LO `SCANDALO` DELLE LACRIME
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LO `SCANDALO` DELLE LACRIME
LIBERTÀ SIA LODATO GESÙ CRISTO 3 20 GENNAIO 2015 | Anno CV “Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani” SPED. IN A.P. - DL 353/2003 - (C.L. n. 46/2004) SASSARI - Aut. Poste It. SPA n.140/2008 - € 1 Settimanale dell’Arcidiocesi di Sassari LO ‘SCANDALO’ DELLE LACRIME Nuoro, otto imputati per la setta “Onde Delta” TRUFFA AI DANNI DELLA BUONA FEDE Don Francesco Marruncheddu A busare della buona fede della gente continua ad essere uno dei mestieri più antichi del mondo. Quando poi le persone sono in un momento difficile della propria esistenza, magari in seguito ad un lutto o ad un evento traumatico, eccole trasformarsi in facili vittime di predatori senza scrupoli che le depredano con ancora maggiore facilità. È quanto accaduto a Nuoro, dove otto individui hanno >>> continua a pag. 3 Malattia a puntate ROVINARSI PER GIOCO Leonarda Tola U n grido d’allarme viene dalla Asl di Olbia sull’impennata delle patologie da gioco d’azzardo: in dieci anni 170 famiglie sono state prese in carico per la presenza di un componente “giocatore patologico” e sono stati 350 i nuclei familiari assistiti. In Italia l’industria dell’azzardo gira 87 miliardi l’anno potendo contare su ‘contribuenti’ che si ‘tassano’ ognuno per 1300 euro, e in Sardegna per 1500, per soddisfare >>> continua a pag. 3 I lettori ci scrivono Libertà e diritto di satira? 2 don Mario Simula U n metodo da grande maestro e da grande comunicatore. Il metodo di chi ascolta lamenti, storie e lacrime e sa trarre da ogni frammento di vita la “sapienza”, perché nessuno sia non “giovani-museo”. Francesco, davanti ai giovani di Manila, abbandona i fogli e legge la parabola della vita. “Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo preparato. Ma c’è un’espressione che mi consola un po’: “La realtà è superiore all’idea”. E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato”. Dal faccia a faccia scaturiscono filoni preziosissimi di ricerca e di impegno. “Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che voi avete vissuto possiamo capire qualcosa e rispondere qualcosa”. Com-patire è la cifra per capire e per rispondere. Una parola saggissima ma vuota non scalfisce l’anima. “Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere?”. Penso alle parole “uguali”, penosamente uguali della politica: ricettari di bla-bla infecondi e fuorvianti. Penso all’alchimia insensibile della grande finanza. Penso alle analisi dotte e impersonali della saccente scienza economica. Nessuna di queste persone deve piangere, altrimenti dove va a finire l’obiettività? Nessuna di esse deve mettere a repentaglio il proprio tornaconto: stessi altissimi stipendi, che uno basterebbe per mille. Nessuna di esse può vedere declassata la professionalità con l’inquinamento del “volontariato” e dei sentimenti. Cosa ne sanno, loro, del pianto. E non vogliono saperne. Per non essere “deboli”. Loro usano il bisturi sulla pelle degli altri. Non conoscono le lacrime che puliscono gli occhi e il cuore. “Quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono? Che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere!”. Se non nascerà una moltitudine di giovani che apprende questo “coraggio”, si perderà il senso della vicinanza, il profumo della solidarietà, la forza della condivisione di un dolore che è inevi- Visita Pastorale 8-9 tabilmente maleodorante. “Abbiamo tante informazioni, ma non sappiamo che farcene”. Chi non conosce la misura esorbitante della disoccupazione? Chi non è al corrente di uomini e donne incatenati o confinati sui tetti per protesta? Chi non fa il conto alla rovescia sugli ultimi spiccioli della cassa integrazione e guarda disperato il baratro della povertà estrema? Le informazioni sono tante e di tutti. “Ma non sappiamo che farcene”. È una denuncia semplice e spietata. La può fare soltanto un testimone scomodo. Scomodo anche per chi, nella Chiesa, dovrebbe fremere, rimetterci la faccia e le poche risorse. E’ meglio essere dalla parte delle “informazioni”! I numeri stordiscono, danno la sensazione della soluzione dietro l’angolo, ostentano “un impegno” che camuffa mancanza di coerenza, asservimento ai poteri costituiti. Soprattutto a quelli finanziari che dimenticano - ma anche se lo ricordassero? – che accumulare oltre ogni decenza, affamando il mondo, è rubare, è omicidio, è crimine contro l’umanità. “Non abbiamo bisogno di giovani-museo, ma di giovani sapienti!” La sapienza è “imparare ad amare!”. Questa rivoluzione può dare una svolta alla realtà, orientandola verso la giustizia, il bene comune, il cambiamento irreversibile. Con la perseveranza del tempo. Con la fiducia incrollabile del futuro. “Se voi avete solo l’informazione siete chiusi alle sorprese. L’amore ti apre alle sorprese, l’amore è sempre una sorpresa[…]Lasciati sorprendere dall’amore di Dio! Non abbiate paura delle sorprese, che ti scuotono,ti mettono in crisi, ma ci mettono in cammino[…]”. L’amore alla crisi, l’amore al subbuglio interiore, l’amore alla lotta profondamente pacifica della giustizia possono aprire ferite e delusioni. Ma “ci mettono in cammino”. Il fiume è ormai irresistibile. E’ solo questione di circostanze e di consapevolezze. “Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per essere sapienti, usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per essere sapienti lasciarsi sorprendere dall’amore di Dio, e vai, e spendi la vita!”. Sorpresi dall’amore di Dio, ma pronti ad andare e a spendere la vita. Vita diocesana Parrocchia Religioni S.Lorenzo martire a confronto Banari a Stintino 12 InformaCaritas Piccolo glossario sulle migrazioni 14 2 I lettori ci scrivono Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 [email protected] “DIRITTO IMPERITURO DELLA SATIRA?” D i “forza eterna” (= “force eternelle”) e di “diritto imperituro della satira” parlava Hollande, qualche ora dopo la strage dei redattori della Charlie Hebdon. Poi, ecco tutti i grandi potenti del mondo in testa alla manifestazione parigina, con un numero di partecipanti senza pari. Tutti convinti del “diritto imperituro” e dell’assoluto criterio della satira, nel caso con le vignette disegnate con una matita simbolo a significarlo e per affermare la verità e la libertà? Beh, forse non proprio tutti. Diceva molto bene un musulmano di Parigi, intervistato durante la manifestazione: “La mia libertà non è assoluta, ma limitata: cessa quando lede i diritti dell’altro”. E allora, che ha dato a questi ‘soloni’politici il potere di definire la satira con la matita criterio assoluto di libertà e verità? Non saprei se la paura che il fatto tragico si ripeta e perciò l’urlo che dice: “Siamo forti, nessuno potrà smentirci”?; oppure una sorta di ignoranza ancestrale, propria dei politici, per cui si fanno affermazioni con parole improprie e messaggi improbabili. Ma costoro - ossia chi ha parlato e urlato - sono pienamente consci di quello che dicono? Come pos- sono affermare che una povera, seppur originale forma di comunicazione qual è la satira, possa sentirsi svincolata da ogni dovere e possa autoproclamarsi “assoluta”? Come può una tale forma di non farsi un esame di coscienza per tutte le violenze perpetrate in questi ultimi decenni? Sì può, per esempio, mettere alla berlina il mite e dotto Papa Benedetto XVI, esponendolo sistematicamente alla mercè dei lettori ridanciani del giornale satirico? E ciò per anni e anni, addirittura tenendo fissa sul giornale la sua immagine. Come può una forma di comunicazione originale, ma anche censurabile quando trita tutti i bersagli preferiti e li ripropone in una solenne presa in giro, con offese assurde, come può – ripeto – presumere che nessuno si offenda, quando vengono toccate corde e persone così sensibili da scatenare reazioni anche violente? E dov’è il rispetto della persona, il diritto alla fama e il dovere di non diffamare nessuno, che è reato pressoché in ogni parte del mondo? Meraviglia, forse, che in varie parti del mondo stia montando la reazione musulmana e se assumes- LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ D opo i fatti di Parigi il dibattito si è soffermato sulla possibilità di convivenza tra Islam e Occidente, sul concetto di libertà e se essa sia un valore assoluto che non conosce limitazioni, se alla libertà si debbano porre degli argini perché non travalichi fino all’offesa e alla denigrazione dell’altro e delle sue convinzioni più profonde. Nella cultura degli occidentali il concetto di “libertà”, quasi un totem, rimanda ad una condizione intellettuale e morale che non tollera restringimenti o condizionamenti , pena la negazione stessa del termine libertà. Tuttavia è altrettanto intuitivo che ogni manifestazione di libertà, del pensiero e dell’azione, non possa essere intesa in senso assoluto, comprendendo nell’essere liberi la pretesa di essere “sciolti” da ogni freno o limi- te. Così come la libertà è prerogativa imprescindibile dell’essere uomo, altrettanto necessario è che vi sia la consapevolezza che nell’agire libero è chiamata in causa la responsabilità. Si è liberi, ma anche e contemporaneamente, responsabili delle manifestazioni del pensiero e delle azioni, capaci e pronti a “rispondere” delle conseguenze che l’esercizio della libertà può innescare. Un’educazione alla responsabilità è la chiave del dilemma libertà sì o no. La responsabilità esige che si mettano in conto e si considerino gli effetti, come ricaduta della libertà esercitata. Se a seguito dell’espressione totalmente svincolata da remore si lasciano a terra i cocci e sanguinano le ferite inferte alle persone, se c’è libertà di offesa e di derisione , di sarcasmo che N.3 | ANNO CV LIBERTÀ PERIODICO ARCIDIOCESI DI SASSARI Proprietà ARCIDIOCESI DI SASSARI Reg. Trib. Sassari n.9 - 13/10/2008 Direttore responsabile: Paolo Atzei Vice Direttore: Leonarda Tola Caporedattore: Mario Simula se anche carattere di violenza? No, certamente. E allora, dove sta il “diritto assoluto” di fare satira in modo indiscriminato verso persone e istituzioni di ogni genere? Da dove nasce l’assurda rivendicazione che la satira sia anche criterio di libertà e verità? Solo perché lo hanno pensato i francesi, in questo frangente e qualche secolo fa nella famosa rivoluzione sottoponendo alla ghigliottina centinaia di migliaia presunti nemici della libertà del popolo? O solo perché stavolta c’è stata l’unica voce e la grande manifestazione dei potenti della terra? E che dire degli altrettanto ‘sacri diritti’ legati ad altri ‘piccoli’ della storia, in altre parti del mondo? O della sproporzione di attenzione ad altri fatti di violenze e morti? Certo, anche i mass-media sono potenti e pieni di diritti, ma essi stessi manipolati dai potenti. Per cui, non interessano i 2.000 trucidati in Nigeria, nella strage degli islamici di Boko Haram, né le decine di altri cristiani morti per aggressioni mirate alle Chiese. No, tutto questo non interessa. Interessa solo mettere in evidenza, comunicare ciò che conta per i potenti, per i soldi, per prevaricare, per idolatrare qualcuno e dominare altri. Nessuno ha fatto, fra tanta violenza e tante minacce verbali, neppure un accenno a Dio. Come mai? Facile spiegarlo: essendo il solo “Assoluto”, ossia libero davvero da tutti e tutto, cioè che non dipende da niente e nessuno, né dalle forme umane di comunicazione, né dal tempo che passa, il solo citarlo poteva sembrare mettere in gioco l’assoluto che non è ogni altro da Lui. Così, non nominarlo ha fatto alzare ancor più la cresta di tanti piccoli uomini ‘dei a se stessi’. Così è, se vi pare. Non era facile dire questo quel giorno, appare più facile e coraggiosamente necessario, oggi, a luci già un po’ spente, mentre milioni di musulmani, giustificati, urlano per dire: “Non toccateci Maometto, il profeta, altrimenti…”. Continuano le matite di chiunque per disegnarlo, incidendolo e profanandone l’immagine. Allora, signor Hollande, come la mettiamo con i diritti assoluti della satira? Ci ha pensato, lei e i suoi connazionali, quanti rischi concreti con i suoi “Charlie”? Pensi bene in seguito quello che dice!... Non me ne voglia. corrode come soda caustica, allora quella libertà travalica fino ad invadere lo spazio ‘sacro e involabile’ della dignità dell’altro e del diritto di ogni persona al rispetto per sé e per le rappresentazioni che egli dà di sé e della sua vita. Principalmente in ordine ai principi religiosi e agli affetti primari. A Parigi e in Europa si rivendica la laicità come conquista suprema di parole e pensieri che nascono e si esplicano esclusivamente nell’orizzonte della storia e della esperienza. Ma una laicità adulta è quella che riconosce alle fedi, alle religioni, cristianesimo, ebraismo e islam un posto al tavolo della cultura e della storia e di essere parte determinante nella costruzione di quella cultura e della storia del mondo multireligioso e plurale di oggi. Il dialogo è possibile tra musul- mani e occidentali; l’islam dovrà recidere la sorgente e sradicare il male che produce l’aberrazione del terrorismo, l’assassinio efferato di quelli che sono additati come nemici da trucidare. Riconoscendo, Corano alla mano, nel delitto e nella violenza la negazione della fratellanza che essi predicano. L’occidente cristiano deve guardare all’Islam sano, che c’è e deve essere aiutato ad estendersi e a rivelarsi, associandolo nel contrasto al terrorismo e adottando il dialogo e