Chi voterai? I meccanismi psicologici che

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Chi voterai? I meccanismi psicologici che
Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte
Indice
Note sull'autore....................................................................................................................... 3
Introduzione........................................................................................................................... 4
Psicologia e politica: cosa influenza le scelte degli elettori....................................................5
Bibliografia........................................................................................................................... 19
E-Book a cura di Flavio Cannistrà, 2013. Versione 1.0 distribuita gratuitamente sotto licenza Creative
Commons CC BY-NC-SA 3.0 IT (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it). Puoi farne
uso secondo le modalità della licenza. Se me lo fai sapere mi fa piacere!
Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35
Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte
Note sull'autore
Flavio Cannistrà, psicologo, formatore, consulente aziendale. Mi interesso di tutto ciò che è
comunicazione, specialmente dei suoi effetti sul comportamento. In ambito clinico studio le
modalità con cui comportamenti e comunicazioni disfunzionali generano problemi e
malessere e lavoro per risolverli in tempi brevi. Nella formazione tengo corsi e seminari per
accrescere la conoscenza di sé e degli altri, e per offrire spunti per soluzioni pratiche ai
propri problemi. Nella consulenza aziendale faccio parte di un team che aiuta le aziende a
definire il proprio modello di business e mi occupo di comunicazione e copywriting.
Su www.lostudiodellopsicologo.it trovi il mio blog, in cui ogni settimana pubblico articoli
orientati al benessere individuale, alla comprensione di sé e dei problemi psicologici.
Su LinkedIn c'è il mio profilo come consulente aziendale.
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Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte
Introduzione
Che cosa ti spinge a votare un politico piuttosto che un altro?
Come formi un giudizio su chi votare e chi no?
Quali strategie usano i politici per attrarre consensi?
In periodo di elezioni queste domande sono comuni e in queste righe ho voluto
presentare uno scorcio sull'argomento, cercando di rispondere ad alcuni quesiti
riguardanti
le dinamiche psicologiche implicate nella scelta del proprio
rappresentante politico.
Ci tengo a precisare che non si tratta di un testo esaustivo: l'argomento è vasto, le
ricerche tante e gli studi approfonditi. Ho voluto scrivere questo ebook soprattutto per
il mio interesse per i diversi aspetti della comunicazione e per come questi possano
influenzare comportamenti e percezioni. Questo testo, quindi, vuole essere solo una
panoramica veloce e pratica su alcuni meccanismi che entrano in gioco
nell'influenzare le scelte dell'elettore.
Chi stesse cercando un testo più approfondito e rigoroso perdonerà la mia
superficialità e il taglio volutamente divulgativo, scelto per rendere comprensibile a
tutti i contenuti presentati. In fondo al libro potrai trovare una piccola bibliografia da
cui ho tratto buona parte delle informazioni riportate, in modo da darti la possibilità
di approfondirle tu stesso.
Buona lettura.
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Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte
Psicologia e politica: cosa influenza le scelte degli elettori
Allora, da dove posso iniziare...
«Io proporrei dall'inizio».
Giusto. Intorno al III secolo avanti Cristo, in Grecia...
«Stai scherzando?».
Sì. Direi che è meglio iniziare dai giorni nostri.
«Sono d'accordo».
Allora potrei cominciare col dire che per buona parte del secolo scorso gli studi
sulle scelte elettorali erano soprattutto di stampo sociologico e sostenevano che
queste fossero soprattutto legate a posizione sociale e cultura dell'elettore: perciò se
eri un operaio, un lavoratore dipendente, o un povero votavi a sinistra, mentre se eri
un imprenditore, un lavoratore autonomo o una persona ricca votavi a destra.
Naturalmente c'erano anche altre condizioni a influenzare la scelta, come ad esempio
l'appartenenza religiosa.
Col tempo queste teorie iniziarono a scricchiolare. L'argomento aveva però destato
l'attenzione della psicologia, che iniziò a condurre studi e ricerche più accurate.
Come anticipato nell'introduzione, queste ricerche sono molte, approfondite e
diversificate per ambiti. Qui ci interesserà soprattutto vedere brevemente alcuni dei
fattori ritenuti determinanti nell'influenzare la scelta di chi vota.
Prima di tutto chiediamoci una cosa: come percepiamo i nostri partiti? Cosa vuol
dire, per noi, etichettarli come “di destra” o “di sinistra”?
