Ricerca, innovazione e patrimonio culturale

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Ricerca, innovazione e patrimonio culturale
Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 RICERCA, INNOVAZIONE E PATRIMONIO CULTURALE. Mario Buono DIcDEA ‐ Dipartimento di Ingegneria Civile Design Edilizia e Ambiente, Seconda Università degli Studi di Napoli. “Qual è la definizione di ‘patrimonio culturale’? Va riferita esclusivamente alle varie forme di ‘arte’, o dovrebbe includere oggetti relativi a storia, religione, tecnologia, artigianato, società, agricoltura, o organizzazione industriale? […] Qual è, o piuttosto dovrebbe essere, il significato di patrimonio culturale nella società contemporanea […] ossessivamente dominata dalla retorica della ‘globalizzazione’? dobbiamo cercare una definizione ‘globale’ e/o standard universali di salvaguardia del patrimonio culturale, o dovremmo invece definire il patrimonio in funzione di standard culturali diversi per ogni Paese , o addirittura per aree specifiche? Il patrimonio culturale di un singolo paese si riferisce unicamente a quanto si trova in quella specifica regione o dovremmo cercare una definizione più generale del suo significato e della sua rilevanza globale?”1. Questi sono alcuni degli interrogativi che Salvatore Settis rivolge a tutti noi dalle pagine de Il Giornale dell’Arte circa l’interpretazione stessa di ‘patrimonio culturale’ e la sua virtuale ‘estensione territoriale’ se, cioè, si tratti di beni destinati a sottolineare e rafforzare unicamente l’identità del luogo di appartenenza, o se, invece, la radice ‘culturale’ del termine non includa, dati i tempi e i mezzi recenti, tutti i possibili fruitori interessati a livelli diversi a godere della conoscenza di quel patrimonio. Esplorare, ricercare e innovare per individuare nuovi paradigmi e modelli attraverso i quali contribuire alla valorizzazione dei beni culturali, implica proporre strategie di progetto che individuino nuove modalità di fruizione, di comunicazione, di costruzione dell’identità, attraverso la configurazione di scenari progettuali che riguardino sistemi e artefatti comunicativi, attività di servizio legate al turismo, al tempo libero, ad attività culturali rivolte sia ai fruitori esterni sia alle stesse comunità locali. In quest’ambito, particolare rilevanza riveste la ricerca, l’innovazione e la progettazione di percorsi di sviluppo per la configurazione di piattaforme tecnologiche di cooperazione in grado di coinvolgere enti locali, centri di ricerca, università e imprese per lo sviluppo di azioni concrete condivise consentendo la costruzione di network per la promozione del patrimonio culturale, inteso come veicolo di relazioni economiche, sociali e culturali, consentendo di disporre di un sistema sempre più flessibile e aperto in grado di configurare la mappatura critica dei beni archeologici, architettonici e ambientali del territorio mediterraneo; la catalogazione dei siti archeologici, dei beni artistici e architettonici presenti nelle regioni mediterranee interessate, con la realizzazione di un database informatizzato integrato aggiornabile e condiviso; la definizione di un modello organizzativo e gestionale innovativo per la fruizione dei siti archeologici, dei beni architettonici e ambientali e del patrimonio artistico e, infine, lo scambio di risorse materiali e immateriali. Alle piattaforme si aggiungono i contributi innovativi che la realtà aumentata può apportare in termini di memoria storica, diagnosi e conoscenza del patrimonio culturale. La domanda di crescita sostenibile, intelligente e inclusiva obbliga a un ripensamento del patrimonio culturale del sistema Italia a partire dalla innovazione e riprogettazione della fruibilità dei beni artistici, architettonici, archeologici e paesaggistici, in relazione ai nuovi strumenti tecnologici e alle nuove forme di relazioni sociali, dell’evoluzione del concetto di turismo e ‘tempo libero’ e dei concetti di progresso e crescita sostenibile. A partire dagli strumenti della conoscenza, della consapevolezza e della cultura del patrimonio storico artistico paesaggistico e ambientale sarà possibile, attraverso lo strumento della creatività, ripensare la fruibilità del patrimonio culturale con il duplice obiettivo da un lato, di favorire l’industria culturale del sistema Italia attraverso lo sviluppo del turismo e delle filiere affini del made in Italy legati al design, al settore eno‐gastronomico etc, e dall’altro di promuovere l’innovazione e lo sviluppo di prodotti per la fruizione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. È evidente la necessità da una parte di riscrivere i contenuti storico‐critici riferiti al patrimonio artistico, architettonico, archeologico e ambientale a partire dalla riflessione sulle nuove modalità di accesso e ricognizione delle informazioni storico‐critiche ripensate per le diverse utenze e le diverse esigenze di approfondimento e le possibili correlazioni, mentre dall’altro di riprogettare gli strumenti individuali nonché collettivi di fruizione e tutela del patrimonio culturale attraverso l’uso intelligente delle tecnologie informatiche e di comunicazione, delle risorse e dell’approvvigionamento 1
Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 energetico, nonché dello strumento della creatività per la configurazione di soluzioni flessibili e personalizzabili. In tal senso, è indispensabile avviare un approccio interdisciplinare che consenta di occuparsi “dei problemi relativi alla tutela e alla salvaguardia del nostro patrimonio storico, artistico e culturale, secondo ‘l’ipotesi galileiana di una nuova comunità scientifica’, che accoglie anche il sapere della prassi e ne ricerca l’accrescimento tecnico, lo sviluppo civile”2 poiché una materia così complessa come la gestione scientifica e politica del territorio e del patrimonio culturale e ambientale richiede “tecniche filologicamente puntuali”3. Com’è stato osservato, la ricchezza dei temi ipotizzati deve necessariamente passare attraverso la “vitalità di certi studi che vanno dalla storia dell’arte all’archeologia, dall’urbanistica alla cartografia, dai dialetti alla storia della civiltà contadina, […] [attuando] un modo diverso di registrare e conoscere il substrato antropologico‐culturale su cui si fondano [le radici del patrimonio culturale ed evitando] il procedere monografico e individualistico delle discipline che lo compongono” 4 per prediligere la fusione con le discipline dell’ingegneria informatica ed elettronica, della fisica e del progetto, e favorire “il momento della prassi, della verifica sperimentale, e in ultima analisi la possibilità di una maturazione professionale”5 per l’industria culturale. Gli aspetti principali da affrontare riguardano la digitalizzazione e informatizzazione del patrimonio culturale, “il censimento e […] la catalogazione, ovvero classificare i problemi, organizzare i dati raccolti secondo uniformi modelli di comportamento per renderli pubblicamente disponibili e utilizzabili in un ambito territoriale, secondo le esigenze degli studiosi e degli amministratori locali. Dare un volto, anche grafico e fotografico ai problemi per interpretarli e risolverli, dal dossier finalizzato alle urgenti necessità progettuali [per la tutela, la valorizzazione e fruizione], per una prima completezza di informazione da sottoporre ad un necessario aggiornamento”6 inteso come articolato e complesso sistema in divenire. In tal senso, è necessario imprimere una forte accelerazione alle attività di censimento e catalogazione dei beni culturali da tempo auspicate e in parte intraprese, quali tappe indispensabili per avviare efficaci modelli di tutela e valorizzazione. Si tratta di ‘sintonizzare’ tecnologicamente la gestione del patrimonio culturale attraverso il costante impiego delle tecnologie innovative finalizzato a favorire l’evoluzione dei modelli di accesso e ‘ricognizione’ dei beni culturali e ambientali e degli strumenti interattivi. L’approccio interdisciplinare per la riscrittura e progettazione di strumenti inclusivi per l’accessibilità cognitiva del patrimonio culturale passa attraverso la creatività secondo la definizione datane dal matematico Jules Henri Poincaré per il quale «Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine […] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere […] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settore molto distanti. Non intendo dire che per inventare sia sufficiente mettere insieme oggetti quanto più possibile disperati: la maggior parte delle combinazioni che si formerebbero in tal modo sarebbero del tutto sterili. Ma alcune di queste, assai rare, sono le più feconde di tutte»”7. Una definizione, questa, basata sulla consapevolezza della necessaria ‘conoscenza delle regole’ e sulla necessità di “superarle o ridefinirle continuamente, atto che presuppone il possesso di competenze per manipolare regole ed esiti”8. La definizione di Poincaré è utile per due aspetti fondamentali inerenti l’avvio e l’approccio alla ricerca e all’innovazione per il patrimonio culturale. Il primo aspetto riguarda, come già evidenziato, la riscrittura delle conoscenze non più come sommatoria di approcci monodisciplinari ma come ricostruzione delle combinazioni utili che passano anche attraverso discipline apparentemente estranee, nonché la progettazione di strumenti inclusivi per la divulgazione e fruizione del patrimonio culturale come bene dell’umanità, indispensabile per la formazione e il progresso civile. Il secondo aspetto, propedeutico al primo, riguarda la necessità di avvalersi di un approccio creativo e innovativo per favorire la conoscenza e l’acquisizione delle tante combinazioni possibili insite nella vastità delle informazioni che connotano il patrimonio culturale. 2
Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 L’obiettivo da perseguire dovrà portare la ricerca nella direzione delle smart innovation per i beni culturali e ambientali, innovando l’approccio teorico‐metodologico, il significato della formazione e la cultura del fare nell’ambito dei temi dell’industria culturale. È necessario ripartire dalla nozione di patrimonio culturale materiale e immateriale nella società globale da riversare nella dimensione amplificata del concetto di smart city, al fine di comprendere il concetto rinnovato di conservazione come salvaguardia fisica e immateriale dei beni culturali e della memoria, il concetto ‘inclusivo’ di fruizione fisica e virtuale, la progettazione e programmazione di processi ‘dal basso’ per il coinvolgimento virtuoso dei settori produttivi e di servizio per lo sviluppo e la crescita sostenibile, nonché gli aspetti socio‐culturali. Sarà indispensabile un’integrazione tra l’insieme delle discipline storico‐critiche, ingegneristiche e del progetto per la definizione di soluzioni complesse, accessibili e interattive. Bisognerà riprogettare i luoghi della cultura a partire dal superamento degli schemi delle vecchie concezioni del museo, dei parchi e dei siti archeologici, dei monumenti e dei centri antichi, attraverso la definizione di un disegno unitario della politica per i beni culturali che, attraverso la ricerca e l’innovazione, divenga anche cultura, storiografia, fruizione sociale e partecipazione rivolta a un pubblico di visitatori sempre più numeroso ed eterogeneo9. Il potenziale tecnologico trasferibile dai settori industriali della logistica e dell’automatizzazione potrà incidere sui musei del futuro, facilitando la gestione e la comprensione della complessa anagrafe patrimoniale dei sistemi museali italiani; dalla robotica alla ricerca in campo militare sarà possibile attingere per la configurazioni di soluzioni e strumenti adattivi e flessibili per la tutela e la fruizione dei beni culturali; attraverso l’informatica, l’elettronica e la sensoristica avanzata sarà possibile avviare sperimentazioni e applicazioni innovative per facilitare la diagnostica, l’accesso e la tutela della documentazione e delle informazioni che rappresentano il capitale culturale e antropologico. In futuro la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale avverrà in maniera integrata e comprenderà un ‘sistema‐prodotto’ ‐ progettazione integrata di prodotto, servizio e comunicazione ‐ costituito da una costellazione di postazioni di ‘fruizione multidimensionale’ poste in corrispondenza delle principali emergenze archeologiche, architettoniche e paesaggistiche. Oltre a favorire la fruizione del bene, particolare attenzione sarà rivolta al sistema della comunicazione grafica e interattiva. Si ricorrerà cioè a una “comunicazione estesa”, un processo nel quale l’immagine rappresenterà un significativo mezzo di trasmissione del messaggio culturale incrementando la capacità di comunicare i contenuti dei luoghi, delle raccolte e dei percorsi. Ciò valorizzerà il patrimonio di conoscenze e contribuirà a creare condizioni favorevoli di scambio, di interesse per la visita diretta dei luoghi e, più in generale, di visibilità delle attività culturali. In tal senso, l’obiettivo principale è oggi progettare un sistema di fruizione e d’identità per i luoghi che sia al tempo stesso complesso e flessibile. La tecnologia potrà consentire la personalizzazione e flessibilità degli elementi, garantendone l’utilizzo in qualsiasi contesto di interesse storico – paesaggistico, inoltre, attraverso il design per l’inclusione sociale si procederà alla progettazione di strumenti di fruizione virtuale e reale, con la sperimentazione di soluzioni flessibili per l’interazione di utenze specifiche. 1
S. Settis, Anche i musei muoiono, “Il Giornale dell’Arte”, 344, luglio 2014.
G. Guglielmi, Una scuola interdisciplinare, in A. Emiliani, Una politica dei beni culturali, Bologna, 2014, p. 145. 3
Ibidem. 4
Ivi, p. 146. 5
. Ibidem. 6
Perché un istituto per i Beni Culturali, in A. Emiliani, Una politica dei beni culturali, cit., p. 152. 7
A. Granelli, Città intelligenti? Per una via italiana alle Smart Cities, Roma, 2012, p. 61. 8
Ibidem. 9
G. Guglielmi, Una scuola interdisciplinare, cit., p. 147. 2
3
Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Fig. 1 – Museo di Villa Giulia, Roma, esposizione tradizionale di utensili di epoca etrusca. Fig. 2 – Lecce Experience, prototipo sperimentale di ricerca realizzato nell’ambito dello Stream INMOTO ‐ INformation and MObility for TOurism. 4
Cultural Heritage. Present Challenges and Future Perspectives ‐ Roma, Università Roma Tre, 21‐22 novembre 2014 Fig. 3 ‐ Tecnologia google glass per la fruizione assistita e pensilina high‐tech “nAutreVille”, con pannello per la realtà aumentata interattivo e girevole, progettata da Maria Laura Mendez. Fig. 4 ‐ Dispositivo portatile con interfaccia braille “Squibble” progettato dal designer britannico Andrew Mitchell. 5