l’educazione. Le seconde e terze generazioni degli immigrati musulmani in Italia e in Europa frequentano le nostre scuole e imparano la convivenza e la tolleranza. Aiutiamoli ad essere i difensori della civiltà che esclude l’odio. Lettera firmata Lettera firmata Gruppo redazionale: Gianfranco Addis, Antonio Brundu, Mariantonia Fara, Francesco Marruncheddu, Pietro Meloni, Marcello Mura, Michele Spanu Hanno collaborato a questo numero: Paolo Atzei, Antonio Brundu, Mariantonia Fara, Francesco Marruncheddu, Franco Nuvoli, Pietro Meloni, Diego Pinna, Tonino Satta, Alessia Serra, Mario Simula, Michele Spanu, Leonarda Tola. Direzione e Amministrazione L.go Seminario 2/a - 07100 Sassari - Tel. 079.20.21.877 Riferimenti web www.settimanalediocesano.it [email protected] Abbonamento Ordinario € 30,00 Sostenitore € 50,00 - Estero € 50,00 - Benemerito € 100,00 Stampa NUOVA STAMPA COLOR s r l Zona Industriale - Muros (SS) - tel. 079 345999 [email protected] Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 16/2003, vi informiamo che i dati in nostro possesso saranno mantenuti riservati e verranno trattati esclusivamente per soddisfare gli obblighi previsti dalla normativa in vigore. Primo Piano >>> continua da pag. 1 costituito una psico-setta denominata “Onde Delta”, tutti poi denunciati per associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione di medico, psicologo e psicoterapeuta. L’indagine, iniziata nel gennaio 2013, come ha spiegato il vice questore aggiunto di Nuoro Fabrizio Mustaro è stata portata avanti dalla seconda sezione della Squadra mobile di Nuoro e dalla Guardia di Finanza, ed ha prodotto l’inquisizione di Lucia Dettori, 47 anni, insospettabile architetto di Orgosolo, considerata la santona della setta, il suo compagno Luigi Franceschini, 42 anni di Pesaro, le due sorelle dell’architetto, e altre 4 persone di Pesaro, Treviso e Sassari. La banda, sfruttando la debolezza di tanti ignari “clienti”, ha raggirato per almeno cinque anni centinaia di persone in Sardegna, nella Penisola e persino in Brasile. Cosa cercavano i malcapitati truffati? Un po’ di pace e serenità dopo esistenze o situazioni difficili e avverse. E non a caso l’architetto e il suo “staff” proponevano corsi di training a pagamento in tutta Italia e all’estero, promettendo il raggiungimento della felicità attraverso la meditazione, l’uso di >>> continua da pag. 1 sostanze psicoattive e altre terapie consigliate. Un imbroglio a base di una presunta “fede” mischiata alla medicina e a fasulle trovate psicoterapeutiche. La setta si proponeva di migliorare la vita delle persone riattivando l’uso di particolari onde del cervello, denominate appunto Delta. Da qua il nome dell’”associazione”, una vera e propria setta che operava anche attraverso l’uso di sostanze pericolose, come allucinogeni e farmaci per curare malattie gravi. Molto varia la clientela di questi truffatori, tra i raggirati casalinghe, commercianti, dipendenti pubblici, ma anche personaggi del mondo dello spettacolo. La truffa rendeva davvero bene: il giro d’affari accertato finora è di oltre 400 mila euro, ma le indagini proseguono. Fatti degni del medioevo più triste, dove creduloneria e sedicenti alchimisti potevano pure trovare facile alloggio. È vero che spesso homo homini lupus, purtroppo. Ma approfittare delle disgrazie altrui per speculare, tra l’altro mettendo a repentaglio la salute, o la stessa vita (oltre che i portafogli) di persone innocenti è inqualificabile. Ma bisognerebbe insegnare sempre di più a rifuggire da santoni, maghi, sedicenti terapeuti e persone senza scrupolo comparse nella tua vita in un momento di buio. Bene sempre passare attraverso persone e strutture autorizzate e competenti per non dover poi assommare ai drammi della vita anche quello di un raggiro dove ti rubano soldi e dignità. la smania compulsiva del gioco. La nostra isola è fra le quattro regioni a più alto sperpero del reddito familiare sacrificato a Gratta e Vinci, slotmachine e videopoker. La dipendenza da gioco, ludopatia, assume le caratteristiche di una patologia che si insinua all’interno della famiglia come elemento dirompente di disgregazione e porta spesso alla separazione e allo sfascio. IL malato di gioco è nella maggior parte dei casi un maschio che si lascia invischiare nella ripetitività compulsiva fino a perdere cognizione del tempo e della giornata, bruciata davanti ad una slotmachine nella esasperata rincorsa di “allineamenti“ di numeri e segni vincenti, nell’allucinazione da tintinnio di monete che esaltano l’illusione della vincita della vita. Purtroppo vittime del gioco d’azzardo sono anche le donne, figure se è possibile ancora più penose e sconvolgenti nella caduta di dignità che trasmettono, immobilizzate davanti ad un monitor, imprigionate da un incantesimo perverso che inebetisce. Si tratta di una malattia vera che ammorba l’anima e annebbia l’intelligenza e il sentimento, inducendo all’esibizione, senza pudore, della dipendenza da una “droga pulita” che all’appa- renza non compromette il fisico, ma di fatto sottrae energia vitale e capacità di controllo degli impulsi, inducendo uno stato di perdita di sé e di schiavitù. I SERD territoriali, Servizi contro le dipendenze, nelle nostre province fanno un grande lavoro di aiuto e di intervento nella convinzione, maturata attraverso l’esperienza, che un’azione efficace di contrasto sia la terapia di gruppo che ha avuto risultati eccellenti in molti casi: il 90% delle persone che hanno seguito correttamente questa modalità terapeutica riesce a liberarsi dalla dipendenza e il restante 10%, pur se non lascia del tutto, passa ad una condizione di minor coinvolgimento. Fondamentale è la prevenzione che gli stessi SERD adottano come pratica di intervento, ricorrendo a psicologi assistenti sociali e psichiatri che fanno opera di informazione incontrando gli adolescenti, considerata categoria a rischio. Si rivelano utili i tentativi di parlare del fenomeno nelle scuole e ai giovani, per esempio con rappresentazioni, come fa il Teatro del Segno all’interno di un progetto condiviso da enti e associazioni. L’altro fronte per arginare il fenomeno è la pressione dell’opinione pubblica perché sia fermata l’aggressione di una pubblicità irresponsabile. Grave è che a lucrare sulle miserie della dipendenza da gioco d’azzardo sia lo Stato, che ne è il principale promotore e destinatario dei guadagni. Qualcosa si muove con la dissuasione e il disincentivo a frequentare gli esercizi commercial in cui si gioca. Evidentemente non basta. In preparazione alla memoria liturgica/3 “NON MERITO CHE DIO MI FACCIA TANTA GRAZIA” P adre Francesco Zirano, ormai prigioniero, trascorre così venti giorni nel carcere del palazzo del pascià Soleimàn, nativo di Catania, che ha rinnegato la fede cristiana, ha fatto fortuna come maomettano e ora specula sul frate. Assegnandogli come prezzo di riscatto l’enorme cifra di 3.000 ducati d’oro – equivalenti 17 volte al riscatto chiesto per fra Francesco Serra – egli fa capire ai giannizzeri che non gli interessa la morte del frate bensì il suo valore venale. I giannizzeri, invece, per l’odio verso i cristiani loro nemici ne vogliono la testa a tutti i costi. Al cugino Francesco Serra, ancora schiavo, che venerdì 17 gennaio riesce a visitarlo in carcere dicendogli che vogliono bruciarlo vivo, p. Zirano risponde umilmente: Non merito che Dio mi faccia tanta grazia. Piaccia alla Maestà divina che io mi veda bruciato come cristiano. Alla notizia datagli una settimana dopo dal cugino nuovamente in visita che “senza dubbio domani sarai condannato a morte”, il beato replica: Piaccia a Dio che con la mia morte i rinnegati riconoscano quanto male han fatto rinnegando la fede in mezzo a questi infedeli. Il beato appare così meno preoccupato per la sua vita e più per il ritorno a Dio dei cristiani apostati. Di fatto, l’indomani 25 gennaio 1603, il Diwàn o Gran Consiglio della città, formato da circa 500800 capi giannizzeri, impone al pascià la propria decisione di voler morto il frate prigioniero. Motivi della condanna: è spia dei re di Cuco e di Spagna; ha sottratto alla città quattro schiavi. Ma quando comunicano all’interessato la sentenza comportante l’essere scuoiato vivo e che la sua pelle, riempita di paglia, venga poi apposta alla porta più frequentata della città, detta Bab-azoun (“porta bella”), egli non si abbatte, anzi ringrazia Dio per averlo “scelto” pur se “indegno servo”. Gli uscie- ri-boia, invece, sorpresi da tale atteggiamento gli propongono: “Frate, se accetti di farti turco, non ti recheremo alcun danno, ma ti lasceremo libero”. Il suo no deciso, che lo porta subito ad esser trascinato verso il supplizio con catena al collo lungo l’ampia via del mercato, lo rende ora spettacolo per la numerosa folla accorsa, che lo maltratta con spintoni, sputi e schiaffi. Ma il suo procedere assorto in preghiera induce qualcuno a rinnovargli la proposta di convertirsi all’islam per aver salva la vita. La sua risposta, oltre che netta, è ora più chiara: proclama che solo la fede cristiana porta salvezza, per cui, nato in essa, vi vuole pure morire. Ultima analoga proposta gli viene fatta da un rinnegato greco quando, fuori porta Babason, è ormai collocato nudo in un fosso di mezzo metro e legato con le mani a due pali sì da apparire un crocifisso. Il suo ulteriore deciso diniego fissa ora per sempre i due aneliti fondamentali della sua vita: Io sono cristiano e religioso del mio Padre san Francesco e come tale voglio morire; e supplico Dio che vi illumini perché lo abbiate a conoscere. Ai quattro carnefici non resta che procedere: lo spellano mentre lui riprende a pregare, invocando per aiuto Cristo, Maria e i santi, fra cui san Paolo apostolo di cui la Chiesa celebra quel giorno la festa della conversione. Ma mentre gli strappano l’ultimo lembo di pelle, quello ombelicale, muore con in bocca le parole di Gesù in croce: Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito. fra Umberto Zucca vicepostulatore 3 4 Politica&Società Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 Sindaci schierati IN BREVE LICEO MARCONI / L’Università degli Studi di Sassari interviene a sostegno del Liceo Scientifico “Guglielmo Marconi” offrendo spazi idonei a garantire la continuità dell’attività didattica. L’istituto cittadino di via Solari, come è noto, da sabato scorso è del tutto inagibile, a causa del cedimento del controsoffitto. L’Ateneo è in contatto con la direzione dell’Istituto e ha già stabilito di destinare per lo svolgimento delle lezioni scolastiche alcune aule del polo didattico di via Vienna e dei Dipartimenti di Giurisprudenza e Scienze economiche aziendali in viale Mancini e via Muroni. L’Università degli Studi di Sassari, ancor più in un momento difficile come questo, si sente in dovere di fare la propria parte a servizio delle istituzioni del territorio e del mondo della scuola in particolare. Le aule saranno disponibili immediatamente a partire da questa settimana. ARCHEOLOGIA / Gli scavi di Monte Prama saranno al centro di una giornata di studi in programma a Roma, all’Accademia Nazionale dei Lincei a palazzo Corsini, mercoledì 21 gennaio dalle 9.30. L’evento, organizzato dall’Università degli Studi di Sassari e dall’Accademia nel quadro della convenzione con la Fondazione Balzan, prenderà in esame “I riti della morte e del culto di Monte Prama - Cabras”. L’obiettivo della manifestazione, proposta dall’accademico dei Lincei Mario Torelli, è quello di presentare i risultati della ricerca “Archeologia di Monte Prama” sviluppata nel corso dell’anno 2014. La ricerca è diretta dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano (Alessandro Usai, Emerenziana Usai), dall’Università di Sassari (Paolo Bernardini, Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca) e dall’Ateneo cagliaritano (Gaetano Ranieri). VITALIZI / Il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau interviene in merito alla proposta di legge sui vitalizi che a breve verrà istruita in prima commissione. “Il testo all’esame - chiarisce ancora una volta il presidente Ganau – non è altro che la sintesi “perfetta” delle posizioni emerse in conferenza di capigruppo e nell’Ufficio di Presidenza, così come ampiamente “manifestato” dalle diverse anime politiche presenti in Consiglio”. Il presidente, su mandato dei capigruppo, si è limitato a svolgere questo compito. “Il risultato è sicuramente una proposta di legge più restrittiva - aggiunge Ganau - rispetto alle indicazioni date durante i lavori della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome che indicato i capisaldi per intervenire su un tema così complesso, riducendo i rischi di successo di eventuali ricorsi”. “Ricordo infine - conclude il presidente del Consiglio - che i vitalizi sono stati aboliti a partire da questa legislatura, la quale come è noto ha inoltre provveduto con apposita delibera dell’Ufficio di Presidenza a bloccare l’incremento ISTAT di quelli attualmente in erogazione”. GUAI A CHI TOCCA IL FONDO UNICO “N oi siamo pacifisti. Non ci piace il conflitto e siamo per la collaborazione istituzionale. Ma se qualcuno ci tocca il Fondo unico, come dice Papa Francesco, gli diamo un pugno”. L’assemblea dell’Anci che si è svolta nei giorni scorsi ad Abbasanta ha espresso senza troppi giri di parole la preoccupazione dei sindaci che si trovano a dover gestire bilanci sempre più magri. Sono stati in 250 (su 350 iscritti) quelli che si sono ritrovati