Alcune ricerche (riferite in particolare al contesto italiano) hanno mostrato che gli
elettori non dividono i partiti semplicemente in destra e sinistra, ma li dispongono
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lungo un continuum costituito da due coppie di opposti disposte a croce (vedi Fig. 1):
lungo l'asse orizzontale abbiamo la coppia solidarietà–merito e lungo quella verticale
la coppia moderati–radicali. Un partito può essere collocato in uno dei quattro
quadranti ed essere percepito come più incline a ideali e attività di solidarietà
(caratteristica associata maggiormente ai partiti di sinistra) o più incline a logiche
meritocratiche (caratteristica più associata ai partiti di destra). Inoltre, si può ritenere
che nel perseguire i suoi valori abbia un atteggiamento più moderato (tipico di chi si
avvicina al centro) o più radicale (tipico delle frange estreme).
Ad esempio, i risultati di una ricerca del 1999 1 mostravano come Rifondazione
Comunista veniva percepito come un partito dedito ad attività di solidarietà e di
stampo radicale, mentre Forza Italia era percepito come un partito più moderato e
orientato a logiche meritocratiche.
Fig. 1, adattamento da Ricolfi, 1999.
Ricerche simili già ci permettono di comprendere che la percezione del partito e
dell'ideologia sottostante è più complessa di quanto si potrebbe immaginare in
1 Ricolfi, 1999.
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superficie.
Ma se parliamo del politico?
Cosa scopriremmo se spostassimo l'attenzione dal partito all'uomo?
Il politico attento conosce bene quegli studi di psicologia che mostrano come
l'elettore, nello scegliere di votarlo o meno, sia largamente influenzato dalle sue
caratteristiche personali, più che dai programmi del suo partito.
«Vuol dire che votiamo qualcuno più per come ci appare che per ciò che intende
fare una volta al potere?».
Diciamo piuttosto che gli diamo il nostro voto anche perché sia ciò che dice, sia lui
stesso come persona, ci appaiono in una forma convincente. È una sorta di
scorciatoia.
«Cioè?».
Vedi, conoscere veramente bene qualcosa o qualcuno richiede un bel po' di risorse:
tempo, attenzione, concentrazione, memoria... Analizzare attentamente ogni singola
caratteristica dell'ambiente circostante, così come di una persona o di ciò che dice, è
davvero difficile, faticoso, lungo. Perciò utilizziamo delle scorciatoie, ci affidiamo a
delle impressioni veloci, generiche, che ci aiutano a fare una valutazione abbastanza
accurata ma in tempi brevi. Lo facciamo tutti i giorni: ci affidiamo a un'impressione
generale, di superficie, che peraltro il più delle volte è corretta.
«Un po' come andare “a naso”».
Esatto. Ci basiamo su sensazioni, impressioni, percezioni generali, ragionamenti di
superficie e diamo un giudizio generico sulla base di questi, senza andare ad
approfondirli troppo. È la classica “prima occhiata” o sensazione “a pelle”, che per di
più viene legittimata dal fatto che la maggior parte delle volte funziona piuttosto
bene.
In linguaggio tecnico si parla di euristica, cioè una strategia (o un'insieme di
strategie) che permette di prendere decisioni o risolvere dubbi e problemi in modo
veloce ed efficace – anche se non privo di errori.
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«E perché utilizziamo queste euristiche?».
Perché il mondo è complesso e, come dicevo prima, analizzarlo puntualmente in
tutte le sue sfaccettature comporterebbe un enorme dispendio di energie.
«Ok, e in politica come rientra questo discorso?».
Nel momento in cui sappiamo che per prendere una decisione gli uomini sono più
propensi a basarsi su pochi dati, su quella “prima impressione” di cui abbiamo
appena parlato, faremo in modo di curarla al meglio e di curare al meglio quelle
poche informazioni che possiamo fornire in spazi ristretti. D'altronde già Oscar Wilde
diceva: «Non avrai una seconda occasione per fare una prima buona impressione».
«Quindi curo quelle brevi apparizioni e dichiarazioni pubbliche in modo da
lasciare negli elettori un'impressione positiva».
In linea di massima sì. Considera poi che a tutto ciò si lega un altro meccanismo
psicologico, detto effetto alone.
