L`insegnamento della paleografia nella biblioteca nazionale di Napoli
Transcript
L`insegnamento della paleografia nella biblioteca nazionale di Napoli
PPN:/?-1 162 i'i n qOR L'INSEGNAMENTO DELLA PALEOGRAFIA NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI DISCORSO DI ALFONSO MIOLA Docurnent Il Il Il Il Il 1111111111111111111111 - -- 0000005547579 NAPOLI TIPOCItAFIA DELL'ACCADEMIA REALE DELLE SCIENZE DIIIWVEA DA MICHELE DE RUHERTIS 1885 --I fipresente discorso fu letto il dt 21 Gennajo 1883 nella Biblioteca Nazionale di Napoli, dandosi ivi cominciamento ad un corso dipaleogra/la. Prefetto di questa Biblioteca, fin da quando fu qui istituito, son più di dieci anni addiétro, e per sua iniziativa, un alunnato che aprisse l'adito alla carriera di bibliotecario, volle che non mancassero agli alunni quelle nozioni di paleografia che ad un impiegato superiore di biblioteca non 11 ò lecito d'ignorare. Mi commise pertanto, dopo che m'avea già addetto come Assistente alla Sala dei Manoscritti, d'iniziare quei giovani alla conoscenza delle antiche scritture; ed io che pur studiavo paleografia da me solo, nò da gran tempo, sentii la difficoltà del còmpilo assegnatomi; ma essa mi fu stimolo a studiare di più e con miglior ordine e metodo. Ciò che avevo appreso, ciò che andavo man mano imparando lo comunicavo a quei miei non discepoli, ma compagni di studio. Quandd alcun • grave dubbio dubbio m'iutralcia y a la via 11011 mancavo di rivolgermi a chi sapesse spianarmela; e non poche volle mi seri in tali occorrenze, del coniglio di persone dotte d'ogni nazione venute qui a studiare sui nostri manoscritti. Era uno scambio di servigi, clic a pro degli studii ci rendevamo l'un l'al tro: così, mentre per ragione del mio ufficio avevo occasione di rendermi utile a quegl'illustri studiosi, facevo tesoro dei loro lumi, e cercavo che ad altri ancora riuscissero proficui. Ma nostri veri maestri erano quelle stesse vecchie scritture, che tanto sgomentano chi non le ha mai trattate, e che pur bisogna a poco a poco rendersi familiari, chi voglia della paleografia acquistar solide conoscenze e non vaghe ed astratte teorie. Affrontate direttamente, e fin dal bel principio, le difficoltà degli originali mi parve sempre il miglior sistema nello studio della paleografia, clic è scienza, se tal voglia chiamarsi, anzi tutto positiva, fondata sull'osservazione e sulla comparazione, e che occorre il più sovente volgere a fui pratici in servigio di studii più alti. Le esercitazioni dunque le facevamo sui codici; ma con ordine, passando per gradi nella lettura e Irascrizione•di essi dai più tacili ai più difficili: -7--lasciavo poi agli alunni clic da sè, giacché il tempo mancava per farlo in comune, ciascuno apprendesse sui trattati che loro indicavo, quel tanto che bastasse di teoriche paleografiche. A questo modo ho potuto non soltanto metterli al caso di sostenere gli esami richiesti, dai regolamenti per le biblioteche; ma invogliarli allo studio della paleografia come cosa per sè stessa utile e bella. Lo studio e le esercitazioni di cui ho parlato, e quegli scarsi ajuti che nell'interpretazione dei codici ebbi di continuo a prestare a chiunque me ne richiese tra i frequentatori della nostra Sala dei Manoscritti , forse han potuto finora in piccola parte supplire ali' assenza fra noi di una scuola paleografica indirizzata in ispecie alla conoscenza dei codici: (Iella quale neppure può dirsi clìe facesse le veci, nè clic fosse destinata a farle, la scuola di Diplomatica e Paleografia annessa all'Archivio di Stato. Eppure, anche senza tener conto delle ragioni che a pro di questi studii ci suggerisce la necessità di dare ai futuri bibliotecarii un corredo di cognizioni indispensabili al loro ufficio; guardando le cose da un punto di vista più ampio, mai come ora si è così vivo sentito il bisogno del po- Il sussidio che reca la paleografia agli studii tento sussidio in qualsiasi maniera attinenti alla storia, non inLesa soltanto nel suo stretto significato, ma guai raccoglitrice difatti letterarii, filologici, scientifici, di cui, posti che sieno in luce, potrà tardare, ma verrà pure un giorno la critica a renderci ragione. Ricercare e raccogliere, a pro della storia, falli, pruove, documenti, anche di minima importanza; purché genuini, purché attinti a fonti originali ed inesplorato; spesso senza darsi altra briga che di ammassarli, senza gustare negli studii altro piacere che quello della scoverta ecco la via che segue un gran numero di studiosi oggidì. A me non spetta il rilevare quanto possa osservi di eccessivo o difettoso in questa tendenza, che si attiene a un indirizzo generale delle menti , ai di clic corrono. Certo è che un gran bene dovrà venirmi