Settore della Gestione del 2° livello Screening
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Settore della Gestione del 2° livello Screening
1 2 DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE COORDINAMENTO DEI PROGRAMMI DI SCREENING A cura di: Silvia Brezzi, Patrizio Raggi* Il rapporto è stato realizzato con la collaborazione di: Angela Brachini, Gennaro Esposito, Davide Boninsegna, Francesca Selvaggini, Vincenza Mancini, Laura Muccio, Annunziata Salvati, Renata Notazio. Un caloroso e sentito ringraziamento a tutti gli operatori impegnati nel Programma * U.O.C. Ostetricia e Ginecologia POC 3 4 PRESENTAZIONE I Programmi di Screening oncologici sono interventi di prevenzione secondaria, di provata efficacia, che hanno l’obiettivo di ridurre la mortalità nella popolazione bersaglio. Allo stato attuale i programmi per i quali esistono evidenze scientifiche sono lo Screening del carcinoma della mammella, del cervicocarcinoma e del colonretto; questi ultimi due hanno come obiettivo, oltre la riduzione della mortalità, anche la riduzione dell’incidenza, che si ottiene riuscendo ad individuare e trattare le lesioni preneoplastiche, interrompendone quindi l’evoluzione. I programmi di screening sono quindi interventi di sanità pubblica, a forte impatto sociale. La loro attuazione è fortemente raccomandata, non solo dalla comunità scientifica, ma anche da numerose disposizioni di legge nazionali e da raccomandazioni europee. Nella ASL Viterbo sono attivi i tre Programmi, lo Screening del colon-retto è in fase sperimentale da giugno 2005, lo Screening del Carcinoma della mammella, attivato da 0ttobre 2003, con alcune criticità organizzative, che da alcuni mesi sono state risolte, presenta buoni indicatori di performance. Il programma di Screening del Cervicocarcinoma è stato il primo ad essere attivato nella nostra ASL, sin dal 1997, proprio per questo ha avuto un percorso abbastanza travagliato. Tuttavia questa esperienza quasi ”pionieristica” ha consentito di testare e sviluppare la corretta metodologia. Oggi può considerarsi un programma consolidato. 5 Questo secondo Rapporto sullo Screening del Cervicocarcinoma nella ASL Viterbo ne illustra l’evoluzione, la metodologia organizzativa e riferisce sui principali indicatori di processo e di esito di sei anni di attività. Mi compiaccio di ricordare che nella Regione Lazio è l’unico programma che copre con gli inviti tutta la popolazione bersaglio, che garantisce standard di buona qualità e che ha completato il secondo round. Per questi motivi il Coordinamento Screening della ASL Viterbo è uno dei due Centri di riferimento Regionale per la formazione degli operatori dei programmi di Screening del Cervicocarcinoma. Ulteriore riconoscimento è rappresentato dalla partecipazione, insieme ai principali programmi italiani, ad un importante Studio Multicentrico Nazionale “Nuove tecnologie nello Screening del Cervicocarcinoma”, i cui risultati preliminari sono stati presentati a convegni di risonanza mondiale. Uno degli aspetti più interessanti e qualificanti del programma, che emerge dalla lettura del rapporto, è la metodologia di lavoro. Infatti nell’ organizzare e portare avanti il programma si è sempre privilegiato il lavoro multidisciplinare, l’utilizzo di protocolli definiti, validati, condivisi e aggiornati, la stesura e la continua verifica delle procedure per ogni fase del processo, l’applicazione dei controlli di qualità ed infine, ma certo non di secondaria importanza, il costante monitoraggio degli indicatori. Dall’analisi degli indicatori emerge un intenso e costante impegno che ha prodotto sicuramente un beneficio di salute nella popolazione. Tutto ciò può anche rappresentare uno stimolo a estendere anche in altri ambiti di attività della ASL il model6 lo basato sulla ricerca continua del miglioramento della qualità, dell’appropriatezza, della presa in carico e del profilo assistenziale dell’utente. Infine vorrei segnalare che tutti gli operatori coinvolti nel Programma di Screening del Cervicocarcinoma della ASL Viterbo hanno dimostrato, non solo di essere in grado di superare le molteplici criticità, ma soprattutto una motivazione ed una perseveranza notevoli, una metodologia efficiente ed anche creatività e spirito innovativo. IL DIRETTORE GENERALE ASL VITERBO Giuseppe Antonio Maria Aloisio 7 8 IL PROGRAMMA DI SCREENING DEL CERVICOCARCINOMA NELL’ASL VITERBO Il percorso Il Programma di Screening del Cervicocarcinoma nella ASL VT ha una storia lunga e un percorso piuttosto accidentato; nel luglio 1995 iniziammo a valutare la possibilità di progettare l’attività di Screening tenendo conto delle condizioni locali favorevoli. In effetti presso tutti i consultori della provincia era presente una discreta attività di Screening spontaneo e l’unico centro di lettura avrebbe potuto agevolmente sostenere il carico di lavoro derivato da una popolazione bersaglio di circa 90.000 donne. In fondo si trattava “solo” di pianificare e organizzare un Programma secondo le Linee Guida della Commissione Oncologica Nazionale. Furono seguite tutte le tappe necessarie: • Individuazione della popolazione bersaglio • Ricognizione delle risorse • Formazione del personale • Progettazione di un software di gestione dedicato • Progettazione della campagna di Sensibilizzazione • Elaborazione dei protocolli nel Febbraio 1997 iniziò la chiamata attiva delle donne. 