«Cioè?».
È un meccanismo per cui la percezione di una caratteristica in una persona è
influenzata dalla percezione di un'altra caratteristica, spesso più evidente. Per fare un
esempio, se reputi una persona gentile, cordiale e simpatica (tutte caratteristiche
positive), è probabile che tenderai ad allargare questa “positività” ad altre
caratteristiche, ad esempio ritenendo che sia anche onesta, sincera, buona, o
addirittura che sia un buon genitore e un buon lavoratore, pur magari non avendo a
disposizione le informazioni che possono confermare queste idee.
Questo effetto è stato largamente studiato in diversi ambiti. Ad esempio, è stato
considerato come un fattore importante nel determinare la fortuna della Apple
nell'ultimo decennio: il grande successo dell'iPod trasmise automaticamente la sua
influenza positiva all'azienda di Cupertino e a tutte quelle che sarebbero state le sue
creazioni future.
«Quindi hanno campato di rendita?».
Be' no, i loro meriti ce li hanno, ma di sicuro ogni nuovo prodotto immesso sul
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mercato è partito da una posizione fortemente avvantaggiata grazie ai meriti dei suoi
predecessori2.
Nei rapporti interpersonali, inoltre, una particolare euristica (la cosiddetta euristica
di gradevolezza) ci porta a ritenere che le persone che ci piacciono di più la pensano
come noi, sono più vicine ai nostri modi di essere e sono più frequentemente nel
giusto che nel torto3. Quindi, se Tizio mi piace, mi aspetterò che sia anche un bravo
ragazzo, un buon lavoratore e che probabilmente abbia una visione del mondo simile
alla mia.
Ecco che tutto questo insieme di elementi rafforza l'immagine positiva che
abbiamo di una persona.
Molti studi, inoltre, mostrano come anche l'aspetto fisico possa influenzare le
nostre percezioni per mezzo dell'effetto alone, tanto che una persona di bell'aspetto ha
più possibilità di ricevere valutazioni positive in altri ambiti della sua vita.
«Ed è sempre così?».
Diciamo che l'argomento è complesso e spiegarne le varianti richiederebbe tempo.
Ma rimanendo in tema di politica, alcuni studi hanno dimostrato che i candidati di
bell'aspetto tendono ad essere votati di più rispetto a quelli... brutti 4, e che gli elettori
indecisi, quella grande fetta che fino all'ultimo non sa chi votare, tendono a preferire i
politici che più gli somigliano, in particolare per le caratteristiche del volto5.
Questi processi ci spiegano in parte perché i politici più in vista spendono tante
risorse per partecipare ad attività sociali, mondane, che magari poco o niente hanno a
che fare con il programma del loro partito, nonché a curare attentamente la loro
immagine e la loro comunicazione. Se riescono a produrre delle impressioni positive
su di noi sanno che poi tenderemo ad associare tali positività a tutto ciò che li
riguarda. In altre parole, è come se facessimo un ragionamento (in larga parte
2 Lo stesso vale per i vecchi prodotti, anch'essi baciati dall'effetto alone, tanto che si stima che il successo dell'iPad
abbia di riflesso fatto aumentare le vendite dei Mac (Cooper, 2012).
3 Caprara, Barbaranelli, 2000; Caprara, Barbaranelli, Zimbardo 1997, 1999.
4 Efrain, Patterson, 1976.
5 Iyengard, 2009.
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inconsapevole) del tipo: «Se quel politico è così simpatico e positivo il suo
programma elettorale non dovrà essere poi così male».
Ecco perché in alcuni Paesi, dove c'è molta attenzione al rispetto di certe norme
culturali, uno scandalo nella vita personale di un politico può distruggerne
completamente la carriera.
«Certo che è destabilizzante venire a sapere che votiamo qualcuno solo perché è
bello e simpatico».
Be', aspetta: non è che lo voti solo perché è bello e simpatico, però il fatto che sia
bello e simpatico influenzerà molto la tua decisione, soprattutto se non ne sei
consapevole.
«Non siamo un po' stupidi a lasciarci abbindolare così? Altro che evoluzione!».
