CUCINA RUSSA INTRODUZIONE ALLA CUCINA RUSSA
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CUCINA RUSSA INTRODUZIONE ALLA CUCINA RUSSA
CUCINA RUSSA INTRODUZIONE ALLA CUCINA RUSSA Indimenticabile, l’immagine del direttore del ristorante degli scrittori che si allontana dal locale con due storioni sottobraccio, in uno dei capitoli finali de “Il Maestro e Margherita”. Quello stesso ristorante in cui si servivano caviale e filetto, dolci con panna e pernici; in una Mosca in cui la storia ha consegnato l’immagine, fin troppo abusata, delle code fuori dai negozi alimentari. E indimenticabili tutte le scene che sono state tramandate dalla letteratura e dal cinema sullo sfarzo delle tavole degli zar e dei nobili, sulle influenze della cucina francese, in un impero in cui la popolazione affinava le ricette a base di cavoli o cereali. Qual è dunque l’anima della cucina russa, dove risiede, nel raffinatissimo caviale o nelle zuppe di ortaggi, nella selvaggina cucinata ad arte o nei pasticci? Come spesso accade, la gastronomia di una nazione, di sfaccettature ne ha tante; e tanto più vale per un paese immenso (anche senza considerare la vastità dell’ormai tramontata Unione Sovietica, la semplice Federazione Russa si estende su un territorio di oltre diciassette milioni di chilometri quadrati, tra Europa ed Asia) con una storia così complessa. Dunque, sia caviale sia cavoli; anche se un detto locale sostiene che il cibo russo è Šči eKasha, dove la prima è una zuppa a base, appunto, di cavolo, altri ortaggi e brodo di carne, e la seconda è una preparazione di cereali, una sorta di polenta, in cui viene usato soprattutto grano saraceno. In effetti, ortaggi, patate, cereali sono alla base della gastronomia russa, quella che ha riguardato per secoli, quotidianamente, milioni di persone, molto più che le uova di storione. Si calcoli che l’agricoltura in Russia è sempre stata una risorsa fondamentale (così come la pesca) e ha avuto e ha tuttora nei cereali i suoi principali protagonisti; e che buona parte dei russi mantiene ancora adesso la tradizione del proprio orto per la coltivazione delle proprie verdure. Complesso, quindi, orientarsi in una produzione alimentare così vasta, dove borsch e filetto alla Stroganoff meritano la stessa attenzione; dove l’iconografia parla solo di vodka, e l’abitudine quotidiana risponde anche col tè. Per cominciare: per quanto i cereali spadroneggino sulle tavole russe, lapasta non è certo un piatto tipico; in realtà, è la pasta secca a non far parte della tradizione, mentre è invece amatissima quella ripiena; e non si può non prendere in considerazione uno dei piatti più noti del ricettario locale, i pel’meni, che in effetti corrispondono all’equivalente di una pasta ripiena italiana: si tratta di sottile sfoglia riempita di carni e condimenti, sorta di ravioli o tortellini che vengono fatti bollire in acqua finché non affiorano. Quando si parla di antipasti, si usa il termine zakuski: comprendono una grandissima varietà di prodotti, dalle uova alle aringhe (immancabili), dal caviale ai funghi, dai composti con carne alle verdure, accompagnati, volendo, con vodka, ma soprattutto con molti tipi di pane. Una curiosità: a differenza di “falsi storici” come il pan di spagna, che non è spagnolo, o la zuppa inglese che si guarda bene dall’essere britannica, l’insalata russa è, effettivamente, russa. È un antipasto e pare lo si debba all’inventiva dello chef di un ristorante moscovita, a metà ‘800; ma c’è chi contesta questa ricostruzione. 