Chi voterai? I meccanismi psicologici che
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Chi voterai? I meccanismi psicologici che
Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte Indice Note sull'autore....................................................................................................................... 3 Introduzione........................................................................................................................... 4 Psicologia e politica: cosa influenza le scelte degli elettori....................................................5 Bibliografia........................................................................................................................... 19 E-Book a cura di Flavio Cannistrà, 2013. Versione 1.0 distribuita gratuitamente sotto licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0 IT (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it). Puoi farne uso secondo le modalità della licenza. Se me lo fai sapere mi fa piacere! Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte Note sull'autore Flavio Cannistrà, psicologo, formatore, consulente aziendale. Mi interesso di tutto ciò che è comunicazione, specialmente dei suoi effetti sul comportamento. In ambito clinico studio le modalità con cui comportamenti e comunicazioni disfunzionali generano problemi e malessere e lavoro per risolverli in tempi brevi. Nella formazione tengo corsi e seminari per accrescere la conoscenza di sé e degli altri, e per offrire spunti per soluzioni pratiche ai propri problemi. Nella consulenza aziendale faccio parte di un team che aiuta le aziende a definire il proprio modello di business e mi occupo di comunicazione e copywriting. Su www.lostudiodellopsicologo.it trovi il mio blog, in cui ogni settimana pubblico articoli orientati al benessere individuale, alla comprensione di sé e dei problemi psicologici. Su LinkedIn c'è il mio profilo come consulente aziendale. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte Introduzione Che cosa ti spinge a votare un politico piuttosto che un altro? Come formi un giudizio su chi votare e chi no? Quali strategie usano i politici per attrarre consensi? In periodo di elezioni queste domande sono comuni e in queste righe ho voluto presentare uno scorcio sull'argomento, cercando di rispondere ad alcuni quesiti riguardanti le dinamiche psicologiche implicate nella scelta del proprio rappresentante politico. Ci tengo a precisare che non si tratta di un testo esaustivo: l'argomento è vasto, le ricerche tante e gli studi approfonditi. Ho voluto scrivere questo ebook soprattutto per il mio interesse per i diversi aspetti della comunicazione e per come questi possano influenzare comportamenti e percezioni. Questo testo, quindi, vuole essere solo una panoramica veloce e pratica su alcuni meccanismi che entrano in gioco nell'influenzare le scelte dell'elettore. Chi stesse cercando un testo più approfondito e rigoroso perdonerà la mia superficialità e il taglio volutamente divulgativo, scelto per rendere comprensibile a tutti i contenuti presentati. In fondo al libro potrai trovare una piccola bibliografia da cui ho tratto buona parte delle informazioni riportate, in modo da darti la possibilità di approfondirle tu stesso. Buona lettura. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte Psicologia e politica: cosa influenza le scelte degli elettori Allora, da dove posso iniziare... «Io proporrei dall'inizio». Giusto. Intorno al III secolo avanti Cristo, in Grecia... «Stai scherzando?». Sì. Direi che è meglio iniziare dai giorni nostri. «Sono d'accordo». Allora potrei cominciare col dire che per buona parte del secolo scorso gli studi sulle scelte elettorali erano soprattutto di stampo sociologico e sostenevano che queste fossero soprattutto legate a posizione sociale e cultura dell'elettore: perciò se eri un operaio, un lavoratore dipendente, o un povero votavi a sinistra, mentre se eri un imprenditore, un lavoratore autonomo o una persona ricca votavi a destra. Naturalmente c'erano anche altre condizioni a influenzare la scelta, come ad esempio l'appartenenza religiosa. Col tempo queste teorie iniziarono a scricchiolare. L'argomento aveva però destato l'attenzione della psicologia, che iniziò a condurre studi e ricerche più accurate. Come anticipato nell'introduzione, queste ricerche sono molte, approfondite e diversificate per ambiti. Qui ci interesserà soprattutto vedere brevemente alcuni dei fattori ritenuti