È che questi meccanismi in realtà funzionano bene. Nella vita di tutti i giorni ci
aiuta a prendere decisioni rapide e a non rimanere bloccati in mille ragionamenti,
come vecchi computer che tentano di caricare un programma troppo pesante. Così,
quando conosci una nuova persona ti bastano pochi scambi di parole, spesso uno
sguardo iniziale, per avere un'idea di chi hai di fronte.
La differenza sostanziale con buona parte dei politici è che loro conoscono questi
meccanismi e li utilizzano per attirare consensi. D'altronde sanno bene che in sede di
voto per fare una scelta veramente oculata dovremmo leggere i programmi di tutti i
partiti e andare ad analizzare se quello che propongono è realizzabile o meno. Ma è
un processo lungo, difficile, tanto che sono in pochi a farlo (spesso addetti al settore,
che poi traducono per noi): così necessitiamo anche qui di alcune scorciatoie più o
meno adeguate.
I politici più in vista hanno interi staff di professionisti che studiano meccanismi di
questo genere e che spiegano loro cosa dire, come dirlo, come comportarsi, persino
come vestirsi.
«E funziona? Lo so che già hai citato dei casi, ma... puntare più sulla forma che
sulla sostanza produce effetti tangibili, rilevanti?».
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Al Gore, che dichiarava con orgoglio di puntare ai contenuti, non alla personalità,
perse di fronte a George W. Bush, che curò un'immagine di conservatore
compassionevole. E Barak Obama è sicuramente stato aiutato dal suo essere
afroamericano, sia portando al voto (spesso per la prima volta) molti neri, sia
contribuendo a dare l'idea di cambiamento, rottura, alternativa di cui si sentiva un
forte bisogno dopo anni di terrorismo e in vista di una crisi economica di cui già si
potevano cogliere i segni.
Ancora una volta, non bisogna intendere che questi siano gli unici moventi che
spingono al voto, perché altrimenti potremmo pensare che qualunque star del cinema
riuscirebbe ad avere successo in politica 6, mentre comunque è necessario anche
presentare un programma. D'altronde stiamo pur sempre parlando di politica e
nessuno voterebbe un folle solo perché risulta simpatico o gentile. Speriamo.
«Stai alludendo a qualcuno?».
No, davvero. Oggi in Italia quando si toccano argomenti simili è facile pensare
immediatamente a Silvio Berlusconi, perché è verosimilmente un politico che ha
studiato a lungo le tecniche di comunicazione. Ma lo scopo di questo ebook è quello
di dare una panoramica sull'argomento, non di schierarsi politicamente.
«Tutto quello che hai spiegato finora mi fa venire in mente una cosa».
Cosa?
«Hai detto che nello scegliere il politico da votare siamo influenzati anche dalle
sue caratteristiche personali».
Sì.
«E questo fa sì che i politici, in qualche modo, tendano a “mettersi in piazza”, a
farsi fotografare volontariamente in certe situazioni, anche private, perché questo
contribuisce a costruire l'immagine, calcolata, che vogliono dare di sé».
È possibile, certo.
«E non è molto, come dire, attuale questo modo di fare, questo mettersi
6 Il che, comunque, non è del tutto falso. Due casi su tutti: Arnold Schwarzenegger e Ronald Regan, due star di
Hollywood divenute rispettivamente Governatore della California e Presidente degli Stati Uniti.
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pubblicamente in piazza?».
Oh sì, certo che lo è. Credo che oggi come mai questi comportamenti siano del
tutto in linea con l'epoca in cui viviamo, un'epoca in cui le Grandi Ideologie sono
state in un certo senso scavalcate dai Grandi Uomini. Oggi una buona fetta degli
elettori, forse la maggioranza, si basa molto più sulle caratteristiche del politico che
su quelle del partito, segno che non sono più le ideologie a fare gli uomini politici,
ma sono gli uomini politici a fare le ideologie. Questo cambiamento, appunto, è in
linea coi tempi, tempi in cui spopolano i reality (che estremizzano l'attenzione data
all'individuo e alla sua intimità) e in cui si parla di un uomo sempre più individualista
e sempre meno collettivo, eccezion fatta per il mondo virtuale dei social network, che
però dovremmo chiederci se non siano più dei mezzi di espressione ed esibizione
individuale che degli strumenti di socializzazione.
Come detto, anche nella politica questo è molto forte e nelle ultime due decadi si è
notato un aumento della mistione tra vita pubblica e privata, tra politica e intimità,
tanto che il politico usa tutti i media disponibili per raccontare una storia personale,
una narrazione di sé che dia un'immagine precisa, come un copione7.