all’assemblea generale convocata da Anci e Cal, il Consiglio delle autonomie locali, e tutti hanno chiesto all’unanimità la modifica di alcuni punti della Legge Finanziaria e la correzione della riforma sugli Enti locali. I sindaci sono compatti più che mai: le differenze di colore politico tra un primo cittadino e l’altro non sembrano influire più di tanto quando si tratta di garantire servizi e far qua- drare i conti. Per prima cosa chiedono lo stralcio dell’articolo 5, quello che assegna all’Agenzia regionale Area (ex Iacp) le funzioni di studio, progettazione e attuazione delle opere pubbliche. I primi cittadini vogliono che questo punto sia affrontato con una legge ad hoc. Ma non solo. Il comma 2 dello stesso articolo prevede, una volta assegnati ad Area i nuovi poteri, l’attivazione di un fondo unico per infrastrutture e opere di interesse locale. Per i sindaci la responsabilità del Fondo deve essere assegnata ai Comuni e non eventualmente alla Regione. La richiesta di concertazione avanzata dai sindaci si estende pure ai fondi europei, per i quali l’Anci sollecita alla Regione “chiarezza sulla programmazione”, ha detto ad Abbasanta il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano. “È necessario – ha aggiunto – sapere quale sia con esattezza la direzione dello sviluppo voluta Bonorva SOLIDARIETÀ AL SINDACO U na lettera con polvere sospetta è stata recapitata nei giorni scorsi al sindaco di Bonorva Giammario Senes. Il primo cittadino ha subito portato la busta, senza mittente e affrancata a Cagliari, al comando della compagnia dei carabinieri. La missiva non conteneva alcuna minaccia. I militari stanno effettuando accertamenti per far luce sull’episodio ma sembra prevalere l’ipotesi del gesto di un mitomane. Immediata la solidarietà del mondo politico regionale. “A nome del Partito democratico della Sardegna e mio personale esprimo solidarietà al sindaco Giammario Senes e ai componenti della giunta comunale di Bonorva per l’inquietante gesto intimidatorio di cui sono stati oggetto”, ha affermato in una nota il segretario regionale del Pd Renato Soru. “Nessun malessere, nessuna divergenza possono giustificare atti ignobili come quello di cui sono stati vittime il sindaco Senes e la sua giunta. Ci auguriamo che su questo episodio sia fatta luce al più presto”, ha concluso Soru. Anche il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau ha espresso vicinanza al sindaco di Bonorva. “Quanto è accaduto è un atto ignobile e vile che va condannato con forza”, dichiara Ganau. “L’auspicio è che vengano al più presto individuati i responsabili. Nessun atto intimidatorio potrà condizionare l’operato degli amministratori locali. Il Consiglio regionale è pronto a fare la sua parte sempre al fianco dei sindaci e dei rappresentanti locali”. (m.sp) dalla Giunta”. La relazione, approvata all’unanimità, tocca anche il fronte del definanziamento, altro terreno di scontro tra Anci e Regione. Tutto ruota intorno all’assestamento di bilancio col quale il 24 ottobre scorso, attraverso la legge 19, sono state cancellate le risorse ai Comuni che in quella data con avevano appaltato le opere. Nella stessa norma è previsto un fondo di recupero, ma l’Anci lo considera “una risposta non adeguata per ragioni di principio e di merito”. Su questo tema ad Abbasanta sono intervenuti molti sindaci che hanno elencato diverse infrastrutture locali finite in soffitta: secondo le stime dei primi cittadini ci sono oltre 100 milioni di lavori bloccati. Per questo motivo le fasce tricolori della Sardegna vogliono che in Finanziaria venga inserita la modifica della legge 19. All’assemblea di Abbasanta, come unico esponente dell’esecutivo, ha partecipato Cristiano Erriu, l’assessore degli Enti locali che è stato il predecessore di Scano. L’assessore ha già fatto sapere che accoglierà la proposta sui sub-ambiti e sulle convenzioni all’interno nelle Unioni dei Comuni, questo su base volontaria e senza il vincolo dei 10mila abitanti o del numero minimo di quattro amministrazioni, come scritto nello stesso disegno di legge della Giunta. Michele Spanu Sanità DEFINITO IL TETTO DI SPESA PER LE CASE DI CURA L a sanità privata accreditata non potrà costare alle casse regionali più di 99.286.800 euro quest’anno, lo stesso tetto di spesa complessivo deliberato per il 2014. La ripartizione, decisa dalla Giunta Pigliaru con una delibera approvata a fine dicembre che ha parzialmente modificato i criteri, si basa per il 95% sull’importo storico assegnato a ciascuna struttura accreditata e per il 5% sul parametro della qualità organizzativa. Il provvedimento, inoltre, rinvia a una decisione successiva il tetto di spesa per il futuro “Mater Olbia”, l’ex ospedale San Raffaele. Per le sette cliniche private accreditate della Asl 8 di Cagliari sono previsti nel complesso 75.117.959 euro. A Sassari, per il Policlinico Sassarese la Asl avrà a disposizione un massimo di 8.956.766 euro. (m.sp) Territorio a cura di Antonio Brundu Crolla il soffitto, lezioni nuovamente sospese PAURA AL MARCONI L a pioggia ha allagato la sala computer, i calcinacci hanno invaso i corridoi, i laboratori, qualche aula. Il crollo di una parte del controsoffitto, al liceo scientifico Marconi di Sassari, avrebbe potuto causare danni più importanti, soprattutto alle persone, se si fosse verificato durante l’orario di lezione. Per fortuna, il cedimento è avvenuto venerdì notte e gli 860 studenti, sabato mattina, sono tornati a casa. La loro scuola, nel quartiere del Latte Dolce, ha subito danni importanti e resterà inagibile ancora per diverso tempo, stando ai primi accertamenti dei vigili del fuoco. Lezioni sospese sino a data da stabilirsi, hanno fatto sapere anche sul sito dalla scuola. Alla riapertura dell’edificio, sono stati i collaboratori scolastici a rendersi conto di quanto accaduto e fermare i ragazzi prima dell’in- gresso in aula. Il controsoffitto in cartongesso è crollato in più parti, insieme ai calcinacci e alle gocce d’acqua che hanno continuato a cadere su banchi e sedie. Il cedimento ha interessato tutta la scuola, raggiungendo laboratori, aule e soprattutto la sala computer, dove sono presenti attrezzature di valore. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco che, dopo il sopralluogo, hanno dichiarato inagibile l’intero complesso scolastico. Le infiltrazioni potrebbero aver danneggiato le strutture portanti del caseggiato, interessato da lavori di manutenzione e impermeabilizzazione del tetto. Un intervento cominciato in estate e ancora non completato. L’arrivo delle piogge ha fatto il resto. “L’impresa è a lavoro per questo – ha detto la dirigente scolastica Angela Fadda – ma per poter realizzare la copertu- I lavoratori scendono da S.Pantaleo FINISCE LA PROTESTA C’ è una nuova piccola speranza nella vertenza della Romangia Servizi, dopo l’incontro dei giorni scorsi tra il Comune di Sorso, azienda e sindacati. La scorsa settimana, dopo sei giorni di protesta sul tetto del Duomo di San Pantaleo, i quattro lavoratori sono tornati a terra. Sospensione momentanea perché, in ogni caso, nessuno dei 40 padri di famiglia senza lavoro ha intenzione di mollare la presa. “La vertenza si sposterà verso il Consiglio comunale – ha spiegato Antonio Sechi, rsa Ugl – sino a quando non ci sa- ranno risposte positive, attese già nell’incontro di mercoledì prossimo in Regione”. Un segnale di apertura, dunque, in attesa di confrontarsi con gli assessori regionali al lavoro, enti locali e programmazione. Per salvare la partecipata del Comune di Sorso e garantire stabilità ai 40 operai, servirà almeno un milione e 200 mila euro all’anno, nonostante i tagli dello Stato ai comuni, a Sorso circa 3 milioni di euro. “L’attenzione resterà alta come la mobilitazione – ha aggiunto Simone Testoni dell’Ugl – sino a che non avremo risposte”. ra ha dovuto fare una serie di fori. Il tetto colabrodo non ha retto alle prime piogge di venerdì notte che, tra l’altro, erano state anche previste”. Tragedia scampata mentre, in questi giorni, è in corso la battaglia della preside, docenti e alunni, alla ricerca di una struttura di riserva. Il Marconi di via Solari, nel quartiere del Latte Dolce, è una delle scuole più numerose di Sassari con 860 studenti, tutti da sistemare in altre strutture per evitare la perdita delle lezioni. Parto trigemellare a Sassari TRIPLO FIOCCO ROSA T re fiocchi rosa in un colpo solo hanno riempito di gioia una famiglia di Sassari. Parto trigemellare nei giorni scorsi per Letizia Usai che, nel reparto di Ginecologia dell’Azienda ospedaliero universitaria, ha dato alla luce Sophia, Alessia e Sara Congiu. Grande festa per papà Dario e il figlio più grande, Emanuele, 4 anni, mista a preoccupazione per le tre piccole che, tutte sotto i due chili, sono state trasferite nelle incubatrici. Evento storico anche per la città, sottolineato dalla vicinanza del presidente del Consiglio comunale, Antonio Piu: “Ho partecipato alla festa della famiglia – ha detto Piu – assicurando la vicinanza del Comune”. Il parto, con taglio cesareo, è stato eseguito dai medici Giampiero Capobianco, Luisa Iervolino e Matteo Busacca, insieme all’infermiera Annamaria Mura. Professionisti che hanno assicurato assistenza e vicinanza, fisica e morale, alla famiglia delle tre nuove arrivate. “Vorrei ringraziare tutta l’equipe – ha raccontato mamma Letizia – per averci seguito in questi mesi. “Desideravamo un fratellino a Emanuele e invece avrà tre sorelline”. Le bimbe torneranno a casa tra qualche giorno. 5 Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 Emergenza acqua Cuccureddu: “Mai successo in Italia” CASTELSARDO SENZA MINORANZA L’ A veva auto-denunciato le irregolarità della sua stessa lista, sconfitta alle comunali del maggio scorso a Castelsardo, chiedendo l’annullamento delle elezioni e il voto anticipato. E invece ha ottenuto la decadenza della sua minoranza: i cinque consiglieri della lista di Matteo Santoni, eletti con vizi di forma insanabili, saranno sostituiti con i primi dei non eletti della maggioranza. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Tar Sardegna e il sindaco, Franco Cuccureddu, continuerà a governare Castelsardo senza il controllo dell’opposizioni. “Credo non sia mai successo in Italia – ha commentato il primo cittadino – che un rappresentante della propria lista faccia un ricorso al Tar ed ottenga l’esclusione dal Consiglio dei suoi stessi consiglieri”. La storia era cominciata nel mese di giugno, all’indomani della tornata elettorale. Antonio Giuseppe Capula aveva presentato ricorso per le irregolarità della lista Castelsardo 3.0, legate alla mancanza di alcuni documenti personali dei candidati, come i certificati di iscrizioni alle liste elettorali. Secondo Capula, rappresentante di lista di Santoni, il gruppo non avrebbe dovuto partecipare alle elezioni così come successo alla terza lista, Nuovi orizzonti per Castelsardo, guidata da Piero Sanna ed esclusa anzitempo dalla competizione. La richiesta: l’annullamento delle elezioni. E invece, la beffa: il Tar ha convalidato la consultazione e disposto l’uscita dal Consiglio dei cinque eletti della lista incriminata. Esperienza amministrativa finita dunque per Matteo Santoni, ex sindaco, Maria Assunta Palmas, Roberto Fiori, Loredana Bianco e Daniele Gazzano. ALLARME SICCITÀ NEL NORD OVEST emergenza acqua non è più solo quella dei rubinetti. A guardare i bacini della Nurra, sarà un anno drammatico per l’agricoltura del Nord Sardegna. A far paura sono proprio i numeri resi noti da Coldiretti: l’invaso del Cuga contiene 11 milioni di metri cubi d’acqua a fronte di una capacità di 26 milioni, nel Temo 33 milioni su 78, nel Coghinas 105 su 223 e infine, nel Liscia, 50 su 100 milioni. “Record storico negativo” secondo Coldiretti che metterà a rischio buona parte dei raccolti. “Non si possono programmare le colture – ha spiegato il presidente Battista Cualbu – se non sappiamo quanta acqua possiamo avere a disposizione”. I numeri sono relativi alle rilevazioni dello scorso novembre. Oltre alla siccità, anche il problema della mancata programmazione e l’assenza di collegamenti tra i diversi bacini e l’utilizzo di grandi pozzi. “La Regione – ha aggiunto Cualbu - non ha ancora istituito il tavolo di confronto con le associazioni di categoria e anche le previsioni del tempo non danno segnali incoraggianti. Se non ci sarà un confronto – ha aggiunto - rischieremo di non poter irrigare i campi e di non avere abbastanza acqua per soddisfare il fabbisogno dei cittadini”. Il vertice in Regione sarà necessario anche per affrontare il problema dei costi. Secondo Coldiretti, con le tariffe attuali, è impossibile fare agricoltura moderna. Il mondo delle campagne del Nord Ovest dell’Isola sta vivendo, ancora, un dramma profondo. A Ittiri e Ossi ALTRE DUE VITE SPEZZATE D ue vite spezzate a pochi chilometri e a poche ore di distanza, l’una dall’altra. Con la stessa tragica scelta: mettere fine alla propria esistenza, rifiutare la vita con un gesto drammatico quanto doloroso, soprattutto per chi resta. Giuseppe Canu di Ossi e Giovanni Antonio Carta di Ittiri sono arrivati nei giorni scorsi al tragico epilogo al quale, probabilmente, hanno pensato e ripensato più volte. Un gesto impossibile da capire, difficile persino da raccontare. Non c’è notizia, infatti, neppure CAMPAGNA ABBONAMENTI A LIBERTÀ 2015 Abbonarsi è semplice e conveniente. Per ricevere il settimanale direttamente a casa vostra, con uno sconto rispetto all’acquisto