9 Criticità Le principali e più gravi criticità furono la scarsissima attendibilità delle liste anagrafiche e la mancanza di una gestione centralizzata; ciò comportò, per i primi due anni di attività, la difficoltà a garantire in modo uniforme la copertura con l’invito della popolazione. Inoltre l’adesione delle donne si rivelò disomogenea nei vari distretti della ASL e comunque troppo bassa. Un ulteriore serio problema del primo periodo fu rappresentato dal sistema informativo non ancora completo in tutte le sue parti; mancava del tutto il 2° livello e trattamento. Ciò non consentiva l’elasticità necessaria per garantire un corretto adeguamento alle esigenze del nostro sistema organizzativo e, allo stesso tempo, il programma informatico risultava poco vincolante per assicurare il rispetto del protocollo. Nonostante le difficoltà incontrate durante il percorso riteniamo che il nostro tentativo sia comunque servito a porre le basi per un modello operativo basato sull’appropriatezza, sul monitoraggio e la valutazione dei risultati; inoltre ha contribuito a diffondere, tra gli operatori e tra l’utenza, la cultura della prevenzione basata sulle evidenze scientifiche. Il Cambiamento La DGR 4236 del 1997 si è rivelato un fattore determinante per il miglioramento della nostra attività: il Programma di Screening del Cervicocarcinoma non fu più avvertito come “un capriccio di pochi”, ma un preciso obbligo delle Aziende Sanitarie del Lazio. La maggior consapevolezza nei vertici Aziendali, della necessità di attivare i Programmi Screening, ha per10 messo la creazione del Coordinamento Screening che, a poco a poco e con grande sforzo ed impegno personale degli operatori, si è posto come punto di riferimento per tutte le figure professionali coinvolte nello Screening. Ciò ha consentito di adottare un modello operativo basato su una progettazione dinamica e partecipata. Nel corso degli anni si è provveduto inoltre, lavorando in stretta collaborazione con la società ISA, a testare e migliorare il software di gestione che attualmente è pienamente funzionale e rispondente alle esigenze del Programma. La creazione, nel Dipartimento di Prevenzione, dell’Unità Operativa Coordinamento dei Programmi di Screening, è stata determinante nel riconoscere la validità dell’operato e nel rimuovere le residue diffidenze verso il Programma. 11 12 MODELLO ORGANIZZATIVO L’attuale modello organizzativo prevede: il Coordinamento dei Programmi di Screening, che si occupa per gli aspetti gestionali, organizzativi e di monitoraggio anche dello Screening del Carcinoma della Mammella e, in un prossimo futuro dello Screening del Cancro del Colon-Retto, i Centri di prelievo, il Centro di lettura ed il Centro di secondo livello e trattamento. U.O. Coordinamento dei Programmi di Screening Direttore Dr. Silvia Brezzi E’ organizzato in cinque settori di attività, ognuno dei quali con un suo referente. Coordina tutte le attività necessarie per il Programma svolte dalle diverse Unità Operative ed esplica direttamente le seguenti funzioni: • Settore dei Sistemi informativi Referente Gennaro Esposito - Pianificazione delle chiamate Gestione inviti solleciti Gestione dei flussi informativi Monitoraggio degli indicatori Coordinamento indagini epidemiologiche 13 • Settore della Sensibilizzazione Comunicazione e formazione Referente Angela Brachini - Coordinamento della campagna di sensibilizzazione - Programmazione e realizzazione di attività promozionali - Programmazione della formazione e del miglioramento continuo della qualità • Settore della Gestione del 2° livello Screening del Cervicocarcinoma e del numero Verde Referente Laura Muccio Renata Notazio - Gestione delle risposte - Gestione organizzativa e informatica del 2° livello e trattamento - Informazioni all’utenza • Settore della Gestione del 2° livello Screening del Carcinoma della mammella Referente Vincenza Mancini Renata Notazio - Gestione delle risposte - Gestione organizzativa e informatica del 2° livello 14 • Settore del Supporto gestionale e amministrativo Referente Annunziata Salvati Segreteria, approvvigionamenti, contabilità I Centri di prelievo, ubicati capillarmente nel territorio, sono 