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Anno V - Numero 182 - Venerdì 29 luglio 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Centrodestra
Il baratro
Sport
Il veto di Salvini
affonda Parisi
Mps abbandonata
dalle altre banche
Pazzo calciomercato:
italiane protagoniste
Calvo a pag. 2
a pag. 3
Colosimo a pag. 12
NON SIA IMPOSSIBILE REALIZZARE IL SOGNO DI UNA FIEREZZA POLITICA CHE NON SI SENTA COSTRETTA A RINNEGARE LA PROPRIA STORIA
di Francesco Storace
C
aro Duce,
mi piacerebbe fare
un’intervista con te,
nel giorno del tuo
compleanno, un po’
per festeggiarti e un po’ per
riflettere assieme sulla bellezza di 133 anni ormai trascorsi. Nel 1883 comincia la
tua storia rivoluzionaria, che
ancora oggi viene letta, studiata, amata, odiata. Persino
Donald Trump parla di te: se
eletto sarebbe il primo presidente americano del dopoguerra a non essere affetto
da antifascistite postuma.
Traditori e ingrati ne hai incontrati a bizzeffe e avesti
anche la forza di fucilare a
Verona l’uomo che amava
tua figlia, Galeazzo Ciano.
Per tanti anni, nel dopoguerra
che ha fatto seguito al tuo
Ventennio, hai avuto fedelissimi che sono andati incontro
alla morte per non rinnegare
il tuo pensiero. Era chiamato
neofascista il Msi che aveva
nel simbolo quell’acronimo
Mussolini Sei Immortale (per
altri Mussolini Sempre Immortale) da cui sprigionava
la fiamma tricolore; un’altra
lettura di quel glorioso simbolo lo identificava semplicemente col tuo cognome,
senza il puntino finale dopo
la lettera I: qualche nostro
vecchio lo traduceva con
M.(u)S.(solin)I e basta.
Oggi viviamo il tempo in cui sembra
tutto finito; una comunità intera pare
essersi rassegnata alle urla di Matteo
Salvini, alle panzane di Beppe Grillo
o semplicemente se ne sta in casa
In questo weekend, domenica, sarà presentato a Villa
Mussolini da Emma Moriconi
il libro “Gli Uomini di Mussolini - Ritratti di un Ventennio”, una galleria di personaggi dai tanti che l’autrice
ci ha fatto conoscere ogni
giorno col nostro Giornale
d’Italia. Consideralo un regalo per i tuoi 133 anni.
Oggi, nel giorno del tuo compleanno, siamo anche noi a
chiedere un regalo a te: una
strada, nella democrazia, per
ritrovare la fierezza di un
mondo disperso; assieme alla
forza dell’esempio di chi non
si arricchì con la politica e
le istituzioni (Nel libro Donna
Rachele abbiamo vissuto l’incredibile storia di una meravigliosa vedova che non
sembrava aver mai diritto
alla pensione perché il marito
capo del governo non si era
mai fatto pagare lo stipendio,
ne’ versare i relativi contributi
previdenziali... A lei, la Fornero l’applicarono anzitempo.
Senza dover attendere Mario
Monti e i rivoluzionari da
operetta che sostenevano le
sue riforme antisociali).
Il regalo al Duce lo faremo
ancora più bello l’anno prossimo se riusciremo a trovare
un clima di nuovo positivo
tra quanti non hanno mai rinunciato alla verità storica.
Luci e ombre, certo, si alternano in ogni epoca; ma assistere all’agonia di una comunità non deve essere un bello
spettacolo nemmeno dall’aldilà. Se
oggi soffi sulle candeline, pero’,
aspetta a spazzarci via tutti.
Auguri comunque, Cavaliere.
AUGURI AL DUCE
Nel giorno del “compleanno” di Mussolini qualche considerazione
amara su una comunità che sembra avviata all’agonia
quando altri milioni di italiani vanno
a votare decidendo il futuro di tutti
noi attraverso la scelta di chi dovrà
governare.
Sai bene che non sogniamo un’Italia
in camicia nera, che per primo bolleresti come anacronistica nel mondo di oggi. Ma una Nazione grande
e sovrana è ancora il nostro obiettivo,
ma non la realizzeranno i piccoli fi-
guranti odierni. Costoro hanno persino timore a parlare di te; nel nome
dell’anagrafe rinnegano una storia
che ha dato loro fortuna, potere e
quattrini.
OLTRE L’EMERGENZA, PURE L’INCHIESTA
ANNULLATE LE MARCE CONTRO IL TERRORISMO
Rifiuti a Roma, rebus-Raggi
di Robert Vignola
Parma fu l’inceneritore.
A Livorno la municipalizzata. Il pessimo rapporto tra il Movimento 5 Stelle
e i rifiuti non muta a Roma,
dove a pochi giorni dall’insediamento (tardivo) della giunta,
già ci si trova a dover fare i
conti con un’inchiesta. È su
Rocca Cencia che la Procura
di Roma ha puntato i riflettori,
con i magistrati di piazzale
Clodio che procedono per truffa
ai danni di Ama, frode nelle
pubbliche forniture, traffico illecito di rifiuti e, addirittura,
associazione a delinquere. Fulmine a ciel sereno? Non proprio. Già in settimana agenti
di polizia tributaria si erano
recati in Comune a mettere le
mani su tutta la documentazione utile, che oltre alla proprietà dell’impianto (la Colari
del re di Malagrotta Manlio
A
PAURE E DIVIETI:
MAL DI FRANCIA
a pag. 4
Cerroni) riguardano anche la
regione Lazio.
Va da sé che non è certo imputabile nessuno dei nuovi insediati per l’indagine in corso.
Eppure lo scivolone sulla buccia
di banana, una di quelle abbandonate nei cassonetti in attesa che qualcuno li scuoti,
c’era stato la scorsa settimana,
con quell’incontro venuto alla
luce proprio tra emissari dell’amministrazione e i vertici di
Colari. E la sconfessione della
politica dei rifiuti targata Colari
e adottata da decenni, avvenuta
sul blog tre giorni fa, coincide
con la visita degli agenti in
Campidoglio. Guarda caso…
Tant’è: la prima prova è davvero
quella del fuoco per la giunta
Raggi, che al di là delle promesse di ripulire la capitale
(dopo Ferragosto, mica all’istante) deve trovare un sistema
capace di funzionare e di scongiurare quindi per sempre l’emergenza. Requisire Rocca
Cencia, suggeriva ieri l’ormai
delegittimato numero uno di
Ama Fortini, affidando l’indispensabile tritovagliatore all’azienda, mentre il sindaco
Raggi rimbrottava: “Stiamo già
prendendo dei provvedimenti
perché è evidente che la responsabilità della gestione dei
rifiuti, dello spazzamento delle
strade è di chi ha governato
Ama fino ad oggi”.
Il risultato è che Roma non ha
amici all’Ama, né può più brigare con il “ras della monnezza”. Un bel rebus da affrontare
sotto l’ombrellone.
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Venerdì 29 luglio 2016
ATTUALITA’
ALTRO CHE UNITO, CENTRODESTRA SEMPRE PIÙ SPACCATO. POCHE LE SPERANZE DI RIUNIRE LE TROPPE ANIME SPARSE
Da Salvini porta in faccia a Parisi e Berlusconi
Il leader della Lega: “Nessuna marmellata o alleanza con gente come Verdini, Cicchitto,
Alfano, Tosi e Passera. Io con i servi non ci sto. Il discrimine sarà la politica estera”
di Marcello Calvo
entrodestra unito? Macché,
sempre più spaccato. Matteo Salvini si smarca da
Stefano Parisi, l’ormai ex
candidato a sindaco di Milano a cui Silvio Berlusconi ha affidato
le chiavi di Forza Italia per un progetto volto a rilanciare sì il partito,
ma soprattutto a riunificare le troppe
anime divise, schierate (anche a
sinistra) e sparse in vista delle elezioni politiche.
Nessuna possibilità di alleanza per
la Lega, col suo leader che di recitare
la parte del numero due non ci
pensa nemmeno, che ha sbattuto le
porte in faccia all’ex direttore generale di Confindustria. E non solo.
“Perché una cosa è sostenere un
primo cittadino che deve far funzionare le metropolitane, le strade,
sistemare le case popolari. E un’altra
è riproporre una unione, una marmellata che a livello nazionale ha
dimostrato di non poter funzionare”.
In diretta su Radio Padania il leader
del Carroccio ci va giù duro e rompe, per il momento, le speranze
C
dell’ex Cavaliere. “Se qualcuno pensa di coinvolgere me o la Lega in
un’alleanza con Verdini, Cicchitto,
Alfano, Tosi, Passera ecc. ha sbagliato
indirizzo. Per quel che mi riguarda
il discrimine del prossimo accordo
sarà la politica estera: chi vuole la
Merkel, difende a spada tratta l’euro
o tifa Hillary Clinton, non può stare
al nostro fianco. Se Parisi è un riorganizzatore di Forza Italia va bene,
ma se Berlusconi pensa di far digerire al Carroccio coalizioni indigeste,
io non ci sto”.
Parole chiare, nette. Per una chiusura
praticamente totale. “In questo momento - ha aggiunto - non si capisce
bene chi comanda in Fi. Prima di
dare un giudizio preferisco aspettare.
Berlusconi è tanto che non lo sento.
La differenza non è tra liberali e le-
penisti, moderati ed estremisti. Ma
tra uomini liberi e servi. E quest’ultimi, in questo momento, ci sono sia
a destra che a sinistra”.
Il sogno di Salvini è quello di un referendum stile Brexit che consenta
all’Italia di uscire dall’euro. “Il voto
inglese lo ha dimostrato: fuori dall’Unione europea c’è vita. Ci sono
altri pianeti, c’è lavoro, esiste una
tassazione al 15%. Se non ci liberiamo da Nord a Sud di una moneta
sbagliata com’è l’euro non andiamo
da nessuna parte. Se Parisi in qualche
modo deve rappresentare il continuatore in Italia dell’asse MerkelBce-Ue, con noi non avrà nulla a
che fare. Io non sono un moderato
ma nemmeno inginocchiato o rassegnato. E preferisco condurre una
battaglia al fianco di chi vuole recuperare sovranità, identità e libertà”.
Nessuna marmellata, insomma. Almeno per quel che riguarda Salvini
e la Lega. Prima doccia gelata per
Parisi, che la sparata del leader del
Carroccio se l’aspettava. Ma forse
sperava in un’apertura. Che non solo
non c’è stata, ma non ci sarà. A
quanto pare, né ora né mai.
DOMICILIARI PER UN MILITARE DELL’ARMA, SOSPESO DAL SERVIZIO
Camorra, dossier a Cosentino su Cesaro
Nel giugno scorso l’ex sottosegretario è stato condannato a quattro anni per corruzione
Avrebbe pagato agente della penitenziaria per ricevere beni e visite non consentite
di Marco Compagnoni
vrebbe consegnato atti di
indagine sui presunti rapporti con la camorra da
parte dell’ex presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro.
Per questo un maresciallo dei
carabinieri Giuseppe Iannini, sospeso immediatamente dall’Arma,
A
è stato finito ai domiciliari per rivelazione di segreto di ufficio. Il
dossier lo avrebbe consegnato
nelle mani dell’ex sottosegretario
del Pdl Nicola Cosentino, indagato
in stato di libertà per ricettazione,
nell’ambito della stessa inchiesta
coordinata dal pool aggiunto Giuseppe Borrelli. L’ipotesi battuta
dalla procura è legata alla pre-
senza di una presunta centrale
di dossieraggio clandestino.
Nei confronti dell’ex parlamentare,
invece, è stata notificata un’informazione di garanzia per il reato
di ricettazione, aggravato dal metodo mafioso, ed è stata eseguita
una perquisizione domiciliare dai
militari dell’Arma.
Le indagini sono iniziate dopo la
scoperta di una pen-drive in possesso di Cosentino durante l’esecuzione dell’ordinanza del 3
aprile 2014 nei suoi confronti,
che conteneva documenti informatici relativi ad atti giudiziari,
informative di reato, richieste di
intercettazioni, ed ulteriori atti riguardanti collaboratori di giustizia,
coperti da segreti d’ufficio.
Iannini - si legge nella nota della
Procura della Repubblica di Napoli
- avrebbe volontariamente rivelato
all’ex deputato Pdl atti coperti
da segreto di ufficio, di cui era a
conoscenza ed in possesso in
virtù del decennale periodo di
servizio presso il Nucleo investigativo del gruppo di Castello di
Cisterna (Na), mediante la consegna di una pen-drive con informazioni e note investigative con
richieste di intercettazioni sul
clan Puca di Sant’antimo (Na) e
sui suoi contatti con esponenti
istituzionali ed imprenditori.
