east_48_Mary_Kom,_pugni_di_confine
Transcript
east_48_Mary_Kom,_pugni_di_confine
52-53 Campioni Sbarigia R 48_Layout 1 13/06/13 00.09 Pagina 52 DOSSIER LE TIGRI D’ORIENTE Campioni Mary Kom, pugni di confine Da un povero villaggio del Nord-Est dell’India martoriato dai conflitti alle luci di Bollywood. Come Mary Kom, storica medaglia di bronzo nel pugilato femminile alle Olimpiadi di Londra, ha messo knockout i cliché e conquistato la gloria a suon di cazzotti. di Giulia Sbarigia n metro e cinquanta d’altezza per 46 chili di peso, Mangte Chungneijang, 30 anni compiuti a marzo, alle cronache nota come Mary Kom, o anche solo MC, è un fuscello dal pugno formidabile. Alle Olimpiadi di Londra, le prime ad ammettere le donne nel pugilato, si è conquistata una storica medaglia di bronzo nei pesi mosca, una delle tre categorie in cui è suddivisa la boxe femminile. Lei, unica indiana a qualificarsi, più minuta delle sue avversarie, ha combattuto allo stremo la semifinale contro l’inglese Nicola Adams, di qualche chilo più pesante e con la tecnica impeccabile che le è valsa il primo oro nel pugilato femminile a cinque cerchi. Mary Kom ha perso e si è scusata con il suo popolo per non aver centrato il podio più alto, ma quando è tornata in patria era già la “regina del ring”. L’India, maglia nera tra i paesi Brics con appena 26 medaglie vinte in oltre cent’anni di Giochi, l’ha acclamata come la sua “Magnificent Mary”. Mary Kom, insignita del prestigioso Padma Bhushan, la seconda più alta onorificenza civile indiana, è una gloria nel Subcontinente e ha fatto innamorare anche il cinema. Il regista inglese Danny Boyle, premio Oscar per il film The Millionaire, ha in progetto di girare un U 52 documentario su di lei mentre Bollywood ha già acceso i motori di una costosa macchina da kolossal. Nel ruolo di questa esile signora in guantoni è stata scelta la bomba sexy nazionale Priyanka Chopra. Tutta la vita di “Magnificent Mary” è una magnifica anomalia. È nata poverissima a Kangathei, villaggio nello stato federale di Manipur, un luogo remoto del Nord-Est che gli indiani facevano fatica a collocare sulla mappa prima che Mary Kom irrompesse sulla scena. Ancora una volta MC ha infranto un tabù: “La gente non capisce chi siamo. Spesso ci chiamano ching-chong-chingchong, perché ci scambiano per cinesi. La nostra faccia è diversa, il nostro modo di parlare anche, ma noi siamo indiani”, ha spiegato ai giornalisti. Nel Paese si è aperto il dibattito, con giornali locali e blog costretti ad allargare i confini delle cronache nazionali oltre l’esotico, a fare i conti con questo mondo a parte, con il razzismo strisciante riservato alle comunità etniche del Nord. Frotte di cronisti hanno attraversato le strade sterrate alla frontiera con il Myanmar, ai piedi delle montagne dell’Himalaya, per raggiungere Imphal. Lì, a 50 chilometri dal suo villaggio natale, dove la notte senza luci artificiali cala alla 5 della sera, MC ha scelto di vivere e fondare la sua accademia, in cui insegna il pugilato ai ragazzi che altrimenti non potrebbero permetterselo. Anche ora che è diventata “Million dollar Mary”. Una scelta coraggiosa quella di restare in una zona insanguinata dai conflitti etnici. I Kom, cui Mangte Chungneijang appartiene, sono solo una delle 40 tribù presenti sul territorio. La violenza tra clan, che si incrocia con le rivolte naxalite e le rivendicazioni indipendentiste, è una costante da oltre 70 anni. Tra le valli e le colline di Manipur scorrazzano almeno 35 gruppi ribelli che usano lo stupro come strumento di guerra con la complicità delle forze speciali dell’esercito indiano. In questa faida senza fine è rimasto ucciso anche il padre del marito di Mary Kom, ammazzato nel 2006 dal sedicente “Manipur Komrem Revolutionary Front”. A chi bussa alla sua porta, MC racconta la sua storia, parlando inglese, hindi o più agilmente in meitei, il dialetto tibeto-birmano delle origini. Racconta dei genitori contadini di religione cristiana, dei primi allenamenti che sfidavano l’ira del padre. “La boxe – ammoniva il signor Pontinkhup Kom – è una cosa da uomini”. Mary ha quindici anni quando il pugile Dingko Singh torna vittorioso a Manipur dopo aver vinto la medaglia d’oro agli Asian Games di Bangkok. È una folgorazione che rivoluzionerà per sempre la sua vita. Senza attrezzatura, senza ring, Mary Kom, di nascosto dai genitori, comincia a tirare di boxe e subito raggiunge i primi successi. Quando il padre, sfogliando il giornale locale, riconosce in una foto la sua “bambina” vittoriosa in guantoni ai campionati regionali, si arrabbia molto, east european crossroads 52-53 Campioni Sbarigia R 48_Layout 1 13/06/13 00.09 Pagina 53 DOSSIER REUTERS/CONTRASTO/DANISH SIDDIQUI INDIA ma ormai è troppo tardi per convincere la figlia a lasciar perdere. Mary Kom, diciotto anni compiuti, fa il suo debutto ufficiale nel primo Women World Boxing Championship in Pennsylvania (Usa), dove vince la medaglia d’argento. Solo un anno dopo ad Antalya, in Turchia, ai Campionati del mondo dell’Aiba (Association Internationale de Boxe Amateur), conquista l’oro. È l’inizio di una serie di successi in mezzo ai quali Mary riesce a infilare anche la maternità e una pausa di un paio d’anni per dedicarsi ai suoi due gemelli per poi tornare sul ring e ricominciare a vincere. “Se un uomo può farlo, anche una donna può”, è il suo motto. Le donne di Manipur sono fatte così. numero 48 luglio/agosto 2013 Iniziarono nel 1904 a dare battaglia al colonialismo britannico per l’abolizione del lavoro forzato. Trent’anni più tardi le agguerrite signore di Manipur erano ancora lì a rivendicare riforme economiche e sociali, con quella che nei libri viene ricordata come Nupi Lal, la “guerra delle donne”, immortalata in un monumento nel centro di Imphal e ricordata ogni anno con una cerimonia. E anche oggi non hanno smesso di lottare per denunciare gli abusi e i rapimenti subiti da parte di ribelli armati, esercito e polizia. Leader del movimento è l’attivista per i diritti civili Irom Sharmila Chanu. La chiamano l’Iron lady di Manipur da quando nel 2000 è diventata l’icona della L’indiana Mary Kom ha conquistato alle Olimpiadi di Londra, le prime ad ammettere le donne nel pugilato, una storica medaglia di bronzo nei pesi mosca. Oggi è acclamata in patria come la “regina del ring”. resistenza con uno sciopero della fame durato 500 settimane. Una protesta non violenta ispirata a Gandhi per chiedere al governo indiano di ritirare le forze speciali dalla zona. Mozione respinta, e arresto con l’accusa di tentato suicidio. “Quando sono sul ring per una competizione internazionale nella mia testa c’è sempre il pensiero che lo sto facendo per la madrepatria Manipur. Sharmila deve sentire la stessa cosa”, l’ha sostenuta da lontano Mary Kom. Wonderwomen così cambiano la storia. 53