18 consultori e 5 ospedali. Il personale, rappresentato dalle ostetriche, svolge le seguenti attività: sensibilizzazione capillare sul territorio, accoglienza, esecuzione dei Pap test, gestione informatica, invio dei preparati al centro di lettura, partecipazione ad indagini epidemiologiche e progetti di ricerca. I Centri di lettura, hanno sede a Viterbo e sono: U.O. di Citodiagnostica e Citogenetica Direttore Dr.Roberto Ottaviani adempie alle attività di: allestimento e lettura dei preparati citologici, gestione informatica, controlli di qualità. UOC di Anatomia ed Istologia Patologica Direttore Dr. Vito Gomes adempie alle attività di allestimento dei preparati istologici, lettura delle biopsie e dei pezzi operatori, gestione informatica, controlli di qualità. 15 Il Centro di 2° livello e trattamento UOC di Ostetricia e Ginecologia del POC Direttore Prof. G. Palla Referente Dr. Patrizio Raggi gestito dal personale dell’Ambulatorio di Colposcopia, con sedi: Belcolle e Montefiascone, il personale è rappresentato da ginecologi colposcopisti accreditati e personale infermieristico dedicato, svolge le seguenti attività: esecuzione delle colposcopie e biopsie, gestione informatica, indicazioni operative, gestione ed esecuzione dei trattamenti e dei follow-up, controlli di qualità. Oltre ad un costante ed informale rapporto tra gli operatori del Coordinamento e gli operatori delle altre Unità Operative, ogni qual volta si renda necessario, il nostro modello organizzativo prevede, come importanti strumenti di programmazione e verifica, degli incontri periodici strutturati con obiettivi mirati. Queste riunioni, sia a piccoli gruppi che plenarie, coinvolgono tutte le figure professionali ed hanno come scopi principali: l’esame degli indicatori di processo, la focalizzazione delle criticità e la scelta di nuove strategie; rappresentano inoltre un arricchimento professionale e favoriscono il lavoro multidisciplinare. 16 IL PROTOCOLLO Il Programma di Screening del Cervicocarcinoma prevede il seguente protocollo: • si rivolge a tutte le donne di età compresa tra 25 e 64 anni residenti nella provincia di Viterbo; • spedizione a casa di una lettera d’invito ad eseguire il Pap test, con appuntamento prefissato ma modificabile, presso uno dei 23 Centri di prelievo; • esecuzione del Pap test; • invio dei preparati al Centro di lettura; • invio a casa della risposta in caso di esame nella norma o da ripetere per inadeguato tecnico o da flogosi; • spedizione a casa del sollecito, dopo due mesi, alle non rispondenti; • in caso di Pap test “anormale” telefonata a casa per concordare l’appuntamento per gli accertamenti di 2° livello; • esecuzione della colposcopia ed eventuale biopsia presso il Centro di riferimento di 2° livello; • invio dei preparati istologici al Centro di lettura; • appuntamento presso il Centro di riferimento di 2° livello per il ritiro del referto conclusivo e le indicazioni operative; • eventuale trattamento o Follow-up. 17 18 INDICATORI DI PROCESSO E DI ESITO Relativi all’attività di due round di screening 1° Round giugno 1999 - giugno 2002 2° Round luglio 2002 - giugno 2005 Premessa Il tumore invasivo del collo dell’utero in Italia rappresenta ancora oggi una malattia che interessa un numero considerevole di donne e causa numerosi decessi. In Italia ci sono 3418 nuovi casi l’anno, con una mortalità di 1186 donne l’anno (IARC, GLOBOCAN 2002 ). Nel Lazio rappresenta la nona causa di morte per tumore nelle donne. E’ importante ricordare che è possibile prevenire l’insorgenza del cervicocarcinoma invasivo e quindi ridurne l’incidenza, diagnosticando e trattando adeguatamente le lesioni che lo precedono di molti anni, mediante un Programma di Screening organizzato . Obiettivo Obiettivo del Programma di Screening è l’individuazione e il trattamento delle lesioni precancerose del collo dell’utero, nonché la diagnosi dei tumori invasivi in fase precoce per consentire l’adozione di adeguate terapie, atte a migliorare la prognosi e la qualità di vita. Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati, il Programma di Screening deve rispondere ad adeguati 19 standard di qualità in ognuna delle sue fasi. E’ necessario quindi disporre di un idoneo Sistema Informativo che consenta di monitorare specifici indicatori di processo per valutare l’andamento ed il funzionamento del Programma, e che permette di produrre indicatori di esito per valutare l’impatto sulla popolazione. DIMENSIONE DELLA POPOLAZIONE BERSAGLIO ED ADESIONE DELLE DONNE Il Programma di Screening del cervicocarcinoma si rivolge a tutta la popolazione femminile di età compresa tra 25 e 64 anni residente nella provincia di Viterbo, pari a 90.948 donne nel primo round e 89.489 nel secondo round. Il Pap test è offerto con cadenza triennale (round). La prima volta che il Pap test viene offerto a tutta la popolazione bersaglio costituisce il primo round di screening; ogni anno viene invitato circa un terzo delle donne, completando in tre anni il round. Tutta la popolazione viene nuovamente invitata ai successivi round ogni tre anni. Al 30 giugno 2002 si è concluso il primo round con una partecipazione delle donne del 40%. Al 30 giugno 2005 si è concluso il secondo round con una partecipazione del 40%. Nella Tabella 1 sono presentati i dati relativi alla partecipazione delle donne 20 TABELLA 1 Per “donne escluse” si intendono le donne che pur appartenendo alla popolazione bersaglio vengono escluse definitivamente: per motivi di protocollo (isterectomizzate o gravi malattie), o per loro rifiuto scritto; oppure escluse temporaneamente, rinviate ad un anno: per loro richiesta (recente esecuzione del Pap test, assenza temporanea). La percentuale di adesione delle donne può considerarsi discreta. Riteniamo particolarmente significativo il netto aumento verificatosi dopo il cambiamento organizzativo, avvenuto a Giugno 1999, infatti nel 1998 l’adesione era del 25%. La media nazionale di adesione è del 38,8% (GISCi: Gruppo Italiano Screening Cervicocarcinoma, Survey 2004). Occorre ricordare che un discreto numero di donne esegue il Pap test dal ginecologo di fiducia. Proprio per avere una stima attendibile della copertura delle donne 21 abbiamo realizzato una indagine campionaria, che è stata pubblicata nel volume “Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili”. Quarto Rapporto” (Novembre 2005). I risultati emersi hanno fornito lo spunto per nuove iniziative mirate ad aumentare l’adesione al Programma tra la popolazione non coperta e possibili collaborazioni, in via di sperimentazione, con altre strutture sia pubbliche che private. N.B. Copertura della popolazione bersaglio: % di donne della popolazione bersaglio con almeno una diagnosi citologica negli ultimi tre anni (GISCi, Indicatori e standard per la valutazione di processo dei Programmi di Screening del cancro del collo dell’utero, 1999). Analizzando il grafico della popolazione bersaglio del primo round, stratificata per fasce d’età, si osserva un andamento decrescente a partire dalla fascia 25-29 anni, fino alla fascia 55-59 ed un repentino incremento sull’ultima fascia 60-64 ( Fig. 1 ). Posta a confronto con il grafico originato dalle donne screenate, relative allo stesso periodo, emerge chiaramente il divario tra le due curve per le fasce collocate nell’intervallo 25-45 anni (in queste zone la curva delle screenate presenta uno scostamento verso il basso maggiore rispetto a quello osservabile nelle fasce intermedie della popolazione bersaglio) segno evidente di una difficoltà incontrata nel raggiungere le donne più giovani. Per completezza va detto che il divario tra le due curve nell’ultima fascia indica una scarsa rispondenza anche 22 tra le donne della popolazione bersaglio dell’ultima fascia. Analizzando il grafico della popolazione bersaglio del secondo round, stratificata per fasce d’età, si osserva un andamento decrescente a partire dalla fascia 25-29 anni, fino alla fascia 60-64 ( Fig. 2 ). Nel confronto con il grafico delle donne screenate, relative allo stesso periodo, si evidenzia ancora, anche se più attenuato rispetto al primo round, un forte divario tra le due curve per le fasce che si trovano nell’intervallo 25-44 anni. Ciò evidenzia una criticità già osservata, come già detto, nel primo round, ma al contempo un trend positivo dovuto probabilmente ad una migliorata capacità di reclutamento tra le donne più giovani. Un sensibile miglioramento si registra anche per le donne della fascia 50-54. Si mantiene costante rispetto al primo round la risposta delle donne appartenenti all’ultima fascia della popolazione bersaglio: 60-64 anni. Esaminando invece i grafici delle donne screenate, stratificate per distretto ( Figg. 3-4-5 ), balza in evidenza il divario tra il distretto 2 e gli altri 4 distretti, che si caratterizza per più di 20 punti percentuali in più rispetto alla media della ASL in entrambi i round. La notevole differenza di adesione nel distretto 2, secondo la nostra analisi, è motivata dal fatto che in questo distretto c’è sempre stata una forte integrazione tra territorio e ospedale e una particolare attenzione alle tematiche legate alla prevenzione. Tutto ciò ha favorito nella popolazione la cultura della prevenzione e quindi l’adesione allo Screening. 