1 Tornando ai cereali: si va dalla kasha agli ormai sdoganati, anche nelle cucine occidentali, blinis (sorta di crepes), dai pani alle polente, dalle sfoglie alle torte, fino aipirog, che sono preparazioni di pasta ripiena (dolci o salati, con qualsiasi tipo di ripieno, con qualsiasi tipo di pasta: il termine è molto generico). Altro piatto, o meglio, serie di piatti fondamentali sulle tavole russe, è il rasstegaj, il pasticcio: che può essere ripieno di pesce, carne, uova, verdure, l’unica caratteristica invariabile è che è amatissimo. Se si parla di zuppe, impossibile non citare il borsch, la zuppa nazionale in cui, sui vari ingredienti, spiccano la carne e le barbabietole, che ne danno il tipico colore. In estate una buona alternativa è l’okrowska, zuppa fredda con carne, cetrioli, panna acida (l’acido è un sapore irrinunciabile nell’intera gastronomia della regione) e kwas (una bevanda tipica); dell’importanza dello Šči si è già detto, in entrambe le versioni, quella “vuota”, ossia senza carne, e quella in cui la carne accompagna le verdure, tra cui predominano i cavoli. Molto amate anche le zuppe di pesce, e c’è un perché. Come già accennato, la pesca è un’attività di sostanziale importanza in Russia, e non si limita a salmone o uova; in effetti seduti a una tavola russa si sopravvive tranquillamente senza caviale, ma non senza storione o aringhe, soprattutto se affumicate. Molto diffusa anche la carne, e non c’è di che stupirsi in un paese che, per molto tempo, ha visto nella caccia un’attività diffusissima, e conseguentemente per la cacciagione l’elaborarsi di un ricettario ad hoc. Naturalmente esiste anche il bestiame d’allevamento, dalla carne di manzo (da cui il già citato filetto alla Stroganoff), che però anticamente non veniva consumata, al pollame (dall’anatra ripiena al pollo alla Kiev), alla carne di maiale, attualmente diffusissima. Le verdure rivestono un ruolo di primaria importanza nell’alimentazione russa, e non si parla solo di cavoli ma anche di patate, cetrioli, barbabietole e soprattutto rape, che una volta erano ancora più diffuse delle patate, e di una notevole varietà di funghi. Come già accennato, la cucina russa ama molto i sapori aspri, e la panna acida è un condimento di primaria importanza. I dolci sono tanti, a base di cereali, miele, marmellate; esistono dolci tipici delle festività, come la paskha, una ricetta pasquale, o comuni durante l’anno come il kissel, dolce al cucchiaio, o la kasha gur’ev, a base di semolino. Infine, le bevande: non di sola vodka vivono i russi (e soprattutto, non hanno affatto l’abitudine di distruggere i bicchieri ogni volta che ne bevono); ma anche di kwas, bevanda fermentata poco alcolica e, soprattutto, di tè, preparato nell’apposito samovar. Comunque, luoghi comuni a parte, la vodka è senz’altro la bevanda russa più amata: ne esistono più di mille varietà, e viene sempre accompagnata da assaggi di cibo, poiché è decisamente sconsigliabile berla a stomaco vuoto. Non viene mai servita ghiacciata, poiché le bassissime temperature ne alterano il sapore; ad essere raffreddati sono i bicchieri. ANTIPASTI E CEREALI Si scrive zakuski, si legge shuba, aringhe, insalataolivier, basturma, salo e tutto ciò che la creatività russa, che anche in cucina è tanta, riesce a mettere in tavola. Sono gli antipasti, vale a dire un campo della gastronomia in cui tutti, dagli chef alle casalinghe, amano 2 sperimentare, rielaborando le tradizioni e accostando sapori diversi. Dei piatti già citati, la shuba è un’insalata a base di barbabietole e aringhe (dette seliodka, le aringhe marinate si mangiano sia da sole, sia come ingredienti in innumerevoli piatti russi), altre verdure e maionese; a proposito di maionese, è il sapore chiave della cosiddetta insalata olivier, cioè quella che in Italia è conosciuta come insalata russa. Mentre basturma è un salame speziato tipico dell’Asia, e il salo, ucraino, è lardo (e in Ucraina, dove è amatissimo, è anche alla base di un dolce al cioccolato). Come tutta la cucina russa, anche gli antipasti esaltano determinati sapori e ingredienti, più diffusi e amati, pur se lasciando spazio a una maggiore creatività; per cui, su tavole in cui predominano cereali, ortaggi come cavoli, barbabietole e patate, pesce soprattutto marinato, anche i piatti serviti prima del pasto vero e proprio non faranno eccezione. Attenzione ai luoghi comuni: non c’è dubbio che il caviale sia russo, così come non c’è dubbio che sia un antipasto, ma sarà un po’ difficile trovarlo servito a pranzo e cena come stuzzichino su una qualsiasi tavola russa di una famiglia