Responsabilità sanitaria

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Vita dell’Ordine
Responsabilità sanitaria
Controllo e gestione del rischio clinico - Ruolo dell’Ordine dei Medici
Paola Dell’Aquila
I
l tema del rischio clinico è andato incontro, negli
ultimi anni, ad un rilevante aumento di interesse da
parte di operatori sanitari, amministratori ed opinione pubblica. La generalizzata richiesta di maggior
rigore nell’erogazione dell’atto clinico al paziente è
certamente e giustamente sostenuta dal progredire della conoscenza medica.
Eppure a fronte di un evidente avanzamento delle forme di
organizzazione assistenziale sanitaria e dei risultati ottenuti nel
miglioramento della gestione del bene salute, sia relativamente alla prevenzione che alla diagnosi e cura delle malattie, il
contenzioso medico-legale ha registrato un costante aumento
(+66% dal 2000) complice anche una campagna di stampa
informativa che allarga sempre più il divario tra sanità di eccellenza propagandata e sanità effettivamente erogabile su larga
scala dal Sistema Sanitario Nazionale su tutto il territorio.
Il numero di cause intentate dai pazienti verso i medici –
faziosamente usato come indicatore di malasanità – dipende in
parte dagli errori medici, ma è in parte anche riconducibile alla
propensione del paziente verso una previsione di facile risarcimento.
L’Italia è il secondo paese al mondo per numero di denunce, dove le colpe mediche vengono punite penalmente e dove
esiste una legislazione eccessivamente penalizzante per il
medico. Migliaia di professionisti ogni anno sono coinvolti in
procedimenti penali per presunta malpractice, che sono a
costo zero per il denunciante, spesso con il solo scopo di attivare il procedimento civile.
Scarso rilievo viene inoltre dato, dai mass-media ed opinione pubblica, circa il limite esistente tra la responsabilita individuale del soggetto operante e la deficitaria organizzazione del
sistema territoriale-ospedaliero all’interno del quale opera, alle
dotazioni strumentali di cui dispone, primo tra tutti la sicurezza
dei dispositivi medici, in una sanità che oggi è governata più
dalla logica aziendale di bilancio tra entrate ed uscite che dalla
logica del servizio assistenziale di protezione sociale e sanitario.
L’aumento dei contenziosi ed il peso di una ipotesi di
responsabilità personale del medico, anche in sede penale, non
ha fatto altro che provocare nel tempo grossi disagi, sia ai cittadini che al SSN, determinando allungamento dei tempi di
attesa ed aumenti esponenziali della spesa sanitaria.
Spesso i professionisti si tutelano con la “medicina difensiva” fondata sulla incondizionata ed acritica applicazione di
linee-guida accreditate da società scientifiche, con conseguente “iperprescrizione” di esami diagnostici e ricoveri che, seb-
Foto Leonard Freed
bene non inappropriati, non sono ragionevolmente indispensabili. Nel frattempo cresce il business delle polizze assicurative e delle strutture che offrono assistenza legale alle presunte
vittime della malasanità.
Da tempo gli Ordini dei Medici chiedono, attraverso la
Federazione Nazionale, l’introduzione nel Codice Penale del
reato specifico di “colpa medica” (in Italia non è previsto
come lo è, ad esempio, nel Messico) la qual cosa permetterebbe la definizione di responsabilità specifica per i medici,
restringendo il campo della colpa a ipotesi precise, con una più
corretta identificazione del rapporto causa-effetto tra comportamento del medico e danno del paziente.
Il governo centrale in questi mesi vaglia un disegno di legge
sulla depenalizzazione dell’errore medico, con l’obiettivo di
far slittare, dal penale al civile, i contenziosi relativi agli errori
in corsia, escludendone ovviamente le “colpe gravi”.
Fermo restando che imperizia e negligenza saranno punite,
diverso dovrebbe essere il trattamento per tutti quei casi in cui
l’errore non è causato da omissioni ma da inadeguatezza degli
strumenti tecnico-scientifici.
Viene proposto inoltre che la responsabilità degli atti medici ricada sugli enti erogatori e non sulle singole persone salvo
le colpe gravi; che sia obbligatoria una assicurazione con massimali e premi uniformi e stabiliti a livello centrale; che sia
favorito, pur senza renderlo obbligatorio, il ricorso all’arbitrato per la risoluzione delle controversie minori; che sia snellita
la procedura per il risarcimento del danno del malato ingiustamente danneggiato.
Le posizioni degli Ordini dei Medici – “la tutela della
salute del cittadino è obiettivo primario della nostra professione; depenalizzare non vuol dire cancellare la responsabilità del
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camice bianco, ma solo ridefinirla; auspichiamo però il coinvolgimento della nostra categoria nella formulazione di tale disegno”- si contrappongono alle posizioni delle associazioni
dei malati –“questo disegno andrebbe a favore di una corporazione; il reato penale è l’unico deterrente a difesa dei cittadini italiani poiché il semplice procedimento civile , nella nostra
legislazione, è inefficace”.
In considerazione di tali premesse è comprensibile la volontà del nuovo direttivo dell’Ordine dei Medici di Bari di impegnarsi, in tale mandato triennale, nell’approfondimento di queste tematiche, attraverso un percorso che, partendo dalla comprensione delle cause alla base degli errori, passi all’analisi di
azioni correttive da implementare, nel rispetto sia gli aspetti
etico/professionali che normativo/economici.
