Aerospace Agencies: Nasa and Roscosmos

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Aerospace Agencies: Nasa and Roscosmos
7
tlasorbis
Aprile 2007
www.atlasorbis.org
n.
PERIODICO DI GEOPOLITICA, SICUREZZA E INFORMAZIONE
Euro 1.50
Riforme
Intervista con il Ministro
Vannino Chiti
Istituzioni
Apophis
L’Asteroide colpirà la terra nel 2036?
AtlasOrbis lo ha chiesto al Prof. Rovelli
Salvatore Sfrecola
Cinque anni a
Palazzo Chigi
con Gianfranco Fini
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Aerospace Agencies:
Nasa and Roscosmos
On. Pierfrancesco Gamba
La nuova legge sui
Servizi Segreti
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Intelligence
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Direttore Responsabile
Fabrizio Locurcio
Anno III n.7 - Marzo/Aprile 2007
OMMARIO
Vice Direttore
Massimo D’Anastasio
Direttore Editoriale
Giovanni Guerrisi
Relazioni Esterne
Cesare Guaglianone
Relazioni Estere
Nicola Zichella
Redazione
Maria Pia Bruno, Emanuele Cagnetti, Simone Navarra,
Massimo Bartoletti, Fedele Verzola,
Ferdinando Spagnolo, Mauro D’Agostino
Corrispondenti dall’Estero
Dr. Duccio Sperandeo (corrispondente da New York)
Dr. Ilias Spyridonidis (corrispondente dalla Grecia)
Dr. Cristopher Locke (corrispondente dal Regno Unito)
Relazioni con la Stampa: Enzo Poluzzi
Web Master
Giancarlo Coppola
Hanno collaborato
Franca Brusa, Fabio Locurcio, Paolo De Donato,
Alessandro Magliani, Rossella Genovese, Duilio Palombi,
Massimiliano Pompili
Comitato dei Saggi
Presidente
Dott.Gino Falleri
Inoltre...
Giurisprudenza 24
Immigrazione 25
4 Editoriale F. Locurcio
5 Informazione G. Falleri
6 Briefing M. D’Anastasio
7 Giustizia E. Mori
8 Gheopolis F. Verzola
10 Istituzioni S. Sfrecola
14 Riforma Servizi Segreti P.Gamba
17 L’A.I.S.A. G.Guerrisi
22 Lettere C. Guaglianone
26 Giorni D’Oggi T. D’Alena
Comunicazione 26
Oltrefrontiera 28
Storia 29
Medicina 30
Argomenti 31
Eventi 34
Attualità 35
English Version 36
Spazio Web 42
Il Segnalibro 43
Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio
Componenti:
Prefetto Mario Esposito Direttore Istituto Superiore di
Polizia, Dott. Felice Addonizio V. Questore Vicario di Roma,
IN COPERTINA
Prof. Domenico Caccamo Direttore del Master di
Geopolitica - La Sapienza, Prof. Avv. Franco Ciufo delegato
per il Lazio Sacro Ordine Costantiniano, Dott. Sandro Maria
Giurlani Dirigente Superiore della P.S., Prof. Francesco Gui
Ordinario di Storia d’Europa La Sapienza, Prof. Nicola La
Marca Docente di Storia Economica La Sapienza, Dott.
Nicola Pedde Direttore del Globe Research, Dott. Prof.
Vittorfranco Pisano docente Università di Malta,
Dr. Edoardo Mori Giudice del Tribunale di Bolzano, Prof.
Gianluigi Rossi Vice Presidente Isiao ( Istituto Italiano
d’Africa e d’Oriente), Dr. Giovanni Cuomo Dirigente Superiore Medico della Polizia di Stato, Vice Prefetto Emilia
Zarrilli Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione della
Polizia di Stato.
Redazione
Via Valdagno nr. 32 – 00191 Roma Tel. 389.9892631
Mail
Web
[email protected]
Stampa
www.atlasorbis.org
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RIFORME
ISTITUZIONI
Intervista con il Ministro
Vannino Chiti
Salvatore Sfrecola. Cinque anni
a Palazzo Chigi con Gianfranco Fini
PrintArt servizi integrati per la stampa
Via Tiburtina km 18.700 Guidonia – Roma
AtlasOrbis
Periodico di geopolitica, sicurezza e informazione
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del 22/04/2005
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INTELLIGENCE
SCIENZE
La riforma dei Servizi Segreti
con l’On. Pierfrancesco Gamba
L’Asteroide Apophis colpirà la terra?
Parliamone con il Prof.Carlo Rovelli
IN EVIDENZA
SICUREZZA URBANA
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CON IL VICE PREFETTO
EMILIA ZARRILLI
ENGLISH VERSION
KENNEDY SPACE CENTER
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ALL ARE MADE
OFF THE DEPARTURE
L’ASSOCIAZIONE
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PER LA SICUREZZA DEI
CITTADINI E PER LA
LEGALITA’
EXCLUSIVE
ROSCOSMOS
SPORT E SICUREZZA
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THE RUSSIAN
AEROSPACE AGENCY
INTERVISTA CON
L’ING. CLAUDIO TOTI
NEW TECNOLOGY FROM U.S.A
GENERAZIONE ATTIVA
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COSTI RICARICA ABOLITI
CON ANDREA D’AMBRA
THE EYECHECK
39 PUPILLOMETER
THE EYECHECK
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E
ditoriale
FABRIZIO LOCURCIO
Direttore Responsabile
Filippo Raciti : il Senato accetta
la proposta di AtlasOrbis
“Un ceppo commemorativo in una piazza romana sul quale vengano incisi tutti i nomi dei caduti delle
Forze dell’Ordine visibile a tutti, per non dimenticare il sacrificio di chi per lo Stato ha perso la vita”
vita
La lettera che la Redazione AtlasOrbis
ha inviato al Sen. Storace il 5 febbraio
2007 per chiedere intitolazione aula a
Filippo Raciti
La lettera del Sen. Francesco Storace al
Presidente del Senato Marini
ILLUSTRISSIMO SENATORE
FRANCO MARINI
PRESIDENTE DEL SENATO
DELLA REPUBBLICA
SEDE
Carissimo Presidente,
nel momento in cui il Senato della Repubblica approva il decreto contro la
violenza negli stadi, credo che sia anche
e finalmente giunto il momento di rendere onore alla memoria dell'ispettore Filippo Raciti con un gesto di forte valenza
simbolica. Gia' nelle settimane scorse,
all'indomani della tragedia maturata allo
stadio di Catania, da diverse sedi politiche e parlamentari si elevo' la richiesta di
intitolare un'Aula del Senato alla memoria del valoroso appartenente alle forze
dell'ordine, brutalmente assassinato nel
corso di incidenti concomitanti con una
partita di calcio...Ricordo, tra gli altri, gli
interventi del presidente del mio gruppo
parlamentare, sen. Altero Matteoli, e del
collega Domenico Gramazio. Ho appreso
dal sen. Gramazio che ha ricevuto da Te
una lettera per impegnare la nostra Assemblea ad adottare un atto ad hoc e ne
sono lieto. Ma Ti chiedo di non procrastinare ogni decisione: converrai, caro Presidente, che sia ora il tempo di una decisione che non limiti l'intervento del Parla4 AtlasOrbis
mento alla sola, sia pure importante, approvazione di un decreto; ma e' il tempo
del dovere della memoria verso chi e' Caduto per servire lo Stato. Sulla questione,
ho ricevuto nella settimane scorse numerose sollecitazioni, tendenti ad esortarci a
riflettere e a coinvolgerci nel dolore della
famiglia Raciti.
In particolare, affinché non ci si limiti
all'emozione del momento, mi ha colpito
una nota della redazione del periodico di geopolitica e sicurezza Atlasorbis, composta prevalentemente da
appartenenti alle Forze di Polizia e dirigenti sindacali, insieme all'ART Associazione ruoli tecnici Forze di Polizia) e
all'EPA Lazio (European Police Association), che vogliono intraprendere iniziative volte alla sensibilizzazione della gente e delle Istituzioni, nei confronti di
coloro i quali hanno perso la vita per lo
Stato e non contro lo Stato. In particolare, Ti segnalo questo passaggio della
lettera che mi e' stata inviata: " In questo
giorno di mestizia ci sforziamo però anche di non dimenticare quanto accaduto
ai G8 di Genova, esternandole una nostra amara riflessione, che potrebbe apparire come una provocazione ma che
rimane, da qualsiasi parte si veda, solo
una triste realtà. Un "manifestante" del
G8, Carlo Giuliani, immortalato nel gesto
di lanciare un estintore contro una camionetta dei Carabinieri, è stato trasformato, proprio per quel gesto, in un eroe.
Incappucciato, ma pur sempre un eroe,
al quale è stato addirittura intitolata una
camera del Senato. Un’iniziativa che non
merita commenti ma che sembra, anche
alla luce dei fatti di questi giorni, una
macabra esortazione alla disobbedienza
e alla violenza. Non vogliamo entrare nel
merito dell’ iniziativa, ma in questo giorno di dolore, non troviamo le parole adatte per esprimere la nostra amarezza e
la nostra indignazione. Desideriamo solo
chiedere per Filippo Raciti e per tutti le
vittime delle Forze dell'Ordine, cadute
nell'adempimento del dovere, quello
stesso dovere che ci spinge a difendere la
sicurezza di tutti i cittadini, un maggior
rispetto e un ricordo indelebile."
“Credo che sarebbe bellissimo restituire
fiducia in tempi rapidi agli operatori
delle forze dell'ordine”.
Francesco Storace
INFORMAZIONE
La riconoscenza
non è di casa nella politica
di Gino Falleri
Vice Presidente Ordine Giornalisti Lazio
Presidente del Comitato dei Saggi AtlasOrbis
S
ono gli avvenimenti a sottolinearlo e
per giunta non sono nemmeno sporadici. Nel mondo si avverte un forte sentimento antiamericano, che cresce giorno
dopo giorno e viene puntualmente segnalato dalle cronache. Tutti hanno qualcosa
da ridire nei confronti degli Stati Uniti e
sulle loro scelte politiche. Con maggiore
frequenza dopo l’inizio delle operazioni
militari contro Saddam Hussein, il dittatore dell’Iraq, responsabile di continue
violazioni dei diritti umani e di genocidi.
Un conflitto per la ricerca delle armi di
distruzioni di massa, che si è trasformato,
con il tempo, in un secondo Vietnam,
conferendo inoltre una spinta al terrorismo delle frange più estreme islamiche.
Gli attentati alle Torri di New York e alle
metropolitane di Madrid e Londra insegnano e creano tensioni. Il recente viaggio
di Bush, in alcuni paesi dell’America latina per rilanciare la leadership commerciale, ne è una conferma. Manifestazioni
di contestazione con i consueti slogan, i
soliti striscioni e gl’immancabili falò di
bandiere a stelle e strisce. Pure cerimonie
di purificazione, come a Tecpàn in Guatemala.
Non si può mettere in dubbio che gli Stati
Uniti non abbiano contribuito alla crescita della società civile, al progresso tecnologico e sanitario, nonché a difendere la
democrazia dai totalitarismi e a garantire
la sicurezza generale all’epoca della Cortina di ferro. Il computer ed Internet sono
due prodotti della loro ricerca scientifica e
sono stati messi a disposizione di tutti,
come sono aperte a chi vuole studiare le
sue università. Ed i titoli rilasciati hanno
un indiscutibile peso nella ricerca di occupazione. Di fronte a tutto questo diventa
arduo comprendere il perché ci sia tanta
ostilità, o risentimento, nei loro confronti.
Quali possono essere le reali ragioni che
sono alla base di questa continua protesta
per la politica della Casa Bianca, per la
presenza degli americani in questo o quel
paese? E’ per il petrolio o in considerazione che si ritengono i gendarmi delle libertà democratiche? Oppure siamo di fronte
a delle forzature contro una grande nazione, che molto ha speso in vite umane per
la difesa della democrazia e che è sempre
la prima a rispondere alle richieste
dell’ Onu e della Nato?
Se l’Europa è un continente libero e democratico, e non è andato sotto il tallone
della Germania di Hitler, lo si deve in
buona parte all’intervento degli Stati Uniti, come peraltro nel 1917 all’epoca del
Kaiser. E questo in contrapposizione a
quella che era la volontà dei padri fondatori, che non volevano avere rapporti con
l’Europa. Unione Sovietica e Gran Bretagna, senza l’aiuto dell’industria americana
e delle divisioni di Eisenhower in Italia e
in Normandia, avrebbero avuto ben poco
da contrapporre alla potenza dei Tigre ed
alle capacità tattiche e strategiche dei
generali della Wehrmacht. Non esenti,
comunque, da macchie indelebili. La battaglia dei convogli, quelli che servivano
per rifornire di materiale soprattutto l’esercito russo, è stata vinta dagli americani. E’ la storia a sottolinearlo.
La non comprensione di questo sentimento antiamericano, dalle sfaccettature caleidoscopiche, è anche
alimentata da quanto ha
voluto a suo tempo dire
Alex de Tocqueville, che
ha indicato negli Stati
Uniti d’America un paese
con granitiche istituzioni
pubbliche e dalla grande
forza democratica. Dove i
politici chiacchierati vanno a casa, i cittadini sono
liberi di muoversi, la
stampa è libera e non
guarda in faccia a nessuno, chi delinque va in
galera senza sconti ed
indulti e la politica mira
sempre a difendere gl’interessi del paese, chiunque sieda alla Casa Bianca, democratico o repubblicano. Una nazione che
ha sempre lasciato aperte
le sue porte a tutti gli uomini che erano perseguitati per le proprie idee,
per la religione professata
o perché cercavano un
lavoro, che non riuscivano
a trovare a casa propria
per l’incapacità dei governi.
Pulitzer, Fermi, Toscanini
ed Einstein, tanto per citare alcuni nomi,
che forse diranno ben poco alle giovani
generazioni, hanno trovato al di là dell’Oceano una seconda patria, che li ha messi
in condizione di esprimere il loro talento.
E che dire quando, dopo la fine del secondo conflitto mondiale - con 55 milioni di
morti, 35 milioni di feriti e 3 milioni di
dispersi - hanno fatto entrare una massa
di diseredati che cercavano lavoro e tranquillità, dando anche vita al Piano Marshall per risollevare le sorti economiche
dell’Europa. Noi italiani abbiamo beneficiato di 12 milioni di dollari, che il governo ha utilizzato per ridurre il debito.
Tutto deve andare nel dimenticatoio, senza un pizzico di riconoscenza? E se domani gli Stati Uniti decidessero di rientrare
nell’isolazionismo cosa potrebbe fare la
tiepida Europa se avesse necessità di difendersi o di risolvere i suoi problemi che
aumentano sempre di più?
AtlasOrbis 5
BRIEFING
Ordine pubblico e disordine politico
La svolta del dopo Raciti boicottata da interessi politici ed economici
Massimo D’Anastasio
Vice Direttore Responsabile
D
iradatosi il polverone delle cariche
assassine dei tifosi a Catania, sul
terreno rimaneva il corpo di un poliziotto
l’ispettore capo Filippo Raciti e lo sdegno
di tutto il paese. Questo il quadro della
situazione, la notte del 2 febbraio scorso,
quando tutto il Paese reagiva da par suo,
si udiva, finalmente, la voce del ministro
dell’Interno Amato, ed il leader tuonava:
“Stop al calcio”.
Così il 3 febbraio tutti gli italiani e le italiane sedotte dal calcio apparivano come
un popolo in attesa dell’armageddon, diviso nell’amore per quel mondo esaltante,
ma inquinato dalla violenza, ed un periodo chissà quanto lungo di vita in un pianeta senza football e qualcuno già vagliava il panorama sportivo per individuare
qualche altra passione più sana di un malato, corrotto e violento gioco di pallone.
Questa era l’Italia dell’immediato dopo
Raciti, sradicare la violenza in quelle ore
appariva persino più importante del decorso dell’indagine di polizia volta all’identificazione dell’assassino dell’ispettore
di polizia, quel 3 febbraio il calcio si fermava.
Gia il giorno dopo l’armageddon era diventato uno tsunami e poi a seguire nel
corso dei giorni divenne, un uragano, una
tempesta, un vento forte, una leggera
brezza per trasformarsi l'otto febbraio nel
6 AtlasOrbis
decreto Anti-Violenza ossia un “alito di
vento fra i capelli”.
Un decreto legge, che a fronte dell’episodio più grave mai verificatosi in occasione
di un evento sportivo, sentenziava che la
legge penale va rispettata anche dalle società di calcio, una svolta epocale che si
assomma a quella dell’obbligo del rispetto
della legge amministrativa, che negli anni
scorsi gli impose di pagare l’Irpef e le tasse in genere e poi il tentativo nell’estate
scorsa di imporgli anche una legge non
scritta di etica sportiva.
Questo per dire che certi settori che
smuovono le masse in questo paese godono di sospensioni di legge intollerabili, ed
è difficile non imputare tutto ciò ad un
settore che delle masse ha esiziale bisogno: la politica.
Quella politica, chiamata a varare un decreto, che inaspriva le leggi e disarmava i
violenti. Così non è stato perché. Le condizioni di sicurezza degli impianti, non
sono estendibili, per costi e logistica, agli
stadi più piccoli; il divieto di trasferte
organizzate, è cancellato dalla possibilità
di acquistare più biglietti, fino a 10, per
singolo tifoso, inoltre il gruppo organizzato è di facile identificazione per le forze
dell’ordine e quindi controllato preventivamente; il Daspo, inasprito da 6 mesi ad
un anno nella pena minore, rimane un
provvedimento inefficace di denuncia a
piede libero, le comunicazioni dei nominativi delle associazioni che ricevono favori dalle società di calcio non consentiranno il controllo dei tagliandi venduti.
Inoltre, dal decreto legge, non si evince
chiaramente a chi siano in carico le spese
per la messa a norma degli impianti e poi
le iniziative scolastiche di valorizzazione
della cultura sportiva come sancito dalla
carta Olimpica ed il codice di autoregolamentazione dei giornalisti radiotelevisivi
appaiono come riempitivi per far si che si
potesse arrivare almeno a 13 articoli.
Sono rimasti irrisolti tutti i temi importanti ossia le nostre strategie di ordine
pubblico e le dotazioni di mezzi sono idonee al risultato che devono garantire? E’
corretto che soldi e risorse pubbliche siano messe a disposizione di spettacoli privati? Le società di calcio devono contribuire alle spese di sicurezza o dotarsi di
società private e risorse interne? Sia utile
alla crescita della cultura sportiva il mantenimento di gruppi organizzati di tifosi?
Fanno parte dello spettacolo gli striscioni
a volte simpatici nella quasi maggioranza
demenziali e razzisti esposti sulle tribune?
Solo alcuni dei quesiti che sono rimasti
senza soluzione, una volta diradatosi il
polverone delle cariche assassine dei tifosi
a Catania.
L’Ispettore di Polizia Filippo Raciti ucciso a Catania
GIUSTIZIA
Quale pena?
Le nostre pene sono ancora certe e deterrenti ?
Edoardo Mori
Giudice del Tribunale di Bolzano
O
gni giorno il cittadino si rende conto
che in Italia le condanne servono a
poco: pluripregiudicati continuano a delinquere, delinquenti stranieri scorazzano
indisturbati, droga e prostituzione sono in
continuo aumento.
Facciamo un esempio pratico di come concretamente viene eseguita la pena in Italia.
Ipotizziamo un normale omicida che in una
lite ha ucciso un’altra persona. La pena
comminata dalla legge è la “reclusione non
inferiore a 21 anni”. Il reo, chiara essendo
la sua responsabilità, chiede il giudizio abbreviato che non può essergli negato. Davanti al giudice prova di aver risarcito il
danno e la pena può scendere fino a 14 anni; siccome è incensurato e ha confessato
ottiene le attenuanti generiche e la pena
può scendere di un ulteriore terzo fino a 9
anni e 4 mesi. Per aver scelto il giudizio
abbreviato la pena deve essere diminuita di
un terzo secco e scende a 6 anni e 3 mesi
circa. Il che è meno di un terzo di quello che
il normale cittadino capisce leggendo la
norma!
Supponiamo però che il giudice sia ancora
convinto che l’omicidio è una cosa grave e
applichi le attenuanti in modo sparagnino,
giungendo ad infliggere 12 anni, e vediamo
quanti ne sconterà l’omicida.
È del tutto verosimile che l’omicida abbia
fatto 3 mesi in carcere e 9 mesi agli arresti
domiciliari e perciò rimangono da scontare
11 anni.
Dopo aver scontato metà della pena (quindi
nel nostro caso sei anni) il reo viene ammesso la regime di semilibertà e può uscire
dal carcere per attività lavorative varie; in
pratica vi rientra solo per dormire.
Dopo aver scontato un quarto della pena il
detenuto ottiene permessi premio di 45
giorni all’anno che avrà una durata virtuale
di soli 320 giorni! Vale a dire che per gli
otto anni residui da scontare, se stesse effettivamente in carcere, vi soggiornerebbe
solo sette anni. Inoltre il reo gode di uno
sconto di tre mesi per ogni anno di pena
scontata (la c.d. liberazione anticipata).
Fatti i debiti conti, dopo sei anni il reo ottiene la semilibertà con 45 giorni di permesso all’anno in cui è libero; però ha già
accumulato 540 giorni di liberazione anticipata (un anno e mezzo); gli rimangono
4 anni e mezzo da espiare che, con la riduzione per liberazione anticipata, diventano
3 anni e 6 mesi
Quindi: 12 anni - custodia cautelare = 11; ne
sconta altri 5 in carcere e poi va in semilibertà per altri tre anni e sei mesi. La pena
residua di 11 anni si è trasformata in 5 anni
di carcere e 3 anni e mezzo di semilibertà
(calcoli a braccio!).
Ora se da 21 anni di carcere comminati
dalla legge (e che un tempo si scontavano
tutti) siamo riusciti a scendere a 5 anni,
viene da chiedersi a che cosa serve che la
legge commini 21 anni. E abbiamo tralasciato di parlare degli sconti per madri e
padri di bambini, per tossicodipendenti,
per malati, e del fatto che le pene fino a tre
anni proprio non vengono scontate; il soggetto viene affidato ai servizi sociali.
La funzione della pena era ben chiara agli
antichi, come espresso in molti aforismi
giuridici romani da cui si ricava che la pena
serve per togliere dalla società persone pericolose, serve come castigo morale, serve
per recuperare il reo, serve di esempio e
deterrente per gli onesti: Affinché molti
vengano corretti è necessario che
uno perisca secondo la legge. Nessun
uomo prudente punisce perché si è
peccato, ma bensì affinché non si
pecchi. La punizione del malvagio è
la garanzia dell’onesto. Si punisce
affinché non venga peccato. La pena
per pochi significa paura per molti.
La pena viene comminata per migliorare l’uomo. Ogni pena non è
tanto in relazione al delitto quanto
all’esempio che si vuol dare.
Guai a considerare la pena solo come un
fatto personale del reo; la pena non è una
penitenza fatta per lavare l’anima, ma uno
strumento per convincere il reo, e chi avesse voglia di imitarlo, che il delitto non paga.