Un altro parallelismo con questo fenomeno contemporaneo viene col mondo della
musica, dove ormai da decenni ci si è concentrati sempre più sul presentare dei
personaggi, piuttosto che delle canzoni. Non conta, cioè, tanto la musica che viene
fatta, che può appiattirsi a un livello di bassa ricercatezza e largo consenso, quanto la
personalità che la spinge, al punto che si investe molto di più sul look del musicista
che su ciò che deve suonare. Ancora una volta ci troviamo di fronte al fenomeno
dello star system, allargabile a qualunque contesto.
Un altro esempio potrebbe essere tratto dal mondo del marketing e della
produzione aziendale, dove più che di “prodotti” o “servizi” si preferisce parlare di
“valore offerto” e dell'“esperienza” fatta fare al consumatore. Allo stesso modo,
potremmo dire che in politica si sta sempre più attenti all'esperienza che l'elettore fa
7 Musso, 2008.
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del politico.
«Ma, in tutto questo, quali sono le caratteristiche dei politici che ci attirano di
più? Un politico potrebbe voler apparire in un modo per attirare consensi da una
parte, ma sicuramente li perderebbe dall'altra».
Sì, è vero, questo è decisamente inevitabile. È pur vero che ciò a cui punterà non
sarà quell'elettorato già convinto, fedele, che è assai probabile che lo voterà; né
quell'elettorato che è nettamente schierato all'opposizione e che è quasi impossibile
che gli dia il suo consenso. Deve convincere gli altri, quelli che stanno in mezzo, gli
indecisi.
«E come si dovrà presentare, allora? Su quali caratteristiche dovrà far leva per
convincerci?».
Diverse, forse infinite, perché legate alle caratteristiche di ciascun singolo
individuo. Ma è possibile fare delle generalizzazioni. Ad esempio, una cosa
largamente saputa nel campo della comunicazione è che ci piace di più ciò che ci è
familiare. Ecco perché i politici di punta tendono a rimanere entro parametri
accettabili dalla maggior parte delle persone, ed ecco spiegato uno dei motivi per cui
gli stessi politici creano alleanze con colleghi di frange più estreme: queste sono
capaci di attirare dei voti che loro non sarebbero in grado di calamitare, che da un
punto di vista psicologico significa attirare elettori che non si riconoscerebbero in
loro.
Uno dei motivi per cui Renzi ha perso le primarie del PD può essere intravisto
proprio in questo meccanismo della familiarità. Il sindaco di Firenze ha adottato uno
stile innovativo, alternativo, giovane, per certi versi rivoluzionario (lo dimostra, ad
esempio, il discorso post-primarie in cui dichiara esplicitamente: “Abbiamo perso e la
colpa è mia”), ma forse troppo rivoluzionario per la maggioranza degli elettori, che
alla fine hanno preferito un più familiare e conosciuto Bersani, affidandosi all'Uomo
Noto piuttosto che all'Uomo Nuovo, a ciò che è familiare piuttosto che a ciò che è
estraneo.
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«Come dire: “Chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa cosa perde ma non
sa cosa trova”, quindi tanto vale rimanere sulla strada vecchia e rischiare meno».
Esatto. Inoltre si sa che l'Italia è il Paese più vecchio d'Europa, con 1/5 della
popolazione over 65. Questo contribuisce a costituire un elettorato che più
difficilmente è propenso a cambiamenti drastici, poco prevedibili, in rottura col
passato.
«Perciò, se ho capito bene, i politici cercano di presentare delle immagini di sé
che, a prescindere dai contenuti dei programmi, creino consenso negli elettori».
Esatto.
«Questo per il principio per cui se mi piacciono alcune cose di te è più facile che
tu mi piaccia nella tua interezza, in quello che fai e anche nell'ideologia che
rappresenti; in più se mi piaci tenderò a considerarti più in linea con ciò che penso e
meno soggetto a essere in errore».
Giusto.
«E se in effetti sei in errore?».
Cioè?
«Se tu, politico che mi piaci, dovessi dire qualcosa che io ritengo sbagliato?».
Può darsi che il mio errore ti porti a rivalutare l'opinione che hai di me... ma non è
detto.