23 Fig. 1 24 Fig. 2 25 Fig. 3 26 Fig. 4 27 Fig. 5 28 Abbiamo anche riportato la percentuale dell’adesione per ogni Comune nella Tabella 2. Si può notare che in alcuni Comuni situati ai confini della Provincia la percentuale è nettamente più bassa della media; plausibilmente perché la popolazione trova più agevole recarsi in strutture più vicine e talvolta più raggiungibili di quella della nostra ASL. Oltre ai Comuni del Distretto di Tarquinia, tutti con tassi di adesione molto alti, di cui è stato già detto, si notano come significativamente superiori alla media alcuni Comuni del Distretto di Montefiascone. Tabella 2 DISTRETTO 1 I° ROUND % MONTEFIASCONE 3649 1588 44 BOLSENA 269 22 MARTA 359 42 CAPODIMONTE 438 207 47 VALENTANO 488 58 ISCHIA DI CASTRO 632 304 48 GRADOLI 171 46 FARNESE 212 52 II° ROUND % 3625 1508 42 1221 314 26 1210 887 375 42 862 417 188 45 475 58 837 655 275 42 393 203 52 375 434 199 46 404 821 29 DISTRETTO 2 I° ROUND % TUSCANIA 1397 65 ARLENA DI CASTRO 211 155 73 PIANSANO 409 70 CANINO 896 67 CELLERE 207 68 TESSENNANO 73 II° ROUND % 2073 1270 61 2154 195 156 80 404 70 581 1273 830 65 1340 313 216 69 305 66 66 100 84 % 34 16648 33 1023 28 839 395 38 37 367 30 25 820 37 581 DISTRETTO 3 I° ROUND % II° ROUND VITERBO 14349 4932 5359 32 VITORCHIANO 905 297 349 34 CANEPINA 519 145 214 26 GROTTE S.STEFANO * 1034 991 356 36 CELLENO 341 127 112 31 *Frazioni del Comune di Viterbo ROCCALVECCE * 119 120 23 19 SORIANO NEL CIMINO 2214 2320 860 37 30 61 DISTRETTO 4 I° ROUND % II° ROUND TUSCANIA 2073 1397 65 ARLENA DI CASTRO 211 155 73 PIANSANO 581 409 70 CANINO 1273 896 67 CELLERE 313 207 68 TESSENNANO 66 73 % 1270 61 2154 195 156 80 404 70 581 830 65 1340 216 69 305 66 100 84 297 33 1023 145 28 839 61 DISTRETTO 5 I° ROUND % II° ROUND 648 5359 32 VITORCHIANO 905 349 34 CANEPINA 519 214 26 GROTTE S.STEFANO * 991 356 36 CELLENO 341 112 31 ROCCALVECCE * 120 23 19 SORIANO NEL CIMINO 2320 860 37 % 1034 395 38 127 37 367 119 30 25 2214 820 37 31 COMUNICAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE Informare, sensibilizzare e comunicare sono obiettivi imprescindibili dei Programmi di Screening. Infatti senza la partecipazione delle donne nessun programma, per quanto progettato e realizzato con metodologia corretta, è efficace. Anche se questa affermazione può sembrare un’ovvietà, di fatto, quando si attiva un Programma di Screening, una delle principali criticità è rappresentata dall’insufficiente adesione delle donne. Pertanto noi abbiamo dedicato sempre molte energie alla realizzazione di interventi mirati alla sensibilizzazione e comunicazione “inventandoci” una metodologia rigorosa, ma anche flessibile e innovativa. I cardini della nostra strategia sono: • L’analisi del territorio • Il coinvolgimento degli operatori e delle utenti • Il monitoraggio e la “misurazione” delle attività Il territorio della Provincia di Viterbo è abbastanza vasto ma soprattutto è variegato; oltre al capoluogo che ha tutte le caratteristiche di una città, vi sono 59 Comuni con una popolazione bersaglio dello Screening del Cervicocarcinoma che varia da 83 donne a 17000. Ci sono paesi la cui economia è caratterizzata da una forte componente agricola ed altri con prevalente attività turistica o industriale. 32 Abbiamo quindi realizzato delle schede di indagine ambientale sulla cui analisi è basata la pianificazione degli inviti che, tenendo conto delle attività prevalenti sul territorio, cerca di favorire al massimo la possibilità di adesione delle donne. Dallo studio del territorio, viabilità e collegamenti, è scaturita anche la programmazione di Centri di Prelievo temporanei realizzati con la collaborazione dei Comuni, dei MMG e delle Associazioni di volontariato che hanno anche messo a disposizione i locali. In questi casi si è ottenuta un’elevata partecipazione delle donne favorita dalla facilità di accesso e dalla sensibilizzazione capillare. Il coinvolgimento degli operatori del territorio (ostetriche e assistenti sociali dei Consultori), è stato da sempre prioritario nella nostra organizzazione nel programmare e realizzare interventi di sensibilizzazione diversificati e “personalizzati”. Dalle idee degli operatori sono scaturite diverse iniziative che, sistematizzate e coordinate, sono poi state riproposte e realizzate anche in sedi diverse. Alcuni esempi significativi sono: • Punti informativi alle feste o fiere, alle manifestazioni sportive, agli spettacoli teatrali e musicali • Incontri nelle fabbriche con le lavoratrici • Incontri con operatori del volontariato • Incontri di sensibilizzazione e formazione con le estetiste e le parrucchiere Di quest’ultima iniziativa riteniamo interessante descrivere in dettaglio il percorso. 