Le indagini tecniche hanno anche
evidenziato che Cosentino era in
possesso delle versioni informatiche di un falso verbale d’interrogatorio apparentemente reso
da un collaboratore di giustizia,
in relazione al quale l’imputato
aveva ammesso solo il possesso
di una copia cartacea, sempre
trovata durante la stessa perqui-
sizione del 2014. Contestualmente
all’esecuzione del provvedimento
cautelare è stato notificato, sempre a Cosentino, attualmente sottoposto ai domiciliari fuori dalla
Regione Campania, un decreto
di perquisizione personale e locale, e di informazione di garanzia
per il reato di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa per
aver ricevuto e detenuto la pendrive contenente i dati coperti
da segreto istruttorio.
L’accusa contestata dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di Napoli
all’ex sottosegretario, “riguarderebbe delle informazioni riservate
rivelate dal maresciallo dell’Arma
attraverso una pen drive il cui
utilizzo è emerso dall’analisi del
computer del politico”, lo ha spiegato l’avvocato Agostino De Caro,
legale dell’ex sottosegretario, interpellato dall’Ansa.
“Il computer - dice De Caro - fu
oggetto di accertamento in seguito all’arresto di Cosentino avvenuto il 3 aprile del 2014”.
In quella circostanza Cosentino
finì in cella nell’ambito di un’in-
dagine della Dda di Napoli sugli
affari della società di famiglia,
l’Aversana Petroli; nel corso dell’operazione furono arrestati anche
due fratelli dell’ex coordinatore
campano del Pdl. I carabinieri
inoltre perquisirono l’abitazione
di Cosentino in via Giannone a
Caserta analizzando attentamente
il computer.
Mentre nel giugno scorso Cosentino ha ricevuto la prima condanna nell’ambito dei vari processi
in cui è imputato: quattro anni di
carcere per corruzione. Era accusato di aver pagato un agente
della penitenziaria in servizio al
carcere napoletano di Secondigliano, per ricevere beni e visite
non consentite.
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Direttore responsabile
Francesco Storace
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: LE DECISIONI DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Forestale addio, approvato il decreto
R
equiem per il corpo forestale dello
stato: si passa da 5 a 4 forze di polizia. Con il premier Matteo Renzi
che frusta il “Paese occidentale con il
maggior numero di forze di polizia”, pur
assicurando che “non vuol dire che ci
saranno meno poliziotti, carabinieri, finanzieri nelle strade ma ci sarà un’organizzazione più semplice”. Il decreto è tra
una serie approvata ieri dal consiglio dei
ministri, tra cui il contratto dei pubblici
dipendenti: “Da 7 anni i dipendenti pubblici
non hanno un aumento di stipendio, bisogna riaprire la fase contrattuale e abbiamo iniziato mettendoci al tavolo sul
serio. La cifra nella legge di stabilità è
poco più che simbolica, siamo pronti a
mettere più denari purché sia chiaro che
chi lavora in Pa deve essere premiato e
chi fa il furbo va punito”.
E’ toccato poi al Ministro Martina spiegare
in concreto la nuova organizzazione. Dall’accorpamento della Guardia Forestale
“nascerà un comando specifico, nell’arma
dei Carabinieri”. Per Martina il nuovo
Comando “sarà una delle realtà più solide
in ambito internazionale, con 8 mila unità,
per un nuovo percorso di tutela delle politiche forestali”. Inoltre, sottolinea, dal
riassetto verrà istituita anche una “direzione specifica all’interno del ministero”.
Le proteste, è chiaro, sono comunque
dietro l’angolo: anche perché, come hanno
fatto notare più volte i sindacati, fa passare
i forestali da un ordinamento civile a
quello militare.
R. V.
IL LUTTO
La scomparsa di
SANDRO
PARNASI
priva Roma di uno
straordinario protagonista
del Lavoro e la sua famiglia
di un uomo esemplare.
Alla signora Marisa e ai figli
Luca, Flaminia e Flavia
il cordoglio affettuoso
di Francesco Storace.
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Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
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n° 286 del 19-10-2012
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Venerdì 29 luglio 2016
ATTUALITA’
L’ISTITUTO DI SIENA SUL FILO DEL RASOIO: NAUFRAGA IL PIANO PRIVATO DA 5 MILIARDI
Il pollice è verso per Mps
Morgan Stanley, Unicredit e Intesa San Paolo tagliano la corda. Oggi i risultati degli stress test
di Robert Vignola
iente da fare. Morgan Stanley, UniCredit e Intesa SanPaolo hanno
respinto la proposta di Monte dei
Paschi di Siena di sostenere il
proposto aumento di capitale da
5 miliardi. Secondo alcuni una risposta inevitabile, comunque una doccia fredda per
la derelitta banca rossa, i cui vertici adesso
dovranno mettere insieme alla bell’e meglio
un consorzio di garanzia dell’aumento di
capitale, in modo da avere un piano realizzabile prima della ormai imminente diffusione
degli stress test, naturalmente fonte di incubi
non solo per Mps, ma per tutto il sistema
creditizio italiano.
Come noto, finora a mostrare interesse sono
stati Citigroup, Bank of America, Deutsche
Bank e Credit Suisse, ma il consorzio includerà
anche i global coordinator Mediobanca e JPMorgan. Altre banche, incluse Societe Generale, Ubs e Nomura, sono state contattate nel
tentativo di condividere il possibile costo del-
N
l’operazione che dovrebbe vedere Monte
dei Paschi emettere titoli. Qualcuno dovrà rispondere nelle prossime ore, per centrare
l’obiettivo di un pre-accordo con un numero
sufficiente di banche in tempo.
Tutto ciò per arrivare a quel punto di svolta,
l’ottenimento dei 5 miliardi condizionato al
trasferimento di 10 miliardi di sofferenze
nette nella mani di Atlante 2, che a breve riaprirà le sottoscrizioni per tornare ad una dotazione di 3,5 miliardi. Quanto dovrebbe passare nelle mani del cosiddetto fondo di garanzia è comunque pari solo al 32% del
valore totale delle sofferenze nette, e comunque è considerato di per sé un livello ben
più elevato di quello che oggi i fondi di investimento sono disposti a concedere, ma comunque ritenuto compatibile con un rendimento atteso del 6 per cento.
E quindi? L’unica prospettiva per prendere
tempo pare quella di costituire un prestitoponte insieme ad un pool di banche per colmare il gap causato dalla smobilizzo dei Npl
(non performing loans). Ma il colpo per il sistema rischia di essere davvero pesante. Il
bail-in è insomma dietro l’angolo. E lo stress
rischia di essere tutto per obbligazionisti e
risparmiatori. Con Matteo Renzi e Pier Carlo
Padoan che questa volta non potranno stare
alla finestra senza proferire verbo.
ANCORA NESSUN RIMBORSO PER GLI OBBLIGAZIONISTI COINVOLTI CHE SONO TORNATI A PROTESTARE DAVANTI MONTECITORIO
Salva banche, la vergogna continua
Poco chiari i criteri con cui dovrebbero essere assegnati
gli indennizzi. Accuse al governo, “allo sbando”
di Marco Zappa
ltre il danno anche la beffa.
Non c’è pace per quelle oltre 13.000 persone che si
sono viste azzerare dal decreto
“Salva banche” le obbligazioni
subordinate di Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Sono ormai otto mesi che attendono i
rimborsi degli investimenti bruciati nelle quattro “good bank”
fallite. La data del 22 luglio doveva
essere quella del giorno sognato
da tutto questo tempo. Quella
della messa in moto per riprendersi i risparmi di una vita intera.
Una giornata cruciale che s’è trasformata nell’ennesima illusione.
O
Un’altra occasione persa dal governo per riscattarsi dalle figuracce fatte registrare in questi
mesi, con gli errori degli istituti
di credito coinvolti fatti ricadere
sulla testa degli ex obbligazionisti.
Ancora in attesa della restituzione
del maltolto.
Capita infatti che i criteri con cui
dovrebbero essere assegnati gli
indennizzi attualmente non si conoscono. E come spiega il Fatto
Quotidiano, non sono nemmeno
state definite le regole per l’arbitrato alternativo alla richiesta di
rimborso. Gli ex clienti dei gruppi
insolventi brancolano nel buio.
Con gli investitori che non sanno
quale strada intraprendere. A re-
gnare è l’incertezza più totale.
E il tempo scorre. Perché i risparmiatori che avevano investito in
obbligazioni subordinate delle
quattro banche coinvolte prima
del 12 giugno 2014 potranno chiedere al Fondo interbancario di tutela depositi un rimborso. Ma entro
e non oltre il 3 gennaio 2017. E
c’è pure un’altra ostativa. Per avere
il compenso le persone interessate
dovranno certificare che al 31 dicembre 2015 vantavano un patrimonio in titoli inferiore ai 100mila
euro e un reddito complessivo
2014 sotto i 35 mila euro.
Bastoni tra le ruote in tutto e per
tutto, dunque. Con gli obbligazionisti intrappolati in un labirinto
con poche via d’uscita. Certamente di difficile lettura.
E così ancora una volta le vittime
del Salva Banche si sono radunate
a Roma per protestare contro l’esecutivo. Davanti a Montecitorio,
ieri mattina, l’ennesima manifestazione per dire basta “alle ingiustizie perpetrate ai danni di
persone oneste”. Critiche rivolte
al governo, “allo sbando”, ma anche a Bankitalia e Consob.
C’è aria di rivolta con Palazzo
Chigi impegnato in questioni ritenute evidentemente più importanti, in silenzio di fronte a un’ingiustizia finanziaria con pochi precedenti che dura dallo scorso novembre e non ha ancora prodotto
il lieto fine.
COLLOCATO FUORI ORGANICO IL CONSIGLIERE DI CASSAZIONE FINITO SOTTO INCHIESTA A LECCE PER FAVOREGGIAMENTO DELLA PROSTITUZIONE
Il Csm sospende il magistrato a luci rosse
Bufera sul giudice Caracciolo, al centro di uno scandalo “hot” che vede coinvolta pure la fidanzata
poliziotta (in aspettativa) per quel B&B di sua proprietà affittato a prezzi sproporzionati a ragazze bollenti
l consigliere di Cassazione Giuseppe Caracciolo,
finito sotto inchiesta a Lecce per favoreggiamento
della prostituzione, è stato sospeso dalle funzione
e dallo stipendio. E collocato fuori dal ruolo organico
della magistratura.
Decisione inevitabile da parte della sezione disciplinare del Csm, in attesa che venga fatta tutta la
chiarezza del caso su una vicenda che imbarazza
la Suprema Corte. Una sorta di misura cautelare
per il giudice di Lecce, al centro di uno scandalo a
luci rosse che vede coinvolta anche la fidanzata,
una poliziotta brindisina in aspettativa. Con le
accuse relative alla gestione di un b&b a luci rosse
di proprietà del togato. Che avrebbe affittato l’immobile (sequestrato a titolo preventivo), in zona
Piazza Mazzini a Lecce, a giovani donne perché si
prostituissero e con il loro giro d’affari potessero
pagare un canone di locazione (secondo gli inquirenti
I
in nero) ben superiore a quelli di mercato.
Stando a quanto accertato dai pubblici ministeri
leccesi, il magistrato e la compagna erano perfettamente consapevoli di quanto avvenisse lì dentro.
Ma c’è di più. Caracciolo avrebbe perfino installato
una telecamera all’ingresso. Una mossa che s’è rivelata un’arma a doppio taglio per il consigliere di
Cassazione, visto che lo strumento è stato deter-
minante ai fini delle indagini.
Prove sulla carta schiaccianti contro il giudice
“guardone”. Con gli inquilini della palazzina che
hanno pure raccontato agli investigatori di aver ripetutamente visto l’eccellente indagato accompagnare ragazze in ascensore e fino all’appartamento
portandole pure le valigie. Non certo un reato,
questo. Che però confermerebbe la presunta connessione tra il magistrato e le donne straniere che
avevano in locazione il suo immobile. Che si sarebbero vendicate raccontando ai pm un episodio
avvenuto proprio qualche giorno prima della bufera
giudiziaria. Con il togato della Suprema Corte che
si sarebbe recato nell’appartamento per consegnare
alle giovani prodotti per fare pulizie, annunciandole
che da lì a qualche ora avrebbero dovuto condividere
le stanze già occupate con altre ragazze in arrivo.
Un comportamento impensabile per la procura, in
qualsiasi lecito rapporto di locazione. Certamente
ancor più pietoso se commesso da un togato di
primo piano garante della legalità.
Assume sempre più i contorni dello scandalo il
caso che vede coinvolto il giudice Caracciolo, sospeso dalla funzione e dallo stipendio. E messo
fuori organico.
M.Z.
