Varsavia alla presidenza Ue: «Mai così benestanti in 150 anni»
Transcript
Varsavia alla presidenza Ue: «Mai così benestanti in 150 anni»
03/07/2011 - REPORTAGE "La Polonia del miracolo ricca, ottimista e sexy" Addio al passato: i palazzi di Varsavia conservano ancora il grigiore sovietico, ma il traffico e i negozi sono da capitale dinamica Varsavia alla presidenza Ue: «Mai così benestanti in 150 anni» EMANUELE NOVAZIO VARSAVIA Volevamo espanderci all’Est ma siamo arrivati a Cracovia per caso, perché nessuno in ambasciata o all’Ice ci aveva saputo dare informazioni precise: il sindaco, invece, ci ha subito messo in contatto con l’università e i responsabili della “zona tecnologica speciale”, un’area di servizi che punta all’integrazione fra centri di ricerca e impresa. Una settimana dopo avevamo assunto il primo nucleo di giovani ingegneri freschi di laurea e avviato la nuova filiale. Un record, mai successo al mondo». Vittorio Cavirani, che con il socio Enrico Grassi dirige «Elettric80» - azienda leader nella produzione di veicoli laser integrati e robot industriali, un marchio presente in tutto il mondo , rievoca con il disincanto di chi conosce bene le contorsioni burocratiche italiane l’avvio di un’«avventura polacca» dimostratasi fin dall’inizio fortunata, vincente. Il suo racconto fotografa una realtà ancora sottovalutata o poco conosciuta, in Italia: in Polonia la tassazione massima alle imprese è del 20 per cento, la stessa aliquota fissata per l’utile aziendale. Il dinamismo dell’economia colloca il Paese al terzo posto in Europa per la creazione di nuovi posti di lavoro e al primo posto per la creazione del primo impiego. E uno studente su dieci, in Europa, è polacco (quindici anni fa la Polonia era superata anche dai Balcani, nella gerarchia dell’istruzione superiore). Ma quel che più conta - nel Paese che il primo luglio scorso, subentrando all’Ungheria, ha assunto un’impegnativa presidenza di turno dell’Unione Europea dopo aver rovesciato le dinamiche fra «vecchia» e «nuova Europa» con un interesse crescente per Berlino, piuttosto che per Washington - è la consapevolezza di «aver svoltato»: «Per la prima volta in 150 anni siamo riusciti a creare un’economia migliore e, soprattutto, una vita migliore», nota Stawomir Majman, presidente dell’Agenzia polacca per gli investimenti. L’Eurobarometro conferma: la Polonia è il Paese più ottimista dell’Ue, e la percezione che diffonde con intensità crescente è la stabilità, economica e politica. Un merito che va attribuito, di sicuro, anche allo stile sobrio, pragmatico e «tedesco» del primo ministro liberale Donald Tusk, che ha fatto dimenticare le derive populiste dei gemelli Kaczynski. Se ne sono accorte le grandi multinazionali americane, francesi ma soprattutto tedesche, coreane e giapponesi, che in due anni hanno raddoppiato gli investimenti in Polonia (balzata al sesto posto nella graduatoria dei Paesi più attraenti per gli investitori stranieri, dal 22˚ posto del 2007): il 60% sono in «intellectual business», come dire ad alto costo di lavoro e alta produttività. Il «miracolo» polacco - che contribuirà a conferire autorevolezza a una presidenza «fuori dall’euro» ma alle prese con le «crisi dell’euro», tant’è vero che Tusk ha chiesto insieme alla presidenza una sedia nell’eurogruppo, «non come membri, ma per seguire i lavori» - ha spiegazioni laiche, tiene a precisare il vice ministro delle Finanze Dominik Radziwitt. Grazie al forte incremento di investimenti pubblici (un altro primato polacco, all’interno dell’Ue), a un sistema bancario prudente, a un accorto utilizzo dei fondi comunitari (la Polonia ne è il maggior beneficiario), a un debito pubblico che per vincolo costituzionale non può superare il 50 per cento del Pil, ma grazie anche alla flessibilità del sistema produttivo e a una accorta politica sociale, costo del lavoro e pressione fiscale sono diminuiti favorendo i consumi privati, l’occupazione e la crescita del prodotto interno lordo. Quest’ultima ha rallentato durante la crisi finanziaria globale, scendendo all’1,7 per cento nel 2009 rispetto al 6,8 di due anni prima. Ma è subito tornata a impennarsi: al 4 per cento l’anno scorso, al 4,4 nel primo quadrimestre di quest’anno. Nell’ufficio avuto in prestito dal Comitato Olimpico alla periferia di Varsavia, Mikolaj Piotrowski è circondato da diagrammi, schemi, prospetti. La rappresentazione grafica della preparazione agli Europei di Calcio 2012, che la Polonia spartirà con l’Ucraina, è la migliore sintesi del dinamismo e delle ambizioni del Paese dell’Est Europa: «La Polonia oggi è il più grande cantiere d’Europa, e il campionato dell’anno prossimo sarà molto di più di un torneo di calcio», avverte Piotrowski dal suo tavolo di responsabile del coordinamento di «Pl. 2012». E prosegue: «Il nostro obiettivo è strategico: ammodernare il Paese con investimenti nelle più importanti infrastrutture. Ma soprattutto proiettare nel mondo l’immagine della nuova Polonia. Far vedere a tutti che la Polonia è diventata trendy. Perfino sexy».