«Cioè?».
Esiste un altro meccanismo psicologico, detto dissonanza cognitiva, che ci aiuta a
mantenere la coerenza tra le informazioni acquisite e quelle nuove in entrata. In
pratica, quando arriva un'informazione che è in contrasto con altre informazioni che
possediamo, entriamo in uno stato di dissonanza, uno stato cognitivo-emotivo
sgradevole che cerchiamo di eliminare, ad esempio correggendo le informazioni a
nostra disposizione8. Se mi permetti un esempio un po' particolare, potremmo dire
che Lucio Battisti cercava di risolvere la propria dissonanza cognitiva quando diceva:
8 Festinger, 1957.
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«Non è Francesca, lei non ha mai chiesto di più, sei tu che stai sbagliando».
«Quindi in pratica potremmo elaborare una giustificazione che spieghi quel
comportamento in dissonanza con l'idea che ci siamo fatti del nostro politico
preferito?».
Sì, è una strada possibile. Però, mi raccomando, non pensiamo a noi stessi come a
un computer che ad A risponde sempre con B. Questa è una delle possibili risposte,
probabilmente anche molto comune, ma non è l'unica.
«In realtà non capisco neanche a che serva...».
Immagina di dover cambiare idea tutte le volte che ti arriva un'informazione in
contrasto con quanto hai appreso in precedenza e di cui sei convinto: vivresti
perennemente nel dubbio, nell'incertezza, senza un minimo punto di appoggio!
«Però in questo modo non rischiamo di escludere, o quantomeno di sottovalutare
delle informazioni importanti? Sì, sono in contrasto con quanto sappiamo già e di
cui siamo convinti, però potrebbero essere utili per avere una visione più ampia delle
cose».
Immagino che ogni punto fermo, ogni convinzione, non sia altro che una scelta,
un'isola su cui decidiamo temporaneamente di attraccare, e che l'apertura mentale sia
la possibilità di guardare l'orizzonte per scorgere altre isole, senza dover
necessariamente lasciare la propria.
«Mi sono appena reso conto che non hai risposto a una domanda che ti ho fatto
prima».
Quale?
«Quella in cui ti chiedevo quali caratteristiche dei politici ci attirano di più. Hai
parlato del fatto che un politico gioca molto sulla familiarità, come per attivare un
senso di identificazione nell'elettore. Ma oltre a questo?».
Hai ragione, c'è decisamente dell'altro e credo che potrebbe riempire parecchie
pagine. Ma visto che non è lo scopo di questo ebook e che io stesso devo ammettere
di non conoscere tutta la sterminata produzione della ricerca psicologica in materia,
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Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte
posso dirti che studi degli ultimi quindici anni hanno mostrato che le caratteristiche, o
tratti di personalità, più valutati dagli elettori sono principalmente due: Energia e
Amicalità9.
In pratica, una delle più accreditate teorie della personalità valuta quest'ultima in
base a cinque grandi fattori (detti appunto Big Five): Energia-Estroversione, Apertura
mentale, Amicalità, Coscienziosità e Stabilità emotiva. Chiedendo agli elettori di
valutare i politici lungo questi fattori si è visto che essi tendono a vederli soprattutto
in funzione di due di essi: l'Energia (che racchiude sia il fattore Energia-Estroversione
che Apertura mentale, e che comprende caratteristiche quali estroversione, assertività,
loquacità, creatività, anticonformismo, ricettività, ecc.) e l'Amicalità (che racchiude
gli altri tre fattori rimanenti, comprendendo caratteristiche quali altruismo, cordialità,
precisione, perseveranza, equilibrio, serenità, ecc.). Questo conferma ancora una
volta che anche nella valutazione dei politici l'elettore utilizza poche caratteristiche
distintive (tanto che si parla di euristica della parsimonia) e conferma anche quanto
detto a proposito della familiarità, poiché si è visto che c'è un'affinità tra i tratti di
personalità propri e quelli assegnati al politico preferito.
Naturalmente esistono elettori che sentono una maggiore vicinanza tra la propria
personalità e quella di certi politici, ed elettori che non si sentono vicini a nessuno, o
quasi.
«E una volta che avrò trovato il politico con cui sento maggiore affinità finirò per
votare sempre lui?».
