Quei 400 metri che separano Copenaghen da Mosca e Dubaï
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Quei 400 metri che separano Copenaghen da Mosca e Dubaï
Quei 400 metri che separano Copenaghen da Mosca e Dubaï DAL NOSTRO INVIATO ROMA - Quei 400 metri in più o in meno di pista fanno la differenza. Per gli aerei che potranno atterrare a Peretola, per la possibilità che Adf avrà di realizzare la nuova pista. Ora a Firenze atterrano al massimo Airbus 319-Boeing 737/400, capienza massima 130 passeggeri. E per atterrare al Vespucci, date dimensioni e orientamento della pista (esposta ai venti) e in caso di condizioni meteo particolari (caldo che limita l'efficienza del motore, o pioggia che limita la frenata) i velivoli ora hanno bisogno di un «Florence kit»: un sofware particolare di frenata e limitazioni al carico. Quando fa caldo, come ricorda Vito Riggio, «d'estate, a pieno carico, a Firenze gli aeromobili si impantanerebbero». E quindi vanno alleggeriti: meno passeggeri (da 130 si abbassano fino a 57, se c'è vento e caldo insieme), meno bagagli o meno carburante (quindi limitazioni all'autonomia a 1.300 km). Si può raggiungere al massimo Copenaghen, e con molti meno passeggeri della capienza. Lo «scatto» previsto con la nuova pista sarebbe l'arrivo degli Airbus 32o/Boeing 737/800: 18o passeggeri, autonomia «ideale» da Firenze 3.000 km, cioè fino a Dubai. Ma non con la pista «corta», quella da 2 mila metri: con quella, standard di sicurezza alla mano, per l'Enac ci saranno «limitazioni economiche, di sicurezza, di inquinamento». Per partire e atterrare quindi motori a pieno regime, ma andrà soprattutto diminuito o il carico passeggeri, o bagagli, o carburante (il payload). Tradotto: dato che a Peretola «la pista è monodire- zionale, quindi già dimezzata come potenzialità», è anche la potenzialità di passeggeri che cala, fino a metà dei 18o a disposizione. E con quella, la capacità per la società di fare profitti e finanziare l'operazione. Con 2.400 metri, invece, nessuno problema né per i passeggeri né per l'autonomia, e quindi anche per i business plan necessari a finanziare la nuova pista. Quanto costa realizzarla? L'ultima stima fatta dal presidente di Adf Marco Carrai era di 115 milioni: «Autofinanziandoci». Per nuova pista, nuovo terminal e parcheggi, ma soprattutto per le importanti opere idrauliche. Bastano davvero 115 milioni? «Ma, credo si vada sopra i 15o milioni» ipotizzano invece da Enac, anche se «senza progettazione sono ipotesi». Dietro la scelta dei velivoli c'è gran parte dello scontro politico. Tutta la flotta low cost di Ryanair, che ora fa capo a Pisa, usa gli Airbus 320. E anche se con la holding tra Adf e Sat parebbe assurdo si facessero concorrenza, il timore di Pisa è che Firenze gli scippi proprio le compagnie low sost. In realtà, Adf punta su voli di livello medio-alto, a cui occorre però garantire certezza dell'atterraggio (ora impossibile, ne vengono dirottati centinaia ogni anno). Ma perché l'aut aut dei 2.400 metri è arrivato prima solo con le osservazioni alle varianti al Pit, quando gli scontri ormai sembravano sopiti? Non c'è un documento di Enac allegato al Pit in cui si parla di 2.000 metri senza pista di rullaggio (ipotizzata da Enac)? «Quel documento indicava solo qual era la migliore direzione tra le 5 ipotesi avanzate da Adb> spiega il direttore generale di Enac Cardi. E Adf ha verificato, negli anni, più di un progetto, dai 3 mila metri in giù, fino ai 2 mila indicati nel Pit, frutto dell'accordo politico trovato dal governatore Enrico Rossi. «Sarebbe stato utile e necessario aver chiarito tutte le questioni tecniche nel corso della discussione sul Pit» commenta caustico il sottosegretario Erasmo D'Angelis, convinto che «i 2.400 metri indicati da Enac non mettono in discussione che Firenze sarà City airport e Pisa internazionale». F. Gli scenari (pista attuale) - Velivoli top Airbus 319/Boeing 737/400 (con Florence kit). DIManza massima: 1.200 Km - Destinazioni limite: Madrid , Berlino, Londra , Copenhaghen (pista prevista nel Pit) - Velivoli top Airbus 320/Boeing 737/800 (con limitazione. fino a metà dei 180 passeggeri) Di stanza massima: 3.000 