P. Vito Conigliaro, il frate del sorriso La sera del 6 ottobre 1999 frà
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P. Vito Conigliaro, il frate del sorriso La sera del 6 ottobre 1999 frà
P. Vito Conigliaro, il frate del sorriso La sera del 6 ottobre 1999 frà Vito Conigliaro chiude la sua esperienza terrena per aprirsi definitivamente a quella del cielo. Dopo un brevissimo ricovero in ospedale, in seguito ad un blocco intestinale, che, risolto nel giro di qualche ora, faceva ben sperare in un ritorno veloce alla normalità , sorella morte invece è venuta a prenderlo con sé. La sua tempra forte che ha dovuto lottare contro malattie abbastanza serie, ma soprattutto la sua forza d'animo che gli ha fatto sopportare tutto in silenzio, ci aveva spinti a sperare anche questa volta. Ma il Signore nei suoi disegni misteriosi che sfuggono alla logica umana, l'ha chiamato a sé per dargli il premio dei giusti. Frà Vito è nato a Carini il 10 gennaio 1922 da Croce e Genova Anna, entra tra i Cappuccini il 15 agosto 1938 ed emette i voti temporanei il 31 agosto 1939, quelli perpetui il 28 agosto 1943 e riceve l'ordinazione presbiterale il 28 luglio 1946. Frà Vito ha partecipato con grande intensità alla vita della chiesa. Nei diversi Conventi in cui è stato posto e nei diversi servizi che ha svolto si è fatto sempre apprezzare ed amare per le sue doti umane e spirituali. Egli, dopo avere vissuto in diversi conventi della Provincia Cappuccina, dove ha svolto diverse mansioni, anche quella di Guardiano, è stato per parecchi anni segretario provinciale, definitore e vicario provinciale. Ha studiato teologia presso la Università Lateranense di Roma. Benemerita, senza dubbi , è la sua decennale attività di segretario per l'animazione missionaria, legata specialmente alla presenza in Colombia occidentale ed in Grecia. Egli l'ha sempre portata avanti con impegno, sacrificio e soprattutto entusiasmo, anche quando le condizioni di salute lo hanno costretto a ridimensionare il suo lavoro. I suoi interventi sono stati sempre di incoraggiamento, di entusiasmo e di fiducia nel Signore. Veramente si può affermare che egli è stato, non soltanto perché segretario per le missioni, ma nei fatti e nell'impegno, sempre il primo a battersi e lavorare per la causa missionaria. Un servizio che l'ha impegnato tanto è stato il lavoro nelle diverse vicepostulazioni di cui era titolare: quella di San Bernardo da Corleone, del Ven. Andrea da Burgio e di Mons. Cirillo Zohrabian. Ma un ricordo di Frà Vito risulterebbe sicuramente incompleto se non ricordassimo il ministero pastorale che egli ha svolto, possiamo dirlo con verità, fino all'ultimo giorno della sua vita, con semplicità, con carità, con dedizione e senza risparmiarsi, quando, dopo diverse vicende, gli è stata affidata la Parrocchia di Danisinni. Egli ha accettato e, da vero francescano e buon pastore, ha dato la vita per il suo popolo; Padre Vito, come già il suo predecessore Padre Liborio, è diventato un tutt'uno con gli abitanti di Danisinni. Così scriveva il necrologio Frà Calogero Peri, ministro provinciale dell'ordine cappuccino ora Vescovo di Caltagirone, con parole sincere e vere: Legato a P. Liborio da grande amicizia, dopo la sua morte, non aveva mai tralasciato l'interesse per la parrocchia Sant'Agnese, assicurando le S. Messe ed amministrando i Sacramenti, ma l'amore, quello forte, lo ha maturato quasi improvvisamente, un amore paterno, un amore senza limiti. La lapide affissa in chiesa riporta: - Padre Vito Conigliaro Missionario Cappuccino. E' certezza, solo la sua missionarietà può giustificare lo slancio con il quale ha abbracciato questa nostra causa. L'attenzione e la premura per i meni abbienti è stata primaria in tutte le attività; va ricordato come è riuscito ad avere la collaborazione dell'Elemosineria della Santa Sede, ottenendo un contributo economico trimestrale per più di settanta famiglie. Con slancio giovanile, nonostante lo stato di salute, è riuscito in pochi anni a realizzare la ristrutturazione del complesso parrocchiale, così come l'acquisto di un appartamento per le attività sociali. Il giorno del suo funerale, il Padre guardiano, P. Anselmo, concesse di deviare il corteo funebre che dall'ospedale Civico riportava P. Vito in convento, per una sosta a Danisinni. Il concorso di popolo fu grande, dopo l'ultimo saluto dato da me a nome di tutta la comunità parrocchiale, il popolo riconoscente volle portare il frate del sorriso in spalla sino alla chiesa dei Cappuccini. (Sebastiano Pippo Morello)