diretto! Ecco le cifre: Ordinario Sostenitore Estero Benemerito € 30,00 € 50,00 € 50,00 € 100,00 per un giornale o un giornalista: il suicidio è sempre una decisione personale, certamente estrema ma, non per questo, fenomeno da “sbattere” sulle prime pagine. È una scelta maturata nell’intimo dei due giovani, dovuta a situazioni non precisate. Potremo pensare ad eventuali difficoltà economiche? Delusioni d’amore o amicizie finite? Stanchezza di vivere generale? Domande che resteranno senza risposta, così come resterà muta la richiesta dei familiari delle due vittime che, da giorni, continuano a chiedersi il perché di tutto que- sto. Non ci sarà, purtroppo, nessun perché. Nel silenzio e nella preghiera, anche la Redazione di Libertà si è limitata e si limiterà a queste poche righe, nel rispetto dei due ragazzi e delle loro famiglie. Nel silenzio, con modalità differenti, Giuseppe e Giovanni Antonio hanno “rifiutato” il dono della Vita forse, per loro, troppo grande da sopportare. Senza voler entrare necessariamente in concezioni teologiche o filosofiche, viviamo da cristiani nella certezza dell’infinita misericordia di Dio. (a.br.) Potete effettuare il vostro Oppure attivate il vostro versamento in un ufficio abbonamento allo sporpostale, compilando il tello bancario: bollettino intestato a: APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a conto corrente 91752402 APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a 07100 - SASSARI GRAZIE 6 Territorio IBAN IT 78 Y076 0117 2000 0009 1752 402 Magistero del Papa INTERVENTI DI FRANCESCO GIUSTIZIA SOCIALE E DIGNITÀ UMANA Indispensabile per la realizzazione di questi obiettivi nazionali è l’imperativo morale di assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana. La grande tradizione biblica prescrive per tutti i popoli il dovere di ascoltare la voce dei poveri e di spezzare le catene dell’ingiustizia e dell’oppressione, che danno origine a palesi e scandalose disuguaglianze sociali. La riforma delle strutture sociali che perpetuano la povertà e l’esclusione dei poveri, prima di tutto richiede una conversione della mente e del cuore. I Vescovi delle Filippine hanno chiesto che quest’anno sia proclamato “Anno dei Poveri”. Spero che questa profetica istanza determini in ciascuno, a tutti i livelli della società, il fermo rifiuto di ogni forma di corruzione che distolga risorse dai poveri. Possa essa ispirare la volontà di uno sforzo concertato per includere ogni uomo, donna e bambino nella vita della comunità. (Incontro con le Autorità e il corpo diplomatico, Manila, 16 gennaio 2015) IL RIPOSO DI GIUSEPPE Le Scritture parlano poco di san Giuseppe e, là dove lo fanno, spesso lo troviamo mentre riposa, con un angelo che in sogno gli rivela la volontà di Dio. Nel brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, troviamo Giuseppe che riposa non una, ma due volte. Questa sera vorrei riposare nel Signore con tutti voi. Ho bisogno di riposare nel Signore con le famiglie, e ricordare la mia famiglia: mio padre, mia madre, mio nonno, mia nonna… Oggi io riposo con voi e vorrei riflettere con voi sul dono della famiglia. (Discorso alle famiglie al Mall of Asia Arena, Manila 16 gennaio 2015) QUEL DOLORE CHE ACCECA Molti di voi hanno sofferto tanto, non solo per la distruzione causata dall’uragano, ma per la perdita di familiari e amici. Oggi affidiamo alla misericordia di Dio quanti sono morti, e invochiamo la sua consolazione e la sua pace su coloro che ancora piangono. Ricordiamo in modo speciale coloro a cui il dolore rende difficile vedere il modo di andare avanti. Allo stesso tempo, ringraziamo il Signore per quanti hanno faticato in questi mesi per portare via le macerie, per visitare i malati e i morenti, per confortare i sofferenti e per seppellire i morti. La loro bontà ed il generoso aiuto giunto da moltissime persone di tutto il mondo sono un segno reale che Dio non ci abbandona mai! (Incontro con i superstiti del tifone Yolanda, Cattedrale di Palo, 17 gennaio 2015) L’Approfondimento IL CORAGGIO DI PIANGERE Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto nel suo cuore quando ha visto quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. Jun ci ha lanciato questa sfida. E quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono? Perché succede questo o quest’altro di tragico nella vita? Che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere! (Incontro con i giovani, Manila, 18 gennaio 2015) di Francesco Marruncheddu SCHERZA COI FANTI E LASCIA STARE I SANTI S i alla libertà di parola e di pensiero si. No al terrorismo, nel modo più assoluto. Ma no anche alla presa in giro e al vilipendio di ogni Religione e di ogni credo e cultura, sia la fede Cristiana, quella Musulmana o Induista e qualunque altra. Papa Francesco durante la conferenza stampa sul volo papale per le Filippine con poche sagge parole ha inquadrato il problema che sta alla base dei drammatici giorni di sangue parigini. Il terrorismo, la morte, nemmeno a dirlo, sono da condannare senza remore e senza se e ma, i terroristi, specie se in nome di una fede o di una religione, sono assassini da combattere senza sosta e da fermare. Non si uccide in nome di Dio, come ci ricorda il Papa. Ma in quella parola di Bergoglio in aereo c’è tutto il sunto del rispetto dovuto ad ogni confessione religiosa: “non si può reagire violentemente, ma se il dr. Gasbarri, mio grande amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, gli parte un pugno, è normale”, come dire: “non andare a cercartela, non provocare su campi sensibili e delicati”. Su una mamma, su ciò che hai di più caro, non si scherza, non si fa ironia. E così sulla religione. Quasi un ribadire l’antico adagio: “scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”, perchè se poi provochi sai bene cosa ti può capitare. Certe cose scattano da sè. Basterebbe il buon senso, più semplicemente: il rispetto e la prudenza, ai quali ci richiama Francesco. Dovuto ai Musulmani se si parla del profeta Maometto, dovuto a noi Cristiani quando si parla di Dio, della Trinità Santissima, della Madonna. Certe vignette di Charlie Hebdo, spiace constatarlo, sono delle vere e proprie bestemmie. Sì alla laica libertà di espressione, che va garantita, ma fino a quando non offende. La libertà non può prescindere dal rispetto. Esiste infatti anche la libertà di Credo e di Culto, e questa libertà viene offesa. La stampa, la satira, hanno piena libertà fino a dove non offendono. Vedere vignette volgari, offensive su Gesù o sulla Madonna o sul Papa, non può farci piacere, anzi, ci offende e ci addolora. Nel mondo non sono tutti miti Cristiani, ed esistono purtroppo gli estremisti. Sbagliano gravemente, e diventano orribili assassini, ma Papa Francesco, dopo la giusta condanna, dà una spallata al “buonismo” e ci ricorda: se provochi te la stai cercando e ti tieni quello che la provocazione ha fomentato. Come un pugno, se tocchi la mamma, la figura più sacra. Il Papa, da par suo, non ci sta all’ipocrisia buonista e farisaica, e dice esattamente come va, piaccia o no: se tocchi ciò che uno ha di più sacro (la mamma, e dunque Dio), poi è chiaro che inneschi una reazione che devi aspettarti. Il Papa, da pastore che non la manda a dire, ci ricorda il rispetto e la prudenza e che la libertà di religione e la libertà di espressione sono tutti e due diritti umani fondamentali, che devono coesistere con rispetto. Lascia stare “i santi”, siano cristiani, siano musulmani. E porta rispetto. Con Dio e con le mamme non si gioca. 7 8 La seconda Visita pastorale di Mons. Atzei SCHEDA Abitanti: 597 Nuclei familiari: 295 Ultimi amministratori parrocchiali: Padre Luciano Pusceddu (2005 – 2007) Don Tonino Canu (2007 – 2008) Don Luca Collu (2008 – 2009) Don Paolo Tirotto (2009 – 2014) Don Gian Paolo Sini (2014 – …) Organismi: Consulta Pastorale (assente) Cons. Affari Economici (assente) Gruppi e collaboratori: Gruppo Ministranti Volontariato Vicenziano Gruppo decoro della chiesa Comitati: S. Lorenzo, Madonna di Cea, S. Michele, S. Antonio di Padova SALUTO DEL PARROCO Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 QUEI BANCHI OCCUPATI DAGLI UOMINI E chi l’avrebbe mai detto? A Banari, nelle domeniche e festività, i banchi della parrocchiale San Lorenzo occupati dagli uomini attestano la loro fede e rimandano alla ragione che, nel tempo, ha motivato la loro partecipazione alla liturgia. Banari non è un’eccezione nel contesto delle comunità cristiane dell’Isola, piuttosto, entra nel novero delle non molte altre che registrano un tale rilievo, ossia la presenza significativa della componente maschile. Per esempio, pensando alla comunità d’origine della mia famiglia, non ho dubbi nell’affermare che la presenza degli uomini era dovuta, oltre che alla grazia della fede, all’attenzione educativa che l’anziano parroco riservava a loro: si intratteneva nel piazzale per ricordare aneddoti del passato, per discutere dei problemi delle famiglie, del lavoro nei campi, di questioni politiche, argomenti ripresi negli incontri di catechesi per gli adulti, uomini e donne, distintamente, nel pomeriggio di ogni domenica, e che si concludevano con la benedizione eucaristica. Anche se, devo aggiungere, non tutti gli uomini entravano all’inizio della Messa, ma “a predica ultimata”, come si allora diceva. Siamo agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso. Nel ministero di predicazione, svolto in non poche parrocchie dell’Isola, ho potuto rilevare una varia presenza maschile: si va gradatamente dalle poche unità fino a una partecipazione che, in alcune comunità, è quasi pari a quella delle donne. Ho chiesto a qualche anziano sacerdote quale fosse la ragione di una tale diversità. Mi è stato spiegato che dipende dalla formazione iniziale ricevuta (o non ricevuta) in continuità e che negli anni è stata così ben assimilata (o meno) da dare come frutto una maggiore (o minore, o addirittura talvolta quasi nulla) partecipazione. E sappiamo quanto sia difficile scalfire scelte, in un senso o nell’altro, che le convinzioni personali e i comportamenti comunitari hanno come codificato. Anche a Banari. Con buona pace dei luoghi comuni sulla prassi di fede dei nostri uomini. E con tutta l’attualità e l’urgenza dell’invito ad ogni comunità (famiglie, sacerdoti, catechisti e operatori pastorali), perché non smetta di evangelizzare ogni persona e tutta la persona, in ogni fase e situazione esistenziale. In tal modo la cosiddetta nuova evangelizzazione e relativi frutti coincidono con la migliore tradizione del recente e più lontano passato. Eccellenza reverendissima, è sempre motivo di gioia per una comunità parrocchiale la presenza del Pastore. In questi mesi, le occasioni sono state varie (le Cresime, il 90° di don Piero Sanna), avvenimenti sempre lieti, ma la Visita Pastorale è percepita come evento fondamentale per i fedeli che vedono nell’Arcivescovo, successore degli Apostoli, la presenza di Cristo e della Sua Chiesa, venuto per confortare, rianimare, accompagnare nella fede la porzione di popolo che è Banari. Piccola comunità, nevvero, ma tuttavia bisognosa di attenzioni come ogni comunità parrocchiale che ha già visitato, ma con delle caratteristiche originali sue proprie che fanno di questa piccola porzione del popolo santo di Dio unica del suo genere. L’età media da queste parti è molto alta e la frequenza ai sacramenti è molto bassa, ma, in occasioni di festa e divertimento si è ben visto che qui, mutuando una frase di un film recente, “non è un paese per vecchi”! Il paese si muove, si vede il fermento l’ingegno che gli abitanti di Banari profondono nel voler vedere i loro sforzi ben ripagati nella buona riuscita degli eventi e tutte le varie fasce d’età si sentono coinvolte; al contrario difficilmente si vede lo stesso impegno e passione per quanto riguarda il vivere e testimoniare la fede ricevuta. Confido e prego possa accadere la medesima cosa nell’essere e sentirsi veri cristiani, ancor più mediante la visita del nostro pastore. La preghiera continua al Signore per loro è sempre la medesima: “che nessuno si perda di quelli che mi hai dato”: sono certo che le nostre preghiere non rimarranno inascoltate. Ringraziando ancora il Signore per la sua presenza in mezzo a noi, desideriamo con tutto il cuore che la Visita Pastorale porti frutti abbondanti di fede, ritrovata e rinnovata, graditi a Dio e efficaci per tutti gli abitanti di questo piccolo paese di Banari. ANTEFATTI E APERTURA DELLA VISITA Antefatti della Visita sono stati due momenti che l’hanno preceduta: l’amministrazione delle Cresime (5 ottobre 2014) e il 90° compleanno di don Piero Sanna, banarese, parroco emerito di Bessude (11 novembre 2014). A questi “avvenimenti lieti” accennava l’amministratore parrocchiale, domenica 7 dicembre, nel saluto di apertura della Visita. Egli, don Gian Paolo Sini, auspicava che i banaresi delle “varie fasce di età” mostrino “lo stesso impegno e la stessa passione nell’essere veri cristiani”, come per “la buona riuscita degli altri eventi civili” nei quali tutti si sentano coinvolti. Nell’omelia, padre Paolo, dopo aver ringraziato per le parole di affetto sincero e di stima, riprende il tema della 2° domenica di Avvento che è andare incontro al Signore. La sua prima venuta nella carne umana e ultima nella gloria sono rese attuali in ogni celebrazione eucaristica: il primo momento apre all’attesa del secondo. L’attesa è confortata dal ricordo delle liberazioni