QUEI SAGGI RIMASTI A METÀ STRADA
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QUEI SAGGI RIMASTI A METÀ STRADA
L'OCCASIONE PERDUTA QUEI SAGGI RIMASTI AMETÀ STRADA di Giuseppe Remuzzi he celebrity surgeon who TPopeused money, love and the sembra il titolo di un film. E per chi avesse voglia di farlo, un film così, la sceneggiatura è beli'e pronta, negli articoli di Vanity Fair e del Corriere Fiorentino. La storia è nota. Miracoli nelle sale chirurgiche degli ospedali di mezzo mondo mescolati a soldi, amore e truffe sostenute, pare, da un'ambizione sfrenata. continua a pagina 5 Q L'occasione perduta QUEI SAGGI RIMASTI A METÀ STRADA SEGUE DALLA PRIMA Ma anche i miracoli, se li guardi dalla parte degli ammalati, non è detto che siano miracoli, tutt'altro. Certi si chiedono se tutto questo sia proprio vero e qualcuno mi ha persino chiesto quanti ce ne sono di medici così. Proprio così pochi, forse nessuno, ma i dottori sono come tutti gli altri, in virtù e debolezze. Piuttosto chiediamoci come sia potuto succedere. E perché. Ci sono almeno tre ragioni con altrettanti responsabili: 1) Giornali e televisioni, incluso il New York Times (per due volte), che si lasciano abbagliare dalla storia del mago del bisturi che con tecniche d'avanguardia che includono, manco a dirlo, le cellule staminali, fa cose che non riescono a nessun altro. Ma scrivere di medicina sui giornali è una grande responsabilità, e chi lo fa dovrebbe sapere che la medicina di oggi non funziona così. I passi avanti avvengono per gradi e non sono mai merito di una persona sola. 2) Chi governa la sanità che non ha saputo in quell'occasione (come in altre, in tutta Italia) separare la politica dalla gestione. Ammettiamo che a Careggi servisse davvero un chirurgo dell'apparato respiratorio e che per qualche ragione i politici volessero il più bravo del mondo. Bene, bastava lasciare a chi si intende di medicina il compito di trovare la persona, 0 forse meglio, le persone giuste. Invece hanno fatto ponti d'oro al chirurgo ancor prima di conoscerlo, senza nemmeno chiedersi per esempio perché se n'era andato da Barcellona. Non saper separare la politica dalla gestione — almeno in medicina — èia ricetta del disastro, ha dichiarato Richard Horton qualche tempo fa in un'intervista su La Lettura. 3) Chi avrebbe dovuto valutarlo quel chirurgo ha fatto un po' bene e un po' male. I «saggi» se n'erano accorti che quel curriculum non stava in piedi e sono stati bravi a sbarrare la strada alla nomina a professore ordinario. Ma a un certo punto si sono fermati, non sono andati fino in fondo insomma. Al loro interno c'erano, pare, idee molto diverse (Corriere Fiorentino, 22 maggio 2015). Forse qualcuno non voleva andar contro a chi — politici, ma anche gente comune — vedeva nella chiamata di una personalità di levatura internazionale del tutto fuori dalle logiche delle baronie un segno dell'Università che cambia. I saggi avrebbero comunque potuto rendere pubbliche le conclusioni del loro lavoro e battersi come leoni perché il documento non rimanesse «chiuso in un cassetto». GIUSEPPE REMUZZI Giuseppe Remuzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA