ideologia - Altervista

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ideologia - Altervista
IDEOLOGIA
IDEA Il termine deriva dal greco eidoV, traducibile
con forma, figura, aspetto. A differenza del
significato assunto in epoca moderna, ovvero di
contenuto della mente e risultato del pensiero (così
è appunto da Cartesio in poi), nell'antichità era
considerata (da Platone) un'entità perfetta e
immutabile, di carattere divino, e con esistenza
propria, quindi non era generata dall'intelletto.
Il concetto di idea è stato introdotto da Platone,
secondo il quale tutto ciò che appartiene al mondo
delle cose sensibili è un tentativo di imitazione
delle idee, immutabili, eterne e perfette
(corrispondenti al vero essere).
Queste infatti sarebbero "paradigma" di tutti gli
oggetti o le azioni.
Le idee di Platone vivono in un mondo a parte,
detto Mondo delle Idee o Iperuranio e inoltre, nel
dualismo gnoseologico platonico corrispondono
all'episthmh, cioè la conoscenza immutabile e
perfetta.
Le idee esistono secondo Platone
indipendentemente dall’essere pensate.
Plotino(205-270), invece, farà un passo avanti:
esistono nella misura in cui sono pensate da Dio.
Più tardi,gli "ideologues" furono quei
rappresentanti della corrente filosofica che segnò il
trapasso dall'empirismo illuministico allo
spiritualismo tradizionalistico.
Poiché alcuni di loro gli si opposero, Napoleone lo
usò in modo dispregiativo per indicare i "dottrinari",
coloro i quali avevano poco contatto con la realtà e
poco senso politico.
Fu a partire da qui che il termine perse la sua
connotazione esclusivamente filosofica,
acquisendo connotati sempre più vicini alla
nozione moderna.
Ideologia è un termine,di grande ambiguità che,
perso rapidamente il primitivo significato filosofico
di analisi scientifica (non metafisica) del pensiero,
delle idee e degli stati dell'anima, definisce
piuttosto quel complesso di argomentazioni, giudizi
e valori che in vario modo servono a esprimere o a
giustificare interessi di gruppi o classi particolari.
Il termine ideologia ha un primo significato
letterale che risale agli inizi dell'Ottocento, coniata
da Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy
(1754-1836) come "l'analisi delle sensazioni e
delle idee" nell'opera Ideologie, pubblicata nel
1801. In seguito il termine ha assunto il signifiato
traslato di "sistema di idee" più o meno coerente e
organizzato, prendendo ben presto una
connotazione negativa soprattutto grazie all'opera
di Karl Marx e alla sua critica dell'idealismo.
È K. Marx che insieme a F. Engels approfondisce
questa interpretazione ne L'ideologia tedesca
(1845-1846), un'interpretazione di grande
successo, che ancora oggi è assolutamente
dominante.
L'ideologia non è che l'espressione ideale di
determinati rapporti materiali: con essa si presenta
e rappresenta (e in questo gli intellettuali giocano
un ruolo di primo piano) l'interesse dalla classe
dominante come interesse comune di tutti i membri
della società, dando alle sue idee la forma
dell'universalità.
Con l'analisi di Karl Marx (cfr. Sacra Famiglia,
1845; Miseria della Filosofia, 1847; Ideologia
Tedesca, 1845) l'insieme di tutte le teorie
filosofiche, politiche, morali, religiose non sono
autonome ma, essendo prodotti umani, sono
vincolate a come gli uomini vivono; per cui
appaiono autonome solo in una società dove nei
rapporti (Verkehr) di produzione, i mezzi per
produrre e l'uso di questi è diviso tra classi.
In altre parole, l'ideologia è il modo di vedere la
realtà della classe sociale dominante.
Questa fu la tesi che poi venne chiamata del
"materialismo storico", non avendo Marx stesso
elaborato alcuna teoria generale.
Progressivamente l'ideologia si rende
indipendente dai rapporti materiali e di classe che
l'hanno originata, ponendosi rispetto ai membri
della società come norma di orientamento culturale
e di condotta, come strumento materiale e morale
di dominio su di essi.
Nel pensiero marxista successivo e in particolare
con N. Lenin eG. Lukács il concetto di ideologia
venne esteso a definire anche la rappresentazione
della società e del suo movimento storico da parte
delle classi dominate, e in particolare del
proletariato, per la sua stessa posizione portatore
di un'ideologia scientifica.
Negli elitisti italiani e in particolare in V. Pareto
(Trattato di sociologia generale, 1923) essa
diventa lo strumento fondamentale di
manipolazione (e di automanipolazione) che le
classi politiche usano per illudere sé stesse e gli
altri, una razionalizzazione del proprio potere di
fatto: ed è in questo senso che continua a essere
considerata dalla sociologia politica
contemporanea.
Con gli studi di Vilfredo Pareto (cfr. Trattato di
sociologia generale, 1916) l'ideologia si
contrappone alla scienza perché le due discipline
fanno riferimento a campi opposti: la prima
riferisce al campo del sentimento e della fede, la
seconda al campo dell'osservazione e del
ragionamento.
Venne così stabilito un punto importante: la
funzione dell'ideologia è in primo luogo di
persuadere, cioè dirigere l'azione.Per inciso
vogliamo ricordare che Vilfredo Pareto,durante la
sua attività lavora al"Les sistem socialist".