di ceto medio. Molto più facile che venga preparato il cosiddetto caviale di melanzane, a base di melanzane, cipolle, aglio, pomodori fatti cuocere insieme fino a formare un morbido composto. Le melanzane possono essere anche preparate ripiene, con più o meno gli stessi ingredienti, a cui va aggiunto il cavolo bianco e, nella versione più “impegnativa”, da pasto più che da antipasto, anche della carne tritata di manzo e maiale. Tra gli antipasti si trova anche un piatto che unisce altri due sapori molto amati in Russia, cioè quello a base di funghi conditi con panna acida. I funghi, di svariati tipi, sono molto diffusi nel paese, e i sapori particolari come quello della panna acida sono estremamente apprezzati, tanto che questo condimento si ripropone in svariate ricette. Per quanto riguarda il pesce, viene servito in tanti modi, soprattutto in gelatina, e il procedimento è abbastanza complesso, se si calcola che si tratta di un antipasto, poiché prevede la preparazione del brodo con scarti di pesce vario, la bollitura di pesce di ottima qualità come il salmone, la preparazione dell’aspic e infine la composizione del piatto, che si presenta con particolare eleganza. Ma, come già detto, non è una vera tavola russa se manca il pesce marinato, soprattutto le aringhe, marinovannaia seliodka. Che ogni buon russo si marina da sé, con pesce freschissimo, pulito e sventrato ma non lavato, e coperto con molto sale a cui è stato aggiunto un po’ di zucchero, sia all’esterno che all’interno. Dopo due giorni di riposo in frigo, impacchettaee in alluminio, le alici vanno lavate e sfilettate, sistemate a strati con cipolla e pepe bianco e coperte con una marinata di aceto bianco bollito con alloro. Altri antipasti rientrano nel campo, davvero sterminato, di tutte le preparazione fatte con cereali, tra paste ripiene, cresciute, fritte, pasticci e simil crepes. I beliashi sono frittelle cresciute, ripiene di carne di maiale; i pirohzki sono preparazioni simili, a base di pasta lievitata riempita con vari ingredienti, che possono spaziare dalla carne ai funghi al riso. Come già accennato, un detto russo spiega che la cucina della tradizione è “Šči ekasha”; se la prima, uno dei piatti nazionali, è una zuppa a base di cavoli, per kasha si intende una specie di polenta, pastone o porridge, fatto di cereali, con preferenza per il grano saraceno. Il piatto esiste anche in versione dolce, la Kasha Gur’ev, fatta con semolino, panna, frutta e sciroppo. In un paese in cui l’agricoltura si sostiene largamente sulla coltivazione di cereali, dal punto di vista squisitamente italiano può sembrare singolare che la pasta non sia diffusa. 3 In realtà non fa parte della tradizione locale la pasta secca, mentre la cucina russa propone molte ricette a base di paste fresche ripiene. Se si guarda agli ingredienti e alla ricetta dei pel’meni, dovrebbe risvegliarsi qualche ricordo familiare anche nelle sfogline (e non solo) italiane: si tratta di una sfoglia sottile fatta con farina e uova, che viene farcita con carne di vario tipo, richiusa in piccoli fagottini di forma sferica, e fatta bollire finché non galleggia. Una ricetta russa ormai perfettamente sdoganata anche nel resto d’Europa, perché abbastanza facile da realizzare e perché ricorda le crepes, è quella dei blinis. La differenza sostanziale con il cibo francese è che i blinis sono lievitati, e in effetti nell’aspetto ricordano più i pancakes: si preparano con farina (potendo, anche quella di grano saraceno), uova, latte e panna, oltre al lievito, e vengono serviti con cibi da spalmare o da appoggiare sulla superficie; la tradizione vorrebbe che si accompagnassero con panna acida e caviale o salmone affumicato, ma in mancanza di caviale va più che bene qualsiasi ingrediente si desideri. Altro piatto nazionale è il pirog, ma attenzione: in realtà questo è un termine molto generico, che indica una preparazione a base di pasta e farcita; può essere equiparato al nostro “torta”, e infatti le ricette lo propongono dolce o salato, con pasta frolla o sfoglia, con gli