33 L’idea di partenza è scaturita dall’osservazione che la maggior parte delle donne è solita frequentare il parrucchiere ed in questo contesto sono predisposte sia a “prendersi cura di sé”, sia a parlare di salute; conseguentemente dovrebbero essere più disponibili anche ad accogliere un messaggio corretto sulla prevenzione. Abbiamo pertanto realizzato materiale informativo, semplice, ma esaustivo e dettagliato, che è stato utilizzato per incontri di sensibilizzazione e di formazione rivolti alle parrucchiere stesse, le quali sono poi diventate promotrici del nostro messaggio. Altre attività che, nella nostra esperienza, risultano essere molto efficaci sono “le telefonate alle non rispondenti”. La comunicazione diretta tra la donna e l’operatrice consente, se ben condotta, di superare alcune resistenze legate a paura, cattiva informazione o pigrizia che sono da annoverare tra i principali motivi di non adesione. La telefonata permette anche di acquisire informazioni utili sui motivi della non adesione e quindi di progettare iniziative mirate e specifiche. Un progetto di cui stiamo valutando la fattibilità è l’inserimento dei ginecologi privati nel Programma di Screening. Poiché tutte le iniziative di sensibilizzazione, anche le più originali, si devono avvalere di idonei strumenti, abbiamo posto particolare attenzione alla realizzazione di manifesti, depliant informativi, lettere d’invito e di risposta curando sia l’aspetto grafico che i contenuti. 34 Dall’avvio del Programma di Screening nel 1997 abbiamo rinnovato più volte l’immagine e rielaborato i contenuti. Abbiamo inoltre realizzato due poster: il 1° illustra in maniera schematica il percorso della donna nel Programma di Screening indicando la metodologia utilizzata, le sedi e quali operatori sono coinvolti; il 2°(che viene periodicamente rinnovato) che illustra, tramite dei grafici, i risultati del Programma dal suo avvio, specificando il numero di donne coinvolte, gli invii al 2° livello, gli esiti istologici ed i trattamenti. Questi poster sono stati esposti in tutte le sale di attesa dei 23 centri di prelievo. Riteniamo questo uno strumento di Comunicazione utile ed efficace tale da permettere alle donne di sentirsi parte attiva di un percorso controllato e monitorato e di conoscere la metodologia di lavoro di chi lo gestisce. Abbiamo ritenuto fondamentale creare un metodo per monitorare e misurare le diverse iniziative anche per valutarne i costi e l’efficacia. Sono state quindi progettate, realizzate e utilizzate schede di monitoraggio delle attività di sensibilizzazione che indicano la tipologia degli interventi, gli operatori che le realizzano, i soggetti esterni coinvolti, le spese sostenute, i tempi ed i periodi di realizzazione, valutandone anche le principali criticità ed i punti di forza. Per le telefonate alle non rispondenti sono state realizzate delle schede specifiche. Questi dati vengono messi in relazione agli indicatori dell’adesione, sia totale che separata, per 1°invito, sollecito, 1°Round e Round successivi. 35 L’analisi dei risultati di questi dati, esaminati insieme agli operatori coinvolti, ci consente di effettuare scelte strategiche finalizzate alla migliore utilizzazione delle risorse disponibili, alla progettazione di nuove iniziative e alla ricerca di soluzioni più idonee a superare le criticità emerse. Possiamo ritenere che il percorso intrapreso, anche se non privo di ostacoli, sia corretto. Ci ripromettiamo tuttavia di potenziare tutte le strategie di coinvolgimento attivo delle utenti, degli operatori, dei Comuni e delle Associazioni di Volontariato sempre nell’ottica del miglioramento continuo della qualità con l’obiettivo di aumentare la partecipazione consapevole delle donne. FASI DELLO SCREENING Nella figura 6 vengono rappresentate graficamente le fasi delle procedure dello Screening per i quali sono previsti indicatori di processo e di esito più significativi, che verranno di seguito presentati e commentati. Gli indicatori illustrati si riferiscono all’attività del programma dal 1° giugno 1999 al 30 giugno 2005, divisi per I e II round; ovvero dal momento in cui il Sistema Informativo consente un puntuale e preciso monitoraggio del funzionamento del Programma. 36 Fig. 6 37 TEMPI DELLE PROCEDURE, QUALITÀ DEL PRELIEVO Un importante indicatore di qualità è l’intervallo che intercorre tra l’esecuzione del Pap test e l’arrivo a domicilio della risposta sia nel caso di esito normale sia quando si renda necessaria una ripetizione immediata o dopo una terapia. Nel primo round mediamente il 75% delle risposte è stato inviato entro 28 giorni e nel secondo round è stato raggiunto il valore desiderabile, secondo gli standard, dell’ 85%. L’intervallo tra l’esecuzione del Pap test e dell’approfondimento diagnostico (colposcopia) nei casi previsti è molto buono, il 93% delle donne al primo round e il 94% al secondo round la esegue entro 60 giorni. Uno degli indicatori più critici nel nostro Programma è rappresentato dalla percentuale dei Pap test inadeguati; i valori ottenuti (9,4% al primo round e 7,3% al secondo) sono al di sopra degli standard, anche se il trend è positivo. Senza entrare in questa sede in analisi troppo approfondite del problema è opportuno ricordare che, oltre ad intensificare i controlli di qualità, sia per i prelevatori che per il Centro di lettura, numerose iniziative sono state intraprese per migliorare questo indicatore. Discreti risultati sono stati ottenuti attraverso incontri periodici di confronto tra prelevatori e lettori. Nella Tabella 3 sono riportati i valori. 