Nessuno urlò a voce bassa... la pazzia!

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Nessuno urlò a voce bassa... la pazzia!
Nessuno urlò a voce bassa... la pazzia!
(Manette e catene di pensieri liberi in chiave riflessiva)
M.
Ancona, 4 aprile 2007
Stasera l’ossessione mi ha fatto arrabbiare. Io sono ossesso, ho la proprietà di rendere
ossessivo anche chi mi sta vicino: è un vortice. La pazzia scava nella
carne viva dei tunnel
che non finiscono mai, ci sono troppe cose che vanno di traverso nella storia della mia vita,
quando si mette qualcosa di traverso, nella psiche, si impazzisce. È un problema, sai perché?
Perché non te ne rendi conto, tu vedi solo quelle travi rigide che spaventano e ostacolano: ti
fanno male, ma non riesci a capire che sei alterato, come se avessi una cena sullo stomaco che
non ti va giù. Si creano queste immagini che la sola idea fa storcere la bocca, a tutti! Nessuno
escluso e il boccone rimane lì, incastrato e non va giù. Le immagini di sofferenza si fanno fisse,
si ripetono, sono croniche, durano, la mandano alla lunga, hai la sensazione che dureranno più
di te. Ed è spaventoso perché così vanno oltre la morte. Ma se c’è una cosa che un malato
mentale non teme è la morte: la desidera. Cosa voglio dire a te lettore, che se punti una pistola
alla tempia di qualsiasi persona nessuno ti ringrazierà, di questo puoi stare certo come della
cosa precedente. La pazzia arriva senza chiedere il permesso, ovvero prendendosi il suo posto
a causa della tua ingenuità, sei tu che non la respingi, che la prima volta che si presenta non
protesti, lamentandoti forte, inventando scuse per non fare, no, tu ti sacrifichi, fai lo stesso, e lo
fai per amore. Se tua madre avesse la fortuna di non chiederti niente, di lasciarti stare, tutto
passerebbe. No, ti trovi in un ambiente di persone che non capiscono che stai impazzendo, non
possono capirlo e fors’anche né saperlo. Nessuno lo sa, purtroppo. Si comincia proprio piano,
piano piano, senza lamentarsi dell’invasore ostile che una volta entrato diventa il padrone,
come quei batteri parassiti che spaccano tutto quello che trovano nel nostro fisico, Inoltre non
c’è attualmente sulla Terra nessuno che sappia che cosa accada veramente dentro di noi in
questo caso.La mente comincia a farsi caleidoscopica si frammenta, i vari pezzi non
comunicano fra di loro: se non c’è nessuno che lo arresta questo processo dura anche tutta la
vita che resta da vivere. Un oscuro nemico fa sentire una presenza in sé, ostile padrone di
qualcosa di non suo, aspetta il momento per avere tutto, se fossi normale ti sveglieresti soltanto
nella notte da un incubo, sudato e agitato. Costa sai, perché invece devi viverlo a occhi aperti,
sentirlo, guardarti alle spalle per poterti vedere e non sapere come sei visto da di fronte, caro
mio, diventerai un contorsionista se tenti di capire cosa ti succede. È quello che è capitato a
me. Molti pensano al demonio, è facile collegare l’idea della malattia al male, domani sapranno
magari che era un piccolo agente chimico, chissà cosa, venuto chissà da dove. Ci sono pazienti
che soffrono, ci sono pazienti che soffrono mentre sanno che soffrono, ci sono pazienti che
impazziscono oltre che della malattia anche della sofferenza e la pazzia è lì, ancora, mistero
nascosto venuto da una stella lontana in che modo non si sa.Le immagini possono cambiare
durante il tempo, un buon metodo per sapere come sta andando la pazzia potrebbe essere
sapere quando stanno cambiando. Un buon malato mentale non si lamenta mai del dolore che
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vive, se fosse furbo non sarebbe malato. Nessuno si accorge del suo eroismo, purtroppo ha
solo il disprezzo dagli altri, e non sa cosa vive. Non sa cosa vive! Per esempio a me è capitato
di avere come una sorta di macchina che mi traduceva le azioni in parole, era il mio “traduttore
della realtà”, mi toccava a sostenerlo per stare dietro alla mia psiche che voleva andare in una
direzione mentre io, avrei volentieri desiderato, che so, andarmi a prendere un caffè o
qualcos’altro. Ci sono milioni di possibilità di vivere esperienze diverse, fisse o mobili, non si sa.