ingredienti come ripieno o sulla superficie. In poche parole e semplificando molto, qualsiasi cosa sia preparata con una base di pasta e preveda altri ingredienti, può essere definita pirog. Con queste caratteristiche, una simile preparazione non può che contemplare molti “sottoinsiemi”, uno dei quali è il rasstegaj, che si può provare a tradurre con pasticcio. Il rasstegaj può essere riempito con carne, pesce, cavoli, funghi e verdure di vari tipi; può accompagnare lo Šči, l’ukha, cioè la zuppa di pesce, o altre preparazioni; è un cibo versatile, che a seconda degli ingredienti può sposarsi bene con tutto, e che naturalmente può anche fare piatto a sé. ZUPPE E VERDURE Il Generale Inverno. La Siberia. I colbacchi, le slitte, le distese innevate. Quando si dice Russia il primo pensiero ad affiorare non è proprio quello di un paese caldo o dal clima mite: la storia, la letteratura, il cinema hanno sempre affrescato paesaggi e città dominati dal ghiaccio, tra le truppe decimate di Napoleone e i Gulag, la neve che incornicia Anna Karenina e quella che accompagna la separazione tra Lara e il dottor Zivago. In Russia, soprattutto, come ovvio, nella parte settentrionale, la stagione invernale è contraddistinta da temperature estremamente basse e tra i tanti fattori che influenzano la cultura gastronomica di una nazione il clima è uno dei più importanti. Non è un caso se i piatti tipici di un paese con clima mediterraneo come l’Italia siano la pizza o la pasta, che possono essere consumati in qualsiasi stagione; mentre in Russia il cibo per eccellenza, quello che rappresenta e descrive un’intera macroregione, quello che viene sottolineato nel detto che racchiude tutta l’alimentazione russa è lo Šči, cioè una zuppa. Così come una zuppa è l’altro piatto nazionale, peraltro anche molto più conosciuto all’estero, il borsch; e in generale le zuppe sono le vere protagoniste dei ricettari, delle tradizioni familiari, delle tavole russe: ne esistono decine di varietà, a base di carne, pesce, verdure, 4 cereali, quasi tutte dalla lenta cottura (per via del tradizionale focolare delle case russe), alcune con la possibilità di essere consumate anche fredde, tutte, indistintamente, punti focali del pasto. Šči è sinonimo di gusto aspro, dato dal cavolo, ingrediente principale della preparazione, e dalla panna acida (smetana), condimento molto amato nella cucina russa; a completare la pietanza non solo verdure (carote, rape, patate, cipolle), erbe e pane nero, ma anche la carne, fondamentale per il brodo; c’è anche la variante “vegetariana” di questa zuppa, che senza carne viene definita pustoj, “vuota”. Il borsch è una zuppa diffusa in tutta l’Europa centro-orientale, e ogni nazione vanta la sua variante; l’ingrediente fondamentale e comune a tutti i paesi, quello che dà al piatto il suo tipico, inconfondibile colore, è la barbabietola, a cui possono essere aggiunti cavoli, patate, altre verdure e carne. La pietanza può anche essere consumata nella sua variante fredda, chiaramente preferita durante la bella stagione; così come fredda ed estiva è l’amatissima okrowska, con carne di vari tagli e tipi, cetrioli, panna acida e kwas (antica bevanda nazionale a base di malto e farina). Altra zuppa fredda, sempre arricchita dal kwas ma composta da pesce oltre che da verdure, è la botvin’ja; anche questa pietanza ha la versione “vuota”, senza pesce; il rassol’nik invece è preparato principalmente con cetrioli. Quando si parla di soljanka, invece, si deve specificare a quale delle tre versioni della zuppa ci si riferisce, con carne, con pesce o con funghi. Se funghi e cavoli sono presenti in ogni variante, nella prima spiccano le carni di manzo, pollo e maiale come le salsicce, accompagnate da svariate verdure; nella seconda in genere si utilizzano salmone e storione. Sempre in tema di zuppe di pesce, come la tradizionale ukha, che naturalmente variano a seconda della disponibilità del pescato (e si ricorda che la pesca è un’attività molto importante in Russia), queste pietanze vengono spesso servite accompagnate