Proprio l’opposto del nostro sistema che
sembra fatto apposto per dire ai delinquenti
che non è il caso di preoccuparsi troppo!
Ed infatti:
- solo un reo su dieci viene condannato;
- se il reato non è molto grave, il reo esce
dal carcere dopo pochi giorni e non vi ritorna più;
- anche in caso di reati gravissimi la pena
effettiva si riduce in pratica ad un terzo;
- se si hanno un po’ di soldi per l’avvocato si
può riuscire a dilungare il processo fino
all’arrivo di un condono o della prescrizione.
Prendiamo come esempio il caso di chi
abbia organizzato un bel traffico di droga; è
normale che prima di destar sospetti nel
giro ed essere controllato dalla polizia, riesca ad incassare qualche centinai di migliaia di euro che magari egli investe in un
paese extracomunitario; se alla fine viene
scoperto con un chilo di droga in casa viene
arrestato e condannato a 4-5 anni di carcere. Dopo poco più di due anni è in grado di
andarsi a godere i suoi euro in patria o in
un’isola turistica. Ma se è incensurato ci
può andare anche dopo pochi mesi perché
la Cassazione afferma che è del tutto arbitrario ritenere che in un caso del genere il
reo preferisca espatriare piuttosto che godere dell’ospitalità delle carceri italiane!
Ancor più grave il problema per i piccoli
reati, talvolta anche molto redditizi: non si
rischia nulla ad organizzare truffe, a far
debiti sapendo che non si pagheranno, a
molestare, picchiare, offendere, danneggiare. L’ipotetica pena non verrà mai scontata
e l’unico pericolo è di doversi pagare un
avvocato; ma se non ha soldi al sole, quello
glielo paghiamo noi!
AtlasOrbis 7
GHEOPOLIS
RIFORME
L’On.Vannino
Chiti Ministro per i Rapporti
con il Parlamento e Riforme Istituzionali ad AtlasOrbis
Intervista a cura del Dr. Fedele Verzola
Signor Ministro, esiste tra i progetti
del governo una riforma per le forze
di polizia (eliminazioni di comandi
pletorici ormai legati a logiche obsolete che fanno riferimento ad un controllo ottocentesco del territorio) che
contempli una sorta di diversificazione netta dei compiti istituzionali (ad
esempio controllo del territorio demandato alla Polizia di Stato e specializzazioni demandate ai Carabinieri e/
o Guardia di Finanza), o una loro unificazione presso il Ministero degli Interni, visto che comunque il coordinamento cede il passo di fronte alle logiche opportunistiche ed individualistiche di ogni singola forza di polizia?
“La prima esigenza è ridare alle forze dell’ordine la piena percezione dell’importanza del
loro ruolo e dell’impegno con cui il Governo
intende rafforzare il comparto.
Sul piano organizzativo il sistema di pubblica sicurezza è sicuramente troppo complesso, necessita di un’opera di semplificazione e
di un forte coordinamento, ed è in questa
direzione che intendiamo muoverci, partendo da una consapevolezza più generale: occorre realizzare quest’opera di riorganizzazione rivedendo tutto il sistema della sicurezza nazionale alla luce dei profondi cambiamenti che hanno attraversato l’Italia. E’
cambiato il contesto sociale e abitativo; sono
cambiate le città e soprattutto le loro periferie.
Senza mettere in dubbio l’importanza dell’esistenza di più forze di polizia, dobbiamo
quindi raggiungere il maggior coordinamento possibile puntando ad una migliore distribuzione sul territorio che produca una forte
sinergia nell’azione sul campo.
Aggiungo altri obbiettivi che ci siamo posti
per andare in questa direzione: la completa
integrazione delle banche dati di cui si avvalgono le forze dell’ordine; il pieno funzionamento delle centrali operative unificate, il
che richiede una struttura di comunicazione
interna altamente efficiente; un’attenta individuazione di eventuali sprechi o utilizzazioni errate di personale e una conseguente
ricollocazione secondo le esigenze reali, le
emergenze o le priorità contingenti.
Ma anche sul piano locale vogliamo lavorare
sulla diffusione di un impegno per la sicurezza. I Comuni svolgono già un ruolo importante, ma noi nell’ultima legge Finanziaria
abbiamo aggiunto un elemento di novità
significativo: adesso possono destinare dei
fondi propri per progetti di sicurezza realizzati insieme al Ministero dell’Interno. Credo
sia una forma di collaborazione diretta fon-
8 AtlasOrbis
damentale. Oltre a misure efficaci da un punto di vista dell’organizzazione delle forze dell’ordine, dobbiamo proporci di estendere l’impegno sui temi della
legalità e della sicurezza e quello
perché vi sia nella opinione pubblica un forte sostegno e solidarietà nei loro confronti.
L’incidenza della politica
energetica nella penisola
Italiana (mancanza di ricerca di fonti alternative,
eccessiva dipendenza dagli
stati stranieri – Francia
(nucleare), Russia (gas) e
paesi
nordafricani
(petrolio) in primis –) sulla
vita economica del paese, ha
portato negli ultimi anni ad
un incremento del costo
dell’energia che ha creato
un asimmetria e progressiva mancanza di competitività della nostra economia
rispetto agli altri paesi euIl Ministro
ropei. Non sarebbe auspicaVannino Chiti
bile investire massicciamente sulla ricerca energe’attenta diversificazione delle importazioni.
tica alternativa al fine di: non dipenLa strada del nucleare da fissione presenta
dere da Stati stranieri visti gli ultimi
diversi motivi di perplessità. Le scorie deriavvenimenti internazionali (crisi mevanti dall’attività delle centrali devono essediorientali o russo-europea); ridurre i
re collocate in siti appositamente predisposti
costi dell’energia (anche attraverso
la cui totale sicurezza nessuno scienziato è
l’utilizzo del nucleare - visto che viene
ancora in grado di garantire, innanzi tutto
comunque utilizzato a pochi Km dai
perchè la loro radioattività decade in un
nostri confini-), con ripercussioni polasso di tempo di centinaia o migliaia di ansitive sulle risorse da investire nelle
ni.
politiche sociali e sulla ricerca; tutelaL’Italia per la sua configurazione e la densità
re l’ambiente con politiche energetiabitativa non presenta soluzioni facilmente
che alternative anche in virtù dell’ingestibili. Sul piano strettamente utilitaristico
tervista rilasciata dallo scienziato Jac’è un altro elemento che ci allontana da
mes Lovelock alla nostra rivista, che
questa opzione: se avviassimo oggi un piano
fa presagire uno scenario apocalittico
di lavoro per la produzione nucleare avremper il futuro del nostro pianeta, a semo le prime centrali operative solo fra vent’guito delle politiche economiche scelanni. E non dimentichiamo che sulla base di
lerate poste in essere dall’intera umaqueste stesse considerazioni vent’anni fa gli
nità e che hanno danneggiato forse
italiani hanno espresso, attraverso un refeirrimediabilmente l’ambiente?
rendum, la loro contrarietà all’energia nucleare.
“Non credo ci si possa porre come obiettivo
In base a questi presupposti ritengo che la
realistico di medio termine l’indipendenza
strada da percorrere sia questa: sul medio e
energetica del nostro paese. Penso naturallungo periodo la ricerca italiana deve supmente che si debba operare in questa direportare il lavoro dei principali centri di ricerzione e che occorra intanto rafforzare la noca che nel mondo lavorano allo studio del
stra produzione interna, diversificando le
c.d. nucleare pulito, cioè quello da fusione.
fonti, sviluppando le energie alternative. Al
Lo stesso investimento di ricerca sarà destitempo stesso è necessario investire nella
nato alle energie rinnovabili: le nostre condiricerca e, per garantire la sicurezza del paese
zioni geografiche danno grandi potenzialità
in questo campo, procedere anche ad un
di sviluppo al settore. Nel nostro programma
ci siamo posti l’ambizioso obbiettivo del
raddoppio della produzione energetica da
fonti rinnovabili e sostenibili, raggiungendo
la quota del 25%. Nell’immediato il nostro
compito primario è quello di recuperare il
tempo perduto nella scorsa legislatura e
predisporre un piano energetico basato su
due principi fondamentali: energia a minor
costo anche attraverso concrete misure di
liberalizzazione e un sistema energetico moderno e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Occorre innanzi tutto puntare alla diminuzione dei consumi di combustibili fossili, tra
i quali dobbiamo privilegiare il gas naturale
che è il meno inquinante. Nel campo dei
trasporti attraverso il riequilibrio a favore
della ferrovia, del cabotaggio e del trasporto
collettivo. Nel settore produttivo, nei servizi,
nella produzione e nel consumo elettrico si
deve puntare ad un complessivo aumento di
efficienza, sviluppando anche il sistema di
cogenerazione nella produzione di energia.
Aggiungo un altro ambito, il consumo domestico. I nostri edifici disperdono nell’ambiente esterno più dell’80% del calore sviluppato
dai sistemi di riscaldamento. Le case ad alta
efficienza energetica consentono di abbattere questa dispersione del 300%. Il governo,
già con la sua prima Finanziaria, ha voluto
dare un segnale forte nella direzione del
risparmio energetico.
Abbiamo voluto introdurre delle agevolazioni tributarie per chi sceglie di ristrutturare la
propria abitazione per migliorarne l’efficienza termica ed energetica e di destinare un
fondo per incentivare la costruzione dei nuovi edifici con queste caratteristiche. Inoltre
sono previsti degli incentivi per lo sviluppo
dei biocarburanti e l’Iva agevolata per l’utilizzo e la fornitura di energia ecologica”.
Ci sono anche misure per la rottamazione di
elettrodomestici e la loro sostituzione con
altri più moderni e a più basso consumo.
Cosa pensa dell’incidenza delle comunità cinesi sulle politiche economiche
e del lavoro, visto il loro “modus operandi” che prevede un “Dumping economico” che porta dapprima ad una
concorrenza sleale con le preesistenti
ditte italiane (quelle che applicano le
normative previste dalla legislazione
sociale) e poi attraverso il loro rilevamento a seguito del fallimento (il tutto
alla luce della scientifica acquisizione
di settori merceologici che permetteranno loro di avere presto un monopolio economico, con conseguente
ricadute negative sulla tutela dei lavoratori)?
“Il rispetto delle regole del commercio internazionale è una questione che nel rapporto
con la Cina va affrontata; sul rispetto delle
regole non vi può essere incertezza o indifferenza. Si tratta di un tema di competenza
europea, oltre che di interesse del W.T.O. In
quelle sedi l’Italia farà valere i suoi legittimi
interessi.
Ma, detto ciò, ritengo che una visione pessimistica del ‘fenomeno Cina’ porti alla conseguenza di non saper vedere e sfruttare le
grandi opportunità che abbiamo di fronte.
Dobbiamo impegnarci con una strategia
complessiva per un'ulteriore espansione
degli investimenti italiani in
Cina, in un rapporto di causaeffetto con un clima di fiducia
nelle opportunità che questo
nuovo mercato può offrire alle
imprese italiane. Teniamo ben
presente che dalla Cina arriva
una grande domanda di tecnologia e di beni di lusso, settori
nei quali possiamo eccellere
come pochi. E questa domanda
non può che crescere proporzionalmente alla crescita economica cinese che sta procedendo a ritmi impressionanti.
Il protocollo d’intesa sottoscritto a novembre dal ministro
degli Esteri D’Alema col suo
collega cinese percorre proprio
questa strada virtuosa: in esso
si ribadisce l'impegno per un
raddoppio, nei prossimi cinque
anni, del volume dell'interscambio, al fine di riequilibrare
la bilancia commerciale, in
questo momento fortemente a
favore dei prodotti cinesi. Nel
protocollo a noi viene chiesto
che le imprese italiane partecipino attivamente allo sviluppo
dell’apparato produttivo cinese. Si tratta di saper cogliere
questa grande opportunità.
Che peraltro non è l’unica: si
tratta di saper cogliere un’altra
grande potenzialità. L’Italia
può diventare il naturale approdo dei prodotti provenienti
dalla Cina e da tutto l’oriente
(India in testa) che transitano
per il canale di Suez. La nostra
posizione geografica ci mette nelle condizioni di essere un molo naturale al centro del
Mediterraneo. Abbiamo la possibilità di
trasformare ‘l’invasione’ cinese in un volano
per grandi investimenti. L’intendimento del
nostro governo è di cogliere nella sua interezza queste opportunità. Così come negli
anni Cinquanta i porti dei Paesi Bassi seppero sfruttare l’espansione commerciale statunitense fungendo da porta d’accesso delle
merci americane.
Naturalmente è necessario attrezzare e rendere moderni, competitivi i nostri porti e
aeroporti.
Ed è indispensabile estendere ovunque la
legalità. Nessuno investirà in territori in cui
esista la legge della criminalità anziché quella dello Stato.
Cosa pensa dell’ingresso della Turchia
nell’Unione Europea, anche in virtù
delle recenti dichiarazioni rilasciate
dal Santo Padre nella sua visita ad
Istanbul ?
“L’ ingresso della Turchia nell’Unione Europea è un importante traguardo da raggiungere: l’Italia, non solo il governo ma anche le
principali forze dell’opposizione, è favorevole e impegnata per questo risultato. Ci troviamo di fronte all’emergenza di un terrorismo che vuole provocare la guerra tra civiltà.
E’ compito e responsabilità dell’Europa favorire l'incontro e scongiurare lo scontro. L'adesione di un Paese democratico a grande
maggioranza musulmana renderà l’Unione
Europea una casa comune di popoli che condividono valori comuni: libertà, democrazia,
laicità, assoluto rispetto dei diritti umani,
pace e non violenza.
Anche sul piano strategico esistono motivazioni a sostegno dell’apertura: l’allargamento
dei confini europei al territorio turco rafforzerebbe ulteriormente la politica di sicurezza
comune dell'Europa e consoliderebbe la
posizione dell’Unione sullo scacchiere mediterraneo.
La recente frenata su alcuni punti oggetto
del negoziato, quelli relativi all’ apertura dei
porti e degli aeroporti turchi al traffico da
Cipro, denota la necessità che venga seguito
un percorso di lavoro approfondito, nel corso del quale le diverse questioni poste sul
tavolo siano discusse nel tempo necessario,
senza accelerazioni forzose che possono
minare la solidità e chiarezza dell’accordo,
ma anche senza rinvii pretestuosi.
Papa Benedetto XVI, in occasione della sua
recente visita, ha incoraggiato il cammino di
dialogo e di inserimento in Europa della
Turchia, sulla base di valori e principi comuni. E’ importante questo impegno. Le grandi
fedi religiose hanno un ruolo insostituibile
per costruire la pace e contribuire a rendere
saldo il comune edificio europeo. Naturalmente il primo elemento fondante di questo
storico accordo dovrà essere la piena condivisione, il rigoroso rispetto e l’attuazione dei
valori e dei principi cui faceva autorevolmente riferimento anche il Santo Padre e su
cui si fonda la comunità del vecchio continente.”
AtlasOrbis 9
ISTITUZIONI
Salvatore Sfrecola
Un’occasione mancata
O una speranza mal riposta?
Cinque anni a Palazzo Chigi con Gianfranco Fini
“Com’è nato questo libro? E perché? Me l’hanno chiesto molti.
E in effetti sono stato a lungo incerto se scrivere della mia
esperienza di Capo di Gabinetto del Vicepresidente del Consiglio,
Gianfranco Fini, nei cinque anni del Governo Berlusconi…”
Cons. Prof. Salvatore Sfrecola - Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti
“C
hi te lo fa fare”, mi dicevano.
“Dovrai dire anche qualcosa di
critico. Ti farai nemici”. Non mi hanno
convinto. Ho sentito, invece, il dovere di
offrire una testimonianza a quanti si interessano della vita delle istituzioni, della
politica nel senso più nobile del termine.
Che è individuazione delle scelte destinate
a soddisfare le esigenze della comunità,
cioè a realizzare quello che si chiama
“bene comune”, attraverso “politiche”
economiche e sociali idonee a favorire lo
sviluppo morale e materiale della società.
In questo senso un uomo delle istituzioni,
come io sono per cultura e per professione, in quanto magistrato della Corte dei
conti, credo abbia il dovere di esprimere
valutazioni su come è stata gestita la cosa
pubblica, che è gestione di risorse prelevate dalle tasche dei cittadini per finalità che
non sono “di partito”, anche se sono necessariamente i partiti e le loro coalizioni
a governare le scelte.
Pertanto, con assoluta indipendenza, ho
voluto esporre in questo libro alcune mie
personali opinioni sulle cose fatte e su
quelle che, a mio avviso, andavano fatte o
che andavano fatte diversamente. Valutazioni che, in una certa misura, riguardano
qualunque Governo che intenda effettivamente perseguire il bene comune, dalla
politica della pubblica amministrazione a
quella della famiglia, della scuola, dell’industria e del commercio. Per non parlare
dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Cominciamo dalla pubblica amministrazione, certamente la grande trascurata da
troppi governi e da troppi anni. Ed è, in
una certa misura, difficilmente spiegabile,
se non con la modestia di gran parte della
classe politica dei nostri tempi. Perché è
evidente che un governo, qualunque governo, che intenda perseguire obiettivi di
sviluppo economico e sociale della società
dovrà operare attraverso le proprie strutture amministrative, con gli uomini di cui
dispone e con gli strumenti operativi dei
quali questi si avvalgono. Questo vale per
la politica economica, per quella fiscale,
10 AtlasOrbis
finalità di interesse pubblico. La procreaper l’ordine pubblico, per la scuola.
zione e l’educazione dei figli (art. 30),
È talmente evidente che non si comprende come il problema non venga percepito necessarie per lo sviluppo della comunità,
che ha esigenza di contare su cittadini
come prioritario. In ogni settore occorrono buoni operatori e leggi adeguate alle onesti e professionisti capaci. Famiglia
significa anche fattore di protezione dei
esigenze del momento. I buoni operatori
vanno selezionati e retribuiti adeguata- giovani, ad esempio nei confronti del disamente. E motivati. Occorre, cioè che essi gio (del quale un aspetto drammatico è
sentano che il Governo e l’opinione pub- costituito dalla dipendenza da droghe), ed
blica li riconoscono come efficienti e fedeli assistenza ai malati ed agli anziani, quasi
servitori delle istituzioni.
sempre in un ruolo di supplenza nei conNon è accaduto negli ultimi anni. Ed è fronti delle istituzioni pubbliche.
gravissimo. Basta conoscere un po’ di La famiglia è anche un importante operastoria per verificare che i grandi paesi
tore economico. Interviene sul mercato
occidentali hanno tradizionalmente gran- dei beni e dei servizi, se dotata di adeguade cura dell’apparato amministrativo. te risorse. Altrimenti non è in grado di
Hanno una grande tradizione ammini- risparmiare e di spendere. E questo si
strativa. Nel libro faccio gli esempi della
ripercuote sull’economia dell’intero paese.
Francia, della Germania, della Gran Bre- Il calo delle nascite, anche se non se ne
tagna, della Spagna. Ed ancora tutti han- parla, è destinato a ridurre posti di lavoro
no a mente, per averlo letto più volte, il
in ogni settore, dai servizi (la scuola, ad
ricordo dell’efficienza dell’Imperial regio
esempio) a molte produzioni.
governo di Maria Teresa, Imperatrice d’Austria.
Insisto sempre, e da molto, in tutti i
miei interventi, e in ogni occasione,
su questo argomento. Ricordando
che uno stato liberale, con ampia
devoluzione al privato delle iniziative economiche e sociali (queste ultime anche in virtù del principio di
sussidiarietà accolto dall’art. 118
della Costituzione), esige una pubblica amministrazione efficiente.
Perché delineare politiche e coordinarle richiede assai più professionalità di quanta ne occorra nel fare,
nell’eseguire.
Nel libro faccio anche l’esempio dell’inadeguatezza delle politiche familiari. La Repubblica, si legge nella
Costituzione, “riconosce i diritti della famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio” (art. 29).
Espressione normativa di elevatissimo contenuto, innanzitutto perché
“riconoscere” significa prendere atto
che quella “società naturale” preesiIl Cons. Salvatore Sfrecola
ste allo Stato che ne condivide le
Per questo, molti paesi
stanno attuando politiche
familiari capaci di favorire,
anche attraverso riduzioni
fiscali, l’incremento delle
nascite ed il benessere delle
famiglie. Si tratta, in sostanza, di tener conto che
l’educazione dei figli e l’assistenza ai malati ed agli
anziani rappresentano un
importante valore sociale,
per cui gli oneri relativi
meritano un riconoscimento sotto il profilo tributario,
in quanto spesa di produzione di una ricchezza che è
destinata a divenire capitale
dell’intera comunità. Lo si
sta facendo, proprio in questi anni, in Francia ed in
Svezia . L’Italia, ancora una
volta, è indietro.
Nel settore dell’economia
ho svolto alcune considerazioni sul mancato controllo
dell’aumento dei prezzi a
seguito dell’introduzione
dell’euro. Non è colpa della
moneta, che è naturalmente
neutrale, ma dell’inadeguata attenzione delle autorità
per le speculazioni messe in
atto in tutti i settori. Ed il
primo cattivo esempio lo ha
dato proprio lo Stato. Dacché il canone RAI, che in
lire superava di poco le 100
mila, in euro è stato fissato
nella stessa misura. Cioè nel
doppio!
Anche le dismissioni del
patrimonio immobiliare
pubblico sono state condot-
te male. Attraverso società
di intermediazione che,
nell’ottica del profitto, hanno lucrato ingenti vantaggi
che si sono trasformati in
oneri pesanti per gli inquilini acquirenti, che avrebbero
pagato di meno le case se
vendute direttamente dallo
Stato e dagli enti pubblici,
con mutui agevolati.
Il mio è un libro politico?
Direi meglio che tratta di
politica o, come si dice, delle “politiche pubbliche”. Ma
non affronta i vari problemi
dei quali si occupa nell’ottica del politico, inteso come
uomo di parte. Dietro ogni
considerazione c’è una riflessione che un uomo delle
istituzioni ha potuto fare da
un osservatorio privilegiato,
com’è certamente il Palazzo
del Governo, cercando di
dare una chiave di lettura di
molti avvenimenti ed offrendo spunti di riflessione
che, come ho già detto, possono essere utili a chiunque
si occupi di gestione della
cosa pubblica.
Ho cercato anche di
“animare” i luoghi dove si
assumono, o si sarebbero
dovute assumere, le decisioni. Ho descritto ambienti e
citato i protagonisti delle
decisioni, politici e tecnici.
E mi auguro che anche questo sia servito a facilitare la
lettura ed a stimolare qualche riflessione.