Un abisso? Non so, è vita, la vita è così, ogni persona è unica, la differenza di considerazione
che si fa per i malati di mente è un errore troppo grande, insostenibile: ognuno dovrebbe
pensare all’unicità di ogni persona e della sua esperienza senza “ammucchiare” persone
sofferenti del medesimo male tutte nello stesso ghetto sociale, ovvero si fa un grosso male a
riunire la sofferenza di persone simili solo esteriormente, mettendole insieme, mica a godere,
per carità. Credo sia questa la più grande conquista del dottor Basaglia, negli anni che furono.
Invece prima si continuava ad “ammucchiare” i malati, cosa che, credo, faceva soltanto
aumentare la sofferenza, oltretutto che speranza c’era, una volta schedati e classificati così
senza pudore ad essere il simbolo della bestialità?Ma torniamo alle cose che “si mettono di
traverso”. Perché ho una sana visione di libertà che mi spinge ad indagare su quelle cose per
avvicinarmi alla “radice” del male, sogno di più di uno psicanalista. Ci sono soffuse immagini
nella mia mente di sofferenze e di dolori, molti sanno, nei cambi di stagione cosa voglio dire,
quando queste immagini si fanno materiali, cioè comunicano un dolore vero, psichico. Vorrei
indagare su cos’è la pazzia, spingere il mio pensiero a chiedermi quando è cominciato, nei
recessi più remoti della mia mente. Questo meccanismo di dolore, è un meccanismo?
Certamente è meccanico, è logico, prevedibile, ma ha le caratteristiche del corpo estraneo, si
muove e fa ciò che vuole. Cioè è un altro essere che vive dentro di noi, comunicando la sua
presenza attraverso immagini fisse e stereotipate. Qualche volta ho vissuto la sensazione di
avere qualcosa dentro, nella psiche, cioè nel niente; vedevo solo immagini che comunicavano
dolore. C’erano immagini della mia famiglia, dei miei familiari, di parenti, di amici cari, che
comunicavano dolore ed era una presenza che non riuscivo in alcun modo ad allontanare.
Anche questa è un’altra cosa che si dice spesso: caccia via i pensieri. Ma perché qualcuno può
e qualcuno no? Non c’è logica nel pensare che sia la volontà. Secondo me è che la pazzia ha
una forma che bisogna capire e spiegare, altrimenti tutto è valido, ciò che si dice. Comunque
non si riesce ad allontanare la presenza di corpi estranei come immagini negative di sé, degli
altri e della vita. Un’altra cosa che ti fanno è quella domanda sul bicchiere riempito a mezzo: è
mezzo vuoto o mezzo pieno? Lascio al lettore chiedersi, domandarsi e rispondersi ciò che
vuole, meglio per lui. Comunque le immagini di dolore, fisse, non sono la pazzia, paiono molto
più una manifestazione esteriore di qualcosa di sé. Qualcosa di sé prende un direzione. Il
tempo dice il resto. Resta da capire se la pazzia sia una realtà interiore della mente, come un
fatto che influisca sui pensieri di una persona o sia quella realtà astratta e senza forma che
sembra essere presente, tutta con la medesima forma nei pazienti più diversi fisicamente.
Quantomeno sarebbe interessante cominciare a poter distinguere qualche cosa, perché a parer
mio l’inizio di ogni pazzia è uguale per tutti, indistinguibile e invisibile, perché ognuno di noi può
chiederlo solo a se stesso e rispondersi solo con la sua esperienza. Se la pazzia fosse una
forma che “prende” la mente, tale che tutti i malati si assomigliano, o hanno qualche cosa di
uguale, sarebbe giusto dire che sono dei pazzi? O sarebbe come paragonare un infarto a una
polmonite? La risposta suggerita dal mio intuito mi dice che è fuorviante pensare a una “forma”
della mente, perlomeno come aspetto caratteristico, secondo il mio pensiero la questione è
come dire che un braccio è fatto a forma di braccio e che tutte le braccia sono uguali, composte
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dai medesimi pezzi fatti grossomodo allo stesso modo, diciamo pure così.