38 TABELLA 3 Dopo il primo round di Screening, in caso di esito normale la donna riceve il successivo invito allo scadere dei 3 anni, con uno scostamento massimo di un mese in una piccola percentuale di casi. Riteniamo che il rispetto dell’impegno preso con la donna di richiamarla a 3 anni sia uno degli aspetti qualificanti di un Programma ben organizzato. 39 ESITI DEI PAP TEST Proporzione dei Pap test “anormali” Si intende per risultato “anormale” del Pap test qualunque quadro citologico che comporti l’indicazione all’approfondimento diagnostico di secondo livello (colposcopia ed eventuale biopsia). E’ importante che il Programma sia in grado di identificare un numero adeguato di lesioni citologiche, senza eccedere negli invii al secondo livello, (standard consigliato dal Gisci: 3,5% ottimale, 5% accettabile) altrimenti è probabile che si invitino ad eseguire approfondimenti diagnostici molte donne per le quali questi non sono necessari. E’ altrettanto importante che il numero dei Pap test anormali non sia troppo basso altrimenti si rischia di non individuare donne che hanno delle lesioni. Nella Figura 8 sono riportati in grafico i valori degli esiti citologici nei due round. 40 Fig. 7 41 Fig. 7 42 Nel nostro Programma la percentuale delle donne inviate ad eseguire la colposcopia per “pap test anormale” è stato il 3,4 % nel primo round, ed il 3,3 % nel secondo, rientrando pertanto negli standard previsti. Nella Tabella 4 sono riportati i valori. TABELLA 4 43 Adesione al secondo livello Nella Tabella 5 vengono riportati i valori dell’adesione ad eseguire la colposcopia nel Centro di secondo livello del programma. Si osserva che i valori sono decisamente molto buoni e nettamente superiori agli standard. Riteniamo che ciò sia dovuto alle capacità professionali e di relazione dei Medici colposcopisti, nonché all’efficiente organizzazione ed alle modalità di invio e delle telefonate da parte di personale dedicato, in grado di superare anche le resistenze legate all’ansia o alle possibili difficoltà geografiche. TABELLA 5 44 IL PROTOCOLLO del nostro Programma, in accordo con la maggior parte dei Programmi italiani, prevede l’invio ad accertamenti di secondo livello quando la diagnosi citologica è: ASCUS cellule Squamose atipiche di significato incerto AGUS cellule Ghiandolari atipiche di significato incerto L-SIL lesione intraepiteliale squamosa di basso grado H-SIL lesione intraepiteliale squamosa di alto grado CTM cellule tumorali maligne In Figura 7 è riportata la distribuzione delle diagnosi citologiche dei Pap test anormali. La percentuale di diagnosi di ASCUS/AGUS è decisamente superiore allo standard consigliato (inferiore al 50 %). Anche per il miglioramento di questo indicatore sono stati attivati controlli di qualità inter e intra laboratorio ed incontri di revisione e discussione tra citologi, colposcopisti e patologi. 45 Fig. 8 46 Fig. 8 47 Conferma diagnostica Il numero di biopsie eseguite è di 9,7 ogni mille donne screenate al primo round e di 12,1 ogni mille al secondo round. Non sempre durante la colposcopia si rende necessario eseguire la biopsia, nel 73 % delle colposcopie del primo round e nel 65 % nel secondo round, non è stata eseguita biopsia. Tra le donne alle quali è stata eseguita una biopsia, il 52 % nel primo round e il 61,4 % nel secondo round, effettivamente aveva una lesione cervicale. Nella figura 9 è mostrata la distribuzione delle diagnosi istologiche nelle donne che hanno eseguito la colposcopia. 48 Fig. 9 49 Fig. 9 50 INDICATORI DI ESITO: LE LESIONI TROVATE, LA DETECTION RATE Nella tabella 6 sono presentati i valori delle varie lesioni identificate grazie al Programma, confermate istologicamente, nelle donne che hanno partecipato allo Screening, sia al primo accesso al secondo livello che al Follow-up. Nel primo round sono state identificate 121 lesioni CIN 1, 70 lesioni CIN 2 / CIN 3 (Neoplasia Cervicale Intraepiteliale CIN) e 3 Carcinomi invasivi. Nel secondo round sono state identificate 188 CIN 1, 88 CIN 2 / CIN 3 e 3 Carcinomi invasivi. Con il termine CIN 2 e CIN3 si indicano lesioni precancerose la cui identificazione è uno dei principali obiettivi del Programma di Screening. Infatti è noto che circa la metà dei CIN 3 e circa il 25% dei CIN 2, se non trattati, evolvono in cancro invasivo. Possiamo pertanto affermare che il programma ha permesso di evitare 52 cancri invasivi del collo dell’utero, che in assenza dello Screening, si sarebbero manifestati nei prossimi anni. Per Detection Rate (DR), o tasso di identificazione, si intende la proporzione di “casi screen detected” sul totale delle donne sottoposte allo Screening. Nel primo round il valore di DR è stato del 2,24 per mille e nel secondo round del 2,79 per mille; il valore medio nazionale è del 2,7 per mille (GISCi Survey 2004). 