Biografia
Salvatore Sfrecola, laureato in giurisprudenza ed in sociologia, giornalista pubblicista (iscritto all’Albo dal
1970), docente a contratto, dall’anno
accademico 2003-2004, di Diritto
amministrativo europeo nel Corso di
laurea in Scienze dell’Amministrazione nella Facoltà di giurisprudenza
della LUMSA, a Roma. È Magistrato
della Corte dei conti ed ha prestato
servizio presso: l’Ufficio di controllo
sugli atti e sulle contabilità del Ministero del tesoro; la Prima Sezione
giurisdizionale per le materie di contabilità pubblica; la Procura generale;
il Servizio Massimario; la Procura
regionale dell’Umbria, in qualità di
Procuratore regionale dal 1° ottobre
1994 all’11 giugno 2001; la Sezione
controllo enti quale Sostituto ex art.
12 della legge n. 259 del 1958 presso l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.) e delegato al controllo
dell’Istituto di Studi ed Esperienze di
Architettura Navale (INSEAN) dal
1998 al 2003. Presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei
conti dal 1998 al 2001. Dal 18 giugno
2006 ha assunto le funzioni di Vice
Procuratore Generale nell’ambito
della Procura regionale della Corte
dei conti presso la Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio.
Capo di Gabinetto del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri dall’11
giugno 2001 al 18 giugno 2006, è
stato Consigliere giuridico dei Ministri: per il coordinamento delle politiche comunitarie; della funzione pubblica; della ricerca scientifica e tecnologica; della marina mercantile; dei
lavori pubblici; dei trasporti; trasporti
e navigazione. È componente del
Comitato Tecnico Scientifico del
FORMEZ.
È stato Presidente dell’Istituto di
Studi sulla Contabilità Pubblica
(I.S.Co.P.).
Ha fondato e dirige dal 1979 la Rivista bimestrale “Amministrazione e
Contabilità dello Stato e degli Enti
Pubblici”, oggi anche in formato elettronico (www.contabilita-pubblica.it).
Dirige la Rivista internet “Controllo e
giurisdizione” (www.amcorteconti.it).
Dal 1990 tiene conferenze e lezioni
presso la Scuola Ufficiali Carabinieri
in materia di responsabilità amministrativa e contabile dei pubblici dipendenti. È titolare dell’insegnamento di Diritto amministrativo europeo
nell’ambito del Corso di laurea in
Scienze dell’amministrazione nella
Facoltà di giurisprudenza della Libera Università Maria SS Assunta
(LUMSA). È titolare dell’insegnamento di Diritto regionale nella Facoltà di
giurisprudenza dell’Università Europea di Roma, è autore di numerose
pubblicazioni su temi istituzionali e di
relazioni a convegni ed incontri di
studio su temi professionali.
AtlasOrbis 11
SICUREZZA
“La richiesta di sicurezza da parte dei cittadini non è indirizzata
solo alla criminalità ma è rivolta a tutti gli elementi che tendono
a rendere lo spazio un’area insicura...”
Emilia Zarrilli
Vice Prefetto
La sicurezza Urbana
Elemento fondamentale per la qualità della vita
L
a sicurezza delle nostre città ricopre una
importanza notevole per tutti noi ed è un
elemento fondamentale per la qualità della vita.
E' un argomento che interessa ai cittadini, agli
amministratori locali, ai politici, alle istituzioni,
alle associazioni, a tutti i portatori di interesse
anche chiamati stakeholder, come il mondo Anglosassone ci ha abituato ad individuare coloro
che dovrebbero avere voce in capitolo.
Ma cosa intendiamo per sicurezza urbana? Chi si
occupa della sicurezza di una città sa che questa
definizione non riguarda unicamente gli atti cosi
detti criminosi e che investe invece uno spettro
molto ampio di contesti che includono il rischio
reale, la paura, il disagio, la percezione, etc. La
richiesta di sicurezza da parte dei cittadini non è
indirizzata solo alla criminalità ma è rivolta a
tutti gli elementi che tendono a rendere lo spazio
urbano un'area "insicura". Questo aspetto è importante per poter collocare in modo corretto il
rapporto fra urbanistica e sicurezza perché allarga l'interesse a tutto ciò che rende insicuro l'ambiente urbano, non limitandosi al solo aspetto
legato alla criminalità, che pur rimane di capitale
interesse nei confronti della prevenzione in materia di sicurezza urbana.
Risulta quindi utile approfondire le diverse componenti di questo concetto allargato che si trasforma spesso nella causa e nella natura delle
richieste che generano la domanda di sicurezza
da parte dei cittadini. Queste componenti possono essere:
• II rischio di rimanere vittima di aggressioni,
intimidazioni, atti di violenza di tipo Intenzionale
12 AtlasOrbis
da parte di soggetti criminali o violenti,
• la progressiva diminuzione dei valori del vivere
in comunità che inizia con la rottura dei codici di
comportamento tradizionali della convivenza,
• l'abbandono delle pratiche tradizionali di cura
del territorio che vanno dall'abbandono di aree
verdi, alla scarsa illuminazione, allo scarso livello
di pulizia, alla limitata presenza delle Forze dell'Ordine,
• la percezione di insicurezza, da intendersi del
tutto disgiunta dal reale livello di non sicurezza,
che spesso è generata da fattori ambientali quali
il degrado e lo squallore delle aree urbane,
• la paura dei singoli individui spesso non legata
a rischi reali ma derivante da una serie di fattori
della sfera personale.
Come si può facilmente commentare, la criminalità è solo una delle cause di una crescente richiesta di sicurezza. Ricoprono importanza non marginale altri aspetti che vanno dall'inciviltà nella
convivenza alla incuria dello spazio pubblico;
dalla paura isterica al disagio nelle grandi aree
metropolitane. E’ quindi importante non dimenticare che nel contesto urbano esiste un concetto
allargato di sicurezza e che la domanda dei cittadini è spesso espressione di un disagio e non solo
dì un effettivo rischio reale.
Queste considerazioni permettono di introdurre
un passaggio importante. Spesso si è convinti che
l'insicurezza urbana sia il frutto indesiderato
derivante da fattori economici, da problemi sociali, da conflitti generazionali, dalla presenza dì
soggetti emarginati. Questi possono essere aspetti importanti ma non meno importante è il modo
in cui le aree urbane vengono progettate e costruite. Dal modo in cui la cittadinanza si identifica con il territorio in cui vive. Dal modo in cui li
città vengono curate e sorvegliate.
L'organizzazione dello spazio urbano influisce sul
livello di sicurezza e sulla sua percezione: può
contribuire a renderlo più sicuro, ma per contro,
se gli interventi non sono quelli giusti, può anche
contribuire a renderlo molto più insicuro.
Una buona progettazione può quindi rendere una
città più sicura. Se oltre alla progettazione si
riesce anche a gestire, curare, sorvegliare nel
modo opportuno ecco che lo spazio urbano diventa più sicuro e di conseguenza verrà anche percepito essere più sicuro. Intorno a questi temi sta
sorgendo una crescente attenzione che impone un
approfondimento circa l'apporto che l'urbanistica
può dare alle politiche di sicurezza.
Per parlare di sicurezza ed urbanistica dobbiamo
fare riferimento al binomio repressione e prevenzione. Le modalità di intervento oggi in uso per
garantire la sicurezza urbana sono riconducibili a
tre indirizzi principali.
Una prima modalità si riferisce al tema della sicurezza in termini di controllo attraverso i due strumenti della Legge e delle Forze dell'Ordine. La
Legge definisce le regole di comportamento, la
Polizia si adopera per farle rispettare.
Un secondo intervento in tema di sicurezza è
costituito dall'attività di prevenzione del crimine
in termini sociali agendo per ridurre le condizioni
di degrado e di miseria che spesso sono fattori che
sfociano in episodi criminali, o comunque violenti.
Un terzo approccio punta alla prevenzione ambientale cercando di evitare che l'atto criminoso
possa avvenire agendo su quei fattori dell'ambiente che in qualche modo possono influenzare i
comportamenti criminali. I tre approcci non dovrebbero essere visti in contrapposizione fra di
loro ma piuttosto fortemente integrati nel costituire l'ossatura portante delle politiche a sostegno
della sicurezza urbana. Laddove ciò è già avvenuto
sono evidenti i benefici derivanti dall'integrazione
dei tre diversi approcci che messi assieme sono in
grado di produrre un effetto cumulativo e dei
risultati duraturi nel tempo.
La disciplina che si occupa in modo specifico della
prevenzione basata sulla organizzazione dello
spazio urbano è nata negli anni settanta in Nord
America e Canada ed è stata immediatamente
identificata con una sigla che si sta affermando
sempre più: CPTED (Crime Prevention through
Environmental Design) . Alla fine degli anni ottanta un’esperienza importante proviene dal Canada
che da un nuovo orientamento alle politiche di
prevenzione ambientale del crimine. L'esperienza
è realizzata a Toronto e segna la nascita di quello
che viene chiamato l'approccio "Safe City", un
modo di affrontare la sicurezza degli spazi urbani
che, pur mantenendo i principi fondatori del
CPTED, amplia l'area d’ intervento.
Safe City affronta il tema della prevenzione ambientale del crimine in modo più ampio prendendo
in considerazione la città nel suo complesso e non
solo le aree più degradate o con un maggior numero di problemi. I temi che diventano oggetto di
attenzione e di intervento spaziano dalle destinazioni delle aree pubbliche ai mezzi di trasporto,
dalla microcriminalità ai fenomeni sociali più
complessi. Inoltre viene dedicata una specifica
attenzione alla percezione della insicurezza e la
paura dei cittadini diventa oggetto di attenzione
tanto quanto il crimine stesso. I soggetti più vulnerabili (donne, bambini, anziani, portatori di
handicap) diventano oggetto di specifici interventi
di politiche di prevenzione. Da tutto ciò esce una
versione di CPTED ampliato mettendo al centro
dell'attenzione il cittadino oltre all'ambiente in cui
si muove.
Bene, tutto questo sta pian piano approdando
anche in Europa. I segnali sono incoraggianti. Il
Comitato Europeo per la Normalizzazione (CEN)
ha emesso la normativa Europea " Prevenzione del
Crimine attraverso l'urbanistica e la progettazione
residenziale" (norma UNI EN 14383 in Italia).
La norma fornisce una risposta all'esigenza di
guida e di indicazioni pratiche - condivise da esperti dei diversi paesi Europei - atte a supportare
progetti ed interventi nel campo dell'urbanistica,
della progettazione degli spazi pubblici, delle aree
residenziali, commerciali ed industriali. Qualcosa
comincia a muoversi. Adesso diventa importante
che anche in Italia il Governo Centrale, le Amministrazioni Locali, le Istituzioni, gli urbanisti, gli
operatori pubblici e privati siano sensibilizzati
sull'argomento che avrà in futuro un crescente
interesse per la qualità della vita delle nostre città.
I Fondi Europei possono essere uno dei modi per
finanziare i progetti legati ad iniziative di questo
tipo.
Introduzione agli aspetti generale del P.O.N.
L'
Il Prefetto Procaccini, Autorità del Programma
Operativo Nazionale
avvento del settore della sicurezza nella
programmazione cofìnanziata dalla UÈ
costituisce il frutto di una brillante intuizione del
Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno già sul finire del periodo di
programmazione dei Fondi strutturali precedente
ovvero quello 1994-1999. La valenza di un investimento sulla sicurezza e la legalità in funzione
dello sviluppo delle aree meridionali nasce dalla
considerazione del legame negativo tra criminalità e crescita economica in tali territori, il quale
può essere spezzato solo attraverso un cospicuo
investimento in termini di sicurezza.
Sulla base di tale concezione nel 1998 è stato
formalmente approvato il Programma Operativo
Nazionale "Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d'Italia" integrato nel Quadro Comunitario
di Sostegno per gli interventi strutturali Obiettivo
1 -per la Campania, Basilicata, Puglia Calabria,
Sicilia e Sardegna -che si è successivamente
inserito nella Programmazione 2000-2006.
Il Programma si è giovato di un cofìnanziamento
di Fondi comunitari FERS e FSE ed anche nazionali, che si è tramutato in progetti concreti attivati M
a macchia di leopardo", in una serie di aree territoriali connotate da presenze significative della
criminalità 2000-2006.
Esso ha come scopo quello di riuscire a
“determinare nel tempo, su tutto il territorio meridionale, a partire dalle aree più sensibili, condizioni fisiologiche di sicurezza pari o almeno paragonabili a quelle sussistenti nel resto del Paese”.
Gli interventi effettuati hanno avuto una caratterizzazione imperniata sul ricorso alle tecnologie
più avanzate per il controllo coordinato del
territorio, inteso non solo sotto li profilo primario
del coordinamento interforze ma anche e soprattutto nella sua accezione più coinvolgente
delle forze socioproduttive (enti locali, imprese,
partì sociali) che da utenti della sicurezza divengono compartecipi attivi dell'azione di prevenzione generale.
AtlasOrbis 13
INTELLIGENCE
Servizi Segreti
La nuova legge sui servizi d’Intellingence approvata
dalla Camera dei Deputati
On. Pierfrancesco Gamba
Deputato - già Segretario del Comitato Parlamentare sui Servizi d’Informazione e Sicurezza e per il segreto di Stato
P
are incredibile ma, dopo decenni di
discussioni e un numero incalcolabile
di proposte di legge succedutesi nelle
diverse legislature e mai approdate ad una
conclusione, proprio in coincidenza col
trentesimo anniversario della legge n. 801
del 1977, è realmente possibile che in Italia veda la luce la nuova disciplina dell’attività d’intelligence e dei servizi d’informazione e sicurezza.
La Camera dei deputati ha infatti recentemente approvato a larga maggioranza, col
consenso del Centro-Destra e del CentroSinistra - ed anche questo risulta assolutamente inconsueto nell’attuale legislatura il testo delle norme che prevedono il “
Sistema di informazione per la sicurezza
della Repubblica e nuova disciplina del
segreto “,risultante dall’esame e dall’unificazione di ben diciassette diverse proposte
di legge d’iniziativa parlamentare, presentate in tempi diversi praticamente da tutti
i gruppi politici.
Lo stesso iter del provvedimento a Montecitorio è stato inusitatamente celere, vista
la complessità e delicatezza della materia.
La svolta è venuta anche attraverso l’accordo su alcune linee guida per la riforma,
raggiunto informalmente nell’ambito del
Comitato Parlamentare sui Servizi d’Informazione e Sicurezza e sul Segreto di
Stato, e poi sviluppato, ma non stravolto,
dalle forze politiche nel corso del dibattito
nella I^ Commissione della Camera e
quindi in Aula. Certamente hanno però
molto influito, imprimendo un’accelerazione all’esame ed all’approvazione delle
nuove norme, la gravità della situazione
internazionale, i difficili contesti in cui si
sono recentemente trovati a dover operare
i nostri Servizi ed anche le polemiche innescate dai casi Abu Omar e Telecom.
Il testo approvato dalla Camera è ora approdato all’esame del Senato e se, come
tutto lascia pensare, anche in questo ramo
del Parlamento si riproporrà la stessa
ampia convergenza, la nuova disciplina
potrebbe presto entrare in vigore.
Le nuove disposizioni, contenute in ben
46 articoli, affrontano, finalmente, con
decisione la maggior parte delle questioni
che agitavano le discussioni di operatori,
esperti, giornalisti e politici sulla riforma
dei Servizi e certamente appaiono, complessivamente, condivisibili ed idonee a
conferire ai nostri Uffici d’intelligence
14 AtlasOrbis
strumenti più efficaci per affrontare le
sfide dei tempi attuali in materia di sicurezza interna ed internazionale. Si può
sintetizzare lo spirito complessivo della
nuova legge dicendo che questa normativa
attribuisce maggiori poteri e maggiori
facoltà operative ai servizi d’intelligence a
fronte di un controllo più puntuale ed
efficace sul loro operato in riferimento al
rispetto della legge e delle finalità istituzionali, in particolare da parte del Parlamento.
La responsabilità e la conduzione della
politica dell’informazione per la sicurezza
sono state confermate in capo al Presidente del Consiglio dei Ministri, aumentandone però i poteri e realizzando nella persona del premier il vertice unico del sistema
d’informazione, che si avvarrà, per lo svolgimento dei suoi compiti, del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza
(DIS), di nuova istituzione. Il direttore
generale del nuovo Dipartimento sarà
nominato direttamente dallo stesso Presidente del Consiglio,
così come i vertici dei
Servizi, e lo stesso
Capo del governo potrà delegare parte delle
funzioni in materia di
informazioni e sicurezza ad un Ministro senza portafoglio o ad un
Sottosegretario,
che
assumerà la veste di
“Autorità delegata”.
Gli indirizzi generali e
gli obbiettivi fondamentali della politica
dell’informazione
e
della sicurezza saranno invece elaborati dal
nuovo Comitato per la
sicurezza della Repubblica, presieduto dallo
stesso Presidente del
Consiglio e composto
dai Ministri degli Esteri, dell’Interno, della
Difesa, della Giustizia
e dell’Economia, cui
competeranno anche
tutte le corrispondenti
deliberazioni.
L’eterna diatriba relativa alla scelta tra un
servizio unico d’intelligence o più servizi
con funzioni diversificate, dopo molte
discussioni, è stata però consensualmente
risolta col mantenimento del c.d. “sistema
binario”. I due nuovi servizi si chiameranno “Servizio informazioni per la sicurezza
interna (SIN)” e “Servizio informazioni
per la sicurezza esterna (SIE)” e, pur eredi
degli attuali SISDE e SISMI, si conformeranno, riguardo alle rimodulate competenze, all’originario modello britannico
del MI 5 e del MI 6. La scelta, insomma, è
caduta sul criterio “territoriale” o
“spaziale”, per cui all’interno del territorio
dello Stato opererà in via esclusiva il SIN e
all’estero soltanto il SIE, con pochissime
eccezioni, tassativamente indicate, che
però vedranno, nel caso, la collaborazione
ineludibile tra i due servizi. La nuova ripartizione delle competenze comporterà,
per esempio, l’attribuzione delle attività di
controspionaggio al servizio interno, come
da tempo veniva invocato da più parti (ma
non dal SISMI!).
Entrambi i Servizi dipenderanno, comunque, direttamente e unicamente dal Presidente del Consiglio e i loro direttori riferiranno costantemente sulle rispettive attività a lui, o, eventualmente, all’Autorità
delegata, per il tramite del DIS. Cesserà,
quindi, la dipendenza funzionale che, ancora attualmente, lega il SISMI al Ministro della Difesa e il SISDE al Ministro
dell’Interno. Questi Ministri ed il Ministro
degli Affari Esteri saranno viceversa ora
informati tempestivamente dai nuovi Servizi “per i profili di rispettiva competenza”. Il Reparto Informazioni e Sicurezza
dello Stato Maggiore della Difesa (RIS)
continuerà a svolgere esclusivamente
compiti di carattere tecnico militare
(anche se cosa tale definizione comprenda
non sempre è del tutto chiaro, N.d.R.) e di
polizia militare, non rientrando ufficialmente nel Sistema di informazioni per la
sicurezza. Il RIS dovrà, comunque, agire
in stretto collegamento col SIE, secondo
un regolamento che dovrà essere emanato entro breve dal Presidente del Consiglio
dei Ministri.
Così delineato il nuovo Sistema dell’intelligence, non vi è dubbio che, al di là di
pure importanti nuove disposizioni sulla
tutela del segreto e sul c.d. “nulla osta di
sicurezza”, sulla gestione degli archivi,
sulla formazione e l’addestramento del
personale - che viene unitariamente attribuita al DIS -, le più importanti innovazioni riguardano le, ormai famose,
“garanzie funzionali” per gli operatori dei
Servizi e le correlate disposizioni di natura
penale. Innanzi tutto vengono introdotti,
dalla nuova legge, alcuni articoli aggiuntivi al Codice di procedura penale che, sempre prevedendo come una sorta di
“tramite responsabile” il Presidente del
Consiglio, disciplinano le modalità di richiesta di atti, informazioni e documenti,
nell’ambito di procedimenti penali in corso, da parte dei Servizi d’intelligence e, a
rovescio, l’acquisizione degli stessi da
parte dell’Autorità Giudiziaria, qualora
questi si trovino presso le sedi dei servizi
di sicurezza o siano coperti dal segreto di
Stato.
La vera novità è però costituita dall’introduzione di una “causa di non punibilità”
per il personale dei servizi di sicurezza che
ponga in essere condotte che, di per sé,
sarebbero previste dalla legge come reati,
ma che siano viceversa state legittimamente e preventivamente autorizzate.
L’autorizzazione, che consente la giustificazione delle condotte, è richiesta, secondo una procedura codificata, al Presidente
del Consiglio, o all’Autorità delegata, dal
Direttore del Servizio che, solo in casi di
assoluta urgenza, può autorizzare direttamente i comportamenti “non convenzionali”, dandone però immediata notizia
alle predette autorità per la necessaria
ratifica. Pesanti sanzioni penali sono previste nel caso che le condotte di cui sopra
siano assunte senza la prevista autorizzazione, o in violazione dei limiti in essa
indicati. Invece che prevedere un’elencazione puntuale di tutte le situazioni astrattamente autorizzabili, attraverso una sorta
di “tipizzazione” tanto complessa quanto
poco pratica, si è quindi opportunamente
preferito indicare in via generale le caratteristiche delle condotte autorizzabili,
oltre alle modalità puntuali del rilascio
dell’autorizzazione, e invece specificare
tutti i casi di esclusione. Nessuna “licenza
di uccidere o di ferire” è, quindi, ovviamente prevista! La speciale causa di giustificazione non si applica, infatti, se la
condotta prevista dalla legge come reato
configura delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la
personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l’incolumità delle persone, così come sono esclusi i
reati di attentato contro gli organi costituzionali, i diritti politici, l’amministrazione
della giustizia, e quelli per i quali già non è
opponibile il segreto di Stato. Assai più
discutibile è invece l’esclusione assoluta
della giustificazione prevista per questo
tipo di attività, in ogni caso finalizzate alla
difesa della sicurezza nazionale, nel caso
fossero effettuate nelle sedi di partiti, sindacati ovvero nei confronti di “giornalisti
professionisti iscritti all’albo”. In
effetti questi ultimi, secondo il testo
della norma, diventerebbero, immotivatamente a parere di chi scrive, le
uniche figure a non poter essere oggetto di attività d’intelligence “non
convenzionali”. Ci sarà, quindi, con
ogni probabilità, una corsa di spioni
e terroristi di ogni sorta a sostenere
l’esame di giornalista professionista…!
A parte quest’ultima svista, che speriamo possa essere corretta dal Senato, anche la procedura per l’opposizione della speciale causa di giustificazione è ben delineata ed equilibrata, anche se forse un po’ farraginosa.
Dovrebbe in effetti consentire la necessaria tutela degli operatori dei
servizi, senza con ciò d’altro canto
prestarsi ad abusi o illegittimità. In
caso di perdurante contrasto tra il
Pierfrancesco
Gamba
Pierfrancesco Emilio Romano Gamba,
avvocato docente di diritto, Deputato in
due legislature, già Segretario del COPACO (Comitato Parlamentare di Controllo sui Servizi Segreti Italiani), nato a
Milano dove svolge da giovane, l'incarico
di Assessore alla Provincia e coordinatore di Alleanza nazionale per la regione
Lombradia. Attualmente è componente
della IV Commissione permanente Difesa, della Giunta delle Elezioni e del Comitato per la Legislazione.
