Solo i morti hanno visto la fine della guerra
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Solo i morti hanno visto la fine della guerra
Solo i morti hanno visto la fine della guerra Quando sentiamo parlare di guerre, conflitti o discordie fra popoli mai ne rimaniamo realmente e completamente colpiti o interessati. Crediamo che questo sia un problema che non ci riguarda,anzi,di problemi a cui pensare ne abbiamo anche troppi. Pensiamo quindi che non ci appartenga e che quei popoli siano in grado di cavarsela. D’altronde che razza di aiuto potremmo essere in grado di dare? Ce la faranno, ne sono in grado. Non ci resta che rimanere fermi e aspettare di trovare sulla prima pagina del giornale chi sia il vincitore e chi lo sconfitto. Per quanto però dettagliate e precise possano essere tali informazioni mai trasuderà il dolore ,le pene e la sofferenza che più di 2.1 00 perdite hanno portato. Ma le vere vittime del massacro palestinese sono i bambini,giovani anime, che pur avendo diritto alla tregua e prima di tutto alla pace, vivono in uno stato di terrore continuo. Costretti a vivere senza più acqua, gas, corrente elettrica, pane e latte. Improvvisamente sentii un forte bisogno di conoscenza. Tutto ad un tratto l’informazione prese vita. D’altronde essa è alla base dell’unico possibile cambiamento e se anche solo uno tra i lettori tornasse a casa con qualche dubbio in più e la curiosità di approfondire, significherebbe aver ottenuto una vittoria. Pensai che fosse giusto sapere che Saleh Mahmoud, un ragazzino palestinese di 11 anni del villaggio Al-Issawyeh di Gerusalemme ha perso un occhio dopo essere stato colpito da un proiettile di gomma rivestito di metallo ,sparato da un soldato israeliano. E che a Ramalla una bambina palestinese di 1 0 anni, Mayar Amran Twafic al-Natsheh , è stata gravemente ferita al volto da un proiettile di gomma sempre rivestito di metallo, sparato dalle forze di occupazione israeliane. Lessi un libro, Il viaggio di Vittorio, in cui la madre parlava con meraviglia ma anche con tanta sofferenza dell’itinerario del figlio. Ricordo che per diversi giorni mi rimase impresso questo passo: << Da un paramedico della Croce Rossa ho ascoltato il resoconto del loro arrivo sulla scena del massacro di Zaitun. Un bambino,visibilmente denutrito, stava accucciato dinnanzi al corpo della madre in avanzato stato di decomposizione. Per quattro giorni si era preso cura di quel corpo come se fosse ancora vivo; l’aveva asciugato dal sangue sulla fronte e strisciando fra le macerie di quella che era stata la sua casa si era procurato acqua,pane e dei pomodori,li aveva messi vicino al viso della madre morta. Pensava stesse solo dormendo>>. Vittorio Arrigoni,Gaza City,1 7 gennaio 2009. Restiamo umani. [M.D.C Felici]