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Venerdì 29 luglio 2016
ESTERI
L’ALLARME TERRORISMO IN EUROPA
La Francia è ostaggio delle sue paure
Annullate le “marce bianche” in Costa Azzurra e in Normandia. A Cannes vietato andare in spiaggia col borsone
PRESENTE CON LA SINISTRA A VENTIMIGLIA
Lo stragista di Nizza?
A braccetto coi noborders
di Robert Vignola
a falla dei servizi e ora lo stato
di emergenza che si stringe
sempre di più. Fino a bandire
borse o valigie di grosse dimensioni dalle spiagge di Cannes:. Una decisione, quella del sindaco
della celebre località turistica della Costa
Azzurra, David Lisnard, passata per “misura di sicurezza” antiterrorismo. Si teme
che i bagagli possano nascondere armi
o esplosivi. “La polizia municipale e tutti
gli altri agenti hanno ora il diritto di allontanare chiunque porti un borsone”,
dice il sindaco Lisnard, iscritto al partito
di destra dei Républicains, lo stesso dell’ex presidente Nicolas Sarkozy. Ma pare
decisamente una misura eccessiva e
che finirà per penalizzare signore al bagno, piuttosto che eventuali terroristi.
Così come quella di vietare per motivi
di sicurezza la marcia bianca in omaggio
alle vittime dell’attentato del 14 luglio
sulla Promenade des Anglais. La manifestazione era prevista per domenica
prossima sullo stesso Lungomare di
Nizza. Secondo gli organizzatori erano
attese fino a 40.000 persone.
Anche a Saint-Etienne-du-Rouvray, il paesino
normanno teatro dell’ultimo brutale attentato
L
nella chiesa di Santo Stefano, la marcia
bianca inizialmente prevista per ieri è stata
vietata. La prefettura ha evocato “motivi di
sicurezza”. L’omaggio a padre Jacques
Hamel si farà allo stadio comunale.
Insomma, andare al bagno col borsone
o manifestare contro questa ondata di
violenza è ritenuto pericoloso da autorità
che poi non sono in grado di difendere i
cittadini. D’altronde, la sensazione è che
in Francia chi doveva essere controllato
non lo è stato affatto. Come a Saint Etienne
de Rouvray, visto che entrambi i jihadisti
responsabili della barbara esecuzione
di padre Jacques Hamel erano schedati
con la lettera “S”, che indica gli individui
radicalizzati a rischio terrorismo. Dei due
si sa ormai il nome, Adel Kermiche e
Abdel Malik Petitjean, diciannovenne di
Aix-Les-Bains, in Savoia. Noto anch’egli
alle autorità transalpine, come il coetaneo
normanno era ricercato da cinque giorni
dai servizi antiterrorismo che temevano
un suo passaggio all’azione tanto da aver
lanciato l’allarme domenica sera, dopo
una soffiata giunta da un servizio di intelligence straniero. La famiglia non aveva
più notizie di lui da lunedì mattina e il
suo telefono squillava a vuoto, alla madre
aveva detto che sarebbe andato nel vicino
lago di Annecy a trovare un cugino ma
poi si è dileguato nel nulla, fino a farsi rivedere in chiesa per il sacrilego omicidio
sull’altare. Non senza essersi prima filmato
con l’altro attentatore in un macabro video
in cui promettono fedeltà all’Isis.
È pur vero che questi tempi bui fanno
registrare una situazione, oltralpe, di
corto circuito anche informativo. Di nuovo,
una parte degli organi d’informazione
insiste sulla matrice “psichiatrica” dell’attacco in Normandia, sottolineando
che Kermiche aveva sofferto da giovanissimo di problemi tali da curarsi in un
centro, tra i 6 e i 13 anni, prima come
iperattivo e poi per disturbi comportamentali. Ma c’è anche la figura del predicatore, ad avvicinarlo due anni fa e a
convincerlo che in Siria era “molto
meglio di qua dove non c’è lavoro, mi
ha detto che era più facile laggiù”, secondo testimonianze fornite agli inquirenti
al momento dell’arresto. Lui stesso si
era fatto negli ultimi tempi un radicalizzatore: “Prendi un coltello, vai in una
chiesa e fai una carneficina. Tagli due o
tre teste, poi è finita”, è il testo di un
messaggio audio inviato via Telegram
ai suoi contatti. Forse non era stato controllato bene. O forse gli aspiranti terroristi
da controllare, in Francia come in Europa,
sono diventati troppi.
no che odiava l’Europa
dei confini. Che chiedeva frontiere aperte a
questa Europa senza cuore. E
che, a proposito di sentimenti,
in cuor suo già pregustava
l’attimo in cui avrebbe affittato
quel camion e fatto scempio
della folla riunita per la festa
nazionale francese. Era infatti
a Ventimiglia con i ‘No Border’
a manifestare in piazza della
U
Stazione Mohamed Lahaouiej
Bouhlel, l’uomo che il 14 luglio
scorso ha ucciso 84 persone,
ferendone altre decine sulla
Promenade des Anglais, pochi
minuti dopo la fine dei fuochi
d’artificio. La notizia è stata
anticipata da ‘Libero’ e la conferma è arrivata anche dalle
foto scattate e dai video girati
da una testa giornalistica locale, Sanremonews.
GERMANIA: SI MUOVE ANCHE IL GOVERNO CENTRALE, LA MERKEL VUOL RENDERE PIÙ SEMPLICE L’ESPULSIONE DEI RICHIEDENTI ASILO
La Baviera arruola duemila agenti
A Hildesheim la polizia irrompe nella moschea: “Era un centro di radicalizzazione”
ochi patti di stabilità, quelli
che non consentono alle amministrazioni pubbliche italiane ancora non perfettamente in
ordine con i conti di assumere: il
governo della Baviera arruolerà
duemila nuovi poliziotti entro il
2020. È questa una delle prime
decisioni assunte da Monaco dopo
gli attentati di Ansbach e di Wuerzburg, nell’ambito del programma
“Sicurezza attraverso la forza”.
Non solo: perché il ministro dell’Interno del Land, Joachim Herrmann (Csu, la costola bavarese
del partito della Merkel) ha anche
annunciato che gli agenti verranno
equipaggiati con elmetti e giubbotti antiproiettili e riceveranno
più blindati. Ed anche la videosorveglianza nei luoghi pubblici
come le stazioni ferroviarie verrà
potenziata, ed incrementata sarà
anche la lotta alla criminalità informatica. “Senza sicurezza non c’è
libertà”, ha aggiunto Herrmann
P
annunciando anche un irrigidimento delle sanzioni fino a cinque
anni di reclusione per la resistenza
a pubblico ufficiale.
E il governo centrale? Più morbido
della sua costola bavarese,come
sempre, anche perché (com’è noto)
a Berlino regna ormai da decenni
la Grosse Koalition con i socialdemocratici. E così la cancelliera
tedesca Angela Merkel presenta
un piano in nove punti per la sicurezza dopo le violenze in Baviera.
Tra le novità in arrivo un abbassamento degli ostacoli per l’espulsione dei richiedenti asilo, un “sistema di preallarme” sulla radicalizzazione tra i rifugiati e la possibilità dell’intervento dell’esercito
in seguito a grandi attacchi terroristici. “Dobbiamo agire per colmare le lacune che ci sono”, ha
dovuto ammettere la cancelliera.
“Siamo davanti - ha spiegato
Merkel - ad una prova storica nel
tempo della globalizzazione”, pur
esprimendo fiducia sulla capacità
di vincere la sfida del terrorismo
islamico: “Applicheremo le misure
necessarie, renderemo chiaro che
vogliamo dare sicurezza ai nostri
cittadini e vogliamo dominare la
questione dell’integrazione e superarla”, affermando poi di aspettarsi “anche che nella comunità
islamica i terroristi vengano isolati”.
Intanto però in Germania continua
a vigere un clima di terrore. Dopo
una fuga di ventiquattr’ore, è stato
arrestato a Brema (nel nord del
Paese) il rifugiato algerino di 19
anni che era scappato da un centro
psichiatrico (un classico, il disturbo
mentale, di questi giorni di paura
in Europa) gridando “vi faccio saltare in aria”. L’immigrato è stato
fermato nella stazione ferroviaria
principale della città, dopo una
caccia all’uomo durata diverse ore
e che aveva reso necessaria l’evacuazione di un centro commer-
ciale. Nonostante il diciannovenne
avesse espresso il suo sostegno
nei confronti dell’attentatore di
Monaco e dell’Isis, la polizia non
afferma di avere prove che l’algerino pianificasse attentati o avesse
realmente legami col gruppo terroristico.
Invece, un chiaro campanello d’allarme era nel frattempo suonato a
Hildesheim, nella zona di Hannover,
dove la polizia tedesca ha compiuto
un raid in una moschea. Il luogo
era ritenuto un centro di reclutamento di estremisti islamici e l’irruzione è scattata anche in otto
appartamenti di esponenti del ‘Circolo islamico’ della città. Il ministro
degli Interni della Bassa Sassonia,
Boris Pistorius, ha spiegato che
“dopo mesi di indagini” si è concluso che l’organizzazione radicalizzava i musulmani incitandoli ad
unirsi alla jihad. E i sermoni degli
imam “contenevano parole d’odio
nei confronti degli infedeli”. R.V.
5
Venerdì 29 luglio 2016
ESTERI
LA GUERRA CIVILE È A UNA SVOLTA
La Siria sta per riprendersi Aleppo
Tra i quattro corridoi umanitari per evacuare la città, anche uno destinato alle persone armate
Assad annuncia l’amnistia per chi si arrende entro tre mesi. Intanto al Qaeda “divorzia” da al Nusra
di Robert Vignola
a battaglia di Aleppo volge alla conclusione. L’esercito regolare di Damasco, grazie alla cooperazione con le forze armate
russe dispiegate ancora in Siria, ha
quasi completato la liberazione della
strategica città, un tassello determinante per ricomporre il mosaico
di uno Stato che, dopo due anni di
assedio da parte di oppositori più
o meno moderati sembrava sul punto
di vacillare fino a disintegrarsi. Ma
tutto è stato approntato per far sì
che le operazioni non debbano tramutarsi in un nuovo bagno di sangue,
come quelli che Aleppo ha già vissuto in passato. Per questo è stata
lanciata dai comandi siriani e russi
una “operazione umanitaria” congiunta con l’apertura di quattro corridoi umanitari che permetteranno
a civili e guerriglieri di lasciare la
città in sicurezza. Si tratterà di tre
corridoi per i civili e uno per i militanti armati. Ad annunciarlo è stato
ieri il ministro della Difesa russo,
Sergey Shoigu.
I tre corridoi per i civili serviranno
per l’evacuazione della popolazione
“ostaggio dei terroristi” e per i
“guerriglieri che vogliano consegnare le armi al Centro di coordinamento russo per la pacificazione
delle parti in conflitto”. Tramite il
quarto corridoio, invece, potranno
uscire da Aleppo le unità dell’opposizione moderata alleata degli
Stati Uniti, in particolare dell’Esercito
siriano libero, che intendano separarsi dai gruppi jihadisti senza abbandonare la lotta armata. La ne-
L
cessità di questo quarto corridoio
è dettata dal fatto che le postazioni
dell’Esercito siriano libero sono
spesso vicine a quelle del gruppo
jihadista Fronte Nusra e “gli statunitensi non hanno fornito informazioni sulla separazione tra il Fronte
Nusra e l’Esercito siriano libero”,
ha detto Shoigu.
Ad aggiungere reali segnali di distensione verso le forze non allineate
col regime che vogliano definitivamente prendere le distanze dalle
formazioni jihadiste, il presidente siriano Bashar al Assad ha concesso
un’amnistia a tutti gli oppositori
armati che si arrendono e consegnano le armi. Sugli organi di stampa
è anche comparso il relativo decreto
presidenziale, n.15 del 2016, nel
quale si afferma che l’amnistia è
concessa a chiunque abbia imbracciato le armi e che si arrenda e le
consegni nell’arco dei prossimi tre
mesi dalla pubblicazione del decreto.
Intanto però si registra una situazione
in repentino cambiamento. Il gruppo
terroristico di al Qaeda, tramite i
propri vertici presenti in Afghanistan,
ha deciso di dare libertà di azione
al Fronte al Nusra, il gruppo armato
di stampo jihadista dell’opposizione
siriana guidato da Abu Mohammed
al Golani. Ad annunciare la libertà
di movimento per il Fronte al Nusra
è stato Ahmed Hasan Abul Kheir,
LA MAGISTRATURA TURCA ACCUSA APERTAMENTE WASHINGTON
“Fbi e Cia dietro il fallito golpe”
ontinua la purga interna
alla Turchia, dopo il fallito
colpo di stato. Con le forze
armate che rappresentano uno
dei punti caldi dell’operazione
di pulizia dei suoi oppositori da
parte di Erdogan. Sono 178 i
generali e ammiragli arrestati
finora, secondo quanto annunciato dal ministro dell’Interno,
Efkan Ala, precisando che per
151 di loro è già stato convalidato l’arresto. Si tratta di circa
la metà del totale dei generali e
ammiragli delle forze armate:
149 di loro sono stati congedati
con disonore dall’esercito.