Presidente del Consiglio, che certifica di
aver autorizzato la condotta, e l’Autorità
Giudiziaria, che non ritenga tale autorizzazione legittimamente rilasciata e per ciò
sufficiente a giustificare la commissione
del reato, in ultima istanza sarà chiamata
a risolvere il conflitto d’attribuzione, eventualmente sollevato, la Corte Costituzionale, con piena e totale conoscenza di tutta la vicenda.
Per la più efficiente azione dei Servizi è
pure prevista dalla nuova normativa la
possibilità di utilizzare identità di copertura per gli agenti e di svolgere attività
economiche simulate, così come vengono
meglio disciplinati la raccolta e il trattamento delle notizie e delle informazioni
per il perseguimento degli scopi istituzionali. A tutela dell’attività dei Servizi è pure
posta una serie di norme specifiche relativamente all’utilizzabilità di eventuali intercettazioni a loro danno da parte
dell’Autorità Giudiziaria, alle modalità di
deposizione del rispettivo personale nei
procedimenti giudiziari, alla rendicontazione contabile delle spese sostenute
AtlasOrbis 15
e alla destinazione a loro favore delle necessarie risorse finanziarie.
Sopravvive, ma meglio definita, la norma
fondamentale che impone ai direttori dei
Servizi, ed ora anche del DIS, di fornire ai
competenti organi di polizia giudiziaria (e
quindi non direttamente alla Magistratura) le informazioni e gli elementi di prova
relativamente a fatti configurabili come
reati, di cui sia stata acquisita conoscenza
nel corso dell’attività d’intelligence, ma
l’adempimento di tale obbligo potrà essere
ritardato, anche assai a lungo, vista l’indeterminatezza della norma, su autorizzazione ancora una volta del Presidente del
Consiglio dei Ministri.
Già si è detto che, a fronte di facoltà e garanzie certamente assai più ampie per i
Servizi, maggiori sono i controlli previsti
dalla nuova disciplina da parte del Parlamento, in particolare attraverso lo specifico Comitato bicamerale. Questo, la cui
composizione aumenta da otto a dodici
componenti, diviene per legge, e non più
solo per prassi, “paritario” tra maggioranza e opposizione, con la presidenza pure
definitivamente attribuita ad un componente della minoranza. Al “Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica” dovranno periodicamente riferire il
Presidente del Consiglio, o l’Autorità delegata, i Ministri membri del CISR, il direttore generale del DIS e i direttori del SIE e
del SIN. Il Comitato, nella sua attività di
controllo, potrà assumere informazioni e
documenti dal Governo, dall’Autorità Giu-
diziaria e dalle Commissioni parlamentari
d’inchiesta; ad esso dovranno essere trasmessi tutti i regolamenti e le Direttive del
Presidente del Consiglio sulle materie di
competenza, nonché i decreti e i regolamenti concernenti l’organizzazione e il
personale dei Servizi, così come dovranno
essere tempestivamente comunicate le
istituzioni degli archivi e, attraverso la
tradizionale relazione semestrale, i criteri
adottati per l’acquisizione dei dati personali raccolti. Ma specialmente, al Comitato parlamentare spetteranno competenze
in materia di controllo sulle risorse economiche e sulle spese dei Servizi ed esso sarà
costantemente informato dal Presidente
del Consiglio, entro trenta giorni dalla
conclusione di ciascuna operazione, di
tutte le condotte previste dalla legge come
reato autorizzate e poste in essere dagli
appartenenti ai Servizi d’informazione e
Sicurezza.
Questo controllo più penetrante comporterà, per contro, giustamente vincoli di
segretezza assai più rigidi per i componenti del Comitato parlamentare, con
sanzioni articolate e più gravi che in passato, per le violazioni degli stessi.
La disciplina del Segreto di Stato, che pure viene radicalmente modificata dalla
nuova legge, meriterebbe un discorso a
parte e andrà certamente approfondita
separatamente, considerata l’ampiezza e
la delicatezza del tema. Anche qui, comunque, a fronte di un buon impianto
complessivo delle nuove disposizioni, ispirate ai principi della diversificazione e
limitazione temporale del segreto, lascia
molto perplessi il tempo troppo ridotto a
cui, in concreto, il segreto di Stato diverrebbe soggetto, con conseguenze immediate che probabilmente non sono state
del tutto valutate dai Deputati e che, auspichiamo, possano invece essere meglio
ponderate nel corso dell’esame presso il
Senato della Repubblica.
Non c’è dubbio, in definitiva, che, a trent’anni dall’entrata in vigore della precedente normativa, ci si aspetti molto da
quest’ampia riforma in termini di miglioramento del sistema dell’intelligence italiano. Le premesse sono buone, ma solo il
tempo e l’applicazione effettiva potranno
darci risposte adeguate. Ora c’è la necessità che questa disciplina entri rapidamente
in vigore e che quindi i lavori parlamentari si concludano positivamente con urgenza. La sicurezza dello Stato, e cioè quella
di tutti i cittadini, non consente di attendere oltre.
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ASSOCIAZIONI
Le Sindromi Atassiche
Intervista al Presidente Nazionale AISA Carlo Rossetti
di Giovanni Guerrisi - Direttore Editoriale AtlasOrbis
L
e Sindromi Atassiche sono malattie
ancora poco note in Italia. AISA, Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi
Atassiche Onlus, da anni si impegna per
incoraggiare e promuovere la ricerca scientifica sulle malattie, svolge attività di informazione e sostiene i pazienti atassici, le
famiglie e i disabili in genere. Il Presidente
nazionale Carlo Rossetti prima di essere
paziente atassico era occupato nell’organizzazione aziendale anche a livello internazionale, per cui ha riportato
nell’associazione la sua esperienza.
Che cos’è l’atassia?
Atassia, è un termine che deriva dal greco
ataxia. Vuol dire perdita o mancanza di
coordinamento motorio. E’ il nome divulgativo delle Sindromi Atassiche.
Che impatto ha questa malattia sulla
quotidianità del paziente e come interviene AISA?
Un paziente atassico nella maggior parte
dei casi va incontro a depressione e diventa
dipendente da qualcun altro, trovandosi
oltretutto in una condizione che cambia con
il passare degli anni. In tutto questo è molto
importante l’aspetto psicologico. Noi di
AISA cerchiamo innanzitutto di sostenere i
pazienti e le famiglie, in tutte le maniere
possibili e alla nostra portata, per non lasciarli soli di fronte ad una malattia poco
conosciuta anche dai medici.
Fondamentale è anche il nostro sostegno
alla ricerca scientifica perché purtroppo i
fondi per la ricerca sono minimi, non c’è
interesse delle case farmaceutiche per patologie del genere, spesso rarissime.
Promuoviamo inoltre la conoscenza della
malattia, permettendo a chi non ha una
diagnosi di averla e, nel caso si trovasse una
cura, di potervi accedere. Bisogna pensare,
infatti, che dei quindicimila pazienti stimati
atassici, solo cinquemila hanno una “vera”
diagnosi di atassia; gli altri, considerati
neuropatici generici, non sono inseriti nel
protocollo di cura per le atassie. Portiamo
avanti in tutta Italia anche la creazione di
gruppi multidisciplinari nei vari centri di
riferimento regionali per avere èquipe di
medici, che possano seguire i malati tout
court, poiché ci interessiamo dell’universo
disabilità a 360°.
Quali sono le esigenze da cui nascono
i servizi di AISA?
Il nostro call-center SOS ATASSIA serve
per l’orientamento di quelle persone a cui,
ad esempio, è stata diagnosticata
l’atassia da una settimana: spesso a
chiamare è un amico, perché il
malato prova vergogna. Al tempo e
alla disponibilità fornita a chi chiama, segue l’invio del Il Manuale
del paziente atassico, scritto in
forma divulgativa, rispettando
innovativi standard editoriali per
l’accesso alla lettura delle diverse
disabilità: il testo tratta tutti i tipi
di atassia, racconta le esperienze
dei pazienti e delle famiglie e, in
più, dà tutta una serie di indicazioni burocratiche sui diritti e sui
doveri del malato. Il manuale quest’anno verrà aggiornato. Rispetto
all’ultima edizione del 2003 le normative non sono cambiate molto,
però, per esempio, il numero di
atassie riconosciute da 27 è passato a 70.
Quante aspettative ripongono
i pazienti nell’associazione?
Di aspettative ce ne sono tante, soprattutto
dal punto di vista della ricerca. Spesso,
quando si parla di nuove terapie, ci troviamo a dover fare delle opere massicce di
sensibilizzazione sul nostro organo di stampa (Archimede), sul sito internet e con lettere dirette a tutti gli associati: questo per
evitare la diffusione di informazioni incomplete o non certe, in attesa dei risultati clinici testati dalla comunità scientifica internazionale.
Quali sono le professionalità che convergono nella vostra associazione?
Abbiamo numerosi associati, volontari e
collaboratori esterni, che ci affiancano a
titolo gratuito, ci avvaliamo stabilmente dei
Centri di Servizio per il Volontariato e collaboriamo con Università ed ospedali in tutta
Italia, dove gruppi di ricercatori - riabilitatori assistono i pazienti e sviluppano anche
nuove forme di terapia. Un grosso apporto
ci viene dal mondo dello sport: promuoviamo lo sport in tutte le sue forme perché
rallenta l’avanzamento della malattia: AISA
sport, proprio qui nel Lazio, è diventata una
realtà utilizzata anche da diversi uffici di
servizi sociali di vari municipi romani e
comuni dell’hinterland – ad esempio con i
Comuni dei Castelli romani e il Coni. Il
nostro AISA network, racchiude inoltre
altre strutture – AISA cultura, AISA tech,
ecc. – che gestiscono diverse attività per
l’integrazione sociale dei pazienti atassici e
non: nel nostro statuto c’è, infatti, un inte-
resse per la disabilità in genere, con un’attenzione particolare per gli atassici.
Quanto è importante oggi per un’associazione saper usare i mezzi di comunicazione?
AISA ritiene fondamentale investire in comunicazione, specialmente attraverso
Internet perché ha costi bassissimi. Il nostro sito www.atassia.it è dinamico ed è
gestito completamente da persone atassiche. Ne è responsabile un ragazzo atassico
che ci lavora sopra 24 ore su 24 ed è uno
spazio aperto importante per tutti i ragazzi
e i pazienti che vogliono esprimersi, anche
attraverso il forum e la chat per lo scambio
di esperienze. Oltre tutto buona parte delle
persone che ci contattano è perché ci trova
sul sito. Abbiamo in media 380 contatti al
giorno, una cosa estremamente consistente
nel mondo di internet, per cui riteniamo
che il sito sia fondamentale. Un altro strumento su cui puntiamo molto è il nostro
trimestrale “Archimede”, che da vent’anni
viene distribuito verso i soci, le strutture
sanitarie ed amministrative e le aziende.
Questi due mezzi di comunicazione rimandano poi al nostro servizio telefonico SOS
ATASSIA, contattabile allo 06 520 37 37,
per fornire sostegno ed informazioni riguardo l’atassia, i centri e i medici di riferimento, le agevolazioni per i pazienti e le
loro famiglie.
Per la richiesta di notizie scientifiche da
parte di pazienti e famiglie è disponibile il
nostro giornale.
AtlasOrbis 17
ASSOCIAZIONI
Associazione per la
sicurezza dei cittadini
e per la legalità
On. Gen. Antonio Pappalardo
Presidente Associazione per la sicurezza dei cittadini e per la legalità
CHE COS’ E’ LA NOSTRA ASSOCIAZIONE
Innanzitutto diciamo che la nostra Associazione è a livello nazionale, con Comitati
regionali, provinciali e locali. E’ senza fine
di lucro, apartitica, politicamente non
orientata e funzionalmente autonoma, che
opera esclusivamente per la tutela degli
interessi morali, materiali e culturali dei
cittadini che si vedono privati della tutela
della loro sicurezza e dei loro beni in un
territorio devastato dalla delinquenza.
Il simbolo dell’Associazione è un’onda su
quattro colori, che vanno dal celeste, all’azzurro, al verde, su cui è riportata la
scritta in rosso: “Io amo il mio territorio e lo difendo”, che segue l’andamento dell’onda. Con questo simbolo si intende significare che l’Associazione è in continuo movimento per adeguarsi alle realtà
mutevoli della vita degli uomini.
La nostra sede nazionale è in Roma, Piazza Fernando De Lucia 20. Il nostro indirizzo elettronico è [email protected]. Il nostro sito è
www.sicurezzaelegalita.it
COME SIAMO NATI
Il 28 aprile del 2006 in Genova fu uccisa
in pieno centro una donna. I residenti,
avendo percepito con forte anticipo la
carenza di controllo del territorio, avevano già attuato una iniziativa coraggiosa e
inusuale: nel febbraio dello stesso anno
avevano già formato un Comitato per la
sicurezza dei cittadini.
Due mesi dopo, fui chiamato, per la mia
esperienza nel campo della sicurezza, per
consigli e suggerimenti. Fu deciso di costituire l’Associazione per la sicurezza
dei cittadini e per la legalità. Sono
stati nominati: Presidente Antonio Pappalardo, Vice Presidente Giancarlo Forieri,
Segretaria Vanda Lucidi.
La neo Associazione affidò ad un gruppo
di esperti nel campo del sociale, della politica, della economia e del diritto lo studio
18 AtlasOrbis
della sicurezza.
Il gruppo di esperti consegnò, al termine
dei lavori, una relazione con disegno di
legge, di iniziativa popolare, per la trasformazione della sicurezza pubblica in sicurezza civica.
Lo Statuto e il disegno di legge furono
inviati al Capo dello Stato, al Ministro
dell’Interno e ai Presidenti delle due Camere.
Il Presidente della Commissione Affari
Costituzionali e Interni della Camera, on.
Violante, riferì subito dopo che la Commissione aveva deliberato di audire sulla
problematica la nostra Associazione.
Si sono susseguiti, nel tempo, diversi incontri fra gli esponenti della nostra Associazione con vari rappresentanti di categorie sociali (tassisti, confesercenti, pubblici
esercizi, commercialisti, avvocati, immobiliaristi, ecc…) della UNPLI (Unione Nazionale Pro loco), e dell’ANCI
(Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia.
L’Associazione, come primo atto pubblico,
ha partecipato alla manifestazione, organizzata dai sindacati di polizia per ottenere maggiori mezzi per la tutela della sicurezza pubblica, il 5 dicembre 2006.
Nel Consiglio Direttivo dell’Associazione
si sono di volta in volta inseriti rappresentanti delle varie categorie sociali.
E’ stato affidato l’incarico al Consigliere
per l’economia, dott. Riccardo Solfanelli,
di predisporre le necessarie iniziative per
giungere alla creazione di una Banca della
nostra Associazione, avvalendosi della
esperienza nel settore della “San Matteo la Finanziaria Etica”.
Parecchie testate regionali e TV locali
stanno dando spazio alle nostre iniziative
per la creazione di comitati su tutto il territorio nazionale.
Questi Comitati saranno di grande utilità
per i comandi territoriali dell’Arma e della
Guardia di Finanza, per i commissariati di
polizia, per i presidi della Guardia Forestale, per i comandi della polizia penitenziaria, per i comandi della polizia municipale, in quanto stabiliranno contatti stabili e duraturi con essi, fornendo contributi
preziosi sulla vigilanza del territorio, attraverso la discreta osservazione, nonché
garantendo un supporto agli stessi mediante la richiesta alle varie autorità di
mezzi, uomini e risorse per migliorare il
controllo del territorio.
L’Associazione raccoglierà firme per iniziative popolari per rafforzare l’unità nazionale, e i valori su cui si basa la nostra
società civile e democratica.
Il nostro obiettivo socio-politico è quello
di creare un Comitato Etico, di elevato
spessore, con il compito di indirizzare le
scelte politiche verso obiettivi più corretti
e moralmente sani e comunque per la
salvaguardia degli interessi primari dei
cittadini.
QUALI SONO I NOSTRI COMPITI
L’Associazione persegue, a mezzo di strutture regionali, provinciali, comunali e di
quartiere, nei rispettivi territori di residenza e di domicilio dei singoli soci, nel
pieno rispetto dei principi e diritti della
Costituzione della Repubblica e dei limiti
imposti dalle leggi dello Stato che regolano l’ordine e la sicurezza pubblica, i seguenti fini:
stimolare il dibattito e la partecipazione
dei cittadini intorno ai problemi delle rispettive aree di residenza, di lavoro e di
domicilio sui temi della sicurezza e della
legalità;
coordinare le relative iniziative adoperandosi per la ricerca di soluzioni unitarie, al
fine di rendere più sicuri e vivibili i territori in cui si vive e si opera;
studiare e promuovere provvedimenti, da
consegnare alle competenti autorità, atti
a risolvere in particolare problemi inerenti il recupero ambientale sotto l’aspetto igienico-sanitario, l’urbanizzazione, la
cultura, la sicurezza e la pacifica convivenza;
fornire concreta collaborazione alle forze
di polizia sul controllo del territorio, mediante la realizzazione di punti di osservazione, da affidare a qualificati associati,
precedentemente scelti e selezionati, per
la segnalazione di devianze di qualsiasi
genere, che possano compromettere la
funzionalità e la tranquillità nelle zone di
competenza;
fornire concreta collaborazione alle autorità politiche e amministrative al fine di
individuare e denunciare sacche di illegalità, che compromettono il senso delle
Stato e delle istituzioni;
svolgere una penetrante attività informa-
tiva ed educativa, tale da portare ogni
cittadino ad amare il proprio territorio, al
fine di difenderlo da qualsiasi tipo di aggressione;concorrere a realizzare la figura
del “nuovo cittadino”, capace di compenetrarsi nei problemi comuni e nei valori
morali condivisi;organizzare insieme ai
responsabili delle forze dell’ordine riunioni periodiche per una osmosi informativa
fra l’Associazione e le sue strutture territoriali e i comandi e uffici periferici delle
forze di polizia;
svolgere assistenza morale, culturale, ricreativa ed economica a favore dei soci e
delle loro famiglie;realizzare iniziative
culturali che, attraverso la promozione
dell’immagine dello Stato e delle sue Istituzioni e l’elevazione nel contesto sociale
della conoscenza dei compiti istituzionali
delle forze di polizia, contribuiscano a
migliorare la percezione delle condizioni
di sicurezza, legalità e giustizia del Paese;
esaltare nella società e fra gli iscritti l’amor di Patria, la memoria di coloro che
sono caduti nell’adempimento del dovere,
il culto delle tradizioni, la tensione verso
forme di sviluppo e di progresso in termini di democrazia e di solidarietà;svolgere
attività di volontariato, in collaborazione
con la Protezione civile dello Stato;
avviare il dibattito per la ricerca di soluzioni socio-politiche per la realizzazione
di un mondo nuovo, che abbia i necessari
strumenti per debellare la fame nel mondo, la mancanza d’acqua, la crescente
penuria di energie, l’inquinamento, la
desertificazione, il sottosviluppo, il terrorismo, l’odio razziale e religioso.
Per informazioni consultare il sito web
www.sicurezzaelegalita.it
Lettere al Direttore
Gentile Direttore,
l’Associazione per la sicurezza dei cittadini e per la legalità, insieme a diversi sindacati di polizia e ad alcuni delegati del COCER Carabinieri, ha svolto ieri un sit-in davanti al Senato della
Repubblica in attesa della decisione del Consiglio della Presidenza del Senato di intitolare all’Ispettore Filippo Raciti un’aula
dello stesso Senato, per essere rimasto vittima di una vile e brutale aggressione di criminali durante i disordini dinanzi allo stadio di Catania.
La nostra Associazione aveva qualche mese or sono aspramente
criticato la decisione del gruppo parlamentare di Rifondazione
comunista di intitolare al Giuliani, morto mentre stava scagliando un estintore contro un carabiniere, un’aula del Senato. Non si
è mai saputo quale motivazione abbia indotto quei parlamentari
a tale determinazione. Gli uomini delle forze dell’ordine hanno
visto in tale gesto una chiara sfiducia nei loro confronti, per cui
in loro è aumentato un senso di disagio e di turbamento. Pochi
giorni dopo l’uccisione dell’eroico poliziotto la nostra Associazio-
ne aveva organizzato una conferenza stampa in una sala della
Camera dei Deputati per stigmatizzare da una parte la violenta
azione criminosa, dall’altra per chiedere ai Presidenti delle due
Camere l’intitolazione di un’aula alla sua memoria.
Ieri, con nostra grande soddisfazione, ma ancor di più della moglie e della figlia dell’ispettore di polizia, è venuta la decisione
del Consiglio di Presidenza del Senato, fortemente voluta dal
Presidente del Senato, on. Franco Marini, che ancora una volta
si segnala come uno statista con altissimo attaccamento alle Istituzioni della Repubblica. In tal modo si è reso onore e elevato
riconoscimento non solo a Filippo Raciti, ma anche a tutti gli
appartenenti alle forze dell’ordine che in ogni parte del territorio
nazionale garantiscono sicurezza e il quieto vivere sociale ai cittadini.
Il Senato della Repubblica ha ristabilito i veri valori su cui si
fonda la nostra Repubblica, che si riconosce pienamente nei
principi fondamentali contenuti nella Carta Costituzionale.
Roma 23.03.07
Il Presidente On. Gen. Antonio Pappalardo
AtlasOrbis 19
Apophis
SCIENZE
L'asteroide colpirà la terra il 12 aprile 2036?
Quali saranno le conseguenze?
AtlasOrbis lo ha chiesto al fisico di fama mondiale Carlo Rovelli
L’Asteroide Apophis misura 400 m di diametro
IL LIBRO
S
Carlo Rovelli è ordinario di Fisica Teorica presso l'Università di
Marsiglia, membro dell'Istituto
Universitario di Francia e Affiliate Professor presso il Centro di
Filosofia della Scienza dell'Universita' di Pittsburgh. E' nato a
Verona il 3 maggio 1956. Ha
svolto attività di ricerca in fisica
teorica in Italia, Stati Uniti e
Francia, principlamente nel campo della gravità quantistica. E'
stato fra gli iniziatori della teoria
della gravità quantistica ad anel-
i tratta dell'asteroide 2004 MN4, che
passera' vicino alla Terra il 13 aprile
del 2029, e poi di nuovo, sette anni dopo,
il 3 aprile 2036. C'e' una piccolissima possibilità, che a questo secondo passaggio
possa cadere sulla Terra. E' un asteroide
di circa 300 metri. Se cadesse, non causerebbe una devastazione globale, ma sostanziali danni locali. La probabilità che
cada è dell'ordine di uno su centomila.
Cioè più o meno la probabilità di vincere
la lotteria comperando un biglietto.