Vedo che la mente è fatta in maniera tale che “reagisce” a qualcosa, come quando la mano
sollecitata di un bambino “afferra” qualcosa. In sostanza la mente potremmo considerarla un
“pezzo” di noi, come un nostro organo che si comporta in maniera studiabile e comprensibile
attraverso la ricerca, che ha già una sua “forma” che non cambia. Tutto quello che “so” sulla
pazzia è che la mente reagisce, nel bene e nel male come nella salute e nella malattia. Questo
è tutto quello che so. Non è che aiuti molto. Inoltre potrei sbagliarmi. Sto guardando questa
cosa dal suo “dentro” e vorrei che la mia fosse una posizione destinata a essere capita, e di una
grandissima umiltà. Per adesso guardo questi magnifici colori proprio come quel caleidoscopio
di prima, la mente spaccata come una mela bacata, divisa in spicchi d’arancio. Qualcosa ne
viene fuori.Quando sei bambino, la prima volta può essere una cosa qualunque, c’è il primo
schiaffo, il primo bacio, il primo riso, il primo respiro. C’è anche la prima cosa che va “di
traverso”. Supponiamo che si stia fisicamente a posto: si forma la coscienza, si comincia a
parlare, i sensi cominciano a funzionare, si evolvono. Perché una brutta faccia è peggio di una
bella faccia? A parte che dipende sempre da chi la guarda, ma soggettivamente si dice cosa è
meglio, senza dubbio. I sensi sono condizionati a rispondere alle sollecitazioni, hanno una scala
di valori dove reagiscono e possono saturarsi, possono rispondere “male” a una sollecitazione.
Sono fatti in modo tale che se uno stimolo è troppo forte possono anche rovinarsi. La mente di
un bimbo è “plastica”, modellabile, per quanto sia fatta a forma di “mente”. Si crea un rapporto
fra uno stimolo sensoriale e la forma che prende la “mente” di un bambino? Cioè cosa succede
se uno stimolo “deforma” in modo pesante uno dei sensi? Secondo me si crea una fissazione,
l’esperienza viene tradotta “fisicamente” in un modo che rovina il bambino, o l’uomo fortunato
che non ha avuto esperienze negative fino ad essere adulto. È il problema di un’armonia
rovinata, potrei anche piangere: se le cose tornano a posto e la stecca è risolta, l’armonia torna,
altrimenti…Ci sono molti malati mentali che hanno una “sofferenza” alla disarmonia, molti che si
vergognano delle “figure” che possono fare, o anche che fanno gli altri: a quanti decibel hanno
urlato i loro altoparlanti quando cominciavano a impazzire? Può capitare che abbiano appena
sussurrato, pure il danno l’hanno fatto lo stesso, perché fisicamente questi bimbi avevano una
predisposizione al rumore troppo sensibile ed erano più delicati. La loro madre non lo sapeva.
Io credo che sensorialmente un bimbo sano debba essere sottoposto ad un certo stress,
sempre relativo a lui, prima che comincia a “rovinarsi” mentalmente. A me pare che
mentalmente uno si rovini quando una combinazione di stimoli sensoriali sia troppo, e
condizioni in modo permanente o meno la risposta di reazione. C’è da pensare a come il
“pensiero” di un uomo adulto possa essere “danneggiato” fino ad un dolore permanente nella
testa, nella psiche, cioè nel niente. Ci sono molti casi di malattia mentale in cui si “inciampa”
sempre nello stesso stereotipo di evento e non si riesce a risolverlo mai. Ci sono immagini che
si ripropongono che “ricordano” o comunicano il dolore, le travi che stanno in maniera che non
va né su né giù, e che finché stanno lì, “di traverso”, ostacolano. Ecco qua, tutto bene, siamo
ancora a sognare un futuro di gioia, tutti mezzi rovinati, senza sapere se siamo pazzi, cosa che
purtroppo è vera per tutti, perché in realtà potrebbe darsi che il mondo sia fatto a misura di uno
solo di noi e che tutti quanti quindi siano destinati, a forza di stimoli negativi, a diventare matti,
sicché ci sia solo uno che ragiona sano e tutti gli altri dei pezzi da manicomio che purtroppo
decidono per tutti. Teoria, che nessuno accetterà, però la sfumatura della pazzia lascerà il
dubbio a molti dei miei lettori, a cui avrò comunicato un pezzettino di me e anche qualche sano
dubbio su cui riflettere.
Arrivederci.
3/3