determinanti nell'influenzare la scelta di chi vota. Prima di tutto chiediamoci una cosa: come percepiamo i nostri partiti? Cosa vuol dire, per noi, etichettarli come “di destra” o “di sinistra”? Alcune ricerche (riferite in particolare al contesto italiano) hanno mostrato che gli elettori non dividono i partiti semplicemente in destra e sinistra, ma li dispongono Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte lungo un continuum costituito da due coppie di opposti disposte a croce (vedi Fig. 1): lungo l'asse orizzontale abbiamo la coppia solidarietà–merito e lungo quella verticale la coppia moderati–radicali. Un partito può essere collocato in uno dei quattro quadranti ed essere percepito come più incline a ideali e attività di solidarietà (caratteristica associata maggiormente ai partiti di sinistra) o più incline a logiche meritocratiche (caratteristica più associata ai partiti di destra). Inoltre, si può ritenere che nel perseguire i suoi valori abbia un atteggiamento più moderato (tipico di chi si avvicina al centro) o più radicale (tipico delle frange estreme). Ad esempio, i risultati di una ricerca del 1999 1 mostravano come Rifondazione Comunista veniva percepito come un partito dedito ad attività di solidarietà e di stampo radicale, mentre Forza Italia era percepito come un partito più moderato e orientato a logiche meritocratiche. Fig. 1, adattamento da Ricolfi, 1999. Ricerche simili già ci permettono di comprendere che la percezione del partito e dell'ideologia sottostante è più complessa di quanto si potrebbe immaginare in 1 Ricolfi, 1999. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte superficie. Ma se parliamo del politico? Cosa scopriremmo se spostassimo l'attenzione dal partito all'uomo? Il politico attento conosce bene quegli studi di psicologia che mostrano come l'elettore, nello scegliere di votarlo o meno, sia largamente influenzato dalle sue caratteristiche personali, più che dai programmi del suo partito. «Vuol dire che votiamo qualcuno più per come ci appare che per ciò che intende fare una volta al potere?». Diciamo piuttosto che gli diamo il nostro voto anche perché sia ciò che dice, sia lui stesso come persona, ci appaiono in una forma convincente. È una sorta di scorciatoia. «Cioè?». Vedi, conoscere veramente bene qualcosa o qualcuno richiede un bel po' di risorse: tempo, attenzione, concentrazione, memoria... Analizzare attentamente ogni singola caratteristica dell'ambiente circostante, così come di una persona o di ciò che dice, è davvero difficile, faticoso, lungo. Perciò utilizziamo delle scorciatoie, ci affidiamo a delle impressioni veloci, generiche, che ci aiutano a fare una valutazione abbastanza accurata ma in tempi brevi. Lo facciamo tutti i giorni: ci affidiamo a un'impressione generale, di superficie, che peraltro il più delle volte è corretta. «Un po' come andare “a naso”». Esatto. Ci basiamo su sensazioni, impressioni, percezioni generali, ragionamenti di superficie e diamo un giudizio generico sulla base di questi, senza andare ad approfondirli troppo. È la classica “prima occhiata” o sensazione “a pelle”, che per di più viene legittimata dal fatto che la maggior parte delle volte funziona piuttosto bene. In linguaggio tecnico si parla di euristica, cioè una strategia (o un'insieme di strategie) che permette di prendere decisioni o risolvere dubbi e problemi in modo veloce ed efficace – anche se non privo di errori. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte «E perché utilizziamo queste euristiche?». Perché il mondo è complesso e, come dicevo prima, analizzarlo puntualmente in tutte le sue sfaccettature comporterebbe un enorme dispendio di energie. «Ok, e in politica come rientra questo discorso?». Nel momento in cui sappiamo che per prendere una decisione gli uomini sono più propensi a basarsi su pochi dati, su quella “prima impressione” di cui abbiamo appena parlato, faremo in modo di curarla al meglio e di curare al meglio quelle poche informazioni che possiamo fornire in spazi ristretti. D'altronde già Oscar Wilde diceva: «Non avrai una seconda occasione per fare una prima buona impressione». «Quindi curo quelle brevi apparizioni e dichiarazioni pubbliche in modo da lasciare negli elettori un'impressione positiva». In linea di massima sì. Considera poi che a tutto ciò si lega un altro meccanismo psicologico, detto effetto alone. «Cioè?». È un meccanismo per cui la percezione di una caratteristica in una persona è influenzata dalla