km - Destinazioni: Mosca, Dublino, Lisbona, Helsinki , Istanbul, Tel Aviv, Dubai (pista Enac) - Velivoli top Airbus 320/Boeing 737/800 (senza limitazioni. Fino a 180 passeggeri) - Distanza massima : 3.000km Destinazioni: Mosca, Dublino , Lisbona, Helsinki, Istanbul, Tel Aviv, Dubai Sviluppo L'obiettivo sono gli Airbus 320 e i Boeing 737, senza limitazioni Enac piNta uurta, un mvestímento a nwino : 'Riggio: ad Adf non conviene farla di 2 lan. Rossi: o così o resta DAL NOSTRO INVIATO ROMA - «O duemila metri, o resta un campo di patate». Enrico Rossi reagisce così, in mattinata, alla dichiarazioni del presidente Enac Vito Riggio sulla lunghezza della nuova pista parallela di Peretola, da portare a 2.400 metri rispetto ai 2.000 previsti nel Pit. Non è un niet, quello di Riggio, è una spiegazione tecnica che cozza con la scelta, politica, fino ad oggi, presentata come compatibile con la tecnica: la lunghezza della pista è di competenza di Enac. Per avere sicurezza, minor inquinamento e perfetta operatività per gli Airbus 320, cioè gli aerei di medio raggio, 2.000 metri (più i 240 in testa e coda per la sicurezza) non bastano. In quel caso la pista sarà limitata. Rossi è categorico: i 2.400 metri proposti da Enac contraddicono «gli impegni presv> e stravolge «l'equilibrio ambientale sull'area e quello di mercato con Pisa. Insomma, provano a forzare un equilibrio che con tanto impegno e serietà abbiamo raggiunto». In soldoni: «La pista o sarà di 2.000 metri o non sarà; come d'altra parte avevamo concordato con Enac la quale ci aveva pure scritto che quella lunghezza andava bene». Cambio scena: nella Capitale Vito Riggio incontra il ministro Maurizio Lupi. Oggetto: aeroporti in Calabria. Di fronte a Porta Pia e guarda la piazza «Se la Regione mette e sospira: «Rossi dice questa cosa questi limiti vuol terribile per 400 dire che Firenze sarà metri: ma lei la un piccolo aeroporto» vede la fine della piazza qui? Sono 400 metri. E questo il problema?». A suo fianco, c'è il direttore Sottosegretario Erasmo D Angelis sottosegretario alle Infrastrutture Enac Vito Riggio presidente dell'Enac Governatore Enrico Rossi, presidente della Regione i_éinistro Maurizio Lupi ministro per le Infrastrutture campo di patate centrale dell'Enac, Alessandro Cardi, l'autore dell'osservazione al Pit che ha scatenato il caso e che ha appena concluso un lungo incontro con il sottosegretario ai trasporti Erasmo D'Angelis, sempre su Peretola. Riggio dice: «Se Rossi o meglio la Regione sostiene che più di due chilometri non si può fare, vuol dire che Firenze sarà un piccolo aeroporto e che probabilmente non ci sarà la convenienza a fare l'investimento. Stop». Perché «gli aeroporti si fanno in base alle norme internazionali». E per i velivoli di classe C, quelli che porterebbero Peretola a quota 4,7 milioni passeggeri entro 1l2030, ci vogliono 2.400 metri. Riggio ricorda (per rispondere alle paure dei soci pisani di Sat, sia nelle istituzioni che in Consiglio regionale) «ci sarà la holding unica, i contratti con gli operatori Firenze e Pisa li sceglieranno assieme». Al ministero fanno pure sapere che l'ad della holding forse sarà la pisana Gina Giani. Insomma, ma perché questo putiferio? Riggio e Lupi parlano anche privatamente. E il ministro resta più che stupito della querelle toscana: «Ma ci vogliono far atterrare gli alianti?», si sarebbero detti i due. Quattrocento metri sono una inezia, visti da Roma. In Toscana invece amplificano le distanze. Il presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci ribatte a Riggio: «Se volete adesso vi troviamo un consulente che non sbaglia le misure». Ma la partita è in Regione: con tutti i consiglieri Pd pisani in rivolta, Fds-Verdi critica, Sel che chiede una riunione di maggioranza. rzio Fatucchi Dall'alto La pista attuale dell'aerop°to di Peretola vista dall'alto. Sull'allungamr `) è -cora in corso il bracco di ferro Aeroporti, 400 metri di pista tagliano l'asse Firenze-Pila (m. gasp.) Quattrocento metri in più di asfalto potrebbero far saltare il polo aeroportuale toscano e la storica nascita della holding tra aeroporti di Pisa e di Firenze (rivali da sempre con Pisa, in notevole