operate dal Signore a beneficio del suo popolo. Giovanni Battista annuncia imminente la venuta del Messia. L’apostolo Pietro esorta ad impiegare bene il tempo che il Signore ci offre come opportunità di salvezza. Per l’evangelista Marco il cammino al seguito di Gesù è come un permanente apprendistato: si impara a conoscere Gesù, stando con Lui e facendo esperienza di Lui. Ogni comunità cristiana deve essere questa scuola: cammino di libertà verso la patria, imparando i passi per raggiungerla, vivendo ogni tratto come tempo della consolazione e della pazienza di Dio, con gioia e speranza. Al termine della Messa, il sindaco Gian Piero Cordedda, ricordando le molte presenze dell’Arcivescovo a Banari, in circostanze gioiose e tristi, chiedeva che anche stavolta egli non faccia mancare “una parola di incoraggiamento per tutti”. Dopo aver offerto il quadro dei dati, con una terza età (dai 60 anni) numericamente (224) più prossima alla fascia anagrafi- ca media (30-60: 260) più che alla prima (0-30: appena 113!), ricorda che “Chiesa e Comune sono veri baluardi delle nostre realtà”. Banari, nonostante i piccoli numeri e il contesto economico sfavorevole, fa di tutto per “non rassegnarsi a questo lento declino”. E ciò, grazie alla solidarietà, alla collaborazione, al fervore delle iniziative. E grazie anche alla nuova guida spirituale mandata a questa comunità. L’INCONTRO CON I MALATI E CON DON PIERO SANNA Torniamo a Banari, a causa dei molti impegni intercorsi (lunedì 8, solennità dell’Immacolata, martedì 9 Conferenza Episcopale Sarda), mercoledì 10, per la Visita di alcuni malati, piccola rappresentanza degli oltre trenta che don Gian Paolo incontra almeno una volta al mese. Nell’insieme, i pochi visitati sono uno spaccato dell’esistenza sofferente di una parte della comunità. Ecco la centenaria che continua a pre- San Lorenzo Martire - Banari A cura di P.P. gare e ringraziare il Signore; il marito e papà allettato, colpito da ictus appena andato in pensione; la figlia, croce e delizia di una mamma che per lei, ogni giorno, continua a farsi in quattro con inesauribile pazienza e tutto l’amore possibile. C’è, infine, don Piero Sanna che per qualche tempo ha potuto dare una mano per piccole collaborazioni ai parroci nei primi anni di pensionamento, poi, venute meno le forze, si è ritirato nella casa della sorella sposata. Come avevamo promesso, ci siamo fermati a pranzo con lui, sereno, lucido, memore. Lo abbiamo ancora una volta benedetto, lodando e ringraziando il Signore per lui e per tutti i sacerdoti malati. LA MESSA E LA VERIFICA Alle 17,00, di fronte al gruppo di fedeli che normalmente partecipano alla Messa feriale, e forse quel giorno di Visita qualcuno in più, l’Arcivescovo presiede l’Eucaristia concelebrata da don Gian Paolo. La liturgia di questo mercoledì della seconda settimana di Avvento è tutta centrata sul venire del Signore in soccorso alla nostra stanchezza. Dio, grande e potente, creatore di ogni cosa e operatore di prodigi, “non si affatica, né si stanca”, ma “dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato”. Fa piangere di gioia il solo pensiero che il Creatore possa concentrare su di me la sua azione provvidente, la sua sollecitudine paterna e da piccola creatura defettibile, mi senta innalzato e reso forte della di lui forza. Di più: conosce talmente bene la mia stanchezza che attraverso il Figlio mi dice: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. C’è quindi, una fatica insopportabile, quasi doppia, quando non capiamo il perché della nostra condizione e dalla quale continua a insistere il peso degli affanni quotidiani. E c’è una fatica motivata che ci permette di non subire la vita, ma di coglierne il segreto cristiano, per cui in Cristo “il giogo è dolce e il carico leggero”. È “l’amore di Dio che ci solleva” e rende tutto più leggero. Introducendo la verifica, don Gian Paolo, ringrazia ancora per la presenza del Pastore della Chiesa turritana, e fa alcune considerazioni ribadendo quanto anticipato all’inizio della Visita, ossia che il breve tempo di presenza non gli consente di fare particolari rilievi, ma solo di ascoltare. Da qui: - la non perfetta conoscenza della comunità, pur di fronte a una significativa serie di atti ministeriali svolti in questi mesi; - i piccoli numeri e l’anagrafe percentualmente alta della popolazione; - la sensazione che la comunità, pur piccola, mostra di avere grandi energie, ordinate a tante belle iniziative; - la coscienza e anche l’orgoglio della propria identità cristiana e civile; - la visione della parrocchia come luogo comunitario dell’esperienza di fede; - l’allontanarsi dei giovani dalla vita ecclesiale, quando cominciano a frequentare le scuole superiori o a lavorare, lo sforzo comune per aiutarli a essere fi- duciosi verso il futuro. Anche il Sindaco, invitato a intervenire, e qualche altra persona, sottolineano le difficoltà del rapporto con i giovani, lo spopolamento del territorio e la crisi socio-economico, la fatica per non soccombere e non rassegnarsi, le virtuosità amministrative, la convinzione che “quanto più forte è la Chiesa, più salda è la comunità tutta”. E perciò la disponibilità a collaborare per la stessa causa che è per il bene della comunità. Catechesi. 17 i fanciulli e i ragazzi che frequentano il catechismo, due le catechiste e altrettante le collaboratrici. Vari i tentativi già messi in atto per coinvolgere le famiglie; Liturgia. Da encomiare il gruppo di volontarie che provvede alla pulizia e al decoro della Chiesa. C’è un gruppo di chierichetti. Normalmente, partecipa alla Messa quotidiana un gruppo di una quindicina di fedeli. In certi periodi, la Messa domenicale vede varie assenze di fedeli impegnati altrimenti e altrove (sport, caccia, vendemmia, funghi…). I servizi liturgici vengono svolti da alcuni volontari. C’è il coro de “Su Cuncordu” in alcune circostanze, normalmente si canta senza il sostegno del suono. Carità. Viene svolta nei modi più normali e semplici delle nostre comunità, tramite la rete di conoscenze dei bisogni e le risposte che convocano le varie disponibilità. Non c’è una Caritas organizzata. LE CONCLUSIONI Sono quelle tratte dall’Arcivescovo al termine della verifica. - Banari ha una sua bella storia civile e cristiana, di cui la comunità è attrice. In quest’ultimo decennio, col passaggio rapido di sacerdoti che l’hanno guidata, si è forse un po’ attenuato il necessario rapporto di fiducia e mutua disponibilità, e si è attestata qualche traccia di indifferenza e trascuratezza nella pratica cristiana. - Don Gian Paolo è venuto con i migliori propositi. Può essere questo il momento opportuno per ri-cominciare a tessere sia l’ordito umano che civile della comunità, sia quello religioso che indispensabilmente lega i punti della stessa rete (persone e relazioni). L’importante è non creare sdoppiamenti previ nel sentire e nell’agire dei battezzati, ossia di tutti i membri di una stessa comunità. Segreto sarà essere “pastore di tutto il gregge”: conoscerlo, condurlo al pascolo, nutrirlo, custodirlo, tenerlo unito, difenderlo dai ‘lupi’, dando la vita per tutti, nonché riorganizzando meglio le strutture pastorali. - E tutto ciò, considerando che oggi la crisi non riguarda solo la comunità cristiana. Si tratta, infatti, di crisi delle comunità: civili, religiose, scolastiche e di ogni altra istituzionale. Bisogna affrontare a monte il discorso, a partire dalle ragioni costitutive, formative, operative della comunità. In una parola: ricominciare dalla fede, dall’educazione sistematica, dal senso della Chiesa come presentata dal Concilio Vaticano II, ossia come Popolo di Dio, di cui anche il sacerdote fa parte avendo come ministero la cura e il “perfezionamento” dei membri di quel Popolo. Da qui, la necessità di ascoltare, recepire, valutare, collaborare per tutto ciò che è vero, bello, buono, onesto, tende all’unità. - Quanto ai giovani, essi sono una sfida: bisogna ricondurli a Cristo, perché incontrino o ritrovino se stessi, aiutarli a leggere i segni della storia, ad avere fiducia e speranza. La Chiesa e ogni comunità potrà ancora contare se investirà a fondo perduto e con vera passione evangelizzatrice. - Doverosa, infine, una parola memore e grata alle Suore del Getsemani, la cui presenza e opera per la formazione dei bambini ha segnato per decenni la vita di questa comunità, così come la loro collaborazione pastorale (catechismo, visita ai malati, conoscenza delle famiglie) ha favorito quelle mediazioni ecclesiali semplici: soltanto ora che mancano rileviamo l’importanza e l’efficacia. 9 10 Vita diocesana Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 L’ingresso del viceparroco La cronaca dell’ordinazione di Fra Luca “LA MIA VOCAZIONE È LEGATA AL ROSARIO” DON ALESSANDRO PILO ARRIVA A S.GIUSEPPE L a chiesa di San Giuseppe, gremita di fedeli durante la celebrazione vespertina di sabato 10 gennaio 2015, animata dal coro San Pio X, saluta Don Alessandro Pilo in occasione del suo ingresso come Viceparroco, fissato per questo mese dal decreto del Vescovo Mons. Padre Paolo Atzei. La nomina, pensata per coadiuvare il Parroco Don Massimiliano Salis nell’intensa attività pastorale che la parrocchia richiede, giunge al termine del periodo natalizio come previsto da tempo per consentire a Don Alessandro di ultimare gli studi biblici a Roma con la licenza in Sacra Scrittura. Nell’intervento al termine della celebrazione eucaristica, che il parroco gli ha chiesto di presiedere, Don Alessandro fa riferimento proprio alla sua for- mazione. Nel ringraziare prioritariamente e intensamente il Signore ha chiesto a tutti di accoglierlo come un fratello, in umiltà e semplicità, accettandolo unitamente ai suoi limiti e sottolineando la necessità che tutti insieme presbiteri e fedeli laici, lavorino coesi e vicendevolmente disponibili per far crescere il Popolo di Dio. Durante l’omelia Don Massimiliano è andato indietro nel tempo per ricordare gli anni del Seminario arcivescovile di Sassari allorché conobbe Don Alessandro, allora dodicenne e lui diciannovenne e per sottolineare la stima e l’affetto che hanno caratterizzato e caratterizzano il loro rapporto. Ora il Signore li ha rimessi sulla stessa strada per riprendere, ancora insieme, il percorso sulla via della santificazione nell’offerta quotidiana della propria vita ministeriale per il bene della comunità parrocchiale che oggi gioisce insieme a tutta la Chiesa diocesana. Oltre ai fedeli di San Giuseppe, con i catechisti, l’Azione Cattolica, gli Scout e gli altri gruppi, in Chiesa erano presenti, con Mons. Dino Pittalis, anche i parrocchiani di San Nicola e Santa Caterina, comunità di origine di Don Alessandro e nel cui territorio tuttora risiedono i propri familiari. Al termine della celebrazione eucaristica, come popolo in festa, i presenti hanno personalmente salutato Don Alessandro e i familiari durante il rinfresco allestito nella saletta nei pressi dell’altare maggiore e dedicata a Mons. G. Masia. Tonino Satta IN BREVE La Società italiana per la bioetica e i comitati etici (Sibce) ha rinnovato le proprie cariche elettive. Dopo due mandati di Filippo Maria Boscia, la presidenza è passata a Francesco Bellino, docente di bioetica dell‘Università di Bari. Del nuovo consiglio direttivo, fanno parte Benedetta Saponaro, Giuseppe Battimelli, Mario Oppes (vicepresidenti), Claudio Meloni, Giovanni Battista Cavazzuti, Gerardo Cela e Teodoro Brescia. Eletti revisori Gianfranco Salzillo, Franco Arosio e Vincenzo De Filippis. Antonino Leocata e il presidente uscente Filippo Maria Boscia sono i presidenti onorari. “Sono onorato per la mia elezione, in continuità con i miei predecessori mi impegno a rilanciare il ruolo e l‘attività della Sibce”, ha detto il neopresidente Bellino. La Sibce, società scientifica operante nel campo della formazione, della ricerca e della consulenza in campo bioetico, si ispira alla cultura personalista e annovera tra i fondatori il cardinale Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia Accademia della Vita. Le cariche sono state rinnovate nei giorni scorsi all‘Università di Bari durante l‘XI congresso nazionale e il convegno “La cultura della vita in un mondo in crisi”, alla presenza del rettore Antonio Uricchio e di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di BariBitonto e di filosofi e bioeticisti di fama internazionale. C i sono anni che non si dimenticano, soprattutto quando la grazia di Dio “corona l’anno con i suoi benefici” (cf. Sal 64,12). Quest’anno, senza dubbio, resterà indimenticabile per la comunità di Santa Maria di Betlem, che dopo tre mesi dal grande evento della beatificazione del servo di Dio P. Francesco Zirano, ha vissuto l’ordinazione sacerdotale di Fra Luca Atzeni, giovane sassarese appartenente all’ordine dei Frati minori convenutali, ordinato sabato 10 gennaio dall’Arcivescovo Mons. Paolo Atzei. La comunità di Santa Maria si è preparata con un triduo predicato dal rettore del seminario diocesano, don Diego Pinna, che ha tracciato un profilo del sacerdote commentando gli spunti offerti dalla parola di Dio del Tempo di Natale, soprattutto nelle Lettere di San Giovanni: il prete è colui che vigila nella preghiera e in essa riconosce Gesù Figlio di Dio venuto nella carne, lo può annunciare nella verità e incontrare nell’Eucaristia. Il triduo, sempre molto partecipato, ha visto soprattutto la presenza numerosa degli Scout e delle associazioni, e si è concluso con la testimonianza, commossa