Siccome la Turchia fa parte
della nato, ciò continua ad avere
un enorme peso nel repentino
C
deteriorarsi delle relazioni con
gli Usa. Con sempre nuove accuse che da Ankara puntano a
Washington: “La Cia e l’Fbi hanno fornito un addestramento
in diversi campi ai quadri cresciuti nei centri culturali appartenenti al movimento di Gülen”, afferma pubblicamente
l’atto d’accusa dell’ufficio del
procuratore capo di Edirne in
relazione al tentativo di golpe
in Turchia, già accettato dal tribunale, secondo quanto riporta
l’agenzia statale Anadolu.
“Un buon esempio sono le operazioni condotte dai procuratori
e dagli ufficiali della sicurezza
(“gulenisti”, ndr) durante il processo del 17 dicembre”, cioè la
Tangentopoli del Bosforo che
colpì il governo allora guidato
da Recep Tayyip Erdogan, aggiunge la procura turca. Si tratta
del primo documento ufficiale
noto che chiama in causa direttamente presunti legami tra Gülen e gli Stati Uniti, dopo i numerosi attacchi mediatici.
Intanto però si presenta inevitabilmente il conto, economico,
del rovesciamento degli equilibri
internazionali. E tra attentati e
instabilità politica si registra il
peggior crollo dal 1994: a giugno
l’arrivo di turisti stranieri in Turchia è sceso su base annua del
40,8%, con 2,4 milioni di presenze contro le 4,1 dello stesso
periodo del 2015. Una picchiata
inarrestabile, dopo i record negativi dei mesi precedenti, che
adesso neppure il ritorno dei
preziosi turisti russi - dopo la
distensione tra Erdogan e Putin
- potrebbe bastare a frenare.
Pesantissimi i crolli di visitatori
dalla Germania (-37,8%) e dal
Regno Unito (-34,7%), primi 2
Paesi esteri di provenienza. Inesorabile anche il calo degli italiani
(-62,8%).
R. V.
braccio destro del leader di al Qaeda, Ayman al Zawahiri, in un messaggio audio diffuso sulla rete Internet della durata di 6 minuti rivolto
agli jihadisti in Siria e Iraq. Il Fronte
al Nusra è stato legato ad al Qaeda
sin dalla sua nascita, ma di recente
circolano voci che il gruppo abbia
deciso di abbandonare la formazione di al Zawahiri.
Nella registrazione audio è stato inserito un breve messaggio dello
stesso al Zawahiri il quale non ha
escluso che al Nusra possa rompere
i legami diretti con il suo gruppo
per il bene del Jihad in Siria, affermando che “si possono sacrificare
senza esitazione questi legami or-
ganizzativi e di parte se sono in
contraddizione con la vostra unità e
non vi permettono di lavorare come
un unico organismo”. Il medico egiziano ha aggiunto che “la fratellanza
dell’Islam in mezzo a noi è più forte
di qualsiasi affiliazione organizzativa”. Al Nusra è tra le fazione più
potenti in Siria e si oppone sia al
presidente Bashar al Assad che allo
Stato islamico. È stato inserito nella
lista delle organizzazioni terroristiche
dagli Stati Uniti ed è stato sancito
dal Consiglio di sicurezza dell’Onu
come tale, anche se combatte spesso
sullo stesso fronte dei gruppi ribelli
principali favoriti da Washington e
dai suoi alleati arabi.
6
Venerdì 29 luglio 2016
IL PM HA ARCHIVIATO IL FASCICOLO
Caduta Marino,
nessun illecito
Si sosteneva che alcuni consiglieri romani dem
fossero stati minacciati di non essere ricandidati
esterà un fallimento ma
anche una questione politica-morale, terminata
nel peggiore dei modi. Ma nessun illecito, penalmente rilevante, è stato commesso. La
parola fine sullo scioglimento
del Consiglio comunale di Roma
e quindi della caduta dell’amministrazione guidata da Ignazio
Marino ce l’ha messa il pm Roberto Felici, che ha archiviato
il fascicolo aperto sulla base di
un esposto presentato dall’avvocato Enrico Sgarella.
Sono entrate nella recente storia
capitolina, oltre a Mafia Capitale,
invece le accuse mosse dall’ormai decaduto sindaco-chirurgo, che aveva definito “il
mandante” Matteo Renzi, mentre Matteo Orfini, che inizialmente sosteneva il primo cittadino, era stato scaricato come
“l’esecutore materiale” della
fine della legislatura.
Qualche mese dopo Marino
aveva affondato il colpo: “Se
avessi seguito tutti i consigli
del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento”, presentando il suo libro “Un marziano a Roma”.
Andando però ben oltre: “Roma
R
era in una situazione drammatica. Bisognava sganciarla dalle
lobby, mentre Renzi preferisce
sedersi a tavola con le lobby”.
Nell’esposto, invece, l’avvocato
Sgarella sosteneva che “una
decina di cittadini nell’area del
gruppo che ha sostenuto l’ex
sindaco Marino mi ha chiesto
di presentare questo esposto
affinché vengano approfondite
la presunta minaccia di non ricandidare i consiglieri comunali
per indurli a firmare le dimissioni e fare cadere la giunta.
Ovvero la minaccia di un male
ingiusto per compiere un atto
contrario al mandato ricevuto”.
L’esposto, aveva concluso Sgarella, “parte dalla citazione degli
articoli pubblicati sull’Huffington
Post il 25 e 29 ottobre 2015
sulla crisi comunale che riferiscono di tali presunte minacce
esercitate da Orfini”.
L’apertura del fascicolo era stata
invece commentata così da Orfini: “Spero però che - dato il
contenuto dell’esposto - della
vicenda venga al più presto investito anche un pool di autorevoli psichiatri o - data la recente riapertura degli x-files gli agenti Scully e Mulder”.
DA ROMA E DAL LAZIO
TAGLIO DEL NASTRO ALL’ELISUPERFICIE H24 A FREGENE
Zingaretti inaugura,
grazie a Storace
Il governatore: “Frutto di un grande progetto”
La replica: “Se ne appropria per farsi propaganda”
di Giuseppe Sarra
a campagna delle inagurazioni
continua alla Regione Lazio,
dove però accade un qualcosa
di davvero strano. Dall’opposizione, infatti, sono giunti indirizzi di governo trasformati in proposte
di legge, come avvenuto per la tagliamani
ma anche per l’elisoccorso. E la maggioranza non ha potuto far altro che approvarle, anche all’unanimità.
E proprio grazie alla legge a firma di
Francesco Storace, con la quale si è recepita la direttiva europea, ieri mattina il
presidente della Regione Nicola Zingaretti
e il sindaco di Fiumicino Esterino Montino,
insieme ad altre autorità, hanno inaugurato
a Fregene (foto agenzia Dire) la piazzola
per l’elisoccorso a disposizione della
Guardia Costiera e del 118, utilizzabile
tutto l’anno anche di notte.
“Questa piazzola significa che da oggi
Fregene è più sicura, il Lazio è più sicuro
- ha detto Zingaretti - Non è una parentesi
nel nulla, è parte di un grande progetto
L
per portare il Lazio all’avanguardia nell’elisoccorso. Oggi ci sono 42 piazzole
nella Regione Lazio è una rivoluzione indispensabile soprattutto nelle metropoli”.
“In 25 minuti - ha rivendicato ancora Zingaretti - per i casi drammatici in codice
rosso si è ricoverati nell’ospedale più
appropriato per risolvere il problema
medico”, parlando “di una grande rivoluzione” per “una regione commissariata,
un esempio che le cose possono cambiare”. La piazzola di Fregene è una
delle 42 già operative nel Lazio ed è posizionata su lungomare di ponente davanti
all’ufficio marittimo della Capitaneria di
Porto. L’elisuperficie è stata dotata della
segnaletica prevista dalla legge, ripulita,
recintata e provvista di una manica a
vento di segnalazione e di luci.
A stretto giro di posta è arrivata la precisazione di Francesco Storace, costretto
già in passato a mettere i puntini sulle
“i”. “Senza la nostra legge non sarebbe
stato possibile dare il via alle piazzole
per l’elisoccorso. Ma Zingaretti se ne appropria per farsi propaganda”, ha scritto
in una nota il vicepresidente del Consiglio
regionale del Lazio.
SEMAFORO VERDE IN AULA ALLA MANOVRA
Bilancio, “scosse” di assestamento
Sotto traccia c’è il dissidio tra l’assessore Minenna e la gestione commissariale della Scozzese
upera il primo grosso ostacolo di
consiglio comunale, la nuova maggioranza monocolore. Ma obiettivamente era un risultato, al di là della
feroce battaglia ingaggiata dalle opposizioni nei giorni scorsi, da considerarsi
blindato. Roma Capitale ha chiuso così
l’assestamento di bilancio con un saldo
più che vale 1,8 milioni di euro. L’Assemblea capitolina con 45 presenti ha
approvato la delibera con 29 voti favorevoli, 16 voti contrari e nessun astenuto.
Al termine della votazione il presidente
S
dell’Assemblea Marcello De Vito ha chiuso la seduta. L’approvazione è arrivata
tre giorni prima della “deadline” fissata
al 31 luglio. Dai conti si evince che la
cassa di Roma Capitale può contare su
800 milioni. Da questa cifra mancano i
200 milioni di euro chiesti come spazio
di finanza pubblica fin dalla gestione
Tronca e, per la prima volta quest’anno,
non concessi. Un possibile fronte polemico quindi con la gestione commissariale, affidata all’ex assessore Silvia
Scozzese? Sarà il tempo a dirlo. Anche
in tempi brevi: l’assessore al Bilancio,
Marcello Minenna ha annunciato per il
prossimo settembre un nuovo assestamento di bilancio tecnico nel quale dovrebbero essere state chiarite quelle
“poste fantasma” del bilancio capitolino,
cioè i 70 milioni di euro riconducibili a
voci di spesa ferme da oltre 3 anni, e
quindi sottoposte a monitoraggio. Il
Campidoglio spera, inoltre, di recuperare
altri 21 milioni anticipati dal Comune
per il lodo Tpl, ma che in realtà avrebbe
dovuto saldare la gestione commissariale.
Con queste economie la Giunta Raggi
conta, in primo luogo, di recuperare 90
milioni di euro (45 nel 2017 e 45 nel
SCONVOLTA LA COMUNITÀ DI MONTELIBRETTI
2018) da mettere a disposizione per il
salario accessorio, come utilizzo del
fondo di passività.
R. V.
EX CAPO DEL PRESIDENTE DIVENTA ASSESSORE
La vittima è Umberto Berti, vicino al corpo anche una pistola. Non si esclude nessuna pista
Veleno al V Municipio:
“Questa è aziendopoli”
a morte di Umberto Berti ha
sconvolto la comunità di Montelibretti e delle zone limitrofe.
L’imprenditore 56enne, conosciutissimo nella zona, è stato trovato senza
vita all’interno della sua abitazione.
Una vicenda tutta da chiarire, su cui
stanno indagando i carabinieri della
stazione locale. Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe anche il suicidio,
anche perché secondo le testimonianze sarebbe stata trovata una pistola vicino al corpo della vittima.
A dare l’allarme è stato un suo amico.
Lo attendeva dalla mattinata dell’altro ieri. Intorno alle 10 e 30,
infatti, avevano un appuntamento. Il
telefonino squillava a vuoto.
Così l’uomo, insospettito del suo ritardo, si è diretto verso la sua abi-
inque Stelle a Roma già al
centro di veleni per gli intrecci di parentele e relazioni
sentimentali tra esponenti del
movimento, dall’Europarlamento
passando per le Camere, giù giù
fino alla giunta e al consiglio comunale, terminando con i municipi. Ora, secondo quanto denuncia il consigliere comunale
del Pd, Marco Palumbo, si aggiunge un altro tassello ad un
mosaico che, se non è tutto in
famiglia, resta comunque in…
azienda. “In queste ore sta circolando una voce sul presidente
del V Municipio Giovanni Boccuzzi
a dir poco inquietante. Sembrerebbe infatti che il neo presidente,
dipendente Unicredit, abbia scelto
Imprenditore trovato morto
L
tazione, pensando che avesse avuto
dei problemi di salute. I sospetti
sono aumentati quando, dopo aver
suonato al campanello, non gli è
stata aperta la porta. L’ennesima
chiamata al cellulare. La suoneria
continuava a squillare, ma l’imprenditore non rispondeva.