dairastegai, i piccoli pasticci ripieni e aperti di cui si parla più diffusamente nel testo relativo ad antipasti e cereali. Come visto, le zuppe possono essere calde o fredde, a base di carne o pesce, accompagnate da kwas o smetana, ma il comune denominatore sono le verdure, soprattutto cavoli, rape, patate, cetrioli, funghi. Non c’è dubbio che il cavolo, nelle sue tante varietà, sia un elemento principe della gastronomia russa; e sono molto usati e molto amati anche i funghi. Ma sulle tavole compaiono tantissimi tipi diversi di verdure e ortaggi, dai pomodori alle melanzane, di cui esistono varie ricette. È chiaro che in una nazione con una così ricca scelta di antipasti a base di verdure e zuppe arricchite o preparate esclusivamente con verdure, si perde un po’ quella funzione di “contorno” tipica della tradizione italiana: le verdure non fanno da contorno alla scena, sono le star. Ciò non toglie che esistano piatti che accompagnano i secondi di carne o pesce, così come esistono le insalate, anche se vengono usate principalmente come antipasti. L’insalata russa, che in Russia è conosciuta come Olivier, è a base di verdure e maionese; nella versione originale, che risale all’800, era presente anche la carne, mentre oggi è fondamentalmente composta da patate, carote, cetrioli e altre verdure tagliate a tocchetti. Ma la creatività dei russi in tema di insalate spazia dalla frutta essiccata alle noci, dal rafano alle immancabili barbabietole, protagoniste insieme alle aringhe della Shuba, un’insalata che assume la forma di un tortino. Per il resto, le verdure in Russia sono consumate cotte o crude, servite a sé o 5 accompagnate da altri ortaggi, in preparazioni semplici o complesse: possono essere ripiene, come le melanzane o i peperoni, o fare esse stesse da ripieno di uno dei tantissimi formati di pasticci e dischi di pasta che occupano una parte importantissima della gastronomia del paese. CARNE E PESCE Caviale. Se il termine “oro nero” non si usasse già per il petrolio, non stonerebbe affatto nel definire quelle piccolissime uova di storione che possono raggiungere costi non solo inaffrontabili, ma anche incomprensibili per i comuni mortali. Basti pensare che la varietà più pregiata, l’Almas Beluga, viene venduta in scatolette d’oro a 24 carati; e non è certo il prezzo della confezione a incidere sul totale. Il caviale migliore (quello con la colorazione più chiara) proviene dal Mar Caspio, e se lo contendono Russia e Iran. Quindi, se si dice Beluga, si dice Russia; ma se si pensa alle tavole russe tutto si può visualizzare tranne che il Beluga. Tra gli antipasti russi il caviale può essere presente, ma per il reddito medio pro capite dell’ex repubblica sovietica le uova di storione del Mar Caspio, che pure rappresentano un simbolo importante della gastronomia russa nel mondo, sono semplicemente inavvicinabili. Caviale a parte, la Russia è un paese in cui la pesca è sempre stata un’attività diffusa e per certi versi fondamentale, e se i russi non aprono i loro pasti con cucchiaiate dell’oro nero culinario, certo non si fanno mancare i prodotti dell’acqua che nel loro territorio abbonda, dolce o salata che sia. Il pesce trionfa negli antipasti e nelle zuppe, in gelatina e marinato, come ingredienti di ricette complesse o come piatto a sé. Una menzione speciale la meritano le seliodka, soprattutto in versione marinovannaia seliodka; vale a dire, le aringhe marinate. Ingrediente eclettico che fa bella mostra di sé su ogni tavola russa, come antipasto, come secondo, come componente di altre preparazioni, l’aringa in genere viene marinata direttamente in casa, secondo ricette tradizionali che possono differire nelle sfumature di famiglia in famiglia, ma che in linea di massima prevedono pesce freschissimo ben pulito, sale e zucchero, cipolla e marinatura di aceto bianco. Sempre tra gli antipasti è molto diffuso il pesce in gelatina, e in un paese che, anche per motivi climatici, non può fare a meno delle zuppe, certo non si possono non citare le zuppe di pesce, come la ukha, la solianka