e grata, dello stesso Fr. Luca: “La mia vocazione è legata profondamente alla Chiesa del Rosario: sono nato proprio nel palazzo antistante nel 1977, a casa di mia nonna, e in quel santuario, dopo tanti anni, durante i lavori di restauro degli altari, ho ricevuto un’illuminazione che mi ha cambiato la vita, ho incontrato il Signore, la cui via ormai avevo dimenticato”. Da quel momento, anche grazie all’aiuto di don Pietrino Mulas, la sua vita cambia: decisiva è stata l’esperienza presso la comunità dei frati conventuali ad Oristano, per un week-end vocazionale, che lo ha letteralmente conquistato, facendo nascere in lui il desiderio di unirsi a quella ‘compagnia’ per vivere profondamente il Vangelo e seguire il Maestro. Ad assistere al rito dell’ordinazione una folla di fedeli che ha riempito l’imponente santuario mariano: molto bella la presenza di tante coccinelle e lupetti che circondavano le prime file, accanto ai numerosi sacerdoti concelebranti, fra cui vari confratelli dell’ordine dei Conventuali, preti diocesani ed altri amici. Concelebravano anche Mons. Pietro Meloni, Vescovo emerito di Nuoro e l’Abate di Sorres P. Antonio Musi. La presentazione del candidato è spettata a P. Salvatore Sanna, Ministro Provinciale dell’Ordine, il quale ha brevemente ripercorso l’itinerario formativo di Fr. Luca, iniziato con una chiamata forte come quella di Zaccheo e trascorsa sempre nella ricerca appassionata del Signore, nonostante le difficoltà del cammino. Nell’omelia, l’Arcivescovo ha anzitutto commentato le letture della Festa del battesimo del Signore e ne ha spiegato il significato: esso rappresenta una seconda epifania, una manifestazione della gloria di Cristo, proclamato Figlio di Dio nelle acque del Giordano dalla voce stessa del Padre celeste. Successivamente il presule si è soffermato a spiegare le caratteristiche e gli impegni del ministro sacro, sottolineando l’importanza della preghiera, dalla quale nasce l’apostolato e la necessità di essere fedele cooperatore del Vescovo. Non ha mancato poi di offrire dei preziosi consigli, raccomandando soprattutto la disponibilità al ministero della riconciliazione, soprattutto a servizio dei numerosi fedeli che si recano nelle chiese conventuali alla ricerca della misericordia di Dio. Mons. Atzei ha concluso la sua riflessione rivolgendosi ai numerosi giovani presenti, invitandoli tutti a riflettere sulla bellezza della chiamata alla vita consacrata, e a rispondere con generosità alla voce di Dio: con la stessa fede appassionata del Beato Francesco Zirano e, nel suo piccolo, con l’entusiasmo del novello sacerdote Fra Luca, a cui auguriamo un felice e fedele Ministero. D. P. 11 Sorso, Santa Monica ospita 200 ragazzi LA FESTA DELL’ACR “DAI VITA ALLA PACE” S ette parrocchie, duecento ragazzi e circa 30 educatori.Non sono certo i numeri a raccontare la bellezza di una giornata insieme ma ciò che si è celebrato. A Santa Monica, domenica 18 gennaio, l’Azione Cattolica Ragazzi ha dedicato un’intera giornata al tema della pace. L’attenzione specifica in quest’anno associativo era tutta dedicata alla ricerca della pace con tenacia e perseveranza. Tre scienziati un po’ “svogliati” hanno cercato di presentare le proprie scoperte da inviare al Premio Nobel; invenzioni però incomplete, non funzionanti... insomma un lavoro davvero scadente perchè fatto senza forza di volontà. Il compito dei ragazzi partecipanti è stato proprio quello di aiutare gli scienziati a riscoprire appunto tenacia e perseveranza. I bambini hanno quindi potuto capire che anche la pace è un’invenzione che richiede impegno e costanza, sentimenti che vanno costantemente rinno- vanti per non stancarci mai di perseguirla. Gradita la visita del Vicario Generale Mons.Mario Simula che con Don Nicola, parroco di Santa Monica, e Don Andrea Stara assistente diocesano ACR, ha celebrato la Messa. Nell’omelia più volte don Mario ha ripreso il concetto di impegno personale: nel disegno di Dio ogni nostro sforzo fa parte del progetto che Lui ha pensato per noi. La pace, negli obiettivi della festa, è stata presentata non solo come “assenza di guerra” ma anche, e soprattutto dal punto di vista della cooperazione internazionale. Le attività a cui i ragazzi hanno partecipato hanno portato un po’ di entusiasmo nei tre strani scienziati che così sono riusciti a completare le loro invenzioni: un impianto elettrico, un pozzo e un ponte: scoperte e invenzioni non fini a se stesse ma che possono rendere più facile la vita, per esempio, in un villaggio africano in cui non c’è sicuramente l’acqua corrente. Bans, inni acr e tanta gioia hanno reso la giornata una vera festa in tutti i sensi. L’equipe diocesana ha infine ringraziato, di cuore, la grandissima ospitalità ricevuta dal Parroco don Nicola e dall’Azione Cattolica della parrocchia di Santa Monica. Alessia Serra Paolo Brosio a Sassari G DALLO SPETTACOLO ALLA CONVERSIONE rande folla all’Auditorium “Giovanni Paolo II” del Seminario Arcivescovile di Sassari domenica 18 gennaio scorso per l’incontro con Paolo Brosio, celebre giornalista, conduttore televisivo e scrittore, reso ancora più famoso dal suo cammino di conversione mariana, avvenuto a Medjugorje, che lo ha portato a passare da uomo di spettacolo dentro il tunnel di una mondanità sfrenata e priva di valori religiosi a convinto devoto della Madonna, vero figlio della Chiesa, e appassionato divulgatore della grazia e della misericordia riscoperte nella conversione. Un Auditorium davvero strapieno di persone, ammiratori e curiosi, che hanno ascoltato la sua testimonianza, porgendo anche domande interessanti domande al noto giornalista sulla sua vita e sul fenomeno Medjugorje. Paolo ha ripercorso la sua esperienza: Il 2 febbraio 2009 arriva a Medjugorje in un momento di forte difficoltà della sua vita per una serie di vicende famigliari e matrimoniali che lo hanno spinto ad uno stile di vita dissennato che lo ha allontanato dai valori famigliari e dai principi etici fondamentali. Come ha scritto nel suo primo best seller per la Piemme Mondadori, “A un Passo dal Baratro”, Paolo ha poi trovato nella Fede e nella preghiera l’antidoto per il dolore e la sofferenza dell’esistenza. Un dolore ed una sofferenza che non aveva mai conosciuto prima del giorno del suo 53° compleanno. Tante vicende drammatiche lo hanno colpito nel giro di due anni e lo hanno spinto per dimenticare queste sofferenze in un vortice senza fondo dal quale è risorto solo dopo l’incontro con la Fede e la preghiera che ha scoperto in Bosnia Erzegovina, a Medjugorje. Oggi Paolo, dopo 5 anni di conversione, è ancora più motivato e convinto delle proprie scelte esistenziali e ha trovato nella Fede Cristiana e in particolare nell’aiuto della Madonna, una motivazione fondamentale per avvicinarsi alla Parola di Dio e al Vangelo. Come dice sempre lui stesso: “Le parole di Maria nei messaggi di Medjugorje mi hanno cambiato la vita, salvato dal baratro e sopratutto mi hanno fatto scoprire Gesù nella Messa quotidiana, nel Vangelo, nella confessione e nell’Eucaristia. La preghiera è tutto”. Durante la serata c’è stato anche il collegamento televisivo in diretta con Canale 5 all’interno della trasmissione di Barbara D’Urso “Pomeriggio Cinque”. Nel prossimo numero di Libertà riporteremo la nostra intervista con Paolo. F.M. Con i missionari degli emigrati italiani in Svizzera RICORDANDO DON GERMANO A ppena tornato al Padre celeste don Germano Foddai, avevo promesso al Coordinatore dei Missionari degli Emigrati Italiani in Svizzera, don Carlo De Stasio, che sarei andato ad animare alcuni giorni di spiritualità, anche in memoria di don Germano. Ho mantenuto la parola, pur tra i molteplici impegni di questo periodo a causa ella seconda Visita pastorale a Sassari. Così, loro (i Missionari) e il sottoscritto abbiamo deciso di incontrarci a Tavernerio (Como), nella bella casa di esercizi dei Saveriani, che ho raggiunto in taxi da Milano e loro in pullman da Basilea dove erano tutti convenuti. Ho introdotto gli incontri un po’ emozionato, ricordando la promessa fatta a don Carlo: volevo vedere i tratti di Don Germano nel volto di una quarantina di colleghi. Si è parlato della nuova evangelizzazione nei Paesi dell’Europa, tra cui la Svizzera. Non diversi gli scenari che caratterizzano l’attuale momento, a livello culturale, sociale, economico, comunicativo, religioso. Il quadro generale di riferimento è stato completato dai partecipanti nella sua peculiarità elvetica. Anche qui, il secolarismo la fa da padrone, una serie di leggi e leggine tengono tutto in ordine (o quasi), di fatto la maggioranza è lontana dalla prassi cristiana. Quindi, l’aspetto economico che “deve funzionare come un orologio e far tornare sempre i conti”, e quello della comunicazione difficile da recepire nella varietà dei messaggi perché non tutti conoscono bene il tedesco della Svizzera. Infine, lo scenario religioso, in maggioranza ancora cristiano, per via della prevalenza dei cattolici e dei cosiddetti ‘riformati’, e con una non piccola presenza di musulmani e di altre fedi. In questi scenari insiste l’azione dei missionari per i nostri emigrati. In primo luogo, si tratta ormai della terza generazione, ossia di pronipoti dei primi emigrati degli anni ‘50. Una generazione, quest’ultima, che non è diversa da quella dei nostri giovani quanto a pratica cristiana. Non solo, ma anche una generazione che non si ritrova facilmente nella liturgia delle Chiese che sono in Svizzera. Infatti, in alcune diocesi, ad “amministrare” le parrocchie ci sono donne, teologhe competenti, che guidano la comunità, organizzando il ministero pastorale, introducendo le celebra- zioni e tenendo l’omelia, contattando e convocando i sacerdoti per la sola necessaria Eucaristia. E con loro tutto il Consiglio di Amministrazione che vigila, decide, governa strutture e persone, in tutti i sensi, giunge perfino, unitamente alla comunità, a determinare accoglienza o disapprovazione verso questo o quel sacerdote. Non parliamo del culto mariano, qualcosa di così sfumato che non ha nulla a che fare con la nostra intensa devozione alla Madre di Dio. Ma, pro bono pacis e per spirito ecumenico, qualcuno rinuncia a qualcosa, cioè a tanto!... E dopo anni di emigrazione, per esempio, si sta riuscendo a fare il presepio o ad introdurre la festa di qualche Santo o Santa dei luoghi di origine degli immigrati. Tra l’altro, i missionari, non sono neppure tutti di origine italiana, perché le nostre diocesi, mancando le vocazioni, sono poco propense ad inviare sacerdoti per questa missione speciale in Svizzera come in Germania o in Francia. Torniamo a don Germano. I suoi confratelli dello stesso cantone tedesco lo ricordano per la sua personalità schiva, la discrezione, la compe- tenza teologica, l’attenzione agli altri, l’ordine e le buone maniere. “Ma è stato così poco tempo tra noi. Quando cominciavamo a conoscerci, il Padre l’ha voluto con sé”. L’amico più caro, don Luigi, si commuove al solo ricordo, soprattutto “per le atroci sofferenze che ha sopportato con una forza incredibile”. Abbiamo pregato per lui nella Messa di mercoledì 14 gennaio. E alla fine del Corso, tutti hanno firmato un indirizzo di saluto preparato per i familiari e che è stato consegnato proprio in questi giorni. Per dire che tutti sono vicini, pregano per loro e per don Germano, e benedicono con affetto i suoi. Nel messaggio che ho lasciato ai Missionari ho detto che svolgano con grande amore e passione la loro Missione in Svizzera. In risposta, mi è stato richiesto un sacerdote che ‘sostituisca’ don Germano!... pp 12 Vita diocesana Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 “Dialogando” a Stintino/1 Messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per il Convegno Internazionale “Dialogando, identità culturali e religioni a confronto” Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso porge i più cordiali saluti a S. E. R. Mons. Paolo Mario Virgilio Atzei, Arcivescovo di Sassari, agli organizzatori, alle Autorità intervenute e ai partecipanti al Convegno Internazionale “Dialogando, identità culturali e religioni a confronto”, che si svolge a Sassari e Stintino nei giorni 16 e 17 gennaio 2015. Come indica significativamente il sottotitolo “Bridging Differences”, il dialogo ha lo scopo di gettare dei ponti di stima, comprensione e amicizia fra popoli di culture e religioni differenti per contribuire efficacemente alla costruzione della pace. Quasi in spirituale sintonia con il vostro Convengo, Papa Francesco, parlando al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede il 12 gennaio, ha affermato che non si possono costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma neppure si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni, e il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire legami veri di amicizia tra tutti i popoli. Dopo i drammatici fatti di Parigi, molti in Europa provano angoscia e paura di fronte al rischio di attacchi terroristici o di azioni di singoli squilibrati, che sarebbe difficile prevedere o fermare. Ecco perché al Comune di Stintino, all’Arcidiocesi di Sassari e all’associazione culturale “Il Tempo della Memoria” va il plauso di questo Pontificio Consiglio per aver incluso, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra mondiale, un incontro tra docenti, giornalisti, esponenti religiosi e politici delle comunità cristiane, ebraiche e musulmane in Italia, in Europa e nel Medio Oriente, con