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RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL GERMOPLASMA
ORTOFRUTTICOLO IN AREE MARGINALI
D. Neri (1), N. Acciarri (2), S. Delfine (3)
(1)
CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - Centro di ricerca per la
frutticoltura. Roma. (2) CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - Unità
di ricerca per l'orticoltura. Monsampolo del Tronto. (3) Università del Molise - Dipartimento Agricoltura,
Ambiente e Alimenti. Campobasso.
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Le aree interne e marginali sono ricche di biodiversità e risorse genetiche tradizionalmente
utilizzate in agricoltura per autoconsumo e solo in parte per il mercato, in sintonia con usi,
costumi e, in generale, con la cultura delle comunità locali. La specializzazione e
l’intensificazione colturale dell’agricoltura moderna e l’abbandono di aree marginali hanno
determinato un impoverimento del patrimonio di varietà locali. Questa perdita è oggi
arginata da specifiche azioni di recupero, conservazione e valorizzazione del germoplasma.
Considerando due regioni dell’Italia centrale, le Marche e il Molise, è interessante
costatare che sono ancora numerosi i prodotti ortofrutticoli coltivati in zone marginali.
L'esposizione geografica e il clima favoriscono numerose specie ortive, legumi nelle zone
più interne, ma anche carciofi, cavoli, alcune alliacee, patate, insalate tra cui soprattutto
cicorie. Numerose sono anche le varietà antiche di alberi da frutto, in particolare pomacee
(melo, pero, cotogno, sorbo), ma anche drupacee (ciliegio, susino, albicocco, pesco) e
olivo. Il CREA-ORA (in collaborazione con l’agenzia della regione Marche) è sede della
Banca Regionale del Germoplasma dedicata alle specie erbacee e l’Università politecnica
delle Marche alle specie arboree. In Molise il recupero e la valorizzazione del
germoplasma è portato avanti da associazioni come l’ARCA Sannita, l’Università e
l’agenzia regionale. Tutto questo avviene in contatto con progetti nazionali di recupero e
studio delle risorse genetiche vegetali (in particolare quello coordinato da CREA FRU con
migliaia di accessioni conservate). Esistono vari esempi di antiche varietà orticole della
Regione Marche, raccolte, catalogate ed anche valorizzate, in alcuni casi, con veri e propri
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interventi di ricostituzione varietale e/o di miglioramento genetico, fra cui “Fava di Fratte
Rosa”, “Cece quercia” di Appignano di Macerata, “Cipolla di Suasa”, “Carciofo
precoce di Jesi”, cavolfiore “Verde di Macerata”. Numerose sono anche le varietà
antiche di frutta in corso di valorizzazione presso agricoltori “custodi”, in Molise (mela
Limoncella, mela Zitella) e nelle Marche (mela “Rosa marchigiana” e mela “Cerina”,
pera “Angelica” di Serrungarina), destinate a un consumo sempre più vasto e consapevole.
Un ruolo importante è svolto dalle piante officinali, i cui principi attivi sono utili
all’industria agro-alimentare, farmaceutica, cosmetica, etc. In Molise, da circa un decennio,
la ricerca promuove pratiche colturali ecosostenibili in base all’ambiente di coltivazione e
alle esigenze del comparto della trasformazione. Molto spazio è stato attribuito a essenze
autoctone come lavanda, melissa e malva. Un esempio imprenditoriale molisano è
Officine Naturali che, partendo dalla biodiversità officinale coltivata secondo accorgimenti
biologici e sostenibili, produce integratori alimentari venduti sul mercato nazionale e
internazionale. Nelle Marche è presente la realtà APPO che produce e commercializza oli
essenziali. Oltre a questi marchi, molti agriturismi stanno investendo nella coltivazione
della biodiversità autoctona officinale. L’innovazione di prodotto e di processo e una realtà
imprenditoriale dinamica sono alla base della domesticazione del Prunus spinosa, arbusto
autoctono di cui cominciano a essere documentate le proprietà officinali, nutraceutiche e
antitumorali. In conclusione, le risorse genetiche autoctone possono favorire una crescita
sostenibile del territorio e garantire prodotti locali unici. Tuttavia, per dare valore al
germoplasma e aumentare le possibilità economiche degli operatori, serve ricerca e
innovazione, eccellente standard qualitativo e igienico sanitario, ed elevata sostenibilità e
tracciabilità del sistema produttivo e della distribuzione.
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