A leggerlo e a seguire i suoi corsi all'università di
losanna c'è il ventenne emigrante Benito Mussolini
che,pur con alle spalle un apprendistato
socialistico,i vari contatti con l'ambiente
anarchico,e con spiccate idee "rivoluzionarie",non
ha ancora un pensiero politico autonomo,come
sarà in seguito il Fascismo.
Ma proprio dagli scritti di pareto,dalle sue
lezioni,dai suoi insegnamenti,mussolini cerca di
trarre vantaggio dal pensiero di questo economista
borghese...
..."che c'insegna a noi socialisti due cose.a prima
riguarda "l'unità"e la seconda la "tattica" del
partito"... (cit.da Avanguardia socialista,n.97,14
ottobre 1904).
È con K. Mannheim (Ideologia e utopia, 1929, ed.
it. 1957) invece, che lo studio dell'ideologia
comincia a essere affrontato con gli strumenti
propri della sociologia della conoscenza,
penetrando nella visione del mondo del portatore
di ideologia e mostrando come il suo pensiero e il
suo stesso apparato concettuale siano in funzione
della posizione sociale ricoperta, e infine
dimostrando come esista una stretta
corrispondenza tra il tipo di ideologia e le
caratteristiche sociologiche del gruppo che la
esprime e se ne fa portatore.
Mannheim distinse poi un concetto universale ed
uno particolare di ideologia.
In senso particolare s'intende per essa l'insieme
delle contraffazioni della realtà, che un individuo
compie più o meno coscientemente.
In senso generale s'intende per essa l'intera
"visione del mondo" di un gruppo umano, per es.
una classe.
La prima va analizzata dal punto di vista
psicologico, la seconda da quello sociologico. (cfr.
Ideology and Utopia, 1953 [prima ediz. 1929]).
Ideologia e Utopia sono due realtà trascendenti
distinte, delle quali solo la seconda è realizzabile.
La caratteristica comune delle dottrine di Pareto e
Mannheim era la contrapposizione tra le ideologie
e le scienze positive.
In generale possiamo definire l'ideologia come
credenza, importante per la condotta, utilizzata o
subita da individui o gruppi umani a livello più o
meno inconscio.
Così inteso il concetto diviene puramente formale:
può essere ideologica una credenza fondata o
infondata, realizzabile o no; è caratterizzata
unicamente dalla capacità di influire sul
comportamento,è evidente dunque il gioco che la
cultura ha nella determinazione e superamento di
questa "credenza".
Ora che attraverso questa premessa abbiamo un
quadro storico e significativo del concetto di
ideologia passiamo a vedere come questa è stata
applicata,utilizzata e vissuta dagli uomini.
Come si deduce da quanto detto,in termini
sociologici,l'ideologia è stata studiata,e ad oggi è
argomento di grande interesse per gli
scienziati,soprattutto in termini politici e quindi di
organizzazione sociale.
Che cos'è dunque una ideologia politica?
Un'ideologia politica è un insieme di ideali etici,
princìpi, dottrine, miti o simboli di un movimento
sociale, di un'istituzione, un partito o un gruppo
che spiega come la società dovrebbe organizzarsi,
elaborando delle proposte per realizzare il proprio
progetto.
Un'ideologia politica condiziona altresì la gestione
del potere secondo un determinato pensiero
politico che spesso identifica un partito politico e la
sua linea.
Ideologicamente, l'informazione e la divulgazione
culturale si riducono a mezzi di indottrinamento.
Ed in questo modo, palesemente o meno, si
giunge al principio secondo cui la difesa della
democrazia può passare attraverso l'uso di mezzi
totalitari, come la distruzione di qualunque forma di
pensiero autonomo.
Per il dottrinario è naturale equivocare la
letteratura e in generale l'opera della mente con gli
opuscoli propagandistici.
La libertà che non perde occasione di sbandierare
è solo quella a suo uso e consumo: quella in cui
c'è spazio per l'espressione di qualsiasi opinione,
purché questa non rappresenti un attacco al leader
e alla linea politica di fede.
Se si considerano le cose da questo punto di vista,
si può dire che il pensatore "impegnato" è
soprattutto impegnato a pensare la più celere
sostituzione della sua capacità critica con il dictat
ideologico del Partito.
Quella ideologica è una mentalità in cui lo spirito di
parte si esprime come partigianeria assoluta: un
perimetro mentale fuori dal quale idee diverse non
hanno diritto di esistere, e se esistono vanno in
qualche modo delegittimate.
L'ideologia è la divinità che dice ai propri adepti:
non avrai altra dea all'infuori di me.
Come ricorda Popper, la libertà è più importante
dell'uguaglianza, poiché l'uguaglianza non può
esistere tra esseri non liberi.
L'ideologia promette che nella società perfetta tutti
gli uomini saranno uguali.
Ma non dice che alcuni, anzi molti, finiranno per
essere più uguali degli altri.
Va ricordato in ultimo il senso più neutro di
ideologia come complesso di idee, credenze e
valori sull'uomo e sulla società, che caratterizza
società, comunità o gruppi sociali particolari: una
definizione che presenta però rischiosi problemi di
sovrapposizione con altre categorie, in particolare
con quella di cultura.
elaborato di Anna Celestini:
introduzione sull'IDEOLOGIA
corso triennale di Sociologia
esame di:
sociologia corso avanzato