percezione di un'altra caratteristica, spesso più evidente. Per fare un esempio, se reputi una persona gentile, cordiale e simpatica (tutte caratteristiche positive), è probabile che tenderai ad allargare questa “positività” ad altre caratteristiche, ad esempio ritenendo che sia anche onesta, sincera, buona, o addirittura che sia un buon genitore e un buon lavoratore, pur magari non avendo a disposizione le informazioni che possono confermare queste idee. Questo effetto è stato largamente studiato in diversi ambiti. Ad esempio, è stato considerato come un fattore importante nel determinare la fortuna della Apple nell'ultimo decennio: il grande successo dell'iPod trasmise automaticamente la sua influenza positiva all'azienda di Cupertino e a tutte quelle che sarebbero state le sue creazioni future. «Quindi hanno campato di rendita?». Be' no, i loro meriti ce li hanno, ma di sicuro ogni nuovo prodotto immesso sul Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte mercato è partito da una posizione fortemente avvantaggiata grazie ai meriti dei suoi predecessori2. Nei rapporti interpersonali, inoltre, una particolare euristica (la cosiddetta euristica di gradevolezza) ci porta a ritenere che le persone che ci piacciono di più la pensano come noi, sono più vicine ai nostri modi di essere e sono più frequentemente nel giusto che nel torto3. Quindi, se Tizio mi piace, mi aspetterò che sia anche un bravo ragazzo, un buon lavoratore e che probabilmente abbia una visione del mondo simile alla mia. Ecco che tutto questo insieme di elementi rafforza l'immagine positiva che abbiamo di una persona. Molti studi, inoltre, mostrano come anche l'aspetto fisico possa influenzare le nostre percezioni per mezzo dell'effetto alone, tanto che una persona di bell'aspetto ha più possibilità di ricevere valutazioni positive in altri ambiti della sua vita. «Ed è sempre così?». Diciamo che l'argomento è complesso e spiegarne le varianti richiederebbe tempo. Ma rimanendo in tema di politica, alcuni studi hanno dimostrato che i candidati di bell'aspetto tendono ad essere votati di più rispetto a quelli... brutti 4, e che gli elettori indecisi, quella grande fetta che fino all'ultimo non sa chi votare, tendono a preferire i politici che più gli somigliano, in particolare per le caratteristiche del volto5. Questi processi ci spiegano in parte perché i politici più in vista spendono tante risorse per partecipare ad attività sociali, mondane, che magari poco o niente hanno a che fare con il programma del loro partito, nonché a curare attentamente la loro immagine e la loro comunicazione. Se riescono a produrre delle impressioni positive su di noi sanno che poi tenderemo ad associare tali positività a tutto ciò che li riguarda. In altre parole, è come se facessimo un ragionamento (in larga parte 2 Lo stesso vale per i vecchi prodotti, anch'essi baciati dall'effetto alone, tanto che si stima che il successo dell'iPad abbia di riflesso fatto aumentare le vendite dei Mac (Cooper, 2012). 3 Caprara, Barbaranelli, 2000; Caprara, Barbaranelli, Zimbardo 1997, 1999. 4 Efrain, Patterson, 1976. 5 Iyengard, 2009. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte inconsapevole) del tipo: «Se quel politico è così simpatico e positivo il suo programma elettorale non dovrà essere poi così male». Ecco perché in alcuni Paesi, dove c'è molta attenzione al rispetto di certe norme culturali, uno scandalo nella vita personale di un politico può distruggerne completamente la carriera. «Certo che è destabilizzante venire a sapere che votiamo qualcuno solo perché è bello e simpatico». Be', aspetta: non è che lo voti solo perché è bello e simpatico, però il fatto che sia bello e simpatico influenzerà molto la tua decisione, soprattutto se non ne sei consapevole. «Non siamo un po' stupidi a lasciarci abbindolare così? Altro che evoluzione!». È che questi meccanismi in realtà funzionano bene. Nella vita di tutti i giorni ci aiuta a prendere decisioni rapide e a non rimanere bloccati in mille ragionamenti, come vecchi computer che tentano di caricare un programma troppo pesante. Così, quando conosci una nuova persona ti bastano pochi scambi di parole, spesso uno sguardo iniziale, per avere un'idea di chi hai di fronte. La differenza sostanziale con buona parte dei politici è che loro conoscono questi meccanismi e li utilizzano per attirare consensi. D'altronde sanno bene che in sede di voto per fare una scelta veramente oculata dovremmo leggere i programmi di tutti i partiti e andare ad analizzare se quello che propongono è realizzabile o meno. Ma è un processo lungo, difficile, tanto che sono in pochi a farlo (spesso addetti al settore, che poi traducono per noi): così necessitiamo anche qui di alcune scorciatoie più o meno adeguate. I politici più in vista hanno interi staff di professionisti che studiano meccanismi di questo genere e che spiegano loro cosa dire, come dirlo, come comportarsi, persino come vestirsi. «E funziona? Lo so che già hai citato dei casi, ma... puntare più sulla forma che sulla sostanza produce effetti tangibili, rilevanti?». Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte Al Gore, che dichiarava con orgoglio di puntare ai contenuti, non alla personalità, perse di fronte a George W. Bush, che curò un'immagine di conservatore compassionevole. E Barak Obama è sicuramente stato aiutato dal suo essere afroamericano, sia portando al voto (spesso per la prima volta) molti neri, sia contribuendo a dare l'idea di cambiamento, rottura, alternativa di cui si sentiva un forte bisogno dopo anni di terrorismo e in vista di una crisi economica di cui già si potevano cogliere i segni. Ancora una volta, non bisogna intendere che questi siano gli unici moventi che spingono al voto, perché altrimenti potremmo pensare che qualunque star del cinema riuscirebbe ad avere successo in politica 6, mentre comunque è necessario anche presentare un programma. D'altronde stiamo pur sempre parlando di politica e nessuno voterebbe un folle solo perché risulta simpatico o gentile. Speriamo. «Stai alludendo a qualcuno?». No, davvero. Oggi in Italia quando si toccano argomenti simili è facile pensare immediatamente a Silvio Berlusconi, perché è verosimilmente un politico che ha studiato a lungo le tecniche di comunicazione. Ma lo scopo di questo ebook è quello di dare una panoramica sull'argomento, non di schierarsi politicamente. «Tutto quello che hai spiegato finora mi fa venire in mente una cosa». Cosa? «Hai detto che nello scegliere il politico da votare siamo influenzati anche dalle sue caratteristiche personali». Sì. «E questo fa sì che i politici, in qualche modo, tendano a “mettersi in piazza”, a farsi fotografare volontariamente in certe situazioni, anche private, perché questo contribuisce a costruire l'immagine, calcolata, che vogliono dare di sé». È possibile, certo. «E non è molto, come dire, attuale questo modo di fare, questo mettersi 6 Il che, comunque, non è del tutto falso. Due casi su tutti: Arnold Schwarzenegger e Ronald Regan, due star di Hollywood divenute rispettivamente Governatore della California e Presidente degli Stati Uniti. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte pubblicamente in piazza?». Oh sì, certo che lo è. Credo che oggi come mai questi comportamenti siano del tutto in linea con l'epoca in cui viviamo, un'epoca in cui le Grandi Ideologie sono state in un certo senso scavalcate dai Grandi Uomini. Oggi una buona fetta degli elettori, forse la maggioranza, si basa molto più sulle caratteristiche del politico che su quelle del partito, segno che non sono più le ideologie a fare gli uomini politici, ma sono gli uomini politici a fare le ideologie. Questo cambiamento, appunto, è in linea coi tempi, tempi in cui spopolano i reality (che estremizzano l'attenzione data all'individuo e alla sua intimità) e in cui si parla di un uomo sempre più individualista e sempre meno collettivo, eccezion fatta per il mondo virtuale dei social network, che però dovremmo chiederci se non siano più dei mezzi di espressione ed esibizione individuale che degli strumenti di socializzazione. Come detto, anche nella politica questo è molto forte e nelle ultime due decadi si è notato un aumento della mistione tra vita pubblica e privata, tra politica e intimità, tanto che il politico usa tutti i media disponibili per raccontare una storia personale, una narrazione di sé che dia un'immagine precisa, come un copione7. Un altro parallelismo con questo fenomeno contemporaneo viene col mondo della musica, dove ormai da decenni ci si è concentrati sempre più sul presentare dei personaggi, piuttosto che delle canzoni. Non conta, cioè, tanto la musica che viene fatta, che può appiattirsi a un livello di bassa ricercatezza e largo consenso, quanto la personalità che la spinge, al punto che si investe molto di più sul look del musicista che su ciò che deve suonare. Ancora una volta ci troviamo di fronte al fenomeno dello star system, allargabile a qualunque contesto. Un altro esempio potrebbe essere tratto dal mondo del marketing e della produzione aziendale, dove più che di “prodotti” o “servizi” si preferisce parlare di “valore offerto” e dell'“esperienza” fatta fare al consumatore. Allo stesso modo, potremmo dire che in politica si sta sempre più attenti all'esperienza che l'elettore fa 7 Musso, 2008. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte del politico. «Ma, in tutto questo, quali sono le caratteristiche dei politici che ci attirano di più? Un politico potrebbe voler apparire in un modo per attirare consensi da una parte, ma sicuramente li perderebbe dall'altra». Sì, è vero, questo è decisamente inevitabile. È pur vero che ciò a cui punterà non sarà quell'elettorato già convinto, fedele, che è assai probabile che lo voterà; né quell'elettorato che è nettamente schierato all'opposizione e che è quasi impossibile che gli dia il suo consenso. Deve convincere gli altri, quelli che stanno in mezzo, gli indecisi. «E come si dovrà presentare, allora? Su quali caratteristiche dovrà far leva per convincerci?». Diverse, forse infinite, perché legate alle caratteristiche di ciascun singolo individuo. Ma è possibile fare delle generalizzazioni. Ad esempio, una cosa largamente saputa nel campo della comunicazione è che ci piace di più ciò che ci è familiare. Ecco perché i politici di punta tendono a rimanere entro parametri accettabili dalla maggior parte delle persone, ed ecco spiegato uno dei motivi per cui gli stessi politici creano alleanze con colleghi di frange più estreme: queste sono capaci di attirare dei voti che loro non sarebbero in grado di calamitare, che da un punto di vista psicologico significa attirare elettori che non si riconoscerebbero in loro. Uno dei motivi per cui Renzi ha perso le primarie del PD può essere intravisto proprio in questo meccanismo della familiarità. Il sindaco di Firenze ha adottato uno stile innovativo, alternativo, giovane, per certi versi rivoluzionario (lo dimostra, ad esempio, il discorso post-primarie in cui dichiara esplicitamente: “Abbiamo perso e la colpa è mia”), ma forse troppo rivoluzionario per la maggioranza degli elettori, che alla fine hanno preferito un più familiare e conosciuto Bersani, affidandosi all'Uomo Noto piuttosto che all'Uomo Nuovo, a ciò che è familiare piuttosto che a ciò che è estraneo. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte «Come dire: “Chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa cosa perde ma non sa cosa trova”, quindi tanto vale rimanere sulla strada vecchia e rischiare meno». Esatto. Inoltre si sa che l'Italia è il Paese più vecchio d'Europa, con 1/5 della popolazione over 65. Questo contribuisce a costituire un elettorato che più difficilmente è propenso a cambiamenti drastici, poco prevedibili, in rottura col passato. «Perciò, se ho capito bene, i politici cercano di presentare delle immagini di sé che, a prescindere dai contenuti dei programmi, creino consenso negli elettori». Esatto. «Questo per il principio per cui se mi piacciono alcune cose di te è più facile che tu mi piaccia nella tua interezza, in quello che fai e anche nell'ideologia che rappresenti; in più se mi piaci tenderò a considerarti più in linea con ciò che penso e meno soggetto a essere in errore». Giusto. «E se in effetti sei in errore?». Cioè? «Se tu, politico che mi piaci, dovessi dire qualcosa che io ritengo sbagliato?». Può darsi che il mio errore ti porti a rivalutare l'opinione che hai di me... ma non è detto. «Cioè?». Esiste un altro meccanismo psicologico, detto dissonanza cognitiva, che ci aiuta a mantenere la coerenza tra le informazioni acquisite e quelle nuove in entrata. In pratica, quando arriva un'informazione che è in contrasto con altre informazioni che possediamo, entriamo in uno stato di dissonanza, uno stato cognitivo-emotivo sgradevole che cerchiamo di eliminare, ad esempio correggendo le informazioni a nostra disposizione8. Se mi permetti un esempio un po' particolare, potremmo dire che Lucio Battisti cercava di risolvere la propria dissonanza cognitiva quando diceva: 8 Festinger, 1957. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte «Non è Francesca, lei non ha mai chiesto di più, sei tu che stai sbagliando». «Quindi in pratica potremmo elaborare una giustificazione che spieghi quel comportamento in dissonanza con l'idea che ci siamo fatti del nostro politico preferito?». Sì, è una strada possibile. Però, mi raccomando, non pensiamo a noi stessi come a un computer che ad A risponde sempre con B. Questa è una delle possibili risposte, probabilmente anche molto comune, ma non è l'unica. «In realtà non capisco neanche a che serva...». Immagina di dover cambiare idea tutte le volte che ti arriva un'informazione in contrasto con quanto hai appreso in precedenza e di cui sei convinto: vivresti perennemente nel dubbio, nell'incertezza, senza un minimo punto di appoggio! «Però in questo modo non rischiamo di escludere, o quantomeno di sottovalutare delle informazioni importanti? Sì, sono in contrasto con quanto sappiamo già e di cui siamo convinti, però potrebbero essere utili per avere una visione più ampia delle cose». Immagino che ogni punto fermo, ogni convinzione, non sia altro che una scelta, un'isola su cui decidiamo temporaneamente di attraccare, e che l'apertura mentale sia la possibilità di guardare l'orizzonte per scorgere altre isole, senza dover necessariamente lasciare la propria. «Mi sono appena reso conto che non hai risposto a una domanda che ti ho fatto prima». Quale? «Quella in cui ti chiedevo quali caratteristiche dei politici ci attirano di più. Hai parlato del fatto che un politico gioca molto sulla familiarità, come per attivare un senso di identificazione nell'elettore. Ma oltre a questo?». Hai ragione, c'è decisamente dell'altro e credo che potrebbe riempire parecchie pagine. Ma visto che non è lo scopo di questo ebook e che io stesso devo ammettere di non conoscere tutta la sterminata produzione della ricerca psicologica in materia, Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte posso dirti che studi degli ultimi quindici anni hanno mostrato che le caratteristiche, o tratti di personalità, più valutati dagli elettori sono principalmente due: Energia e Amicalità9. In pratica, una delle più accreditate teorie della personalità valuta quest'ultima in base a cinque grandi fattori (detti appunto Big Five): Energia-Estroversione, Apertura mentale, Amicalità, Coscienziosità e Stabilità emotiva. Chiedendo agli elettori di valutare i politici lungo questi fattori si è visto che essi tendono a vederli soprattutto in funzione di due di essi: l'Energia (che racchiude sia il fattore Energia-Estroversione che Apertura mentale, e che comprende caratteristiche quali estroversione, assertività, loquacità, creatività, anticonformismo, ricettività, ecc.) e l'Amicalità (che racchiude gli altri tre fattori rimanenti, comprendendo caratteristiche quali altruismo, cordialità, precisione, perseveranza, equilibrio, serenità, ecc.). Questo conferma ancora una volta che anche nella valutazione dei politici l'elettore utilizza poche caratteristiche distintive (tanto che si parla di euristica della parsimonia) e conferma anche quanto detto a proposito della familiarità, poiché si è visto che c'è un'affinità tra i tratti di personalità propri e quelli assegnati al politico preferito. Naturalmente esistono elettori che sentono una maggiore vicinanza tra la propria personalità e quella di certi politici, ed elettori che non si sentono vicini a nessuno, o quasi. «E una volta che avrò trovato il politico con cui sento maggiore affinità finirò per votare sempre lui?». Be', non è detto. Un po' perché col tempo potrebbe cambiare l'immagine che lui vuol dare di sé, e un po' perché potrebbero cambiare i tuoi valori. Ad esempio questa è stata una delle motivazioni che ha giustificato la vittoria schiacciante di George W. Bush quando venne riconfermato come Presidente, con ben quattro milioni di voti in più rispetto allo sfidante Kerry., mentre alle elezioni precedenti aveva vinto con un ridottissimo margine sullo sfidante. Possiamo immaginare che in un periodo di alte 9 Caprara, 2003. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte tensioni, guerre, terrorismo, ecc. gli umori degli Americani abbiano diretto decisamente il voto verso chi dava un'immagine di sé come più capace di fornire garanzie sulla sicurezza e sugli interessi americani. «Ecco, qui vorrei cambiare un attimo argomento, a proposito dell'immagine. In che modi viene veicolata?». Tutti quelli possibili. Manifesti, comizi, slogan, talk show... La TV ha sicuramente dato una mano, proponendo storie guidate a degli spettatori poco attivi, come se fossimo dei recipienti da riempire con i racconti che il programma di turno decide di propinarci. «Non siamo così sciocchi da credere a tutto». No, per fortuna. È solo che è la TV non è un utente con cui puoi interagire e a cui puoi chiedere dei dati a supporto