all'umano sapere quando, dopo lunghe e laboriose investigazioni, nulla resterà più a trar fuori di testimonianze d'ogni genere atte a gittar luce sulle età trascorse. Intanto presso di noi, bisogna pur riconoscerlo, ed io. debbo attestar-lo guai testimone che ne sono da più anni nell'esercizio del mio ufficio, a -9— molti volonterosi ricercatori il difetto di un' adeguata esperienza di cose paleografiche è impedi-. mento insormontabile ad andar oìtre nelle illira-, prese esplorazioni , ed è forza tornino in dietro scoraggiati. Altri non meglio forniti delle conoscenze anzidette; ma più avventati, o più fidenti nel valore che lian saputo dimostrare in altre discipline, non smettono; ma nei loro lavori, quan-. do vengano a compimento, la parte più debole sarà sempre quella clic dovrebbe essere la più forte, quella su cui dovrà poggiare ogni ulteriore studio ed apprezzamento; dico la fedeltà nell'interpretazione e riproduzione del documento scritto, la giusta disamina sull'età e sull'autenticità di esso, le quali cose entrino appunto nel dominio della paleografia. Una sola parola d'un documento mal decifrata può dar luogo a falsi supposti, su cui verrà in buona fede la critica ad elevare cdi-: licii assai bene arèhitetl.ati; ma che da un momento all'altro il paleografo potrà far rovinare mutando solamente a quella parola una o due Lettere. Ai nostri giovani non manca I' attitudine alla fredda e paziente osservazione, che tanto serve al paleografo, e può bene accompagnarsi 'neo coi lampi più vivaci dell'intelligenza: anzi son pro2 -lo'— prio questi, clic in certi casi risolvono con divinatrici ipotesi dubbii paleografici da stancare l'occhio il più esperto e i più tenaci propositi. Ben vero a simighaiiti ipotesi, ancorchè balenino da ingegni acutissimi, allora sarà dato corso, quando (salvo il caso di provato errore grafico) siasi l'occhio accertato che il segno scritto indicifrabile senza l'ipotesi, ad essa almeno non si opl)Qnga. Certo 1' opera del paleografo non sorretta da forti st.udii di storia, di erudizione, di linguistica e dialettologia, a nulla approderebbe; ma non è men vero essere la palèografla un complemento necessario dei detti studii, di che pur troppo rimane sfornita tanta parte della nostra gioventù. Se non fosse ciò, qual campo d' attività varia, nuova e profittevole ad essa non s' apirebbe? Altrove da anni òaperto, e s'allarga ogni di più; tanto che, sfruttato il proprio, invadono l'altrui, Preoccupano gli stranieri il terreno che doveva essere a noi serbato, quello degli studii sulle origini della nostra lingua, della nostra letteratura, delle nostre arti; quello delle ricerche più intimamente connesse coi fatti di casa nostra. Ciò non è un male; anzi si dee esser grati a coloro che r —11 vengono fra noi a darei, se non altro, un . buon esempio; e quest'esempio già comincia a recare i suoi frutti: ma sono eccezioni, e non debbono rimaner tali. L'illustre uomo, clic sta a capo di questa biblioteca, desidera di veder qii stabilito un regolare corso teorico e pratico di paleografia, non riserbato esclusivamente agli alunni della biblioteca; ma aperto ad ognuno, e specialmente agli studenti di lettere della nostra Università: vuole a me affidato un tale insegnamento, che mi è forza cominciare, mentre pur riconosco la mia insufficienza. In quella misura dunque che le mie forze lo consentiranno, comincerò in compagnia dei giovani che vorranno seguirmi, il cammino che dovrà condurne alla chiara conoscenza delle diverse formò di scrittura e della loro origine, mutamenti e corruzioni; alla distinzione di esse per secoli, per regioni, per scuole: nel clic occorreranno svariate nozioni ausiliarie della paleografia propriamente detta, e riguardanti la cronologia, le materie scrittorie, l'arte dell'ornato e della miniatura e simili cose.Nel campo pratico, cominciando dalla lettura dei più facili caratteri, bisognerà arrivare all' in- tcrpretazione delle più difficili abbreviature, per acquistare in ultimo; dopo una sufficiente esperienza , quell'occhio sicuro che sull'autenticità di un documento non dovrà mai ingannarsi, e di rado cadrà in errore nel giudicare intorno all'età d'un codice, al valore d'una sigla, allo stile d'un calligrafo «d'un miniatore. -Ho detto innanzi clic lo studio della paleografia si ha a fare di preferenza sugli originali; e tl metodo appunto, per quanto sarà possibile, continuerò a seguire, giovandomi dei manoscritti - di questa Biblioteca come per lo passato. Volendo per altro intraprendere una trattazione piena e ordinata della materia, sentiremo la necessità di ricorrere sovente all'ajuto dei fac-simili, le cui collezioni, anche italiane, vari crescendo ogni dì più in numero e perfezione. Esso