Angeli ribelli

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Angeli ribelli
Angeli ribelli
di Aisling Walsh
Presentazione critica
Introduzione al film
Un soggetto autobiografico
Angeli ribelli evoca una serie di riferimenti letterari (i racconti sulla guerra spagnola de Il muro di
Jean-Paul Sartre, la Storia della guerra di Spagna di Ernest Hemingway, i vari “Ricordi” e “Omaggi” di
George Orwell, le antologie poetiche degli anarchici e combattenti, citate anche nel film) e
cinematografici (l’insegnante carismatico de L’attimo fuggente, l’ipocrisia dell'istituzione religiosa di
Magdalene, i fantasmi del passato di Terra e libertà, la tensione verso la libertà di Zero in condotta ecc.)
da dare un’impressione di déjà-vu. Il merito del film, nonostante una regia sobria, corretta, senza picchi e
sottolineature, probabilmente memore della formazione televisiva della regista Aisling Walsh, è quello di
aver narrato una storia complicata da tenere sui giusti binari dell’equilibrio emotivo. La Walsh aff ronta
una storia di violenze, sadismo, abusi (anche sessuali) e cinica ipocrisia in un mondo arrivato alle soglie
della Seconda Guerra Mondiale. Una storia raccontata con toni aspri, puntando anche a sconvolgere lo
spettatore senza tuttavia abusare delle possibilità melodrammatiche della vicenda, ma optando per un
registro metaforico che si fa largo nel disegno generale in mezzo alla crudezza di alcune situazioni
illustrate. Il soggetto prende le mosse dal romanzo Ballata per un giovane straccione di Patrick Galvin, il
quale aveva raccontato nel 1991 una vicenda vissuta in prima persona, iniziata su un treno che, come
quello dei deportati nei campi di concentramento, lo aveva trasportato nel suo personale lager fatto di
frati che urlano comandi di cui non sempre si comprende la natura e all’interno di un clima generalizzato
di repressione pronto a sfociare in costanti punizioni corporali e in abusi reiterati e traumatici. La
particolarità del romanzo autobiografico di Galvin è quella di alternare tre registri differenti: il racconto
in terza persona che vede protagonista il futuro professor Galvin, quello in prima narrato dal punto di
vista del Galvin adolescente, e i brani in corsivo che inframmezzano la vicenda con le riflessioni sul
presente narrativo del Galvin adulto e scrittore. La Ballata per un giovane straccione forma, insieme a
Song of a Poor Boy (1989), che narra l’infanzia poverissima nella cittadina natale di Cork sognando i miti
americani, e Canzone per un volo di guerra che invece si focalizza sull’arruolamento nella Royal Air Force
britannica di un giovane irlandese (ancora l’autore) per combattere la guerra contro i Tedeschi, una sorta
di trilogia autobiografica che ha contribuito a far conoscere fuori dai confini nazionali Galvin e a dotarlo di
una discreta fama.
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Angeli ribelli – scheda critica
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Allegoria di un conflitto ideologico in atto
William Franklin è un reduce di guerra. La sua guerra l’ha combattuta in Spagna, conflitto nel quale si
sono fatte le prove generali di una battaglia ideologica che ha messo di fronte libertà e democrazia contro
oppressione e tirannia. Alle soglie se ne affaccia un’altra, più estesa, ma solo come uno dei tanti sviluppi
di quella che Franklin ha già combattuto. Microcosmo fatto di muri scrostati, cortili grigi e angusti, muri
divisori simbolo di un arbitrio gratuito, grate a delimitare uno spazio già demarcato dall’istituzione
educativa del riformatorio, anche la comunità di St. Jude replica quegli stessi conflitti che stanno
minando la vita in Europa. Unico insegnante laico accettato nel riformatorio, perché, come Franklin
ammetterà successivamente di fronte a Liam Mercier, è stato l’unico lavoro che abbia trovato. Franklin,
con la sua ideologia libertaria e progressista, è agghiacciato, ma non immobile testimone delle continue
violenze condotte dal prefetto del riformatorio, padre John, freddo ed inflessibile esecutore di un
autentico sistema di terrore in cui la repressione esercitata mira ad umiliare e spersonalizzare i ragazzi.
L’intenzione è quella di annullarne ogni singolo moto di vitalità possibile, sin dall’ingresso in St. Jude,
quando al posto del nome viene assegnato ad ogni ragazzo un numero d’ordine, nuovo segno distintivo
d’identità, proprio come nei campi di concentramento che saranno tristemente d’attualità pochi anni
dopo il periodo in cui è ambientato il film. Angeli ribelli ha al suo centro non solo lo scontro tra due
modalità opposte di intendere l’educazione e la didattica, ma anche il conflitto tra due culture
antitetiche: da un lato c’è la volontà di offrire un servizio utile agli allievi, lavorando attraverso una base
di fermezza necessaria per garantire l’ordine ed applicare il proprio credo didattico; dall’altro si assiste
ad una sadica e reiterata volontà di annientamento degli adolescenti, puniti oltre ogni valida motivazione
con astio e violenza, considerati portatori di una colpa genetica da espiare in ogni occasione utile.
Ragione e crudeltà, sensibilità e sopruso, comprensione e repressione: sono questi i poli opposti
attorno ai quali si compie la battaglia ideologica che il film intende allegorizzare: in mezzo gli allievi
reclusi di St. Jude, vittime innocenti di una guerra in atto tra chi crede in un domani migliore e chi invece
punta alla punizione eterna, giustificata da inconsistenti pretesti di osservanza religiosa. Anche il pur
apprezzabile comportamento di Franklin provoca delle conseguenze in quello che è un microcosmo senza
apparente speranza: l’opposizione dell’insegnante alle frustate inferte in pieno volto da padre John causa
un’adunata notturna durante la quale i ragazzi, tenuti seminudi nonostante il freddo e l’umidità, sono
costretti a stazionare irragionevolmente in piedi con la braccia perpendicolari al corpo. «Ringraziate per
questo il signor Franklin» è il commento con il quale padre John scarica su altri la responsabilità del suo
cinico atto.
La pellicola, nel suo far coagulare l’indignazione dello spettatore nei confronti dell’odio ostentato con
fierezza da padre John e, in misura minore, anche da padre Mac, due facce di una stessa medaglia fatta di
ingiustizie e dispotismi, mostra una specie di campionario di mortificazioni possibili all’interno
dell’istituzione correzionale. Un sopruso diverso per ogni ragazzo protagonista: il primo è la dissoluzione
delle speranze, incarnato da Liam Mercier, allievo recluso come ribelle, ma dotato di un talento che
Franklin nota immediatamente. Ritrovatosi a St. Jude per sfortunate vicissitudini familiari, Liam mostra
come la fiducia possa essere ripagata: la sua fine è la dimostrazione di una vendetta personale che
travalica i compiti educativi per puntare all’affermazione di un odio irrazionale e folle, nascosto dietro
lancinanti professioni di fede. Il secondo è l’indifferenza verso i sentimenti: Gerard Peters supera il limite
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Angelli ribelli – scheda critica
imposto dal muro del cortile soltanto per abbracciare il fratello minore e porgergli un piccolo regalo per
Natale, ma viene punito e umiliato con il taglio dei capelli. Il terzo è la mortificazione della crescita
nell’avvilimento del corpo: Patrick Delaney è costretto a subire le vessazioni e gli abusi di padre Mac senza
trovare conforto nella fede (il confessore a cui si affida punta soltanto a celare l’eventuale scandalo per
poi magari renderlo successivamente funzionale ad un ricatto nei confronti del sacerdote), subendo un
trauma che mette a rischio le relazioni interpersonali (si mostra diffidente anche nei confronti di Franklin
gli si avvicina per aiutarlo), ma è anche colui che raccoglie il testimone lasciato da Liam, dimostrando a
Franklin quanto il suo lavoro abbia attecchito all’interno della sua classe.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
I riferimenti possibili per un film come Angeli ribelli sono molteplici. Oltretutto, quella realizzata dalla
Walsh è una pellicola che può garantire la sua pertinenza per una serie di riflessioni differenti, che vanno
dal valore educativo di un’istituzione che nasconde la sua ipocrisia e il suo cinismo dietro i valori religiosi
di cui sostiene essere portatrice (il riferimento va, come già detto in precedenza, al film Magdalene [The
Magdalene Sisters, Peter Mullan, Gran Bretagna/Irlanda, 2002] che condivide anche l’ambientazione in
terra d’Irlanda), alla figura dell’insegnante in grado di portare ad una scolaresca logora i suoi innovativi
valori e l’entusiasmo di una didattica brillante (l’ovvio rimando è al celeberrimo film di Peter Weir
L’attimo fuggente (Dead Poets Society, Usa, 1989), passando per le pellicole che mostrano l’istinto
sovversivo di allievi stanchi di subire dall’istituzione scolastica soprusi e inibizioni (il capostipite dei quali
è sicuramente Zero in condotta [Zéro de conduite: Jeunes diables au collège, Francia, 1933] di Jean Vigo)
oppure attraverso gli esempi in cui la carità cristiana invece contribuisce a generare valori di crescita e
formazione positivi (ad esempio La città dei ragazzi [Boys Town, Norman Taurog, Usa, 1938]).
Giampiero Frasca
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