Che conclusione trarre? Mi sembra che sia
ragionevole trarre due conclusioni. Primo,
che è bene che i governi e le organizzazioni internazionali siano coscienti di questa
possibilità e prendano misure in conseguenza. Un certo grado di pericolo esiste e
sarebbe sciocco trascurarlo. Il 2036 e'
lontano, e c'e' tutto il tempo di organizzarsi e cercare soluzioni. In più, è bene continuare ad osservare tutti gli asteroidi, per
vedere se ce ne siano altri da tenere d'occhio. Secondo, che, ciononstante, qualunque panico o inquietudine generale sarebbe del tutto insensata. Quasi certamente
nel 2036 non succederà nulla. Averne
paura sarebbe come non uscire mai di
casa per paura che un aereo caschi sulla
nostra testa: una sciocchezza. In teoria
può succedere, ed è bene che qualcuno si
occupi di minimizzare i rischi, ma ci sono
innumerevoli pericoli ben più seri, dalle
malattie agli incidenti stradali, di cui preoccuparci, se proprio vogliamo preoccuparci. Penso che enfatizzare il rischio di
una catastrofe nel 2036 ed evocare panico
sia del tutto irrazionale. In generale que-
li, considerata una delle principali ipotesi teorichee sulla struttura fisica dello spazio e del
tempo. Per questi contributi è
stato insignito di numerose onoreficenze, fra cui il prestigioso
premio Xanthopoulos 1995, principale riconoscimento internazionale in fisica gravitazionale.
Ha pubblicato "Quantum Gravity", e, in italiano il libro divulgativo "Cos'è il tempo? Cos'è lo
spazio?", presso l'editore Di
Renzo.
ste cose sono motivate dal desiderio di
vendere giornali o fare impressione.
Scienziati ben intenzionati hanno insistito
sui rischi di un impatto d'asteroide, ed
hanno cercato di convincere i politici ad
investire delle risorse per difendercene;
l'obbiettivo mi sembra corretto, ma penso
che sia bene stare attenti a non amplificare ad arte un pericolo che è in fatti del
tutto minimo. Bisogna trovare il ragionevole equilibrio, quando si è allarmisti. Se
posso permettermi, vista la audience del
vostro giornale, oserei dire che c'e' un
problema molto simile con questioni co-
me il terrorismo. Si tratta ovviamente di
un rischio reale per la difesa dal quale è
del tutto opportuno investire in maniera
appropriata. Ma sembra che chi fa ad arte
del terrorismo una sorgente di inquietudine globale lo faccia piu' che altro per motivi politici ed elettorali. Le probabilità per
un cittadino di un paese occidentale di
essere vittima del terrorismo sono inferiori a quelle di finire annegato nella sua
propria vasca da bagno. Ma non mi sembra che ci sia una paura diffusa delle vasche da bagno comparabile a quella degli
oscuri terroristi.
Carlo Rovelli
AtlasOrbis 21
LETTERE
Cara Fabiana...
C
ercavo, per iniziare quest’articolo,
parole che fossero forti e importanti,
capaci di farci sentire partecipi di un dramma, di una tragedia e non riuscivo a trovarle. Avevo bisogno di un'immagine che mostrasse senza censure una disgrazia, e che la
definisse fino ai suoi contorni, senza commenti. Di parole in questi giorni ne ho sentite tante, parole di cordoglio, parole d’indignazione, parole giuste ed equilibrate, parole di saggi e di profeti. Chi aveva qualcosa
da dire l’ha detta, per buona pace di tutti.
Mi chiedevo a chi potesse interessare il
mio articolo, dopo tutto questo discutere e
promettere. E’ stato detto troppo e troppo
poco.
Cara Fabiana, sono un papà come il tuo
Eroe che non ho mai conosciuto.
Scusami se mi rivolgo a te, ma volevo farti
una carezza come sempre faccio alle mie
figlie, quando sono tristi per un giocattolo
negato, colpa di un capriccio inutile, o
quando sono arrabbiato a causa di una
giornata pesante, e le sgrido ingiustamente
pentendomene immediatamente dopo.
Non so cosa significa perdere un Eroe, il
destino con me è stato benevolo.
Con te purtroppo no, ne sono dispiaciuto.
Credimi anche se non è più con te, il tuo
Eroe è nella tua anima, nei tuoi pensieri,
nei tuoi movimenti.
Vivrà nella tua vita, con te e insieme a te e
non ti lascerà mai.
Non pensare di averlo perso. Non lo pensare nemmeno quando tutto questo frastuono
intorno a te, diventerà solo silenzio assor-
dante. Lui si, sarà con te sempre. Sarà un
papà diverso. Sarà un po’ te, sarà il mattino, quando ti svegli, sarà la tua migliore
amica, saranno gli occhi di tuo fratello,
quelli di tua madre, sarà il bambino che ti
chiede un sorriso, la professoressa che t’insegnerà la matematica, sarà tua madre che
raccoglie le tue lacrime e gioisce dei tuoi
sorrisi, sarà il ragazzo che t’inviterà al cinema, sarà il primo bacio, sarà l’uomo che ti
chiederà di diventare sua moglie.
Potrai parlarci sempre, ma con il cuore e
con l’anima. Scegli tu quando parlarci, la
mattina quando ancora sei preda del risveglio o la sera quando gli dedicherai l’ultimo
dei tuoi pensieri, prima di riposare.
Parlagli della tua vita, dei tesori scoperti,
della tua crescita, delle cose che impari e
che Lui voleva imparassi, ridi e sorridi con
Lui e continua ad amarlo con la bontà di
chi è puro ed a cui la vita ha chiesto di crescere presto, perché non c’è il tempo della
fanciullezza.
Ferma nella tua mente la sua immagine, è il
tuo tesoro.
Ricorda le sue espressioni, le pieghe dello
sguardo e cerca di ricordarlo felice e sorridente, perché Lui lo è.
Sono sicuro che l’affetto non ti mancherà, le
persone che possono aiutarti lo faranno
senza indugio.
Nel mio piccolo ti prometto che non dimenticherò il tuo Eroe, un papà mai conosciuto.
Tutta la nostra redazione ha chiesto una
piazza ed un monumento dove portare un
fiore agli eroi come tuo padre, che hanno
G
rande successo ottenuto a soli otto mesi dalla
costituzione dell’Associazione Ruoli Tecnici
delle Forze di Polizia e grazie a tutti coloro i quali
hanno creduto a questa iniziativa che sta vedendo
aumentare progressivamente il numero dei soci
iscritti. Ricordiamo che l’iscrizione è gratuita e stiamo attivando per i soci, una serie di convenzioni per favorire gli iscritti e le loro famiglie.
E’ con grande onore che informiamo i soci che le seguenti autorità
22 AtlasOrbis
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Foto Ansa
''Ciao papino e' l'ultima occasione in
cui tutti vedranno quanto ti voglio
bene''
''Spero che la tua morte induca la
società a dei cambiamenti perché tu
sei un eroe'’
lasciato tante Fabiana senza neanche dirgli
addio. Vogliamo un posto dove pregare,
dove trovare la forza di continuare a pensare che il sacrificio della propria vita per il
bene comune, per la patria, sono principi
nei quali dobbiamo ancora credere e che
abbiamo il dovere di insegnare ai nostri
figli.
Abbiamo chiesto ed ottenuto che, nel palazzo del Senato, una sala sia intitolata a tuo
padre.
Vogliamo provare ad immaginare una comunità in cui non esistono nemici ed amici,
curve o distinti, tornelli e striscioni, ma
solo umanità sana.
Vorrei che gli uomini in divisa non fossero
mai considerati nemici, e che i loro figli non
debbano mai pronunciare le parole che tu
hai pronunciato.
Vorrei non averti visto in quella chiesa.
Vorrei che ci fosse pace per il sonno degli
orfani.
Non pensare che il mondo è fatto solo di
persone come quelle che hanno portato via
il tuo Eroe, non è così.
Quelli non fanno e non faranno mai parte
di nessun mondo. Il mondo è parte delle
persone sane ed è a quelle che devi pensare.
Non avere rimpianti, né odio da conservare, ma solo forza e dignità. Il resto verrà da
sé. Stasera non è una serata come le altre.
Tornerò a casa, guarderò le mie figlie e gli
chiederò scusa per tutte le volte in cui sono
stato ingiusto, guarderò i loro occhi e cercherò di immaginare i tuoi. Dormi tranquilla stanotte tesoro, il tuo Eroe è lì con te.
Tre Autorità nell’ART e convocazione I° Assemblea
entrano a far parte del Collegio Probiviri:
Giurlani dott. Sandro Maria Dirigente Superiore della P.S. Presidente; Cuomo dott. Giovanni Dirigente Superiore Medico della P.S.
Componente; Zarrilli dott.ssa Emilia Vice Prefetto del Dipartimento
P.S. Componente. Inoltre nel mese di maggio verrà indetta la prima
assemblea dei soci, nella quale verranno discusse le linee programmatiche dell’Associazione e le cariche del Consiglio direttivo.
Per aderire: [email protected]
Seg Gen Agg. ART Enzo Poluzzi
COMUNICAZIONE
La comunicazione
Mezzo per migliorare le nostre vite e renderci
cittadini di un “villaggio globale”
di Marino D’Amore
O
rmai la comunicazione e' diventata
parte integrante della nostra quotidianità. Essa e' sempre stata l'elemento
che ha differenziato l'uomo dalle altre
specie animali attraverso l'uso, da parte
del primo, di un linguaggio articolato e
denso di significanti e significati, veicolato attraverso mezzi di comunicazione
sempre più sofisticati e tecnologicamente
avanzati.
Parafrasando Marshall Mc Luhan, che ha
definito le invenzioni "protesi dei nostri
arti", si può sicuramente affermare che i
mezzi di comunicazione sono l'ideale
perfezionamento del nostro intelletto e
della nostra parola.
Radio, T.V., telefonia mobile, reti telematiche, World Wide Web: tutto ciò è indissolubilmente legato alle nostre vite. La
comunicazione è un’ arma potente e,
come tale, deve essere gestita con giudizio e buon senso. E’ stata l'artefice principale del nostro intrattenimento,
dell’ informazione e dell’ opinione pubblica; prima attraverso il libro, poi con il
cinema e la televisione.
La potenza della comunicazione fu saggiata, forse, per la prima volta grazie ad
Orson Welles, l'autore di"Quarto Potere",
e alla sua burla radiofonica tanto dettagliata quanto ricca di pathos, cronaca in
tempo reale di un'invasione aliena sul
suolo statunitense, che ha causato scene
di panico esasperato tra la popolazione in
ascolto.
Tuttavia, dietro esempi come questi appena citati, più o meno divertenti e con
effetti a volte imprevedibili, se ne nascondono altri, frutto di ciò che di più
turpe, deplorevole e antietico si cela nell'animo umano.
A tal riguardo occorre ricordare la propaganda nazifascista operata attraverso la
radio dell'epoca, fautrice di consenso
politico e preposta a formare nuovi e
spaventosi scenari di odio tra popoli con
la diffusione della cultura della cosiddetta “razza ariana”.
Come dimenticare, poi, la risonanza mediatica degli attentati degli "anni di
piombo”, immagini strazianti impresse a
fuoco nella nostra memoria. Trattasi di
veri e propri spettacoli di sangue concepiti da registi del terrore, capostipiti di
colui che ne sarebbe diventato, il principe: Osama Bin Laden.
Fa rabbrividire, infatti, la minuzia e la
cura dei dettagli con cui quest’ultimo ha
concepito l'attacco alle Twin Towers,
facendo sì che il secondo aereo si abbattesse proprio quando c'era la massima
copertura mediatica sul luogo. In tal modo, egli è riuscito a rendere la più terribile tragedia del nuovo millenio un film
d'azione, paradossalmente di concezione
americana, ad uso e consumo degli utenti
di tutto il mondo.
Infine, abbiamo ancora negli occhi la fine
di Saddam Hussein, impiccagione spettacolarizzata con un vero e proprio "cast" (i
quattro uomini
con il passamontagna che
scortano il rais
fino al patibolo,
sono forse un
po' troppi.....)
trasmessa
da
tutti i network
del
pianeta.
Tale
“film”,
purtroppo conta già un tentativo, riuscito, di
emulazione: un
bambino
di
nove anni si è
impiccato nel
salotto di casa
con l'aiuto della
sorellina.
Senza contare
che in T.V. e sul
Web si diffondono i più crudi
filmati di guerra, morte, stupri, pedofilia e
quant'altro
a
disposizione di
una vasta platea o di pochi esecrabili
individui.
La comunicazione ha certamente migliorato le nostre vite, azzerando le distanze
e rendendoci cittadini di un "villaggio
globale" grazie a "Strumenti del comunicare", citando ancora Mc Luhan, che vanno dalla stampa, alla radio, alla televisione a internet. Dopo tutto, i mass media
hanno ancora tante potenzialità inespresse, ma occorre oculatezza e responsabilità nell’esprimerle. Ciò serve a evitare che
essa crei dei mostri mediatici, come quelli sopracitati, unicamente per sottostare
alla tirannia dell'auditel, alla sensazionalità, agli interessi economico-politici, alla
cieca spregiudicatezza e mancanza di
etica di coloro che ne muovono i fili,
smarrendo il suo fine più autentico: quello di unire gli uni agli altri.
AtlasOrbis 23
GIURISPRUDENZA
Un valore simbolico
ovvero il garantismo giuridico che non esiste
Avv. Fabio Locurcio
P
robabilmente l’uomo dovrebbe tornare ad essere felice, non perché la
natura, a dire di Rousseau, 1712-1778,
l’abbia reso così, ma perché il Parlamento
italiano ha ratificato la costituzione europea che tutti conoscono. Ciò è dovuto alla
certezza del diritto, per cui, specialmente
le buone norme, da seguire, sono conoscibili. Di costituzioni si inizia a parlare dalla
fine del secondo secolo d.C., con le Costituzioni imperiali, fonti del diritto romano.
La storia ci indica, nel tempo diverse costituzioni, quella degli Stati Uniti, quando
si riunì nel 1787 l’Assemblea dei singoli
stati o Convenzione, una volta conquistata
l’indipendenza nel 1783 con la Pace di
Versailles. Detta indipendenza fu riconosciuta dall’Inghilterra. Nel 1793 viene
redatta dalla Convenzione la Costituzione
dell’anno I a suffragio universale. Nel
1795 si redige la costituzione dell’anno III
o costituzione termidoriana che risolve in
un’ottica borghese la questione rivoluzionaria. Pertanto, abbandonato il suffragio
universale sono elettori non più tutti i
cittadini ma solo coloro che versano una
determinata quota di imposte. Comunque
i principi di uguaglianza e libertà posti
dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo
in Francia nel 1789, e se vogliamo anche
in America nel 1793, eliminano lo Stato
feudale e portano prima in Francia poi in
Europa al nuovo Stato democratico- borghese. Il settecento, secolo dei lumi, prosegue il cammino di liberazione del Rinascimento grazie al terzo stato-borghesia.
Si amplia il commercio, l’industria, le
comunicazioni, le finanze, tutto è dominato dalla ragione. A questa, Rousseau oppone il sentimento e la natura perché la
disuguaglianza rende l’uomo infelice, (ma
anche frustrato). La democrazia più antica la rinveniamo ad Atene in cui il potere
politico era affidato a tutti i cittadini e la
classe meno abbiente, la maggioranza,
governava. La partecipazione alla cosa
pubblica da parte dei cittadini liberi e
uguali si considerava un diritto naturale.
Ma i governati sono sudditi che partecipano votando e restando lontani e infelici.
Del resto “interesse” è un termine che
deriva dal latino, “partecipare, essere in
mezzo”, inter-tra e esse-essere. Cioè solo
partecipazione a qualche cosa, speranza e
desiderio. Bisogna avere la capacità di
essere consapevoli che ci sono anche dei
diritti. L’importante è sapere come, dove
24 AtlasOrbis
e quando. Machiavelli supera Rousseau,
invocando le leggi che fanno buoni i cittadini. Occorrono l’educazione e il rispetto
delle leggi, specialmente le leggi sociali.
Ancora oggi si ritagliano spazi sempre più
grandi di “tutele e garanzie” con testi
sempre “più nuovi” sempre più incomprensibili, tortuosi, illusori e “molto utili”
al punto che l’Italia corre e ricorre a continui voti parlamentari per ratifiche e approvazioni enfatiche “che rispecchiano la
volontà dei singoli partecipanti”. I voti
referendari, ai quali è affidata la ratifica
della costituzione europea, vengono riservati a Stati democratici, come Olanda e
Francia. Chi agisce approvando, lo fa perché conosce l’abnorme limite di questi
testi internazionali che, all’atto pratico e
al momento del bisogno non offrono quella reale tutela che uno forse si aspettava,
semplicemente perché anche la Corte di
giustizia dell’Unione europea dice “il ricorso è inammissibile”. E
non potrebbe essere
altrimenti perché la
sussidiarietà ci dice che
è lo stato contraente
che deve provvedere
alla difesa dei diritti,
per cui la Corte non
può surrogarsi ad un
sistema giuridico nazionale. Pertanto, in
questo modo si cerca di
trovare una soluzione
amichevole,
senza
sconvolgere
questo
equilibrio. Un eventuale squilibrio, in questo
campo sarebbe insanabile. In un cosiffatto
contesto, la democrazia
è rappresentativa? E’
anche partecipativa e
sociale? Ci vuole responsabilità giuridica
per rispondere, non
basta quella politica,
morale o storica. In
effetti stride il fatto di
attribuire già al nascituro-concepito, chiunque egli sia, una legittimazione processuale
all’azione, per eventuali danni subiti nella vita
prenatale sempre che
nasca e nonostante sia incapace. Il nascituro è pensato come autonomo centro di
imputazione di interessi in attesa che diventi persona.
In questo caos generale, a meno che gli
Stati contraenti non ricontrattino il testo
con apposita clausola di rinegoziazione
per renderlo più chiaro e applicabile sul
serio, abbiamo solo dei simboli visibili:
inno, Nona sinfonia di Beethoven, bandiera, motto, “Unita nella diversità”, moneta,
la giornata dell’Europa, “9 maggio 1950”,
la cittadinanza dell’Unione di cui ai Trattati di Maastricht. Ma l’unica cosa importante, i c.d. valori sono ideali cui aspira
chi non ce l’ha, solo che il nascituro ovviamente non può nè capire nè avere le capacità di capire, mentre gli adulti sì. Tuttavia questo non sposta nulla, perché si
tratta appunto di ideali ossia di giustizia
ideale “aequitas” che va al di là degli interessi di parte e che per ciò è inesistente.
IMMIGRAZIONE
Immigrazione e cittadinanza
e il senso della globalizzazione
di Massimiliano Pompili
“C
erca di entrare in qualche modo e
poi aspetta la prossima sanatoria”, è questo il “tam tam” che gira tra chi
vuole migliorare la vita o scappare dal
proprio paese. In base ai dati 2006, la
Caritas ci dice che ci sono 3 milioni di
immigrati che corrispondono al 5% della
popolazione italiana, rientrando così nella
media europea. Di queste persone il 72%
(altre fonti dicono addirittura l’81%) hanno usufruito di una sanatoria. L’Italia è
l’unico Stato europeo che ha subito cinque
sanatorie in vent’anni; ed è un aspetto
oggettivo che grava sulla capacità dell’establishment di questo paese, sapendo
l’importanza del fenomeno e tutte le implicazioni politiche nel bene e nel male
che questo conduce. D’altro lato c’è una
parte della società che ha una forte paura
dello straniero, che teme un’ondata d’immigrazione illegale che potrebbe riversarsi
nella criminalità o nella prostituzione,
chiudendosi, per arginare questi timori, in
un “out out” indiscriminato, a prescindere.Si tenga a mente che, quando non era
necessario il visto d’ingresso per entrare
in l’Italia, questo non è mai avvenuto ma
si può anche dire, timidamente, che oggi
l’Italia è un paese d’immigrazione. Si deve
comprendere che un intervento su questo
tema si riflette su tutte le dinamiche sociali. Se s’inserissero le politiche sull’immigrazione in un contesto non esclusivamente solidaristico, che sfocia spesso
nell’assistenzialismo,
ma anche in quello
sociale ed economico,
si darebbe risalto alla
funzione pedagogica
della politica. Contestualmente ci deve
essere una ricomposizione degli interessi
che contrasti la settoralizzazione sociale. Si
sbaglia quando, per gli
immigrati, si rivendica
la casa, un provvedimento contro la disoccupazione o la sicurezza sul lavoro, in quanto le battaglie vanno
portate per tutti e non
per le singole categorie.
Il pragmatismo deve
prendere posto all’ideologia e alla paura
verso lo straniero. Bisogna muoversi su due
fronti una sul rispetto
dei diritti e della dignità delle persone e l’altro sulla convenienza
nazionale . Ci sono
paesi come il Canada
che da anni stanno
attuando una politica
intelligente per cui le
persone che entrano
usufruiscono un’accoglienza che gli permet-
te di avere una casa, un lavoro e un’assistenza. E hanno la possibilità, dopo due
anni, di essere cittadini canadesi, quindi
di far parte di una comunità. Invece di
avere timori xenofobi dovremmo, piuttosto, preoccuparci sul perché l’Italia sia
sempre più un paese poco appetibile in
tema d’immigrazione, anche per chi è già
qui . Le statistiche dicono che l’Italia ha
bisogno, per mantenere il tasso di sviluppo,
dell’ingresso
di
circa
250.000/350.000 unità per anno. Inoltre c’è
anche il problema demografico italiano,
basta entrare in qualsiasi scuola e vedere
quanti ragazzi stranieri ci sono. Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati sta
andando da 1 a 3 a 1 a 5, e quando ciò si
verificherà, il sistema pensionistico salterà. E’ necessario un salto di qualità culturale per stare al passo con le nuove potenze mondiali come l’india, il Sudafrica, la
Cina, il Brasile, e la carta dell’immigrazione, se gestita bene, è una carta vincente .
Dal punto di vista macro-economico un
primo passo potrebbe essere l’Italia
“capitale del mediterraneo”, agevolata
anche dal fatto della sua posizione geografica dominante rispetto agli altri paesi
europei. Ma nella realtà dei fatti invece
vediamo che l’impresa tedesca, francese o
inglese ha una capacità di penetrazione in
Tunisia, in Marocco, in Libia o in Algeria,
dieci volte maggiore a quella italiana. Si
dovrebbe pensare a una legge che indichi
delle linee guida e lasci ampi spazi agli
enti locali che andranno a promuovere
una legislazione ad hoc più in linea con le
esigenze locali; politiche d’inclusione che
comprendano la scuola, l’assistenza, il
lavoro e l’alloggio. La cittadinizzazione
degli immigrati è la migliore garanzia di
coesione sociale ed è una battaglia di sicurezza. In questa prospettiva le politiche di
inclusione e di accoglienza diventano una
priorità che lavora su due fronti: il supporto e il recupero delle persone in difficoltà e la prevenzione di fenomeni di degrado, violenza, illegalità e microcriminalità. E ’ così che potremmo vincere la sfida del ventunesimo secolo; investire sulla
nuova forza lavoro che ci viene messa
disposizione dall’Africa o dall’Asia ed è
questo, a mio parere, il vero senso della
globalizzazione.