vantaggio rispetto al fino ad oggi depresso scalo fiorentino), che il governatore Enrico Rossi (Pd) era riuscito a portare quasi al traguardo tra mille difficoltà. L'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, ha infatti annunciato che la nuova pista dello scalo fiorentino Amerigo Vespucci, conosciuto anche con il nome Peretola, non può essere lunga 2 mila metri come da accordi locali, ma almeno 2,4 chilometri. Apriti cielo. Pisa sta già pensando a un eventuale ritiro dall'holding perché teme uno sviluppo esagerato di Firenze. I comitati della piana di Prato e dei comuni fiorentini vicini allo scalo aeroportuale minacciano nuove manifestazioni di protesta. E soprattutto il presidente della Regione, il pisano Enrico Rossi, annuncia che se la seconda pista non avrà la lunghezza prevista dalla variante urbanistica e già concordata con Enac, il progetto non si farà e in quel terreno saranno «seminate patate». Dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, dove ieri ci è stato un incontro con l'Enac, si cerca di mediare le due posizioni. «Nell'incontro con l'Enac è stata riconfermata la tipologia di scalo con il vincolo della pista monodirezionale (che non consente il superamento di un determinato volume di voli e di passeggeri) dell'aeroporto di Firenze - spiega il sottosegretario Erasmo D'Angelis - e da qui non partiranno mai gli aerei di grande potenza per voli intercontinentali a lungo raggio. La lunghezza della pista e le prescrizioni previste da Enac non vogliono rimettere in discussione lo schema dei due aeroporti, che resta una scelta politica delle istituzioni, né tantomeno il ruolo dell'aeroporto di Pisa che resta centrale nel sistema toscano». 0 RIPRODUZIONE RISERVATA ® r l'Asia (g.str.) Hanno perso il 9,56% ieri in Borsa le quotazioni di StMicroelectronics, conquistando il poco ambito titolo di maglia nera - per un giorno - dell'indice Ftse Mib. Il gruppo di semiconduttori ha chiuso il terzo trimestre con una perdita netta di 125 milioni di dollari (ma in miglioramento rispetto allo stesso periodo 2012) e con un trend dei ricavi inferiore alle previsioni ma superiore alla media del mercato. La società - parlando di rallentamento della domanda sul mercato asiatico - ha rinviato di sei mesi il raggiungimento del target di margine operativo allo%o, ora previsto per metà 2015. Esn/Banca Akros ha declassato il titolo a «hold», con un target a 6 da 8 giuro (ieri le quotazioni hanno chiuso a 5,77 euro). U RIPRODUZIONE RISERVATA Avvocati, cambiare (g. str.) Novità in arrivo nel panorama degli studi legali milanesi. Francesco Di Carlo ed Edoardo Guffanti - soci fondatori insieme a Filippo Annunziata dello studio Annunziata e Associati - starebbero prendendo in considerazione l'uscita per unirsi a Alfredo Craca, Vittorio Pisapia e Claudio Tatozzi, fondatori nel 2006 dell'omonimo studio. I cinque professionisti milanesi guiderebbero uno studio specializzato nella consulenza stragiudiziale e nel contenzioso nel diritto societario, bancario e dei mercati finanziari. In totale, la nuova realtà avrebbe un organico di circa 25 professionisti. n RIPRODUZIONE RISERVATA La scure di Pechino sul primo produttore di vino francese (a.jac.) Quando si parla di contraffazione il primo a salire sul banco degli imputati è la Cina ma questa volta è l'impero d'Oriente ad aver dato una lezione dura agli occidentali, paladini del made in. La Corte cinese di Wenzhou ha congelato il Zoo%o delle azioni della francese Castel fino al lo ottobre 2015 e secondo The Drink Business ha bloccato il suo marchio in Cina fino a settembre 2015 (inclusi i 13 brand registrati a Pechino). La colpa? Lo scorso 16luglio la Corte dello Zhejiang aveva ordinato al più grande produttore di vino francese di non utilizzare più il marchio «Ka Si Te», supposta traduzione in cinese del suo brand, condannando l'azienda a pagare 5 milioni di dollari di risarcimento alla Shanghai Banti Wine Company e al produttore Li Zhi Dao, detentori di «Ka Si Te». Castel non ha pagato ma se non dovesse accettare le condizioni della sentenza, tutti i suoi marchi cinesi verranno venduti all'asta. Lo riporta il sito Winenews. C RIPRODUZIONE RISERVATA