Veglia di avvento 2012 giovanissimi
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Veglia di avvento 2012 giovanissimi
Veglia di avvento C: Nel nome del Padre… Questa sera nella preghiera vogliamo meditare il mistero dell’amore nuziale al quale sono stati chiamati Giuseppe e Maria. Dio li ha scelti come propria culla per diventare uomo. Ha assunto una carne, che è la nostra carne, per liberarla: l’amore fra Maria e Giuseppe si apre a questo orizzonte. Il loro legame umano, non è dunque il fondale inanimato sul quale si muovono i primi passi di Gesù, ma la realtà di vita, senza la quale la presenza di Dio non potrebbe affacciarsi sulla storia. Il loro reciproco educarsi all’amore costituisce l’interlocutore essenziale al quale Dio si affida per manifestare la buona notizia. Preghiamo Padre santo, che nella santa famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano lo stesso amore e le stesse virtù, perché riuniti insieme nella tua casa, possiamo condividere la gioia, la giustizia e la pace. Per il Cristo nostro Signore. Amen. Vangelo Mt 1, 18-25 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. 1°momento: GIUSEPPE G. E’ difficile descrivere Giuseppe: di lui la Scrittura dice pochissimo se non che era un “uomo giusto”. Un uomo che aveva tanta confidenza con Dio da saper distinguere il suo intervento nel sonno da un sogno qualunque... e su questa “voce di Dio”, udita dormendo, rischierà tutta la sua esistenza... È un uomo che si fida; è un uomo che ha coraggio; è un uomo che ama. GESTO SIMBOLICO (durante il canto viene portato all’altare un bastone) Il bastone è un oggetto semplice e povero: serve per appoggiarsi. Dev’essere perciò robusto, solido e forte, in grado di dare sicurezza a chi è debole... E’ il simbolo di ciò che è stato Giuseppe nel progetto di Dio. LETTERA A GIUSEPPE di Don Tonino Bello “Caro S. Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità... Non voglio farti perder tempo. Vedo che ne hai così poco, e la mole di lavoro ti sovrasta. Perciò tu continua pure a piallare il legno mentre io ti affido le mie confidenze. Non preoccuparti neppure di rispondermi. So, del resto, che sei l’uomo del silenzio, e consegni i tuoi pensieri all’eloquenza dei gesti più che a quella delle parole... Io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria di quanto ne abbia avuto lei a condividere quello del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto tutto il resto in te e in lei...” 2°momento: MARIA Io non so se ai tuoi tempi, Maria, si adoperassero gli stessi messaggi d’amore, teneri come giaculatorie e rapidi come graffiti, che noi oggi incidiamo furtivamente sul libro di storia o sugli zaini colorati dei nostri compagni di scuola. Penso, però, che, se non proprio con la penna a sfera sui jeans, o con i gessetti sui muri, le adolescenti di Palestina si comportassero come le loro coetanee di oggi. Con «stilo di scriba veloce» su una corteccia di sicomòro, o con la punta del vincastro sulle sabbie dei pascoli, un codice dovevano pure averlo per trasmettere ad altri quel sentimento, antico e sempre nuovo, che scuote l’anima di ogni essere umano quando si apre al mistero della vita: ti voglio bene! Anche tu Maria hai sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell’universo. Hai assaporato pure tu la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’amicizia, l’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo. Crescevi come un’anfora sotto la mani del vasaio, e tutti si interrogavano sul mistero di quella trasparenza senza scorie e di quella freschezza senza ombre. Una sera, un ragazzo di nome Giuseppe ha preso il coraggio a due mani e ti ha dichiarato: «Maria, ti amo». Tu gli hai risposto, veloce come un brivido: «Anch’io». E nell’iride degli occhi ti sfavillarono, riflesse, tutte le stelle del firmamento. Santa Maria, donna innamorata, noi dobbiamo chiederti perdono, ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma ti abbiamo esclusa dall’esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu, invece, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, facci capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio. Ma facci comprendere anche che, con lo stesso fuoco, oltre che accendere lampade di gioia, abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata delle cose più belle della vita. Accoglici alla tua scuola. Insegnaci ad amare. È un’arte difficile che si impara lentamente. Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell’egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell’altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge, di turbare la sua missione. Santa Maria, donna del silenzio, raccontaci dei tuoi appuntamenti con Dio. In quali fenditure della roccia ti nascondevi adolescente, perché l’incontro con lui non venisse profanato dalla violenza degli umani rumori? … Che cosa trasmettevi a Giuseppe quando, al crepuscolo, prendendoti per mano, ti conduceva al lago di Tiberiade nelle giornate di sole? Il mistero che nascondevi nel grembo glielo confidasti con parole o con lacrime di felicità? … Persuadici che solo nel silenzio maturano le cose grandi della vita: la conversione, l’amore, il sacrificio, la morte. Santa Maria, vergine dell’attesa, facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere, talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, vergine dell’Avvento, ci sorprenda anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano. Santa Maria, donna in cammino, donaci il gusto della vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. Apri i nostri occhi perché possano vedere quella stella cometa che ci indica la giusta direzione tra le tante possibili vie. Donaci di saper percorrere insieme ad ogni uomo e donna del nostro tempo, quella strada che ci conduce ad un incontro vero e profondo con Gesù. GESTO SIMBOLICO (viene portato all’altare una fede nuziale) La fede nuziale è simbolo della fedeltà sponsale e in questo momento vuole ricordare a noi la fedeltà vigilante dell’amore di Maria che non è mai venuto meno e che ha illuminato le notti del suo cuore... 3° momento: GESU’ GESTO SIMBOLICO (viene portato all’altare il Bambino Gesù) G. Colui che mai un uomo ha potuto vedere, il Volto misterioso da sempre cercato e desiderato, sul quale nessuno è stato in grado di posare il suo sguardo... OGGI si è reso visibile a noi. DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (1,1-18) In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. G. Nella notte dei tempi, “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da Donna, nato sotto la Legge...” Il Dio onnipotente che squarcia i Cieli e scende, viene a noi come un Bambino, con la forza della debolezza... Questa sera vogliamo spogliarci anche noi delle nostre armature interiori per recarci poveri ai piedi di questo Bambino e adorarlo offrendogli nuovamente tutti noi stessi... Lo potremo fare liberamente, in silenzio, mentre la Parola che è risuonata lungo i secoli fino a farsi Carne in questa Notte Sante, ci accompagnerà... PREGHIERA di David Maria Turoldo Amore, che mi formasti a immagine dell’Iddio che non ha volto, Amore, che sì teneramente mi ricomponesti dopo la rovina, Amore, ecco mi arrendo: sarò il tuo splendore eterno. Amore, che mi hai eletto fin dal giorno che le tue mani plasmavano il corpo mio, Amore, celato nell’umana carne, ora simile a me interamente sei, Amore, ecco mi arrendo: sarò il tuo possesso eterno. Amore, che al tuo giogo anima e sensi, tutto mi hai piegato, Amore, tu mi porti nella tua danza, il cuore mio più non resiste, ecco, mi arrendo, amore: mia vita ormai eterna. Amen.