Quanto detto avverrà attraverso una serie di iniziative che
si articoleranno in:
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costituzione di camere di conciliazione tra medico e paziente in seno all’Ordine stesso, che invece di far scattare la denuncia penale potrebbero permettere la definizione stragiudiziale dei contenziosi (decisione volontaria tra le parti, rapida ed economica procedura vincolata al segreto professionale, basata sull’ intervento di un terzo neutrale specializzato in tecniche di conciliazione);
organizzazione di corsi di formazione. finalizzati alla definizione dei concetti di responsabilità medica, responsabilità
sanitaria in senso più ampio, rischio clinico e sue articolazioni nelle differenti branche medico-chirurgiche;
istituzione di un Osservatorio del Contenzioso Medico, coadiuvato dai Fiduciari Provinciali per l’Ordine di recente nomina oltre che dalle Direzioni Sanitarie;
rapporto con le associazioni di volontariato dei malati, al fine
della collaborazione nella realizzazione di sistemi efficaci di
controllo e gestione del rischio ospedaliero e sul territorio;
stretta collaborazione tra gli ordini provinciali (BA-BR-LEFG-TA-BAT), l’Assessorato alle Politiche della Salute e le
singole aziende sanitarie, affinché siano efficacemente attivate le unità di gestione del rischio clinico ed i comitati per
la gestione dei sinistri.
Una metodologia logica e sistematica, che consenta quindi, attraverso step successivi, di identificare, valutare, comunicare, monitorare e limitare i rischi associati a qualsiasi attività sanitaria.
La “cultura del rischio” deve fondarsi sulla convinzione che gli errori rappresentano, se adeguatamente analizzati, preziose opportunità di apprendimento e di miglioramento.
L’evento avverso spesso non è conseguenza di un singolo errore umano, ma il frutto di una interazione negativa tra
fattori tecnici, organizzativi e di conoscenza.
Non si deve pertanto perseguire un approccio punitivo
verso il solo soggetto operante, ma promuovere l’analisi approfondita e la ricerca delle cause, con la finalità di prevenire il ripetersi delle stesse condizioni di rischio o di limitare il
danno quando questo si è ormai verificato.
In questo percorso siamo aperti a quanti, tra gli iscritti
del nostro Ordine, sulla base delle loro competenze ed
esperienze, vogliano contribuire a tracciare le linee di tale
progetto e/o contribuire alla realizzazione delle iniziative
sopra elencate.
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Notiziario marzo 2009
Piano attuativo locale
dell’ASL Bari
Un’opportunità da cogliere...
L’ASL Bari ha ultimato
la stesura del Piano Attuativo Locale (PAL).
Giovedì 5 marzo il piano è stato portato all’attenzione della Conferenza dei
Sindaci e si è convenuto di
aggiornare la seduta per
l’approvazione al 24 marzo, per approfondire la lettura dello stesso e fornire
eventuali contributi.
Avv. Lea Cosentino
Direttore Generale ASL Bari
L’importanza del PAL è
legata alla necessità di
governare questa nuova ASL Bari per rispondere in maniera più appropriata ai bisogni della comunità locale, attraverso un’attenta analisi della domanda e più adeguate risorse
Umane, Economiche e Tecnologiche, aderendo alle indicazioni del Piano Regionale di Salute.
Il perseguimento dell’eccellenza deve essere il primo
obiettivo di un’Organizzazione che eroga un servizio, come
quello della salute, pubblico, essenziale e costituzionalmente protetto.
È evidente che il PAL si configura come lo strumento che
intercetta ed organizza le competenze, le strutture dell’Azienda ed il patrimonio tecnologico, in modo da offrire la
migliore risposta ai bisogni della collettività.
La risposta ai bisogni è stata organizzata tenendo conto
dei dati epidemiologici, delle strutture esistenti, dell’assetto
orografico del territorio di riferimento e resa compatibile con
le risorse economiche disponibili.
Il documento proposto contiene l’analisi della situazione
di partenza, il modello organizzativo adottato, il piano delle
azioni, degli obiettivi e degli investimenti per il prossimo
triennio, ciascuno corrispondente ad una specifica fase della
Pianificazione Strategica attuata nella nostra Azienda.
Agli operatori ed a tutti gli attori, a vario titolo, coinvolti
nella stesura del piano è stato chiesto di produrre, in riferimento alle aree critiche monitorate, una ipotesi di programmi da condividere con la Direzione Strategica e con il Collegio di Direzione.
Il Terzo Settore, più volte interpellato e coinvolto nei
processi di condivisione, ha avuto un’importanza decisiva
nella scelta di alcuni indirizzi aziendali.
Nel concreto, abbiamo voluto che il Piano Attuativo Locale diventasse uno strumento di comunicazione istituzionale tra Azienda, Regione ed Enti Locali, un messaggio che
l’Azienda propone alla collettività ed un punto di riferimento
per le decisioni e per il sistema aziendale.
Il PAL, chiaramente, potrà essere arricchito e integrato,
con il contributo di tutti gli attori istituzionali e del Terzo
Settore, via via che le azioni che ne scaturiranno andranno
a modificare il contesto organizzativo, gestionale ed operativo di tutta l’Azienda.
Vito Piazzolla
Direttore Distretto Socio-Sanitario Molfetta-Giovinazzo