quindi ci serviranno per riempire le lacune clic presentano i nostri codici in alcune serio e tipi, per istituire, quando sia il caso, opportuni raffronti; e via dicendo. A far poi conoscere di qual materiale da studio, non ben noto insino ad ora, e da pochi usato potrà disporre la nostra nascente scuola, riferirò talune particolarità circa i manoscritti di questa Biblioteca , in quanto serviranno M nostro scopo. -13E prima di tutto, fatto un còmputo generale, trovo chetra i circa 7400 volumi manoscritti di ogni tempo che qui si conservano, possiamo aver per le mani, di soli latini e neolatini, 2198 codici (salvo miglior verifica), la cui età non oltrepassi il XV secolo. Essi vanno per secoli, a un di presso, così divisi: dal IV al IX secolo, n; dal X alI'XI, 22; del XII, 85; dei XIII, io6; del XIV, 47 1; del XV, 1502. Spesso l'assegnar l'età ad un manoscritto, anche senza determinar di esso altro clìeil secolo, o quel più incerto periodo clic corre tra il finire d'un secolo e il cominciare d'un altro, è opera malagevole ed arrischiata. Non ciò in simili casi altra via per andar sicuri, che il confronto di quelun codice le indeteiminate forme di scrittura con o con un documento di daìa certa, cioè scritta. Fra i nostri codici ne ho contati, sempre dal XV secolo in dietro, 187, con entro segnatovi l'anno in cui furono scritti: le quali date appartengono, i al XII secolo,i al XIII, 22 ai XIV, 163 al XV. Circa le forme dei caratteri, presso clic tutte s'incontrano nei nostri manoscritti, a cominciare dalla lettera capitale rustica dei primi tempi, an- -14— teriori .flnanco al IV secolo, dall'onciale e dal corsivo del più antico periodo. Di questi antichissimi caratteri potrebbe per avventura accrescersi il numero, quando tutti i palimpsest.i che ho qui veduti fossero ugualniente esplorati, come fu il nostro celebre codice Bobbiense del Canisio. Fra le scritture dette nazionali, per quanto difettino presso di noi le esotiche, altrettanto prevale la longobarda, come quella che nel mezzogiorno d'Italia ebbe largo svfluppo, e raggiunse nella scuola Cassinese l'ultima sua perfezione: della quale scuola, come ancora della Beneventana e della Capuana, possediamo avanzi prezio sissimi. La minuscola rotonda è largamente rappresentata nei nostri codici dal IX al XII secolo; che ce ne offrono pregevoli esempi]. Il XIII e il XIV secolo ci presentano, nelle sue svariate e molteplici forme, la scrittura caratteristica di quel periodo, che è la gotica. Dal corsivo tachigrafico degli scolastici alla grande lettera cotale; dalla fine ed elegante minuscola delle bibbie e de' libri liturgici alla stretta ed angolosa, o larga e grossa, o avvolta ed irta di nessi, delle vare -15— scuole monastiche, universitarie ecancelleresche, potremo a nostro agio studiarLi quella scrittura, e seguirla in tutte le sue fasi e fino alla sua caduta. Col rinascimento delle lettere e delle arti si lei'mi all' antico: la minuscola di schietta forma laUna rioccupa il posto che le compete: non cede innanzi all'invasione dei tipi; anzi da questi adottata si assicura nella stampa un perenne ed incontrastato dominio. La moltitudine dei manoscritti di questo periodo è pari alla bellezza che ci si rivela nelle semplici e classiche linee dei loro caratteri. L'arte del calligrafo si sposa a quella del miniatore nella più felice unione, e chi abbia talento d'aggiungere una qualche pagina alla storia dell'arte, non trascuri lo studio dei nostri codici quattrocentini, e vada anche più indietro uno o due secoli; chò in tutto ne troverà di codici miniati, o con disegni, o come che sia artisticamente importanti 260 e anche più , fra cui non pochi pertallo i nomi di sconosciuti artisti, clic li scrissero e miniarono. Qual vasto campo ci è serbato a percorrere! Ed io non ho fatto che tracciamo appena pochi contorni. —'16_ • Bisogna mettercisi entro risolutamente, e se il successo arride ai nostri sforzi, si potrà più o men presto metter mano a far di pubblica ragione i frutti delle comuni fatiche. Voglio dire che gli studii da intraprendere cercheremo di volgerli, il più che sia possibile a scopo pratico e duraturo; in guisa che mentre servano di esercizio nella scuola, possano dar materia a pubblicazioni utili anclic fuori di essa. Con siffatl.i lavori', non tutti strottament.e palcografici, sebbene fondati sulla paleografia, noi potremo seguir questa almeno in qualcuna dello sue applicazioni, e dare al suo insegnamento quel carattere sommamente pratico, e quasi direi sperimentale, che, massime nel caso nostro, dovrebbe rivestire. In tutti i modi siaci scorta chi primo ne diò l'impulso, e quelli che han diviso con lui la fiducia nell'opera mia, non sapendo quanto poco essa valga.