51 TABELLA 6 Lesioni Diagnosticate Le lesioni preneoplastiche diagnosticate per fascia di età, come ben evidente nella figura 10, interessano le donne più giovani, in accordo con i dati della letteratura e coerentemente con la storia naturale della malattia. Aumentare ulteriormente l’adesione al Programma di Screening delle donne appartenenti alle fasce di età più giovani è pertanto uno degli obiettivi prioritari. 52 Fig. 10 53 Fig. 10 54 IL TRATTAMENTO Moltissime donne a cui è stata diagnosticata una lesione ed alle quali è stato proposto di eseguire un trattamento, hanno aderito alla terapia proposta. I trattamenti delle lesioni preneoplastiche sono prevalentemente conservativi ( tabella 7 ) ed eseguiti in regime di Day Hospital presso il Centro di secondo livello e trattamento del programma (UOC di Ostetricia e Ginecologia del POC) dagli stessi ginecologi colposcopisti. A nostro avviso ciò consente un’elevata compliance al trattamento; l’utente infatti percepisce ed apprezza che è veramente presa in carico ed accompagnata nel suo intero percorso, dal momento dell’invito fino al trattamento ed ai successivi controlli. I carcinomi invasivi sono stati inviati per il trattamento nei centri regionali di riferimento. Nella maggior parte dei casi, alle donne cui è stata identificata una lesione CIN 1, che in alta percentuale può regredire spontaneamente, viene proposto il Follow-Up (in accordo con le linee guida nazionali ed internazionali). Anche in questi casi l’adesione ai successivi controlli è molto alta; il trattamento è consigliato se c’è una persistenza della lesione per più di 1 anno. 55 TABELLA 7 56 Nella TABELLA 8 vengono riassunti i principali risultati del Programma ed i valori degli standard di riferimento (GISCi) TABELLA 8 57 58 CONCLUSIONI La valutazione degli indicatori del Programma di Screening del Cervicocarcinoma della ASL Viterbo permette di confermare la validità complessiva dello sforzo organizzativo, economico e tecnico in corso. Il Programma ha al suo attivo più di 60.000 donne che, al 30 giungo 2005, hanno eseguito il Pap test. Nei sei anni sono state identificate 158 lesioni precancerose di alto grado e 309 di basso grado per le quali è stato attuato un adeguato trattamento. Rispetto agli standard la qualità del Programma può essere considerata mediamente buona, con delle punte di eccellenza nel secondo livello e trattamento. Per quanto attiene ai “punti critici”: percentuale di pap test inadeguati ed elevata percentuale di ASCUS, le iniziative in corso, già ricordate, saranno rafforzate. Dall’indagine campionaria sulla copertura sono emersi spunti utili per realizzare iniziative mirate ad aumentare l’adesione delle donne “non coperte” e pertanto più a rischio. Per la riuscita di tali iniziative sarà necessario potenziare ulteriormente la collaborazione e la “rete” con i Distretti, i Comuni e le associazioni di Volontariato. Infine riteniamo che il miglioramento continuo della qualità e dell’appropriatezza si possa ottenere perseguendo il modello operativo prescelto, potenziando in particolare le modalità organizzative di condivisione e confronto continuo tra tutte le molteplici professionalità impegnate nel Programma di Screening. Organizzare e gestire un Programma di Screening si è rivelata un’ardua “sfida” che può essere affrontata e vinta solo lavorando in sintonia, ricercando sinergie tra donne, operatori e istituzioni, ognuno con il proprio ruolo, ma in maniera integrata ed avendo ben chiaro l’obiettivo del miglioramento continuo. 59 60 INDICE PRESENTAZIONE Pag. 5 IL PROGRAMMA DI SCREENING DEL CERVICOCARCINOMA NELL’ASL DI VITERBO Pag. 9 - Il Percorso Pag. 9 - Criticità Pag. 10 - Il Cambiamento Pag. 10 MODELLO ORGANIZZATIVO Pag. 13 IL PROTOCOLLO Pag. 17 INDICATORI DI PROCESSO E DI ESITO Pag. 19 DIMENSIONE DELLA POPOLAZIONE BERSAGLIO ED ADESIONE DELLE DONNE Pag. 20 COMUNICAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE Pag. 32 FASI DELLO SCREENING Pag. 36 TEMPI DELLE PROCEDURE, QUALITÀ DEL PRELIEVO Pag. 38 ESITI DEI PAP TEST Pag. 40 - Proporzione dei Pap test “anormali” Pag. 40 - Adesione al secondo livello Pag. 44 - Conferma diagnostica Pag. 48 INDICATORI DI ESITO: LE LESIONI TROVATE, LA DETECTION RATE Pag. 51 IL TRATTAMENTO Pag. 55 CONCLUSIONI Pag. 59 61 62 63 finito di stampare nel Marzo 2006 da Graffietti Stampati - Montefiacone 64