A quel punto, l’amico si è fatto coraggio decidendo di entrare dalla
finestra ma non poteva certo immaginare la scena che si sarebbe trovato davanti: secondo le prime informazioni, infatti, Berti era riverso a
terra in una pozza di sangue, con il
volto sfigurato, e una pistola vicina.
Uno scenario che se confermato
non lascerebbe dubbi sul suicidio.
Ma nessuna pista è esclusa. L’autopsia, che sarà eseguita a Roma, aiuterà a fare chiarezza su questa tragedia della quale non si conoscono
i motivi. Il 56enne aveva due figli
adolescente. Si era da poco separato
dalla moglie.
C
come suo assessore al bilancio
Sandro Emiliani, suo ex capo all’interno della banca. Sul curriculum dell’assessore pubblicato
online si fa riferimento genericamente ad un lavoro presso ‘un
istituto di credito’, senza, volutamente o casualmente, specificare
quale istituto. Ci troveremmo di
fronte ad un fatto di estrema gravità. E’ chiaro che per ora si tratta
solamente di voci, ed è per questo
che chiediamo al presidente Boccuzzi di smentire, spiegando però
che tipo di rapporto lo lega al
suo assessore. Non vorremmo
che dalla parentopoli alla quale
ci avevano abituato i cinque stelle
si passi ad una aziendopoli”, conclude Palumbo.
R. V.
7
Venerdì 29 luglio 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
ALTRA STOCCATA SULLA CANDIDATURA. AUDIZIONE IN SENATO PER RAGGI A SETTEMBRE
Roma 2024: Malagò parte, Frongia boicotta
Corsa contro il tempo per le scadenze di ottobre, ma i grillini frenano
di Giuseppe Sarra
5 Stelle continuano a snobbare la candidatura di Roma ai Giochi del 2024,
che vivono di fatto come un peso che
sta riempendo (inutilmente?) l’agenda
del sindaco Raggi, la quale sarà ascoltata in audizione dalla Commissione Cultura
del Senato. Una decisione presa all’unanimità
dall’organo parlamentare, che si riunirà a
settembre e che potrebbe essere disertata
dal primo cittadino.
Come avvenuto qualche settimana fa con
Giovanni Malagò (Coni), ricevuto a porte
chiuse in Campidoglio, a seguire la cerimonia
con gli atleti romani, dal vicesindaco Daniele
Frongia che è tornato a minare la possibilità
di ospitare i giochi a Roma.
“Noi non reputiamo la candidatura una priorità
per Roma e quindi ci stiamo concentrando
su altro”, ha spiegato il grillino su Radio Popolare Roma. Intanto il comitato Roma 2024
sta facendo di tutto per essere al passo con
la documentazione da presentare entro e
non oltre il 17 ottobre, giorno in cui si tratta
di avvallare formalmente la candidatura, mentre il 7 ottobre è il termine ultimo per inviare
il questionario previsto per la partecipazione
allo stage 2 della candidatura e condiviso
con il Comune. I grillini stanno valutando
una soluzione. E promettono che arriverà
presto. Il countdown è partito. Potrebbe
I
esserci una consultazione online ma anche
referendaria, avanzata proprio dai Radicali
che non hanno risparmiato sin qui dure critiche ai pentastellati. La linea poco chiara
della Raggi rischia infatti la perdita di risorse
importanti impiegate dal Campidoglio, che
potrebbe destinare nelle tantissime problematiche della Città Eterna. “In base ai dati
sin qui diffusi, infatti, si può calcolare che il
solo fatto di essere candidati alle Olimpiadi
costa ai cittadini della Capitale circa 30mila
euro ogni giorno. Decidere a ottobre, quindi,
vorrebbe dire - è l’accusa dei Radicali - bru-
ciare inutilmente altri 2 milioni di euro. Un
vero e proprio salasso per i romani”. Dunque
l’incertezza regna sovrana a Palazzo Senatorio.
La decisione dei grillini potrebbe però essere
comunicata a settembre nel vertice in programma con Malagò.
I giochi restano comunque una ghiotta opportunità per la città, gradita non solo ai cittadini ma anche ai commercianti, gli albergatori, i ristoratori, le associazioni di categoria.
Secondo i calcoli del comitato Roma 2024,
ci sarebbero almeno 188mila posti di lavoro
oltre alla crescita del pil, in quel periodo,
del 2,4% grazie ad importanti investimenti
in cantiere: dal sostegno al turismo alle infrastrutture di trasporti al restyling delle strutture sportive. I 5 Stelle frenano, ritengono
eccessive le risorse che dovrebbero essere
stanziate non solo sugli impianti sportivi ma
anche sul restyling della Caitale e dei suoi
servizi, che proprio in questi giorni stanno
facendo acqua da tutte le parti.
In passato anche Luca Cordero di Montezemolo aveva espresso i propri dubbi sul “boicottaggio” grillino. “Qui parliamo dei Giochi
del 2024. Significa che ci sono 5 anni della
prossima amministrazione e poi altri 3. Io mi
aspetto - aveva notato in un’intervista - che in
8 anni i problemi della Capitale siano risolti”.
La pensa più o meno così anche Maurizio
Stirpe, vicepresidente di Confindustria.
“A Milano Expo ha dato uno stimolo importante
alla crescita della città, non vedo perché lo
stesso ragionamento non valga per Roma con
le Olimpiadi. Non capisco perché si debba
privare Roma di questa opportunità”, aveva
detto Stirpe, aggiungendo: “Bisogna anche
tenere conto della modalità con cui il Comitato
olimpico ha affrontato il tema, con la riqualificazione e il recupero di strutture incompiute,
prevedendo la quasi totalità della copertura
dei costi con i proventi dei Giochi”. Anche
perché le buche e le Olimpiadi “sono due
cose - aveva proseguito - che possono andare
insieme. L’una non è alternativa all’altra”.
POMEZIA, LA DELIBERA ROVENTE PER IL CAPOGRUPPO E IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE URBANISTICA
Conflitto di interessi,
5 Stelle nel vortice
resunto conflitto di interessi per
due consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle a Pomezia,
sbandierata come la “città modello” dagli
attivisti. Dopo l’archiviazione di un avviso
di garanzia recapitato al sindaco Fabio
Fucci, nel mirino della politica locale
sono finiti Giuseppe Raspa e il suo collega
Gianfranco Petriarchi, rispettivamente
capogruppo comunale grillino e presidente
della commissione Urbanistica.
L’accusa è arrivata dalla segreteria provinciale del Partito democratico, guidata
P
da Rocco Maugliani.
“Hanno votato una delibera che blocca
la costruzione di nuovi edifici in un
comprensorio dove i due risultano proprietari di immobili, in palese violazione
dei doveri degli amministratori pubblici
stabiliti dal Testo unico sugli enti locali
secondo cui non avrebbero dovuto nemmeno essere presenti in Aula”, è quanto
sostiene il democratico, che ha scagliato
una lancia avvelenata: “Con più case
intorno, del resto, il valore delle loro
proprietà (su cui peraltro aleggiano ipo-
tesi di abusi edilizi ancora non smentite)
si sarebbe drasticamente abbassato”,
riportando la posizione presa dai giudici
del Tar del Lazio che solo qualche giorno
fa hanno bocciato le decisioni della
giunta Fucci, parlando “anche di ‘utilità
immediata e diretta’ a vantaggio dei
due consiglieri comunali”.
La conclusione verte sulla trasparenza
e sull’onestà: “il conflitto d’interessi per
il Movimento di Grillo è diventato improvvisamente legittimo?”.
Marco Compagnoni
ESQUILINO
OSTIA
Ladro cade dal sesto piano e muore Pesce scaduto, maxi blitz
P
U
n furto finito male. E’
l’ipotesi dei carabinieri riguardo la macabra scoperta fatta da un
passante la scorsa notte
all’Esquilino, dove un
uomo è stato rinvenuto privo di vita su un marciapiede posto all’altezza del
civico 22 di via dello Statuto.
Priva di documenti la persona è stata
trovata con indosso uno scaldacollo
ed in possesso di una torcia e di
attrezzi utili per lo scasso. Intervenuti
sul posto i carabinieri della Compagnia
di piazza Dante hanno poi appurato
come la caduta, quasi sicuramente accidentale, sia avvenuta da un balcone
del sesto piano della palazzina sotto
la quale l’uomo è stato trovato, con
dei segni che indicano il possibile
passaggio della vittima da un balcone
all’altro. Il cadavere, privo di tagli o
segni di violenza, è stato segnalato
vicino all’Ubi Banca, di fronte ai Grandi
Magazzini Mas, nel cuore del quartiere
multietnico della Capitale. Accertato
il decesso della persona i militari dell’Arma hanno ascoltato i residenti della
palazzina e delle abitazioni adiacenti,
che hanno dichiarato di non conoscere
e di non aver mai visto l’uomo. Non si
esclude nessuna ipotesi investigativa,
ma dalle prime ricostruzioni fatte dai
militari dell’Arma è probabile che si
tratti di un ladro acrobata che si era
arrampicato sul balcone per rubare,
ma ha perso l’equilibrio precipitando
nel vuoto.
esce scaduto o dalla provenienza incerta. Continua la task force dei controlli sul lungomare
Vespucci, a Ostia. Il bilancio è di 46 chili di
prodotti ittici sequestrati, mentre sono state disposte
sanzioni per diecimila euro .
La Capitaneria di porto, in parte con la collaborazione
della delegazione di spiaggia, carabinieri, poliziotti,
finanzieri, vigili urbani Asl Roma D e Ispettorato del
lavoro, ha deciso di controllare le modalità di commercializzazione e vendita dei prodotti ittici. È emerso
così che quattro ristoranti, di cui uno etnico, conservavano nelle celle frigorifere pesce senza le informazioni obbligatorie in materia di rintracciabilità.
Un altro aveva prodotti preconfezionati con la data
di scadenza superata.
Le operazioni di controllo, ha fatto sapere la Capitaneria, “proseguiranno su tutto il territorio con l’intento
di assicurare un adeguato livello di tutela della salute
dei consumatori della zona del litorale e dell’hinterland
romano”.
8
Venerdì 29 luglio 2016
DALL’ITALIA
ACCUSATO DI UNA DECINA DI EPISODI, AVVENUTI A MILANO
Aggressioni seriali: arrestato dj spagnolo
Identico il modus operandi: si fingeva un turista per chiedere informazioni in inglese e poi prendeva a pugni i malcapitati
di Barbara Fruch
hiedeva informazioni in
inglese ai passanti fingendosi un turista e poi
li colpiva con un pugno
in pieno volto. Il protagonista è stato individuato e arrestato mercoledì sera dalla Polizia
di Stato di Milano: si chiama Nicolas Aitor Lecumberri Orlando,
di professione dj che si era esibito
anche di recente nella capitale
lombarda, nato in Spagna ma residente a San Sebastian nei Paesi
Baschi. È ora accusato di lesioni
aggravate con l’aggravante della
premeditazione e dei futili motivi.
Il giovane, bloccato nell’ostello
dove alloggiava da qualche giorno,
in zona Navigli, risulta inoltre denunciato per altri nove episodi
avvenuti negli ultimi 20 giorni.
Secondo quanto ricostruito mercoledì, verso le 13.15, il 23enne
ha chiesto indicazioni in inglese
su come raggiungere la fermata
Brenta a due coetanei in corso
Lodi. Quando uno dei passanti gli
ha risposto, lo ha preso a pugni in
pieno volto e poi è scappato.
Fatale, per incastralo, è stata l’aggressione del giorno precedente.
Martedì 26 luglio, il ragazzo aveva
colpito invece a in Cadorna. Anche
in quel caso aveva chiesto informazioni a un coetaneo italiano su
come raggiungere la Triennale.
Non soddisfatto della risposta,
aveva colpito a più riprese il malcapitato in pieno volto e lo aveva
seguito per qualche centinaio di
metri. La vittima era riuscita a fug-
C
gire e fermare una pattuglia di
poliziotti, che avevano individuato
il sospetto poco lontano: si trattava
di un giovane che corrispondeva
alle descrizioni dell’aggressore,
il quale aveva parlato di un ragazzo
di circa 20-25 anni, di carnagione
chiara, alto circa 1,75 e longilineo,
capelli biondo scuro o castani, vestito in modo trasandato.
Bloccato, il giovane aveva mostrato
i documenti, fornendo le proprie
generalità, assicurando di essere
a Milano per turismo e affermando
di alloggiare in un ostello in zona
Lambrate. Le forze dell’ordine
però non potevano accompagnarlo
in Questura perché mancava la
flagranza di reato.