AtlasOrbis 25
GIORNI D’OGGI
Il Dottor CAIRO
Note a margine di un viaggio in Afghanistan
Dr. Terenzio D’Alena
Medico Capo della Polizia di Stato
T
utto era nato per caso, e non poteva
essere diversamente trattandosi della
decisione di visitare l'odierno Afghanistan. Prima della passata estate, durante
una serata-incontro di viaggiatori insaziabili, avevo conosciuto Fabio Migli, un giovane di cui non potevo dimenticarmi dopo
aver letto su una rivista specializzata un
suo articolo illustrato sul raid da lui eseguito in alcuni territori ex-sovietici. Lo
aveva compiuto in solitaria, a bordo di
una Panda 4X4 non proprio nuova, dotata
di tutti i comandi sullo sterzo, così come li
aveva Clay Regazzoni... Lui mi aveva suggerito una agenzia irlandese specializzata
in viaggi in Tagikistan ed Afghanistan,
due Paesi che hanno avuto in dono paesaggi di montagna superbi e mutevoli.
Subito il contatto telematico, poi il problema del visto. Ricordavo di avere come
assistito l'ambasciatore Nasser Zia, ma
pur essendo stato da poco questi trasferito
a Berlino tutto si era risolto automaticamente in quanto da pochi giorni erano
nuovamente ottenibili i visti turistici.
Kabul mi riceve tranquilla e pigra, arsa dal
calore. Trovo un sole ristoratore dopo la
pioggia e il caos di Lahore. E mancano le
pietose immagini di umanità disperata
viste a Peshawar. Il traffico è addirittura
rispettoso e quasi ordinato, cosa rara nei
Paesi di stretta osservanza coranica, dove
gli unici reati perseguibili sono quelli contro gli insegnamenti di Maometto. Apprezzo la localizzazione della città, al centro di una vallata che si prolunga in un
26 AtlasOrbis
unico colore giallo con le colline poste ad
anfiteatro e che potrebbbe essere riprodotta facilmente sulla sabbia come in un
gioco estivo. Il posto ispira strana serenità, nessuno è interessato al candido fuoristrada messomi a disposizione dalla
"Great Game". L'agenzia ha in effetti prelevato tale nome dallo storico Grande Gioco strategico che fu posto in essere da
queste parti nel XIX secolo da Britannici e
Russi (per i quali era il Torneo delle Ombre) per il controllo reciproco dei loro
confini, con classici episodi di spionaggio,
creazione di stati-fantoccio e di aree smilitarizzate.
L'autista è silenzioso, ma noto l'affiatamento con Shafi, la guida quando si tratta
di scegliere l'itinerario tramite un cenno o
una parola. La guida è un maturo signore
che già si era cimentato in attività turistiche da quando si era laureato in lingue;
mostra il comportamento equilibrato di
chi ne ha viste tante, l'eloquio è dolce e
sempre misurato, le idee molto chiare,
evidenzia la capacità di trasmettere serenità e sicurezza, presenta un fisico alquanto tirato, la barba è bianca e gli occhi di un
blu intensissimo. Gli chiedo qualcosa circa
la storia del suo straordinario Paese.
L'Afghanistan nel corso dei secoli ha subito invasioni ed incursioni di popoli e personaggi che rievocano grandi avvenimenti
storici: Dario, Alessandro, Gengis Khan,
Tamerlano, Babur. Nel 1893 i Britannici
tracciarono, come spesso capitò loro, i
confini orientali con un semplice rigo su
un foglio, la Linea Durand, che lasciò al
Pakistan il cosiddetto Pashtunistan fonte
di tanti scontri fra i due Paesi. Dopo la
prima guerra mondiale il Regno e, dal '73,
la Repubblica Afghana rimasero sotto la
sfera d'influenza sovietica, che culminò
con un'invasione decennale e la ribellione
dei mujaheddin. Le conseguenze, dalla
ritirata del 1989, furono 15000 vittime
sovietiche, un milione di morti afghani
con 6 milioni di profughi. Nella confusione che ne derivò si affermarono per strepitosi successi militari i "cercatori della
conoscenza", un folto gruppo di studenti
pashtun (l'etnia maggioritaria nel Paese)
istruiti nelle madrase pakistane. In brevissimo tempo questi talibani controllavano
il 90 per cento del territorio, supportati
economicamente prima dal governo USA
e poi dalla dinastia saudita, lasciando l'onere della resistenza al generale tagiko
Massud, attestato con i suoi cannoni a
capo della Alleanza del Nord. Questa con
l'ausilio delle SAS britanniche riuscì alla
fine del 2001 a conquistare la capitale, ma
Massud fu misteriosamente ucciso da due
arabi, finti giornalisti, solo due giorni prima del famigerato 11 settembre 2001; nel
maggio dello stesso anno, per arrivare alla
cattura del sedicente califfo Osama Bin
Laden, vi erano stati importanti colloqui
fra Musharraf, presidente pakistano, e il
capo dei suoi servizi segreti, gen. Amad,
con George Tenet, capo della CIA, questi
ultimi due sono poi stati rimossi dai rispettivi incarichi. Bin Laden, che con le
sue prebende aveva riunito sotto la costituzionale Loya Jirga i capi-clan afghani,
storici signori di tutte le guerre, e il
mullah talib Omar avevano portato l'Afghanistan sotto l'egida di uno stato teocratico, impedendo fortemente la coltivazione del papavero da oppio (prima il 60 per
cento della eroina in USA arrivava dalla
Mezzaluna d'Oro!) ed esercitando un controllo ferreo sulla popolazione nel nome di
Allah, oltrechè sulla produzione di preziosi. Si era così fermata la corruzione ed il
brigantaggio, instaurandosi però un regime di terrore per i misfatti contro il Corano. Questo è stato malsopportato dalla
gente, inoltre sono stati chiusi i cinema e
le emissioni TV, le insegnanti hanno dovuto rinunciare al loro lavoro, l'aspetto
personale è stato irreggimentato, l'interpretazione rigida della legge coranica ha
trovato un'applicazione irriducibile. Il
disegno ultimo di Osama resta però la
destabilizzazione della dinastia saudita:
wahabiti come lui lavorano nell'ombra nel
Paese governato da re Fahd per sgretolare
il vero grande e saldo ponte fra Occidente
e Oriente. Tale lotta sotterranea sta avvenendo anche in Pakistan e Sudan, Paesi
nei quali il flusso di danaro americano ai
governi locali si è immiserito da tempo,
con gioia dei sauditi pronti a rimpiazzarli
con petrodollari in cambio di neointegralismo. Sull'altro versante gli angloamericani a Kabul hanno portato il
valore di civiltà rappresentato dall'ideabase di consumo come bisogno e misura
della capacità individuale di autosoddisfacimento; nel contempo tentano di desacralizzare i concetti fondamentali della
religione musulmana; siamo un po' lontani dal concetto di "divide et impera" di
latina memoria... Comunque si è trattato
di ricostruire il Paese su basi più moderne, adottando un regime di scambi commerciali di maggiore qualità (oggi si trovano nei souk di Kabul oggetti cinesi come
lavatrici, TV, parabole, piccola elettronica)
a scapito della colletttività che ha visto
alzarsi anche il costo dei generi di prima
necessità. Inoltre è stato introdotta una
forma sociopartecipativa democratica di
stampo occidentale, ma il meccanismo
elettivo ha trovato seri ostacoli nelle operazioni di propaganda, nel soddisfare i
requisiti di sicurezza nei seggi, nel tentativo di evitare abusi (si sono dovute marcare di inchiostro indelebile verde le unghie
di chi aveva già votato, in mancanza di
documenti personali e di una seria anagrafe). Altri problemi irrisolvibili nell'immediato sono la scarsa alfabetizzazione
(non è cosa da poco nell'istruire militari e
poliziotti) e la povertà. A questo si aggiunga un sentimento anti-occidentale che,
secondo un recentissimo rapporto del
Senlis Council britannico, sta raggiungendo il picco di un fenomeno di massa. I
bombardamenti indiscriminati, l'intensificarsi del numero di collaboranti vittime
del fuoco amico, le bravate di alcuni occidentali (sono state scoperte a Kabul prigioni "private") hanno portato ad una
situazione di diffuso astio che sarebbe più
sentita nel Sud: nei distretti di Helmand,
Kandahar, Uruzgan, Zabul, mai stati davvero sotto il controllo centrale, i talibani
hanno riconquistato posizioni. Nell'Uruzgan in particolare nessuno dimentica che
nel febbraio 2002 furono dagli americani
uccisi per errore 21 funzionari del governo
Karzai, picchiati, torturati, incatenati e
ingabbiati altri 21, tra cui il capo della
polizia locale. Lo stesso Karzai, davanti
alla presenza di cinque rappresentanti dei
talibani nel parlamento afghano, ha sostenuto che vanno distinti talibani buoni e
cattivi... Ora tutti preparano la grande
battaglia di primavera: dopo l'Enduring
Freedom sarà la Mountain Thrust, e occorrerà valutare le reazioni sotterranee
dell'ambiguo regime pakistano. I talibani
che, finora costretti a vivere e agire nella
penombra, si stanno concentrando nel
Waziristan dove hanno creato un vero
stato nello stato; in quella fascia montuosa a cavallo del Pakistan hanno invaso i
villaggi e si addestrano con milizie volontarie costituite prevalentemente da Paki-
stani ed Egiziani. Un paradosso è che questi "studenti" avevano accettato l'invito di
una compagnia petrolifera texana a discutere sul passaggio dei futuri oleodotti e
gasdotti proveniente dai giacimenti siberiani e turkmeni... …
...continua sul prossimo numero
When you're wounded and left on Afghanistan's plains
and the women come out to cut up what remains
just roll to your rifle and blow out your brains.
Quando sarai ferito e abbandonato nelle pianure
dell'Afghanistan e le donne scenderanno giù per tagliare
quello che resta gira il tuo fucile e fatti saltare...
Da "Ford o' Kabul River", di Rudyard Kipling, poesia
scritta in memoria della infausta notte del 1880, quando
le tribù afgane ribelli, accordatesi contro gli inglesi, ne
sorpresero l'esercito mentre guadava il fiume Kabul.
AtlasOrbis 27
OLTREFRONTIERA
L’importanza della diffusione
della lingua italiana nel mondo
Risponde il dr. Ezio Peraro Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Salonicco
di Ilias Spyridonidis
Direttore, secondo Lei, una maggiore
influenza e una più larga espansione
della lingua e della cultura italiana su
scala mondiale, migliorerebbe a livello economico, geopolitico e internazionale la posizione dell’Italia portando sviluppo? Nel nuovo ambiente
globalizzato, l’ economia è connessa
in qualche modo con la lingua?
La lingua e cultura italiana non possono e
non devono essere brutalmente considerate
un apri strada per la diffusione nel mondo
del prodotto commerciale italiano. Sarebbe
riduttivo e sarebbe una strumentalizzazione
che non rende onore al grande patrimonio
di valori che costituisce la nostra cultura.
Favorire la conoscenza della nostra storia,
delle nostre tradizioni, della nostra arte,
della nostra inventiva, in una parola, del
genio italico di ieri, ma anche di oggi, significa anzitutto condividere con altri le nostre
ricchezze culturali e nello stesso tempo
costruire ponti di accoglienza che portano
in Italia.
Detto ciò, dobbiamo anche essere coscienti
che una conoscenza non superficiale della
cultura italiana da parte degli stranieri, una
conoscenza che non si fermi ai luoghi comuni, comporta una serie di benefici in vari
settori di attività.
Nella nostra esperienza di diffusori della
cultura italiana all’estero sappiamo che la
percezione dell’italianità da parte degli stranieri è un unicum. L’ ammirazione per l’Italia può spaziare dal Rinascimento, al cinema, alla moda, ma è sempre riconducibile
al nostro variegato patrimonio culturale
che, a ragione, tutti ci invidiano.
Ciò che è certo è che le nostre risorse culturali sono la nostra ricchezza nazionale più
preziosa e anche più agevolmente esportabile.
Pertanto è opportuno che l’Italia sia rappresentata all’estero soprattutto a livello culturale. Ogni sforzo per aumentare quantitativamente e qualitativamente la nostra presenza all’esterno non può che portare frutti
e aumentare il nostro prestigio in campo
L’Istituto di Salonicco
28 AtlasOrbis
internazionale. La considerazione di cui
siamo gratificati come italiani è sicuramente superiore agli sforzi che compiamo, quindi non ci resta che meritarcela impegnandoci al massimo.
Dott. Peraro pensa che il Ministero
degli Affari Esteri dovrebbe investire
ancora di più costruendo una politica
di diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero più ambiziosa?
Quali potrebbero essere le iniziative
culturali concrete in questa direzione?
Il bilancio del Ministero degli Affari Esteri
italiano è sempre stato sacrificato e, in
comparazione con altri grandi Paesi europei, molto più striminzito. Ciò ha spiegazioni storiche, ma anche motivazioni contingenti, legate al sistema e al panorama politico italiano particolarmente frazionato, per
cui ai politici appare più urgente soddisfare
le esigenze interne che non quelle estere.
Anche la diffusione della cultura all’estero
ovviamente ne risente. Ma anche in questo
settore abbiamo qualche motivo di orgoglio,
perché spesso là dove non bastano le risorse economiche viene in soccorso la fantasia.
Certo che un sistema non si può basare
solamente sulla fantasia, ma servono strutture, mezzi e programmazione.
Nei prossimi anni non ci dobbiamo aspettare un cambio di tendenza e un aumento di
risorse, perché sappiamo tutti che l’obbligo
a ridurre la spesa pubblica è una priorità
assoluta.. Quello che possiamo fare è costruire, inventare un sistema di promozione
che possa essere allentante anche per gli
operatori economici. Dobbiamo trovare un
sistema di sinergie intorno al Sistema Italia
che sia di soddisfazione comune e che garantisca un ritorno di immagine utile a tutti. In tal modo potremo sperare nella nascita di una nuova forma di mecenatismo indirizzato alla promozione culturale.
Direttore, in base alla sua esperienza
di tutti questi anni in Grecia presso l’
Istituto di Cultura Italiana di Salonicco, ha notato un particolare interesse
o un gran riscontro da parte dei greci
per l’apprendimento della lingua italiana?
I greci è risaputo che hanno una grande
passione per le lingue straniere e di ciò
beneficia anche l’italiano. Negli anni passati, più che oggi, a spingere i giovani a studiare l’italiano c’era anche la possibilità o
necessità di andare nelle università italiane,
Nella foto: a destra il dr. Ezio Peraro
con lo staff dell’Istituto
essendo perlopiù precluso l’accesso a quelle
greche. Soprattutto negli anni ’70, in coincidenza anche con il periodo nero della dittatura militare in Grecia, il flusso di studenti
verso l’Italia aveva assunto proporzioni di
esodo biblico. Si calcola che gli studenti
greci presenti in Italia costituissero la popolazione di una Università di medie dimensioni.
Oggi l’emigrazione studentesca verso l’Italia
è diminuita di molto ed è limitata perlopiù
a certe facoltà, prime fra tutte farmacia.
Pertanto l’apprendimento dell’italiano non
è più finalizzato all’ammissione all’Università, ma è motivato da ragioni di lavoro e di
turismo e ancora di più dall’attrazione della
cultura italiana.
Negli ultimi quattro-cinque anni stiamo
notando un calo di iscritti ai corsi di italiano e il motivo io non lo addebiterei tanto a
disaffezione, quanto piuttosto a minori
disponibilità finanziarie delle famiglie.
Con l’introduzione dell’euro sono molti
genitori a lamentare un diminuito potere
d’acquisto degli stipendi. E quando una
spesa non è considerata indispensabile, è
inevitabile che siano operati dei tagli per
arrivare a fine mese. Il fenomeno non riguarda solo l’italiano, ma, con esclusione
dell’inglese, coinvolge anche altre lingue
europee.
Difficoltà a parte, che ci auguriamo siano
passeggere, il nostro impegno come Istituto
di Cultura continua nella direzione di creare le condizioni perché l’interesse per l’Italia, la sua lingua e la sua cultura siano sempre vivi.
STORIA
Immagine e damnatio memoriae
L’immagine di un personaggio e la sua importanza
a partire dall’età romana sino ad oggi
Ing. Giancarlo Cristini
Esperto di Storia
N
el passato come ai nostri giorni, l’immagine che un personaggio noto o un
uomo politico riescono a trasmettere di sé
alla collettività costituisce uno dei più importanti mezzi di cui possano disporre per
conquistare e mantenere il consenso. Si parla infatti insistentemente di cura della propria immagine, come del complesso delle
attenzioni dedicate a tutti quei particolari
che possano instillare nelle altre persone una
opinione positiva del proprio operato e quindi una opinione sempre incline ad approvare
le iniziative intraprese.
Nel mondo moderno di oggi infatti, dominato dalle notizie dei media che raggiungono
ogni giorno milioni di persone, l’immagine
di un uomo politico può diventare il suo
punto di forza per aumentarne il carisma ed
il consenso, potendo essere costruita ad
arte, conservata e migliorata nel tempo. Allo
stesso tempo l’immagine che un uomo offre
dunque di sé è uno dei suoi punti deboli e
come tale deve essere difesa dagli attacchi
degli avversari, perché la perdita di questo
valore può costituire un danno. Si può passare quindi dalla mera difesa della propria
immagine alla sua edificazione e valorizzazione, per entrare stabilmente nell’immaginario collettivo.
L’immagine che un uomo politico crea di sé
diviene uno dei principali mezzi per la gestione e l’ampliamento del potere. Poter
disporre dei media in modo da accrescere il
proprio consenso è uno dei principali obiettivi che deve porsi l’uomo che mira al potere,
nel senso democratico del termine (ed anche, per estensione, negli stati totalitari).
I media sono sempre stati il principale strumento di tale strategia e possono essere, con
gli opportuni accorgimenti, indirizzati secondo i propri scopi.
I media sono sempre esistiti, ma in forme
diverse nel tempo, dipendendo essi dalle
tecnologie disponibili. Nell’età moderna
sono state prima la stampa, poi la radio,
inifne la televisione a dettare i tempi e i modi della trasmissione della propria immagine, tanto che oggi si parla della “visibilità” di
un personaggio, politico o meno che sia.
Non è importante come e perché si venga
osservati in un certo posto: l’importante è
esserci, se il contesto è positivo per la propria immagine.
Nel passato, ed in particolare nell’età romana, altri naturalmente erano i mezzi per
diffondere la propria immagine: statue, monumenti, monete, versi letterari e soprattutto raccolte di aneddoti e accadimenti storici.
Caligola
Anche in questo caso c’erano le opportunità
di far conoscere la propria immagine
(positiva) mediante rappresentazioni marmoree e mediante la diffusione della propria
effige sulle monete. La sola monumentalità
delle opere edificate a seguito della propria
iniziativa da sola contribuiva non poco a
rappresentare la potenza dell’uomo politico
che le aveva volute (e tale impressione sussiste ancor oggi nell’uomo moderno….)
Ma anche chi dispone a proprio piacimento
del potere esecutivo, anche in ambito totalitario e dispotico, deve sempre assicurarsi di
avere immediato accesso e controllo a tutte
le forme mediatiche, per evitare che possano
esser usate contro di lui. Infatti, anche per i
reggenti dell’impero romano non era infrequente diventare il bersaglio di scritti avversi da parte dei propri nemici. E non era infrequente che gli sforzi fatti in vita per costruire il culto della propria personalità venissero vanificati dalla “damnatio memoriae” imposta dai loro successori. Così le statue,
i monumenti eretti, le monete battute erano
distrutti dal successore per il duplice scopo
di disfarsi del ricordo del personaggio decaduto e per costruire dal nulla con poca spesa
la propria immagine. Anche nel passato
quindi era particolarmente importante forse, dato il minor numero di mezzi e di
occasioni, anche più importante - la cura
precisa e puntuale della propria immagine.
Ed era anche essenziale, nell’esercizio del
proprio potere, accattivarsi le simpatie delle
classi dirigenti che, per tradizione e capacità,
erano le naturali depositarie della diffusione
letteraria del periodo (in realtà lo è anche e
soprattutto nell’età moderna). Se così non
fosse stato, tutti i suoi detrattori avrebbero
avuto vita facile nel renderne fosca la figura.
L’esempio più lampante di una “damnatio
memoriae” ai danni di un personaggio è
rappresentato dalla figura trasmessaci dalla
tradizione dell’imperatore Caligola (al secolo
Gaio Cesare Germanico). Salito al potere
molto giovane, in seguito alla morte di Tiberio nel 37 d.c., la sua figura incarna, secondo
gli scritti del tempo giunti sino a noi, la mostruosa aberrazione del tiranno: si diceva
tenesse un bordello nel proprio palazzo, che
avesse una relazione incestuosa con la propria sorella e spendesse gran parte del proprio patrimonio in spese eccessive. Inoltre
era accusato di infiere con crudeltà sugli
esponenti della classe senatoria (volle elevare il suo cavallo alla dignità di senatore),
apparentemente senza ce ne fosse una ragione.
Il biografo Svetonio, al quale dobbiamo la
maggior parte delle notizie che abbiamo,
anche se scrisse dopo circa un secolo dalla
morte dell’imperatore, ha dato la semplice
spiegazione che l’Imperatore fosse pazzo.
Anche Seneca, che lo conobbe di persona,
attribuì a Caligola una mente insana.. Tuttavia la situazione è assai più complessa di
quanto si possa pensare a prima vista. Caligola non era certamente pazzo (non avrebbe
potuto regnare per 4 anni) ma è stato descritto così dagli elementi della classe senatoria, unici depositari della cultura letteraria
a Roma, e dai loro accoliti, dopo la sua morte. La spiegazione di tale comportamento
della classe senatoriale è semplice: Caligola
fu un autocrate mosso da un cinico umorismo, che seppe strumentalizzare per i propri
scopi l’opportunismo e la mancanza di scrupoli della classe senatoria del tempo, ne derise gli atteggiamenti e allo stesso tempo ne
svelò tutta l’intima ipocrisia e debolezza.
Non ebbe in questo comportamento certamente il merito del suo predecessore Augusto, il quale fu estremamente abile nell’attribuire al senato i suoi poteri, almeno in apparenza, per poi svuotare tale istituzione di
ogni significato.
AtlasOrbis 29
MEDICINA
Le Parassitosi cutanee
“ovvero le avventure di pidocchio”
Dr. Roberto Stampatore
Specialista in Pediatria
V
ivere insieme agli altri ci offre molti
vantaggi: scambi culturali, possibilità
di lavoro, amicizie ecc.
La convivenza in gruppi di persone
(scuole e luoghi di lavoro in genere) a volte però porta anche qualche problema.
Non stiamo parlando dell’antipatia del
nostro collega vicino di scrivania o della
prepotenza del nostro capo ufficio, ma
della maggiore possibilità, nei luoghi dove c’è maggiore affollamento, che qualche
ospite indesiderato utilizzi come dimora il
nostro corpo: i parassiti cutanei e cioè i
famigerati Pidocchi. Il loro vero nome è in
realtà “Phtirus Pubis” (per quelli che si
localizzano nella regione del pube)
(volgarmente anche dette “piattole”);
“Pediculus humanus” (per quelli localizzati sul corpo) e “Pediculus humanus capitis” (per quelli della testa).