Be', non è detto. Un po' perché col tempo potrebbe cambiare l'immagine che lui
vuol dare di sé, e un po' perché potrebbero cambiare i tuoi valori. Ad esempio questa
è stata una delle motivazioni che ha giustificato la vittoria schiacciante di George W.
Bush quando venne riconfermato come Presidente, con ben quattro milioni di voti in
più rispetto allo sfidante Kerry., mentre alle elezioni precedenti aveva vinto con un
ridottissimo margine sullo sfidante. Possiamo immaginare che in un periodo di alte
9 Caprara, 2003.
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Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte
tensioni, guerre, terrorismo, ecc. gli umori degli Americani abbiano diretto
decisamente il voto verso chi dava un'immagine di sé come più capace di fornire
garanzie sulla sicurezza e sugli interessi americani.
«Ecco, qui vorrei cambiare un attimo argomento, a proposito dell'immagine. In
che modi viene veicolata?».
Tutti quelli possibili. Manifesti, comizi, slogan, talk show... La TV ha sicuramente
dato una mano, proponendo storie guidate a degli spettatori poco attivi, come se
fossimo dei recipienti da riempire con i racconti che il programma di turno decide di
propinarci.
«Non siamo così sciocchi da credere a tutto».
No, per fortuna. È solo che è la TV non è un utente con cui puoi interagire e a cui
puoi chiedere dei dati a supporto di quanto dice. Per fare un esempio, è facile fare
un'intervista a cento persone chiedendo quale politico preferiscono e poi selezionare e
trasmettere solo le 4-5 che ci interessano (magari mettendo in mezzo un'opinione
contraria alla tesi che vogliamo dimostrare, per dare l'idea di veridicità).
Inoltre, non solo il contenuto ma anche il modo in cui certe notizie vengono
presentate determina il tipo di influenza che avranno su di noi. Bandiere, inni e
canzoni aiutano a creare il senso di collettività e a diffondere in modo virale
l'immagine del politico.
Poi naturalmente è nostro compito, forse quasi nostro dovere, essere attivi per
evitare di subire passivamente certe manipolazioni.
In tutto questo potremmo riassumere che un politico che vuole ottenere più voti
deve essere un attento comunicatore e che certi elementi non sono lasciati al caso. Per
fare un altro esempio, nei recenti manifesti del PD vediamo un Bersani con le mani
giunte vicino al volto, su cui in bella vista spicca la fede nuziale. Quello è un
messaggio implicito che potrebbe lasciare intendere (magari in maniera
inconsapevole all'elettore) che lui ha a cuore la famiglia tradizionale, che sarà
all'interno del suo programma, che forse addirittura i valori della religione cattolica
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Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte
saranno nella sua mente. Non importa che questa comunicazione non sia esplicita:
così come un caldo sorriso può tranquillizzarci, perché generalmente trasmette
sensazioni positive, allo stesso modo vestirsi in un modo o nell'altro, indossare
determinati abiti e oggetti, comunica qualcosa di preciso. Lo sa bene chi si occupa di
studiare la comunicazione non verbale10.
«Ma non avrebbe fatto prima a dire chiaramente che nel suo programma è
prevista una particolare attenzione alla famiglia tradizionale?».
Magari l'ha fatto, ma la comunicazione non verbale ha il pregio di poter rafforzare
quella verbale. Poi ci sono situazioni in cui certe cose è meglio dirle tacitamente,
perché a urlarle a chiare lettere potresti infastidire qualcuno.
«Stai dicendo che...».
No! Non sto dicendo un bel niente! Sto solo spiegando come possono funzionare
certi meccanismi.
«Ok, ok».
Tornando a noi, e avviandoci alla conclusione, la TV può veicolare molti messaggi
impliciti di questo tipo. Internet probabilmente in parte sta già cambiando queste
regole, poiché l'utente è molto più attivo nella ricerca di informazioni e ha la
possibilità
di
verificare
più
fonti
velocemente,
semplicemente
e
contemporaneamente. E l'intento di questo ebook è quello di accrescere un po' questa
conoscenza, sperando di essere riuscito anche a divertirvi un po'.
10 Bonaiuto, Maricchiolo, 2003.
Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35
Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte
Bibliografia
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Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35
Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte
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Ricolfi, L. (1999). Destra e sinistra. Studi sulla geometria dello spazio elettorale.
Torino: Omega edizioni.
Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35