli/ si dicon campioni/ ma son peperoni/ qualcuno li sperda/ tra nuvole e... Lasciamo sfogo all’immaginazione del lettore, e nel frattempo che pensate a qualcosa che fa rima con “sperda”, addentriamoci nel prossimo testo, eccolo qua. Non pensare conviene (L. Ellena) Non pensare conviene/ perché hai meno guai/ una vita sicura e sai cosa fai./ Ma ti resta un problema/ un dettaglio peloso/ che in quel modo regali/ la mente a qualcuno./ Ti attraversa il cervello/ pensiero poco snello/ e non ti lascia dormire/ quindi cominci a scavare./ Ti regalano Dei/ ti cucinano zuppe/ tutto è già digerito lo puoi ruminare./ Ma fatichi a ingoiare/ quella pappa un po’ scura/ forse qualcosa ti dice/ che è contro natura./ Non ti va il conformismo/ non ti va di accettare/ tutto quel bene di dio/ che nuota là in quel mare. A proposito, tra un brano e l’altro ricordatevi, se vi capita, di cercare “La violenza della democrazia”, edizione Tabula Fati. Già lo consigliammo ai nostri lettori, lo riproponiamo perché qui capita proprio a fagiolo. E per oggi vi salutiamo con un altro testo, buon pro vi faccia, cari lettori. Ecco a voi questa ultima chicca. Che me ne frega ammè (L. Ellena) se non sanno cosa fanno ma lo fanno tutto l’anno/ se una squadra da oratorio ti governa con i dadi/ se ci sono sacerdoti alle volte un po’ fetenti/ che riparano bambini con dei giochi assai carini/ che me ne frega ammè (2)/ perché io penso ammè./ Che me ne frega ammè/ se politici ignoranti fan da sé per sé garanti/ se ci invadono di imam che non mangiano salam/ se ci danno ampia scelta ma poi fanno profezie/ e se predicano pace con le bombe intelligenti/ che me ne frega ammè (2)/ alè, pensa per te./ Che me ne frega ammè/ se risorge la verdura ma a nessuno fa paura/ se si sparano per strada e nessuno vede niente// se difendi la tua vita e ti mandano in galera/ se fetenti con cravatta vanno in giro a testa alta/ che me ne frega ammè (2)/ e già, io bevo un the. Dimenticavo: I Desperados li trovate anche su youtube, cercateli, sono simpaticissimi, e sono anche una voce fuori dal coro. Come piace a noi. 12 Venerdì 29 luglio 2016 SPORT DOPO ANNI DI MAGRA TRA SCANDALI, FALLIMENTI, INCHIESTE E FAIR PLAY FINANZIARIO, LA SERIE A NUOVAMENTE ALLA RIBALTA Un calciomercato sensazionale, le italiane tornano protagoniste Pogba allo United, si chiude. La Juve si “consola” con Gabigol. Il Napoli ufficializza Milik, rilancia per Icardi ma dovrà accontentarsi di Bacca L’Inter vicina a Candreva e non molla Joao Mario. Grana Keita per la Lazio, Zaza verso il Milan e Diawara a un passo dalla Roma di Federico Colosimo n mercato così scoppiettante non si vedeva da anni. Dai tempi in cui l’Inter prendeva Ronaldo, Vieri, Eto’o. E ancora: da quando la Lazio comprava Crespo, la Juve Zidane, la Roma Batistuta, il Milan Shevchenko. Erano gli anni d’oro del calcio italiano, quando i nostri team dominavano in lungo e in largo. Invidiati da tutti. Con la Serie A che rappresentava senza ombra di dubbio il campionato più bello, affascinante e attraente al mondo. Poi sono arrivati gli scandali, i fallimenti, Calciopoli, le retrocessioni. Senza dimenticare le scommesse. Ebbene, dopo un periodo di magra i club nostrani sono tornati alla ribalta. Grazie pure all’arrivo di imprenditori americani, cinesi. Ma anche per via della supremazia incontrastata e ad oggi incontrastabile della Vecchia Signora, che ha smosso le acque. Attraverso un mercato sì faraonico, ma all’insegna anche dell’intelligenza e della caparbietà. Prima gli acquisti di Pjanic, Dani Alves, Benatia e Pjaca. E poi quello di Higuain strappato per 90 milioni al Napoli che ha ricevuto il pagamento della clausola U In ordine Icardi, Candreva, Milik e Pogba volta a liberare automaticamente il Pipita. E non è ancora finita. Perché se Pogba è sempre più vicino al Manchester United (forse già oggi la chiusura dell’affare più costoso del secolo), i bianconeri hanno in canna altri due colpi sensazionali: in dirittura d’arrivo la trattativa per Gabigol del Santos, il nuovo Neymar. E non solo. Perché Marotta e Paratici hanno individuato in Witsel dello Zenit il sostituto ideale del “polpo” Paul. Juve e non solo. Perché il Napoli continua ad offrire cifre folli per strappare all’Inter Icardi. L’ultima proposta, indecente, fatta pervenire ai neraz- zurri, è di 60 milioni di euro per portare a Castel Volturno l’attaccante argentino. Ennesimo rilancio nuovamente rifiutato da Tohir e il gruppo Suning. Col presidente degli azzurri De Laurentiis che ha già pronta l’alternativa: Bacca dal Milan. Intanto ieri ecco il primo vero colpo, con Milik (ormai ex Ajax) che ha effettuato le visite mediche e oggi raggiungerà la banda Sarri nel ritiro di Dimaro. L’Inter non vuole vendere Icardi e anzi cede al “ricatto” della moglieagente. Pronto il rinnovo del contratto per il capitano, che attraverso il suo entourage ha alzato la posta e si appresa ad ottenere ciò che più voleva: la permanenza a Milano e un contratto sontuoso. E non è tutto. Ormai a un passo l’acquisto di Candreva dalla Lazio, senza abbandonare la pista che porta a Joao Mario dello Sporting Lisbona, con le negoziazioni che si sono incredibilmente riaperte. E per il centrocampo si punta Diarra. Il tutto per far tornare il sorriso a Mancini, che continua a pensare alle dimissioni, e costruire una squadra all’altezza della situazione. Il Milan aspetta di cedere Bacca per fiondarsi su Zaza mentre la Roma prepara l’assalto decisivo a Diawara del Bologna per poi con- Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio centrarsi sul reparto difensivo. Grana Keita per la Lazio, con il senegalese che sta facendo di tutto per essere ceduto. Sulle sue tracce il Monaco pronto a mettere sul piatto della bilancia 25 milioni di euro. Biancocelesti sempre più vicini a Thauvin del Newcastle. E’ lui il sostituto individuato per rimpiazzare Candreva. Dopo le Olimpiadi potrebbe poi arrivare Rodrigo Caio del San Paolo, orientato a cedere alle lusinghe degli aquilotti. E’ un calciomercato sensazionale, all’insegna delle sorprese e delle follie. Con le squadre italiane scatenate.