nella versione appunto ittica, con una varietà di pesci notevole, dalle aringhe al salmone allo storione. Il pesce può anche fungere da ripieno di una delle tante preparazioni russe che in Italia verrebbero definiti timballi o pasticci, come ad esempio i rasstegai. E naturalmente può essere portato in tavola come secondo, trionfando nel piatto di portata: il salmone al cartoccio, lo storione accompagnato da varie salse, la trota al forno o ripiena sono classici della cucina russa. E non mancano nemmeno i crostacei, come i granchi e i gamberi. Tanto amore per il pesce non esclude la carne, tutt’altro, soprattutto considerando che in Russia non mancano né il bestiame d’allevamento né la cacciagione. A partire dal piatto forse più conosciuto a livello internazionale, quello che è senz’altro un classico, il filetto alla Stroganoff. Il nome pare lo si debba a un medico, che inventò questa carne (di 6 manzo) tagliata a strisce, rosolata e servita con una ricca salsa a base di panna e cipolle, pomodoro, in alcune versioni con l’aggiunta di funghi. Anche per la carne vale il discorso fatto per il pesce: oltre ad essere un “secondo”, è un ingrediente fondamentale di altre preparazioni, come le zuppe (che nella versione solo vegetale in alcuni casi vengono definite “vuote”, cioè prive di carne), la pasta ripiena e i pasticci, che prevedono ripieni di carne anche spettacolari. Ma limitando il discorso alla carne servita a sé, si può sottolineare come in Russia l’offerta sia ampia già a partire dalla scelta del tipo e della qualità: come detto, non manca la cacciagione; il famoso filetto alla Stroganoff si basa naturalmente su carne di manzo, ma un altro piatto altrettanto noto, come il pollo alla Kiev, mette in luce come sia diffuso anche il pollame; e la carne suina, da sempre presente con preparazioni assimilabili ai salumi di grande tradizione e indubbio gusto, spadroneggia sempre più sulle tavole russe. Il pollame ripieno è molto diffuso, e le ricette spaziano dall’impiego di mele e altra frutta per l’oca, all’onnipresente cavolo che ben farcisce le anatre. Per quanto riguarda il pollo alla Kiev (ricetta intuitivamente di origine ucraina), la curiosità è che si tratta di un piatto particolarmente legato alla cucina italiana: è stato infatti uno dei primi grandi successi di quello che è uno degli chef italiani più famosi di sempre, Gualtiero Marchesi. Si tratta di pollo, in genere petto, che viene aperto a tasca oppure arrotolato con una farcitura di aglio, burro, limone e erbe, nella versione “Marchesi” dragoncello, quindi viene realizzata una classica impanatura con uovo e pangrattato e si frigge il tutto. A base di maiale (in genere piedini) e manzo è la carne fredda in gelatina, che si serve con salse forti come il rafano; mentre davvero tradizionale è il manzo cotto nel cosiddetto orciolo, uno stufato realizzato in un tipico contenitore di terracotta, detto anche carne alla Novgorod. Altro piatto tipico è lo shashlik, che in genere si prepara con carne ovina, di agnello o montone, ben marinata, infilata in spiedini e cotta sulla brace. Dal bestiame di allevamento derivano naturalmente anche i latticini, come la ricotta, ingrediente base delle amatissime frittelle chiamate syrniki, e la smetana, cioè la panna acida, uno dei condimenti più popolari e utilizzati. DOLCI E BEVANDE È il paese degli ortaggi, delle zuppe, delle aringhe, delle cotture lente sul focolare; ma la Russia è soprattutto il paese dei cereali. Cereali che vengono coltivati su vasta parte dell’ex territorio sovietico, che spaziano dal frumento alla segale all’avena, e che in cucina si declinano in pasticci, torte, paste ripiene e, naturalmente, pane. Dai pirog alla kulebjaka, i pani ripieni non mancano, così come fanno sfoggio di farciture particolari anche i blinis; ma sulle tavole russe trova ampia ed entusiasta accoglienza anche il pane semplice, quello in piccole forme o tagliato a fette; compagno indispensabile dei pasti, che sia bianco, di frumento, magari modellato in forme particolari, come il kalac, che ricorda una maniglia dalla foggia antica, o che sia piatto, come il lavash, di origine armena, sorta di sottile piadina. Ma forse il più amato tra i pani russi è quello nero di segale, chiamato anche borodinsky, che coniuga la forza del gusto deciso e particolare che gli dona la segale e l’aspetto antico, contadino, genuino della forma e della scurezza dell’impasto. 