Come sostituta dell`ufficiale stampa e informazione in Kosovo

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Come sostituta dell`ufficiale stampa e informazione in Kosovo
Dipartimento federale della difesa,
della protezione della popolazione e dello sport DDPS
Esercito svizzero
Donne nell'esercito
E-Newsletter 2-05
Come sostituta dell’ufficiale stampa e informazione in Kosovo; un primo resoconto
delle sue esperienze
Autore: Anita Bloch
Il sergente Anita Bloch è attiva dal 29 marzo 2005 come sostituta dell’ufficiale stampa
e informazione presso la Swisscoy. Descrive nel seguente resoconto come trascorre
la giornata in questa funzione presso le truppe di pace della Swisscoy nel Camp Casablanca a Suva Reka.
La mia sveglia suona solitamente alle 06.15. Allora mi rigiro ancora nel letto e penso: è già
veramente mattina? Non sono affatto mattiniera. Dopo colazione, alle 7.15 ha già luogo
l’appello d’entrata. Poi apro con chiave la porta dell’ufficio, sempre che il mio collega e il capo ufficiale specialista, Stephan Koncz, non siano già arrivati. Siamo qui da un mese e,
dall’avvicendamento ufficiale del contingente, avvenuto il 14 aprile 2005, volge ormai al termine il periodo d’introduzione trascorso in compagnia dei nostri predecessori, ben presto
saremo affidati a noi stessi.
Charlie Bravo – il nostro piccolo quotidiano
Ogni mattina la prima cosa in programma è il "Charlie Bravo", un foglio informativo per i militari della Swisscoy che creiamo noi stessi, in cui si trovano ogni giorno le più importanti notizie provenienti da tutto il mondo. I quotidiani arrivano soltanto il martedì e il sabato, quando i
voli di rifornimento dalla Svizzera portano tra l’altro la nostra posta. Proprio per i militari della
Swisscoy, che non lavorano in ufficio, è fondamentale essere informati in modo conciso su
cosa succede nel mondo. Il "Charlie Bravo" è a disposizione ogni mattina nel nostro centro
svizzero "Swiss Chalet" ed è affisso accanto ad ogni gabinetto della parte svizzera del
Camps. Questo è un luogo in cui una volta al giorno quasi ognuno ha l’occasione di informarsi. Dopo aver controllato la nostra mailbox, Stephan ed io, consumando un caffé e una
sigaretta davanti al nostro ufficio, se non abbiamo già pianificato tutto in precedenza fissiamo
il programma quotidiano.
L’informazione è il nostro lavoro
Come PIO (ufficiale stampa è informazione) è molto importante essere informata su tutti i
settori in cui è attiva Swisscoy. Sfruttiamo quindi il tempo libero per parlare con i capisezione
delle sezioni pionieri, della logistica, delle trasmissioni e del trasporto. Tuttavia per noi le più
importanti fonti d’informazione sono le conversazioni durante i pranzi e le cene con i militari
della Swisscoy. Stephan ed io godiamo ancora della tregua con i media. Il "Ramadan dei
media", ordinato a Stans da SWISSINT, significa che attualmente le visite di giornalisti non
sono più possibili. Utilizziamo il tempo libero per prepararci. Quando il primo giornalista arriverà da noi in Kosovo, vogliamo poterlo informare con competenza.
Molto lavoro, ma pure molto divertimento
Le mie giornate sono molto variate. Tre volte alla settimana ha luogo un briefing dello stato
maggiore in cui, assieme ad altri membri dello stato maggiore, veniamo informati sulla situazione della sicurezza o sui progetti in atto. Ogni martedì e giovedì qui nel Camp hanno luogo
le trasmissioni radiofoniche sull’emittente radio svizzera KFOR Radio Casablanca, a cui Stephan ed io collaboriamo. Nonostante le trasmissioni ci divertano molto, dietro ad esse si na1/2
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sconde molto lavoro. È molto faticoso essere sempre divertenti. Tuttavia il nostro obiettivo
principale non è produrre buone trasmissioni radiofoniche, bensì garantire le pubbliche relazioni per la Swisscoy. Nella nostra funzione di PIO assistiamo inoltre i giornalisti che desiderano constatare l’impegno della Swisscoy sul posto.
I PIO in esplorazione
A mezzogiorno ci dirigiamo verso la mensa, gestita dagli austriaci. Ci sono sempre un ricco
buffet di insalata e frutta e di solito due menu. Ognuno trova sempre qualcosa che gli aggrada. Il pomeriggio noi PIO siamo spesso "sul terreno", all’esterno del Camp, con il Puck (fuoristrada). Visitiamo, ad esempio, i posti d’osservazione all’esterno del campo, dove la fanteria
meccanizzata è stazionata a protezione della minoranza serba. Inoltre, cerchiamo di essere
molto informati sulle città e i villaggi entro il settore posto sotto la responsabilità della Task
Force Dulje, dove, oltre a tedeschi e austriaci, è stazionata pure la Swisscoy. Ci sono spesso
momenti che lasciano turbati. Durante le nostre ricognizioni passiamo spesso davanti a molte case bombardate, di cui restano soltanto le fondamenta e un paio di muri maestri. Inducono a riflettere i numerosi fastosi monumenti e tombe albanesi ormai danneggiati, che punteggiano il bordo della strada a distanze regolari di pochi chilometri e che richiamano alla
mente l’autoproclamato esercito di liberazione kosovaro-albanese UCK. Talvolta però il Kosovo si rivela pure nel suo lato più bello. Chi, in una giornata di sole, viaggia su strade accidentate attraverso vallate e verdi colline, stenta a credere che ci troviamo in un’area di crisi.
L’idilio inganna
Fare passeggiate, in molti luoghi qui in Kosovo, non è proprio una buona idea. Ampie zone
sono ancora minate (ad es. il passo Dulje vicino a Suva Reka, dove si trova il Camp Casablanca). Segnali di "pericolo mine" e nastri di sbarramento ci ammoniscono sempre che è
meglio non camminare a lato delle strade o su marciapiedi a rivestimento duro. La completa
sicurezza dalle mine non esiste e non si può prevedere se riscoppieranno disordini. La prudenza è sempre una buona compagna. Tuttavia il traffico stradale è più pericoloso delle mine
e del rischio di ricadere in un conflitto etnico. Lo stile di guida kosovaro impaurisce e spaventa taluni svizzeri. Gli indigeni sorpassano nei posti più pericolosi con pochi metri di visibilità,
si fanno strada tra gli altri veicoli e guidano a velocità folle in curve senza visuale. Nel mese
trascorso qui ho già vissuto alcuni secondi di spavento.
Piacevole conclusione di giornata...
Alle cinque e mezzo c’è la cena. Spesso passo ancora un volta in ufficio a controllare la nostra mailbox o a scaricare immagini dalla fotocamera. Poi, se non sono troppo stanca, faccio
una scappata al centro fitness o nella sauna, oppure concludo semplicemente la serata con
alcuni colleghi allo "Swiss Chalet" o alla Casa-Bar dei Tedeschi, consumando una birra o
una coca cola. Alle 23 gli stabili a carattere culturale o sociale chiudono. La maggior parte
delle volte faccio la doccia e vado a letto esausto. Le giornate cominciano veramente presto.
Alle 06.15 la mia sveglia suonerà di nuovo.
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