l’auspicio che questi giorni offrano un’occasione propizia di apertura e dialogo, e -facendo memoria degli orrori della guerra - aiutino tutti a sconfiggere i pregiudizi e ad abbattere le barriere dell’odio, radicandoci nel segno opposto, che è “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom 14,17). Un’autentica costruzione della pace non è possibile se essa non è unita alla lotta contro la povertà sia materiale, sia spirituale, e al rispetto per tutto il creato, la custodia di “questo nostro ambiente, che troppo spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo avidamente a danno l’uno dell’altro” (cfr. Francesco, Al Corpo Diplomatico, 12.01.2015). E tale ammonimento risuona ancora più urgente e significativo per voi, radunati in un luogo di incomparabile bellezza, qual è la Baia dell’Asinara a Stintino! Vi auguriamo, infine, che sia riflettendo su “Religioni e identità culturali”, sia sul “Ruolo dei media nel dialogo interreligioso” possiate contribuire, insieme con i seguaci di tutte le tradizioni religiose, all’edificazione di un mondo che non sia mai più teatro di liti planetarie, ma luogo di accoglienza, condivisione e amore per tutti, e in particolare, di farvi voce di chi non ha più voce, perché ha perduto la speranza. Dal Vaticano, 13 gennaio 2015 Jean -Louis Cardinal Tauran, Presidente Miguel Angel Ayuso Guixot, MCCJ, Segretario RELIGIONI E IDENTITÀ CULTURALI A CONFRONTO I l pensiero di Papa Francesco enunciato nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: “Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come per le altre comunità religiose” ha costituito il filo conduttore del convegno: “Dialogando - Religioni ed identità culturali a confronto” che si è tenuto nei giorni scorsi a Sassari e Stintino. Il tema della pace, reso ancora più stringente dai recenti avvenimenti di Parigi, è stato necessariamente ripreso negli interventi che si sono succeduti in questi due giorni di intenso lavoro con confronti incisivi e sicuramente costruttivi. L’idea di organizzare l’incontro, formulata dall’Amministrazione comunale di Stintino, dall’Arcidiocesi di Sassari e dall’Associazione culturale “Il tempo della Memoria”, ha trovato così, nell’attualità delle tematiche oggetto del nutrito programma e nella stessa valenza dei relatori, un’opportunità di arricchimento culturale per il numeroso pubblico che ha seguito con interesse i lavori. Alla tavola rotonda, tenuta nell’aula Eleonora d’Arborea, il Rettore Massimo Carpinelli, nell’esprimere il compiacimento dell’Ateneo per aver voluto ospitare il convegno nell’Università di Sassari fondata dai gesuiti, evidenzia che nella società odierna, multietnica e multi religiosa, diventa sempre più importante la conoscenza della religione per conoscere la cultura di un popolo. Il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, auspica che il Mediterraneo che unisce popoli di diverse culture, diventi un mare di pace. E Sassari, città tollerante nel rispetto reciproco, dà il suo contributo, con questo convegno, per abbattere il muro dell’ignoranza il cui risultato non può che essere il conseguimento della pace. Nel primo intervento, il prof. Sheikl Sadeq Naboulsi Ahmad, porta all’attenzione il fatto che ciascuno di noi visita paesi, conosce altre località ma non fa nessuno sforzo per visitare il proprio fratello. Egli, sui rapporti tra cristiani e musulmani, sottolinea che c’è una nebulosa che impedisce a causa della posizione ideologica esagerata, l’incontro tra occidente ed oriente. E’ tuttora prevalente la vendetta e la vendetta della vendetta. Per superare questa situazione, è bene riprendere la cultura dell’avvicinamento. Ciò significa una maggiore apertura, l’occidente deve capire l’oriente e l’oriente non deve guardare l’occidente come un nemico. Se maturerà questa consapevolezza allora il fondamentalismo sarà destinato ad essere cancellato come popolo, come gruppo. La religione, sostiene, è uno strumento di conoscenza e deve diventare un ponte per l’amicizia tra i popoli. In- fine, auspica che come la vostra è una terra di pace, possa diventarlo anche la nostra. Nel secondo intervento, Mr Sheikh Ali Assan Ramadan, richiamando quanto detto dal Sindaco auspica che il Mediterraneo possa diventare realmente un mare di pace. Egli sottolinea che non può ipotizzarsi alcun legame tra l’Islam e i fatti di Parigi, come invece si può pensare in occidente, fatti che sono attribuibili soltanto ai fondamentalisti. Per superare, comunque, la convinzione sul coinvolgimento dell’Islam, è fondamentale l’intrapresa di un dialogo favorito dalla conoscenza. I lavori sono proseguiti il giorno successivo nella sala consiliare del Comune di Stintino. Nei saluti di rito, il sindaco, Antonio Deiana, ha sottolineato l’esigenza, avvertita in ambito comunale, di intraprendere un percorso per favorire l’incontro tra i popoli attraverso il dialogo. Per questo non è sufficiente un solo convegno ma è bene che si istituzionalizzi un appuntamento annuale per dibattere le varie problematiche che attengono al dialogo interreligioso. Nella sua riflessione, il presidente del Consiglio Regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, sostiene che l’intrapresa del dialogo interreligioso non può essere condizionata da fatti contigenti, ma deve essere considerata un fatto culturale e come tale va affrontato di giorno in giorno. Precisa, inoltre, che il fondamentalismo non c’entra nulla con la religione dato che la religione di per sé è amore per tutti gli uomini. Il prefetto di Sassari, Salvatore Mulas, afferma che negli ultimi 70 anni è cambiato il tessuto sociale, è avanzato in civiltà. In questo periodo c’è stata la fine della segregazione razziale ma anche vicende gravi di pulizia etnica. Ora, per il progresso dei popoli è necessario che essi si conoscano e si riconoscano e proseguano il loro camino nel dialogo. Mons. Paolo Atzei, vescovo metropolita di Sassari, dice che ciò che stiamo vivendo a Stintino si pone all’interno di una centra- lità mediterranea aperta a tutti i continenti. È una piccola Galilea delle genti, come dice il Vangelo di Matteo. Il luogo che diventa laboratorio eccellente per il futuro per le persone che si incontrano con apertura di cuore. Così l’umanità si arricchisce con l’auspicio di vivere insieme in modo costruttivo. E vale quanto ha detto Papa Paolo Vi, con pazienza e anche gioia. Mons. Giancarlo Zichi dà lettura del messaggio augurale inviato dal Cardinale Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. L’intervento di S.E. Mons. William Hanna Shomali, vescovo ausiliare del patriarca di Gerusalemme, previsto a chiusura della Cerimonia di apertura, è improntato alla speranza in quanto crede nella possibilità di un dialogo nonostante i fatti negativi che si succedono come a Parigi, in Siria, in Irak. Con riferimento ai fatti di Parigi, specifica che gli errori commessi riguardano i terroristi e i caricaturisti. Rileva, al riguardo, che tutti hanno diritto di espressione ma non deve mancare il rispetto della fede diversa dalla nostra. Noi, per esempio, possiamo urtare la sensibilità dei musulmani offrendo loro cibo o una bibita che per loro è proibito. Per questo, insegnare la religione musulmana è importante. D’altra parte, abbiamo delle cose in comune: il digiuno, l’elemosina, il valore della famiglia. E’ importante poi, far seguire al dialogo intellettuale, quello esistenziale. Pertanto è possibile stabilire rapporti di amicizia e di aiuto reciproco. Così a Gaza, dopo i quasi due mesi di guerra, 1200 cristiani sono andati ad aiutare i musulmani per la ricostruzione della loro casa distrutta. In Turchia, invece, i musulmani hanno, di recente, aiutato i cristiani in stato di povertà a seguito del terremoto che aveva distrutto i loro villaggi 12 anni fa. Si tratta di esempi molto importanti anche perché rimangono poi nella memoria collettiva. Franco Nuvoli (Continua nel prossimo numero) La Parola di Dio III Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B) 13 LETTURE: Giona 3, 1-5.10; Salmo 24; 1 Corinzi 7, 29-31; Marco 1, 14-20 OGGI È IL TEMPO FAVOREVOLE PER LA RISPOSTA Q uando Dio convoca per la sua missione, le nostre risposte possono essere molteplici. Si può rispondere aderendo con entusiasmo alla sua chiamata, anche se comporta una rinuncia radicale. Ci può essere la risposta “forzata” di Giona, ribelle perché non ama la conversione di Ninive. Anche una terza risposta è possibile: quella di chi dice: “Sì, ci sono!” e poi non fa quello che Dio vuole, ma ciò che è più comodo e congeniale al suo modo di pensare. La Parola di Dio ci interpella su questo aspetto della vita del credente e del discepolo. Il primo chiamato di cui ci parla la Scrittura, oggi, è Giona. Uomo stranamente e talmente geloso del dono che Dio ha fatto a Israele, da rifiutare la chiamata: non vuole che Ninive si converta. E scappa da Dio. Dio lo insegue attraverso segni e avvenimenti. Finché il profeta non si piega. Annuncia e i niniviti si convertono al Signore. Siamo così gelosi della nostra fede da rifiutarne l’annuncio ai lontani e ai vicini scomodi? Forse noi non diciamo di no a Dio. Ma siamo di quelli che rispondono a Lui, avendo già in mente un altro progetto: il nostro, non quello di Dio. Spinti da una presunzione sottile e non riconosciuta, portiamo la “nostra no- tizia” che non è “bella” come quella del Vangelo. Una notizia dura, inflessibile, nella quale il “precetto” prevale sull’amore, “l’imposizione” prende il posto della persuasione educativa, lenta e paziente. Annunciatori di “un rigore” sconosciuto al Signore. Senza accorgerci che questo “rigore” nasconde l’esercizio di “un potere” sulle persone e sulle coscienze, e non svela la disponibilità del servitore inutile e povero, fedele al Signore che lo mando ai peccatori e non ai giusti. Sono questo annunciatore? Sono questo laico “integro” che forse ha smarrito il senso di che cosa significhi “guardarsi allo specchio”? Andrea e Pietro, Giacomo e Giovanni sono chiamati che prendono Gesù sul serio. L’adesione a Lui è totale e pronta. Coincide con una liberazione profonda condizione essenziale del “SI”: lasciare reti, barca, padre per continuare ad essere pescatori, ma “di uomini”. I “quattro” non sono persone senza fragilità, anzi. Soprattutto sono, persone dell’amore. E quando si ama, ogni uomo diventa padre, madre, fratello e sorella con i quali condividere l’avventura del Vangelo. Anche perché “il tempo si è fatto, ormai, breve”. Ce lo ricorda san Paolo: “Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché «Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro» passa la scena di questo mondo!”. Il nostro compito è “vivere come se”: vivere con intensità la vita senza idolatrare la vita. Interpretandola con quel distacco che la rende vera, gioiosa, al riparo da affanni inutili. Libera. L’evangelizzatore sceglie questo stile di Vangelo e riesce a comunicarlo con passione e serenità e lo vive non di malavoglia, ma con ilarità e semplicità di cuore. Mi ritorna alla mente una parola di don Milani: “Dio non mi chiederà ragione del numero dei salvati, ma del numero degli evangelizzati”. Tu presbitero, tu laico, tu catechista, tu lettore, tu diacono, tu accolito non sei chiamato a salvare nessuno. Salvare è compito di Dio. Tu devi soltanto evangelizzare, con umiltà, con fedeltà, con perseveranza, con discrezione, con una venerazione profonda della persona che avvicini, con la finezza di chi non impone il proprio modo di pensare. Nessuno si può allontanare per colpa nostra. Come nessuno si può avvicinare attratto dai miraggi del nostro Vangelo facile e a poco prezzo. Nessuno si deve allontanare perché ha trovato noi al centro dell’annuncio e non Gesù. Come nessuno deve avvicinarsi solo perché ha trovato noi al centro dell’annuncio, rendendogli opaco Gesù. Don Mario Simula L’interpretazione del Cantico nei Padri della Chiesa/9 L’AMORE È FORTE COME LA MORTE “D io è il profumo perfetto”, aveva affermato il teologo Atenagora nel secondo secolo (Supplica per i Cristiani 13). Il linguaggio simbolico del “profumo” apparve ai Padri della Chiesa molto adatto a descrivere la vita divina: “Dio possiede ogni odore soave e tutti gli effluvi degli aromi”, diceva Sant’Ireneo di Lione agli inizi del terzo secolo (Contro le Eresie 4,14,3). Nel giorno della creazione Dio ha donato all’uomo “il respiro profumato della sua divinità”, sentenziava il misterioso libro delle Ricognizioni Pseudo Clementine (4,9,1). Sant’Ambrogio vescovo invita i credenti ad accogliere dal Cristo Risorto il profumo della risurrezione e a diffonderlo nel mondo: “Del profumo della fede olezza l’anima che apre il cuore a Cristo, accogliendo l’odore della sepoltura del Signore, per credere che la sua carne non ha conosciuto la corruzione e non ha esalato il cattivo odore della morte, ma è risorta effondendo il profumo di quel fiore della vita che è sempre verdeggiante” (La Verginità 62). Nel “pane della parola di Dio” Sant’Ambrogio trovava la segreta energia per poter gustare la “sobria ebbrezza dell’Eucaristia”. Nell’estasi suscitata dalla partecipazione alla “mensa eucaristica”, egli sentiva la pregustazione del futuro banchetto celeste: “Buona è l’ebbrezza spirituale che non fa vacillare il corpo, ma sa sollevare i passi del cuore. Buona è l’ebbrezza del calice della salvezza, che allontana la tristezza della coscienza colpevole e infonde la gioia della vita eterna” (Commento al Salmo 118,21,4). Nell’inno Splendor paternae