Ma dai primi accertamenti è emerso immediatamente come il giovane abbia mentito sul luogo del
suo alloggio, da quella struttura
se n’era andato il 20 luglio.
Così, quando il giorno seguente
aggredisce nuovamente, gli agenti,
che nel frattempo avevano rintracciato dove alloggiava, si sono
appostati davanti al suo ostello. E
quando la sera rientra, per lui
scatta l’arresto. Il ragazzo, che
parla italiano e inglese, non ha
voluto spiegare il perché degli
atti di violenza ed è stato portato
nel carcere di San Vittore.
Nel frattempo, le indagini, coor-
TRIESTE
dinate dal pm Christian Barilli,
non si fermano. Gli episodi accertati, avvenuti tra il 9 e il 27 luglio, sono in tutto dieci ma almeno
altre sei persone hanno telefonato
in questura e ai carabinieri per
denunciare aggressioni simili. L’allarme era inoltre partito sui social
network e subito si era diffuso in
tutta la città.
Secondo quanto accertato il
23enne, prima di arrivare a Milano,
all’inizio del mese di luglio, aveva
aggredito a San Sebastian nei
Paesi Baschi un giovane con modalità simili.
Il modus operandi, insomma, era
sempre uguale: il ragazzo prima
chiedeva un’informazione in inglese, poi spintonava e sferrava
uno o due pugni al volto del malcapitato. Si tratterebbe di un caso
inquadrabile in quel fenomeno
conosciuto come “knockout
game”, il violento gioco Usa in
cui si prendono a pugni persone
a caso, in strada.
Per gli inquirenti milanesi, quella
dello spagnolo è una doppia personalità, in pieno stile “dottor Jekyll
e mister Hyde”. Trascorreva le
sue serate come dj in giro per i
locali di Corso Como, sul suo profilo Facebook pubblica brani musicali autoprodotti. Di giorno, invece, indossava i panni del turista
per trasformarsi in picchiatore seriale. “Non è un caso chiuso - ha
spiegato Maria Josè Falcicchia, dirigente dell’Ufficio Prevenzione
Generale della Questura di Milano
- stiamo cercando di capire cosa
possa esserci dietro”.
L’AQUILA
Agguato a una donna,
Sospetta una relazione
arrestato richiedente asilo con la figlia, accoltella il nipote
ncora violenza sulle donne
commessa da immigrati.
L’ennesimo episodio è avvenuto a Trieste, dove l’altra notte
è stato arrestato un richiedente
asilo di 30 anni, A.S. le sue
iniziali. Il sedicente profugo ha
aggredito una giovane di 23 anni
di nazionalità nigeriana mentre
stava rincasando. L’uomo, secondo quanto ricostruito, dopo
averla seguita nella nottata tra
mercoledì e giovedì l’ha aggredita,
percossa e molestata. Una Volante
della Questura di passaggio ha
sentito le grida della donna che
chiedeva aiuto ed è intervenuta
bloccando l’aggressore. La giovane è stata soccorsa dagli operatori del 118 e trasportata al
pronto soccorso, dove i medici
le hanno riscontrato contusioni
al viso guaribili in cinque giorni.
L’uomo è stato arrestato per violenza sessuale e dopo gli accertamenti è stato condotto alla
Casa Circondariale di via Coroneo.
Sul caso è intervenuto il vicesindaco di Trieste, Pierpaolo
Roberti, che punta il dito contro
il Governo. “La responsabilità
morale dei crimini commessi
dai clandestini è di chi ha aperto
A
ospettava avesse una relazione con sua figlia. Sarebbe questo il motivo per
cui avrebbe accoltellato il nipote,
riducendolo in fin di vita. I carabinieri di Tagliacozzo (L’Aquila)
hanno arrestato l’altra notte per
tentato omicidio e minacce aggravate Antonio Scipioni, 54
anni di Tagliacozzo con pregiudizi
di polizia, ora rinchiuso nel carcere di San Nicola. La vittima,
N.S. di 28 anni, è invece ricoverato in ospedale all’ospedale di
Avezzano (L’Aquila), gravemente
ferito da una coltellata al fegato.
È stato già sottoposto a un
primo intervento chirurgico. L’episodio è avvenuto verso le due
nella frazione di Poggio Filippo.
A dare l’allarme sono stati i familiari del giovane, disperati davanti alla vista del figlio sanguinante. In base a una prima ricostruzione dei militari, intervenuti sul posto, l’accoltellamento sarebbe l’epilogo di una
lite tra i due per dissidi familiari.
Secondo Scipioni, come riportano i siti locali, il nipote avrebbe
una relazione con la giovane figlia. Il 28enne del posto, era riverso a terra con una ferita da
S
loro indiscriminatamente le porte
del paese – ha dichiarato all’AdnKronos – Siamo di fronte
all’ennesimo episodio che testimonia il totale fallimento delle
politiche imposte dal Partito democratico scelte irresponsabili
dalle conseguenze disastrose,
che sono riuscite a trasformare
anche una tranquilla città del
Nordest come Trieste in un luogo
in cui la gente ha paura a girare
per strada. Sebbene il Comune
sia stato estromesso dalla gestione dei richiedenti asilo l’amministrazione non rimarrà ad assistere in silenzio alla crescente
ondata migratoria e ai crimini ad
essa connessi e si opporrà con
forza a ogni decisione calata dall’alto che possa ledere i più basilari diritti dei residenti a vivere
una quotidianità libera da preoccupazioni”. Quello di Trieste è il
secondo caso in pochi giorni.
Venerdì scorso era finito infatti
in manette Valentine Omwanta
un 25enne originario della Nigeria,
fermato dai Carabinieri della Compagnia di Trapani al Cara di Mineo.
L’uomo, secondo l’accusa, ha
brutalmente picchiato una donna,
riducendola in fin di vita, dopo
aver tentato di violentarla. B.F.
arma da taglio all’addome. Gli
accertamenti espletati nell’immediatezza e le successive ricerche hanno permesso di individuare sul manto stradale
l’arma del delitto, un coltello a
serramanico con una lama di
circa 12 cm e di rintracciare
poco dopo per le vie del paese
l’autore del ferimento. Secondo
quanto riferito da testimoni, il
54enne, zio della vittima, ha minacciato con la stessa arma il
fratello del giovane ferito, arrivato
nel frattempo. Tra i due, prima
dell’arrivo di Carabinieri, c’è stata
una colluttazione che però non
ha avuto conseguenze gravi.
L’arrestato, secondo quanto trapelato, si era reso protagonista
di un fatto simile a giugno del
2015, quando finì agli arresti
domiciliari per aver ferito con
un coltello un minorenne della
zona. L’uomo, ora in carcere, è
in attesa di comparire davanti
al giudice per l’udienza di convalida.
B.F.
9
Venerdì 29 luglio 2016
DALL’ITALIA
PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
“Volevano ammazzare in Italia”:
condannati Jihadisti
Il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas dovranno scontare
sei anni di carcere per terrorismo internazionale: volevano colpire la base Nato di Ghedi
di Barbara Fruch
o scorso 25 maggio sono stati
condannati a 6 anni di carcere
dal tribunale di Milano. E ora
arrivano le motivazioni della
sentenza per il tunisino 35enne
Lassaad Briki e il pakistano Muhammad
Waqas, 27anni, presunti terroristi legati
all’Isis, autori degli ormai famosi selfie di
propaganda e minacce davanti al Duomo
di Milano e al Colosseo di Roma, venuti a
galla sul web.
Secondo i giudici della Prima Corte d’Assise di Milano i due, arrestati il 22 luglio
dell’anno scorso, “erano determinati ad
ammazzare in Italia”, la loro “ossessione”
era “attuare la jihad” attraverso “la commissione di un attentato”. Secondo le indagini condotte dal pm di Milano, Enrico
Pavone, e dal procuratore aggiunto dell’antiterrorismo, Maurizio Romanelli, i due
- da anni residenti a Manerbio, paese
della bassa Bresciana, con regolare permesso di soggiorno e un’occupazione
stabile - erano pronti a colpire la base
Nato di Ghedi, in provincia di Brescia,
come emerso dalle intercettazioni ambientali e telefoniche. Un obiettivo, scrivono
i giudici in un passaggio delle motivazioni
della sentenza come riportato da ‘AskaNews’,
“bel al di là delle loro capacità” ma che
“diviene per Briki una vera ossessione, la via
ideale per attuare la jihad”. In un colloquio
del 21 giugno 2015, poco più di un mese
prima di finire in manette, Briki “afferma di
voler compiere la jihad in Italia individuando
l’obiettivo principale delle proprie azioni nell’aeroporto militare di Ghedi”. Tanto che all’amico, il tunisino assicura: “Voglio andare a
Ghedi”. “La consolidata determinazione del
Briki “ osserva la Corte “a colpire la base non
L
viene scalfita dai timori” del complice di
essere bloccati dal personale addetto alla vigilanza dell’aeroporto e, quindi, scoperti. “Anzi
sottolinea che il ramadan è il periodo migliore
per fare il jihad”. Infatti dalle intercettazioni
emerge che Briki avrebbe voluto colpire tra il
giugno e il luglio 2015. Briki, sottolineano
ancora i togati, ha interpretato “un ruolo più
attivo” rispetto a quello del compagno. Il tunisino, infatti, “spendeva il nome dell’organizzazione terroristica nella sua attività di propaganda attraverso l’account twitter”, nominato
“Islamic_State_in_Rome” dove venivano postate
foto di luoghi simbolo delle principali città
italiane accompagnate da minacce per l’Occidente. Waquas era invece “più prudente e
pragmatico” dell’amico, ma per la Corte d’Assise di Milano non merita un “più mite trattamento sanzionatario” perché con Briki “condivideva il medesimo disegno criminoso” e il
loro era un legame fondato soprattutto sulla
“forte determinazione a commettere un qualsiasi attentato”. Il movente è quello tipico del
terrorismo islamico: cioè “una distorta ideologia
e un odio generalizzato verso gli appartenenti a qualsiasi altra confessione”.
Non a caso “a tratti sognavano di raggiungere il territorio dell’Is per partecipare alla Jihad in quella terra” e combattere come foreign fighters.
“Poiché la strategia terroristica islamica
risulta oramai per lo più improntata all’agire individuale – si legge ancora nelle
motivazioni della sentenza – senza che
sia necessaria una particolare organizzazione di mezzi e di uomini, e dal momento che il fine unico perseguito è
quello di creare il terrore mietendo
vittime con diverse singole azioni organizzate e realizzate in brevi lassi temporali,
sarebbe fuorviante e scorretto ragionare
con le categorie pensate per le ‘comuni’
associazioni per delinquere”.
Il giudice estensore del provvedimento,
in base a una sentenza della Cassazione
ha sottolineato che “l’organizzazione terroristica transnazionale va pensata, più
che come una struttura statica, come
una ‘rete’, in grado di mettere in relazione
persone assimilate da un comune progetto politico-criminale, che funge da
catalizzatore”. Quindi, “per partecipare
a una siffatta associazione è sufficiente
che il partecipe si metta a disposizione
della rete per attuare il disegno terroristico, o
che, più semplicemente segnali ad essa i
propri progetti criminosi affinché questa li
possa rivendicare”. Comunque, si legge nelle
motivazioni, “la difficoltà a reperire armi in
Italia hanno senza dubbio rappresentato per
gli imputati il maggiore - se non l’unico - ostacolo per l’attuazione dei propri propositi criminosi”. Di certo, la sentenza pare confermare
che il pericolo terrorismo, collegato a un’immigrazione sempre più incontrollata, anche in
Italia è concreto.
L’OPERAZIONE IN SARDEGNA
Spaccio di droga e rapine:
smantellata banda
Sette le persone colpite da ordinanze di custodia cautelare
Facevano arrivare le sostanze stupefacenti dalla Puglia,
dove costavano meno, per poi smerciarle velocemente
paccio di sostanze stupefacenti,
rapina aggravata, porto abusivo
di armi, truffa e simulazione di
reato. È con queste accuse, a vario titolo, che, ieri all’alba, i carabinieri di
Lanusei, Nuoro e Jerzu hanno eseguito
sette ordinanze di custodie cautelari
emesse dal gip del tribunale di Lanusei
nei confronti di altrettante persone,
residenti nei comuni di Arzana, Lotzorai, Barisardo e Villanova Strisaili.
In cella sono finiti Marco Mura, 36
anni, di Lanusei, considerato il capo
della gang, e Raffaele Congiu, di 38,
di Villanova Strisaili. Ai domiciliari,
invece, Celine Mulas, cittadina francese
di 36 anni, compagna di Mura; Claudio
Cocco, di 30, di Lanusei; e Francesco
S
Piras, di 25, anche lui di Lanusei. Obbligo di firma, infine, per Mosè Cao,
53 anni, di Lotzorai, e Paolo Pischedda,
di 34, di Lanusei. Quattordici complessivamente le persone indagate.
