alloro - Il Giardino dei Semplici

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ALLORO
(Laurus nobilis L.)
Nomi dialettali: Lauro, Orbano.
La pianta: L’alloro è un albero perenne sempreverde, ad arbusto o alberello, alto fino a 8
metri. Il suo nome deriva dal latino "laurus" che vuol dire "nobile".
Le foglie, portate da un corto picciolo, sono lanceolate, coriacee, di un bel verde scuro con
i bordi ondulati e con la pagina superiore lucida mentre quella inferiore è di un verde-giallo
tenue ed opaco. Quando le foglie vengono schiacciate, le ghiandole resinose che vi sono
presenti emettono il caratteristico aroma dell’alloro.
I fiori, unisessuali, sono piccoli e di colore giallo chiaro e sono riuniti in infiorescenze a
grappolo o in cime ascellari; fioriscono nel periodo marzo - aprile.
I frutti sono costituiti da piccole bacche nere, brillanti e contengono un solo seme;
maturano nel periodo di ottobre - novembre.
Habitat: cresce nelle regioni mediterranee, nelle valli e vallette umide, ai lati dei ruscelli.
Proprietà: stimolante nelle affezioni gastriche, reumatiche; sudorifero e carminativo. Dalle
drupe si estrae un olio per frizioni nel reumatismo e nelle emorroidi.
La droga: si usano le foglie e i frutti.
Tempo balsamico: le foglie si raccolgono al principio dell'estate.
Preparazioni e dosi:
L'infuso delle foglie si fa con 5-10 foglie in una tazza di acqua bollente. Esso giova anche
nelle flatuosità, nella debolezza di stomaco e nelle gastralgie, eccitando l'appetito,
facilitando la digestione. Nella paralisi si danno 8 gocce dell'essenza delle bacche.
La “Farmacopea economica”, del1810, propone la seguente ricetta, ad uso esterno, per i
reumatismi:
UNGUENTO DELLE BACCHE DI LAURO DETTO, OLIO.
Grasso di porco colato. Bacche di lauro verdi: di cadauno libbre quaranta.
Foglie di lauro tagliate in minuzzoli e contuse: libbre dieci.
Si fanno bollire in un vaso di rame per un' ora, poi si fa colatura con pressione.
Subito che l'unguento è divenuto consistente , gli si leva l'umido che tiene al disotto, indi
fuso dolcemente si ripone in vaso.(i)
(i)
II commercio somministra un olio di lauro, il quale si vende, a pochissimo prezzo. Questo
non può essere l'olio fatto con le sole bacche nel modo che è insegnato dalle farmacopee.
Per accertarsi basta l'eseguire i processi dalle medesime indicati, mentre dalla poca
quantità che se ne ottiene in confronto del poco prezzo con cui si vende nel commercio, se
ne deduce la conseguenza. Quarantasette libbre di bacche di lauro non hanno dato al
professore di chimica e di botanica sig. Paolo Sangiorgio (il quale nel primo volume delle
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sue memorie di chimica stampato dal Galeazzi nel 1791 ha data, una erudita memoria
sull'olio laurino , in cui vien descritto il modo col quale si fa quest'olio del commercio ) che
una volta 40 once d'olio, ed un'altra 30 mediante le replicate bolliture delle bacche fatte
nell'acqua, e raccogliendo l'olio che sovranuota alla decozione. Questo metodo non è
dissimile da quello, che qui viene indicato, ma giova il farlo officinalmente, perchè quello
del commercio è fatto coi grassi ed olii di minor costo, e che perciò sono i più cattivi; non è
però questo il maggiore dei difetti, poichè per dargli un colore verde permanente si dice
farsi uso del verderame.
Quando non si potessero avere le foglie di lauro, per colorire in verde l'unguento, le foglie
dello spinaccio, che sono state proposte per l'unguento malvino possono servire anche
per questo unguento.
Uso culinario: condimento con le foglie.
Avvertenze speciali e precauzioni per l'uso: non disponibili.
Bibliografia
“Le Erbe Medicinali Di Frate Atanasio”, Padre Atanasio Cristofori
“Piante officinali italiane”, Giuseppe Lodi, Edagricole, 1978
“Nuovo erbario figurato”, Giovanni Negri, Hoepli, 1979
“L'erborista moderno”, Marzio Pedretti, Erboristeria Domani-Libri, 1980
“Piante medicinali nella terapia medica”, Giuseppe Penso, OEM, 1983
“Farmacopea economica”, Antonio Porati, Milano, presso Giuseppe Maspero, 1810
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