di quanto dice. Per fare un esempio, è facile fare un'intervista a cento persone chiedendo quale politico preferiscono e poi selezionare e trasmettere solo le 4-5 che ci interessano (magari mettendo in mezzo un'opinione contraria alla tesi che vogliamo dimostrare, per dare l'idea di veridicità). Inoltre, non solo il contenuto ma anche il modo in cui certe notizie vengono presentate determina il tipo di influenza che avranno su di noi. Bandiere, inni e canzoni aiutano a creare il senso di collettività e a diffondere in modo virale l'immagine del politico. Poi naturalmente è nostro compito, forse quasi nostro dovere, essere attivi per evitare di subire passivamente certe manipolazioni. In tutto questo potremmo riassumere che un politico che vuole ottenere più voti deve essere un attento comunicatore e che certi elementi non sono lasciati al caso. Per fare un altro esempio, nei recenti manifesti del PD vediamo un Bersani con le mani giunte vicino al volto, su cui in bella vista spicca la fede nuziale. Quello è un messaggio implicito che potrebbe lasciare intendere (magari in maniera inconsapevole all'elettore) che lui ha a cuore la famiglia tradizionale, che sarà all'interno del suo programma, che forse addirittura i valori della religione cattolica Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte saranno nella sua mente. Non importa che questa comunicazione non sia esplicita: così come un caldo sorriso può tranquillizzarci, perché generalmente trasmette sensazioni positive, allo stesso modo vestirsi in un modo o nell'altro, indossare determinati abiti e oggetti, comunica qualcosa di preciso. Lo sa bene chi si occupa di studiare la comunicazione non verbale10. «Ma non avrebbe fatto prima a dire chiaramente che nel suo programma è prevista una particolare attenzione alla famiglia tradizionale?». Magari l'ha fatto, ma la comunicazione non verbale ha il pregio di poter rafforzare quella verbale. Poi ci sono situazioni in cui certe cose è meglio dirle tacitamente, perché a urlarle a chiare lettere potresti infastidire qualcuno. «Stai dicendo che...». No! Non sto dicendo un bel niente! Sto solo spiegando come possono funzionare certi meccanismi. «Ok, ok». Tornando a noi, e avviandoci alla conclusione, la TV può veicolare molti messaggi impliciti di questo tipo. Internet probabilmente in parte sta già cambiando queste regole, poiché l'utente è molto più attivo nella ricerca di informazioni e ha la possibilità di verificare più fonti velocemente, semplicemente e contemporaneamente. E l'intento di questo ebook è quello di accrescere un po' questa conoscenza, sperando di essere riuscito anche a divertirvi un po'. 10 Bonaiuto, Maricchiolo, 2003. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi che influenzano le nostre scelte Bibliografia Bonaiuto, M., Maricchiolo, F. (2003). La comunicazione non verbale. Roma: Carocci. Caprara, G.V. (2003). Tempi moderni. Psicologia per la politica. Firenze: Giunti. Caprara, G.V., Barbaranelli, C. (2000). Capi di governo, telefonini e bagni schiuma. Milano: Raffaello Cortina. Caprara, G.V., Barbaranelli, C., Zimbardo, P. (1997). Politicians Uniquely Restricted Personalities. In Nature, 385-493. Caprara, G.V., Barbaranelli, C., Zimbardo, P. (1999). Personality profiles and political parties. In Political Psychology, 20, 175-197. Castellani, P. (1997). Psicologia politica. Bologna: Il Mulino. Cooper, C. (2012). Halo effect helps Apple sell 4 million Macs in Q3. In CNET.com, July 24. Efrain, M.G., Patterson, E.W.J. (1974). Voters vote beautiful: The effect of physical appearance on a national election. In Canadian Journal of Behavioural Science, Vol 6 (4), 352-356. Festinger, L. (1957). Teoria della dissonanza cognitiva. Milano: Franco Angeli, 1997. Iyengar, S. (2009). Laboratory Experiments in Political Science. In AA.VV., Cambridge Handbook of Experimental Political Science, pp. 73-88. New York: Cambridge University Press, 2011. Legrenzi, P., Girotto, V. (a cura di). (1996). Psicologia e politica. Milano: Raffaello Cortina. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35 Chi voterai? I meccanismi psicologici che influenzano le nostre scelte Musso, P. (2008). Sarkoberluskonismo, le due facce della rivoluzione conservatrice. Milano: Ponte alle Grazie. Ricolfi, L. (1999). Destra e sinistra. Studi sulla geometria dello spazio elettorale. Torino: Omega edizioni. Flavio Cannistrà, psicologo clinico, formatore, consulente aziendale – www.lostudiodellopsicologo.it – 340 95 488 35