Come sono fatti? Hanno un corpo tondeggiante della grandezza di circa 2-3 mm di
colorito bianco grigiastro.
Una notevole quantità di luoghi comuni
errati si è creata intorno a questo
“pruriginoso” argomento.
Vediamone alcuni:
•
“Avere i pidocchi
significa
essere
sporchi”:
niente di più falso.
Infatti
ai
nostri”simpatici”
amici non interessa affatto la frequenza o la qualità
delle nostre abluzioni. Essi sono
interessati esclusivamente al nostro
sangue, poiché si nutrono di esso. Cioè
sono “ematofagi”.
•
“I pidocchi saltano o volano”: in realtà non essendo dotati di ali né di particolari doti acrobatiche essi si limitano semplicemente a camminare.
•
“Per eliminarli è sufficiente tagliare i
capelli”: il rimedio è inutile, anche se potrebbe rendere più comoda l’applicazione
dei preparati curativi.
•
“Per prevenirli applicare periodicamente sulle parti a rischio dei prodotti
specifici”: questo rimedio non solo è inutile ma può essere
anche dannoso, poiché i prodotti antiparassitari in commercio sono dei veri
e
propri
veleni
(insetticidi) che usati in modo eccessivo
sono molto tossici.
(Anche alcuni ritrovati recentemente in
commercio che vengono pubblicizzati
come studiati appositamente per la
prevenzione
non
hanno mai mostrato
una reale efficacia).
•
“Gli
animali
trasmettono questi
parassiti all’uomo”:
non è vero! Il contagio avviene solo tra
esseri umani.
•
30 AtlasOrbis
“Mettere l’aceto
in testa come cura o prevenzione”: l’aceto
è utile in questi casi, ma non per eliminare
gli insetti vivi ma per facilitare lo scollamento delle uova (lendini) dai capelli.
“Vado in farmacia per farmi consigliare
qualcosa”: con tutto il rispetto per la categoria dei Farmacisti sarebbe meglio informare il proprio Medico curante che dopo
aver controllato la situazione vi consiglierà la strategia migliore (molti dei prodotti
in commercio, tra i più famosi, sono divenuti inefficaci per le resistenze che i parassiti hanno sviluppato nel corso degli
anni verso di essi).
Come prevenire l’infestazione?
Controllate periodicamente soprattutto la
regione della nuca e dietro le orecchie:
potrete trovare sia insetti vivi che camminano tra i capelli sia delle piccole formazioni ovalari tenacemente attaccate ai
capelli (dette lendini) che non sono altro
che le uova degli insetti ( la forfora comune si distingue dalle lendini perché con un
semplice colpo di spazzola viene rimossa).
Le lendini che si trovano ad oltre 1 cm di
distanza dal cuoio capelluto non sono più
vitali.
Dopo il trattamento antiparassitario si
potranno rimuovere le lendini applicando
per circa 1 ora dell’aceto tramite un panno
imbevuto e poi passando tra i capelli un
pettine a denti molto fitti.
Vestiti,lenzuola e giocattoli di tessuto vanno lavati a caldo a oltre 53,5 gradi centigradi per almeno 5 minuti. Anche il lavaggio a secco è efficace. Gli oggetti che non
possono essere lavati vanno tenuti in sacchetti di plastica ermeticamente chiusi per
14 giorni.
ARGOMENTI:
Persone...
Attualità...
Scienza...
Eventi...
Cultura...
Oltraggio al pubblico ufficiale
Un atto dovuto e un’iniziativa che esorti al rispetto delle Istituzioni
di Fulvio De Angelis
’On. Cesare Campa deputato
di Forza Italia ha assunto
un’iniziativa legislativa condivisibile da tutte le forze sindacali, per
eliminare l’incivile uso di insulti nei
confronti delle forze dell’ordine che
avvengono soprattutto durante le
manifestazioni pubbliche e quelle
sportive. Come noto, il reato di
oltraggio a pubblico ufficiale è stato
abrogato dalla L. 25 giugno 1999 n.
205. E’ stato necessario pertanto
ripristinare quanto meno la procedibilità d’ufficio oltre che ad un
aumento di pena, in quanto l’On
Campa, ritiene che lo Stato abbia il
dovere di tutelare la dignità e il
decoro di coloro che sono quotidianamente al servizio dello Stato
“non solo con le dovute capacità
professionali, ma anche con la generosa disponibilità della incolumità personale”. Sottolinea ancora
Campa che le offese che comunemente vengono rivolte alle forze
dell’ordine, non solo con espressio-
ni ingiuriose ma con addirittura
forme molto più incivili ed intollerabili, come gli sputi e il lancio di
monetine, non possono essere tollerate da una democrazia che si
basa sulla difesa della dignità della
persona. A tal proposito è stato
presentato un emendamento al
D.d.L. 2340 – Conversione in legge,
con modificazioni, del decretolegge 8 febbraio 2007, n. 8, recante
misure urgenti per la prevenzione e
la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche. Tale provvedimento è utile
anche per evitare l’escalation alla
violenza, dal momento che le offese
pronunciate spesso in coro e da
masse di individui accrescono lo
stato di tensione.
Il Coisp (Sindacato di Polizia) condividendo tale proposta, ha voluto
rafforzare l’iniziativa dell’On. Campa, inviando una lettera a tutto il
Parlamento, nella quale richiedeva
di ripristinare il reato di oltraggio.
On. Cesare Campa
Emendamento al D.d.L. 2340 – Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto-legge
8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti
per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni
calcistiche.
Articolo 7: Dopo il comma 1 aggiungere il
seguente: 1 bis: All’art 597 del codice penale,
è aggiunto, in fine, il seguente comma: “la
pena è aumentata e si procede d’ufficio se il
delitto di cui all’articolo 594 è commesso nei
confronti di un pubblico ufficiale a causa o
nell’esercizio delle sue funzioni”. Conseguente sostituire il titolo della rubrica dell’articolo
con il seguente: (Modifiche al codice penale
in materia di lesioni personali a pubblico ufficiale nonché in materia di oltraggio, violenza
e resistenza a pubblico ufficiale).
L’EMENDAMENTO
L
Nello sport come nella vita
l’Ing. Claudio Toti Presidente della Lottomatica
Virtus Pallacanestro Roma risponde ad AtlasOrbis
foto:agenzia Grazia Neri
hanno macchiato la storia dello
sport italiano, già turbata in passato con altri episodi di violenza.
Presidente Toti, il Suo pensiero in merito a quanto accaduto e
come ha reagito l’universo dello
basket italiano?
Claudio Toti
Nel numero di AtlasOrbis che sta per
uscire molti lettori hanno chiesto
alla nostra redazione di poter riportare un loro pensiero sulla morte
dell’Ispettore di Polizia Filippo Raciti. Quella tragica sera ha sconvolto il
mondo del calcio e dello sport in generale, momenti intensi e cupi che
Credo che il mio pensiero sia stato uguale a quello di tanti altri sportivi e
non sportivi. Ho provato sgomento a
vedere le immagini e sentire a quale
punto la demenza umana potesse portare. Ho però la convinzione che tali atti
non nascono con lo sport, ma trovino le
loro radici in altri ambienti che che
cercano di destabilizzare il sistema.
Cosa ritiene di dover suggerire alle
Istituzioni, ma anche alla gente comune, cornice essenziale di ogni evento sportivo?
Più che alle istituzioni che forse non hanno
bisogno dei miei consigli vorrei invece
consigliare a tutti gli sportivi di non dimenticare mai i valori essenziali dello
sport che devono accompagnarci durante
tutte le manifestazioni sportive oltre che
nella vita quotidiana. Dobbiamo insegnare
ai nostri figli dei sani valori di correttezza e
lealtà. Nello sport come nella vita si combatte per primeggiare, ma non dimenticare
mai che gli avversari vanno rispettati sempre e la violenza non porterà mai a quei
risultati che non si raggiungono con capacità e mezzi legali.
Lei è il Presidente di una squadra di
primissimo livello la Virtus Basket
Roma, rientrata, grazie al Suo amore
per questo sport e ai Suoi interventi,
nel basket che conta. Ritiene ci sia
ancora molta distanza tra calcio e
basket?
A livello di comunicazione e diffusione di
questo sport bellissimo credo di si. Per
molte altre cose credo che sia meglio non
imparare molto dal calcio.
AtlasOrbis 31
PERSONE
L’impegno di Alleanza Nazionale
nella città di Roma al fianco delle Forze dell’Ordine
On. Fabrizio Ghera
G
li operatori delle Forze dell’Ordine
sono sempre di più nell’occhio del
mirino di frange estremistiche e violente,
magari coccolate e protette da alcuni settori della società e talvolta addirittura
dalle istituzioni politiche, sia per convenienze, vedi centri sociali, alcuni gruppi di
tifosi, che per convinzione , vedi immigrati irregolari, nomadi, spacciatori.
Nello scorso numero della rivista ci siamo
occupati ad esempio delle istituzioni locali, nel caso il Comune di Roma, che ritenevano inopportuno che gli agenti delle varie forze di polizia potessero transitare
liberamente sui mezzi pubblici, assicurando così maggiore sicurezza (problema
oggi risolto grazie alla nostra ferma opposizione in Consiglio Comunale, come ha
riconosciuto il Prefetto di Roma dott.
Achille Serra), o che pensano bene di tartassare quelli che per ragioni di servizio
lavorano nelle caserme e i commissariati
del centro storico all’interno della ZTL,
raddoppiando il costo del permesso di
accesso, pesando così ulteriormente sul
bilancio familiare, non ci avesse già pensato il governo nazionale a rendere già la
vita molto difficile.
Proprio in virtù di tutto questo, Alleanza
Nazionale ha inteso rilanciare nella città
di Roma il proprio ruolo nel comparto
sicurezza andando ad incontrare proprio
gli operatori del settore, ascoltando così
dal vivo suggerimenti, consigli e perché
no, anche bisogni e lamentele degli uomini e delle donne in divisa, che tanto fanno
per il bene della collettività.
Solo con il sostegno incondizionato delle
istituzioni e delle forze politiche responsabili, si potrà rispondere alla sempre più
consistente richiesta che arriva dai romani, soprattutto in periferia, visti tra l’altro
i fenomeni già elencati che vanno destando sempre maggiore allarme.
Già in diversi appuntamenti gli esponenti
di spicco della destra hanno portato la
loro solidarietà a poliziotti e carabinieri,
presso commissariati e caserme.
I Deputati Gasparri, Rampelli, Alemanno
e Mazzocchi, i Senatori Gramazio e Augello accompagnati da esponenti della Regione, del Campidoglio e dei Municipi, hanno iniziato un continuo e proficuo lavoro
che non farà mancare il giusto sostegno
alle esigenze di chi lavora per il benessere
e la sicurezza di tutti.
Calcio Considerazioni di Antonio De Bartolo
di Antonio De Bartolo
Giornalista sportivo
TV GOLD
I
l calcio prova a scrollarsi di dosso
quanto successo a Catania. La morte di
Filippo Raciti, ispettore di polizia, immolatosi a difesa dell'ordine pubblico, non
può e non deve essere dimenticata. Così
come dopo il caso Bosmann anche Raciti
sarà ricordato come l'uomo che con la sua
morte ha tracciato una linea di demarcazione che nessuno deve più superare, il
mondo civile del calcio deve eliminare la
violenza, che non gli appartiene, ma di cui
nello stesso tempo è responsabile, per
non aver fatto nulla che la allontanasse.
Tutti devono fare un passo indietro dai
calciatori alle società ai media alla gente
32 AtlasOrbis
ai, ultimi ma non ultimi, politici. Il calcio
senza gente negli stadi non è calcio ma
visto che a S.Siro in 48 ore hanno fatto
quanto non era riuscito in un anno e mezzo, cioè i tornelli, è un altro di quegli
scandali a cui non è difficile trovare i colpevoli ma non si vogliono trovare, visto
che degli stadi di Italia 90 (già obsoleti)
non c'è ne uno in regola, tranne quello di
Roma grazie al Coni, e nessuno si domanda dove sono andati a finire i soldi stanziati, abbondantemente, per rinnovarli.
Più che un articolo di fondo la mia è solo
una amara considerazione, è difficile dopo
Raciti parlare nuovamente di azioni e di
goal e sono convinto che la giornata odierna di calcio sia stata dura da commentare
per tutti.
La prossima volta che ci ritroveremo su
questo giornale sono certo che riuscirò
anche a trasmettervi la mia passione e la
bellezza di un gioco straordinario che si
chiama calcio. Sono vicino a tutti voi e
grazie per ciò che fate a voi tutti, a tutela
della democrazia e quindi della libertà di
ognuno di noi.
CONOSCERE
Il difensore civico
COS'E'
Chi è...
Il Difensore Civico è un organo indipendente che opera a tutela e garanzia della
persona nei confronti della pubblica amministrazione. Si impegna ad assicurare e
promuovere il pieno rispetto dei principi di
imparzialità e di buon andamento dell'amministrazione stessa, contribuendo al miglioramento dell'attività. Il Difensore Civico cerca di venir incontro alle giuste attese
dei cittadini che sovente, dinanzi a carenze
della Pubblica Amministrazione, sentono
forte un senso di frustrazione e non sanno
come reagire. Chiunque può rivolgersi al
Difensore Civico, persone singole o associate, anche se non residenti nel territorio
del Comune di residenza o straniere. Prima di chiedere l'intervento del Difensore
Civico, l'interessato deve aver sollecitato
inutilmente gli uffici. Il Difensore Civico
esercita la sua attività in piena libertà di
giudizio e indipendenza.
FUNZIONI
Il Difensore Civico ha il compito di difendere le cittadine e i cittadini dagli abusi
dell'amministrazione comunale e degli enti
collegati. Interviene contro le disfunzioni,
le carenze, gli abusi, le omissioni e i ritardi
degli uffici. Non interviene quando la controversia riguarda i privati. Favorisce trasparenza e speditezza, facendo in modo
che la Pubblica Amministrazione non si
discosti, nel proprio operato, dalla ricerca
del pubblico interesse. Il difensore civico
ha anche il compito di controllo, previa
richiesta di un numero adeguato di consiglieri comunali, sulla legittimità degli atti
della giunta e del consiglio per le materie
indicate dalla legge.
IL DIFENSORE CIVICO
Può chiedere l'esibizione di tutti i documenti relativi ad una pratica, senza il limite del segreto d'ufficio e convocare il responsabile dell'ufficio competente, che ha
l'obbligo di presentarsi e rispondere;
Può accedere agli uffici e alle strutture per
compiere accertamenti;
Non può sostituirsi all'amministrazione
comunale nell'emanare o modificare un
atto, ma può sollecitare la stessa a riesaminarlo, modificarlo o annullarlo, se lo ritiene illegittimo;
Quando un dipendente sollecitato ometta,
rifiuti o ritardi atti del proprio ufficio, il
difensore civico può chiedere che sia sottoposto a procedimento disciplinare.
Annualmente il difensore civico deve sottoporre all'esame del Consiglio comunale
una relazione sull'attività svolta, contenente eventuali proposte di innovazioni normative e amministrative;
Non può sostituirsi ad alcun funzionario
nel compimento di un'attività dovuta;
Non ha ingerenza nell'attività di organi
giudiziari;
Non si occupa della materia del pubblico
impiego.
L'intervento del difensore civico non sospende i termini per il ricorso al giudice
amministrativo, salvo quanto previsto dalla legge n. 340 del 24 novembre 2000 in
tema di sospensione dei termini per la
presentazione dei ricorsi giurisdizionali in
materia di accesso agli atti amministrativi.
Polizia di Stato: presentata la nuova Fiat Bravo
P
foto:allaguida.it
resentata in anteprima la nuova Fiat
Bravo della Polizia di Stato. La nuova
pantera degli operatori della sicurezza mostra
un nuovo look accattivante con la grande pantera sulla fiancata e tecnologia di primissimo
piano. Ovviamente per poterla vedere in azione ci vorrà ancora un po’ di tempo . Apprezzamenti da tutte le autorità presenti
alla presentazione.
AtlasOrbis 33
EVENTI
A. Dürer
Dürer e l’Italia
dal 10 marzo al 10 giugno 2007 alle Scuderie del Quirinale
di Alessandra Silvestri - Storico dell’arte
L
a fascinazione che Dürer e l’Italia
hanno esercitato l’uno nei confronti
dell’altro è fatto ormai noto alla Storia
dell’Arte ma mai come in questa mostra si
sono sondati in maniera tanto approfondita i confini di tale incontro.
In Dürer possiamo ravvisare il prototipo
dell’artista del Grand Tour che si codificherà nei secoli successivi con l’istituzione
di Accademie artistiche dei vari Paesi Europei che offrivano ai propri artisti di venire a “ bagnare i propri panni in Arno”.
Compì un proprio personale tour che lo
porterà in molte città del Nord Europa a
contatto con i Maestri della tradizione
fiamminga e tedesca (e sentiamo nella sua
opera le influenze di Eych, Van der Weiden e di Schongauer) e , per ben due volte,
in Italia dove la pittura si andava modernizzando nel segno dell’antico e della prospettiva (molto forte si sente l’ammirazione per il Mantegna). I suoi viaggi non sono dettati dall’esigenza di mettersi al servizio di qualche principe italiano alla ricerca di commissioni, quanto piuttosto
dalla curiosità scientifica e artistica di chi
sa di dover ormai superare i limiti medievali dell’artista – artigiano e, acquisendo
l’orgoglio umanistico, assumere un ruolo
per l’artista più intellettuale, di invenzione
oltre che di esecuzione. E l’ambiente veneziano, nel quale era già penetrato il naturalismo fiammingo veicolato attraverso la
pittura ad olio e rielaborato dalla poetica
di Antonello, era il più adatto ad accoglierlo e a fornirgli elementi di riflessione
per il rinnovamento del proprio linguaggio. Se egli assorbirà l’impianto costruttivo dello spazio e della figura proprie della
pittura italiana influenzata
dalla plastica antica, l’arte
incisoria da lui esercitata
costantemente e tipica dello
spirito tedesco che individuava nella stampa un valore educativo, influenzerà
non soltanto i nostri maggiori incisori ma anche i
pittori. Lo spirito visionario
e la tensione morale di molte delle sue incisioni e soprattutto delle Due serie di
Passioni sarà da stimolo a
molti artisti di epoca successiva (basti guardare alle due
figure di Pietro e Malco nel
Bacio di Giuda della Piccola
Passione che ricordano Il
Martirio di S. Matteo del Caravaggio). Al
di là dell’ammirazione e dei rapporti che
egli instaurerà con grandi artisti, come
Giovanni Bellini, quello che lo interesserà
sempre e sarà il punto focale della sua
meditazione tecnico-artistica sarà la prospettiva da lui considerata come il vero
metodo di conoscenza del reale, benché
essa non riproduca esattamente la modalità di visione dell’occhio umano.
Sui nuovi diritti...
...e la necessità di una legge che tuteli i figli
di Franca Brusa Filologa
DICO, PACS, …
S
M
E
D
I
T
A
N
D
O
34 AtlasOrbis
i concedono nuovi diritti alle coppie di fatto, mentre i diritti di famiglia restano fermi al 1970. Parliamo della famiglia già costituita e riconosciuta socialmente con tanto di figli che debbono a loro volta essere
tutelati da diritti costituzionali quando i genitori sia
adottivi che naturali non rispettano le norme del comune vivere. In effetti quando per volontà di un coniuge la
famiglia,forza del mondo e della cristianità, si smembra
e vengono decise sentenze a favore di un coniuge purtroppo dissennato , i figli , che certamente non ne hanno nessuna colpa, vengono a trovarsi privati di tutto e
perfino sfrattati manu militari dalla casa in cui sono
nati e cresciuti. E questo avviene nell’indifferenza di
tutti e supportato da sentenze confermate in Cassazione, anche se risultate decise senza contraddittorio.
La Revocazione, strumento necessario per riparare una
decisione errata o ingiusta, spesso viene rigettata, lasciando così in piedi situazioni familiari aberranti.
I figli che non smettono di essere figli neanche dopo il
diciottesimo anno di età finiscono per la strada.
Ci sono casi in cui un genitore ha commesso atti contro natura, mettendo la propria famiglia in gravi difficoltà economiche e se la gode indisturbato poiché non
esistono leggi che tutelino i figli maggiorenni...
Cosa fare?
Il Ministro della Famiglia dovrebbe far qualcosa perché
realmente questo non avvenga mai più ricorrendo Ad
una legge che tuteli i figli!
ATTUALITA’
Generazione Attiva
Andrea D’Ambra
Aboliti i costi di ricarica
Andrea D’Ambra
A
ccogliamo con soddisfazione la notizia secondo cui non ci sarà alcun rinvio all’abolizione dei costi di ricarica.
I poteri forti delle lobby telefoniche per
una volta non hanno vinto! Dal mese di
Marzo i cittadini italiani non dovranno
piu’ pagare alcun costo di ricarica! Questo
è quanto dichiara Andrea D’Ambra,
Presidente di Generazione Attiva,
nonché promotore della petizione contro i
costi di ricarica. I deputati di maggioranza
della Commissione Attività Produttive
hanno dovuto far dietro-front dopo l’iniziale ipotesi ventilata nei giorni scorsi di
un rinvio, ipotesi valutata da qualche deputato in seguito alle forti pressioni ricevute dagli operatori telefonici. “Abbiamo
dimostrato di essere persino piu’ potenti
delle grandi multi-nazionali telefoniche e
di riuscire a far sentire in modo forte la
nostra voce”. I deputati in questi giorni
sono stati letteralmente invasi da migliaia
di e-mails di protesta degli oltre 800 mila
firmatari della petizione che non avrebbero in alcun modo tollerato un eventuale e
sgradito rinvio a danno dei consumatori
italiani vittime ”dei costi di ricarica” .
Generazione Attiva rinnova l’invito per
il mese di Marzo a festeggiare il primo
giorno senza costi di ricarica ad Ischia così
come in ogni città d’Italia!
ATLASORBIS
TOPNEWS
Roma 08/02/2007 - Il neo costituito Comitato Etico di San Matteo Finanza Etica S.p.a., sponsor della rivista di geopolitica e sicurezza Atlasorbis, ha deliberato
nella seduta dell’8 Febbraio u.s., di stanziare la somma di euro 500,00=
(Cinquecento), a favore della famiglia
dell’Ispettore Filippo Raciti, caduto nell’adempimento del proprio dovere di servitore dello Stato, nei recenti tragici eventi
di Catania. L’impegno, per questo neo
nato Sodalizio, è quello poi di istituire una
provvidenza annuale vitalizia, a favore
della stessa Famiglia, una volta pienamente avviate le attività della società.
L’amministratore delegato
Dott. Riccardo Solfanelli.
Roma, 9 feb. (APCom) - Un vitalizio per
la famiglia di Filippo Raciti. Lo ha deciso
il Comitato Etico di San Matteo Finanza
Etica Spa, che ha deliberato lo stanziamento di 500 euro a favore della famiglia
dell`ispettore "caduto nell`adempimento
del proprio dovere di servitore dello Stato", nei "recenti tragici eventi di Catania".