Sono tutti accusati di traffico e spaccio
di ingenti quantità di sostanze stupefacenti. A far scattare le indagini nel
2013 è stato un controllo dei militari
dello Squadrone Eliportato Cacciatori
di Sardegna impegnati nella ricerca
di un latitante. Due persone furono
perquisite, recuperati due scanner per
intercettare le comunicazioni delle
forze dell’ordine, svariate schede telefoniche intestate a stranieri, alcuni
passamontagna, guanti e denaro. Analizzando le schede i militari sono
riusciti a individuare la banda e tutti i
suoi componenti. Il gruppo, come
emerso dalle indagini, faceva arrivare
dalla Puglia ingenti quantitativi di marijuana, perché lì costava meno, e poi
la smerciava velocemente a Muravera,
Cagliari, Sassari e in diversi centri
dell’Ogliastra. Molti i sequestri effettuati nel corso delle indagini. L’1
marzo del 2014 al porto di Arbatax fu
bloccato un carico di 50 chili di marijuana del valore di quasi 200mila
euro, arrestato il corriere e sequestrati
nella sua abitazione altri 40 chili di
droga. Il 12 ottobre dello stesso anno
lungo la Statale 125, a Tertenia, fu
fermata l’auto condotta da Claudio
Cocco e recuperati 522 grammi di
‘erba’. Il giorno dopo Marco Mura e
Celine Mulas furono controllati sulla
stessa strada e trovati in possesso di
oltre un chilo di droga.
Alcuni dei destinatari delle misure
cautelari sono inoltre accusati della
di una rapina avvenuta nel giugno
2014 ai danni di una gioielleria di
Tortolì. Proprio Mura e la compagna,
qualche giorno prima, avevano fatto
un sopralluogo nel negozio. Dopo il
colpo, i militari riuscirono a recuperare
parte della refurtiva venduta dalla coppia ad alcuni compro oro, mentre altri
gioielli furono recuperati nella loro
abitazione a Bari Sardo. Recuperato
anche il casco che Mura avrebbe indossato il giorno della rapina.
10
Venerdì 29 luglio 2016
STORIA
OGGI L’ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI BENITO MUSSOLINI, NEL FINE SETTIMANA MOLTE LE INIZIATIVE PER COMMEMORARE L’EVENTO
Benito, 133 anni fa
Celebrazioni religiose e civili per ricordare la figura del Duce,domenica
a Villa Carpena il tradizionale pranzo conviviale e tanti libri sul tema
di Emma Moriconi
entotrentatre anni fa, a Dovia
di Predappio, nasceva Benito Mussolini. Molti gli
eventi organizzati in tutta
Italia per commemorare la
storica data, ma di certo è qui, in
Romagna, da dove vi scrivo oggi,
che le celebrazioni assumono un’atmosfera particolare. Perché innanzitutto è proprio qui che nacque, in
quella giornata d’estate del 1883.
Poi perché è qui che riposa, nella
cripta di famiglia a San Cassiano.
Nella mattinata di oggi si terrà una
celebrazione religiosa qui a Villa
Carpena, dove la famiglia Mussolini
visse e dove donna Rachele trascorse gli ultimi anni della sua vita.
Oggi questa casa è un Museo, e
saranno migliaia gli Italiani che si
prevede arriveranno nelle prossime
ore e nei prossimi giorni, fino alla
giornata conclusiva di domenica
31. Una giornata, quella di domenica
prossima, che si preannuncia ricca di iniziative.
Al mattino saranno due le celebrazioni religiose
sul territorio, una si svolge a San Cassiano,
nella chiesa adiacente al cimitero. Già da
C
Villa Carpena
giorni la nipote del Duce Edda Negri Mussolini,
come accaduto lo scorso aprile, ha raccomandato sobrietà e rispetto dei luoghi sacri:
nell’anniversario della morte del Duce l’appello
di Edda è stato accolto, probabilmente anche
per questa circostanza gli Italiani che verranno
sapranno adoperare un contegno consono al
luogo e alla circostanza. Dopo la Santa Messa
moltissime persone sono attese proprio a Villa Carpena, per l’imperdibile pranzo conviviale che vedrà
riunite centinaia di persone provenienti da tutta Italia. Sempre Villa
Carpena, grazie alla cortese ospitalità dei proprietari Adele e Domenico Morosini, sarà il fulcro culturale anche dal punto di vista dell’editoria storica: due volumi di Pietro
Cappellari dedicati rispettivamente
allo sbarco di Anzio e alla RSI, il
mio “Gli uomini di Mussolini - Ritratti
di un Ventennio”, un altro mio lavoro
- scritto a quattro mani con Luciano
Garibaldi - dal titolo “Mussolini, sangue a Piazzale Loreto”, e poi “Giovinezza tradita” di Alessandro Russo
(tutti Herald Editore); e ancora il
volume caro al mio cuore, “Donna
Rachele mia nonna, la moglie di
Benito Mussolini”, che ho scritto
con Edda Negri Mussolini (Edizioni
Minerva) e che ha fatto nel corso
degli scorsi mesi il giro d’Italia andando a toccare anche la terra di
Spagna, e infine “Fascismo: Stato sociale o
dittatura?”, che la nostra indimenticabile Martina Mussolini scrisse a sei mani con Edoardo
Fantini e Andrea Piazzesi.
UN FINE SETTIMANA DEDICATO ALLA MEMORIA E ALLA CULTURA, AGLI UOMINI CHE HANNO FATTO LA NOSTRA STORIA, CHE È LA PIÙ BELLA
Scrivere per non dimenticare
La penna di ciascuno di noi è al servizio della verità e dei lettori, ogni giorno
er l’occasione, come dicevamo,
molte energie culturali convogliano
a Villa Carpena: la Herald Editore
propone tre nuove pubblicazioni e una
serie di volumi della collana “Per non
dimenticare”, tra cui i libri dello storico
Pietro Cappellari, dedicati allo sbarco di
Anzio e alla Repubblica Sociale Italiana.
Quanto ai tre nuovi titoli, uno è “Gli
uomini di Mussolini - Ritratti di un Ventennio”, che è la raccolta dei numerosissimi articoli a mia firma apparsi in
questi anni sul Giornale d’Italia. Abbiamo
voluto, in questo modo, rispondere anche
alle numerose richieste provenienti proprio da voi lettori di raccogliere in un
unico volume i cosiddetti “ritratti” che
sono apparsi sul nostro quotidiano nel
corso dei lunghi mesi che ci separano
da quella prima puntata dell’ormai lontano
ottobre 2013. Questo volume - nato da
una collaborazione tra il nostro Giornale
d’Italia e la Herald Editore, reca la prefazione di Gennaro Malgieri e l’introduzione
del Direttore di questa testata Francesco
Storace, che volle questo lavoro tre anni
fa. Si tratta di una raccolta di brevi biografie, centoventuno per l’esattezza:
figure istituzionali e militari, nomi più
noti e nomi “dimenticati”, e non mancano
le figure “familiari”, quelle più vicine al
Duce. Mancano invece, in questo volume,
i “quindici” di Piazzale Loreto, che vanno
a completare il quadro nel secondo volume proposto da Herald, “Mussolini
Sangue a Piazzale Loreto - Martiri e
Contromartiri”, che ho avuto l’onore di
scrivere a quattro mani con Luciano Garibaldi, storico di fama internazionale e
autore, tra l’altro, de “La pista inglese”,
che Garibaldi teorizzò oltre 20 anni fa.
Un libro che racconta sia “i martiri” che
P
“i contromartiri” di quella piazza milanese
simbolo ancora oggi di sangue e di
orrore. Il volume presenta oltre 80 foto
inedite dello scempio dell’aprile 1945. A
questo proposito, devo dire che quelle
foto mi hanno procurato notti insonni e
un senso di inquietudine e di orrore che
è persino difficile da spiegare. Ciò che
posso fare ora, prima di tutto, è riportare
ciò che scriviamo in apertura di questo
libro. Ecco: “Esprimiamo ai familiari
delle vittime di piazzale Loreto il nostro
sincero e profondo rispetto, ci scusiamo
per il dolore e l’orrore che inevitabilmente
le immagini contenute in questo libro
susciteranno. Noi tuttavia siamo cronisti
della storia, e raccontare quelle pagine
buie e quelle ferite ancora aperte, è per
noi non certo un piacere, ma sicuramente
un dovere nei confronti della nostra
storia e del nostro popolo”. Non nego
di aver pensato, in quelle notti di lavoro
forsennato dedicate alla redazione di
questo lavoro, prima di tutto a Edda,
alla quale mi lega una profonda amicizia
e un affetto sincero, al dolore che quelle
immagini provocano a lei, a sua sorella
Silvia, a tutti i loro familiari e ai familiari
di quelle povere vittime. Ma gli Italiani
devono sapere quale orrore fu, cosa fu
davvero quella giornata orribile della nostra storia. Con dolore e con rispetto,
questo lavoro è dedicato alla loro memoria.
Ancora, a disposizione dei lettori arriva
un terzo libro, “Giovinezza Tradita”, di
Alessandro Russo, del quale ho avuto il
piacere di stendere la prefazione. Alessandro è un collega del Giornale d’Italia,
lo leggete spesso su queste colonne,
dunque già lo conoscete. Il suo romanzo
- che è ispirato a una storia vera -
racconta un momento particolare della
nostra storia: siamo tra il 1922 e il 1923,
all’indomani della Marcia su Roma.
Russo mette su carta gli umori e le sensazioni di un’epoca, le luci e le ombre di
una generazione, romanzando una storia
vera in un susseguirsi di eventi che portano a un finale inaspettato e altamente
significativo. Mi piace, lo stile di Alessandro. È vivo, vivace, coinvolgente,
quello che scrive si legge d’un fiato: ma
questo voi lettori già lo sapete. Vi resta
solo di leggerlo anche come romanziere,
oltre che come giornalista. Non resterete
delusi, parola di una che legge moltissimo, e che - per mestiere - scrive.
Ma gli appuntamenti a Villa Carpena
non finiscono qui: sempre domenica,
nel pomeriggio, Edda ed io presenteremo
agli ospiti del Museo il nostro libro dedicato a Donna Rachele. E sarà un’emozione non certo da poco, considerando
che proprio in questo luogo, a Villa Carpena, Edda ha vissuto la sua età più
bella, quella dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’età che è stata ferita dalla
prematura scomparsa della mamma,
Anna Maria, ma che le ha comunque
donato un altro grande amore: quello di
sua nonna Rachele. Anzi, delle sue
nonne, perché anche nonna Maria è
stata una presenza importantissima per
la crescita di quella bambina rimasta
orfana davvero troppo presto. Si, sarà
forse una delle giornate più emozionanti
di questi due anni che ci hanno viste vicine, a lavorare a questo progetto che
Edda definisce “il libro della mia vita”, e
che anche per me è un pezzo di cuore.
A presentare l’evento ci saranno i proprietari del Museo, Adele e Domenico
Morosini, e il nostro Alessandro Russo.
E poi ci sarà la nostra Fiorenza Ferrini,
instancabile come sempre e pronta,
come ogni giorno, a raccontarci le sue
avventure a Salò.
Infine, ci sarà anche Edoardo Fantini,
insieme ad Andrea Piazzesi: il libro “Fascismo: Stato sociale o dittatura?”, che
hanno scritto con Martina Mussolini, il
cui ricordo ci accompagna ogni giorno,
è un altro lavoro che impreziosisce
questa giornata dedicata alla memoria e
alla cultura, alla nostra storia, che - lasciatemelo dire - è la più bella.
[email protected]
11
Venerdì 29 luglio 2016
SOCIETA’
A QUATTRO ANNI DALLA SCOMPARSA DEL GRANDE CANTAUTORE ECCO LA RASSEGNA FOTOGRAFICA IN ONORE DELL’ARTISTA BOLOGNESE
Roma celebra Lucio Dalla al Vittoriano
La mostra sarà aperta fino al prossimo 2 ottobre: è il primo
di una serie di appuntamenti dedicati ai grandi della cultura nazionale
di Simone Sperduto
quattro anni dalla sua
scomparsa, l’artista bolognese Lucio Dalla viene
celebrato dal mondo della
cultura italiana con una
rassegna fotografica, all’interno del
complesso del Vittoriano a Roma.