gloriae, da lui composto per il canto liturgico nella comunità, il vescovo della Chiesa Milanese invitava i fedeli a pregare dicendo: “esultanti beviamo la sobria ebbrezza dello Spirito”: “laeti bibamus sobriam ebrietatem Spiritus”. Ambrogio, giunto al Battesimo in età matura ed elevato nel medesimo tempo al sacerdozio e all’episcopato, aveva partecipato quando era ancora giovanissimo al rito della consacrazione della sorella Marcellina, che riceveva dal Papa Liberio il velo delle vergini al canto del “Cantico dei Cantici”. Divenuto vescovo, oltre vent’anni più tardi, dedicò alla sorella il trattato “Sulle vergini consacrate”, facendo del de virginibus un autentico inno all’amore vergi- nale con le parole del Cantico, per offrire l’interpretazione cristiana del poema biblico: il Verbo di Dio, che viveva eternamente “nel grembo del Padre”, nacque come uomo dal “grembo di una vergine” affinché le vergini consacrate, e anche tutti i cristiani, sentissero il desiderio di “correre dietro il profumo dello sposo” (Cantico 1,4). La risurrezione di Gesù di Nazaret, che i cristiani sono chiamati a testimoniare con il profumo delle virtù, annunzia e realizza la “salvezza universale” dell’umanità, come profetizzava l’evangelista San Giovanni raccontando l’episodio dell’unzione di Betania: “tutta la casa fu ripiena del profumo dell’unguento” (Giovanni 12,1-8). Gesù Cristo è “immortale nella morte”, afferma Sant’Ambrogio: “immortalis in morte”. E nel mistero della sua risurrezione riempie la Chiesa del “profumo dell’immortalità” (Il Sacramento dell’incarnazione del Signore 4,9). Mistero della fede! Gli uomini che non hanno fede pensano che “Cristo non è Dio” perché “è morto”. E anche i credenti che seguono la dottrina dell’Arianesimo affermano che Gesù non è Dio perché è an- dato incontro alla morte, mentre è risaputo che Dio non può morire. I veri cristiani invece credono che “Gesù è Dio” proprio perché “è morto” e “nella morte è rimasto immortale”. Gli uomini che credono alla risurrezione di Cristo e vivono la risurrezione quotidiana, testimoniando nel mondo il suo amore, diffondono sulla terra “il profumo dell’immortalità”. È proprio nella morte che il Figlio di Dio si fa vicinissimo ad ogni uomo e a tutta l’umanità. La morte è l’unica realtà comune a tutti gli uomini. La risurrezione svela che “la morte” non fa morire “l’amore”. La risurrezione di Cristo, sorgente della risurrezione dei cristiani, è fonte della “vita immortale”, nella quale l’uomo “vivrà con Dio per sempre”. “Morte e risurrezione” appaiono come la perfetta “epifania dell’Amore”. + Pietro Meloni 14 InformaCaritas Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 A cura di Gianfranco Addis Seminario formativo per giornalisti CAPIRE E RACCONTARE LA MOBILITÀ UMANA N ella Caritas comunicare significa offrire agli organi di stampa (e alla comunità) tutti gli strumenti utili affinché il parlare di temi delicati, come l’immigrazione, sia corretto e fuori da stereotipi discriminatori. Con questo convincimento il Coordinamento regionale comunicazione delle Caritas della Sardegna ha organizzato il Seminario formativo per giornalisti e comunicatori, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, l’Unione Cattolica Stampa italiana (UCSI) della Sardegna e l’Agenzia giornalistica Il Redattore Sociale: Capire e raccontare la mobilità umana: immigrati, profughi e ROM, oltre le discriminazioni, che si è tenuto a Sassari nella sede de La Nuova Sardegna, lunedì 19 gennaio 2015. Filo conduttore del Seminario è stata la Carta di Roma, protocollo deontologico sottoscritto il 13 giugno 2008 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, circa l’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti. Sono intervenuti: Mario Girau (Presidente UCSI Sardegna), Stefania Russo (Responsabile dell’area immigrazione della Delegazione Caritas Sardegna) e Raffaella Cosentino (giornalista freelance e collaboratrice dell’Agenzia Il Redattore Sociale). Stefania Russo ha portato l’esperienza delle Caritas e il loro lavoro di mediazione civile, sociale e culturale, affermando come sia interesse primario della Caritas che l’informazione sia sempre corretta, perché le distorsioni nella comunicazione provocano difficoltà alla comunità stessa. Il percorso di assistenza per la Caritas deve essere sempre accompagnato da un percorso di comunicazione ca- pace di favorire la conoscenza delle persone e delle situazioni. Raffaella Cosentino ha rimarcato l’importanza dell’uso corretto dei termini nella comunicazione sociale. L’uso improprio delle parole carica l’informazione di falsità che spesso alimenta sentimenti razzisti e forma stereotipi privi di verità. Il termine clandestino, ad esempio, è utilizzato solitamente come sinonimo di immigrato, definendo più che altro una etichetta politica e mediatica visto che il clandestino non esiste come status giuridico. Destabilizzanti sono le informazioni errate come per gli incentivi (40 euro) agli immigrati, contributo dato invece alle associazioni che si occupano dell’accoglienza. E proprio il termine accoglienza viene spesso caricato più di senso religioso che di dovere previsto dall’articolo 10 della Costituzione Italiana e dalla Convenzione di Ginevra. L’informazione viene distorta anche con la nazionalità e l’etnicizzazione dei reati, quando viene rimarcata ogni volta che il reato è commesso da un: romeno, albanese, arabo, costruendo stereotipi (noi sardi ne sappiamo qualcosa!) necessari spesso a giustificare false emergenze. Emergenza è definita la massiccia migrazione dall’Africa verso il continente europeo (nel 2011 si è parlato di tsunami umano) senza considerare quanto scritto nel rapporto annuale statistico dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) in cui si legge che i 4/5 dei rifugiati del mondo sono ospitati dai paesi in via di sviluppo o confinanti con gli stati in conflitto. Di questo esodo appena il 3,9% ha interessato Malta e Italia. Comunicare correttamente è proprio una questione di giustizia sociale. PICCOLO GLOSSARIO Immigrati, clandestini, rifugiati, sfollati, profughi…. Sono tutti uguali? - Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti, cioè, sia da migranti irregolari che da potenziali rifugiati. - Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, alla quale l’Italia ha aderito insieme ad altri 143 Paesi. Nell’articolo 1 della Convenzione il rifugiato viene definito come una persona che: ‘temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese’. Lo status di rifugiato viene riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale. - Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella definizione di ‘rifugiato’ ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non sussiste una persecuzione individuale - necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce violazioni dei diritti umani. In base alle direttive europee questo tipo di protezione viene definita ‘sussidiaria’. La maggior parte delle persone che sono riconosciute bisognose di protezione in Italia (oltre l’80% nel 2007) riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di rifugiato. - Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima. Scopo della tratta è ottenere il controllo su di un’altra persona ai fini dello sfruttamento. Per ‘sfruttamento’ s’intendono lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo degli organi. - Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza. - Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a) ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’); o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento. In Limba 15 Dicios antigos e vida moderna LEA A MARIDU TOU CUN SU DIFETU SOU S os antigos teniant s’usu de impreare peràulas pagas pro dare indicos mannos in sa vida de cadadie. Fit s’impreu de sos dìcios. Unu de cussos, chi de seguru ogni mama ripitiat a sas fizas, fit: “Lea a maridu tou cun su difetu sou”. Proite ogni mama? Ca fit dovere de sa mama a dare cussizos sabios a sas fizas, massimu candho custas detzidiant de si cojuare, cosa chi, a narrer sa veridade, in sos tempos passados, fit naturale comente su nascher. Fit una realtade istorica e sotziale seculare, mancari in ogni tempus e logu non siant mancadas sas feminas chi non si sunt cojuadas, ma fint un’ecetzione. Sas leges e ritmos fint cussos de: nascher, crescher, cojuaresi, fagher fizos e imbetzare a costas a sa pessone chi su destinu, o sos parentes etotu, aiat dadu. Duncas, dadu chi a si cojuare cheriat, e cheret, narrer a istare cun d’unu omine giamadu maridu, a sa mama tocaiat de dare a sa fiza sos segretos pro chi aerat potidu superare sas difiicurtades de caratere chi s’omine, leadu pro cumpagnu a vida, podiat tenner. Dae semper, sa cuntentesa de duas pessones chi istant paris est fata dae sa bona sorte chi Deus lis dat, dae su saludu e dae sa paghe chi bi regnat intro de domo. Si est beru chi su fatu eretu, ligadu a sas annadas bonas, a su saludu, a sos partos chi andhant a deretu e gai sighindhe, est beru puru chi una bona parte de sa cuntentesa tra maridu e muzere risultat dae s’armonia chi regnat tra issos duos. E custa no est cosa de su tempus passadu, ma balet meda, meda, oe puru. Pro cussu sas mamas, e fintzas chie mama non fit, cussizaiant a sas cojuadas noas, e de frecuente puru a sas “cojuadas betzas”, de leare su maridu issoro cun sos difetos chi issos teniant. Cheriat narrer chi deviant cumpatire, chi deviant cumprendher, chi deviant avitare pro non brigare. Ogni femina manna aiat già isperimentadu chi a istare a mata a candhela cun su maridu non daiat profetu, ne pro sa pessone singula ne pro sa familia. Candho si agataiant pessones de giudu, massimu mamas e parentes de s’omine, daiant su matesii cussizu puru a su maridu, pro chi non si esserat cumportadu che padronu o domadore de ainos arestes, comente, a bortas, caligunu, pius animale che pessone, si leaiat s’abitudine de fagher, pustis chi, sendhe innamorendhe, si fit mustratu totu mele, mele. Custu dìciu antigu e antigoriu podet servire ancora in dies de oe? A mie paret chi tiat dare profetu, non naro in assolutu, ma nessì unu pagu, proite, mi paret chi tra maridu e muzere oe si cumpatint guasi nudha. Difatis est fatzile chi in logu de si cumpatire, e de chircare de si cumprendher, si chirrient luego sas cosas e ognunu sigat sa vida a contu sou, partindhe fintzas su frutu de sas dies de amore passadas umpare. E sas poberas criaduras innotzentes, cosa chi non si podet isperrare, s’agatant che chirriolos de istratzu, tiradas dae un’ala a s’atera chentza peruna piedade. Mariantonia Fara Alimentos Sardos in dies de festa 70 RETZETAS DE SA TRADITZIONE U nu donu agradessidu meda est istadu pro me custu lìberu de Costantina Frau, iscritora sedilesa, autora de lìberos de alimentatzione e de romanzos e contos pro pitzinnos in italianu e sardu, e no est, ebbia, unu lìberu de retzetas comente narat su tìtulu. “Alimentos sardos in dies de festa” est una testimonia de sas abitudines alimentares de sa Sardigna, ma puru de traditziones, de folclore e de religiosidade. S’autora faghet una anàlisi de sa nàschida de sas festas e de sas recurrèntzias e aprufundit s’isàminu de sas caraterìsticas particulares issoro. Su lìberu est iscritu in sardu e in italianu, descriet a sa minuda totu sos ammanizos de sos alimentos in totu sos passazos tochende puru sas tènnicas de tràbagliu de su pastore e de su massaju, e custu est frutu de un’istùdiu longu e de chircas e intervistas fatas in su territòriu. In s’antepòsidu, unu tzinnu a sas traditziones populares mediterraneas e cristianas introduit a s’argumentu, chi posca isvilupat in 13 capìtulos in sos cales aprufundit sas usàntzias de sa Sardigna. Sos meses de s’annu sunt su riferimentu pro sas festas e sas recurrèntzias pius de importu, cun sa descritzione de s’ammanizu de sos màndigos e de sos durches tìpicos, comintzende dae Bennarzu cun Santu Antoni de su fogu e Carresegare e posca, Carèsima, Prammas, Pasca Manna, Pasca de Fiores, su Tusorzu, su Messonzu de su trigu e de su laore, Nostra Segnora de Mesaustu, sa Binnenna, Sos Santos e Pasca de Nadale. S’autora non trascurat sos màndigos pòberos, antzis ammustrat chi sa natura nos donat ervas e frutos, chi pro tempòrios sunt istados s’alimentu primarzu de s’òmine, e cun pagu infadu podent èssere impreados in giambu de cussos màndigos tropu refinados e pagu sanos chi oe sunt in sas bancas nostras. Custu lìberu est un’intzitu pro torrare a custu connotu fatu de ischires antigos, de nuscos e sabores ismentigados, de sos cales si nde podet aer bonu proe pro sa salude, ma est un’intzitu puru pro torrare a pretziare e avaloriare sos frutos naturales chi sa terra nos donat, pro nos pònnere in armonia cun nois matessi, cun sos àteros e cun sa natura ispantosa de sa terra nostra. Domitilla Mannu 16 In Calendario Libertà | 20 GENNAIO 2015 | Anno CV | numero 3 SAN GIOVANNI BOSCO 31 Gennaio 2015 Parrocchia San Giovanni Bosco S. Messa ore 18,00 Parrocchia N. S. Latte Dolce (Salesiani) Triduo nei giorni 28-29-30 gennaio alle ore 17,00 S. Messa ore 18, 00 Speech Guard l’innovativa tecnologia per tornare a sentire come mai ti aspetteresti Quando l’udito comincia a perdere forza, le parole arrivano al cervello sfocate e diventa difficile seguire il filo del discorso. Lo Speech Guard è un chip elettronico, ideato per mettere a fuoco la voce e migliorare la comprensione delle singole parole. 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