L`impegno - sottolinea in una nota l'amministratore delegato Riccardo Solfanelli
- è quello poi di istituire una provvidenza
annuale vitalizia, a favore della stessa
famiglia, una volta pienamente avviate le
attività della società. La San Matteo Finanza è sponsor della rivista di geopolitica e sicurezza Atlasorbis, fondata
dall'ispettore di polizia Fabrizio Locurcio
e curata da Massimo D'Anastasio.
STAMPA
Roma, 22 mar. (Adnkronos) - Una sala
del Senato sara' intitolata all'ispettore
capo della polizia Filippo Raciti, morto il 2
febbraio scorso durante gli scontri in occasione della partita di calcio tra il Catania e il Palermo. La proposta del presidente Franco Marini e' stata approvata
all'unanimita' dal Consiglio di presidenza.
L'annuncio e' stato dato "con soddisfazione" dallo stesso presidente del Senato,
che lo definisce "un doveroso riconoscimento ad un servitore dello Stato caduto
per difendere l'incolumita' dei cittadini".
AtlasOrbis 35
KENNEDY SPACE CENTER
The Principal launch base
U.S.A
English Version
36 AtlasOrbis
L
ocated on Florida's
central
Atlantic
coast, the Kennedy
Space Center (KSC) is
NASA's
principal
launch base. It occupies 140,000 (56,568
hectares) acres of land
and water on Merritt
Island, the adjacent
coastal strand, and the
Indian and Banana
Rivers and Mosquito
Lagoon by which the
center is surrounded.
The NASA holdings
include 84,031 acres
(34,007 hectares), the
remainder is owned by
the State of Florida but
controlled by NASA
under deeds of dedication. Robert L. Crippen
is Director. KSC's eastern boundary fronts on
the Atlantic Ocean and
the center's large area
(about one-fifth the
size of Rhode Island) is
surrounded by water,
providing ample safety
to the surrounding
communities
during
launches, landings and
other hazardous operations. Only a small portion of KSC is used for
space operations; the
balance is managed by
the U.S. Department of
the Interior as a wildlife refuge and national
seashore. The center
was established in the
early 1960s as the
launch site for the
Apollo lunar landing
missions. KSC pioneered the mobile
launch technique in
which space vehicles
are built up inside protective structures and
moved to their launch
pads a short time before launch, reducing
their exposure to the
corrosive sea shore
environment to the
minimum. After the
Apollo program was
concluded in 1972,
KSC's Complex 39 was
used for the launch of
four Skylab missions
and for the Apollo
spacecraft
for
the
Apollo-Soyuz Test Project.
The center's facilities
were modified for the
Space Shuttle program
in the mid to late
1970s. The Shuttle era
began with the launch
of the STS-1 mission on
April 12, 1981. As of the
beginning of 1993,
more than 50 Shuttle
missions had been
launched and the current forecast calls for
the launch of approximately eight missions
per year from KSC's
twin pads. KSC is
NASA's prime center
for the test, checkout
and launch of payloads
and space vehicles.
This includes launch of
manned vehicles at
KSC and oversight of
NASA
missions
launched on unmanned
vehicles from Cape
Canaveral Air Force
Station, Fla., and Vandenberg Air Force Base
(VAFB) in California.
The center is responsible for the assembly,
checkout and launch of
Space Shuttle vehicles
and their payloads,
landing operations and
turn-around of Shuttle
orbiters between missions, as well as preparation and launch of
unmanned Scout vehicles from VAFB. KSC
also is responsible for
the operation of the
KSC
Vandenberg
Launch Site Resident
Office located at VAFB.
SHUTTLE PREPARED
TO LAUNCH
Professor Ralph V. Locurcio
General U.S. Army(ret) Director Construction
Management Program Florida Institute of Technology
NASA at Cape Canaveral. working at what is now Kennedy
Space Center.
Kennedy Space Center prepared to launch T 15 min
Shuttle makes final adjustment T 10 min
View of pilot window at T 5 min
Final countdown is started
Fuel flow is started T 15 sec
Main engines are started T 10 sec
Main engines at full power T 2 sec
Launch at T 0 sec
Shuttle rises into sky altitude about 2000 ft
Times is 34 sec all systems are GO FOR LAUNCH
foto:R.V. Locurcio
Support tower is moved away T 8 min
Protective cap is removed T 2 min
AtlasOrbis 37
AEROSPACE AGENCY
THE RUSSIAN AEROSPACE AGENCY
Interview with the Dr. Valeriy V Pimenov
a member of research and development staff of Roscosmos
di Nicola Zichella
What is the contribute can give to
humanity the Russian Aerospace
Agency?
Nearly the same "contribute" as gives Science, Geography, "neccesity" to open something new and "over the horizon". Your
have
tried
to
ask
NASA
also?
Ok, there also is such trifles as Global Positioning Systems (GPS), TV-satellits and so
on.
What contribute can give your agency
against global warming?
If you will "insist", we can spread over the
Earth some "powder", which will absorb
(and/or reflect-back) "excessive" Solarenergy. But the problem will be later, when
we have to "collect" this "powder"…
Which will be the next space explorations
in
partnership
NASAROSCOSMOS etc etc.
I am sorry, but for the nearest 5 years Russia will NOT plan NOR to "Menned MoonLanding", NOR "Menned Mars Lending".
As far as I know - the Americans do NOT
officially approved his Mars-Program also.
And Moon-Base-Program is not officially
approved by US-Congress also. Chinese
do... But I know that there are AmericanRussian plans to "extend" Orbital-Station
(ISS).
Which planet can reach the human
being in the future ahead?
Of course, Mars will be the first - because of
lack of atmosphere. Venus is too hard to
explore.Other planets in nearest 25 years
(or more) will be explored only by "spacerobots".
What can ROSCOSMOS do for prevent global warming.
I already write you. We (Russians or
Americans) could spread over the Earth
some "powder", which will "reflect" excessive Solar-energy. But it is only looks "so
simple" - the problem will be in later
"absorption" of it. And also the problem to
calculate
"enough-amount"
of
this
"powder".
What contributes can give ROSCOSMOS to monitor areas of conflict on
earth which can degenerate in terrorism?
38 AtlasOrbis
Valeriy V Pimenov
Possibly you know, that current opticinstruments on Orbital-Station is allow to
distinct objects on Earth with size around 1
meter. And in several years it could be even
better (but not much). So this problem is
not technical, but "organizational", meaning that we should organize a kind of
"Space-Patrol" .
How is ROSCOSMOS changed since
Soviet Union? Which are the goals of
ROSCOSMOS?
You understand, that Russian and American space-programs was developed as a
war-projects basically.War always was a
"motor of progress" - in all ages... It does
not mean that I "approve" it - it just a "state
of affairs". Yes, I, as nearly all "common
Russians", want that for "motor" we could
take something more "safe". But "common
people" do not have "direct access" to the
budget-planning. And governments do
have a lot of "structured priorities", where
the "independence" (military defense) is
"top priority" even now. Especially with all
those "terrorists"... Of course we, Russians,
do changed through last 20 years. Do NOT
forget, that it was NOT Americans, who
"liberate" us from dictatorship of communists. It was us, RUSSIANS, who do that...
But not all of
us now think
that it was
"for the better", because
our Russian
kind
of
"democracy"
looks at least
"strange"... Ok, each ages has its own
"problems", ours (current Russians) is not
the "worse"…
Ok, hope it was all of the questions. Sorry,
if answers was too short - ask for "details",
if necessary. But not forget that I do not
"make plans" - nor for "all Russians", nor
even for Roscosmos.
Manned-flight to Mars is technically possible even now. There remains such "small
details" as self-regenerating food-supply
(on-board "green-house"), which also could
serve as an oxygen-supply and airregeneration. Of course, such systems
should be tested on:
1)Earth-orbit
2)Moon-orbit
3)Moon-bases
So, it could takes up to 50 years until real
manned-flight to Mars.
LAW ENFORCEMENT
New Tecnhology from USA: The EyeCheck Pupillometer
EyeCheck pupillometer uses patented technologies to deliver reliable pupil
measurements in less than five minutes for the detection of drugs and fatigue
Dr. John Dal Santo
Commissioner-State Of Illinois Winnebago County Sheriff’s Office-Rockford USA
A valuable tool in the
fields of:
Probation & Parole, Drug Court,
Corrections, Law Enforcement,
Transportation,
Private Industry and Schools
You can screen for human impairment without having to handle hazardous body fluids.
Screen your drug free client's
rapidly and reliably!
T
he current Pupillometer, called
EyeCheck, is the focus of many test
programs, including one initiated by the
State of IL 91st General Assembly Public
Act 91-0881. This act amended the Il Vehicle Code by, among other things, creating a pilot program to establish the effectiveness of Pupillometer technology as a
non-invasive technique to detect and
measure possible impairment of a driver
from fatigue, alcohol, drugs or other intoxicating compounds. Along the same
lines, the State of Il 92nd General Assembly has initiated State Bill (SB1517) which
would require the Il Dept of Corrections to
create and implement a pilot program to
establish the effectiveness of Pupillometry
as an alternative to urine test screening
for
drugs
and
alcohol.
The EyeCheck Pupillometer was pronounce, as policy, by the West Virginia
Division of Corrections for Corrections,
Parole and Probation as an alternative to
urine screening for drugs, alcohol, and
inhalants. MCJ Inc. has an agreement
with the Office of Law Enforcement Technology Commercialization (OLETC), a
branch of the National Institute of Justice.
MCJ Inc. also has ongoing agreements
with the New England College of Optometry, the University of Illinois School of
Medicine (Institutional Review Board),
the Alabama Department of Forensics,
and the Minnesota State Patrol Division of
Commercial Vehicle Enforcement, as well
as local and county Law Enforcement and
Corrections agencies in several other
states.
THE EYECHECK PUPILLOMETER IS
Non-invasive
Non-Gender specific
Instant results
Privacy issues eliminated
No Baseline necessary
Medically peer reviewed
Minimal training is required
It's easy to use...
An individual simply peers into the unit's
viewing area. A light flashes, and the pupil
reacts to that stimuli, causing constriction and
then re-dilation of the pupil.
EyeCheck pupillometer tracks the pupil's reaction response to a light stimuli.
The pupillary dynamics are collected, recorded, and stored.
The data is then processed and the results are
displayed on your computer screen.
The displayed data indicates a PASS/FAIL
results.(shown above)
To the left Dr. John Dal Santo, the West Virginia Congressman On. Alan B. Mollahan
and Miss Judi K.Gerstein
AtlasOrbis 39
IN RICORDO
Notte senza luna
Dedicato a Filippo Raciti
Il ricordo di AtlasOrbis
A
lle 22.10 del 2 febbraio 2007 la
follia omicida di un gruppo di
ultras catanesi pone fine alla vita di
un giovane poliziotto ad un “uomo
del giusto vivere” è l’Ispettore Capo
della Polizia di Stato Filippo Raciti .
A distanza di poche settimane dal
tragico evento, le immagini della
commemorazione religiosa scorrono ancora vive in ognuno di noi,
immagini che testimonino quanto è
particolare la vita che caratterizza il
difficile mestiere di tutore della
legge e quanto è ancora più difficile
proseguire senza la persona più
cara , caduta nell’adempimento del
dovere per una stupida e crudele
serata di follia di frange estremiste
di tifosi.
La redazione di AtlasOrbis, composta anche da appartenenti alle forze
dell’ordine,
ricorda commossa
l’eroe Filippo e si unisce al costante
e indelebile dolore che accompagnerà per sempre la moglie, i figli, i
familiari e la gente comune.
Ei… non muoverti troppo,
cammina più piano.
Sei nuovo di qui... poi ci presentiamo.
Stammi vicino,…non ti isolare.
Quando colpiscono, qualsiasi cosa ti può arrivare,
non solo oggetti di ogni tipo ma
soprattutto le urla, gli improperi, quelli si che ti fanno più
male.
Lo so cosa pensi...
Ma io che cosa ci sto a fare.
Cosa rappresento con questa divisa.
Che nessuno vuole rispettare.
È solo un gioco, un assurdo gioco.
La palla corre nel campo, nessuno è disposto a lasciarla
andare.
Anche li ci si piglia, ci si accapiglia, per un rigore non
dato, per un goal mancato.
Ci si dimentica di essere padri, figli, mariti,
sportivi.
Si diventa solo nemici.
Nemici di che, per chi, per cosa ?
E quando senti, poi, al telegiornale,
un poliziotto che muore per disordini allo stadio,
ti si spezza il fiato, e neanche una parola riesci a dire.
E pensi solo a quanti sogni avrebbe voluto realizzare.
A quante feste in famiglia, a quanto amore non potrà più
dare.
Per il fischio di inizio di una partita,
Che gli ha strappato la vita.
Francesca Vanacore
A Roberta...
I
l 16 marzo 2007 EURO NEWS ha trasmesso alcune angosciose
immagini dalla Russia relative al nonnismo dilagante nelle caserme. Un giovane militare giaceva in un letto di ospedale con gli
occhi sbarrati dal terrore e dal dolore perché dopo un pestaggio di
un energumeno ospite nella sua stessa caserma, ha perso gambe e
genitali. Altre violenze perpetrate ai danni di un altro giovane bersagliato da un collega irruento e irresponsabile che a torso nudo lo
massacrava, sono state presentate successivamente . Poi è stato
trasmesso un altro filmato, sempre proveniente dalla Russia, girato all’interno di una struttura pubblica che raccoglie neonati e
bambini piccoli, orfani e abbandonati: nel 2006 se ne sono contati
1500. Queste creature erano legate e imbavagliate all’interno dei
loro lettini perché, secondo le accuse di una signora, la direttrice e
il personale non volevano vederli muovere o sentirli piangere. In
un lettino però c’era un bambino in piedi che si dondolava ora su
un piedino ora sull’altro così come fanno i piccoli dai sette mesi in
sù quando aspettano di essere presi in braccio dalla loro mamma.
A questo punto ho pensato a te Roberta che da due giorni hai dovuto lasciare questo mondo divorata come una nuova Giovanna
40 AtlasOrbis
D’Arco dal rogo delle tue sofferenze. Tu, forzatamente non puoi più
prendere in braccio la tua bambina
di due anni e la tua sofferenza fisica
su questa terra è stata centuplicata
da quella psichica, proprio per il
tuo ruolo di mamma. Da bravo
avvocato quale sei e con la tua bella
mente battagliera sei andata alla
ricerca minuziosa della verità sul
tuo stato di salute sia prima di un
lunghissimo intervento chirurgico, che dopo aver saputo di essere
arrivata alla fase terminale, e.. rifiutando un nuovo ricovero in
clinica, hai voluto ritornare a casa con tua figlia , anche se per pochissimi giorni.
Chi resta qui non può non ammirare la tua indomita forza e il tuo
amore per tutto ciò che c’è in questo mondo. Spero che la tua
mamma Paola possa trasformare il suo incommensurabile dolore
in tanto amore per la tua bellissima bimba.
Franca
ONLUS
Pediatric
Magic Onlus
Salvatore Cucchiara
Professore ordinario di pediatria
Università La Sapienza di Roma
Primario del Servizio speciale di
gastroenterologia pediatrica
Policlinico universitario Umberto I di Roma
Cosa si propone Magic nel campo delle
malattie gastrointestinali croniche?
Sviluppare la ricerca scientifica, promovendo
stage di giovani medici presso laboratori prestigiosi nazionali e internazionali con progetti
di ricerca che abbiano delle importanti ricadute cliniche; promovendo la partecipazione di
giovani medici a congressi e corsi di aggiornamento di elevato livello a congressi e corsi di
aggiornamento di elevato livello culturale e
scientifico
Migliorare i livelli di assistenza, attraverso
risorse finalizzate al reclutamento di pediatri
con competenza nel settore della gastroenterologia, attraverso l’acquisto di attrezzature diagnostiche e assistenziali che rispondano alle
esigenze dei pazienti pediatrici
Sostenere le famiglie dei pazienti, informandole sui progressi diagnostici, terapeutici e nel
campo
della
ricerca attraverso pubblicazioni periodiche (opuscoli
divulgativi
BO L L E T TI NI
“MAGIC” quad ri m e st r al e ) ,
sito
web
(www.pediatric
magic.it), iniziative di volontariato,
incontri destinati all’informazione ed alla discussione dei
problemi legati alla gestione ospedaliera e domiciliare delle malattie gastroenterologiche in
età pediatrica, incontri con forze politiche e
enti pubblici e privati al fine di favorire il conseguimento degli obiettivi primari della Associazione.
Progetto Mielina Onlus
www.mielina.org
A tutti gli amici, sostenitori, simpatizzanti
Ci rivolgiamo a voi per chiedervi di voler sostenere
l’ONLUS Comitato Italiano Progetto Mielina in Roma
in un modo che non vi comporta alcun onere, se non
quello di dover compilare una sezione aggiuntiva del
modulo per la dichiarazione dei redditi.
La legge finanziaria 2006 ha introdotto infatti una
innovazione relativamente alla dichiarazione dei redditi; tale innovazione consente alle persone fisiche,
nel momento in cui presenteranno la dichiarazione, di
scegliere a chi destinare una quota pari al 5 per mille
dell’imposta sul reddito.
Se non avete già deciso altrimenti vi chiedo per favore
di destinare tale importo al COMITATO ITALIANO
PROGETTO MIELINA. La scelta da parte del contribuente, che non comporta per lo stesso nessun costo
aggiuntivo, può essere fatta semplicemente apponendo la propria firma nel riquadro: sostegno volontariato e no-profit.
Come fare? Semplice, sarà sufficiente:
Comitato Sede
Ospedale Bambino Gesù
P.zza S. Onofrio n.4
00165 Roma
L'associazione Progetto Mielina
(The Myelin Project) fu fondata da
Augusto Odone, inventore
dell' "Olio di Lorenzo" e papà di
Lorenzo, la cui vicenda è raccontata nel film "L'Olio di Lorenzo".
FIRMARE l'apposito spazio della vostra dichiarazione
dei redditi (CUD 2006; 730/1- bis redditi 2005; UNICO persone fisiche 2006) dedicato a “Volontariato e
ONLUS” (sotto riprodotto).
INSERIRE il CODICE FISCALE del COMITATO ITALIANO PROGETTO MIELINA:
97065280584
AtlasOrbis 41
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web
lafamiglianellasocieta.it
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re Sfrecola
di Salvato
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nella rubric
era”
“a ruota lib
Sito Web
Sito fondato e diretto
da
Paolo Maria Zerman
Avvocato dello Stato
Il portale
dell’informazione
sul diritto di famiglia
con corrispondenti da
tutto il mondo per
conoscere cosa accade
nei loro Paesi sulle
importanti tematiche
d’interesse per la
famiglia
NASSIRIYA La vera storia - Il libro
Iraq, Antica Babilonia: la più discussa, la più impegnativa, la più cruenta missione italiana all’estero. Per tre
anni e mezzo due inviati di guerra hanno raccolto informazioni da ogni fonte possibile, le hanno incrociate,
verificate, discusse, mai soddisfatti della verità ufficiale
o della versione più ovvia. Per tre anni e mezzo hanno
accumulato notizie, documenti, testimonianze, dati e
foto, sfidando diffidenze, silenzi, opacità, riserve.
L'AUTORE
LAO PETRILLI è nato a Roma nel 1971 e lavora a RDS Radio Dimensione Suono dal 1994. Ricopre il ruolo di anchor e
di editor, cura rubriche speciali, segue da inviato le crisi dei
Balcani e dell’Afghanistan, e si reca molte volte in Iraq. Fra le
42 AtlasOrbis
collaborazioni annoveriamo quelle con l’ANSA, «La Stampa»,
«Il Riformista», «Il Tempo» e con il gruppo americano CE
Incorporated. Per le edizioni Memori ha pubblicato Embedded, a caccia di terroristi con i marines.
Nel 2005 ha vinto il premio giornalistico Città di Salerno.
VINCENZO SINAPI è nato nel 1963 ed è caposervizio alla
redazione Cronache Italiane dell’ANSA. Dopo essersi occupato per quasi un decennio di inchieste giudiziarie e grandi
processi, dal 1998 ha iniziato a scrivere di difesa e di sicurezza: articoli, reportage e saggi, dall’Italia, ma soprattutto dall’estero. Ha seguito i militari italiani in tutte le missioni, da Timor Est ai Balcani, dall’Afghanistan all’Iraq,
paese in cui – nei tre anni e mezzo di durata di Antica Babilonia – si è recato per 15 volte.
IL SEGNALIBRO
a cura della Redazione AtlasOrbis
La Sapienza Editrice
ROMA
presso
LIBRERIA
Universitaria
Viale Ippocrate 158 - 00161 Roma - Tel.06.44.52.786
GLI UFFICI D’INTELLIGENCE IN ITALIA
“Cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”
di Fabrizio Locurcio
“L’impatto e il pericolo del terrorismo nella nostra vita quotidiana sono
attualmente costanti. E’ iniziata una nuova era caratterizzata dalla guerra
dichiarata all’occidente dall’integralismo islamico che impone una rivisitazione delle misure di contrasto adottate dai servizi segreti”. Questo testo
contiene le dichiarazioni del Giudice Imposimato, del Segretario del
Copaco SIS On. Gamba, del NORAD, della Task Force antiterrorismoPolizia dell’Illinois(USA), i servizi segreti stranieri e le conclusioni del vice
Segretario generale dell’ONU Antonio Maria Costa.
Un lavoro che offre al lettore una esposizione dei fatti in ordine logico e
cronologico dell’evoluzione del fenomeno terroristico, partendo dalla
genesi dei nostri servizi segreti agli avvenimenti catastrofici dell’ 11
settembre che hanno influenzato la geopolitica del III° millennio.
pagine 129
Prefazione di Nicola Pedde
Conclusioni di Antonio Maria Costa, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite
La Sapienza Editrice
ROMA
presso
LIBRERIA
Universitaria
Viale Ippocrate 158 - 00161 Roma - Tel.06.44.52.786
L’UNIONE EUROPEA E LA TURCHIA
Una storia convergente
di Fedele Verzola
“La Turchia non è un Paese europeo, la sua capitale non è in Europa e il
95% della sua popolazione vive al di fuori dell’Europa...annetterla sarebbe la fine dell’Europa”. Così l’ex capo di Stato francese Giscard d’Estaing
esordì riguardo alla tanto dibattuta questione turca. Scetticismi, ragioni
storiche legate all’impero ottomano e le visioni conservatrici di molti Stati
che rallentarono e ancor oggi ostacolano l’ingresso della Turchia in Europa. Queste sono solo alcune tesi contenute in questo libro che delineano
l’annoso compromesso geopolitico. Un’attenta analisi dei rapporti tra
l’Unione Europea e la Turchia sapientemente ricostruiti dall’autore che
inizia dalla storia della Turchia, la sua evoluzione culturale e il processo
di occidentalizzazione avviato da Kemal.
pagine 108
Con la collaborazione di Francesco Gui e Vittorfranco Pisano
AtlasOrbis 43