La mostra, che ha aperto i battenti il
23 luglio, sarà visitabile fino al 2 ottobre con ingresso gratuito a pochi
passi dalle superbe sale che ospitano
il Museo del Risorgimento. Questa
mostra, tra l’altro di elevato spessore,
dovrebbe essere soltanto la prima
all’interno di una lunga serie di appuntamenti dedicati ai grandi della
nostra cultura nazionale. Elogi di uomini e donne di illustre memoria
che un tempo avrebbero trovato spazio nei testi rinascimentali di Paolo
Giovio e che oggi, finalmente, possono popolare il monumento simbolo
dell’identità nazionale per eccellenza,
che risponde al nome di Vittoriano;
volendo assecondare l’isteria anglofila
che attanaglia per moda tanti, forse
troppi, italiani potremmo definirla
una sorta di hall of fame. Sta di fatto
che questa rassegna dedicata al
grande poeta e cantautore bolognese
ha decisamente centrato l’obiettivo,
convogliando presso gli immensi
corridoi del Vittoriano anche tanti
turisti stranieri dispersi tra le luci
A
soffuse che colorano di azzurro gli
scatti posizionati lungo le pareti e
firmati da fotografi come Giovanni
Canitano, Guido Harari, Carlo Massarini, Fabio Lovino, Fausto Ristori e
Luciano Viti.
Quello stesso azzurro che rievoca
le note in sottofondo di “Com’è
profondo il mare”, mentre vediamo
la vita di Lucio Dalla scorrere a trecentosessanta gradi ora nella sua
amata Piazza Maggiore di Bologna,
davanti a San Petronio, ora in compagnia degli amici e colleghi Ron,
Venditti e De Gregori al ristorante o
in giro per l’Italia dietro le quinte
dei suoi numerosi tour. Dal successo
di “Banana Republic” tra Rimini e
Pescara al sorriso quasi beffardo
sulla poltrona di un barbiere a Basilea;
dalle pose in pieno relax nel giardino
di casa a Urbino, in compagnia del
suo cane, fino alla sfida goliardica in
altezza lanciata ai cestisti del Banco
di Roma. La Capitale è stata più volte
meta di soggiorni per il musicista,
che viene immortalato sul Lungotevere e all’interno di un bar all’Isola
Tiberina. L’arte di Lucio Dalla era
nella sua stessa semplice quotidianità,
così come nel suo modo di vestire e
di apparire, nonché negli inseparabili
cappelli; tutto questo al di là dei testi
meravigliosi delle sue poesie tramutate in canzoni, alcune delle quali
sono entrate di diritto anche nella
storia del cinema italiano. Così
“Cara” e “L’ultima Luna” diventano
parte della colonna sonora del film
cult di Carlo Verdone “Borotalco”,
dove Lucio Dalla non teme neanche
il confronto con Mozart e Beethoven
e diviene quel colosso della musica
ancora oggi ricordato da un Paese
intero.
LODOVICO ELLENA, LUIGI BARBERIS, DANIELE NEATO: UN “TRIO SEMI-ELETTRICO” PER RIDERE MA ANCHE PER PENSARE
I Desperados, per cantare la protesta. In piemontese
Umori e malumori messi in musica: ecco alcuni testi che stanno spopolando tra il biellese e il vercellese
nostri lettori conoscono già Lodovico
Ellena, e di sicuro lo ricordano perché
lo abbiamo citato spesso sulle colonne
del nostro Giornale d’Italia. Ultimamente
ne abbiamo parlato a proposito di un
suo scritto, un libretto dal titolo “La
violenza della democrazia”. Bella penna,
filosofo sopraffino, Ellena ha uno spirito
frizzante che ora va a incanalarsi in
un’altra delle sue passioni: la musica.
I
In piemontese. E, anche qui, Lodovico
protesta, e si fa sentire. Insieme a due
amici ha messo su un “trio semi-elettrico” che si chiama “I Desperados”, e
già il nome è sintomatico di un certo
spirito non proprio domo. Gli altri due
sono il pittore Luigi Barberis e l’agricoltore Daniele Neato. Il tema portante
della protesta in musica, neanche a
dirlo, è la politica. E se quando Ellena
scrive è decisamente severo
con quelli che prende di
mira (e ne ha tutte le ragioni,
c’è da dire), quando canta
e quando suona, beh... potremmo dire che gliele canta
e gliele suona come si deve.
Due chitarre, una batteria,
tre voci e tanta satira, sottile
e spregiudicata al tempo
stesso, che rallegrano - con
una vena di amarezza, non
si può fare a meno di sottolineare - le serate nei locali
tra il biellese e il vercellese.
Il dialetto è piemontese,
come piemontesi sono i tre
membri del gruppo che mettono in musica e parole le
frustrazioni, le delusioni, le
incongruenze di un sistema
che non funziona, che implode, che sprofonda. E siccome Lodovico Ellena è nostro amico, e ci piace ciò
che scrive, ci siamo permessi di chiedergli qualche
testo, per raccontare ai nostri lettori
cosa combinano i Piemontesi “disperati”,
per riderci su ma anche per riflettere un
po’, perché in fondo ogni forma d’arte
serve a ridere, ma anche a pensare. Vi
proponiamo quindi - in attesa che esca
un lp in vinile del trio in collaborazione
con Jerry Sorrenti e altri ospiti per l’etichetta di brindisi Psych-out e del disco
che incideranno durante l’estate - il
testo de “Lo Scuroveggente”, che è dedicato indovinate a chi? Si, bravi, proprio
a lui: al Presidente del Consiglio Matteo
Renzi. Leggete, sorridete, e indignatevi
pure un po’, ché male non fa.
Lo scuroveggente (L. Ellena) - Faccia
da coniglio/ presiede un consiglio/ è
scuroveggente/ e affloscia la mente/ lo
fa da stagioni/ con donne e meloni/ è
fosforescente/ ma brilla di niente/ gli
struzzi in Norvegia/ gli fanno ciao ciao/
tra boschi e fatine/ non trovi una fine/si
credon cavalli/ ma manco son galli/ si
dicon campioni/ ma son peperoni/ qualcuno li sperda/ tra nuvole e...
Lasciamo sfogo all’immaginazione del
lettore, e nel frattempo che pensate a
qualcosa che fa rima con “sperda”,
addentriamoci nel prossimo testo, eccolo qua.
Non pensare conviene (L. Ellena) Non pensare conviene/ perché hai meno
guai/ una vita sicura e sai cosa fai./ Ma
ti resta un problema/ un dettaglio peloso/
che in quel modo regali/ la mente a
qualcuno./ Ti attraversa il cervello/ pensiero poco snello/ e non ti lascia dormire/
quindi cominci a scavare./ Ti regalano
Dei/ ti cucinano zuppe/ tutto è già
digerito lo puoi ruminare./ Ma fatichi a
ingoiare/ quella pappa un po’ scura/
forse qualcosa ti dice/ che è contro natura./ Non ti va il conformismo/ non ti
va di accettare/ tutto quel bene di dio/
che nuota là in quel mare.
A proposito, tra un brano e l’altro ricordatevi, se vi capita, di cercare “La
violenza della democrazia”, edizione
Tabula Fati. Già lo consigliammo ai
nostri lettori, lo riproponiamo perché
qui capita proprio a fagiolo. E per oggi
vi salutiamo con un altro testo, buon
pro vi faccia, cari lettori. Ecco a voi
questa ultima chicca.
Che me ne frega ammè (L. Ellena) se non sanno cosa fanno ma lo fanno
tutto l’anno/ se una squadra da oratorio
ti governa con i dadi/ se ci sono sacerdoti alle volte un po’ fetenti/ che riparano bambini con dei giochi assai
carini/ che me ne frega ammè (2)/
perché io penso ammè./ Che me ne
frega ammè/ se politici ignoranti fan
da sé per sé garanti/ se ci invadono di
imam che non mangiano salam/ se ci
danno ampia scelta ma poi fanno profezie/ e se predicano pace con le bombe
intelligenti/ che me ne frega ammè
(2)/ alè, pensa per te./ Che me ne
frega ammè/ se risorge la verdura ma
a nessuno fa paura/ se si sparano per
strada e nessuno vede niente// se
difendi la tua vita e ti mandano in
galera/ se fetenti con cravatta vanno
in giro a testa alta/ che me ne frega
ammè (2)/ e già, io bevo un the.
Dimenticavo: I Desperados li trovate
anche su youtube, cercateli, sono simpaticissimi, e sono anche una voce fuori
dal coro. Come piace a noi.
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Venerdì 29 luglio 2016
SPORT
DOPO ANNI DI MAGRA TRA SCANDALI, FALLIMENTI, INCHIESTE E FAIR PLAY FINANZIARIO, LA SERIE A NUOVAMENTE ALLA RIBALTA
Un calciomercato sensazionale,
le italiane tornano protagoniste
Pogba allo United, si chiude. La Juve si “consola” con Gabigol. Il Napoli ufficializza Milik, rilancia per Icardi ma dovrà accontentarsi di Bacca
L’Inter vicina a Candreva e non molla Joao Mario. Grana Keita per la Lazio, Zaza verso il Milan e Diawara a un passo dalla Roma
di Federico Colosimo
n mercato così scoppiettante non si vedeva da anni.
Dai tempi in cui l’Inter
prendeva Ronaldo, Vieri,
Eto’o. E ancora: da quando
la Lazio comprava Crespo, la Juve
Zidane, la Roma Batistuta, il Milan
Shevchenko. Erano gli anni d’oro del
calcio italiano, quando i nostri team
dominavano in lungo e in largo. Invidiati da tutti. Con la Serie A che rappresentava senza ombra di dubbio
il campionato più bello, affascinante
e attraente al mondo. Poi sono arrivati
gli scandali, i fallimenti, Calciopoli,
le retrocessioni. Senza dimenticare
le scommesse.
Ebbene, dopo un periodo di magra
i club nostrani sono tornati alla ribalta.
Grazie pure all’arrivo di imprenditori
americani, cinesi. Ma anche per via
della supremazia incontrastata e ad
oggi incontrastabile della Vecchia
Signora, che ha smosso le acque.
Attraverso un mercato sì faraonico,
ma all’insegna anche dell’intelligenza
e della caparbietà. Prima gli acquisti
di Pjanic, Dani Alves, Benatia e Pjaca.
E poi quello di Higuain strappato
per 90 milioni al Napoli che ha ricevuto il pagamento della clausola
U
In ordine Icardi, Candreva, Milik e Pogba
volta a liberare automaticamente il
Pipita. E non è ancora finita. Perché
se Pogba è sempre più vicino al
Manchester United (forse già oggi
la chiusura dell’affare più costoso
del secolo), i bianconeri hanno in
canna altri due colpi sensazionali:
in dirittura d’arrivo la trattativa per
Gabigol del Santos, il nuovo Neymar. E non solo. Perché Marotta e
Paratici hanno individuato in Witsel
dello Zenit il sostituto ideale del
“polpo” Paul.
Juve e non solo. Perché il Napoli
continua ad offrire cifre folli per strappare all’Inter Icardi. L’ultima proposta,
indecente, fatta pervenire ai neraz-
zurri, è di 60 milioni di euro per
portare a Castel Volturno l’attaccante
argentino. Ennesimo rilancio nuovamente rifiutato da Tohir e il gruppo
Suning. Col presidente degli azzurri
De Laurentiis che ha già pronta l’alternativa: Bacca dal Milan. Intanto
ieri ecco il primo vero colpo, con
Milik (ormai ex Ajax) che ha effettuato
le visite mediche e oggi raggiungerà
la banda Sarri nel ritiro di Dimaro.
L’Inter non vuole vendere Icardi e
anzi cede al “ricatto” della moglieagente. Pronto il rinnovo del contratto
per il capitano, che attraverso il suo
entourage ha alzato la posta e si appresa ad ottenere ciò che più voleva:
la permanenza a Milano e un contratto
sontuoso. E non è tutto. Ormai a un
passo l’acquisto di Candreva dalla
Lazio, senza abbandonare la pista
che porta a Joao Mario dello Sporting
Lisbona, con le negoziazioni che si
sono incredibilmente riaperte. E per
il centrocampo si punta Diarra. Il
tutto per far tornare il sorriso a Mancini, che continua a pensare alle dimissioni, e costruire una squadra all’altezza della situazione.
Il Milan aspetta di cedere Bacca
per fiondarsi su Zaza mentre la
Roma prepara l’assalto decisivo a
Diawara del Bologna per poi con-
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
centrarsi sul reparto difensivo.
Grana Keita per la Lazio, con il senegalese che sta facendo di tutto
per essere ceduto. Sulle sue tracce
il Monaco pronto a mettere sul
piatto della bilancia 25 milioni di
euro. Biancocelesti sempre più vicini a Thauvin del Newcastle. E’ lui
il sostituto individuato per rimpiazzare Candreva. Dopo le Olimpiadi
potrebbe poi arrivare Rodrigo Caio
del San Paolo, orientato a cedere
alle lusinghe degli aquilotti.
E’ un calciomercato sensazionale,
all’insegna delle sorprese e delle
follie. Con le squadre italiane scatenate.