7 Cereali, quindi. Indispensabile per i pasticci, per il pane, ma anche per buona parte deidolci russi, che sfruttano anche frutta (con una spiccata predilezione per i frutti di bosco), marmellate e confetture, amatissime nel paese, e il miele. Come in tanti altri paesi, in Russia ci sono dolci che si consumano tutto l’anno e altri che sono tipici di determinate festività. In quest’ambito non si può non citare la paskha, che vede riuniti insieme alcuni dei must della cucina russa: il miele, la frutta (anche secca) e i latticini, tra un formaggio fresco come la ricotta e la panna. A proposito di ricotta, è l’ingrediente principale dei syrniki, le frittelle fatte con questo formaggio. Durante l’anno in Russia vengono consumati sia dolci al cucchiaio, come il kissel, una sorta di gelo realizzato con vino, spezie e fecola di patate (con una variante che esalta il gusto dei frutti di bosco), sia composti di diversa consistenza come la kasha gur’ev, a base di semolino, con latte, uova, spezie e frutta secca, sia torte e pirog. Tra i dolci più conosciuti, consumati soprattutto in periodi festivi, c’è il prjanik, una sorta di panforte originario della città di Tula. Anche nella ricetta di questo prodotto si individuano alcuni degli ingredienti più ricorrenti tra i dolci russi, come frutti di bosco e frutta secca, spezie e miele; quest’ultimo così preponderante da aver fatto guadagnare in altri tempi (parliamo di un dolce di antichissima tradizione) al prjanik il nome di pane al miele. La torta di miele vera e propria è invece chiamata Medovik, è composta di vari strati realizzati con farina, miele e uova ed è farcita con panna montata. I dolci russi non sono esattamente leggeri: l’abbondanza di frutta secca, l’uso di panna e altri formaggi freschi, l’importante componente di zucchero e miele li rendono molto consistenti e calorici; va anche tenuto conto che si tratta in larga parte di piatti consumati in luoghi che risentono di temperature molto fredde, ottimi quindi per affrontare i lunghi inverni russi. Per finire, le bevande russe. Tradizionalmente alla Russia è associata la vodka, bevanda nazionale per eccellenza. Senza eccedere coi luoghi comuni (e senza distruggere bicchieri ogni volta che si sorseggia della vodka, anche perché si rischierebbe di essere guardati dai russi con una certa perplessità), e tenendo conto del fatto che i russi bevono anche molti altri tipi di bevande, non si può negare che effettivamente la vodka sia amatissima. La scelta è davvero ampia e si dipana tra più di mille varietà diverse, che differiscono per sapore e gradazione alcoolica, e che in genere vengono consumate accompagnate da assaggi di cibo, non a stomaco vuoto. Oltre al “lancio del bicchiere”, un altro luogo comune da sfatare sulla vodka riguarda l’abitudine di servirla ghiacciata: le basse temperature alterano il sapore della bevanda, motivo per cui i russi non ghiacciano affatto la vodka, bensì raffreddano i bicchieri. All’estremità opposta della scala della gradazione alcoolica, nelle preferenze nazionali, spicca il tè, bevanda assolutamente analcolica ma molto amata e consumata, preparata preferibilmente col classico e tradizionale samovar, contenitore metallico che serve a scaldare l’acqua e che ospita una teiera nella parte superiore. Oltre a vodka e tè i russi adorano la kvas, una bevanda fermentata (può derivare da cereali, frutti di bosco, linfa di betulla o altri ingredienti) dal bassissimo tasso alcoolico. Altra bevanda fermentata, che però deriva dal latte, è il kefir, che può essere anche leggermente alcoolico. Il kompot invece è una bevanda molto dolce derivata dalla frutta secca o fresca, che ha anche una variante denominata mors. 8